Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini
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arbustiva rappresenta l’esito, oltre che dell’abbandono dello sfruttamento con il pascolo o della<br />
coltivazione foraggera, anche del degrado di coltivazioni arboree da frutto (castagneti) e di boschi<br />
cedui maggiore nel caso di superfici meno facilmente accessibili e più declivi. In altre situazioni<br />
questo tipo di formazioni boschive sono il risultato di misure di malintesa “conservazione<br />
ambientale” da parte di “piani di salvaguardia” adottati da “Parchi” e “Riserve naturali”. In queste<br />
condizioni si assiste ad un accumulo pericoloso di sostanza organica combustibile nello strato<br />
inferiore erbaceo e nello strato intermedio arbustivo. L’erba secca e il materiale accumulato negli<br />
strati inferiori possono costituire l’innesco allo sviluppo dell’incendio che la presenza dello strato<br />
intermedio arbustivo estende a tutto l’insieme della vegetazione con la conseguenza dello sviluppo<br />
di un “fuoco totale” che raggiunge elevatissime temperature. In queste condizioni il suolo subisce<br />
una forte alterazione con la formazione di uno strato impermeabile che riduce l’infiltrazione delle<br />
acque meteoriche aumentando il rischio di smottamenti.<br />
Il ruolo del pascolamento nell’ambito delle formazioni boschive suscettibili a degrado e rischio di<br />
incendi e instabilità è molteplice:<br />
• riduzione dell’accumulo di materiale combustibile negli strati inferiori;<br />
• riduzione della massa arbustiva, solitamente molto appetita, a vantaggio della vegetazione<br />
erbacea;<br />
• riduzione della vegetazione arborea degli strati più bassi grazie al brucamento dei rami più bassi<br />
(operato con particolare efficienza dalle capre fino a 1,8 m di altezza);<br />
• facilitazione della decomposizione di materiale vegetale attraverso l’azione meccanica degli<br />
unghielli<br />
Questi effetti non solo riducono (in modo più o meno efficiente in relazione alla massa raggiunta<br />
dalla vegetazione arbustiva) la biomassa potenzialmente combustibile ma creano una soluzione di<br />
continuità tra gli strati inferiori del profilo vegetazionale e quelli superiori riducendo la gravità delle<br />
conseguenze dell’incendio. Dal punto di vista più propriamente selvicolturale l’effetto di “pulizia”<br />
del sottobosco e la defogliazione dei rami più bassi delle essenze arboree nonchè l’eliminazione dei<br />
polloni possono favorire lo svettamento delle piante e l’evoluzione di boschi ad alto fusto o,<br />
quantomeno verso formazioni di maggiore qualità forestale e paesistica.<br />
Questi interventi possono risultare come conseguenza “secondaria” di un’attività agropastorale<br />
ordinaria ma possono divenire oggetto di una vera e propria politica di difesa contro gli incendi in<br />
cui l’attività pastorale è finalizzata oltre che alla pulizia del sottobosco alla creazione e alla<br />
manutenzione di fasce tagliafuoco o altre zone finalizzate alla creazione di interruzioni della<br />
presenza di materiale combustibile e “fasce tampone” disboscate tra la foresta le strade di<br />
comunicazione e le superfici agricole da dove può originarsi l’incendio. Nel Sud della Francia<br />
questa strategia è attuata mediante diverse modalità che possono prevedere degli appositi contratti<br />
tra pastori e servizio anti-incendio. In alcuni casi sono stati realizzati nell’ambito di comprensori<br />
forestali nuovi allevamenti ovicaprini per meglio rispondere alle esigenze di questa politica di<br />
difesa dagli incendi boschivi.<br />
Vale la pena rilevare che in ambito alpino l’esigenza di nuove strategie di lotta agli incendi boschivi<br />
pur interessando in modo più drammatico le Alpi marittime caratterizzate da un clima secco anche<br />
in altre aree dell’Arco Alpino durante la stagione invernale in assenza di precipitazioni e in assenza<br />
di manto nevoso gli incendi possono risultare di notevole estensione e gravità.<br />
Anche in Lombardia è in corso un’esperienza pilota promossa dalla Comunità Montana Bassa Val<br />
Seriana con il sostegno della Regione Lombardia che consiste nell’utilizzo di greggi di ovini di<br />
razza Bergamasca (1.500 capi + 50 capre ciascuno) per il pascolamento di aree facilmente e<br />
periodicamente soggette all’incendio. L’obiettivo è principalmente quello dell’eliminazione del<br />
residuo paglioso (Molinia ssp.) che costituisce ai margini delle strade e delle boscaglie facile<br />
innesco al fuoco (sempre doloso) e il contenimento della vegetazione arbustiva. Questo “pascolo di<br />
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