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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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Una nevèra per la conservazione della neve ai fini del raffreddamento del latte<br />

La confusione terminologica come appare dalla tabella è evidente. E’opportuno riconoscere che<br />

mentre alcuni termini hanno assunto un significato univoco, almeno nel contesto del linguaggio<br />

tecnico, altri rimangono legati ad un contesto geografico. Il caso dei sostantivi “alpe” e “malga” è<br />

emblematico. Dal momento che si tratta di sinonimi e che il termine indica la stessa realtà in aree<br />

diverse ogni tentativo di trasferire questi termini nel linguaggio tecnico o nell’ italiano standard<br />

attribuendo ad essi significati differenti è destinato a creare maggiore. L’uso dell’uno piuttosto che<br />

dell’altro termine non può essere lasciato al caso o alla preferenza individuale (magari influenzata<br />

dalla circostanza che il termine “malga” –effettivamente più arcaico e più specifico- possa suonare<br />

più evocativo, più “esotico” e quindi più accattivante). L’uso del termine “malga” (di origine<br />

prelatina) è proprio di un’area delle Alpi centro-orientali ben definita che comprende una parte della<br />

Lombardia orientale (nella Lombardia occidentale, nella Valtellina e nella maggiorparte delle valli<br />

bergamasche non è usato), il Trentino, l’altopiano di Asiago e le Dolomiti bellunesi e una parte del<br />

Friuli occidentale. Al di fuori di quest’area si è mantenuto con significati translati (malga = mandria<br />

–o anche gregge- nella Lombardia occidentale; malghese/malgaro = caricatore d’alpe o anche<br />

pastore). Qui il termine “alpe” (anch’esso di origine prelatina) ha, però, assunto con la<br />

latinizzazione l’ampio uso che anor oggi conserva e che comprende il riferimento all’unità pastorale<br />

di alpeggio.<br />

I modelli di migrazione verticale stagionale indicati mettono in evidenza come la funzione dei<br />

maggenghi spesso si confondeva con quella delle alpi e come la distinzione tra alpi vere e proprie e<br />

forme di utilizzo diverso dei pascoli <strong>alpini</strong> non sia sempre agevole. Mentre nel caso di allevatori che<br />

conducevano d’estate il loro bestiame ogni giorno sui pascoli riconducendolo alla sera nelle stalle<br />

annesse all’abitazione permanente o nei pressi del villaggio è abbsatanza evidente che non si possa<br />

parlare di “alpeggio” nei vari casi dove il maggengo si confonde con l’alpeggio vi è un margine di<br />

incertezza nella definizione. A volte, spesso, il ruolo del maggengo si confondeva e si scambiava<br />

non con quello dell’alpeggio, ma con quello delle abitazioni permanenti. Mazzi (2001) ha raccolto<br />

diverse testimonianze che indicavano come in Val Vigezzo (Vb) i “monti” fossero abitati anche<br />

durante l’inverno ad eccezione di annate di siccità che costringevano gli alpigiani a scendere a valle.<br />

Si tratta, però, in questo caso di siti non molto elevati (1.300-1.500 m) nettamente al di sotto del<br />

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