Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
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territorio montano, in passato l’integrazione delle risorse del fondovalle con quelle dei versanti<br />
Tab.5 - Numero medio di capi delle aziende con allevamenti ed incidenza percentuale degli allevamenti per<br />
categoria di bestiame per zona altimetrica.<br />
(dove erano distribuiti i maggenghi) e delle alpi era la norma dettata dalla necessità della<br />
sopravvivenza.<br />
Le risorse naturali erano utilizzate sfruttando al meglio (in senso spaziale e temporale) la<br />
differenziazione di periodi vegetativi e di produttività determinata dalla presenza di microclimi e di<br />
gradienti vegetazionali. Il periodo in cui gli animali erano mantenuti nella stalla nel villaggio veniva<br />
ridotto al minimo indispensabile. Bisogna pensare in base a quanto sopra ricordato che in passato il<br />
fondovalle era occupato da campi coltivati che si spingevano in alto lungo i versanti solivi,<br />
sfruttando all’inverosimile ogni fazzoletto di terra mediante i sistemi di terrazzamenti ed un lavoro<br />
oneroso di bonifica (spietramento, drenaggi, riporto di terreno agrario). In conseguenza le superfici<br />
da affienare in fondovalle erano scarse. Il fieno 1 pertanto veniva prodotto dovunque si potesse<br />
utilizzare la falce 2 (altezza del cotico, pendenza e pietrosità permettendo). Si falciavano i<br />
maggenghi ma anche le superfici più produttive degli alpeggi (i grassi. gràss). Tutt’oggi nelle<br />
situazioni migliori non è raro vedere prati falciati a 2.000 m di altitudine. Il fieno prodotto nei<br />
maggenghi in parte serviva da scorta per l’anno successivo quando, ancora a primavera prima della<br />
ripresa vegetativa il bestiame veniva colà trasferito ma in parte veniva portato a valle (spesso con<br />
slitte o gerli). La necessità di massimizzare le scorte di foraggio spingeva ad utilizzare tagliandolo<br />
con il falcetto il “fieno selvaico” (ìsiga, Festuca varia) che si sviluppa su terrazzi rocciosi al di sopra<br />
della zona dei pascoli inaccessibili ai bovini.<br />
Dal punto di vista strettamente zootecnico il grado di integrazione dell’allevamento con le risorse<br />
del territorio era espresso anche dalla composizione (specie e categoria di età) del bestiame allevato<br />
da ciascuna famiglia. Anche le famiglie in grado di allevare una o più vacche da latte (grazie al<br />
1 al fén, ma il prodotto del secondo taglio era chiamato digöir o rebùt)<br />
2 ranza<br />
Bovini e<br />
bufalini<br />
1990 56,1<br />
2000 84,4<br />
1990 9,7<br />
2000 14,0<br />
inc%sul totale<br />
aziende con<br />
allevamento<br />
48,4<br />
57,0<br />
41,3<br />
56,1<br />
Ovini e<br />
caprini<br />
16,9<br />
27,6<br />
15,4<br />
23,3<br />
inc%sul totale<br />
aziende con<br />
allevamento<br />
1990 30 42 18,32 8,6<br />
2000 43,7 50,1 26,8 13,4<br />
1990 94,1<br />
2000 140,1<br />
57,4<br />
59,8<br />
Fonte: ISTAT V censimento dell'agricoltura<br />
22,7<br />
50,6<br />
3<br />
Equini<br />
LOMBARDIA<br />
12,0 3,5<br />
15,6 4,6<br />
MONTAGNA<br />
22,2 2,1<br />
33,2 3,1<br />
COLLINA<br />
4,2<br />
4,4<br />
inc%sul totale<br />
aziende con<br />
allevamento<br />
9,3<br />
12,6<br />
10,8<br />
17,7<br />
Suini<br />
181,3<br />
542,9<br />
3,6<br />
5,6<br />
5,78 9,9 53,0<br />
6,1<br />
PIANURA<br />
15,8 126,4<br />
4,1<br />
6,0<br />
7,6<br />
8,2<br />
460,2<br />
1.186,3<br />
inc%sul totale<br />
aziende con<br />
allevamento<br />
22,0<br />
21,0<br />
25,9<br />
25,0<br />
inc% aziende<br />
con allevamenti<br />
sul totale<br />
54,6<br />
44,9<br />
62,3<br />
62,5<br />
21,1 50<br />
20,5 36,3<br />
18,9<br />
18,4<br />
51,1<br />
40,3