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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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Danni forestali +++ + +<br />

Danni agricoli +++ +<br />

Competizione con animali domestici bovini ovicaprini<br />

Qualora si consideri che l’apertura della caccia ad una determinata specie ungulata cacciabile in un<br />

CAC spesso non viene concessa fin tanto che non si sono raggiunte le densità massime indicate<br />

nella Tab. e che la percentuale di prelievo spesso non raggiunge il 5% ci si rende conto del perché i<br />

danni agroforestali e gli incidenti stradali (determinati dalla collisione delle autovetture con gli<br />

ungulati selvatici, o al tentativo di evitare la collisione stessa) in molte valli alpine lombarde sono<br />

cresciuti in modo a volte intollerabile sino a far sorgere localmente dei Comitati spontanei di<br />

residenti per protestare contro i danni prodotti dai cervi e per chiedere la riduzione della loro<br />

densità.<br />

E’interessante notare come nel caso del cervo l’interesse dei praticanti l’attività venatoria<br />

(interessatia ad un prelievo consistente) coincida con quello delle popolazioni locali mantre nel caso<br />

del cinghiale (introdotto dai cacciatori in zone dove la loro presenza è poco sostenibile) questi<br />

interessi divergano dal momento che i non cacciatori (escursionisti, agricoltori, residenti che<br />

coltivano orti e frutteti ai margini dei villaggi, cercatori di funghi) sono concordi nel chiedere<br />

l’eradicazione della specie non slo in ragione dei gravi danni alle coltivazioni, ai pascoli, ai prati ma<br />

anche in ragione del pericolo costituito dal comportamento aggressivo delle scrofe che, in caso di<br />

disturbo accidentale della nidiata da parte dell’uomo non esitano ad attaccarlo con consegueze<br />

potenzialmente molto pericolose.<br />

I diversi impatti degli ungulati selvatici sull’ambiente agroforestale sono legati al comportamento<br />

alimentare e riproduttivo delle diverse specie e al diverso habitat. Il cervo trova il suo habitat nelle<br />

zone di media e alta montagna; in estate sale sino a 2.400 e in inverno resta prevalentemente in un<br />

range altimetrico tra gli 800 e i 1.500 m. Il cervo esige un bosco rado, senza sottobosco arbustivo e<br />

presenza di rampicanti che in considerazione della taglia e della presenza dei palchi nei maschi<br />

ostacolano la sua progressione. E’evidente che le boscaglie di transizione o non suscettibili per<br />

condizioni di fertilità, umidità ecc. di evolversi ad alto fusto, i boschi degradati non sono in grado di<br />

ospitare popolazioni di una qualche consistenza. I boschi puri di conifere non rappresentano certo<br />

l’habitat ideale per il cervo (la presenza ottimale di conifere non dovrebbe superare il 20%). Il cervo<br />

predilige il pascolo erbaceo e ciò spiega perché nell’ambito del territorio oltre alle aree boscate,<br />

indispensabili come aree di rifugio, devono essere presente ampie radure o l’alternanza di superfici<br />

boscate ed a copertura erbacea. E’importante anche la disponibilità di fonti di abbeverata. Il<br />

capriolo può occupare ambienti più differenziati tanto da poter insediarsi anche nelle zone di<br />

pianura e collina laddove sussistano boschetti, filari di essenze arboree ed arbustive; per queste<br />

ragioni la sua presenza nell’europa centrale è abbondante anche nell’ambito dei territori agricoli di<br />

pianura laddove il paesaggio agrario ha conservato elementi di naturalità. L’habitat ideale del<br />

capriolo è comunque quello della media montagna con prevalenza di bosto misto di latifoglie e<br />

conifere. Si adatta anche alle condizioni della bassa e alta montagna in relazione alla presenza del<br />

cervo che in quanto specie dominante tende a scacciarlo. Il capriolo è un animale che soffre molto<br />

per il disturbo antropico; molti soggetti finiscono vittima di incidenti stradali o dei cani randagi.<br />

Fuggendo in preda al panico i capriolo possono risultare vittima dell’infarto o di gravi incidenti<br />

traumatici. Il capriolo rappresenta la tipica specie “browser” termine inglese che indica in<br />

contrapposizione al pascolo erbaceo (“grazing”) il comportamento alimentare “browsing” (tradotto<br />

in modo non preciso con “brucare”) di quegli animali che si alimentano di numerose essenze (in<br />

prevalenza arboree ed arbustive) “spizzicando” pochi bocconi da una pianta per passare dopo pochi<br />

attimi ad un’altra ed ad un’altra ancora. Il capriolo, pur anch’esso ruminante, ha rispetto al cervo ha<br />

un apparato digestivo di minor mole e un transito digestvo più rapido che lo spinge ad utilizzare<br />

alimenti di maggiore densità nutritiva. Si spiega così la preferenza per i germogli, per le foglie verdi<br />

di essenze arboree ed arbustive ricche di zuccheri, grassi, proteine (il cervo in ragione della sua<br />

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