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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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presenza del lupo è ormai consolidata indica che il sistema pastorale risulta profondamente<br />

modificato (maggiore necessità di custodia, allestimento di recinzioni) secondo modalità che<br />

potrebbero anche essere accettabili ma che non sono prive di conseguenze potenzialmente negative<br />

(restringimento delle aree di pascolamento e quindi più problematica gestione delle restituzioni di<br />

fertilità). A differenza del lupo, che si è diffuso in modo spontaneo in relazione a decennali<br />

modificazioni del territorio e, sopratutto, del grado di antropizzazione, nel caso della lince e<br />

dell’orso il “ritorno” di questi grandi predatori è almeno in parte legato a reimmissioni che rischiano<br />

di creare delle forzature e dei conflitti anche gravi tra diversi interessi che rischiano di assumere<br />

connotati ideologici. In Svizzera la reintroduzione della lince ha determinato un forte conflitto tra<br />

“ecologisti” e pastori e si sono registrati episodi di avvelenamento di linci. In Francia, nel Giura,<br />

l’introduzione di linci in Svizzera nella zona di confine ha avuto per conseguenza centinaia di casi<br />

di predazione. In Lombardia la lince è stata segnalata nelle zone limitrofe al Canton Ticino, In Val<br />

Seriana e nell’Alto Garda. La diffusione della Lince (Felis linx) nelle Alpi centrali e occidentali non<br />

segna comunque grandi progressi, non tanto a causa del bracconaggio da parte dei pastori, quanto<br />

per il comportamento territoriale di questo felino notturno che necessita di un vastissimo territorio<br />

di caccia e di riproduzione. La frammentazione dell’habita legata all’antropizzazione delle Alpi<br />

rende difficile pensare ad una crescita della popolazione di linci e, a fronte dell’impegno sin troppo<br />

zelante dei programmi di reintroduzione svizzeri si deve registrare un almeno parziale insuccesso.<br />

L’impatto della lince sui sistemi <strong>pastorali</strong> in relazione al comportamento solitario dell’animale è<br />

limitato ai piccoli greggi con scarsa e nessuna custodia.<br />

In Norvegia, paese di cui nessuno mette in dubbio la sensibilità ecologica, la frequenza di<br />

predazione di ovini da parte dei lupi ha determinato l’avvio di un piano di abbattimenti nelle regioni<br />

montagnose al confine con la Svezia dove la predazione del lupo ha parimenti raggiunto<br />

parimententi un’incidenza di un certo rilievo. In Svizzera la presenza di lupi nel Vallese risale al<br />

1995; più recentemente essa è stata accertata nel Canton Ticino e nei Grigioni. Nel 2000-2001 sono<br />

stati avvistati lupi anche nelle zone lombarde limitrofe al Ticino e ai Grigioni meridionali del<br />

Ceresio e del Lario. Nella primavera del 2001 è stata con sicurezza accertata la cresenza di un<br />

giovane maschio in Val Bregaglia, valle grigionese a Sud delle Alpi a poca distanza da Chiavenna<br />

(So) e che lascerebbe supporre una prossima avanzata verso l’Engadina. In questo caso non si tratta<br />

di segnalazioni non confermate di sporadice denunce di predazione di ovini. L’esame degli ovini<br />

uccisi e il calco delle impronte lasciate nella neve dal soggetto non hanno lasciato dubbi e il<br />

Servizio caccia del Cantone ha stabilito l’abbattimento dell’animale avendo superato il numero di<br />

prede ovine la soglia massima di 50 prevista dalla normativa vigente. Il lupo della Bregaglia è il<br />

terzo abbattuto in Svizzera negli ultimi anni. Nella primavera del 2003 il parlamento svizzero ha<br />

respinto di misura una proposta del Cantone dei Grigioni tendente a depennare dall’elenco delle<br />

specie protette il lupo. Il motivo per il quale la proposta è stata respinta è da ricercarsi nell’adesione<br />

della Svizzera alle convenzioni europee di protezione della fauna selvatica ma, a dimostrazione<br />

della serietà del problema il parlamento si è impegnato a ricercare soluzioni per tutelare l’attività<br />

pastorale.<br />

Non minori problemi e perplessità solleva la presenza dell’orso. Se è vero che questo plantigrade si<br />

ciba prevalentemente di alimenti di origine vegetale e che componente animale è rappresentata per<br />

lo più da resti di animali morti, per lo più di piccoli mammiferie da insetti, non si può dimenticare,<br />

però, che la dieta dell’orso, sia pure in piccola parte, comprende animali domestici, prevalentemente<br />

pecore (ma possono anche essere attaccati giovani bovini). La predazione si verifica dove vi sono<br />

greggi numerose ed incustodite. Si deve osservare che se gli animali domestici rappresentano una<br />

fonte alimentare secondaria per l’orso è anche vero che la predazione comporta l’uccisione di un<br />

numero molto più elevato di soggetti rispetto a quelli che l’orso utilizza e che delle carcasse<br />

abbattute viene utilizzata solo una piccola parte corrispondente ad organi interni. E’ quindi<br />

abbastanza fuorviante citare studi sulla composizione percentuale della dieta dell’orso per cercare di<br />

minimizzare l’impatto predatorio sugli animali <strong>zootecnici</strong>. Quando l’orso assale il gregge con gli<br />

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