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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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L’acidosi si manifesta in due forme: acuta: secondo la gravità della situazione, si può avere morte improvvisa<br />

degli animali, ruminiti, stasi ruminale, grave inappetenza, ascessi epatici. A causa della forte caduta del pH, il<br />

rivestimento della parete ruminale è danneggiato, con distruzione delle papille ed infiammazioni della mucosa<br />

abomasale ed intestinale. subclinica: nella forma cronica l’acidosi presenta sintomi meno evidenti, ma altrettanto<br />

pericolosi, anche per la difficoltà di diagnosticarli in tempi brevi; in effetti, la risposta più chiara dell’animale a<br />

questo disordine metabolico è data dalla ridotta assunzione di cibo e da una caduta produttiva, con alterazione<br />

delle caratteristiche qualitative del latte (calo del tenore di grasso). A tutto ciò si associa spesso una scarsa<br />

condizione fisica, nonostante l'apporto energetico adeguato della razione, la comparsa di diarrea e di laminite.<br />

L'’acidosi cronica è la diretta conseguenza dell'aumento di concentrazione energetica della razione, effettuata per<br />

sostenere le alte produzioni delle bovine. Durante il periodo di transizione dall’alimentazione della vacca asciutta<br />

a quella di lattazione e nei primi 50 giorni di lattazione, la bovina è sottoposta a notevoli cambiamenti fisiologici e<br />

gestionali che possono favorire l'insorgenza dell’acidosi.Durante il periodo dell'asciutta, infatti, le razioni<br />

prevalentemente composte da foraggio e con scarsa concentrazione energetica influenzano la composizione della<br />

microflora batterica, con il calo numerico dei microorganismi produttori d'acido lattico e di quelli capaci di<br />

convertirlo in acido acetico e propionico.Inoltre c'è anche una diminuzione della lunghezza delle papille ruminali<br />

e della capacità assorbente della mucosa stessa (l'area assorbente ruminale può ridursi fino al 50%). Se al<br />

momento del parto e nei primi giorni di lattazione la bovina è riportata bruscamente ad un'alimentazione basata<br />

su notevoli quantità di carboidrati fermentescibili si svilupperà acidosi, poiché la popolazione microbica capace di<br />

convertire l’acido lattico risponde molto più lentamente di quella produttrice ai cambiamenti della razione. Oltre<br />

a ciò, viene a ridursi la produzione di saliva legata alla fibrosità della razione e di conseguenza il potere tampone<br />

che minimizza la diminuzione del pH ruminale. Influsicono sulla comparsa dell’acidosi:<br />

• il tipo di amido e i trattamenti della granella;<br />

• la quantità di foraggio;<br />

• la frequenza di distribuzione dell’alimento<br />

La laminite (affezione della lamina cornea che costituisce la superficie plantare dell’unghione) è considerata una<br />

delle più frequenti malattie podali dei bovini. E’ un’ affezione asettica dei provocata dalla gestione alimentare. L’<br />

abbassamento del pH ruminale e ad un successivo stato d'acidosi generale dell'organismo provoca un’ aumento<br />

della pressione ematica, aggravato dall'immissione in circolo d'istamina ed endotossine. Il risultato di questo<br />

processo infiammatorio è in ultima analisi la compromissione delle pareti dei vasi sanguigni, con edema e<br />

iperemia dei tessuti del piede. L’unghione perde la sua compattezza, con comparsa sulla suola di zone<br />

emorragiche circoscritte, un terreno ottimale di crescita per lo sviluppo di molti batteri anaerobici.<br />

La dislocazione dell'abomaso causa notevoli perdite economiche, sia per il costo del trattamento<br />

(prevalentemente chirurgico) che per le perdite di produzione e per l'eliminazione precoce di soggetti. La<br />

dislocazione si verifica quando l’ abomaso si sposta dalla sua collocazione normale, nella parte ventrale destra<br />

dell'addome, verso il lato sinistro ( più frequentemente) o destro dell'animale; può essere ulteriormente aggravata<br />

dalla torsione dell'organo. Circa l’ 80 % delle dislocazioni si verificano entro il primo mese dal parto. La<br />

dislocazione dell'abomaso - che per semplicità chiameremo DA - è un problema multifattoriale, le cui cause<br />

possono ricercarsi nell'alimentazione, nella gestione aziendale e in fattori individuali. La ridotta ingestione di<br />

sostanza secca riduce il grado di riempimento del rumine facilitandone lo spostamento dell’abomaso sotto il<br />

rumine. Forti distribuzioni di cereali o concentrati nell’ultima fase di gravidanza, effettuate per preparare la vacca<br />

alla lattazione, favoriscono il calo nell'assunzione di sostanza secca e nel grado di riempimento del rumine,<br />

aumentando inoltre le concentrazioni ruminali di acidi grassi volatili. L’eccesso di questi acidi, non assorbito dal<br />

rumine, passa nell'abomaso, deprimendone la motilità e le contrazioni; bisogna inoltre tener conto che razioni ad<br />

alta percentuale di concentrati portano ad un incremento nella produzione di gas, causa ulteriore di atonia. Un’<br />

adeguato strato di fibra nel rumine cattura la granella dei cereali, facendo sì che la fermentazione avvenga nella<br />

metà superiore del rumine e garantendo un assorbimento ottimale degli acidi grassi volatili. Per garantire la<br />

formazione di questo “letto” è necessario distribuire quotidianamente alla bovina almeno 4,5 kg. di ottimo fieno<br />

lungo, per i ben noti vantaggi che questo comporta per la ruminazione, per la motilità ed il grado di pienezza<br />

ruminale.<br />

La sindrome della vacca grassa è un’altra dismetabolia tipica delle bovine ad alta produzione; frequentemente si<br />

presenta associato a chetosi e dislocazione dell'abomaso, soprattutto in animali obesi nell’ultima fase di lattazione<br />

o in asciutta. In questo caso infatti, gli acidi grassi sintetizzati nel fegato vengono accumulati come trigliceridi nei<br />

tessuti adiposi corporei. Quando esistano condizioni di accresciuta richiesta energetica non supportata da<br />

un’adeguata assunzione di sostanza secca (come appunto nell'immediato postparto), i trigliceridi del tessuto<br />

adiposo vengono convertiti in glicerolo e NEFA (acidi grassi non esterificati). Queste sostanze sono<br />

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