Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
zona capi/ha pianura 15-20 colline fertili con pascoli e boschi 6-8 collina poco fertile 1-3 montagna < 1.500 m 0,1-1 Negli allevamenti vi è la presenza di un maschio ogni 10-20 femmine. Il parto avviene a 2 anni (le femmine non devono essere coperte prima dell’anno e devono aver superato i 70 kg di peso vivo). Il grosso costo di impianto è costituito dalle recinzioni che devono essere realizzate con rete metallica alta almeno 1,4-1,6 m con tre fili metallici stesi al di sopra (il più alto a non meno di 180 cm dal suolo). Il filo elettrico ,alla sommità può essere elettrificato e un filo parimenti elettrificato può essere collocato all’esterno per evitare l’ingresso di randagi o predatori. Il perimetro della recinzione non deve presentare angoli acuti (i selvatici sono preda del panico quando chiusi in un angolo). I pali di sostegno della rete devono essere piantati a distanza di 6 (massimo 8) metri al fine di ridurre l’elasticità della recinzione che potrebbe risultare motivo di gravi lesioni nel caso di animali che si lanciassero contro la rete; devono essere interrati per 70 cm e emergere 2 m fuori terra. In un allevamento deve essere presente una struttura specializzata per la cattura degli animali costituira da un recinto circolare a pareti piene e lisce e possibilmente coperto con delle porte ad orologio che consentono di spostare gli animali da un apertura all’altra del “corral”. Le aperture corrispondono a diversi recinti e in questo modo gli animali possonoe essere spostati da un settore all’altro dell’allevamento. Il “corral” termina con un corridoio di cattura dove l’animale può essere immobilizzato o catturato in apposite casse per il trasporto in altra zona dell’allevamento o verso altri allevamenti. Deve essere particolarmente curata l’alimentazione (con concentrati) dei maschi, specie dopo le monte. Foraggiamento degli animali selvatici Nell’ambito degli allevamenti sono utilizzate delle strutture con tettoia, rastrelliera per il fieno e mangiatoia per la somministrazione del concentrato. Le stesse sono (o meglio erano) utilizzate anche nelle aree di ripopolamnento e di gestione faunistica sino a quando si è instaurato un criterio più “naturalistico” che ha teso ad escludere dalla gestione delle popolazioni selvatiche il ricorso sistematico al foraggiamento. La concentrazione degli animali presso le rastrelliere del fieno determina infatti una concentrazione pericolosa per la trasmissione dei parassiti. Queste strutture, in ogni caso, dovrebbero essere colocate in zone soleggiate e da dove gli animali possono controllare i dintorni, non dovrebbero consentire a più di 15 capi di alimentarsi contemporaneamente. Qualora il foraggiamento venga eseguito è più opportuno effettuarlo in autunno con forraggi grossolani. In inverno gli animali presentano metabolismo rallentato e utilizzano le scorte di grasso accumulate durante la buona stagione; inoltre il volume del rumine è ridotto tanto da non consentire di utilizzare i fieni e altri foraggi grossolani. Tabella. Coefficienti per il calcolo del carico di bestiame Categoria di bestiame UB A Bovini oltre 2 anni 1,0 Equini oltre 6 mesi 1,0 Bovini da 6 mesi a 2 0,6 anni Pecore e capre 0,15 196
Polifunzionalità agrozootecnica, turismo rurale, cultura. Introduzione A differenza dell’agricoltura industrializzata l’agricoltura intesa come attività integrata e multifunzionale, cardine di uno sviluppo rurale rispettoso dell’ambiente e della realtà socio-culturale del territorio, non è indirizzata alla produzione di materie prime per l’industria alimentare, ma alimenta circuiti agroartigianali di nicchia la cui redditività è condizionata ad un rinforzo reciproco con l’attività turistica. L’agricoltura territoriale mantiene l’identità del paesaggio rurale, conserva spazi ricreativi, fornisce elementi di attrattività e interesse diretto (prodotti di qualità specifica, architetture, razze di animali), fornisce strutture di ospitalità, mette a disposizione servizi di vario tipo per il turista (noleggio di cavalli) e strutture e capacità professionali per l’organizzazone di attività dimostrative e didattiche. Tutto ciò non ha valore solo per le “aree marginali”, ma anche per le zone di agricoltura “forte” e industrializzata dove le pressioni a favore di un orientamento ecocompatibile e la riduzione del sostegno pubblico inducono a riorientarsi verso modelli territoriali sostenibili. Spostando la focale dall’agroindustria allo sviluppo territoriale e alla multifunzionalità il turismo rappresenta il referente cui l’azienda agricola ma, soprattutto, chi si occupa di sviluppo rurale e valorizzazione territoriale, deve orientarsi. La conoscenza di alcuni elementi conoscitivi di scienza turistica e socioantropologia del turismo sono a questo punto altrettanto importanti della conoscenza delle proprietà nutritive degli alimenti e delle altre determinanti della qualità dei prodotti di origine animale per chi si occupa di sistemi agrozootecnici territoriali. Agricoltura e turismo Il turismo è legato all’agricoltura in molti modi. L’agricoltura produce condizioni (basti pensare al paesaggio) che rappresentano una materia prima dell’attività turistica, ma prima di tutto l’agricoltura fornisce materie prime. La ripartizione del valore aggiunto dei prodotti finali tra agricoltura e industria rappresenta ovviamente un punto cruciale. Nel mondo le attività agricole (comprese quelle forestali e della pesca) rappresentano circa un terzo dell’indotto dell’attività industria turistica (Belisle, 1983). Questa realtà trova riscontro anche sul piano in Italia e in Europa. Già ora in Europa l’industria turistica è superata in importanza solo da quella petrolifera e automobilistica; in Italia La spesa dei turisti in Italia nel 1998 è ammontata a 130 milioni di Euro e ha contribuito all’occupazione di 2.000.000 di addetti 50 . Cosa comporta ciò per l’agricoltura? Di questa spesa, però, solo 23 mld di Euro (il 18%) è stata introitata dall’industria turistica (alberghi e pubblici esercizi) mentre ben 10 mld di Euro sono stati speso per prodotti dell’agricoltura (8%) che però ha partecipato all’indotto turistico con il 21% dell’occupazione indotta (380.000 addetti). Il 12% del valore della produzione e il 5% dell’occupazione indotte è stato rappresentato dall’industria alimentare. Lombardia regione turistica? Una volta stabilito che l’industria turistica in Italia è (e sarà probabilmente ancora di più in futuro) uno dei pilastri del sistema economico, ai fini delle considerazioni sul rapporto agricoltura-turismo è 50 da: Castoldi G., Manuale di Tecnica Turistica e amministrativa, Milano, 2000 cit.da R. Lavarini op. cit. 197
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zona capi/ha<br />
pianura 15-20<br />
colline fertili con pascoli e boschi 6-8<br />
collina poco fertile 1-3<br />
montagna < 1.500 m 0,1-1<br />
Negli allevamenti vi è la presenza di un maschio ogni 10-20 femmine. Il parto avviene a 2 anni (le<br />
femmine non devono essere coperte prima dell’anno e devono aver superato i 70 kg di peso vivo).<br />
Il grosso costo di impianto è costituito dalle recinzioni che devono essere realizzate con rete<br />
metallica alta almeno 1,4-1,6 m con tre fili metallici stesi al di sopra (il più alto a non meno di 180<br />
cm dal suolo). Il filo elettrico ,alla sommità può essere elettrificato e un filo parimenti elettrificato<br />
può essere collocato all’esterno per evitare l’ingresso di randagi o predatori. Il perimetro della<br />
recinzione non deve presentare angoli acuti (i selvatici sono preda del panico quando chiusi in un<br />
angolo). I pali di sostegno della rete devono essere piantati a distanza di 6 (massimo 8) metri al fine<br />
di ridurre l’elasticità della recinzione che potrebbe risultare motivo di gravi lesioni nel caso di<br />
animali che si lanciassero contro la rete; devono essere interrati per 70 cm e emergere 2 m fuori<br />
terra. In un allevamento deve essere presente una struttura specializzata per la cattura degli animali<br />
costituira da un recinto circolare a pareti piene e lisce e possibilmente coperto con delle porte ad<br />
orologio che consentono di spostare gli animali da un apertura all’altra del “corral”. Le aperture<br />
corrispondono a diversi recinti e in questo modo gli animali possonoe essere spostati da un settore<br />
all’altro dell’allevamento. Il “corral” termina con un corridoio di cattura dove l’animale può essere<br />
immobilizzato o catturato in apposite casse per il trasporto in altra zona dell’allevamento o verso<br />
altri allevamenti. Deve essere particolarmente curata l’alimentazione (con concentrati) dei maschi,<br />
specie dopo le monte.<br />
Foraggiamento degli animali selvatici<br />
Nell’ambito degli allevamenti sono utilizzate delle strutture con tettoia, rastrelliera per il fieno e<br />
mangiatoia per la somministrazione del concentrato. Le stesse sono (o meglio erano) utilizzate<br />
anche nelle aree di ripopolamnento e di gestione faunistica sino a quando si è instaurato un criterio<br />
più “naturalistico” che ha teso ad escludere dalla gestione delle popolazioni selvatiche il ricorso<br />
sistematico al foraggiamento. La concentrazione degli animali presso le rastrelliere del fieno<br />
determina infatti una concentrazione pericolosa per la trasmissione dei parassiti. Queste strutture, in<br />
ogni caso, dovrebbero essere colocate in zone soleggiate e da dove gli animali possono controllare i<br />
dintorni, non dovrebbero consentire a più di 15 capi di alimentarsi contemporaneamente. Qualora il<br />
foraggiamento venga eseguito è più opportuno effettuarlo in autunno con forraggi grossolani. In<br />
inverno gli animali presentano metabolismo rallentato e utilizzano le scorte di grasso accumulate<br />
durante la buona stagione; inoltre il volume del rumine è ridotto tanto da non consentire di utilizzare<br />
i fieni e altri foraggi grossolani.<br />
Tabella. Coefficienti per il calcolo del carico di bestiame<br />
Categoria di bestiame UB<br />
A<br />
Bovini oltre 2 anni 1,0<br />
Equini oltre 6 mesi 1,0<br />
Bovini da 6 mesi a 2 0,6<br />
anni<br />
Pecore e capre 0,15<br />
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