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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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servizio” è reso possibile grazie alla predisposizione di punti di abbeverata realizzati utilizzando i<br />

mezzi in dotazione delle squadre antiincendio ed è realizzato sia attraverso la mandratura<br />

(realizzazione di recinzioni dove il gregge sosta durante il giorno e riposa durante la notte).<br />

Oltre al conseguimento dell’obiettivo principale la presenza del pascolo in funzione di prevenzione<br />

degli incendi ha dimostrato di svolgere una funzione positiva sulla biodiversità (aumento delle<br />

specie erbacee in seguito alla fertilizzazione anche laddove la Molinia presentava una copertura<br />

quasi totale, maggiore luminosità del sottobosco per il brucamento dei rami più bassi e<br />

insediamento di essenze erbacee anche laddove queste erano scomparse) e sulla di fauna selvatica<br />

(maggiore disponibilità di ricacci per la lepre). Come vantaggi “secondari” ma non certo trascurabili<br />

è migliorata la percorribilità dei sentieri e la fruibilità delle aree interessate per attività di raccolta<br />

funghi (maggiore penetrabilità e migliore possibilità di rinvenimento di miceli data la pulizia del<br />

sottobosco e l’eliminazione dei rami bassi.)<br />

Oltre che la difesa dall’incedio un sistema di pascolamento estensivo può risultare positivo anche<br />

per la prevenzione di altri danni ambientali. Il pascolo (meglio se praticato utilizzando in modo<br />

complementare più specie animali) assicura una buona copertura vegetale che riduce la superficie di<br />

terreno denudata soggetta a dilavamento ed erosione. Tanto più il cotico è uniforme e fitto tanto più<br />

risulta attenuato l’impatto sul terreno delle acque meteoriche. Il pascolamento seleziona piante con<br />

fusti bassi, con buona capacità di ricaccio alla base e di sviluppo di stoloni. Questo favorisce un<br />

cotico denso e con un forte sviluppo superficiale dell’apparato radicale. Il pascolo, attraverso lo<br />

spargimento delle deiezioni tende a favorire la colonizzazione vegetale dei terreni nudi e<br />

aumentando lo spessore del terreno migliora la stabilità delle superfici, migliora la capacità di<br />

infiltrazione delle acque meteoriche, riduce la velocità di deflusso delle acque stesse.<br />

Oltre all’azione di defogliazione delle piante erbacee e di spargimento delle deiezioni ricche di<br />

sostanza organica, il ruolo del pascolamento sul cotico erboso è legato anche all’azione meccanica<br />

dell’unghiello degli erbivori domestici. Esso consente di rompere e scalzare i cespi fortemente<br />

addensati di essenze come Nardus stricta che, non appetite dal bestiame ad eccezione che agli stadi<br />

fenologici precoci (a causa della silicizzazione delle foglie che le rende dure e taglienti) tendono in<br />

mancanza di competizione a sottrarre inevitabilmente spazio alle essenze foraggere. L’azione<br />

dell’unghiello favorisce anche la penetrazione dell’aria e dell’acqua nel terreno e quindi a favorire<br />

una maggiore varietà di specie rispetto a quelle tolleranti una situazione di relativa asfissia che può<br />

determinarsi quando lo strato superficiale tende ad essere occupato da uno spesso e inestricabile<br />

“feltro” di radici superficiali. Tra le azioni positive del pascolamento sul mantenimento di buone<br />

caratteristiche idrologiche del terreno risulta molto importante quella costituita dalla riduzione della<br />

necromassa. In assenza di pascolo o in presenza di sottopascolamento una grande quantità di residui<br />

vegetali (fusti, foglie) si accumula sul terreno impedendo il ricaccio nella stagione successiva di una<br />

buona parte delle essenze erbacee che in precedenza costituivano il cotico. Questo fatto risulta di<br />

particolare importanza in montagna a causa dell’effetto di compressione (allettamento) esercitato<br />

dalla coltre nevosa e dal fatto che, in concomitanza con l’abbando del pascolamento tendono a<br />

prevalere quelle essenze erbace ad elevato portamento (fino a 1-1,5 m di altezza) che sono favorite<br />

nella competizione per la luce. Tra le specie di graminacee ad elevato portamento che si rinvengono<br />

nei nostri ambienti <strong>alpini</strong> e pre<strong>alpini</strong> troviamo: Molinia caerulea, Brachypodium pinnatum,<br />

Calamagrostis arundinacea, Deschampsia cespitosa, Arrhenatherum elatius. Con l’eccezione<br />

dell’Arrhenatherum che è essenza è tipica dei buoni prati falciabili le altre graminacee citate<br />

rappresentano essenze di mediocre o scarsissimo valore foraggero e sono indicatrici di una cattiva o<br />

insufficiente utilizzazione del pascolo. Nel caso della presenza degli animali pascolanti questo<br />

fattore competitivo delle essenze ad elevato portamento non aveva modo di estrinsecarsi ed anzi,<br />

come abbiamo visto, con il pascolo (specie ovi-caprino ed equino) tendono ad essere favorite le<br />

specie a basso portamento che sfuggono maggiormente alla defogliazione e tendono a svilupparsi<br />

orizzontalmente piuttosto che verticalmente contribuendo alla formazione di un cotico denso con<br />

ottimo grado di copertura del suolo.<br />

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