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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

lastra iscritta che si rivolge ai fruitori del testo chiedendo la loro preghiera a<br />

favore del vescovo sepolto (Omnes, rogo, orate pro requiente), mentre nel<br />

secondo testo a parlare è <strong>di</strong>rettamente la chiesa Cattedrale che ricorda i gravi<br />

danni subiti in seguito al terremoto del 3 gennaio 1117 e la propria<br />

ricostruzione, operata dall’architetto Macillo sette anni più tar<strong>di</strong>: 68 Me terre<br />

primo motus subvertit ab imo / set Macili limo pulchre me struxit ab imo / ≅<br />

Anno ab Incarnatione Domini MCXXIIII in<strong>di</strong>ctione II / arte magistrali<br />

Macili construxit ab imo. 69<br />

Per quanto riguarda invece le ‘pseudo<strong>parlanti</strong>’, esse ricompaiono nel<br />

panorama epigrafico padovano solo a partire dalla seconda metà del ’200:<br />

citiamo a titolo esemplificativo gli epitaffi <strong>di</strong> Costanza d’Este (es. 10.n: mole<br />

defeci mortis agonis, hic sacris trador in arenis), datato 1267, e quello <strong>di</strong><br />

Lovato dei Lovati (es. 10.d: id quod es, ante fui; quid sim post funera<br />

queris; quod sum, quicquid id est, tu quoque lector eris), databile intorno al<br />

1308, in cui l’EGO che si esprime nel testo è quello degli illustri defunti che,<br />

instaurando un <strong>di</strong>alogo fittizio col TU-lettore, lo invitano a riflettere<br />

sull’ineluttabilità del destino umano, sulla circolarità del tempo e (forse)<br />

sulla speranza <strong>di</strong> poter accedere alla vita ultraterrena. 70<br />

Come si è visto in precedenza (v. paragrafi 3.6 e 4.2) anche l’epigrafe<br />

della lunetta del portale <strong>di</strong> S. Giustina (es. 9: hinc quicumque sitis, vere<br />

genimen bibe vitis) può essere considerata un’iscrizione ‘pseudoparlante’<br />

implicita, poiché in realtà la protagonista della situazione comunicativa in<br />

questione è l’Ecclesia e non semplicemente la sua rappresentazione<br />

allegorica, colta dal bassorilievo nell’atto <strong>di</strong> offrire il vino eucaristico<br />

68 Cfr. Bellinati 1977: 13, Bresciani Alvarez 1977: 90.<br />

69 Secondo la concorde testimonianza delle fonti epigrafiche antiche, l’iscrizione che<br />

ricordava questo evento era un tempo incisa alla crociera della chiesa romanica,<br />

sulla trabeazione dei pilastri portanti: “epigramma incisum in lapide epistyli, in<br />

me<strong>di</strong>o templo” (Scardeone 1560: 89 (= s.d. 2 : 98)), “saxum in Epystilio vastæ<br />

columnæ latericiæ, penes portam meri<strong>di</strong>onalem” (Salomonio 1701: 1). Nelle opere<br />

<strong>di</strong> generale rifacimento che interessarono la Cattedrale nel corso del XVIII sec.,<br />

l’epigrafe andò perduta, ma il suo testo ci è stato tramandato da numerose fonti, con<br />

alcune varianti qui non pertinenti (cfr. in merito Bellinati 1977: 13 n. 2, Bresciani<br />

Alvarez 1977: 90 n. 8: citiamo qui per brevità solo la trascrizione riportata da questi<br />

ultimi autori). Proprio per il fatto <strong>di</strong> essere perduta, l’iscrizione non è stata inclusa<br />

nel corpus epigrafico citta<strong>di</strong>no, ma considerando la sua datazione piuttosto alta e<br />

l’interessante fenomeno <strong>di</strong> variatio presentato dal suo testo, dove lo stesso concetto<br />

<strong>di</strong> ricostruzione ab imo è espresso due volte con <strong>di</strong>versa modalità comunicazionale<br />

(rispettivamente in prima e in terza persona), abbiamo ritenuto importante citarla in<br />

questa sede come ulteriore conferma della rinnovata presenza delle IP in parallelo<br />

alla più generale rinascita della scrittura, specie <strong>di</strong> quella esposta.<br />

70 Per ulteriori esempi sul tema v. paragrafo 9.<br />

99

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