Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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08.06.2013 Views

Razze autoctone di animali domestici e tutela della biodiversità La CBD Convenzione sulla tutela della biodiversità Rio de Janeiro 1992. La Ue riconosce nella tutela della biodiversità come elemento fondamentale della politica di Sviluppo e valorizzazione rurale che, a sua volta, rappresenta un pilastro della politica di Coesione sociale ed economica (Art. 130/A del trattato di Maastricht) 1992 stabilisce che ogni stato in quanto soggetto giuridico in grado di assumersi gli impegni previsti dalla Convenzione è titolare di un diritto/dovere nei confronti delle risorse genetiche presenti nel territorio sul quale si estende la propria sovranità. Ogni stato è pertanto obbligato a conservare le proprie risorse genetiche I motivi che inducono a conservare la biodiversità nell’ambito delle specie animali di interesse zootecnico sono riconducibili all’esigenza di mantenere l’adattabilità della specie, una “plasticità” genetica che assicuri la capacità della specie di continuare ad essere utile per le esigenze umane anche di fronte a nuove e imprevedibili circostanze ambientali e sociali. La tutela della biodiversità lungi dal costituire un “vezzo” rappresenta un elemento essenziale per garantire il mantenimento delle condizioni che consentano alle produzioni animali di svolgere il loro ruolo. L’applicazione dei criteri della “rivoluzione industriale” all’agricoltura ha comportato una sostanziale modifica del ruolo svolto dall’epoca neolitica in poi dai processi agricoli. Anche l’agricoltura oggi contribuisce alla dilapidazione di risorse non rinnovabili e ad un inquinamento dell’ambiente che supera le capacità di autoregolazione dei cicli geo-chimici e biologici (vedi aumento di CO2). Tra le risorse che l’agricultura industrializzata sta dilapidando vi sono anche quelle genetiche. Tali risorse risultato della differenziazione delle culture agricole sotto la spinta della colonizzazione da parte della nostra specie dei più disparati ambienti terrestri si sono accumulate nel corso della lunga storia della simbiosi tra l’uomo e le specie via via entrate nell’orbita dei rapporti di domesticazione. Nel mondo sono attualmente presenti 40 specie di animali domestici di interesse agricolo; di queste, però, un numero limitato (14) fornisce il 90% della produzione zootecnica mondiale. Affrontando il tema della biodiversità animale è fondamentale rendersi conto del fatto che la diversità genetica è il risultato di un lento accumulo di questa risorsa nel corso di migliaia di anni e durante il periodo pre-industriale dello sviluppo delle società umane. Questa risorsa, però, può essere dilapidata in modo estremamente rapido. La drammaticità di questo fenomeno è evidenziata dalle seguenti dati: Il 30% delle razze di animali domestiche rischia l’estinzione, 6 razze vengono definitivamente perdute ogni mese. Solo in Europa, dove le condizioni generali di una società “avanzata” dovrebbero consentire azioni di salvaguardia della biodiversità, su 1.500 razze monitorate, 200 razze sono a rischio immediato di estinzione mentre altre 600 potrebbero trovarsi a rischio di estinzione entro vent’anni (). Nel citato documento della Fao “The case for conserving farm and related animals” si afferma “...tra non molto gli animali domestici, dopo migliaia di generazioni ottenute con accoppiamenti controllati, avranno bisogno del germoplasma delle razze selezionate a garanzia del proseguimento della specie. Infatti si prevede che nel futuro le razze cosmopolite arriveranno ad un livello di omozigosi tale da comprometterne la sopravvivenza stessa”. A questa considerazione, valida sul strettamente biologico, se ne possono aggiungere altre che tengono conto anche dei crescenti vincoli di tipo normativo ed economico cui dovranno confrontarsi le produzioni zootecniche intensive nel futuro. L’esigenza di ricondurre all’interno di logiche sostenibili l’attività zootecnica e l’aggravarsi delle conseguenze della riduzione delle riserve di energia fossile ed delle stesse riserve idriche nonché dell’aumento delle emissioni nell’atmosfera e all’inquinamento da sostanze di sintesi condurrà ad una modificazione dei rapporti di competitività tra le produzioni animali 152

(high-input/high output e quelle low input/low output) che contrasterà efficacemente l’aumento della domanda di prodotti animali da parte dei paesi in via di sviluppo. Già oggi la PAC è chiaramente orientata ad incentivare i sistemi di produzione zootecnica estensivi. La logica che ha guidato l’attivazione delle misure agroambientali e la loro crescente integrazione con il complesso della politica agricola della UE è da rintracciare non solo nelle preoccupazioni di ordine ecologico ma, ancor più, alla insostenibilità dei costi che in passato aveva comportato lo smaltimento delle eccedenze delle produzioni zootecniche. Contenere le produzioni salvaguardando gli equilibri ambientali utilizzando lo strumento del sostegno diretto alle aziende sotto forma di incentivi agroambientali consente di ridurre lo squilibrio tra il volume della spesa agricola indirizzata alle aziende agricole intensive a favore delle piccole aziende e delle aree svantaggiate ed evita (o comunque limita) il ricorso a misure di tipo amministrativo (quote produttive). La “superiorità” delle razze standardizzate oggetto di programmi di miglioramento genetico in funzione della selezione per pochi caratteri legati alla redditività economica non solo è relativa ad un contesto economico ma è stata sopravalutata in relazione ai contestuali miglioramenti delle tecniche di allevamento (migliori condizioni ambientali) necessari per consentire l’espressione dei caratteri oggetto, più o meno unilaterale, di miglioramento (a fronte di una costituzione genetica rimasta per la maggiorparte non modificata). Le ragioni che hanno condotto all’erosione dei patrimoni genetici animali riallacciarsi alla “modernizzazione distorta” peso interessi commerciali, peso associazioni di razza e enti zootecnici La superiorità delle razze locali La superiore produttiva (output per capo per unità di tempo) non corrisponde necessariamente ad una superiorità economica. E’ il rapporto tra il costo dei fattori di produzione e dei prodotti che determina la superiorità economica. Nell’ambito dei sistemi di allevamento la valutazione dell’efficienza produttiva deve tenere conto di vari aspetti al di là del mero volume fisico di produzione. Normalmente le razze locali appaiono in grado di compensare la minore potenzialità produttiva in relazione a caratteristiche quali: • qualità delle produzioni; • resistenza ai fattori climatici; • resistenza alle malattie; • fertilità; • longevità; • attitudine al pascolamento; • attitudine al consumo di foraggi grossolani I fattori che hanno condotto alla estinzione o alla situazione di pericolo di estinzione di numerose razze locali sono di ordine tecnico-scientifico, economico, politico, commerciale. Un aspetto importante del processo di riduzione della diversità genetica delle specie zootecniche è legato alle azioni dei soggetti pubblici e privati coinvolti nella gestione dei programmi selettivi. Lo stato attraverso la creazione o il finanziamento di centri e di programmi di selezione ha svolto un ruolo importante nella distruzione dei patrimoni genetici. Considerato uno dei principali mezzi del progresso agricolo il miglioramento genetico e la diffusione di soggetti e razze “migliorate” hanno rappresentato sino a tempi recentissimi un oggetto prioritario della politica agricola statale. La disciplina della riproduzione animale (legge ) riflette ancora la preoccupazione dell’autorità pubblica di tutelare l’azione di miglioramento genetico (considerata di interesse pubblico) e di non disperdere quanto conseguito attraverso l’oneroso 153

(high-input/high output e quelle low input/low output) che contrasterà efficacemente l’aumento della<br />

domanda di prodotti animali da parte dei paesi in via di sviluppo.<br />

Già oggi la PAC è chiaramente orientata ad incentivare i sistemi di produzione zootecnica estensivi. La<br />

logica che ha guidato l’attivazione delle misure agroambientali e la loro crescente integrazione con il<br />

complesso della politica agricola della UE è da rintracciare non solo nelle preoccupazioni di ordine<br />

ecologico ma, ancor più, alla insostenibilità dei costi che in passato aveva comportato lo smaltimento<br />

delle eccedenze delle produzioni zootecniche. Contenere le produzioni salvaguardando gli equilibri<br />

ambientali utilizzando lo strumento del sostegno diretto alle aziende sotto forma di incentivi<br />

agroambientali consente di ridurre lo squilibrio tra il volume della spesa agricola indirizzata alle aziende<br />

agricole intensive a favore delle piccole aziende e delle aree svantaggiate ed<br />

evita (o comunque limita) il ricorso a misure di tipo amministrativo (quote produttive).<br />

La “superiorità” delle razze standardizzate oggetto di programmi di miglioramento genetico in funzione<br />

della selezione per pochi caratteri legati alla redditività economica non solo è relativa ad un contesto<br />

economico ma è stata sopravalutata in relazione ai contestuali miglioramenti delle tecniche di<br />

allevamento (migliori condizioni ambientali) necessari per consentire l’espressione dei caratteri oggetto,<br />

più o meno unilaterale, di miglioramento (a fronte di una costituzione genetica rimasta per la<br />

maggiorparte non modificata).<br />

Le ragioni che hanno condotto all’erosione dei patrimoni genetici animali<br />

riallacciarsi alla “modernizzazione distorta”<br />

peso interessi commerciali, peso associazioni di razza e enti <strong>zootecnici</strong><br />

La superiorità delle razze locali<br />

La superiore produttiva (output per capo per unità di tempo) non corrisponde necessariamente ad una<br />

superiorità economica. E’ il rapporto tra il costo dei fattori di produzione e dei prodotti che determina<br />

la superiorità economica. Nell’ambito dei sistemi di allevamento la valutazione dell’efficienza produttiva<br />

deve tenere conto di vari aspetti al di là del mero volume fisico di produzione. Normalmente le razze<br />

locali appaiono in grado di compensare la minore potenzialità produttiva in relazione a caratteristiche<br />

quali:<br />

• qualità delle produzioni;<br />

• resistenza ai fattori climatici;<br />

• resistenza alle malattie;<br />

• fertilità;<br />

• longevità;<br />

• attitudine al pascolamento;<br />

• attitudine al consumo di foraggi grossolani<br />

I fattori che hanno condotto alla estinzione o alla situazione di pericolo di estinzione di numerose razze<br />

locali sono di ordine tecnico-scientifico, economico, politico, commerciale. Un aspetto importante del<br />

processo di riduzione della diversità genetica delle specie zootecniche è legato alle azioni dei soggetti<br />

pubblici e privati coinvolti nella gestione dei programmi selettivi. Lo stato attraverso la creazione o il<br />

finanziamento di centri e di programmi di selezione ha svolto un ruolo importante nella distruzione dei<br />

patrimoni genetici. Considerato uno dei principali mezzi del progresso agricolo il miglioramento<br />

genetico e la diffusione di soggetti e razze “migliorate” hanno rappresentato sino a tempi recentissimi<br />

un oggetto prioritario della politica agricola statale. La disciplina della riproduzione animale (legge )<br />

riflette ancora la preoccupazione dell’autorità pubblica di tutelare l’azione di miglioramento genetico<br />

(considerata di interesse pubblico) e di non disperdere quanto conseguito attraverso l’oneroso<br />

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