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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

conoscenti ed amici il frutto del suo lavoro secondo il topos letterario<br />

dell’‘invenzione poetica’: non va infatti <strong>di</strong>menticato che la tomba<br />

monumentale <strong>di</strong> Ubertino da Carrara era già fisicamente presente nella<br />

cappella maggiore della chiesa <strong>di</strong> Sant’Agostino, esattamente <strong>di</strong> fronte al<br />

luogo in cui tra il 1351 e il 1352 sarebbe stata eretta, secondo analoghe linee<br />

architettoniche generali, quella <strong>di</strong> Jacopo, 13 allo stesso modo in cui dal 1816<br />

entrambi i monumenti funebri sono conservati, uno <strong>di</strong> fronte all’altro,<br />

all’inizio dell’aula della chiesa degli Eremitani.<br />

Il ruolo <strong>di</strong> Francesco Petrarca quale ‘autore’ <strong>di</strong> testi epigrafici è stato<br />

ipotizzato da Bellinati anche per quanto riguarda l’iscrizione funeraria del<br />

vescovo <strong>di</strong> Padova Ildebran<strong>di</strong>no Conti 14 (es. 3.a), che come abbiamo<br />

accennato fu uno dei fautori dell’arrivo del poeta nella città patavina.<br />

Confrontando il testo dell’epigrafe del vescovo padovano con quello <strong>di</strong><br />

Jacopo da Carrara, lo stu<strong>di</strong>oso mette in risalto la presenza <strong>di</strong> forme parallele<br />

e concetti analoghi: 15<br />

Epigrafe <strong>di</strong> Jacopo da Carrara (1350) Epigrafe <strong>di</strong> Ildebran<strong>di</strong>no Conti (1352)<br />

Heu magno domus arcta viro sub Insignis virtute viri reverere<br />

marmore parvo.<br />

sepulcrum.<br />

Publica damna legens, iunge preces Sepulcrum Ildebran<strong>di</strong>ni, qui legis ista<br />

lacrymis.<br />

patris.<br />

Quem populo patribusque ducem Quem comitum sobolem ter denis et<br />

Carraria nuper alma de<strong>di</strong>t patavo, tribus annis pontificem patavis inclita<br />

mors inimica tulit.<br />

Roma de<strong>di</strong>t, ecc.<br />

Inoltre l’appellativo <strong>di</strong> Pater ed il sentimento <strong>di</strong> profonda amicizia tra il<br />

poeta ed Ildebran<strong>di</strong>no Conti traspare anche dalle pagine <strong>di</strong> due lettere, quella<br />

Ad clerum ecclesiae Paduanae e la tre<strong>di</strong>cesima epistola della raccolta Sine<br />

nomine: nella prima la qualifica paterna ricorre per ben sette volte; nella<br />

seconda, in<strong>di</strong>rizzata allo stesso vescovo nell’inverno del 1351-52, Petrarca si<br />

rivolge <strong>di</strong>rettamente a lui “con accenti filiali chiamandolo «Padre» e<br />

celebrando le sue eccelse virtù. Si ricorda dei suoi moniti paterni prima della<br />

partenza e lo saluta con la bella espressione: Padre mio”. 16<br />

13 Cfr. Merotto Ghe<strong>di</strong>ni 1995: 75.<br />

14 Il vescovo Ildebran<strong>di</strong>no Conti morì il 2 novembre 1352 e fu sepolto in Cattedrale<br />

nella cappella dei Ss. Cesario e Benedetto (ora <strong>di</strong> S. Giuseppe): la sua lastra<br />

tombale, rimossa dalla collocazione originaria nel 1814, è oggi conservata nella<br />

stessa Cattedrale, fratturata al centro e ‘provvisoriamente’ posta a terra <strong>di</strong>etro l’altare<br />

<strong>di</strong> san Gregorio Barbarigo. Per l’ipotesi <strong>di</strong> attribuzione a Petrarca della sue epigrafe<br />

funeraria, cfr. Bellinati 1984-85.<br />

15 Riportiamo qui i brani secondo la trascrizione e la segmentazione <strong>di</strong> Bellinati<br />

1984-85: 45.<br />

16 Bellinati 1984-85: 45-6.<br />

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