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Sistemi zootecnici e pastorali alpini Prof. Michele Corti ... - Ruralpini

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diverse categorie di animali e, nell’impossibilità di disporre di pascoli con caratteristiche qualitative<br />

idonei alle categorie di animali allevati di operare le opportune integrazioni alimentari.<br />

La scelta dei pascoli adatti alle diverse categorie di bestiame deve tenere conto anche altre delle<br />

caratteristiche che determinano l’ingestione quantitativa anche di quelle legate alla qualità del<br />

foraggio e, in particolar modo, al suo contenuto in energia digeribile. Dalla scienza<br />

dell’alimentazione dei ruminanti sappiamo che il fattore che più condiziona il valore energetico del<br />

foraggio è la presenza di carboidrati strutturali. Il parametro più utilizzato per predire il valore<br />

energetico dei foraggi qualora si disponga solo di una valutazione chimica è il contenuto in NDF.<br />

UFL per lo spostamento<br />

k*s*PV / 7113 x 1000<br />

k = 2 (joule) per la componente orizzontale<br />

k = 28 (joule) per la componente verticale<br />

s = spostamento in metri<br />

PV = peso vivo dell’animale (kg)<br />

La gestione del pascolo caprino<br />

L'allevamento caprino semi-estensivo si differenzia da quello intensivo per il diverso ruolo che<br />

l'alimentazione al pascolo riveste nei due sistemi. Nell'allevamento intensivo il pascolo è assente o<br />

di importanza marginale, in quello semi-estensivo rappresenta la chiave di volta del sistema.<br />

Nonostante questo scarse attenzioni sono prestate da tecnici ed allevatori al miglioramento e alla<br />

razionalizzazione delle tecniche di pascolo. Le tecniche di pascolo guidato, controllato o soltanto<br />

“pilotato” sono scarsamente utilizzate. Secondo una mentalità che, ancora una volta, non è certo<br />

quella dei vecchi caprai (personaggi oggetto di considerazione sociale nelle piccole comunità alpine<br />

e prealpine e dotati di una loro antica professionalità), le capre devono “arrangiarsi” e trovare<br />

“quello che c'è”. Senza una accorta “educazione” delle caprette da parte del capraio, senza<br />

l'applicazione di una regolarità nei tempi e nei circuiti di pascolo, senza l'ausilio di cani addestrati il<br />

pascolo diventa difficile e poco produttivo sia per le capre che per gli allevatori. Lasciate a loro<br />

stesse, senza “educazione”, in mancanza di una selezione che modifichi la struttura del gregge (a<br />

favore di “buone leader” e “buone pascolatrici”) i greggi caprini tendono a “camminare”<br />

eccessivamente a “perdere tempo” nella ricerca di un foraggio migliore che non c'è, si disperdono e<br />

vanno incontro ad una serie di inconvenienti. Oltre a questi aspetti che potremmo definire di<br />

“efficienza pascoliva” si devono tenere in considerazione anche quelli ecologici. Un pascolo<br />

“anarchico” non solo non consente alle capre di “riempirsi” ma porta ad una cattiva utilizzazione<br />

delle risorse foraggere potenzialmente commestibili e alla produzione di danni ambientali<br />

(sovrapascolamento, scortecciamento, compromissione della ripresa vegetativa delle piante,<br />

erosione, caduta di sassi, sentieramento ecc.).<br />

L'applicazione di criteri tecnici al pascolamento è quindi nell'interesse degli allevatori sia dal punto<br />

di vista produttivo che da quello della possibilità di riconsiderazione di una normativa<br />

vincolistica (Reg. Forestale. Reg. Lombardia) che trova (parziale) giustificazione in forme di<br />

pascolo “anarchiche”.<br />

Dove il pascolo caprino deve essere comunque escluso<br />

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