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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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Il controllo della vegetazione arbustiva per mezzo del pascolo caprino<br />

Numerose esperienze sono state condotte in altri paesi relativamente al controllo da parte delle<br />

capre di determinate essenze o di un insiemi di specie arbustive. L’interesse dell’utilizzo delle capre<br />

per queste funzioni è legato non solo alla spiccata preferenza per le foglie e le altre parti edibili<br />

delle essenze legnose, che rappresentano sempre una significativa componente della dieta anche in<br />

presenza di una buona disponibilità nel pascolo di essenze erbacee, ma anche alle particolarità<br />

comportamentali e alle caratteristiche anatomiche di questa specie e alla particolare tolleranza nei<br />

confronti di sostanze repellenti o antinutrizionali contenute in diverse specie di piante arbustive. Il<br />

consumo di ginepro (Juniperus communis) da parte delle capre può essere spiegato con una<br />

particolare capacità di detossificazione epatica delle sostanze (oli essenziali) di cui questa conifera è<br />

particolarmente ricca con azione potenzialmente epatotossica. Tale capacità sembra anche legata,<br />

entro la specie caprina, al tipo genetico (Pritz et. al, 1997).<br />

L’efficacia del pascolo caprino nel recupero e nel mantenimento dei pascoli in presenza di flora<br />

arbustiva invadente è senz’altro superiore a quella di altre specie in ragione anche se rimane<br />

condizionata al alla produttività dei biotopi e al grado di infestazione. Nei pascoli collinari invasi da<br />

arbusti dei Monti Applachi negli Stati Uniti l’efficacia delle capre è risultata nettamente superiore a<br />

quella delle pecore (Magadlela et al, 1995). In un anno le capre avevano ridotto la copertura<br />

arvustiva dal 45% al 15% risultato che, con le pecore fu raggiunto solo dopo tre anni. I costi della<br />

rimozione della copertura arbustiva risultarono i seguenti:<br />

Capre Pecore Taglio Erbicida<br />

Costo ($/ha) 33 262 133 593<br />

Nell’ambito delle essenze tipiche della macchia mediterranea la spiccata appetibilità per Cistus ssp.<br />

renderebbe possibile l’utilizzo delle capre per il controllo mediante metodi biologici di queste<br />

specie (Gomez Castro et al. 1992).<br />

L’esempio di Cistus ssp. illustra, però, come le interazioni tra l’animale e il pascolo siano<br />

complesse e necessitino una accorta gestione. In presenza di Erica arborea nella macchia<br />

mediterranea le capre manifestano un comportamento di ricerca attiva di questa essenza, che tende<br />

quindi a rarefarsi, mentre la ridotta appetibilità relativa di Cistus ssp. non ne consente il controllo<br />

efficace con il pascolo (Lindberg et al. 1997). Nel caso di Erica arborea è stato messo in evidenza<br />

come il consumo di questa essenza sia in grado di consentire una elevata produzione lattea dal<br />

momento che si è verificato sperimentalmente come l’apporto di fibra, per quanto elevato, sia in<br />

grado di stimolare l’attività cellulosolitica, favorendo l’utilizzo dell’energia e la produzione di latte<br />

delle capre.<br />

L’utilizzo delle capre per il controllo delle leguminose arbustive è stato proposto anche nel caso di<br />

Genista scorpius (Valderrabano e Torrano, 2000) al fine di ridurre i rischi di incendi nei<br />

rimboschimenti effettuati con Pinus nigra subsp. nigra nei Pirenei. I cespugli di Genista scorpius,<br />

infatti rappresentano un materiale combustibile molto pericoloso che può innescare anche<br />

l’incendio delle chiome e dare luogo all’incendio totale, aggravato dal carattere resinoso della<br />

conifera.<br />

In questo studio è stato messo in evidenza come oltre al carico animale è importante valutare lo<br />

stadio fenologico più appropriato per il pascolamento. Le possibilità di sopravvivenza e il ricaccio<br />

delle gemme ascellari di scorta è significativamente diverso in funzione del periodo di<br />

pascolamento da parte delle capre. Nel citato lavoro di Valderrabano e Torrano (2000) la<br />

percentuale di sopravvivenza e di ricaccio delle piante di Genista scorpius risultavano pari,<br />

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