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Acque reflue dei caseifici

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98 UTILIZZAZIONE AGRONOMICA DEI REFLUI AGROALIMENTARI<br />

ta è risultata anche chiaramente evidente la notevole variabilità di composizione in<br />

rapporto a vari fattori, tra cui le dimensioni aziendali, l’organizzazione produttiva<br />

(tipologia di prodotti, tecniche applicate ed eventuale reimpiego <strong>dei</strong> sottoprodotti)<br />

e le abitudini del personale.<br />

La elevata variabilità <strong>dei</strong> prodotti e delle relative composizioni rende molto<br />

difficile la precisa definizione di criteri e norme tecniche di generale applicabilità.<br />

È dunque necessario provvedere ad una accurata caratterizzazione degli effluenti<br />

in modo da poter valutare caso per caso la possibilità di applicazione, escludendo i<br />

prodotti che non assicurano il rispetto <strong>dei</strong> vincoli legislativi, e le possibili conseguenze<br />

che la loro distribuzione in campo può comportare, determinando nel contempo<br />

la dose più corretta di utilizzo.<br />

Occorre comunque tenere presente che l’utilizzazione combinata sia <strong>dei</strong> sottoprodotti,<br />

siero e latticello, che degli effluenti potrebbe consentire di ridurre il carico<br />

organico e minerale <strong>dei</strong> componenti più ricchi; in questo modo quindi i rischi di<br />

inquinamento delle falde ipodermiche e di salinizzazione <strong>dei</strong> terreni si farebbero<br />

meno pressanti. I criteri che potrebbero guidare la miscelazione <strong>dei</strong> materiali sono<br />

ancora una volta da individuare caso per caso, dopo l’analisi delle caratteristiche<br />

<strong>dei</strong> singoli sottoprodotti e reflui.<br />

In estrema sintesi, il comportamento che suggeriamo all’operatore prima della<br />

utilizzazione agronomica consiste nella caratterizzazione analitica del refluo, una<br />

volta evidenziati i vincoli considerare la possibilità di miscelare sottoprodotti e<br />

reflui anche durante lo svolgimento del ciclo produttivo, in modo da poter superare<br />

gli eventuali vincoli e ridurre gli attesi effetti negativi sulle colture e sul terreno.<br />

Successivamente nella fase di scelta del sito (in relazione alle caratteristiche<br />

del terreno e del clima) e dell’epoca di distribuzione, come già discusso anche per<br />

gli altri reflui, sono necessarie valutazioni approfondite e ponderate. Il loro impiego<br />

richiede infatti particolare attenzione nel calcolo del volume di adacquamento e<br />

nella determinazione del fabbisogno di lisciviazione necessario per evitare un indesiderato<br />

accumulo di sali, oltre che l’adozione di particolari accorgimenti per<br />

assicurare un adeguato drenaggio al terreno. Al momento attuale, fatti salvi condizioni<br />

di particolari incompatibilità del terreno a ricevere i reflui caseari (quali elevata<br />

salinità, elevata drenabilità, ecc.) non si consigliano comunque somministrazioni<br />

superiori alle 40 t ha -1 .<br />

6. BIBLIOGRAFIA<br />

ANPA, 1999. Primo rapporto sui Rifiuti Speciali. In: Stima della produzione di<br />

rifiuti speciali di alcuni comparti industriali attraverso studi di settore, 88-111.<br />

ANPA, 2001. I rifiuti del comparto agroalimentare.<br />

Corradini C., 1995. Chimica e tecnologia del latte, Tecniche Nuove, Milano.

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