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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

attenta selezione del materiale da parte dell’autore e non alla mancanza <strong>di</strong><br />

testi ‘pseudo<strong>parlanti</strong>’ nell’ambito greco.<br />

Infatti, se può essere vero che nel VI-V sec. a.C. “non vige[va] ancora<br />

l’uso <strong>di</strong> far parlare i defunti, uso che invece è abbastanza comune nei<br />

monumenti sepolcrali <strong>di</strong> età più recente” (Burzachechi 1962: 18), la stessa<br />

Anthologia Palatina presenta molti esempi <strong>di</strong> epigrammi ‘pseudo<strong>parlanti</strong>’<br />

risalenti quanto meno al IV-III sec. a.C. e all’ambiente alessandrino (Anite,<br />

Callimaco, Asclepiade, Leonida, Dioscoride, ecc.), ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una ininterrotta<br />

tra<strong>di</strong>zione bizantina che, convergendo con la secolare tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ritualità<br />

funeraria orale propria della cristianità orientale, affiora desultoriamente<br />

nell’epigrafia funeraria (sia greca che latina) del lungo me<strong>di</strong>oevo rumeno e<br />

in quella (latina e volgare in caratteri cirillici) della successiva (e tar<strong>di</strong>va) età<br />

moderna, ed è poi singolarmente ‘precipitata’ nel ricco corpus <strong>di</strong> IP (in<br />

realtà, nei nostri termini, ‘pseudo<strong>parlanti</strong>’) del cimitero uniate <strong>di</strong> S pân a<br />

(cfr. Mazzoni 1999: 15-24). (F.B.)<br />

6. Giunti a questo punto per comprendere più a fondo i fenomeni grafici<br />

oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, è necessario fare un breve excursus sulla storia della<br />

scrittura funeraria nell’alto e basso me<strong>di</strong>oevo. 62 Mentre in epoca romana<br />

repubblicana ed imperiale dominava la scrittura esposta in particolare in<br />

ambito funerario, dove l’elogium del defunto era affidato sia all’effigie sia<br />

alla parola scritta, 63 nei secoli altome<strong>di</strong>evali, in parallelo al crollo<br />

generalizzato dell’alfabetizzazione, anche l’epigrafia funeraria riduce<br />

significativamente la propria presenza. In epoca paleocristiana, il testo era<br />

ridotto all’essenziale non solo per ragioni ideologiche <strong>di</strong> ostentata umiltà<br />

legate all’influsso del Cristianesimo, ma anche perché nello stesso spazio <strong>di</strong><br />

scrittura venivano inseriti simboli figurativi incisi dallo stesso lapicida in<br />

successione e connessione col testo: la mise en page epigrafica tra<strong>di</strong>zionale,<br />

costituita da uno schema lineare <strong>di</strong> righe sovrapposte racchiuse da una<br />

cornice, perdeva pertanto terreno a favore <strong>di</strong> un impianto grafico più libero,<br />

dove grafemi e altri segni erano tra loro variamente collegati e <strong>di</strong>stributi in<br />

uno spazio “lasciato libero e perciò liberamente occupato”. 64<br />

Dal VII-VIII sec. Petrucci parla <strong>di</strong> una “ecclesializzazione della scrittura<br />

funeraria”, 65 perchè la produzione epigrafica <strong>di</strong>venne esclusivo appannaggio<br />

non si nominano mai come EGO (il primo è invece interpellato come TU e il secondo<br />

è evocato come ILLE: cfr. Burzachechi 1962: 43, 45).<br />

62<br />

Per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti sul tema si veda Petrucci 1986 e 1995.<br />

63<br />

Che per gli esponenti più importanti della società consisteva soprattutto nel cursus<br />

honorum.<br />

64<br />

Petrucci 1995: 36-7.<br />

65<br />

Petrucci 1995: 50 (per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti sull’alto me<strong>di</strong>oevo v. anche<br />

Petrucci 1994).<br />

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