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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

sintattica occupata dalle forme deboli dei pronomi retti da preposizione (la<br />

‘seconda’, imme<strong>di</strong>atamente dopo il primo costituente della frase o della<br />

small clause pre<strong>di</strong>cativa), ci introduce alla grande tematica (largamente<br />

eccedente i limiti delle IP) dell’effettivo statuto sintattico delle preposizioni<br />

stesse, che non vanno considerate come elementi sintattici a sè stanti (nel<br />

qual caso in esempi come quelli in (1.a,c) ora citati i pronomi verrebbero a<br />

occupare non la ‘seconda’ ma la ‘terza posizione’), ma come un unico<br />

costituente con i pronomi retti. L’assunzione <strong>di</strong> Salvi 1996: 17-8 è che<br />

“prepositions were proclitic words in Classical Latin and that they could be<br />

adjoined to nominal NPs and to strong as well as to weak pronouns, not<br />

altering the character of their host”: a sostegno <strong>di</strong> tale assunzione, finalizzata<br />

innanzitutto a mostrare che i pronomi deboli del latino avevano uno statuto<br />

sintattico (<strong>di</strong> potenziali supporti <strong>di</strong> parole proclitiche e quin<strong>di</strong> parole ‘piene’,<br />

potenziali nuclei fonologici e sintattici <strong>di</strong> complessi sintagmatici) <strong>di</strong>verso dai<br />

clitici romanzi (che sarebbero invece teste o ad<strong>di</strong>rittura affissi morfologici),<br />

viene addotta l’inseparabilità delle preposizioni latine dai rispettivi<br />

complementi nominali o pronominali (“perhaps the unique impossible<br />

scrambling in Latin word order”), nemmeno con l’inserzione <strong>di</strong> ulteriori<br />

pronomi deboli (salvo casi eccezionali, limitati però alla lingua arcaica), che<br />

potevano invece liberamente ricorrere ‘dopo la prima parola’ <strong>di</strong> una frase,<br />

con la conseguente ‘tmesi’ del costituente iniziale.<br />

L’uso grafico delle epigrafi me<strong>di</strong>evali padovane (e verosimilmente non<br />

solo padovane) sembra fornire un ulteriore in<strong>di</strong>zio a favore dell’analisi delle<br />

preposizioni latine come elementi proclitici. Le trascrizioni dei testi<br />

epigrafici qui riportate in (1)-(10) hanno volutamente tenuto in ombra questo<br />

aspetto, fornendo sempre la grafia standard dei sintagmi preposizionali, con<br />

le preposizioni separate dai rispettivi complementi, ma nella realtà epigrafica<br />

non sono invece rari i casi in cui i due elementi risultano uniti in un’unica<br />

parola grafica, sotto il cui velo non è <strong>di</strong>fficile riconoscere anche un’unica<br />

parola fonologica e sintattica, con la preposizione appunto in proclisi sul<br />

proprio complemento: nei soli testi epigrafici qui riportati è questo il caso <strong>di</strong><br />

(1.a) proanima, (1.c) anobis, (2.c) adave, (3.c) perarcus, (3.e) inurbe,<br />

inlaqueo, inTauro, (4.a) deZabarelis, intuo, inarce, (5.b) destirpe, (6)<br />

apartu, (7.a) apatria, adextris, (10.a) inpace, (10.b) devertice, (10.d) interris,<br />

inesse, (10.f) deBonafariis, perannos, inpace, (10.i) inAugusti, (10.m) inora,<br />

(10.n) deLutio.<br />

Come si nota, sono qui rappresentate molte delle preposizioni ‘primarie’<br />

del latino (a(b), ad, de, in, per, pro): 86 nel più ampio corpus epigrafico<br />

86 Secondo le più recenti analisi, si tratterebbe <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> preposizioni<br />

meramente ‘funzionali’, prive cioè <strong>di</strong> caratteristiche lessicali quali il contenuto<br />

semantico e le proprietà tematiche, e destinate solo all’elicitazione del rispettivo<br />

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