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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

(1.a) Siquis, etegre<strong>di</strong>etur, (1.b) ORegina, (1.c) sirevocatio, (2.c) etnova, (3.b)<br />

siqua, (5.b) etmille, (5.e) AhNicolae, (8.a) saxout, (8.b) etporta, situti,<br />

siviscera, nepereant, acimpen<strong>di</strong>a, (10.a) Hicrequiescit, (10.f) heuBaldus,<br />

(10.h) ODeus, (10.m) oNicholae, (10.p) caradomus). In un esempio come<br />

(1.a) Siquis per me introierit salvabitur, la natura clitica del<br />

complementatore, suggerita dalla grafia ‘univerbata’, sembra del resto<br />

confermata anche dai fatti sintattici dato che esso (al pari della preposizione)<br />

manifestamente non rientra nel computo della ‘seconda posizione’ del<br />

pronome debole. 90 (F.B.)<br />

9. Finora ci siamo occupati della forma dei testi e delle loro caratteristiche<br />

comunicazionali; ora passeremo ad analizzare i contenuti delle 17 <strong>iscrizioni</strong><br />

<strong>parlanti</strong> del nostro corpus (ess. in 10) per mettere in evidenza il tipo <strong>di</strong><br />

informazioni che si possono ricavare dalla loro lettura e, specialmente per le<br />

epigrafi funerarie, qual è la percezione dell’idea <strong>di</strong> morte e quali sono i<br />

valori che i defunti trasmettono ai posteri tramite i loro epitaffi.<br />

È bene precisare come l’approccio metodologico all’epigrafe come fonte<br />

storica sia da tempo una pratica ampiamente consolidata per gli storici<br />

dell’antichità, mentre per l’epoca me<strong>di</strong>evale gli stu<strong>di</strong> sono appena agli inizi e<br />

si sono finora concentrati soprattutto sui secoli alto-me<strong>di</strong>evali; pertanto le<br />

hocsacrum, isteMatheus), ausiliari (fuitconsecrata, fecitfieri) ed elementi wh-<br />

(quedevota, cumfuit), e per vari sintagmi formulari (hiciacet, bonememorie,<br />

senatusconsulto, aliautilia, inChristi nomineAmen, astrapetivit, AlbertiBoni,<br />

SanctiLuce), ecc. (rinunciamo per semplicità a dare i riferimenti puntuali <strong>di</strong> ogni<br />

forma citata). È pure notevole il fatto che lo stesso uso grafico (che riteniamo essere<br />

in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una soggiacente realtà fonologica e sintattica) traspare, anche qui accanto<br />

alla ‘normale’ grafia separata, anche dai pochi esempi <strong>di</strong> epigrafia volgare<br />

pervenutici: amaestro, adì, deSanto, depagni, incui, ibordenali, la<strong>di</strong>ta, ela napa,<br />

edeisui, esiè, èfato, SanZuanne (cfr. anche i volgarismi onomastici in contesto latino<br />

laTurre e lArena, nonché le locuzioni formulari dequa(i)ndrìo ‘per l’ad<strong>di</strong>etro’ e<br />

chialoga ‘qui’ segnalate da Tomasin 2004: 157, 177, 241, 251), oltre a tutti i casi <strong>di</strong><br />

preposizioni articolate.<br />

90 Quanto osservato da Salvi 1996: 13-5 circa la possibile collocazione delle forme<br />

deboli dei pronomi e delle copule nelle frasi subor<strong>di</strong>nate “after the complementizer<br />

(or the SpecC”-filling constituent) or, as in main clauses, after the first constituent<br />

[or word] of the clause, especially if that constituent is focussed” sembra del resto<br />

in<strong>di</strong>care che già in latino classico, almeno in alcuni contesti, i complementatori (e/o<br />

gli elementi wh-) potessero avere natura clitica: si vedano in particolare i seguenti<br />

esempi ciceroniani, riportati da Salvi 1996: 14, 17 e più o meno <strong>di</strong>rettamente<br />

comparabili col nostro (1.a): Si quid ad me scripseris (Fam. VI.22.3), quod non<br />

ultro mihi Caesar detulerit (Fam. IV.13.2), qui nulla sibi subsi<strong>di</strong>a ad omnis vitae<br />

status paraverunt (Fam. IX.6.4).<br />

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