Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
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Turismo sussidiario all’agricoltura o agricoltura sussidiaria al turismo?<br />
Da Rosenberg (op. cit.)<br />
“Ad Abriès il turismo non ha mantenuto le sue promesse iniziali. Non è più sussidiario all’agricoltura ,<br />
questa è anzi diventata sussidiaria al turismo ed è mantenuta in vita per essergli utile. Gli abriesini che<br />
vogliono continuare a fare i contadini sono arrabbiati e sdegnati che sia stato loro assegnato un ruolo di<br />
custodi del parco a vantaggio dei turisti. Inoltre essi sottolineano come il turismo sia una fonte di<br />
reddito persino più incerta dell’agricoltura. Anch’esso dipende dalle stagioni e dalle condizioni del<br />
tempo ma, a differenza del cibo, è qualcosa di cui si può fare a meno nei momenti di crisi economica.<br />
In ogni caso i funzionari agricoli del dipartimento continuano a promuovere il turismo quale unica<br />
soluzione per le regioni montane ‘arretrate’. Un agronomo che negli anni Cinquanta ha attivamente<br />
promosso le zone pilote del Queyras, adesso sostiene che in montagna l’agricoltura è impraticabile<br />
(intervista 1972). Il Queyras, che lui una volta considerava un modello di sviluppo agricolo, deve ora<br />
accontentarsi di soddisfare il bisogno di svago degli stressati abitanti delle città: ‘ l’agricoltore è il<br />
giardiniere della montagna: il turista vuole vedere un panorama diverso all’interno di un ambiente<br />
rurale’. “<br />
“I vecchi abitanti di Abriès stanno per essere sostituiti da quelli immigrati di recente, persone che hanno<br />
portato da fuori le proprie risorse e che hanno capacità e capitali per sfruttare a fini turistici la neve, il<br />
sole e il paesaggio. Questi non hanno ereditato gli accessi alla base produttiva precedente –terre e<br />
animali- ma hanno solo un bisogno limitato di accedere a quelle risorse e alla manodopera del villaggio.<br />
Necessitano solo di alcuni animali che d’estate mantengano bassa l’erba sulle piste da sci (un servizio<br />
che può essere reso dalle greggi transumanti che vengono da fuori) e di una manodopera stagionale<br />
poco retribuita (che non deve vivere per forza nel villaggio) Quindi la popolazione indigena è per molti<br />
aspetti irrilevante per la necessità della popolazione immigrata. La ragione principale della loro presenza<br />
nel villaggio sono il tempo e il paesaggio, non la capacità produttiva della terra.”<br />
Turismo e produzioni agro-alimentari<br />
Tra i fattori che scoraggiano l’industria alberghiera a rifornirsi presso i produttori agro<strong>zootecnici</strong> locali<br />
sono stati segnalati (Telfer e Wall, 1996):<br />
• preferenza del turista per i prodotti usualmente consumati;<br />
• prezzi inferiori dei prodotti importati;<br />
• desiderio degli hotels di disporre di alimenti di qualità igienica più sicura;<br />
• desiderio degli hotels di una continuità di approvvigionamento più affidabile e difficoltà o<br />
incapacità di produttori agricoli o intermediari commerciali di garantirlo ;<br />
• non conoscenza da parte dei managers delle strutture alberghiere dell’esistenza di produzioni<br />
locali;<br />
• incapacità dei produttori locali di modificare le produzioni tradizionali e di aumentare il volume<br />
di produzione;<br />
• mancanza di informazione da parte degli agricoltori circa le esigenze dell’industria alberghiera;<br />
• inibizioni al rapporto tra albergatori e agricoltori (diffidenza reciproca, barriere interculturali);<br />
Un elemento che inibisce fortemente lo sviluppo di una sinergia tra industria turistica e produzione<br />
agrozootecnica è legato alla stagionalità delle produzioni. Anche la zootecnia nella sua componente<br />
estensiva (quella che risulta più interessante valorizzare da questo punto di vista) è fortemente<br />
condizioanata al ciclo stagionale (attraverso il ciclo vegetativo dei pascoli naturali e semi-naturali).<br />
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