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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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dell’areoporto di Zurigo pascola da diversi anni un gregge di ovini da carne condotto da Mario Ziliani di<br />

Piancamuno- Valle Camonica. Sono diversi, ormai, gli esempi di pascolo di servizio realizzato per<br />

conseguire dei vantaggi mirati in termini paesistici e turistici. A Livigno (So) da diversi anni gli ovini di<br />

proprietà di numerosi allevatori part-time che nel corso della stagione invernale ricoverano gli animali<br />

nelle proprie stalle alimentandoli con il fieno da essi prodotto vengono radunati per costituire un gregge<br />

unico di diverse centinaia di capi affidati a pastori professionali che ricevono un compenso per il loro<br />

servizio di custodia da parte del Comune e sono incaricati di pascolare le superfici erbose della valle ed in<br />

particoalr modo quelle che i proprietari non sottopongono più a sfalcio.. All’Aprica, altra nota località di<br />

soggiorno estivo ed invernale in provincia di Sondrio, in assenza di un patrimonio ovino locale, il<br />

Comune dall’anno 2000 ha incaricato dei pastori di utilizzare con il proprio gregge transumante di pecore<br />

di razza Bergamasca le piste da sci e le superfici erbose nei pressi dell’abitato. Simili esperienze di<br />

pascolamento ovino finalizzato al mantenimento della qualità paesistica sono state avviate anche a<br />

<strong>Corti</strong>na d’Ampezzo.<br />

Dal punto di vista della “filiera pastorale” queste iniziative assumono un grande significato: gli<br />

effetti positivi del pascolamento sull’economia turistica del territorio non rappresentano più solo<br />

esternalità (il cui riconoscimento è affidato agli economisti dell’ambiente e ai politici), un<br />

sottoprodotto quasi accidentale di un’attività ancora orientata alla produzione di beni alimentari, ma<br />

il prodotto principale, espressamente remunerato, dell’attività pastorale. Mentre gli albergatori<br />

bavaresi di () corrispondono un contributo agli allevatori perché continuino ad esercitare la loro<br />

attività nelle forme tradizionali (giudicate un elemento di attrazione turistica tanto importante da<br />

consigliare il “ristorno” agli allevatori di una parte quel “plusvalore” incassato dagli operatori<br />

turistici ma, in realtà prodotto dagli operatori <strong>zootecnici</strong>), nel caso del “pascolo di servizio” l’ente<br />

committente indica come, quando e dove deve essere svolta l’attività pastorale. Sia nel caso del<br />

pascolo anti-incendio che in quello di servizio ai fini turistici il tecnico esperto di sistemi <strong>zootecnici</strong><br />

estensivi e <strong>pastorali</strong> deve assumere queste nuove “produzioni” come elemento cui adeguare e<br />

orientare il sistema di allevamento sino a tenere conto di queste “attitudini produttive” nella scelta<br />

dei tipi genetici e delle altre variabili che definiscono il sistema.<br />

Un’esperienza interessante nell’ambito dell’utilizzo del pascolo ovino per la manutenzione e la cura<br />

dell’ambiente è rappresentata dall’iniziativa del comune di Dumegge in provincia di Belluno. Essa<br />

mette in evidenza come l’esigenza di garantire la cura del paesaggio e di contrastare le conseguenze<br />

negative dell’abbandono attraverso la pratica del pascolamento può condurre alla riattivazione di<br />

circuiti economici e persino rapporti di solidarietà che affrontano il problema della cura del<br />

territorio della comunità suscitando energie endogene e sviluppo autosostenibile. A Dumegge<br />

l’”estinzione” degli addetti al’agricoltura motivata dallo sviluppo di occasioni di occupazione e<br />

reddito negli altri settori produttivi (su 2.400 residenti ne erano state censiti solo due attivi nel<br />

primario nel 1991), ha determinato una serie di conseguenze sull’ambiente naturale: abbandono<br />

dello sfalcio dei prati, scomparsa del pascolo in alpeggio, avanzamento e abbassamento di quota del<br />

limite del bosco. Queste conseguenze, evidenti a tutta la comunità, hanno deteminato una sensibilità<br />

per la manutenzione dell’ambiente riconosciuto bene primario per la collettività e tale quindi da<br />

giustificare dei costi a carico della stessa. Interpretando questa sensibilità l’amministrazione<br />

insediata nel 1990 ha preso in esame la possibilità di affidare ad un’azienda agricola (che avrebbe<br />

dovuto necessariamente essere reperita fuori comune) l’incarico di eseguire lo sfalcio dei prati in<br />

prossimità dell’abitato. Questa soluzione è stata scartata per una serie di ragioni: i costi, l’esclusione<br />

delle superfici non suscettibili di sfalcio e raccolta meccanizzata, la mancanza di restituzioni. Venne<br />

esclusa per l’onere finanziario e gestionale anche la scelta dell’acquisto di un cantiere di sfalcio da<br />

parte dell’Amministrazione.<br />

Si fece quindi strada l’idea di utilizzare i piccoli ruminanti reintroducendo il pascolo pratica da<br />

lungo tempo abbandonata. Dal momento che sarebbero stati utilizzati i fondi dei privati proprietari<br />

si procedette ad un referendum che diede per risultato una percentuale di favorevoli al progetto di<br />

pascolo ovino pari a 98,5%. Al fine della gestione del pascolo ovino è stata creata nel 1993 una<br />

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