iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...
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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />
‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />
NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />
2. Ci occuperemo qui <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> <strong>iscrizioni</strong> latine, che costituiscono una<br />
porzione coerente e ben caratterizzata del corpus finora raccolto e che<br />
possono essere inquadrate nella categoria generale dei cosiddetti tituli<br />
loquentes o ‘<strong>iscrizioni</strong> <strong>parlanti</strong>’ (in sigla IP), cioè in quella classe <strong>di</strong> testi<br />
epigrafici in cui appare un EGO, in qualche misura fittiziamente coincidente<br />
con il supporto materiale dell’epigrafe stessa o con il suo referente, che si<br />
naturali (precipitazioni, variazioni significative della temperatura e del tasso <strong>di</strong><br />
umi<strong>di</strong>tà, risalita <strong>di</strong> sali e sostanze organiche dalle sepolture, ecc.), fino ad arrivare<br />
all’inquinamento o<strong>di</strong>erno, che ha prodotto dei danni significativi soprattutto negli<br />
ultimi cinquant’anni in parallelo allo sviluppo urbano <strong>di</strong> Padova. Il danneggiamento<br />
<strong>di</strong> una lastra può essere provocato anche da motivazioni prettamente tecniche e<br />
pratiche, come il calpestio secolare dei fedeli nei luoghi <strong>di</strong> culto (ad esempio al<br />
Santo è costante e continuo l’an<strong>di</strong>rivieni dei pellegrini nell’an<strong>di</strong>to tra la basilica e il<br />
chiostro della Magnolia (o del Capitolo), calpestando e danneggiando<br />
inconsapevolmente, le lastre terragne ivi riutilizzate per la pavimentazione del<br />
luogo), oppure il ri<strong>di</strong>mensionamento o il trasferimento da un punto all’altro della<br />
stessa chiesa <strong>di</strong> monumenti funerari relativi a famiglie estinte, o la frequente<br />
riapertura delle tombe per accogliere i ‘nuovi’ defunti <strong>di</strong> una famiglia o <strong>di</strong> una<br />
confraternita, che potevano provocare fratture e per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> porzioni delle lastre<br />
iscritte. Anche l’adeguamento liturgico-architettonico delle chiese (demolizione dei<br />
pontili, apertura <strong>di</strong> nuove cappelle, rovesciamento del coro, costruzione dei pulpiti,<br />
ecc.), la loro ripavimentazione (ad es. il sagrato del Santo nel 1753, la stessa basilica<br />
e S. Francesco Grande nel secondo ’800, ecc.) o il loro ra<strong>di</strong>cale rifacimento (ad es.<br />
S. Giustina nel XVI sec., la Cattedrale tra il XVI e il XVIII sec.) potevano<br />
comportare lo spostamento e quin<strong>di</strong> nella maggior parte dei casi la per<strong>di</strong>ta delle<br />
tombe che venivano rimosse. Infine non vanno nemmeno trascurate le cause legate<br />
ad eventi bellici, basti pensare alle successive occupazioni napoleonica, austriaca e<br />
sabauda nel corso del XIX sec., che portarono alla soppressione e alla confisca dei<br />
beni <strong>di</strong> numerosi enti monastici e chiese: a titolo <strong>di</strong> esempio si possono ricordare le<br />
vicende relative all’Oratorio <strong>di</strong> S. Giorgio sul sagrato del Santo (fino ad allora<br />
cappella funebre della famiglia Lupi <strong>di</strong> Soragna, potente casato della Padova<br />
trecentesca) che venne occupato dalle truppe francesi ed utilizzato come caserma,<br />
danneggiando pesantemente non solo gli affreschi della cappella, ma anche lo stesso<br />
monumento funebre che venne smembrato e del quale rimangono oggi solo alcune<br />
statue; analogamente, la demolizione da parte austriaca, nel 1819, della chiesa<br />
domenicana <strong>di</strong> S. Agostino comportò la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> molta parte della documentazione<br />
epigrafica lì conservata, mentre solo pochi monumenti e lapi<strong>di</strong> particolarmente<br />
significativi furono smontati, con conseguente danneggiamento e per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> alcuni<br />
elementi, e trasferiti già nel 1816 nella chiesa degli Eremitani e al Museo Civico.<br />
Anche i bombardamenti della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, negli anni 1943-45,<br />
danneggiarono fortemente il patrimonio storico-artistico della città, basti citare le<br />
chiese <strong>di</strong> S. Benedetto e degli Eremitani, che andarono in gran parte <strong>di</strong>strutte nei<br />
bombardamenti e, per quanto possibile, ricostruite letteralmente ‘pezzo dopo pezzo’<br />
nel secondo dopoguerra.<br />
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