08.06.2013 Views

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

tranquillità al paesaggio. Il ritmo lento del pascolamento, sottolineato dei campani, la testa china<br />

dell’animale sull’erba infondono tranquillità perché l’uomo ha imparato da tempo immemorabile ad<br />

affidarsi ai sensi degli animali (spesso più sviluppati) per riconoscere la presenza di pericoli e di<br />

predatori: se gli erbivori pascolano in tranquillità possiamo essere rilassati ed è probabile che la vista<br />

degli animali al pascolo abbia un effetto fisiologico sul ritmo cardiaco e la pressione del sangue. Questo<br />

possibile risvolto sul benessere dell’uomo della presenza dell’animale allevato in modo estensivo<br />

sottolinea come ciò che appare superficialmente come valore estetico in realtà corrisponde a pulsioni e<br />

bisogni realmente importanti. Oltre all’aspetto tranquillizzante la presenza dell’animale è anche un<br />

elemento vivo che arricchisce di interesse il paesaggio. L’osservazione dell’animale e del suo<br />

comportamento è per l’uomo (bambino e adulto) un importante elemento di conoscenza del mondo<br />

esterno; in questo senso non è solo un elemento di curiosità; al contrario l’osservazione del<br />

comportamento animale corrisponde ad un bisogno innato ad una “zootropia” che trova tanta più<br />

occasione di gratificazione nell’ambiente rurale e pastorale quanto più la società industrializzata ed<br />

urbana costringono l’uomo a soddisfare questa pulsione con dei surrogati.<br />

Se dall’animale in quanto elemento di interesse e di gratificazione in sè spostiamo l’interesse al paesaggio<br />

prodotto dalla presenza dell’animale nell’ambito di un sistema pastorale o zootecnico estensivo ci<br />

rendiamo conto che, ancora una volta, dietro la preferenza “estetica” vi è qualcosa di più profondo. Il<br />

contesto in cui sono inseriti gli animali d’allevamento, sempre che il pascolamento sia esercitato nelle<br />

forme di un buon utilizzo della risorsa pascolo, dà il senso di un paesaggio ben utilizzato, ben tenuto,<br />

ordinato. Le motivazioni psicologiche profonde di queste preferenze vanno ricercate nel complesso di<br />

sensazioni spiacevoli offerte da un paesaggio abbandonato dalla coltivazione e dall’attività pastorale .<br />

Le erbe alte e i cespugli nella memoria ancestrale (e non) dell’uomo possono celare dei pericoli (dislivelli<br />

del terreno e buche, serpenti, predatori, membri di tribù nemiche), da qui una valutazione istintivamente<br />

negativa. Il bosco può nascondere altri pericoli (predatori, briganti, esseri soprannaturali). E’ probabile<br />

che anche una considerazione “economica” influisca il senso del “bello” e del “brutto” applicati alla<br />

percezione del paesaggio. Un prato od un pascolo ben utilizzati rimandano ad un’economia attiva e alla<br />

disponibilità di alimenti, al contrario le superfici abbandonate o mal utilizzate (residui erbacei,<br />

incespugliamento) rimandano ad uno spreco di risorse dietro il quale l’esperienza atavica scorge<br />

inevitabilmente la carestia e le sue drammatiche conseguenza. Oltre a queste considerazioni di tipo<br />

“evoluzionistico” (legate cioè alla psicologia profonda dell’uomo plasmata in centinaia di migliaia di anni<br />

di evoluzione e non agli influssi della cultura) valgono ovviamente anche delle considerazioni culturali<br />

legate all’esperienza professionale e alle forme di partecipazione sociale. E’indubbio che gli operatori<br />

agricoli (e gli esperti agricoli) assegnino una maggior preferenza ai paesaggi più antropizzati mentre gli<br />

aderenti ad associazioni ambientaliste prediligano maggiormente paesaggi “naturali”. Queste influenze<br />

non spostano di molto la valutazione del pubblico “medio” rappresentato dei fruitori del paesaggio.<br />

Sono proprio le preferenze di questi ultimi che assumono rilevanza economica in quanto la preferenza<br />

estetica può rappresentare la motivazione di una escursione o di un viaggio o di un soggiorno e dare vita<br />

ad un flusso economico (servizi turistici di alloggio, ristorazione, trasporto con l’indotto da essi attivato).<br />

Non si deve ritenere che le motivazioni psicologiche dell’apprezzamento del paesaggio siano legate<br />

solamente al retaggio di uno stadio presistorico dell’esperienza umana o, comunque, di una realtà<br />

caratterizzata sino a pochi secoli fa dal confronto con i grandi predatori e con gli innumerevoli fattori di<br />

rischio (legati a fattori biologici e fisici) legati alla frequentazione di ambienti scarsamente antropizzati.<br />

La possibilità di cogliere con lo sguardo le caratteristiche del terreno e di prevenire le insidie nascoste<br />

dalla vegetazione conferisce un senso di sicurezza di tipo istintivo ma che trova motivazione anche in<br />

considerazioni effettuali: le erbe alte celano l’irregolarità del terreno e il procedere in queste condizioni<br />

può essere oggettivamente più rischioso (buche o ostacoli sulla superfici scarsamente visibili). Sui<br />

terreni non più sfalciati o pascolati il rischio di presenza (e quindi di incontro) con la vipera è reale. Nella<br />

svalutazione estetica del paesaggio non più oggetto di cure da parte dell’uomo la paura ancestrale del<br />

serpente si accompagna alla considerazione oggettiva circa l’aumento dei rettili. Al di là della presenza<br />

230

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!