Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
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• La transumanza<br />
a) eventi in coincidenza del passaggio (muscicali, culturali in genere)<br />
b) organizzazione di trekking (al seguito di mandrie/greggi)<br />
• La monticazione/demonticazione<br />
• La lotta delle “regine” (regiùre)<br />
• Fiere storiche (rievocazione)<br />
• Festa dell’alpeggio<br />
Attività dimostrative con animali (in azienda, in alpe, in piazza)<br />
• Mungitura (a/p)<br />
• Lavorazione del latte (a/p)<br />
• Tosatura (a)<br />
• Prove di lavoro con cani pastore (a)<br />
• Trasferimenti del bestiame (a)<br />
• Nutrire gli animali (p)<br />
• Caseificazione (a/p)<br />
a = assistere; p = provare<br />
Nell’estate 2003 saranno centinaia le manifestazioni turistiche (sopratutto in Trentino, ma in misura<br />
crescente anche in Lombardia, Veneto, Piemonte) che si svolgeranno presso le alpi pascolive utilizzate<br />
per il pascolo estivo del bestiame. Se si pensa che questa forma di “turismo rurale” è nata nel 1999 si ha<br />
un idea delle potenzialità di questo aspetto della multifunzionalità della zootecnia di montagna. Quanto<br />
alla sinergia turistica basta constatare come gli stessi esercizi alberghieri propongano pacchetti e weekend<br />
tematici in occasione delle più importanti manifestazioni (“Feste della transumanza”, “Feste<br />
dell’alpeggio”). In larga misura la chiusura del “circuito” (ossia la ricaduta a favore degli operatori<br />
<strong>zootecnici</strong> e <strong>pastorali</strong>) di queste iniziative è lasciata agli enti pubblici. In questo modo la filiera<br />
zootecnico-turistica è “lunga” e la ripartizione dei vantaggi poco efficiente dal momento che le attività<br />
di sostegno alla zootecnia di montagna, giustificate a livello locale dal suo ruolo ambientale, paesistico e<br />
direttamente turistico, interessano le aziende in modo ancora scarsamente correlato con la produzione<br />
di esternalità positive e “beni pubblici”. Non mancano, però, esempi di “filliere corte”. In Baviera in<br />
una località alpina gli albergatori si sono autotassati per garantire un contributo privato agli allevatori<br />
come remunerazione del mantenimento dell’attrattiva complessiva della località in buona misura legata<br />
al verde dei pascoli e alla presenza del bestiame. Nelle Alpi meridionali il Trentino e il Veneto vedono<br />
in attività in ciascuna realtà decine di agriturismi “di malga”. Ciò anche a particolari previsioni<br />
specifiche a favore dell’agriturismo in malga contenute nelle norme in vigore.<br />
La Malga Bragolina: un caso esemplare<br />
Nella Fig. viene riportato uno schema che illustra l’organizzazione dell’Agritur Malga Bragolina in comune di<br />
Trento. Questa struttura agrituristica rappresenta un esempio interessante di come le esigenze dell’attività di<br />
alpeggio e quelle dell’agriturismo possono essere soddisfatte con reciproco vantaggio.In questa malga si<br />
ritrovano diversi elementi che ne determinano l’attrattività dal punto di vista turistico:<br />
• presenza di animali di una razza autoctona dell’arco alpino (Rendena)<br />
• caseificazione sul posto e offerta di diversi tipi di formaggio (compresi i freschi)<br />
• visibilità degli animali<br />
• valorizzazione del contesto paesistico mediante la realizzazione di una terrazza-ristorante panoramica<br />
(ombreggiata da piante secolari: aceri di monte, tigli, faggi)<br />
• valorizzazione ludico-pedagogica dell’ambiente e degli animali<br />
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