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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

construxit; sua coniunx incrementa de<strong>di</strong>t pariterque Sibilia. Martis<br />

mille quatercentum Domini steti octo decemo, tunc Veneris Santi, lux<br />

quintavicena, per annos. Mille quatercentum Domini primoque<br />

vicenis annis, post Baldum, duodena luce Decembris, hic iacet egregii<br />

pruden[tis]que Sibilia n[a]ta quondam Gualperti de Ceto. In pace<br />

quiescat (77. S.M. della Neve 1: lastra tombale <strong>di</strong> Baldo Bonafari e<br />

Sibilia de Cetto, fondatori dell’ospedale <strong>di</strong> S. Francesco Grande; 25<br />

marzo 1418 e 12 <strong>di</strong>cembre 1421; v. in fine fig. 6) 29<br />

g. Maximus hoc tumulo Ferabos[cus (?)] contegor, annos<br />

se[ptemdecim et <strong>di</strong>es (?)] viginti natus. Max[i]ma m[e]r[cede (?)]<br />

legibus i[n hoc (?) s]tudui P[atavino Gymnasio(?) -----]po [-----------?<br />

29 La lastra, dal 1852 murata nell’atrio della cappella <strong>di</strong> S. M. della Neve, presso<br />

l’ospedale Giustinianeo, proviene dalla chiesa <strong>di</strong> S. Francesco Grande, dove si<br />

trovava “in mezzo alla chiesa” ed è stata per secoli sottoposta all’usura dei passanti.<br />

La prima sezione del testo, relativa a Baldo (da Hic cubat a per annos), <strong>di</strong>sposta in<br />

sei versi (blandamente assonanzati) ai pie<strong>di</strong> delle figure giacenti dei due coniugi, è<br />

quin<strong>di</strong> quasi interamente corrosa e se ne possono leggere solo i primi grafemi <strong>di</strong><br />

ogni verso (in numero variabile da 4 a 16), seguiti da una serie <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong>sarticolate<br />

e in gran parte rilevabili solo a luce radente, che dovevano essere <strong>di</strong> impossibile<br />

lettura già al tempo delle raccolte epigrafiche padovane del XVI e XVII s.: a nostra<br />

conoscenza, essa è pertanto rimasta ine<strong>di</strong>ta fino a oggi. Il testo che si propone qui è<br />

quin<strong>di</strong> frutto della paziente rilevazione <strong>di</strong> tali tracce grafiche, che per quanto sparse<br />

permettono comunque, con buon margine <strong>di</strong> sicurezza, la ricostruzione dell’insieme,<br />

che trova anche riscontro nelle in<strong>di</strong>cazioni delle fonti archivistiche e storiche <strong>di</strong><br />

riferimento: le parti tra parentesi quadre corrispondono dunque ai tratti in cui la<br />

pietra è assolutamente levigata e priva <strong>di</strong> qualsiasi incisione <strong>di</strong> natura alfabetica. La<br />

seconda sezione, relativa a Sibilia, è invece <strong>di</strong>sposta lungo tre lati della pietra<br />

(superiore, destro e inferiore) e anch’essa analizzabile in quattro versi blandamente<br />

assonanzati, segnalati sulla pietra da iniziali in corpo maggiore: è quasi interamente<br />

leggibile e fu infatti ripetutamente pubblicata (con varianti) fin dal 1649. La lettura<br />

che se ne dà qui corrisponde quin<strong>di</strong> a una versione emendata del testo, che in<br />

corrispondenza della lacuna sembra presentare spazio solo per -TI (pruden[ti], al<br />

massimo con s abbreviata con ce<strong>di</strong>glia sovrascritta: pruden[ti’]) e poco dopo riporta<br />

NOTA, apparentemente per mero errore <strong>di</strong> incisione. Sul piano epigrafico sono<br />

inoltre da segnalare, in un contesto <strong>di</strong> regolare maiuscola gotica con semplici nessi<br />

A+L e A+N, la realizzazione ‘a 3’ delle m finali <strong>di</strong> quatercentum (solo nella seconda<br />

sezione) e Baldum e le seguenti abbreviature or<strong>di</strong>narie: -q(ue) (ovunque),<br />

lice(n)tiatus (probabile data la mancanza <strong>di</strong> spazio per un terzo carattere in lacuna),<br />

D(omi)ni (solo nella seconda sezione), Gualp(er)ti. Oltre a notificare l’ine<strong>di</strong>to, la<br />

presente lettura contribuisce a precisare le date <strong>di</strong> morte dei coniugi Bonafari, che<br />

anche in autorevoli pubblicazioni recenti sono perlopiù ignorate o troppo<br />

approssimativamente (quando non erroneamente, anche laddove ben leggibili)<br />

in<strong>di</strong>cate: per ulteriori dettagli sulla storia materiale ed e<strong>di</strong>toriale della lastra rinviamo<br />

al corpus generale in elaborazione.<br />

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