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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

citta<strong>di</strong>no sono inoltre documentate in grafia ‘univerbata’ anche ex e ob, 87<br />

mentre l’unica preposizione ‘primaria’ che non sembra mai comparire in<br />

grafia proclitica è cum, per la quale è tuttavia documentato il normale uso<br />

enclitico (v. anche in questa sede: (4.d) tecum). Tale uso grafico ‘univerbato’<br />

non è tuttavia assoluto né coerente, e non sono rari (anzi nel complesso sono<br />

quantitativamente equivalenti) i casi <strong>di</strong> ‘normale’ grafia separata, spesso<br />

alternanti nell’ambito <strong>di</strong> una stessa epigrafe e per una stessa preposizione: ad<br />

es. in (1.c) si ha anobis, ma a casibus e ab aposstolica, in (10.f) si ha<br />

deBonafariis e inpace, ma de Ceto e in utroque, in (10.m) si ha inora, ma in<br />

armis, ecc. 88<br />

Malgrado le apparenze, proprio tale incoerenza grafica sembra<br />

confermare la correttezza dell’analisi delle preposizioni latine come elementi<br />

clitici, dato che la stessa alternanza tra grafia ‘univerbata’ e separata ricorre<br />

nel nostro corpus nel caso <strong>di</strong> elementi certamente clitici (quali la<br />

congiunzione -que, che compare spesso graficamente <strong>di</strong>visa dal termine a cui<br />

si appoggia: cfr. qui gli ess. (4.c) canonum que, (9) qui cum que, (10.b)<br />

tacitus que, (10.h) Lanzaroto que, (10.k) proli que, corpus que, Iacobi que,<br />

(10.n) centum que, (10.p) Piera que) o assai verosimilmente tali (quali le<br />

congiunzioni et e ac, i complementatori si, ut, ne, l’introduttore <strong>di</strong> vocativo<br />

o/ah, l’interiezione heu, alcuni elementi formulari, ecc., tutti spesso<br />

ricorrenti in scriptio continua con il rispettivo supporto 89 (cfr. qui gli ess.<br />

complemento tramite l’assegnazione <strong>di</strong> Caso (cfr. da ultimo Littlefield 2005, con<br />

ampia bibliografia). La ‘debolezza’ sostanziale <strong>di</strong> queste preposizioni si accompagna<br />

del resto a una loro debolezza formale, trattandosi <strong>di</strong> monosillabi atoni, non<br />

utilizzabili in isolamento, e perciò can<strong>di</strong>dati naturali alla cliticizzazione.<br />

87 Gli esempi rilevanti sono rispettivamente: Victor exDulci familia Feltrensi (52. S.<br />

Francesco 1: lastra tombale <strong>di</strong> Vittore Dolci da Feltre, 1453) e obdevotionem et<br />

intuitum prelibate domine Fine (50. S. Benedetto 2: costruzione cappella <strong>di</strong> S.<br />

Ludovico, 1394).<br />

88 Rari, e non privi <strong>di</strong> oscillazioni e controesempi, sono i casi in cui all’interno <strong>di</strong><br />

una stessa epigrafe la grafia ‘univerbata’ o separata sembra <strong>di</strong>stinguere i <strong>di</strong>versi usi<br />

<strong>di</strong> una stessa preposizione (nello specifico, si tratta <strong>di</strong> de nelle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong><br />

gentilizio e <strong>di</strong> provenienza): dePalavicinis vs. de Parma (104. Ss. Filippo e<br />

Giacomo 12: lastra tombale <strong>di</strong> Beatrice Pallavicini da Parma, 1438), deZanetinis vs.<br />

de Padua (106. Ss. Filippo e Giacomo 14: lastra tombale <strong>di</strong> Jacopo Zanettini da<br />

Padova, 1389), deOvetaris (ma anche de Ovetaris) vs. de Citadella (109. Ss. Filippo<br />

e Giacomo 17: lastra tombale <strong>di</strong> Alberto Bon e Biagio Ovetari da Cittadella, 1372 e<br />

1391).<br />

89 Si noti anche in (2.a) la grafia ‘univerbata’ della forma debole della copula e del<br />

relativo pronome soggetto: Egosum lux mon<strong>di</strong>. Nel più generale corpus epigrafico<br />

citta<strong>di</strong>no si riscontrano numerosi casi <strong>di</strong> scriptio continua anche per altri elementi<br />

funzionali quali congiunzioni (sedhac, utfontibus), determinanti (huiusalme,<br />

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