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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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• rimboschimenti monoculturali (“poveri” dal punto di vista alimentare)<br />

• distruzione dei boschi di ripa nei fondovalle a causa della bonifica agricola e dell’edificazione;<br />

• distruzione delle aree di svernamento<br />

La conseguenza di questi squilibri è rappresentata dall’aumento dei danni agricoli prodotti da questi<br />

animali che, alla fine dell’inverno e in primavera, scendono nei coltivi, vigneti, orti. La gravità del<br />

problema del reperimento alimentare nelle stagioni “critiche” è tale che sono stati segnalati casi di<br />

camosci avvelenati per il consumo di Prunus laurocerasus. Tale essenza estranea all’ambiente<br />

alpino -e quindi non riconosciuta come velenosa dagli animali- è ampiamente utilizzata per la<br />

realizzazioni di siepi sempreverdi caratterizzate da foglie lucenti color verde brillante 49 . Il Prunus<br />

laurocerasus contiene in tutte le sue parti acido prussico ed è sufficiente il consumo di poche foglie,<br />

non a caso utilizzate in passato come insetticida, per determinare la morte di un camoscio.<br />

E’evidente che ci si trova di fronte ad una densità agro-forestale (DAF)eccessiva, anche senza che<br />

sia statto reggiunto il limite della densità biologica (DB) massima . Mentre quest’ultima è definita<br />

in termini biologici come il limite oltre il quale non sono più ottimizzate le possibilità riproduttive e<br />

la capacità di adattamento alle variazioni ambientali la DAF rappresenta un criterio di<br />

pianificazione della gestione territoriale che presuppone delle scelte di natura tecnico-economica; si<br />

tratta di definire qual’è il limite di “tollerabilità” del danno agro-forestale (o della competizione con<br />

le specie domestiche). La DB è definita in base ad alcuni indicatori della “salute” della popolazione.<br />

L’eccessiva densità porta ad una competizione intraspecifica ed interspecifica (non va dimenticato<br />

che vi sono rapporti di competizione per lo stesso territorio tra specie diverse, per esempio tra cervo<br />

e capriolo) per le risorse alimentari e per i territori di riproduzione (nel caso della femmina la<br />

competizione si attua per le zone di parto e porta i soggetti di minor rango a scegliere zone di<br />

partosfavorevoli con la conseguente maggior mortalità). Oltre alla mortalità in una popolazione<br />

eccessiva rispetto alle risorse del territorio si osserva una riduzione del peso vivo, uno sviluppo<br />

carente dei palchi, l’aumento delle tare, la riduzione della natalità, la diminuzione dell’incremento<br />

annuo della popolazione.<br />

Oltre al danno agricolo e forestale l’aumento a volte vertiginoso delle popolazioni di ungulati<br />

selvatici (passati da 0 a centinaia di capi nell’ambito di piccole vallate) ha iniziato a rappresentare<br />

un elemento di interazione a volte negativa con l’attività zootecnica e pastorale. Se è vero che lo<br />

sviluppo delle popolazioni dei grandi erbivori selvatici sulle Alpi è legato alla riduzione del grado<br />

di antropizzazione e del carico animale allevato in rapporto alla SAF è anche vero che in<br />

determinati momenti stagionali o in determinati contesti territoriali così come si può verificare una<br />

grave incidenza di danno forestale da parte dei selvatici (sino ad impedire la rinnovazione naturale<br />

della foresta) è anche vero che si può determinare localmente una competizione alimentare tra<br />

erbivori domestici e selvatici e, fatto ancor più degno di attenzione, un forte rischio di trasmissione<br />

incrociata di malattie parassitarie ed infettive.<br />

Si deve tenere bene presente che l’attuale densità delle popolazioni di erbivori domestici è legata ad<br />

una riduzione del grado di antropizzazione ma è indubbio che la sopravvivenza di attività agricole e<br />

zootecniche si dimostra cruciale per il sostentamento delle medesime. I cervi rappresentano una<br />

specie che utilizza di preferenza essenze erbacee. I pascoli e i prati-pascoli (questi ultimi presenti ad<br />

altitudini meno elevate e quindi preziosa risorsa alimentare in primavera ed in autunno) sono<br />

indispensabili per le popolazioni di cervi laddove non sono (o non sono più) presenti formazioni<br />

erbacee naturali a media e bassa quota (tipicamente brughiere e zone umide). Non è raro osservare<br />

gruppi anche numerosi di cerve che pascolano durante le ore serali e notturne pascoli e prati<br />

falciabili. Anche il capriolo in primavera prima che le gemme delle essenze arboree iniziano a<br />

rigonfiarsi e ad aprirsi trova un’essenziale forma di sostentamento nel ricaccio erbaceo dei pratipascoli<br />

(Ramanzin et al., 1999). Di fronte ad un totale abbandono delle attività agricole e<br />

49 L’avvelenamento da Prunus laurocerasus rappresenta un esempio interessante dele conseguenze dell’introduzione di<br />

specie vegetali esotiche ma anche della scarsa cultura del verde ornamentale che orienta le proprie preferenze verso<br />

poche essenze possibilmente sempreverdi, di facile manutenzione ed esotiche.<br />

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