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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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delle vipere possono essere numerose le presenze di una fauna e di una microfauna “indesiderate” che si<br />

accompagnano con la “rinaturalizzazione” del paesaggio. La “morsa” della vegetazione che ricolonizza la<br />

fascia già oggetto di coltivazione intorno ai villaggi di montagna non rappresenta solo una perdita in<br />

termini di qualità paesistica secondo i criteri estetici sopra considerati: ha anche conseguenze psicoculturali<br />

e igienico-sanitarie. I villaggi immersi in un microcosmo concentrico di ambiti a diverso grado<br />

di antropizzazione non sono più organismi in stretta connessione con l’insieme del territorio circostante,<br />

oggetto di cure, fonte di sostentamento, plasmato, disseminato di elementi simbolici, personalizzato<br />

attraverso una microtoponomastica capillare, solcato dal sistema nervoso della microviabilità, uno spazio<br />

vitale racchiuso entro confini materiali e simbolici che si estendevano fino ad incontrare lo spazio di<br />

altre comunità.<br />

I villaggi diventano ammassi di pietre ordinatamente sovrapposte e di una vita comunitaria residuale o<br />

legata per interessi e attività ad altri ambiti territoriali; in luogo del reticolo di percorsi che collegavano il<br />

villaggio agli altri villaggi, ai campi, ai boschi, ai pascoli, alle altre vallate. rimane il cordone ombelicale del<br />

nastro d’asfalto che ha trasformato il villaggio in un cul de sac, in un’isola, in un margine. Laddove lo<br />

“sviluppo turistico”<br />

Il senso di uno spazio vitale ridimensionato, la perdita di simbiosi con il territorio circostante sempre più<br />

estraneo ed ostile è fortemente legato alla scomparsa o al ridimensionamento di quella fascia di coltivi (in<br />

passato seminativi, poi prati) che rappresentava la giunzione tra lo spazio abitato e quello dei boschi e<br />

dei pascoli. In questo paesaggio irriconoscibile la perdita di identità paesistica (e non solo) è totale. Il<br />

senso di tristezza e di solitudine di chi “resiste in quota” sono fortemente incrementati dalla visione a<br />

pochi metri dalle abitazione di erbe alte che ingialliscono precocemente, dai rovi che inghiottono<br />

manufatti, terrazzamenti. Appena più in là un bosco cupo e denso da dove appaiono la volpe e il<br />

cinghiale (per citare solo gli sgraditi “visitatori” più comuni) che devastano orti e pollai sempre più<br />

blindati. Nell’immaginario collettivo delle comunità alpine la trasformazione dell’ambiente<br />

(deantropizzazione del territorio) e declino sociale e biologico della comunità sono significativamente<br />

associate.<br />

In uno studio recente di un antropologo inglese. Patrick Heady su una comunità della Carnia ciò viene<br />

espresso con chiarezza:<br />

“Quando la mia guida ha spigato loro che mi trovavo lì per studiare la società carnica e le sue tradizioni,<br />

uni degli uomini ha commentato che ero arrivato giusto in tempo. I carnici si stavano estinguendo e in<br />

cinquanta o cento anni gli orsi sarebbero stati gli unici abitanti della zona”<br />

In questa battuta è forse possibile cogliere la reazione polemica delle comunità alpine rispetto ad una<br />

“coscienza ambientalista” di matrice cittadina che appare molto più preoccupata del ritorno degli orsi<br />

che della scomparsa delle piccole comunità insediate da secoli o millenni sul territorio.<br />

“La gente parlava dei carnici, scherzosamente ma non troppo, come di una razza in via di estinzione.<br />

Non si stancava mai di sottolineare l’avanzata dei boschi su quelli che, fino a poco tempo prima, erano<br />

stati prati da sfalcio, di rimarcare come il bosco fosse scuro e ‘brutto’, e come incombesse sui<br />

villaggi e sulla residua terra coltivata, Secondo loro il crollo è non solamente fisico ma anche<br />

sociale.” 62<br />

Sono considerazioni espresse con grande frequenza.<br />

“L’ambiente non è più quello di un tempo, troppi cambiamenti, troppi rovi su quei campi una volta<br />

dissodati” 63<br />

62 Patrick Heady. Il popolo duro. Rivalità, empatia e struttura sociale in una valle alpina, Forum, Udine, 2001, p 26<br />

63 Comune di Plesio, Como, Presentazione manifestazioni 2002<br />

p.163<br />

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