Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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08.06.2013 Views

ispettivamente al 93% e 65% in caso di pascolo primaverile e del 58% e 32% con il pascolo autunnale. L’utilizzo delle capre rappresenta un mezzo di lotta ecologico contro il cespugliamento e, in generale, l’invasione di essenze arbustive e spinose nell’ambito delle formazioni vegetali erbacee. L’utilizzo del pascolamento come mezzo di lotta contro le infestanti è interessante nell’ambito di gestioni naturalistiche (aree protette) dove i mezzi meccanici, e a maggior ragione quelli chimici, sono preclusi. Rahmann (1999) ha confrontato i costi del decescugliamento manuale di aree collinari della Germania centrale dove la cessazione da molte decenni del pascolamento ovino, in seguito alla diminuita redditività della lana, sta determinando l’invasione da parte di flora arbustiva di spazi aperti caratterizzati da rari biotopi antropo-zoogenici (quali Gentiano-Koelieretum) il cui mantenimento a fini naturalistici richiede interventi manuali di decespugliamento resi onerosi e costosi dalla forte pendenza delle superfici. Nelle condizioni della prova si è potuto verificare che l’intervento delle capre è comunque efficacie nei confronti della flora arbustiva (Viburnum opulus, Prunus spinosa, Cornus sanguinea, Rosa ssp., Frangula alnus) anche se la possibilità di eseguire il decespugliamento mediante il solo pascolamento è limitata alle situazioni dove la produzione di biomassa è più contenuta. Nelle situazioni più produttive l’intervento del pascolo quando complementare all’azione di decespugliamento manuale riduce i costi ad un terzo rispetto al solo intervento manuale. Al fine di ridurre i costi di manodopera è preferibile utilizzare carichi elevati per brevi periodi (due settimane). In Italia l’efficacia dell’utilizzo delle capre per il recupero o il mantenimento di pascoli invasi dagli arbusti è stata verificata solo nel caso dell’ontano alpino (Corti e Maggioni, 2002) la cui elevata appetibilità da parte delle capre giustifica il loro impiego nel controllo di questa infestante altrimenti affidato a onerosi interventi di estirpazione. Nell’ambito di questo programma di ricerca gli autori hanno eseguito delle prove volte a verificare l’efficacia del pascolo caprino nella lotta all’Ontano verde (Alnus viridis) e alla Ginestra dei carbonai (Sarothamnus scoparius) . Si tratta di due tra le più importanti infestanti presenti in ambito alpino e prealpino, la seconda tipica dei versanti esposti a Sud e del piano montano inferiore rappresenta anche un elemento importante nell’innesco degli incendi che interessano in coincidenza con prolungati periodi di siccità invernale (come nell’inverno 2001/2002) l’area dei laghi lombardi e delle vallate prealpine. La prova sull’Ontano (di cui una fase è già stata completata) ha messo in evidenza come i caprini siano in grado di praticare una defogliazione efficace degli arbusti. L’appetibilità dell’essenza in questione e il suo elevato valore nutritivo consentirebbero (grazie alla presenza di essenze erbacee in grado di equilibrare la razione) di mantenere le capre nell’ontaneto anche per periodi prolungati. La defogliazione dell’Ontano provoca il ricaccio della gemma di corta che, in presenza di un secondo ciclo di pascolamento, e quindi di defogliazione delle nuove foglie, potrebbe determinare l’esaurimento della pianta. L’azione delle capre in caso di carichi elevati si esplica anche mediante scortecciamento. In seguito all’azione delle capre (che eliminano anche la flora erbaceo-arbustiva al piede delle piante costituita da lamponi e seneci) il taglio risulta facilitato. In caso di esaurimento delle piante l’azione di taglio risulterà risolutiva; nel caso di ricaccio il pascolamento delle ceppaie potrebbe comunque condurre ad un definitivo esaurimento. L’efficacia del pascolo caprino in alternativa ad altri mezzi di recupero di superfici invase da flora arbustiva sembra condizionata da una serie di variabili che andrebbero attentamente valutate e che possono essere riassunte nello schema seguente: carico per unità di superficie; stagione/stadio fenologico delle essenze da controllare; diametro dei rami e rametti; 114

appetibilità relativa ad altre essenze; penetrabilità della formazione vegetale; successione di cicli di defogliazione Esperienze di utilizzo del pascolo con asini Di notevole interesse appaiono le recenti esperienze di utilizzo del pascolo con asini per la gestione delle praterie di interesse naturalistico dell’ambiente insubrico. Tali esperienze avviate a metà degli anni ’90 sul Monte S.Giorgio nel Canton Ticino Moretti et al. (2001) hanno trovato seguito in Lombardia nell’ambito del Parco Naturale del Monte Barro. Attualmente (2002) anche il Parco del campo dei Fiori (ha manifestato interesse ad intraprendere analoghe inziative) L’obiettivo della gestione di queste praterie, che presentano una grande biodiversità vegetale e animale, consiste nella loro conservazione attraverso interventi di eliminazione selettiva delle specie-bersaglio responsabili dell’impoverimento floristico delle praterie stesse. Tali specie “indesiderate” nel Parco del Monte Barro (importante area protetta ricca di oltre 1000 specie vegetali compresi molti endemismi) sono rappresentate da Laserpitium siler (ombrellifera di grandi dimensioni), Carex humilis e Molinia sp. E, secondariamente, da Geranium samguineum, Rubus sp. e Pteridium aquilinum. Villa (2001). Gli interventi contro tali essenze effettuati a cura del Parco hanno compreso anche il diserbo selettivo (sia contro le essenze legnose che contro Pteridium aquilinum), intervento apparentemente in conflitto con le finalità e i criteri di gestione di un’area protetta ma significativo dell’importanza attribuita al valore della biodiversità da preservare. La gestione con gli asini si prefigge il controllo di Carex humilis, Molinia arundinacea e Laserpitium siler. Dal punto di vista dei costi degli interventi (anni 1998-2000) mentre quelli di decespugliamento sono risultati compresi tra 10 (intervento leggero) e 25 milioni di lire/ha e quelli di sfalcio intorno a 5 milioni/ha, il pascolo con gli asini ha comportato un costo di gestione (escluso l’acquisto degli animali, delle vasche d’abberata e dei recinti) di 1,3 milioni/ha. Le esperienze svizzere indicano che l’introduzione del pascolo asinino in quanto modalità di gestione naturalistica favorisce nell’ambiente dei prati magri insubrici abbondanza delle specie di invertebrati mentre l’assenza di interventi porta all’impoverimento di questa presenza faunistica. Confronto con la gestione con il pascolo (1994-1998) e l’assenza di intreventi in due aree del Monre S.Giorgio (TI) Cat.invertebra ti Numero di specie Nessuna gestione Pascolo biennale con asini in agosto (loc. Paruscera) (loc. Costa) Prima Dopo Prima Dopo (1988-90) (1998) (1988-90) (1998) Rapaloceri 55 31 17 22 Ragni 47 37 31 37 Pascolo di servizio in funzione paesistica, turistica, naturalistica. L’impiego degli erbivori domestici nell’ambito di programmi di difesa dagli incendi boschivi rappresenta un esempio di una nuova dimensione dell’attività pastorale: il “pascolo di servizio”, attività che si caratterizza per l’assunzione da parte di finalità diverse dalla produzione di alimenti di un ruolo prevalente nella motivazione economica dell’attività pastorale stessa. Il paese dove l’utilizzo del pascolo di servizio per la prevenzione degli incendi (mediante pascolo del sottobosco, pulizia delle fasce tagliafuoco ecc.) è più sviluppato è la Francia dove si è sviluppati veri e propri sistemi pastorali di servizio dove la nuova funzione è coniugata con la tradizionale transumanza tra le Alpi e la costa mediterranea o che prevedono il sorgere di nuovi allevamenti in contesti forestali (Balent, 1996). Tale attività trova esempio nei greggi utilizzati per la manutenzione del verde periurbano (Avogadri, 1999), delle piste da sci, delle aree di pertinenza aeroportuale (nelle aree di pertinenza 115

ispettivamente al 93% e 65% in caso di pascolo primaverile e del 58% e 32% con il pascolo<br />

autunnale.<br />

L’utilizzo delle capre rappresenta un mezzo di lotta ecologico contro il cespugliamento e, in<br />

generale, l’invasione di essenze arbustive e spinose nell’ambito delle formazioni vegetali erbacee.<br />

L’utilizzo del pascolamento come mezzo di lotta contro le infestanti è interessante nell’ambito di<br />

gestioni naturalistiche (aree protette) dove i mezzi meccanici, e a maggior ragione quelli chimici,<br />

sono preclusi. Rahmann (1999) ha confrontato i costi del decescugliamento manuale di aree<br />

collinari della Germania centrale dove la cessazione da molte decenni del pascolamento ovino, in<br />

seguito alla diminuita redditività della lana, sta determinando l’invasione da parte di flora arbustiva<br />

di spazi aperti caratterizzati da rari biotopi antropo-zoogenici (quali Gentiano-Koelieretum) il cui<br />

mantenimento a fini naturalistici richiede interventi manuali di decespugliamento resi onerosi e<br />

costosi dalla forte pendenza delle superfici. Nelle condizioni della prova si è potuto verificare che<br />

l’intervento delle capre è comunque efficacie nei confronti della flora arbustiva (Viburnum opulus,<br />

Prunus spinosa, Cornus sanguinea, Rosa ssp., Frangula alnus) anche se la possibilità di eseguire il<br />

decespugliamento mediante il solo pascolamento è limitata alle situazioni dove la produzione di<br />

biomassa è più contenuta. Nelle situazioni più produttive l’intervento del pascolo quando<br />

complementare all’azione di decespugliamento manuale riduce i costi ad un terzo rispetto al solo<br />

intervento manuale. Al fine di ridurre i costi di manodopera è preferibile utilizzare carichi elevati<br />

per brevi periodi (due settimane).<br />

In Italia l’efficacia dell’utilizzo delle capre per il recupero o il mantenimento di pascoli invasi dagli<br />

arbusti è stata verificata solo nel caso dell’ontano alpino (<strong>Corti</strong> e Maggioni, 2002) la cui elevata<br />

appetibilità da parte delle capre giustifica il loro impiego nel controllo di questa infestante altrimenti<br />

affidato a onerosi interventi di estirpazione. Nell’ambito di questo programma di ricerca gli autori<br />

hanno eseguito delle prove volte a verificare l’efficacia del pascolo caprino nella lotta all’Ontano<br />

verde (Alnus viridis) e alla Ginestra dei carbonai (Sarothamnus scoparius) . Si tratta di due tra le più<br />

importanti infestanti presenti in ambito alpino e prealpino, la seconda tipica dei versanti esposti a<br />

Sud e del piano montano inferiore rappresenta anche un elemento importante nell’innesco degli<br />

incendi che interessano in coincidenza con prolungati periodi di siccità invernale (come<br />

nell’inverno 2001/2002) l’area dei laghi lombardi e delle vallate prealpine.<br />

La prova sull’Ontano (di cui una fase è già stata completata) ha messo in evidenza come i caprini<br />

siano in grado di praticare una defogliazione efficace degli arbusti. L’appetibilità dell’essenza in<br />

questione e il suo elevato valore nutritivo consentirebbero (grazie alla presenza di essenze erbacee<br />

in grado di equilibrare la razione) di mantenere le capre nell’ontaneto anche per periodi prolungati.<br />

La defogliazione dell’Ontano provoca il ricaccio della gemma di corta che, in presenza di un<br />

secondo ciclo di pascolamento, e quindi di defogliazione delle nuove foglie, potrebbe determinare<br />

l’esaurimento della pianta.<br />

L’azione delle capre in caso di carichi elevati si esplica anche mediante scortecciamento. In seguito<br />

all’azione delle capre (che eliminano anche la flora erbaceo-arbustiva al piede delle piante costituita<br />

da lamponi e seneci) il taglio risulta facilitato. In caso di esaurimento delle piante l’azione di taglio<br />

risulterà risolutiva; nel caso di ricaccio il pascolamento delle ceppaie potrebbe comunque condurre<br />

ad un definitivo esaurimento.<br />

L’efficacia del pascolo caprino in alternativa ad altri mezzi di recupero di superfici invase da flora<br />

arbustiva sembra condizionata da una serie di variabili che andrebbero attentamente valutate e che<br />

possono essere riassunte nello schema seguente:<br />

carico per unità di superficie;<br />

stagione/stadio fenologico delle essenze da controllare;<br />

diametro dei rami e rametti;<br />

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