Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
I sistemi pascolivi Lo studio dei sistemi pastorali rappresenta un aspetto fondamentale dei sistemi zootecnici montani costituendo una specificità che li differenzia dai sistemi intensivi di pianura. L’importanza dei sistemi pastorali è legata al loro carattere di attività estensive in grado di valorizzare territori cosidetti marginali (dal punto di vista dell’agricoltura e della zootecnia industriali), ma di rilevante importanza dal punto di vista dell’equilibrio ambientale e del turismo (polifunzionalità). Attraverso le attività pastorali è possibile realizzare interventi di manutenzione territoriale preventiva che possono risparmiare i costi ingenti legati alla necessità di prevenire incendi e dissesti e, sopratutto quelli relativi ai danni provocati dagli eventi calamitosi. In anni recenti è emerso anche il ruolo dell’attività pastorale per il mantenimento di valori paesistici e culturali che assumono forte rilievo nell’ambito di una valorizzazione, attraverso forme di turismo sostenibile, delle aree rurali montane e collinari. L’importanza delle attività pastorali in termini di produzione foraggera, paesaggistici e territoriali è legata alla grande estensione delle risorse foraggere permanenti che in Italia rappresentano con 4.700.000 ha, il 16% della superficie territoriale. La distribuzione delle risorse foraggere permanenti nelle regioni italiane è riportata nella Tab. Tabella – Incidenza delle risorse foraggere permanenti sulla superficie territoriale nel 1991 Regione % Regione % Regione % Regione % Valle d’Aosta 33 Veneto 11 Umbria 14 Puglia 8 Piemonte 19 Friuli V/G 8 Lazio 16 Molise 21 Liguria 10 Emilia R. 9 Abruzzo 21 Calabria 11 Lombardia 14 Toscana 8 Molise 12 Sicilia 14 Trentino-S/T 31 Marche 9 Campania 10 Sardegna 37 La situazione attuale dell’estensione delle superficie foreggere permanenti è il risultato di una forte contrazione verificatesi nel periodo successivo al 1960. La forte contrazione del patrimonio zootecnico, che ha ridotto quasi ovunque il carico animale, l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali nelle aree pedemontane e nei fondovalle (tranne in quelli dove le condizioni favorevoli hanno consentito lo sviluppo di attività zootecniche intensive dove si è aumentata la superficie degli erbai), lo spopolamento dei centri rurali meno accessibili, hanno rappresentato altrettanti fattori di riduzione delle superfici foraggere permanenti. Tabella – Riduzione della superficie prato-pascoliva e del patrimonio zootecnico delle aree montane delle regioni alpine nel trentennio 1961-1991 Regione Sup. prato-pascoliva (ha) Bovini (capi) 1961 1991 diff.% 1961 1991 Valle d’Aosta 113.465 94.654 -17 42.967 33.672 Piemonte 475.061 283.461 -40 165.812 113.385 Lombardia 326.585 224.612 -31 168.606 112.412 Trentino-S/T 447.695 366.197 -18 184.216 185.411 Veneto 170.416 96.772 -43 96.436 73.737 Fiuli V/G 99.026 31.546 -68 27.263 9.953 Totale 1.632.248 1.097.242 -33 685.300 528.570 Da: Sabatini e Argenti, 2001 La diminuzione della superficie foraggera permanente e del patrimonio zootecnico dell’Arco Alpino presenta delle evidenti differenze. Nelle regioni Val d’Aosta e Trentino-AA, favorite dal punto delle risorse turistiche, ma anche da una autonomia legislativa e amministrativa e dalla disponibilità di risorse finanziarie che ha loro consentito di garantire un sostegno efficace all’agricoltura di montagna (oggetto di particolare attenzione in ragione del carattere montano della totalità del territorio), la contrazione delle risorse foraggere permanenti è risultata nettamente più contenuta. Nel caso del Trentino-AA il patrimonio zootecnico è rimasto stabile. Nel Friuli Venezia Giulia, colpito dal disastroso terremoto e interessato ad 26
una opera di ricostruzione che ha favorito un rapido decollo industriale e l’esodo rurale, l’abbandono della zootecnia e delle superfici foraggere permanenti ha conosciuto una dimensione di dimensioni impressionanti. Alcuni equivoci da chiarire L’attività pastorale viene a volte confusa con l’allevamento degli ovini e dei caprini; a volte nel linguaggio corrente è declassata a sinonimo di attività di allevamento primitiva. Per quanto riguarda l’errore legato alla identificazione tra allevamento ovicaprino e attività pastorale si può osservare che, tradizionalmente, queste specie sono più frequentemente utilizzate nell’ambito di sistemi pastorali. E’ facile, osservare, però, che anche l’allevamento ovino e caprino può essere realizzato secondo modalità intensive e non possedere caratteristiche “pastorali” (vedi i modernii allevamenti caprini da latte intensivi tendenzialmente “senza terra” non privo di precedenti storici legati al ruolo della capra quale fonte di approvvigionament di latte fresco alimentare). Quanto all’idea di arcaicità evocata dall’attività pastorale esso rappresenta uno degli equivoci della modernità che tendeva a identificare nei sistemi intensivi l’unico modello cui avrebbero dovuto conformarsi tutti i sistemi produttivi animali e nei sistemi pastorali un “residuo del passato” destinato a scomparire. Mungitura delle capre in alpeggio Ciò che contraddistingue l’attività pastorale dall’attività agrozootecnica è l’utilizzo di risorse pascolive in larga natura “spontanee” reperibili nell’ambito di larghe superfici spesso al di fuori del contesto dell’azienda agraria, fertilizzate solo dalle deiezioni degli animali pascolanti. Sul carattere “spontaneo” delle risorse degli ambienti pastorali c’è da osservare che solo di rado l’attività pastorale non influisce sulle formazioni vegetali e che spesso la vegetazione utilizzata anche nel contesto di sistemi pascolivi intensivi si discosta sensibilmente dalla vegetazione climax pur presentando un carattere di stabilità (tanto da definire degli antropoclimax). Il presunto carattere “spontaneo” o “naturale” delle risorse pabulari utilizzate dai sistemi pastorali non può essere il criterio decisivo per discriminare i sistemi pastorali da quelli zootecnici. Da questo punto di vista contano più i criteri di carattere agronomico ed economicogiuridico. Mentre la zootecnia presuppone l’azienda agraria ed è in connessione con l’agricoltura la pastorizia può esercitarsi in modo del tutto indipendente dalle attività agricole. Dal punto di vista giuridico l’attività pastorale si sviluppa al di fuori della proprietà privata presupponendo superfici di 27
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I sistemi pascolivi<br />
Lo studio dei sistemi <strong>pastorali</strong> rappresenta un aspetto fondamentale dei sistemi <strong>zootecnici</strong> montani<br />
costituendo una specificità che li differenzia dai sistemi intensivi di pianura. L’importanza dei sistemi<br />
<strong>pastorali</strong> è legata al loro carattere di attività estensive in grado di valorizzare territori cosidetti marginali<br />
(dal punto di vista dell’agricoltura e della zootecnia industriali), ma di rilevante importanza dal punto di<br />
vista dell’equilibrio ambientale e del turismo (polifunzionalità). Attraverso le attività <strong>pastorali</strong> è possibile<br />
realizzare interventi di manutenzione territoriale preventiva che possono risparmiare i costi ingenti legati<br />
alla necessità di prevenire incendi e dissesti e, sopratutto quelli relativi ai danni provocati dagli eventi<br />
calamitosi. In anni recenti è emerso anche il ruolo dell’attività pastorale per il mantenimento di valori<br />
paesistici e culturali che assumono forte rilievo nell’ambito di una valorizzazione, attraverso forme di<br />
turismo sostenibile, delle aree rurali montane e collinari. L’importanza delle attività <strong>pastorali</strong> in termini di<br />
produzione foraggera, paesaggistici e territoriali è legata alla grande estensione delle risorse foraggere<br />
permanenti che in Italia rappresentano con 4.700.000 ha, il 16% della superficie territoriale. La<br />
distribuzione delle risorse foraggere permanenti nelle regioni italiane è riportata nella Tab.<br />
Tabella – Incidenza delle risorse foraggere permanenti sulla superficie territoriale nel 1991<br />
Regione % Regione % Regione % Regione %<br />
Valle d’Aosta 33 Veneto 11 Umbria 14 Puglia 8<br />
Piemonte 19 Friuli V/G 8 Lazio 16 Molise 21<br />
Liguria 10 Emilia R. 9 Abruzzo 21 Calabria 11<br />
Lombardia 14 Toscana 8 Molise 12 Sicilia 14<br />
Trentino-S/T 31 Marche 9 Campania 10 Sardegna 37<br />
La situazione attuale dell’estensione delle superficie foreggere permanenti è il risultato di una forte<br />
contrazione verificatesi nel periodo successivo al 1960. La forte contrazione del patrimonio zootecnico,<br />
che ha ridotto quasi ovunque il carico animale, l’abbandono delle attività agro-silvo-<strong>pastorali</strong> nelle aree<br />
pedemontane e nei fondovalle (tranne in quelli dove le condizioni favorevoli hanno consentito lo sviluppo<br />
di attività zootecniche intensive dove si è aumentata la superficie degli erbai), lo spopolamento dei centri<br />
rurali meno accessibili, hanno rappresentato altrettanti fattori di riduzione delle superfici foraggere<br />
permanenti.<br />
Tabella – Riduzione della superficie prato-pascoliva e del patrimonio zootecnico delle aree montane delle regioni alpine<br />
nel trentennio 1961-1991<br />
Regione Sup. prato-pascoliva (ha) Bovini (capi)<br />
1961 1991 diff.% 1961 1991<br />
Valle d’Aosta 113.465 94.654 -17 42.967 33.672<br />
Piemonte 475.061 283.461 -40 165.812 113.385<br />
Lombardia 326.585 224.612 -31 168.606 112.412<br />
Trentino-S/T 447.695 366.197 -18 184.216 185.411<br />
Veneto 170.416 96.772 -43 96.436 73.737<br />
Fiuli V/G 99.026 31.546 -68 27.263 9.953<br />
Totale 1.632.248 1.097.242 -33 685.300 528.570<br />
Da: Sabatini e Argenti, 2001<br />
La diminuzione della superficie foraggera permanente e del patrimonio zootecnico dell’Arco Alpino<br />
presenta delle evidenti differenze. Nelle regioni Val d’Aosta e Trentino-AA, favorite dal punto delle<br />
risorse turistiche, ma anche da una autonomia legislativa e amministrativa e dalla disponibilità di risorse<br />
finanziarie che ha loro consentito di garantire un sostegno efficace all’agricoltura di montagna (oggetto di<br />
particolare attenzione in ragione del carattere montano della totalità del territorio), la contrazione delle<br />
risorse foraggere permanenti è risultata nettamente più contenuta. Nel caso del Trentino-AA il patrimonio<br />
zootecnico è rimasto stabile. Nel Friuli Venezia Giulia, colpito dal disastroso terremoto e interessato ad<br />
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