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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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economicità a fronte del costo elevato dell’alimentazione invernale a base di foraggi conservati e<br />

alla concorrenza dei prodotti di origine extracomunitaria (Nuova Zelanda).<br />

<strong>Sistemi</strong> produzione carne ovina in Italia<br />

Kg p.v. Sistema allevamento razze<br />

Agnello da latte leggero 8-10 Aziende da latte Sarda ecc.<br />

Agnello da latte pesante 10-15 Aziende accessorie Razze locali non<br />

Agnello pesante 25-30 Allevamenti di diverso tipo<br />

(importante<br />

commerciale)<br />

sbocco<br />

Agnellone 30-40 Allevamenti stanziali<br />

specializzati e transumanti<br />

specializzate<br />

Castrati 50-70 Allevamenti transumanti Bergamasca<br />

Razze locali, razze da carne,<br />

incroci<br />

Razze specializzate italiane<br />

ed estere ed incroci<br />

La storia dell’allevamento ovino rappresenta un indicatore sensibile del rapporto tra attività<br />

zootecniche-<strong>pastorali</strong> e trasformazioni socio-economiche complessive. La pecora che già<br />

nell’antichità era alla base di un allevamento commerciale destinato alla produzione industriale di<br />

prodotti del lanificio nell’Alto Medio Evo assunse principalmente importanza per la produzione di<br />

latticini. Fino al XV secolo l’allevamento bovino da latte era scarsamente diffuso nella stessa<br />

pianura padana (nonostante già si producesse formaggio grana) e il formaggio più consumato era<br />

ancora quello pecorino. Dal XII secolo, però, la lana era tornata ad essere la ragione principale<br />

dell’allevamento ovino che fu alla base dello sviluppo dei grandi centri lanieri pedemontani (Biella,<br />

Borgosesia, Bergamo, Valdagno). In seguito, nonostante la crescente importanza dell’importazione<br />

di lane dall’estero il valore della lana restò sempre elevato mentre la produzione di latte ovino<br />

restava circoscritta all’autoconsumo o a zone limitate (Alta Langa, Alpi Marittime).<br />

Con l’affermazione del Mercato Comune Europeo negli anni ‘50 mentre alcuni prodotti agricoli e<br />

<strong>zootecnici</strong> strategici divenivano oggetto di una politica rigidamente protezionista la lana, che<br />

rappresentava la materia prima di un settore importante dell’industria europea, venne classificata un<br />

prodotto industriale e venne liberalizzata la sua importazione dai paesi extraeuropei produttori. In<br />

consegenza di questa opzione politica il valore delle lane europee crollò e l’allevamento ovino già<br />

indirizzato alla produzione laniera dovette indirizzarsi verso la produzione di carne peraltro<br />

sostenuta (ancor oggi) da misure di sostegno che rappresentano una non trascurabile integrazione di<br />

reddito per chi esercita l’allevamento ovino da carne secondo moduli estensivi. L’allevamento<br />

ovino da carne si adatta meglio di quello bovino a differenti condizioni ambientali e climatiche<br />

trova condizioni idonee in ampi spazi territoriali della montagna alpina e appenninica. Oltre ai<br />

sistemi transumanti, di cui si è già trattato, sono diffusi nell’ambito della montagna alpina e<br />

prealpina dei sistemi di allevamento stanziale caratterizzati dalla ridotta dimensione dei greggi (10-<br />

30 capi) e dal carattere part-time. A volte gli allevatori di ovini da carne praticano questo<br />

allevamento come secondario rispetto a quello bovino o caprino (le pecore da carne utilizzano il<br />

fieno scartato dalle vacche da latte e, sopratutto, dalla capre da latte che sono in grado di operare<br />

una forte selezione anche sul foraggio, fresco o conservato, somministrato in mangiatoia). Altre<br />

volte gli allevatori di ovini sono pensionati o esercitano attività extra-agricole. L’aumento del<br />

numero di ovini negli ultimi anni nella montagna alpina e prealpina è legato ai seguenti fattori<br />

• utilizzo di rustici già adibiti a ricovero per le vacche da latte in seguito all’abbandono di questo<br />

allevamento, dal punto di vista dei costi questi fabbricati richiedono ridotte manutenzioni mentre<br />

il costo d’ammortamento è già azzerato;<br />

• utilizzo di superfici proprie o di altri proprietari nei “maggenghi” non più utilizzati per lo sfalcio<br />

e il pascolo bovino che rappresentano una risorsa foraggera gratuita e che, in caso di mancato<br />

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