Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
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Dopo l’alpeggio e l’eventuale permanenza sui maggenghi il gregge si sofferma per un periodo<br />
abbastanza breve nei paesi di origine dei pastori (Parre, Clusone, Rovetta e altri della Valseriana.<br />
Tale sosta è più breve che nel passato anche perché le possibilità di pascolo nei fondovalle e sugli<br />
altipiani (sui “pascoli di casa”) si sono ridotte in relazione ad una espansione degli insediamenti<br />
residenziali e produttivi spesso disordinata e poco attenta alle esigenze della produzione<br />
agrozootecnica. Giusto il tempo necessario per la tosa e l’esecuzione dei trattamenti sanitari e si<br />
riparte. Qualche anno fa era stato realizzato a Clusone un moderno impianto per l’effettuazione dei<br />
bagni a base di prodotti contro i parassiti della cute; purtroppo l’applicazione delle norme in materia<br />
di trattamento delle acque reflue ha determinato la cessazione di questa attività. Si pensa, però, di<br />
riutilizzare le strutture esistenti al servizio delle greggi in transito.<br />
Trasferimento dai monti al piano<br />
Il trasferimento in pianura avviene per mezzo di autoarticolati attrezzati per il trasporto del<br />
bestiame. Diversi greggi si spostano ancora a piedi sfruttando ovviamente vie di comunicazione ed<br />
orari con scarso traffico. L’aumento del traffico e della densità della rete viaria crea inevitabilmente<br />
delle difficoltà per lo spostamento dei greggi. Esse appaiono legate anche all’ottenimento delle<br />
debite autorizzazioni che sono condizionate alla situazione del traffico. Da parte degli utenti si<br />
nota, però, un atteggiamento più tollerante rispetto a qualche anno fa; probabilmente ciò è legato<br />
alla maggiore sensibilità nei confronti di un’attività che trasmette un’immagine ecologica e antica.<br />
Anche se i percorsi dei greggi hanno dovuto subire delle variazioni rispetto al passato ll pastore<br />
dimostra di adattarsi molto bene alle trasformazioni del territorio. Oggi utilizza le autostrade, che<br />
costituiscono delle vere e proprie “barriere naturali”, in modo non molto diverso da come utilizzava<br />
i fiumi spostandosi lungo i loro bordi dove, a volte, riesce nelle “zone di nessuno” utilizzabili anche<br />
per il pascolo.<br />
In passato venivano organizzati anche trasporti ferroviari con carri bestiame tra la<br />
Vallecamonica e Cremona e, ancora più in là nel tempo, era praticato anche il trasporto<br />
lacuale. GOLDANIGA (1995) riferisce che le greggi si imbarcavano a Pisogne per<br />
raggiungere Iseo o Sarnico a seconda della destinazione finale. La via d’acqua era più<br />
costosa ma, ovviamente più comoda. In alternativa le greggi che si dirigevano verso<br />
Rovato e Chiari o Soncino, dovevano raggiungere Fraine, salire il monte Zone e<br />
scendere a Marone, sulla riva del lago, per raggiungere Iseo. I pastori camuni che si<br />
dirigevano nel milanese dovevano invece transitare per Lovere e di qui raggiungere la<br />
Val Cavallina e Gazzaniga. Il percorso della transumanza durava circa dieci giorni.<br />
.<br />
La pianura (la batìda)<br />
L’area all’interno della quale il gregge si sposta nel periodo invernale può essere più o meno<br />
ristretta; spesso è costituita da un comprensorio di 3-4 comuni. All’arrivo della primavera, con le<br />
semine, il pastore è costretto a spostarsi in aree diverse da quelle utilizzate nel periodo tra novembre<br />
e febbraio quando può usufruire delle ampie superfici lasciate libere dalla raccolta del mais e lasciar<br />
pascolare le pecore sulle stoppie. Quello primaverile è forse il periodo più difficile perché sono più<br />
frequenti i rischi di sconfinamento in terreni dove possono essere arrecati danni all’agricoltura. In<br />
mancanza di zone di pascolo utilizzate sulla base di accordi di vario tipo, normalmente non scritti,<br />
con i proprietari, i pastori devono utilizzare i bordi dei canali, le ripe, le zone fluviali dove sono<br />
utilizzati i terreni demaniali sino a sfruttare ogni striscia verde disponibile. A volte i pastori<br />
dispongono di “punti d’appoggio” costituiti da ricoveri più o meno precari eretti in terreni presi in<br />
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