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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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urbanocentrica, slegata dall’esperienza storica delle comunità rurali ed anzi ad essa contrapposta, e<br />

una grave ignoranza dei concreti problemi del territorio. Possiamo bene immaginare quali<br />

campagne verrebbero scatenate in caso di una gestione faunistica che prevedesse l’abbattimento dei<br />

grandi predatori! Ma da qui nasce la diffidenza e la contrarietà anche di coloro che accetterebbero di<br />

buon grado l’arricchimento dell’ambiente con questa fauna se fosse accompagnato da alcune<br />

garanzie. Garanzie che solo la revisione dello status di fauna super-protetta potrebbe introdurre.<br />

Il problema della gestione dei grandi predatori deve comunque essere affrontato anche sul versante<br />

della gestione dei sistemi <strong>pastorali</strong> al fine di definire le condizioni e di una “convivenza” tra le<br />

attività <strong>pastorali</strong> e i predatori stessi. Le soluzioni prospettate (a volte con un certo semplicismo)<br />

rischiano di eludere i problemi aggravando la sfiducia degli allevatori che possono essere indotti a<br />

“farsi giustizia da sé”. Tra le soluzioni prospettate per la difesa delle greggi mantenute in condizioni<br />

di allevamento estensivo sono state proposte e attuate alcune misure la cui efficacia può aumentare<br />

se esse vengono adottate congiuntamente: l’utilizzo del cane mastino abruzzese, l’impiego di reti<br />

elettrificate, il raggruppamento dei piccoli greggi, l’impiego di avvisatori ottici ed acustici. Questi<br />

mezzi comunque non in grado di sostituire in termini di efficacia nella difesa dai predatori la<br />

custodia da parete dell’uomo.<br />

L’utilizzo di cani appositamente addestrati è stato sperimentato sia nel caso della predazione da<br />

parte del lupo che da parte dell’orso dalla Norvegia ai Pirenei, dalle Alpi francesi alla Slovenia. La<br />

difesa efficace presuppone comunque la presenza di un numero non esiguo di soggetti ben<br />

addestrati. Quando il pastore è presente i cani difendono efficacemente il gregge, meno quando il<br />

gregge è affidato alla sola loro custodia con una presenza saltuaria dell’uomo; inoltre il cane<br />

mastino quando non interviene prontamente il pastore può produrre traumi e ferite alle pecore per<br />

interventi troppo energici. La scelta dei soggetti da impiegare e il mantenimento di un contatto con<br />

l’uomo è importante anche per evitare rischi per le persone che possono venire a contatto dei cani<br />

posti a difesa delle greggi. Alcuni soggetti per indole o per insufficientemente addestramento e<br />

controllo, manifestano comportamenti aggressivi con le pecore e con l’uomo. In Francia dove, dal<br />

1993 al 2000 si sono registrate 7.000 uccisioni di pecore il mastino Abruzzese ha trovato largo<br />

impiego confermando la propria efficacia, ma anche mettendo in evidenza alcuni effetti negativi<br />

collaterali non trascurabili: a causa del rischio di comportamenti aggressivi nei confronti dell’uomo<br />

i pastori cercano di evitare le zone frequantate dagli escursionisti mentre il forte istinto di caccia<br />

della razza rischia di creare situazioni conflittuali con i cacciatori. Particolarmente perseguitate e<br />

predate dai mastini risultano le marmotte mentre non è trascurabile il disturbo all’altra fauna<br />

selvatica.<br />

Quanto poi alle recinzioni elettriche e al raggruppamento delle greggi si tratta di una soluzione non<br />

sempre applicabile e non sempre efficace, per non parlare del ricovero notturno in ovili che<br />

stravolgerebbe completamente i sistemi di allevamento limitando in modo considerevole la<br />

possibilità di utilizzazione dei pascoli montani. La presenza del lupo sulle Alpi marittime ha già<br />

modificato la gestione dei greggi nelle vallate del cuneese mettendo in evidenza la difficoltà di una<br />

ottimale utilizzazione dei pascoli in presenza di greggi di grandi dimensioni. In Francia nelle aree<br />

con presenza del lupo il pascolo notturno non è più possibile e i pastori devono mantenere le greggi<br />

presso le baite. Ne deriva un peggiore utilizzo del pascolo specie nelle giornate calde quando le<br />

pecore, in assenza dei lupi, potevano pascolare nelle ore più fresche della sera recuperando il tempo<br />

trascorso in inattività durante le ore più calde.<br />

Se il pascolo di greggi di grandi dimensioni anche su superfici limitate può avere effetti positivi<br />

sulla fertilizzazione di pascoli magri da recuperare il confinamento notturno presso le stesse aree<br />

“protette” rischia di determinare un trasferimento di fertilità con eutrofizzazione delle aree di sosta<br />

notturna e riduzione della fertilità delle aree pascolate durante il giorno. Si osserva anche come in<br />

presenza di efficaci misure di protezione dagli attacchi notturni il lupo tenda ad aumentare gli<br />

attacchi diurni<br />

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