08.06.2013 Views

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Ben diverso è il caso dell’avicoltura o della suinicoltura industrializzate.<br />

Nel caso della carne l’industria turistica per di più esprime una domanda particolare per alcuni tagli a<br />

discapito degli altri ponendo problemi per la commercializzazione delle carcasse. Pascual (1995) mette<br />

in evidenza come il turismo esprima una forte domanda, per quanto riguarda i tagli di carne suina, di<br />

prosciutti e di spalle, e di filetto per quanto riguarda la carne bovina. I produttori spagnoli avevano<br />

cercato di risolvere il problema congelando i filetti durante l’inverno, ma la disponibilità del medesimo<br />

prodotto surgelato a prezzi più bassi di origine olandese o ungherese aveva vanificato questa possibilità.<br />

Il medesimo autore osserva anche come le fluttuazioni dell’industria turistica di anno in anno<br />

comportino ulteriori difficoltà per le attività zootecniche che implicano cicli biologici lunghi.<br />

La civiltà del “tempo libero”<br />

Molte delle riflessioni sulla crescita della domanda di servizi e sulle forme che essa andrà assumendo nel<br />

prossimo futuro vertono sulla crescente disponibilità di “tempo libero” da parte degli individui delle<br />

società “avanzate”. Secondo una visione pessimistica la “liberazione dal lavoro” di buona parte della<br />

società, determinata dalla robotizzazione e informatizzazione, potrebbe implicare una rigida<br />

stratificazione sociale tra una minoranza attiva e una maggioranza con prevalente ruolo di consumo<br />

che, al fine di evitare tensioni sociali, dovrà essere “intrattenuta” in modo da dedicare passivamente il<br />

proprio “tempo libero” al consumo sottoponendosi ad una sorta di narcosi sociale somministrata dai<br />

“media”. A questa visione pessimistica (confortata dal carattere di molta produzione televisiva di<br />

“imbesuimento”) si può obiettare che se è vero che la produzione industrializzata di alimenti e di beni<br />

industriali (in particolare elettronici) assorbe in ragione di un aumento crescente della produttività<br />

sempre meno tempo di lavoro umano (liberando molte forze di lavoro da compiti manuali e anche dal<br />

lavoro non manuale ripetitivo) vi è un settore che può assorbire crescenti risorse umane liberate dal<br />

lavoro industriale.<br />

E’ il settore della protezione dell’ambiente (compresi i sistemi agricoli e <strong>zootecnici</strong> estensivi e secondo<br />

tecniche di agricoltura biologica), della cultura, del turismo, settori che si muovono in una dimensione<br />

“qualitativa” che contrasta e compensa la tendenza all’uniformazione e alla quantificazione.<br />

Questo settore è favorito dall’elasticità della domanda di questi beni e può quindi svilupparsi<br />

enormemente se la ricchezza sociale continuerà a crescere e se non interverranno nuove forme di forte<br />

sperequazione nella sua distribuzione. Nelle due ultime generazioni la ricchezza si è raddoppiata<br />

passando da una all’altra e anche se questo continuo aumento di ricchezza non è sempre percepito (in<br />

quanto nella valutazione della condizione personale pesa in modo fondamentale una componente<br />

comparativa) la maggior parte dei beni, in ragione della globalizzazione e dell’aumento della produttività<br />

fisica, sono sempre più a buon mercato. La difficoltà di cogliere l’aumento di ricchezza, a parte la<br />

gradualità del fenomeno (se si eccettua il terremoto sociale degli anni ‘60 del secolo scorso), è dovuta al<br />

fatto che sempre più beni “indispensabili” si aggiungono al nostro “paniere” e che sono cresciuti<br />

rispetto ai beni di consumo immediato e durevole quei servizi che assorbono molta mano d’opera e che<br />

teniamo in grande considerazione come “termometro” del nostro potere di acquisto (es. ristorante).<br />

La crescita del “consumo” di cultura, di ambiente, di ruralità è legata ad una ripartizione del surplus di<br />

potere di acquisto che si genera grazie alla perdita di valore dei beni di consumo di massa “tradizionali”.<br />

Questo surplus si può dividere tra beni industriali “innovativi”, servizi legati al “tempo libero” e<br />

prodotti di consumo “qualitativi”. Le difficoltà della domanda che attualmente conosce il sistema<br />

economico sono legate alla difficoltà di stimolare il mercato con i prodotti di una innovazione<br />

tecnologica che non può essere sempre mantenuto ai ritmi sostenuti degli ultimi dieci anni.<br />

La domanda di “tempo libero” può, però, orientarsi sia al puro “intrattenimento” che a consumi in<br />

grado di produrre socializzazione e arricchimento culturale. Se, da una parte le grosse concentrazioni di<br />

interessi che controllano le comunicazioni possiedono strumenti efficacissimi per indurre e orientare i<br />

nuovi consumi dall’altra, proprio come conseguenza della diffusione degli stili di vita (lavoro e<br />

consumo) legati alla nuove tecnologie, alla rapidità dei cambiamenti sociali, alla modificazione del tipo<br />

201

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!