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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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La comprensione del ruolo della transumanza nel corso dei secoli è a nostro avviso fondamentale<br />

per comprendere il carattere peculiare della tradizione allevatoriale lombarda e probabilmente anche<br />

per ricostruire attraverso elementi storici e culturali l’identità collettiva dei nostri allevatori.<br />

Le capacità tecniche degli attuali allevatori delle aree della bassa più nettamente caratterizzate<br />

dall’indirizzo zootecnico (che rappresentavano le aree di svernamento privilegiate dei<br />

bergamini/malghesi) sono riconosciute elevatissime. Non è difficile scorgere in questa attitudine<br />

“genetica” all’allevamento dei nostri imprenditori agro<strong>zootecnici</strong> il retaggio di una cultura di<br />

“allevatori puri” che può essere spiegata solo con la profonda influenza della transumanza non solo<br />

sul sistema di allevamento, sui rapporti sociali ed economici, ma anche sulla cultura degli<br />

agricoltori di matrice bergamina.<br />

Ancora pochi decenni fa, nell’ambito dei contratti che da secoli regolavano il rapporto tra bergamini<br />

e proprietari dei fondi agricoli della bassa, veniva precisato che le operazioni di rinnovo della<br />

lettiera, allontanamento, trasporto e stoccaggio delle deiezioni erano a carico del “padrone”. Il<br />

bergamino e i suoi sottoposti si dedicavano anche durante il periodo trascorso al piano delle<br />

operazioni legate al foraggiamento (e al pascolo), alla mungitura e alla trasformazione del latte: le<br />

stesse svolte in estate sui pascoli della Val Brembana e limitrofe. Indicativo di questo carattere di<br />

“allevatore puro” è il ritratto che dei malghesi degli anni ’30 del XX sec. ci ha lasciato Paul<br />

Sheuermeier nella sua classica e monumentale opera “Il lavoro dei contadini”: “Questi ‘bergamini’,<br />

che come piccoli re nomadi fanno la spola continuamente tra le Alpi e il Po, con il bestiame e le<br />

famiglie, che si occupano per tutto l’anno di latte e di pascoli, la cui mandria rimane sempre unita, e<br />

quasi non hanno una dimora fissa neppure ne paese natale, sono stati ritrovati soltanto nelle valli<br />

alpine del bergamasco”.<br />

Allevatori = Bergamaschi?<br />

E’ interessante osservare come dai “pergamaschi” del XV sec. (descritti nei lavori di E. Roveda) e i<br />

“bergamini” di Sheuermeier della prima metà del XX sec. l’associazione tra valli bergamasche e<br />

questa figura di allevatore transumante si mantenga ben stretta e che essa venga messa in evidenza<br />

da osservatori che pure hanno avuto modo di constatare la presenza di figure e di sistemi di<br />

allevamento analoghi in altre aree della Lombardia e in buona parte dell’arco alpino. E’<br />

estremamente significativo a questo proposito che nel classico vocabolario della lingua milanese del<br />

Cherubini il bergamì sia definito come proveniente dalle valli della provincia di Bergamo (analoghe<br />

considerazioni valgono per la lingua cremonese). L’uso di definire “bergamini” i panni prodotti a<br />

Bergamo nei secoli d’oro del lanificio bergamasco conferma indirettamente che questo termine era<br />

utilizzato nel XVI-XVII secolo come sinonimo di “bergamasco”.<br />

Oltre che a definire il mandriano-imprenditore zootecnico transumante, il termine bergamino ha,<br />

sino a tempi a noi vicini, indicato anche il “mungitore” (famèi) nelle zone del pavese e della bassa<br />

lodigiana. La confusione è probabilmente legata ad fatto che nelle famiglie bergamine con un<br />

numero elevato di figli maschi (e/o con poco bestiame) alcuni di essi dovevano effettivamente<br />

mettersi al servizio di altri bergamini o degli agricoltori (fitàul) con bestiame proprio. Ciò che ha<br />

caratterizzato il bergamìn (termine che nel milanese fa riferimento senza ambiguità al mandrianoimprenditore)<br />

era la proprietà della mandria di bovine da latte accompagnata eventualmente da<br />

quella di terreni e fabbricati nelle zone di origine ma mai da proprietà nella “Bassa”. Il bergamìn<br />

non prendeva neppure in affitto i fondi ma dagli affittuari ( in qualche caso dai proprietariconduttori)acquistava<br />

il fieno e l’ “erbatico” e con essi le “regalie” che consistevano mell’uso della<br />

stalla e dei locali di abitazione (eventualmente anche del caseificio) oltre a legna da ardere.<br />

Ill termine bergamina era termine utilizzato nella “bassa” per indicare la vacca in lattazione e anche<br />

le vie della transumanza percorse stagionalmente dalle mandrie o anche la stalla delle vacche. Nelle<br />

aree di origine dei bergamì (alta Valbrembana) il termine bergamina contraddistingue, invece, la<br />

mandria bovina in trasferimento o in stalla distinguendola dalla malga che rappresenta la mandria al<br />

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