Roncelli: "Latte e derivati" - Corso di Perfezionamento
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LATTE E DERIVATI<br />
Il latte alimentare è il prodotto ottenuto dalla mungitura totale e ininterrotta <strong>di</strong> una vacca lattifera non<br />
affaticata, in buono stato <strong>di</strong> salute e <strong>di</strong> nutrizione. Non deve contenere il colostro che è un liquido<br />
vischioso bianco-giallastro prodotto dalla mammella negli ultimi giorni della gravidanza e nei primi<br />
giorni dopo il parto. Con la parola “latte” si in<strong>di</strong>ca il prodotto bovino, negli altri casi va in<strong>di</strong>cata la<br />
specie <strong>di</strong> origine. E’ il primo alimento del neonato; contiene sostanze grasse, sostanze proteiche,<br />
gluci<strong>di</strong>, vitamine, sali minerali, enzimi, anticorpi ed ormoni.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista chimico-fisico il latte è una <strong>di</strong>spersione colloidale <strong>di</strong> particelle in fase acquosa, <strong>di</strong><br />
colore opalescente, appena giallognolo, <strong>di</strong> odore delicato e sapore dolciastro, con pH <strong>di</strong> 6.5-6.7. Le<br />
particelle sono globuli <strong>di</strong> grasso in emulsione <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni variabili (da 3 a 5 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro),<br />
piccolissimi granuli <strong>di</strong> fosfato tricalcico e micelle proteiche (0,1 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro) formate<br />
dall’interazione delle caseine e <strong>di</strong> altre proteine coi sali minerali e sono le particelle responsabili della<br />
consistenza, dell’opalescenza e del bianco del latte. In soluzione vi sono il lattosio, le lattoalbumine, le<br />
lattoglobuline, urea ed altre sostanze azotate a basso peso molecolare, citrati, lattati e piccole quantità<br />
<strong>di</strong> sali minerali, vitamine idrosolubili e gas. Quando il latte viene lasciato in riposo si <strong>di</strong>vide in due<br />
strati: quello superiore nel quale si raccolgono i globuli <strong>di</strong> grasso formando la crema, quello inferiore<br />
costituito da un liquido ancora opaco, il cosiddetto latte scremato.<br />
Il latte, anche se munto in con<strong>di</strong>zioni asettiche, contiene sempre dei microrganismi (fino ad un<br />
massimo <strong>di</strong> qualche migliaio per ml) che provengono dai dotti galattofori della vacca: batteri lattici,<br />
propionici, enterobatteri, clostri<strong>di</strong>, batteri proteolitici e lipolitici, lieviti e muffe. Nel latte <strong>di</strong> vacche<br />
colpite da mastite aumentano in modo considerevole i leucociti (oltre 700.000/ml).<br />
Dopo un certo tempo dalla mungitura, più o meno lungo a seconda della temperatura alla quale viene<br />
tenuto, il latte assume carattere nettamente acido per l’acido lattico che si forma dal lattosio ad opera<br />
dei fermenti lattici. Questa trasformazione è favorita da temperature <strong>di</strong> 30-40°C, mentre è molto<br />
rallentata vicino ai 0°C.<br />
Se si riscalda latte che contiene acido lattico in quantità uguali o maggiori allo 0,2%, esso coagula. Si<br />
ha la coagulazione a temperatura or<strong>di</strong>naria quando l’acido lattico raggiunge lo 0,5-0,6%. Riscaldando<br />
invece il latte fresco esso non coagula.<br />
Particolare interesse, come vedremo, presenta la coagulazione che si effettua con caglio e presame<br />
(estratto enzimatico della mucosa dell’abomaso dei capretti, degli agnelli e dei vitelli lattanti) molto<br />
usata nella preparazione dei formaggi.<br />
Possiamo così riassumere l’aspetto qualitativo del latte:<br />
Sostanze Acqua fisiologica<br />
inorganiche Sali – Gas ( CO2- N2 – O2 )<br />
Microrganismi<br />
<strong>Latte</strong> saprofiti e patogeni<br />
Cellule somatiche<br />
Sostanze Proti<strong>di</strong>- Lipi<strong>di</strong>- Glici<strong>di</strong><br />
Organiche Vitamine- Enzimi- Ormoni<br />
e altre<br />
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Per quanto riguarda l’aspetto quantitativo nella tabella 1 sono riportate per un raffronto le<br />
caratteristiche del latte <strong>di</strong> donna e <strong>di</strong> quello bovino.<br />
TABELLA 1<br />
Composizione me<strong>di</strong>a del latte <strong>di</strong> donna e del latte <strong>di</strong> vacca<br />
Sostanze <strong>Latte</strong> <strong>di</strong> donna <strong>Latte</strong> <strong>di</strong> vacca<br />
Acqua g/l<br />
870<br />
870<br />
Proteine “<br />
16<br />
36<br />
Caseine “<br />
5-7<br />
27<br />
Altre proteine “<br />
7-9<br />
7<br />
Lipi<strong>di</strong> “<br />
36<br />
35-40<br />
Aci<strong>di</strong> grassi essenziali “<br />
3,5<br />
1<br />
Gluci<strong>di</strong> “<br />
77<br />
52<br />
Lattosio “<br />
70<br />
50<br />
Oligosaccari<strong>di</strong> “<br />
1<br />
tracce<br />
Sali minerali “<br />
2,1<br />
7<br />
So<strong>di</strong>o “<br />
0,15<br />
0,6<br />
Potassio “<br />
0,5<br />
1,5<br />
Calcio “<br />
0,3<br />
1,3<br />
Magnesio “<br />
0,05<br />
0,14<br />
Ferro “<br />
0,0021<br />
0,0006<br />
Fosforo “<br />
0,15<br />
1<br />
Cloruri “<br />
0,5<br />
1<br />
Citrati “<br />
Vitamine idrosoluibili<br />
0,8<br />
1,8<br />
Ac. Ascorbico (Vit. C) mg/100 ml<br />
4<br />
2,1<br />
Tiamina ( Vit. B1) g/100 ml<br />
16<br />
40<br />
Riboflavina ( Vit. B2) “<br />
40<br />
150<br />
Niacina ( Vit. PP) “<br />
170<br />
60-200<br />
Piridossina (Vit. B6) “<br />
11<br />
25-100<br />
Ac. Pantotenico “<br />
200<br />
325<br />
Ac. Folico “<br />
0,18<br />
6<br />
Cobalamina (Vit.B12) “<br />
0,18<br />
0,5<br />
Biotina “<br />
0,4<br />
1,5-5<br />
Colina mg/100 ml<br />
9<br />
13<br />
Inositolo “<br />
Vitamine liposolubili<br />
39<br />
15<br />
A U.I./100 ML<br />
250<br />
160<br />
D “<br />
0,4-5<br />
0,3-4<br />
E g/100 ml<br />
1000<br />
60-150<br />
K “<br />
1,2<br />
4,7<br />
84
COMPOSIZIONE DEL LATTE<br />
Il latte contiene tutti i principi alimentari. Ve<strong>di</strong>amo nella tabella 2 la composizione tipica e le proprietà<br />
fisiche del latte <strong>di</strong> vacca:<br />
Gluci<strong>di</strong> : lattosio<br />
Lipi<strong>di</strong><br />
Sostanze grasse propiamente dette<br />
Lecitina (fosfolipi<strong>di</strong>)<br />
Parte insaponificabile (steroli,<br />
caroteni, tocoferoli)<br />
Proti<strong>di</strong><br />
Caseina<br />
Proteine solubili (globulina, albumina)<br />
Sostanze azotate non proteiche<br />
Sali<br />
Citrati<br />
Fosfati<br />
Cloruri<br />
Componenti <strong>di</strong>versi<br />
(vitamine, enzimi, gas <strong>di</strong>sciolti)<br />
Estratto secco totale<br />
Residuo magro<br />
TABELLA 2<br />
Composizione Grammi/litro Stato fisico dei componenti<br />
Acqua<br />
905<br />
Acqua libera (solvente) +<br />
acqua legata (3,7%)<br />
49<br />
Soluzione<br />
35<br />
34<br />
9<br />
34<br />
0,5<br />
0,5<br />
27<br />
5,5<br />
1,5<br />
2<br />
2,6<br />
1,7<br />
tracce<br />
127<br />
92<br />
Proprietà fisiche<br />
Densità del latte intero 1.032<br />
Densità del latte scremato 1.036<br />
Densità della sostanza grassa 0.940<br />
Potere calorico per litro : calorie 700<br />
PH 6.6-6.8<br />
Tensione superficiale (<strong>di</strong>ne/cm/15°C) 53<br />
Conducibilità elettrica 45 x 10’<br />
Viscosità assoluta (15°C) 0.0212-0.0254<br />
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione 1.35<br />
Punto <strong>di</strong> congelamento -0.55°C<br />
Calore specifico 0.93<br />
Più in particolare:<br />
Emulsioni si globuli <strong>di</strong> grasso<br />
Sospensione micellare <strong>di</strong><br />
fosfocaseinato <strong>di</strong> calcio<br />
Soluzione (colloidale)<br />
Soluzione<br />
Soluzione o stato colloidale(P e Ca)<br />
1) Acqua : l’acqua è presente me<strong>di</strong>amente all’87,5% ; essa solubilizza il lattosio, i sali e le vitamine<br />
idrosolubili, <strong>di</strong>sperde i globuli <strong>di</strong> grasso e le vitamine liposolubili, emulsiona le proteine. Evaporandola<br />
a 100°C si ottiene il residuo secco del latte.<br />
85
2) Sistema proteico : le sostanze proteiche sono presenti in me<strong>di</strong>a nel 3,1% e contengono tutti<br />
gli amminoaci<strong>di</strong> essenziali e sono rappresentate principalmente dalla frazione caseinica.<br />
Le caseine (fosfoproteine) sono l’80% delle proteine totali con pH isoelettrico globale vicino a 4,7.Esse<br />
comprendono s-caseina ( 50% ), -caseina (30%), k-caseina (15%), -caseina (5%), sud<strong>di</strong>vise poi in<br />
varie sottofrazioni (s1, s2, s3,…) e tutte separabili per elettroforesi ed ultracentrifugazione.<br />
Le caseine precipitano spontaneamente o quando il latte viene aci<strong>di</strong>ficato a pH 4,6-4,7, o per<br />
precipitazione enzimatica con presame (chimosina o rennina) in presenza <strong>di</strong> Ca, ed infine per<br />
centrifugazione ad alta velocità .<br />
Le sequenze degli amminoaci<strong>di</strong> delle caseine s e sono note, non del tutto invece la sequenza della k<br />
( glicoproteina contenente acido sialico). I pesi molecolari delle s, e k monomeri è quasi 25.000. A<br />
pH 7 la s è sotto forma <strong>di</strong> piccoli polimeri, la sotto forma <strong>di</strong> monomero, e la k come polimero più<br />
grosso.<br />
Se, a pH 7 ed a 37°C, si aggiungono ioni Ca +2 alle singole frazioni, l’s coagula, la precipita e la k<br />
non viene influenzata. Se s e sono insieme lo ione Ca +2 provoca ancora la loro precipitazione; ma se<br />
è presente anche la k lo ione Ca +2 non ha nessun effetto.<br />
La caseina K esercita quin<strong>di</strong> una azione protettiva. Si formano probabilmente complessi con ponti<br />
salini <strong>di</strong> ioni Ca +2 tra i gruppi fosfato della s, o tra i gruppi -NH2 dei residui <strong>di</strong> lisina.<br />
Le micelle proteiche sono formate da complessi s+k associati con la ; sono aggregati sferici <strong>di</strong> circa<br />
0,05-0,3 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, <strong>di</strong> peso molecolare vicino a 3 . 10 9 . In un ml <strong>di</strong> latte il loro numero è<br />
dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 10 12 .<br />
Mentre le caseine sono circa il 80% delle proteine totali, in misura inferiore sono presenti le<br />
sieroproteine (frazione proteica solubile del latte). Vi sono due grosse frazioni: la lattalbumina<br />
(lattalbumina, -lattoglubuline, albumina del siero <strong>di</strong> sangue) e la lattoglobulina (euglobina e<br />
pseudoglobulina). Sono termolabili per riscaldamento e sono i principali costituenti della ricotta.<br />
Sono presenti anche sieroalbumine, immunoglobuline, lattoferrina, proteosi-peptoni (PP) ed enzimi<br />
(ossidasi, catalasi, perossidasi, transaminasi, amilasi, lipasi, fosfatasi, proteasi, ribonucleasi, ecc.).<br />
3) I lipi<strong>di</strong> : il latte <strong>di</strong> vacca, come il latte <strong>di</strong> donna, ha circa 35 g <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong> per litro. Il latte <strong>di</strong><br />
altre specie ne è molto più ricco. I lipi<strong>di</strong> del latte <strong>di</strong> vacca sono costituiti da trigliceri<strong>di</strong> (97-99% dei<br />
lipi<strong>di</strong> totali), da fosfolipi<strong>di</strong> e glicolipi<strong>di</strong> con colesterolo. I trigliceri<strong>di</strong> contengono ac. grassi saturi (60-<br />
70%) ad elevato punto <strong>di</strong> fusione (aci<strong>di</strong> miristico, palmitico e stearico), aci<strong>di</strong> grassi a catena corta<br />
(butirrico e capronico) che danno al latte ed ai suoi derivati un odore particolare, ed aci<strong>di</strong> volatili. I<br />
trigliceri<strong>di</strong> comprendono inoltre il 25-30% <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> monoinsaturi ed il 2-5% <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> polinsaturi; nel<br />
latte <strong>di</strong> donna è presente molto più acido linoleico rispetto a quello <strong>di</strong> vacca.<br />
I lipi<strong>di</strong> sono contenuti in globuli <strong>di</strong> grasso (1,5-10 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro) circondati da una complessa<br />
membrana bistratificata che è una pellicola lipoproteica contenente anche molecole <strong>di</strong> vitamine, enzimi<br />
e colesterolo. Il latte contiene anche lipasi che vengono inattivate dai trattamenti termici <strong>di</strong><br />
risanamento. L’ossidazione dei grassi è favorita da aci<strong>di</strong>tà, luce, tracce <strong>di</strong> rame e <strong>di</strong> ferro.<br />
I globuli <strong>di</strong> grasso, avendo peso specifico inferiore all’acqua, tendono a portarsi in superficie formando<br />
uno strato <strong>di</strong> crema; questo fenomeno è accellerato dal riscaldamento a 80°C e dall’abbassamento del<br />
pH.<br />
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4) I gluci<strong>di</strong> : nel latte <strong>di</strong> vacca i gluci<strong>di</strong> (che sono in me<strong>di</strong>a il 4,80% ) sono formati dal lattosio<br />
(galattoside 1-4 glucosio), <strong>di</strong>saccaride costituito da glucosio e galattosio. Il lattosio ha un sapore poco<br />
dolce ed è poco solubile; si può ricavare dal siero <strong>di</strong> latte per centrifugazione e cristallizzazione.<br />
Il lattosio ha un ruolo importante nei prodotti caseari dove i batteri lattici lo idrolizzano in glucosio e<br />
galattosio, trasformando poi questi esosi in acido lattico. La sintesi del lattosio avviene nelle cellule del<br />
tessuto mammario che trasformano il glucosio preso dal sangue in galattosio e <strong>di</strong> sintetizzare poi il<br />
lattosio da questi due zuccheri semplici; questo processo è catalizzato dalla lattosio - sintetasi.<br />
Il lattosio ha anche un ruolo nutrizionale, specialmente nel bambino. La sua presenza può però porre sia<br />
problemi nutrizionali ( intolleranza al lattosio per l’assenza <strong>di</strong> lattasi intestinale ) e sia tecnologici<br />
(igroscopicità del latte in polvere, cristallizzazione del lattosio nel latte concentrato e nelle creme<br />
gelate). Per ovviare alla intolleranza al lattosio viene prodotto il latte delattosato dove il <strong>di</strong>saccaride è<br />
scisso nei suoi componenti.<br />
5) Le sostanze minerali : si trovano in tutti i tipi <strong>di</strong> latte in quantità variabili da 3 a 12 g/l ; sono<br />
presenti sotto forma <strong>di</strong> composti <strong>di</strong> varia natura con strutture sia solubili e sia insolubili.<br />
Le sostanze minerali presenti nel latte contengono soprattutto, come macroelementi, so<strong>di</strong>o, potassio,<br />
calcio, fosforo, cloro e zolfo ; in quantità minore, come microelementi, troviamo magnesio, rame, ferro,<br />
zinco, manganese e io<strong>di</strong>o. Fra i sali <strong>di</strong> questi elementi si hanno i fosfati <strong>di</strong> calcio, <strong>di</strong> magnesio e <strong>di</strong><br />
potassio che intervengono nella formazione e nello sviluppo delle ossa dei neonati, ed inoltre il cloruro<br />
<strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> potassio, i citrati <strong>di</strong> calcio, <strong>di</strong> magnesio e <strong>di</strong> potassio.<br />
Nel latte possono essere presenti anche metalli contaminanti.<br />
6) Vitamine : le vitamine contenute nel latte crudo, in pratica tutte le vitamine conosciute,<br />
subiscono notevoli oscillazioni quantitative in base alla alimentazione dell’animale lattifero. Il<br />
patrimonio vitaminico del latte può ridursi notevolmente in seguito a processi <strong>di</strong> risanamento e <strong>di</strong><br />
conservazione.<br />
Fra le vitamine più importanti ricor<strong>di</strong>amo:<br />
- tra le liposolubili la vitamina A ed i caroteni il cui contenuto <strong>di</strong>pende dalla alimentazione verde o<br />
secca (carotene dei vegetali pigmentati). <strong>Latte</strong> e burro sono le principali fonti <strong>di</strong> vitamina A e<br />
caroteni per l'uomo.<br />
- la vitamina D3, che è calciofissatrice, è presente come tale e in misura maggiore come provitamina<br />
7-deidrocolesterolo.<br />
- la vitamina C, che è la vitamina più termolabile del latte.<br />
- le vitamine idrosolubili del gruppo B: tra queste ricor<strong>di</strong>amo la B1 che è presente in grosse quantità,<br />
la B2 (lattoflavina) che rappresenta il cosiddetto pigmento giallo del latte e l’acido pantotenico<br />
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7) Enzimi : gli enzimi contenuti nel latte sono vari e contribuiscono alla <strong>di</strong>geribilità del latte.<br />
Vi si trovano catalasi, perossidasi, reduttasi, fosfatasi, lipasi ecc., la cui presenza è sfruttata in alcuni<br />
saggi analitici del latte. Ad es. la ricerca della perossidasi, enzima termolabile (<strong>di</strong>strutto per l’80% dopo<br />
30’’) serve a stabilire se il latte è stato sottoposto alla ebollizione.<br />
Tutti questi principi alimentari sono contenuti nel latte dei <strong>di</strong>versi animali in proporzioni <strong>di</strong>fferenti.<br />
Anzi per la stessa specie animale la composizione chimica del latte può mostrare variazioni in rapporto<br />
all’età, alla razza, alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita ed allo stato <strong>di</strong> nutrizione.<br />
Variazioni più o meno sensibili si possono osservare nello stesso animale anche nel corso della<br />
giornata. Il latte <strong>di</strong> mucca munto <strong>di</strong> sera è più ricco <strong>di</strong> sostanze grasse <strong>di</strong> quello del mattino.<br />
La tabella 3 riporta i valori me<strong>di</strong> percentuali spettanti al latte dei vari mammiferi.<br />
TABELLA 3<br />
Acqua Proteine Grassi Zuccheri Ceneri Residuo secco<br />
Donna 87,96 1,63 3,80 6,40 0,30 12.25<br />
Mucca 87,78 3,10 3,40 4,80 0,72 12,25<br />
Pecora 80,82 6,52 6,97 4,91 0,89 19,40<br />
Capra 86,96 3,71 4,09 4,46 0,78 13,15<br />
Asina 89,64 2,22 1,64 5,99 0,51 10,45<br />
Bufala 83,50 4,70 5,60 5,40 1,03 16,50<br />
Valore nutrizionale : il latte, pur essendo liquido, ha un tenore in sostanza secca dal 10 al 13%, vicino<br />
quin<strong>di</strong> a quello <strong>di</strong> numerosi alimenti soli<strong>di</strong>. Il suo valore energetico è <strong>di</strong> circa 700 kcal/l. Le sue<br />
proteine hanno un alto valore nutrizionale, in particolare la lattoglobulina e la lattalbumina che sono<br />
ricche <strong>di</strong> amminoaci<strong>di</strong> solforati. Il latte è ricco <strong>di</strong> calcio, fosforo, riboflavina e anche <strong>di</strong> tiamina,<br />
cobalamina e vitamina A. E’ invece povera <strong>di</strong> ferro, rame, ac. ascorbico, niacina e vitamina D.<br />
Qualità : i fattori che influiscono sulla qualità sono :<br />
- la selezione del bestiame che influenza non solo la resa globale in latte, ma anche la qualità delle<br />
proteine.<br />
- la alimentazione del bestiame che influenza sapore e tenore delle proteine<br />
- l’igiene: è importante soprattutto al momento della mungitura (lavaggio mammelle della mucca,<br />
sterilizzazione filtri e recipienti, pulizia degli ambienti e degli operatori) e della conservazione del<br />
latte prima della pastorizzazione. Dopo la mungitura il latte deve essere raffreddato velocemente,<br />
con temperatura mantenuta sempre sotto i 5°C dato che i batteri psicrofili, dalla forte attività<br />
proteolitica, hanno uno sviluppo ottimale intorno ai 10°C. Anche al <strong>di</strong> sotto dei 5°C devono essere<br />
eliminate, me<strong>di</strong>ante filtrazione o centrifugazione, le particelle estranee che possono contaminarlo; il<br />
latte quin<strong>di</strong> viene pastorizzato.<br />
- Stoccaggio<br />
- Con<strong>di</strong>zioni climatiche.<br />
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TECNOLOGIE DEL LATTE<br />
- Separazione dei grassi : i globuli <strong>di</strong> grasso affiorano lentamente sulla fase liquida. Per accellerare la<br />
separazione si usano le scrematrici centrifughe che scaricano <strong>di</strong> continuo la crema da una parte ed il<br />
latte scremato dall’altra. Da 100 parti <strong>di</strong> latte si ricavano circa 40 parti <strong>di</strong> crema.<br />
Con l’uso delle scrematrici si può ottenere latte parzialmente scremato o semimagro (grasso non<br />
superiore a 1,80%) e scremato o magro (grasso non superiore a 0,1-0,2%).<br />
La crema può essere adoperata per cucina, per dolci e gelati o per fabbricare il burro.<br />
Il latte scremato in polvere, sciolto in acqua, serve alla preparazione <strong>di</strong> bibite, in pasticceria, per<br />
yoghurt e per l’alimentazione animale.<br />
Con processi che eliminano sali minerali e lattosio lo si può utilizzare per arricchire in proteine altri<br />
alimenti.<br />
Per la preparazione del burro, invece, la crema viene lasciata maturare per alcuni giorni, poi viene<br />
pastorizzata e posta in tamburi muniti <strong>di</strong> mestoli giranti ( zangole) con pezzetti <strong>di</strong> ghiaccio ad una<br />
temperatura <strong>di</strong> circa 10°C.<br />
Le zangole girano a circa 50 giri al minuto per 40 minuti.<br />
Si formano globuletti <strong>di</strong> grasso ed un liquido, il latticello, che viene separato. Si lava poi accuratamente<br />
con acqua sterile. Si varia la velocità <strong>di</strong> rotazione della zangola che <strong>di</strong>viene impastatrice.<br />
Dai pani <strong>di</strong> burro che si ottengono vengono confezionati i panetti sigillati che vengono messi in cella<br />
frigorifera e poi venduti.<br />
Si usano confezioni che lo proteggono dall’ossigeno dell’aria e dalla luce per evitare il deterioramento<br />
e l’ossidazione dei lipi<strong>di</strong>. E’ necessaria la refrigerazione.<br />
Tra i 6° e gli 8°C il burro si conserva per vari mesi. Per legge il burro deve contenere meno dell’82% <strong>di</strong><br />
grasso. Il resto è acqua. L’etichetta ed i piombini devono in<strong>di</strong>care chiaramente il nome del fabbricante.<br />
- L’omogenizzazione del latte: un trattamento molto <strong>di</strong>ffuso è quello della omogeneizzazione,<br />
necessario sia per il latte a lunga conservazione e sia per quello sterilizzato. Esso rende più stabile<br />
l’emulsione frantumando i globuli <strong>di</strong> grasso e riducendo l’affioramento della crema nel tempo. Il latte<br />
si <strong>di</strong>ce omogeneizzato quando i globuli <strong>di</strong> grasso sono ridotti a <strong>di</strong>mensioni che sono 1/5 rispetto a<br />
quelle iniziali. In pratica i globuli <strong>di</strong> grassi si devono ridurre da 3-5 a meno <strong>di</strong> .<br />
Le micelle <strong>di</strong> caseina, anch’esse <strong>di</strong>strutte, aderiscono ai globuli <strong>di</strong> grasso stabilizzando l’emulsione e<br />
rallentando la decantazione e la coalescenza.<br />
Inoltre i lipi<strong>di</strong> sono resi più <strong>di</strong>geribili poiché le lipasi <strong>di</strong>gestive penetrano più facilmente in una<br />
emulsione più fine.<br />
L’omogeneizzazione viene effettuata me<strong>di</strong>ante apparecchi a pistone che fanno passare il latte sotto<br />
elevate pressioni (150-250 Kg/cm 2 ) attraverso orifizi o valvole a lume ridottissimo.<br />
L’operazione si esegue a circa 70°C, dopo la pastorizzazione, in omogeneizzatori sterili .<br />
- Risanamento igienico : il latte, anche se prodotto da animali sani e raccolto in modo razionale,<br />
contiene sempre germi, anche patogeni. E’ quin<strong>di</strong> necessario ricorrere al risanamento igienico per<br />
ridurre o azzerare la carica batterica.<br />
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Le tecnologie più utilizzate sono :<br />
1) Pastorizzazione (H.T.S.T.) : il latte fresco, dopo la filtrazione o la chiarificazione centrifuga,<br />
centrifuga, deve essere subito pastorizzato. Se il latte viene trattato a 72-75°C per pochi secon<strong>di</strong> si<br />
ottiene il latte pastorizzato fresco. Oggi il proce<strong>di</strong>mento più usato è quello HTST (high temperature<br />
short time) che consiste nel far circolare il latte in strato sottile (circa 1 mm) su scambiatori <strong>di</strong> calore a<br />
piastra dove viene preriscaldato dal latte già trattato ed in via <strong>di</strong> raffreddamento e quin<strong>di</strong> portato a 80°C<br />
per 15-20’’me<strong>di</strong>ante acqua calda circolante; infine è raffreddato a 4°C. Si ha così il latte pastorizzato<br />
che deve avere un contenuto in sieroproteine solubili non denaturate non inferiore all’11 % delle<br />
proteine totali.<br />
Per il latte pastorizzato deve essere negativa la prova della fosfatasi alcalina e positiva quella della<br />
perossidasi. Si può avere produzione <strong>di</strong> latte pastorizzato con reazione negativa alla prova della<br />
perossidasi, ma in questo caso sul contenitore si deve in<strong>di</strong>care ’’pastorizzazione alta’’ (latte<br />
pastorizzato più <strong>di</strong> una volta a T>80°C). Con la pastorizzazione si <strong>di</strong>strugge la flora batterica<br />
eventualmente presente ( Micobatteri tubercolari, Brucelle, Salmonelle, Streptococchi, Coliformi, ecc.).<br />
Il controllo della inattivazione della fosfatasi alcalina, che è presente nella fase acquosa e sulla<br />
superficie dei globuli <strong>di</strong> grasso, permette <strong>di</strong> verificare se la pastorizzazione è stata efficace in quanto<br />
questo enzima ha una resistenza al calore superiore a quella dei batteri patogeni presenti nel latte.<br />
Un'altra prova della efficacia della pastorizzazione si basa sulla inattivazione delle riduttasi microbiche.<br />
Il latte pastorizzato si conserva intatto in frigorifero per 4-5 giorni; il sapore il colore ed il valore<br />
nutrizionale non vengono praticamente mo<strong>di</strong>ficati, mentre le sieroproteine sono <strong>di</strong>strutte in piccola<br />
parte.<br />
2) La sterilizzazione: con la sterilizzazione si ha la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> tutti i microrganismi presenti nel<br />
latte. Essa si può ottenere o con un trattamento <strong>di</strong> 15 sec a 115°C o, se i recipienti sono agitati con<br />
energia, <strong>di</strong> 4 sec a 125°C; al trattamento termico segue un rapido raffreddamento con acqua fredda<br />
immessa nella autoclave dove avviene la sterilizzazione.<br />
Per conservare al massimo sapore e valore nutrizionale è bene operare ad alta temperatura per poco<br />
tempo. Il latte a ’’lunga conservazione’’ UHT è il latte che, previo riscaldamento a 70-80°C, subisce<br />
un trattamento <strong>di</strong> sterilizzazione in flusso continuo in tubo o su piastra, a temperature <strong>di</strong> 135-140°C<br />
per 6-10’’ ( metodo <strong>di</strong>retto), oppure è stato insufflato <strong>di</strong> vapore d’acqua surriscaldato a 140-150°C per<br />
2-4’’ ( metodo in<strong>di</strong>retto o uperizzazione). Il latte UHT ha tempi <strong>di</strong> conservazione minori ma migliori<br />
qualità organolettiche e nutrizionali.<br />
Il latte, subito dopo il raffreddamento, viene confezionato in scatole <strong>di</strong> cartone ’’Tetrapack’’ rivestite<br />
esternamente da paraffina ed all’interno da uno strato <strong>di</strong> polietilene, facilmente sterilizzabili.<br />
La sterilizzazione può presentare alcuni inconvenienti se non è stata fatta ad alta temperatura-poco<br />
tempo.<br />
Si può avere infatti per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tiamina, cobalamina, parziale liberazione <strong>di</strong> idrogeno a partire da residui<br />
<strong>di</strong> cisteina, una certa defosforilazione dei residui <strong>di</strong> serina ed una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> lisina.<br />
Come vantaggio lo smascheramento dei gruppi –SH provoca un abbassamento del potenziale redox da<br />
cui ha origine un effetto antiossidante. Comunque il trattamento termico provoca la <strong>di</strong>minuzione del pH<br />
e del tenore <strong>di</strong> Ca e Mg.<br />
90
3) La concentrazione del latte : la concentrazione del latte, preliminarmente pastorizzato ed<br />
omogeneizzato, viene realizzata me<strong>di</strong>ante evaporazione a 50-60°C, a pressione ridotta. Sono molto<br />
usati scambiatori <strong>di</strong> calore a film <strong>di</strong>scendente ed a superficie raschiata, che assicurano un rapido<br />
scambio termico. Il prodotto finale ha un tenore in sostanza secca uguale a circa tre volte il tenore<br />
iniziale.<br />
La sua conservazione è assicurata sia me<strong>di</strong>ante sterilizzazione (latte concentrato non zuccherato), sia<br />
aggiungendo zucchero (latte concentrato zuccherato), sia per congelamento.<br />
La sterilizzazione del latte eseguita in autoclave a 115°C per 20’ produce un forte aumento della<br />
viscosità in seguito alla aggregazione delle micelle <strong>di</strong> caseina con eventuale formazione <strong>di</strong> grumi e <strong>di</strong><br />
gelificazioni.<br />
Si evitano questi inconvenienti con una sosta a 90°C prima della concentrazione e con l’aggiunta <strong>di</strong><br />
agenti stabilizzanti quali citrato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, fosfato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o e cloruro <strong>di</strong> calcio.<br />
La conservazione con aggiunta <strong>di</strong> zucchero si ottiene aggiungendo al latte sciroppo <strong>di</strong> saccarosio<br />
durante l’evaporazione. Il prodotto finale contiene circa il 25% <strong>di</strong> acqua, il 30% <strong>di</strong> sostanza secca del<br />
latte e tra il 44 ed il 46% <strong>di</strong> saccarosio.<br />
- La <strong>di</strong>sidratazione del latte: con la <strong>di</strong>sidratazione, che può essere parziale o totale, si ottiene<br />
la polvere <strong>di</strong> latte per la cui produzione si parte da latte pastorizzato e concentrato fino al 40-55% <strong>di</strong><br />
sostanza secca, previamente riscaldato per stabilizzare le proteine e inattivare le lipasi. La<br />
<strong>di</strong>sidratazione, fino ad un tenore in acqua del 3-4%, si realizza me<strong>di</strong>ante essiccamento col metodo a<br />
pellicola in apparecchi costituiti da due cilindri in acciaio a<strong>di</strong>acenti, riscaldati all’interno con vapore<br />
d’acqua sotto pressione a 140°C, che ruotano in senso inverso.<br />
Il latte viene fatto cadere sulla superficie dei cilindri dove evapora, poi apposite lame raschiano la<br />
pellicola formatasi. Il latte in polvere può essere soggetto ad un rilevante imbrunimento non<br />
enzimatico e ad ossidazione dei lipi<strong>di</strong> che causano un abbassamento della qualità nutrizionale ed<br />
organolettica delle proteine.<br />
Un buon magazzinaggio prevede una u.r.>4%, mancanza <strong>di</strong> luce, atmosfera <strong>di</strong> azoto o sotto vuoto ed<br />
una temperatura inferiore ai 10°C.<br />
Il vecchio sistema degli essiccatori a cilindri è oggi sostituito dagli ’’atomizzatori’’ più costosi ma che<br />
danno un prodotto migliore e solubile all’istante. Il latte, previamente concentrato, viene nebulizzato e<br />
portato in camere riscaldate a 130°C, in corrente <strong>di</strong> aria calda, che trasforma le goccioline in polvere,<br />
trascinata poi in appositi raccoglitori.<br />
Un terzo metodo (<strong>di</strong> origine USA), che conserva bene i caratteri organolettici del latte che è solubile<br />
all’istante, prevede l’essiccamento della schiuma ottenuta immettendo azoto sotto pressione nel latte<br />
parzialmente concentrato a pressione ridotta a 50°C ed ad<strong>di</strong>zionato <strong>di</strong> emulsionanti. La polvere,<br />
formata da particelle molto leggere, è solubile all’istante.<br />
Per migliorare la solubilità del latte in polvere, dopo l’essiccamento si effettua l’istantaneizzazione<br />
che consiste in una leggera riumi<strong>di</strong>ficazione della polvere con vapore e quin<strong>di</strong> un nuovo essiccamento.<br />
Si ha la parziale trasformazione del lattosio da amorfo in cristalli più solubili e meno igroscopici.<br />
Il latte in polvere è utilizzato per l’alimentazione dell’infanzia, come ingre<strong>di</strong>ente ricco <strong>di</strong> proteine nella<br />
preparazione industriale <strong>di</strong> molti alimenti quali cioccolate, biscotti, gelati, carni conservate (salumi e<br />
salsicce). Il latte in polvere è utile anche come aiuto alimentare alle popolazioni povere dove le precarie<br />
con<strong>di</strong>zioni igieniche non permettono l’uso <strong>di</strong> latte liquido.<br />
91
- Latti fermentati : i latti fermentati, <strong>di</strong> cui sono ben note le proprietà igieniche e terapeutiche, sono<br />
tra i più antichi derivati del latte e si ottengono per coagulazione del latte senza sottrazione <strong>di</strong> siero, per<br />
azione esclusiva <strong>di</strong> microrganismi tipici <strong>di</strong> ciascun tipo <strong>di</strong> latte fermentato che devono mantenersi vivi<br />
e vitali fino al momento del consumo. La fermentazione aci<strong>di</strong>ficante avviene ad opera <strong>di</strong> fermenti<br />
lattici che trasformano parte del lattosio in acido lattico, previa scissione in glucosio e galattosio, con<br />
abbassamento del pH e conseguente coagulazione della caseina. I latti fermentati possono essere<br />
consumati da chi presenta intolleranza al lattosio del latte. Da ricordare che in seguito ad una lieve<br />
idrolisi viene anche migliorata la <strong>di</strong>geribilità delle proteine del latte.<br />
Nella produzione dei latti fermentati è necessario attenersi alle seguenti regole generali:<br />
a) scelta della specie fermentante : si utilizzano lattobacilli e streptococchi associati che danno le<br />
migliori variazioni <strong>di</strong> aroma e consistenza. Le due specie, coltivate separatamente, sono miscelate solo<br />
all’atto dell’innesto sul prodotto.<br />
b) controllo della microflora <strong>di</strong>versa ed indesiderabile che deve essere eliminata con ogni possibile<br />
fonte <strong>di</strong> contaminazione.<br />
c) controllo della temperatura : la temperatura <strong>di</strong> coltura deve essere stabile; quella <strong>di</strong> raffreddamento e<br />
<strong>di</strong> conservazione non superiore a 4°C. In queste con<strong>di</strong>zioni il coagulo si mantiene omogeneo anche per<br />
oltre 50 giorni.<br />
d) controllo della aci<strong>di</strong>tà : una aci<strong>di</strong>tà elevata dà una cagliata <strong>di</strong> minore consistenza, ma <strong>di</strong> lunga<br />
stabilità. Una aci<strong>di</strong>tà elevata tuttavia non è gra<strong>di</strong>ta al consumatore. L’aci<strong>di</strong>tà ottimale è tra 85 e 100<br />
gra<strong>di</strong> Dornic o tra pH 4,2 e 3,5.<br />
YOGHURT<br />
Il prodotto principale dei latti fermentati è lo YOGHURT che viene prodotto da latte <strong>di</strong> vacca, <strong>di</strong><br />
bufala, <strong>di</strong> cavalla, ecc.. Nella tabella 4 sono riportati i requisiti microbiologici minimi dello yoghurt e<br />
nella tabella 5 lo schema per la produzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> yoghurt. Si può usare come materia<br />
prima latte fresco intero o parzialmente o totalmente scemato sottoposto a sterilizzazione o<br />
pastorizzazione. Il latte viene poi inoculato con le specie termofile <strong>di</strong> fermentazione Lactobacillus<br />
bulgaricus, coltivato in simbiosi con lo Streptococcus thermophilus, a 40 –42°C. Si lascia in<br />
incubazione per tre ore finchè non avviene la fermentazione e si forma un coagula bianco che non<br />
separa siero. L’inoculo della coltura <strong>di</strong> Streptococcus thermophilus associato a Lactobacillus<br />
bulgaricus è fatto in ragione del 2-3% cercando <strong>di</strong> avere cura, controllando temperatura e tempo <strong>di</strong><br />
incubazione e caratteristiche dei ceppi, che il rapporto cocchi-bacilli della coltura e dello yoghurt sia<br />
mantenuto 1:1 o 2:1.<br />
Alla fine della produzione il contenuto in acido lattico è superiore a 1,2% con un pH compreso tra 4,4 e<br />
4,2; l’aci<strong>di</strong>tà può però aumentare durante la conservazione. E’ bene non superare 1,4% <strong>di</strong> acido lattico<br />
e non scendere al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> pH 4,0 in quanto una buona aci<strong>di</strong>tà è accompagnata da un buon contenuto<br />
in sostanze aromatiche.<br />
92
Lo Streptococcus thermophilus forma acido L(+) lattico mentre il Lactobacillus bulgaricus acido D(-)<br />
lattico.<br />
Lo yoghurt ha un sapore gradevole ed acidulo; il principale componente dell’aroma è l’aldeide acetica,<br />
ma sono anche presenti il <strong>di</strong>acetile, l’acetilmetilcarbinolo e aci<strong>di</strong> organici.<br />
In base al tipo <strong>di</strong> latte impiegato si può avere yoghurt del tipo intero il cui contenuto in materia grassa<br />
non deve essere inferiore al 3%, e del tipo magro o scremato il cui prodotto finito non deve avere un<br />
contenuto in materia grassa superiore all’1%.<br />
Si trovano in commercio yoghurt preparati con l’aggiunta <strong>di</strong> sostanze aromatiche naturali, <strong>di</strong> preparati a<br />
base <strong>di</strong> frutta, conserve, marmellate, aggiunti prima o dopo la coagulazione.<br />
Questi elementi non possono essere aggiunti in proporzione superiore al 30% del peso del prodotto<br />
finito. Possono essere presenti sostanze coloranti consentite ed acido ascorbico o suoi sali la cui<br />
quantità nel prodotto finito non deve superare i 0,2g/Kg.<br />
Le alterazioni dei caratteri organolettici che si possono manifestare nei vari tipi <strong>di</strong> yoghurt possono<br />
essere provocati da vari fattori.<br />
Ad esempio lo yoghurt può presentarsi come coagulo molle composto <strong>di</strong> grumi; a causa <strong>di</strong> fermenti<br />
indeboliti può avere scarso sapore; la presenza <strong>di</strong> una pellicola in superficie può in<strong>di</strong>care che esso è<br />
stato preparato con aggiunta <strong>di</strong> latte in polvere.<br />
Le alterazioni più profonde sono però provocate dall’attecchimento <strong>di</strong> microrganismi <strong>di</strong><br />
contaminazione (schizomiceti mesofili saprofiti, miceti, coliformi) per cui alla analisi chimica si<br />
affiancano esami microbiologici.<br />
I contenitori, <strong>di</strong> materiale idoneo, devono essere ermeticamente chiusi, opachi ed impermeabili, e<br />
muniti delle in<strong>di</strong>cazioni della <strong>di</strong>tta produttrice, della data <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> scadenza.<br />
REQUISITI MICROBIOLOGICI MINIMI DELLO YOGHURT (TABELLA 4)<br />
Alla produzione Alla <strong>di</strong>stribuzione<br />
Germi specifici <strong>di</strong> fermentazione vivi<br />
(Lactobacillus bulgaricus<br />
Streptococcus thermophilus)<br />
1 . 10 8 – 1 . 10 10 /g<br />
5 . 10 6 /g<br />
Coliformi Non oltre 10/g Non oltre 10/g<br />
Contaminanti saprofiti<br />
In numero tale da non mo<strong>di</strong>ficare le caratteristiche<br />
(Schizomiceti mesofili e miceti) organolettiche del prodotto<br />
Germi patogeni e loro tossine Assenti Assenti<br />
Attività fermentativa in latte a 44°C 12-24 ore 12-24 ore<br />
Aci<strong>di</strong>tà in acido lattico non inferiore a 0,8% 0,8%<br />
93
Oltre ai batteri tra<strong>di</strong>zionali, nello yoghurt sono spesso aggiunte altre specie <strong>di</strong> microrganismi detti<br />
“probiotici”, cioè “a favore della vita”.<br />
Essi superano la barriera acida dello stomaco e arrivano vivi e vitali nell’intestino dove bloccano lo<br />
sviluppo <strong>di</strong> batteri nocivi, neutralizzano molti agenti inquinanti e tossici e potenziano il sistema<br />
immunitario. Uno <strong>di</strong> questi è il Lactobacillus Acidophilus, che aumenta <strong>di</strong> molto la capacità dello<br />
yoghurt <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i livelli del colesterolo nel sangue.<br />
Questo batterio, oltre a produrre l’acido idrossimetilglutarico, è capace <strong>di</strong> assimilare <strong>di</strong>rettamente parte<br />
del colesterolo che viene introdotto con la <strong>di</strong>eta e che arriva nell’intestino. Il colesterolo, senza essere<br />
trasformato, viene eliminato con le feci.<br />
Altro batterio probiotico che agisce sul colesterolo, <strong>di</strong>minuendone l’assorbimento, è il Lactobacillus<br />
Casei.<br />
Agli yoghurt probiotici sono aggiunti anche bifidobatteri, microrganismi anch’essi utili nel controllo<br />
del livello del colesterolo.<br />
Questi batteri riducono notevolmente l’assorbimento del colesterolo mo<strong>di</strong>ficando i sali biliari. Per<br />
favorire lo sviluppo dei bifidobatteri, negli yoghurt vengono aggiunte delle sostanze dette<br />
“prebiotiche”.<br />
Queste sostanze arrivano intatte nell’intestino favorendo così la crescita dei bifidobatteri che fanno<br />
parte della nostra flora intestinale.<br />
Tra le sostanze prebiotiche più utilizzate c’è l’inulina, una fibra estratta dalla cicoria.<br />
94
TABELLA 5 - Schema per la produzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> YOGHURT<br />
<strong>Latte</strong> <strong>di</strong> buona qualità<br />
Standar<strong>di</strong>zzazione del grasso e del residuo secco<br />
Omogeneizzazione dei globuli <strong>di</strong> grasso<br />
Trattamento termico del latte<br />
Aggiunta <strong>di</strong> succhi o <strong>di</strong> Inoculo con batteri lattici termofili<br />
estratti <strong>di</strong> frutta<br />
Distribuzione nei contenitori Fermentazione in serbatoio<br />
Per yoghurt a coagulo compatto<br />
Fermentazione a 42-45 °C Fermentazione a 42-45°C<br />
Raffreddamento e Raffreddamento dello Raffreddamento a<br />
conservazione a 4-5 °C yoghurt con rottura coagulo compatto<br />
del coagulo<br />
Aggiunta <strong>di</strong> frutta Rottura del coagulo<br />
95<br />
Confezionamento<br />
Conservazione a 4 – 5 °C
INDICI E COSTANTI DEL LATTE<br />
- Il latte vaccino normale è un liquido tamponato con pH compreso tra 6,6 e 6,8. La sua aci<strong>di</strong>tà si<br />
esprime in gra<strong>di</strong> Soxlhet – Henkel ( °SH) che corrispondono ai ml <strong>di</strong> soluzione 0,25 N <strong>di</strong> NaOH<br />
necessari a neutralizzare 100 ml <strong>di</strong> latte con in<strong>di</strong>catore fenolftaleina. L’aci<strong>di</strong>tà totale del latte è la<br />
somma della aci<strong>di</strong>tà naturale con l’aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> fermentazione. I valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> tale aci<strong>di</strong>tà sono <strong>di</strong> 7°SH.<br />
Questi valori <strong>di</strong> pH sono dovuti alla presenza <strong>di</strong> gruppi aci<strong>di</strong> liberi della caseina, degli anioni citrico,<br />
fosforico e carbonico. Per la sua determinazione si usa il pHmetro, strumento molto preciso, la cui<br />
taratura viene eseguita con soluzioni tampone a pH noto.<br />
Il latte coagulabile all’ebollizione ha una aci<strong>di</strong>tà superiore a 11, quello che coagula spontaneamente ha<br />
una aci<strong>di</strong>tà superiore a 26 gra<strong>di</strong>.<br />
L’aci<strong>di</strong>tà del latte può anche essere espressa <strong>di</strong>rettamente in tenore <strong>di</strong> acido lattico, cioè in gra<strong>di</strong> Dornic<br />
°D. L’aci<strong>di</strong>tà Dornic è il numero <strong>di</strong> ml <strong>di</strong> NaOH 0,9 N necessari per titolare 10 ml <strong>di</strong> latte. In me<strong>di</strong>a<br />
l’aci<strong>di</strong>ta in acido lattico è 0,160%.<br />
1 °D = 0,1% <strong>di</strong> acido lattico=0,1 g <strong>di</strong> acido lattico.<br />
I valori normali sono situati in genere tra 14°D e 17,5°D. Tra i gra<strong>di</strong> °SH ed i gra<strong>di</strong> °D vi è la seguente<br />
equivalenza : 1°SH = 2,25°D.<br />
Ve<strong>di</strong>amo nella tabella 6 i valori del pH e della aci<strong>di</strong>tà in <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> latte :<br />
TABELLA 6<br />
Tipo <strong>di</strong> latte pH Aci<strong>di</strong>ta Gra<strong>di</strong> ° D Aci<strong>di</strong>tà gra<strong>di</strong> °S.H.<br />
<strong>Latte</strong> fresco normale <strong>di</strong> vacca 6.6-6.8 16-19 7-8.5<br />
<strong>Latte</strong> tipo alcalino: latti patologici ( i<br />
latti mastitici), latti <strong>di</strong> fine lattazione,<br />
e latti fortemente annacquati.<br />
6,9 15 6.5<br />
Latti lievemente aci<strong>di</strong>: latte <strong>di</strong> inizio<br />
lattazione, colostro.<br />
6.5-6.6 19-20 8.5-10<br />
<strong>Latte</strong> che non sopporta la<br />
sterilizzazione a 110°C<br />
6.4 20<br />
<strong>Latte</strong> concentrato al 20% RM 6.35 21<br />
<strong>Latte</strong> che non sopporta la cottura a<br />
100°C<br />
6.3 22<br />
<strong>Latte</strong> concentrato a 30% RM 6.25 22<br />
<strong>Latte</strong> che non sopporta la<br />
pastorizzazione a 72°C<br />
6.1 24<br />
<strong>Latte</strong> che inizia a flocculare a<br />
temperatura ambiente<br />
5.2 55-60 25-27<br />
Latticello (siero) <strong>di</strong> latte fresco 6.5 9-13 5-6<br />
96
- Il potenziale redox Rh, per un latte fresco e normale, è compreso tra 0,2 e 0,3 volt.<br />
- L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rifrazione a 20°C è compreso tra 1,3340 e 1,3480<br />
- Il punto <strong>di</strong> ebollizione è compreso tra 100,15 e 100,17.<br />
- Il punto <strong>di</strong> congelamento varia tra –0,520°C (latte sterilizzato o UHT) e -0,58°C(latte genuino).<br />
L’in<strong>di</strong>ce crioscopico è espresso dalla formula<br />
1,85PMcon :<br />
P = peso delle sostanze <strong>di</strong>sciolte in g/l<br />
M= pesi molecolari me<strong>di</strong><br />
L’aggiunta <strong>di</strong> acqua nel latte, poiché favorisce la <strong>di</strong>luizione, innalza il punto <strong>di</strong> congelamento verso<br />
0°C e abbassa il . La scrematura non fa variare il punto <strong>di</strong> congelamento; la fermentazione e<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> sali solubili lo abbassano (mentre aumenta). Il del latte vaccino crudo è <strong>di</strong> –0,555°C;<br />
tuttavia in genere si utilizza la scala Hortuet (°H). Il latte crudo sicuramente integro ha un valore tra –<br />
0,545 e -0,535 °H.<br />
- La tensione superficiale del latte è prodotta dal film <strong>di</strong> sostanze tensioattive (caseina e sigma -<br />
proteoro). La tensione superficiale a 15°C è <strong>di</strong> 53 <strong>di</strong>ne/cm.<br />
- La densità del latte a 15°C è 1,029 – 1,034 e <strong>di</strong>pende ovviamente dalla composizione del latte; ad<br />
esempio il latte scremato è più pesante del latte intero. Tale <strong>di</strong>pendenza è data dalla formula <strong>di</strong><br />
Fleischimann che permette <strong>di</strong> calcolare il residuo secco del latte, nota la sua densità ed il suo contenuto<br />
in grasso :<br />
R = 1,2 G . 266,5 D – 1 con R = % <strong>di</strong> residuo secco<br />
D G = % <strong>di</strong> grasso<br />
D = densità<br />
La densità si può misurare me<strong>di</strong>ante lattodensimetri specifici per il latte.<br />
-L’estratto secco o residuo è l’insieme dei componenti contenuti nel latte, esclusa l’acqua.<br />
Solitamente si ottiene l’estratto secco per pesate, dopo essiccamento in stufa a circa 100°C. Tale<br />
meto<strong>di</strong>ca è tuttavia limitata dalla variabilità del tenore in grasso e dalla decomposizione in sostanze<br />
volatili del lattosio sottoposto a riscaldamento. Ai fini analitici è più interessante determinare il residuo<br />
secco magro, cioè quanto resta dopo l’allontanamento del grasso dall’estratto secco totale. La legge<br />
stabilisce che il latte deve avere un residuo secco magro non inferiore a 8,70% (8,50% se il tasso <strong>di</strong><br />
grasso è superiore al 3,15%). Valori inferiori sono in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> annacquamento.<br />
97
ADULTERAZIONE DEL LATTE<br />
Le più frequenti operazioni fraudolenti compiute sul latte sono l’annacquamento e la scrematura.<br />
L’aggiunta <strong>di</strong> acqua fa <strong>di</strong>minuire la densità ed il contenuto percentuale dei singoli componenti. La<br />
sottrazione <strong>di</strong> sostanza grassa comporta invece un aumento del peso specifico. Ne risulta che<br />
compiendo con razionalità entrambe le fro<strong>di</strong>, si può non far variare il peso specifico. In questo caso<br />
assume importanza la densità del siero, che non <strong>di</strong>pende dai componenti asportati con la coagulazione<br />
del latte, e che per il latte genuino non deve essere inferiore a 1,027. Valori inferiori sono in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
annacquamento. Si può anche ricorrere alla determinazione del punto <strong>di</strong> congelamento che, in caso <strong>di</strong><br />
annacquamento, presenterà un valore più alto <strong>di</strong> –0,58°C.<br />
Il punto <strong>di</strong> congelamento, come quello della pressione osmotica, <strong>di</strong>pende dalle sostanze <strong>di</strong>sciolte sono<br />
soprattutto lattosio e cloruri. Il tenore del latte in NaCl varia generalmente da 1,55 a 1,70 g/l. Poiché<br />
l’annacquamento del latte fa <strong>di</strong>minuire il tasso in cloruri, i frodatori vi aggiungono anche NaCl. Esiste<br />
un rapporto tra NaCl e lattosio per stabilire l’annacquamento del latte per cui<br />
NaCl . 100 g/l è normalmente < 4,1.<br />
Lattosioidratato<br />
In<strong>di</strong>cando con a l’abbassamento me<strong>di</strong>o normale del punto <strong>di</strong> gelo del latte ( 0,55) e con a1<br />
l’abbassamento osservato per il latte si può, con buona approssimazione, calcolare la percentuale A <strong>di</strong><br />
acqua aggiunta con la formula :<br />
A = ( a – a1) . 100<br />
A<br />
L’innalzamento del punto <strong>di</strong> gelo <strong>di</strong> 0,01°C corrisponde ad una aggiunta <strong>di</strong> circa 1,8% <strong>di</strong> acqua.<br />
L’esistenza <strong>di</strong> rapporti tra contenuto <strong>di</strong> NaCl e lattosio con la densità del siero e con , ha portato alla<br />
elaborazione <strong>di</strong> alcune costanti che hanno valori ben precisi per il latte normale e per quello<br />
annacquato. Fra le più usate c’è la Costante <strong>di</strong> Cornalba che esprime la quantità <strong>di</strong> sostanze solubili<br />
presenti in 100 ml <strong>di</strong> latte. Nel latte normale il suo valore è 6,15 che si riduce a 5,7-5,9 per l’aggiunta<br />
del 5% <strong>di</strong> acqua.<br />
Altra adulterazione frequente è la mescolanza <strong>di</strong> latti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi animali. Si può avere l’aggiunta al latte<br />
<strong>di</strong> mucca <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> capra, <strong>di</strong> minore pregio per i caratteri organolettici meno gradevoli, o l’aggiunta <strong>di</strong><br />
latte vaccino al latte <strong>di</strong> pecora usato per la preparazione della ricotta più pregiata e soprattutto del<br />
pecorino sardo, o l’aggiunta <strong>di</strong> latte vaccino al latte <strong>di</strong> bufala usato per la produzione della pregiata<br />
mozzarella. La ricerca <strong>di</strong> queste adulterazioni si basa sulla <strong>di</strong>versa composizione sia proteica che grassa<br />
<strong>di</strong> questi latti, e sulle conseguenti <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> densità del siero e dei punti <strong>di</strong> congelamento.<br />
Una delle conseguenze principali della adulterazione del latte è l’aumento della aci<strong>di</strong>tà che cresce<br />
sempre più fino a provocare la coagulazione del latte. Per neutralizzare la crescente aci<strong>di</strong>tà si aggiunge<br />
fraudolentemente bicarbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o nella proporzione del 1,5%. Tale aggiunta ritarda la<br />
coagulazione, ma non impe<strong>di</strong>sce, anzi facilita, lo sviluppo <strong>di</strong> quei microrganismi che l’aci<strong>di</strong>tà avrebbe<br />
bloccato. L’aggiunta <strong>di</strong> NaHCO3 fa aumentare il valore delle ceneri e della loro alcalinità.<br />
98
Bisogna ancora considerare le adulterazioni dovute alla aggiunta <strong>di</strong> sostanze chimiche antisettiche<br />
(acido benzoico, acido salicilico, acido borico, aldeide formica, fluoruri ed acqua ossigenata) che hanno<br />
lo scopo <strong>di</strong> conservare il latte più a lungo. Il loro impiego è vietato perché, a lungo andare, possono<br />
provocare danni all’organismo, soprattutto nei bambini, oltre a fatto che spesso sono utilizzati per<br />
proteggere un latte già in parte alterato. La ricerca si deve estendere anche agli antibiotici che, usati nel<br />
trattamento delle infezioni mammarie bovine, si trasferiscono nel latte. Gli antibiotici, in particolare la<br />
penicillina, inibiscono la flora batterica casearia e provocano gravi inconvenienti nella produzione dei<br />
formaggi. Il metodo ufficiale per la ricerca della penicillina nel latte si basa sulla inibizione della<br />
crescita del Bacillus stearothermophilus var. colidolactis, quando questa è presente in quantità superiori<br />
a 0.0025 U/ml (1 unità= 0,5988 g <strong>di</strong> benzilpenicillina so<strong>di</strong>ca).<br />
DIFETTI ED ALTERAZIONI DEL LATTE<br />
Difetti ed alterazioni del latte sono in relazione con le malattie del bestiame, con la qualità del<br />
mangime, con lo sviluppo <strong>di</strong> speciali microrganismi, o con la poca pulizia durante le varie fasi della<br />
mungitura e del trasporto del latte.<br />
Il latte amaro può <strong>di</strong>pendere da malattie del bestiame, dall’ingestione <strong>di</strong> alcune piante (lupino,<br />
assenzio, graziola, ecc.), dall’attecchimento <strong>di</strong> vari microrganismi, o dall’uso <strong>di</strong> contenitori <strong>di</strong> ferro<br />
stagnati arrugginiti.<br />
Il latte può presentare colorazioni particolari (gialla, rosa, azzurra) causate o da microrganismi<br />
cromogeni o da ingestione da parte delle mucche <strong>di</strong> piante particolari.<br />
Il latte, specialmente quello omogeneizzato, può assumere un odore particolare <strong>di</strong> cavolo o <strong>di</strong> proteine<br />
bruciate se esposto alla luce solare. Ciò è dovuto alla degradazione della metionina, catalizzata dai<br />
raggi UV in presenza <strong>di</strong> vitamina B2, che porta alla formazione del composto responsabile dell’odore<br />
sgradevole il -metilmercapto-propionaldeide.<br />
Altre alterazioni, come la lipolisi e l’ossidazione, sono dovute alla sostanza grassa.<br />
La lipolisi è dovuta all’azione delle lipasi del latte o delle lipasi batteriche che sono più attive. Le lipasi<br />
agiscono a livello delle membrane dei globuli <strong>di</strong> grasso; i trattamenti che alterano tali membrane<br />
(omogeneizzazione, sbalzi improvvisi <strong>di</strong> temperatura, agitazione della massa) favoriscono l’azione<br />
delle lipasi e quin<strong>di</strong> l’irranci<strong>di</strong>mento. Alcuni aci<strong>di</strong> grassi liberati, in modo particolare l’acido butirrico,<br />
hanno odori così intensi <strong>di</strong> rancido che sono percettibili anche in minime quantità.<br />
L’ossidazione dei grassi del latte è invece un fenomeno chimico dovuto ad enzimi microbici<br />
(lipossidasi) che causano <strong>di</strong>fetti enormi nei prodotti lattiero - caseari.<br />
L’ossidazione si verifica sui doppi legami degli aci<strong>di</strong> grassi insaturi dei fosfolipi<strong>di</strong> della membrana dei<br />
globuli <strong>di</strong> grasso. I fattori che concorrono alla ossidazione del grasso sono in genere: le temperature<br />
troppo basse che favoriscono l’alterazione delle lecitine, le ra<strong>di</strong>azioni UV che favoriscono l’alterazione<br />
delle vitamine liposolubili e degli steroli), i metalli (rame, ferro, manganese, ecc.), enzimi (muffe,<br />
batteri, ecc.), pH, ossigeno atmosferico.<br />
99
FORMAGGI<br />
Buona parte del latte, dal 15 al 55 % secondo i paesi, viene trasformata in formaggio. Alla base <strong>di</strong> tale<br />
produzione vi è la coagulazione del latte precedentemente pastorizzato. La coagulazione può essere<br />
ottenuta per aci<strong>di</strong>ficazione naturale ( il latte non subisce riposo ed affioramento) o per aci<strong>di</strong>ficazione<br />
con aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> fermentazione provocata per coagulazione enzimatica del latte ( il latte viene fatto<br />
riposare in bacinella o si provoca la fermentazione della cagliata sotto siero come nelle paste filate).<br />
La coagulazione si ottiene con l’impiego del caglio <strong>di</strong> vitello, grezzo proteolitico acido preparato<br />
dall’abomaso <strong>di</strong> vitelli, agnelli e capretti lattanti, vuotato, essiccato e stagionato. Il caglio contiene<br />
dall’85 al 95% <strong>di</strong> chimosina ed il 10-15 % <strong>di</strong> pepsina. La rennina o chimosina provoca la coagulazione<br />
del latte me<strong>di</strong>ante una parziale proteolisi con rottura del legame tra l’amminoacido 105 (fenilalanina) e<br />
106 (metionina) delle molecole <strong>di</strong> k-caseina. Il caseinato <strong>di</strong> calcio solubile si trasforma in paracaseinato<br />
relativamente insolubile con formazione del coagulo o cagliata. La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> reperire stomaci <strong>di</strong><br />
giovani ruminanti ha spinto le ricerche a trovare sostituti del caglio. Sono stati realizzati brevetti per la<br />
produzione <strong>di</strong> enzimi coagulanti il latte da Endothia Parasitica, Mucor Pusillus e Mucor Miehei. Inoltre<br />
lo sviluppo della tecnologia del DNA ricombinante, ha portato alla applicazione <strong>di</strong> questa tecnica per<br />
la clonazione del gene della chimosina <strong>di</strong> vitello in Escherichia Coli.<br />
Anche se la pastorizzazione del latte è sempre più frequente, per alcuni tipi <strong>di</strong> formaggi si usa latte<br />
crudo per avere migliori risultati organolettici.<br />
Ve<strong>di</strong>amo i vari fattori che possono inibire la formazione della cagliata:<br />
1) composizione del latte<br />
2) pH elevato<br />
3) basso tenore <strong>di</strong> calcio<br />
4) presenza <strong>di</strong> antibiotici e batteriofagi che impe<strong>di</strong>scono lo sviluppo dei batteri lattici<br />
5) eccessiva pastorizzazione che può produrre una cagliata relativamente molle<br />
6) anche l’omogeneizzazione porta alla formazione <strong>di</strong> caglio relativamente molle.<br />
La cagliata o presame può, secondo i casi, essere mescolato, sgocciolato, tagliato e sottoposto a vari<br />
trattamenti:<br />
1) riscaldamento o cottura ( talvolta fino alla fusione della pasta per fare le creme al formaggio). Il<br />
calore accellera la coagulazione.<br />
2) collocazione in uno stampo per ottenere forme particolari<br />
3) pressatura, per una maggiore espulsione della fase acquosa<br />
4) salatura con sale o con salamoia. L’osmosi accentua l’esssiccamento, mo<strong>di</strong>fica il sapore, influisce<br />
sulla maturazione e sulla conservazione agendo sulla flora batterica e sulle attività enzimatiche<br />
5) essiccamento in atmosfera con<strong>di</strong>zionata<br />
6) ulteriore maturazione o affinatura. Essa avviene in determinate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura e <strong>di</strong><br />
umi<strong>di</strong>tà relativa dell’atmosfera.<br />
La trasformazione completa del lattosio e la lipolisi, mo<strong>di</strong>ficano e determinano sapore e consistenza.<br />
L’affinatura <strong>di</strong>fferisce notevolmente da un tipo all’altro <strong>di</strong> formaggio ed è sempre oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>. Le<br />
proteine vengono degradate a prodotti primari e secondari: pepti<strong>di</strong> - amminoaci<strong>di</strong> – ammine- tioesteri –<br />
aci<strong>di</strong> organici (lattico e propionico). Tutti questi componenti, nelle giuste combinazioni, sono<br />
responsabili dell’aroma caratteristico dei vari formaggi.<br />
100
Ve<strong>di</strong>amo le principali reazioni <strong>di</strong> maturazione dei caci (Emmental-Gruviera-Grana):<br />
CH3-CHO CH3-CH2-OH<br />
acetaldeide alcoldeidrogenasi ( +H2) alcool etilico<br />
-CO2<br />
processo ossidoriduttivo<br />
CH3-CO-COOH CH3-CH2-COOH + CH3-COOH + CO2<br />
acido piruvico + H2 + O2 acido propionico acido acetico<br />
+H2<br />
CH3-CHOH-COOH CH3-CH2-COOH + H2O<br />
acido lattico + H2 acido propionico<br />
CH2-COOH<br />
Inoltre. 2 CH3-COOH acido succinico<br />
acido acetico CH2-COOH<br />
La maturazione, che varia da quattro settimane a più <strong>di</strong> due anni, influisce sul costo del prodotto finito;<br />
la maturazione si <strong>di</strong>ce rapida se avviene entro un mese,me<strong>di</strong>a se avviene entro sei mesi e lenta se<br />
avviene da sei mesi a tre anni.<br />
Si può comunque ottenere una riduzione del tempo <strong>di</strong> stagionatura me<strong>di</strong>ante:<br />
1) aggiunta <strong>di</strong>retta al latte in lavorazione <strong>di</strong> enzimi non prodotti da batteri lattici<br />
2) applicazione supplementare <strong>di</strong> batteri lattici utilizzati come starter<br />
3) utilizzazione <strong>di</strong> ’’slurries’’<br />
Per quanto riguarda la classificazione dei formaggi non esiste una classificazione ideale o ufficiale,<br />
sebbene numerosi formaggi siano dotati <strong>di</strong> una definizione legale. La tabella 7 ad esempio utilizza<br />
come criteri la durezza della pasta ed il tipo <strong>di</strong> affinatura.<br />
TABELLA 7<br />
Principali tipi <strong>di</strong> formaggi<br />
A pasta molle Senza affinatura<br />
Con affinatura crosta “fiorita”<br />
A pasta semimolle Affinatura me<strong>di</strong>ante batteri<br />
Affinatura con batteri e muffe<br />
Affinatura con muffe interne<br />
A pasta dura Affinatura me<strong>di</strong>ante batteri<br />
Affinatura me<strong>di</strong>ante batteri, con<br />
apertura <strong>di</strong> “buchi”<br />
Petit-Suisse<br />
Demi-sel<br />
Formaggio fresco<br />
Camembert – Brie<br />
Bel Paese –Munster<br />
Formaggio <strong>di</strong> capra<br />
Gorgonzola- Roquefort<br />
Vari tipi <strong>di</strong> formaggi blu<br />
Cheddar- Edam<br />
Emmenthal – Groviera<br />
A pasta durissima Affinatura me<strong>di</strong>ante batteri Parmigiano – Grana<br />
101
Nelle tabelle successive sono riportati meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorazione, <strong>di</strong> maturazione e composizione dei<br />
principali formaggi.<br />
TABELLA 8<br />
Tipo <strong>di</strong> Tipo <strong>di</strong> Metodo <strong>di</strong> maturazione<br />
formaggio latte<br />
FORMAGGI DURI<br />
Asiago Vaccino Stagionatura per un anno; frequenti lavaggi e rivoltamenti. Spesso con<br />
spalmatura <strong>di</strong> olio vegetale<br />
Cheddar Vaccino Stagionatura a 2-10 °C per 3-12 mesi<br />
Emmenthal Vaccino Conservazione a 22°C per circa 4 settimane in ambienti con circa<br />
l’85% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa per la formazione dell’occhiatura. Poi si ha<br />
la stagionatura a 5-6°C per 3-10 mesi.<br />
Grana Vaccino Stagionatura da 14 a 24 mesi con una temperatura <strong>di</strong> circa 16°C e con<br />
85% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa. Le forme vengono rivoltate, spazzolate e<br />
lavate varie volte e, ogni tanto, spalmate con olio vegetale.<br />
Gruyère Vaccino Si ha la formazione dell’occhiatura in un mese con una temperatura <strong>di</strong><br />
circa 20°C. Segue la stagionatura per 80 giorni a 10-15 °C.<br />
Provolone Vaccino Maturazione con penicillium roqueforti per due settimane. Segue una<br />
Stagionatura <strong>di</strong> quasi sei mesi.<br />
FORMAGGI SEMIDURI<br />
Bleu Caprino o Maturazione con penicillium roqueforti: stagionatura per tre mesi a<br />
Vaccino 9°C con 95% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa; copertura con carta metallizzata ed<br />
infine conservazione in luogo fresco per circa tre mesi.<br />
Gorgonzola Vaccino Maturazione con penicillium roqueforti; stagionatura a 12-15 °C in<br />
locali con 80% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />
Roquefort Ovino Maturazione con penicillium roqueforti; salatura e stagionatura per tre<br />
mesi in apposite grotte a bassa temperatura ed elevata umi<strong>di</strong>tà relativa.<br />
FORMAGGI MOLLI<br />
Brie Vaccino Maturazione con penicillium can<strong>di</strong>dum per 8-11 giorni in celle o grotte<br />
a 11°C e con il 90% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa. Distribuzione entro 15 giorni<br />
dalla produzione in celle refrigerate.<br />
Camembert Vaccino Maturazione con penicillium can<strong>di</strong>dum per 12 giorni a 13°C ed umi<strong>di</strong>tà<br />
relativa del 95%. Distribuzione entro 21 giorni dalla produzione in<br />
celle refrigerate.<br />
Limburger Vaccino Maturazione con bacterium linens per 21 giorni a circa 13°C e con una<br />
umi<strong>di</strong>tà relativa del 95%.<br />
102
Ve<strong>di</strong>amo ora, nella tabella 9, una interessante classificazione <strong>di</strong> formaggi italiani fatta dal Fascetti in<br />
base al tipo <strong>di</strong> coagulo ed al tipo <strong>di</strong> maturazione:<br />
a) Formaggi cru<strong>di</strong><br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà<br />
naturale<br />
TABELLA 9<br />
Robioline<br />
Robiole<br />
A maturazione rapida Crescenza<br />
Raviggiolo<br />
Fresa<br />
A maturazione me<strong>di</strong>a Gorgonzola bianco e verde<br />
Mozzarelle<br />
A maturazione rapida Scamorze<br />
Provature<br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong> fermentazione Caciocavallo<br />
A maturazione me<strong>di</strong>a Provolone<br />
b) Formaggi semicotti ( temperatura <strong>di</strong> cottura da 35 a 48 °C)<br />
Bitto<br />
A maturazione me<strong>di</strong>a Fontina<br />
Montasio<br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà<br />
naturale A maturazione lenta Pecorino romano<br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà A maturazione me<strong>di</strong>a Asiago<br />
<strong>di</strong> fermentazione<br />
c) Formaggi cotti (temperatura <strong>di</strong> cottura > 48°C )<br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà<br />
naturale<br />
Friburgo<br />
A maturazione me<strong>di</strong>a Emmenthal<br />
Gruyère<br />
A maturazione lenta Sbrinz<br />
Grana reggiano<br />
Coagulo con aci<strong>di</strong>tà A maturazione lenta Grana lo<strong>di</strong>giano<br />
<strong>di</strong> fermentazione Grana uso reggiano<br />
*************************************<br />
103
Nella tabella 10 ve<strong>di</strong>amo invece la composizione percentuale <strong>di</strong> alcuni formaggi, paragonati al<br />
Parmigiano.<br />
TABELLA 10<br />
Formaggi % acqua % grassi % proteine % sali minerali<br />
Camembert 50 26 20 1,2<br />
Roquefort 40 33 22 2,3<br />
Cheddar 36 32 25 2,0<br />
Comtè 38 28 27 2,3<br />
Parmigiano 31 28 38 3,0<br />
ALTERAZIONI DEI FORMAGGI<br />
********************************<br />
Le alterazioni dei formaggi <strong>di</strong>pendono essenzialmente dalle tecnologie <strong>di</strong> fabbricazione.<br />
Il primo problema è quello della qualità del latte e della sua stabilità batteriologica. Il latte contiene sia<br />
composti che stimolano l’attività dei batteri lattici, sia inibitori (antibiotici, penicillina) e sia sostanze<br />
antibatteriche ( ’’lattenine” quali le agglutinine e le lattoperossidasi).<br />
Altro problema è l’aci<strong>di</strong>ficazione del caglio che deve essere rapida per impe<strong>di</strong>re la proliferazione <strong>di</strong><br />
germi indesiderabili.<br />
Nei formaggi a pasta dura (Groviera), un incidente microbico caratteristico è il rigonfiamento dovuto a<br />
Clostri<strong>di</strong>um. Alterazioni nei formaggi a pasta dura si possono avere anche per lo sviluppo <strong>di</strong> muffe<br />
indesiderate sulla loro superficie. Su questi formaggi la crosta è tenuta pulita e protetta con <strong>di</strong>versi<br />
mezzi : lavaggio – spazzolatura – oliatura – rivestimento <strong>di</strong> paraffina – <strong>di</strong> pellicola plastica – <strong>di</strong> carta<br />
solforata o paraffinata – <strong>di</strong> fogli <strong>di</strong> alluminio. Si fa anche ricorso a fogli impregnati <strong>di</strong> antiossidanti<br />
(gallati <strong>di</strong> propile, d’ottile e <strong>di</strong> dodecile) o antifungini autorizzati ( sali <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, potassio e calcio<br />
dell’acido sorbico).<br />
Il problema è meno semplice coi formaggi a pasta molle dove la flora aerobica è fondamentale nella<br />
affinatura. I <strong>di</strong>versi lieviti e muffe hanno azione favorevole o sfavorevole a seconda della specie e del<br />
tipo <strong>di</strong> formaggio. Occorrono quin<strong>di</strong> appropriate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura, umi<strong>di</strong>tà ed aerazione.<br />
Un'altra questione è quella <strong>di</strong> sapere cosa accade ai batteri patogeni eventualmente portati dal latte in<br />
assenza <strong>di</strong> pastorizzazione. Si è visto che nei formaggi a pasta molle o a muffe interne non restano,<br />
dopo l’affinatura, né salmonella, né staphylococcus. Invece Mycobacterium tuberculosis e Brucella<br />
possono restare più a lungo.<br />
Ci si è anche preoccupati della possibile produzione <strong>di</strong> micotossine da parte <strong>di</strong> certe muffe <strong>di</strong> formaggi.<br />
Sebbene si siano trovati ceppi produttori <strong>di</strong> tossine, le osservazioni mostrano che questi alimenti non<br />
costituiscono un rischio a questo proposito.<br />
104
DIFETTI E MALATTIE DEI FORMAGGI<br />
Deficienze nella lavorazione ed attecchimento <strong>di</strong> particolari microrganismi possono provocare<br />
anomalie dei caratteri organolettici dei formaggi. Si possono così avere formaggi gonfi per la<br />
produzione abnorme <strong>di</strong> sostanze gassose dovute alla attività <strong>di</strong> certi fermenti. Talvolta le forme<br />
presentano screpolature che possono favorire l’annidarsi <strong>di</strong> muffe ed insetti.<br />
Una coagulazione incompleta, una insufficiente eliminazione del siero, o una temperatura troppo alta<br />
dei locali <strong>di</strong> conservazione possono rendere gialla la pasta del formaggio, flui<strong>di</strong>ficarla e produrre un<br />
odore fetido.<br />
Sviluppo anormale <strong>di</strong> microrganismi durante la maturazione del formaggio può far comparire una<br />
colorazione rosso- azzurra, macchie bruno- nere e sapore amaro.<br />
Per <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> lavorazione e <strong>di</strong> confezionamento, si può avere la presenza <strong>di</strong> metalli <strong>di</strong>versi (zinco,<br />
piombo, rame e stagno) provenienti dalle caldaie adoperate nella lavorazione o dagli involucri <strong>di</strong><br />
stagnola in cui vengono conservate alcune qualità <strong>di</strong> formaggi.<br />
SOFISTICAZIONE DEI FORMAGGI<br />
Sui formaggi si possono compiere varie sofisticazioni. Si possono aggiungere sostanze estranee per<br />
aumentarne il peso, quali amido, fecola, farina e sostanze minerali ( talco e solfato <strong>di</strong> bario) o, per<br />
migliorarne l’aspetto, si può ricorrere anche ai coloranti: innocui e consentiti dalla legge sono lo<br />
zafferano, l’annatto ed altre; nocivi e vietati sono l’anilina ed i coloranti sintetici.<br />
Una frode frequente nel commercio delle mozzarelle è quella o <strong>di</strong> produrle rimpastando con latte ed<br />
acqua calda le caseine ottenute da residui <strong>di</strong> lavorazioni casearie o utilizzando polvere <strong>di</strong> latte. Le<br />
mozzarelle così prodotte hanno un contenuto in sostanza grassa sul prodotto secco <strong>di</strong> gran lunga<br />
inferiore al prescritto 44%.<br />
Spesso la sostanza grassa del latte è sostituita dalla margarina: si hanno così i formaggi margarinati.<br />
Vengono preparati con latte magro in cui è stata emulsionata oleomargarina o altra margarina; devono<br />
essere venduti con la denominazione <strong>di</strong> formaggi margarinati. Se sono smerciati come genuini si ha la<br />
frode.<br />
I formaggi margarinati devono essere prodotti a pasta dura ed in forme il cui peso non sia<br />
inferiore ai 14 kg e che devono essere colorate esternamente con il colorante “Rosso Vittoria”. E’ del<br />
tutto vietata invece qualsiasi colorazione della pasta.<br />
GRANA PADANO E PARMIGGIANO REGGIANO<br />
Per l’importanza del Grana Padano e del Parmiggiano Reggiano è opportuno accennarne, anche perché<br />
questi formaggi sono apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Sono formaggi semimagri a pasta dura,<br />
cotta ed a lenta maturazione e lunghissima stagionatura, <strong>di</strong> aroma fragante e delicato. Le zone <strong>di</strong><br />
produzione sono: alla sinistra del Po, Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Bergamo, Como, Cremona,<br />
Mantova, mentre a destra del Reno abbiamo Treviso, Venezia e Bologna.<br />
In definitiva a nord del fiume Po si produce Grana Padano, mentre a sud si produce il Parmiggiano<br />
reggiano.<br />
105
Sono ottenuti con latte <strong>di</strong> vacca parzialmente scremato e proveniente dalle due mungiture della sera e<br />
del mattino.<br />
Il latte, messo nella caldaia, si aci<strong>di</strong>fica con una coltura <strong>di</strong> fermenti lattici e si coagula a 33°C per 15-20<br />
minuti con presame <strong>di</strong> vitello in quantità <strong>di</strong>versa a seconda delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> temperatura.<br />
Ottenuto il coagulo, dopo opportuno riposo, lo si rompe in piccoli frammenti, lo si spurga e lo si cuoce<br />
a 55-58°C. Si raccoglie la cagliata in speciali fascere <strong>di</strong> legno e si sottopone a pressione per 24 ore. Al<br />
terzo giorno si inizia la salatura a secco per circa 20 giorni.<br />
Le forme vengono poi messe a stagionare in magazzino a 15-20°C. La maturazione può durare anche<br />
tre anni. Il contenuto in grasso della sostanza secca non deve essere inferiore al 32%.<br />
La maturazione è prevalentemente proteolitica, cioè prevale la demolizione delle proteine a <strong>di</strong>fferenza<br />
della maturazione prevalentemente lattica (decomposizione del lattosio come nel ”Bel Paese”) e della<br />
maturazione prevalentemente fungina (Gorgonzola).<br />
SIERO DEL LATTE E RICOTTA<br />
Il siero <strong>di</strong> latte ottenuto dalla cagliata durante la fabbricazione del formaggio viene utilizzato, previo<br />
riscaldamento , per la produzione della ricotta.<br />
La ricotta non è un formaggio perché non contiene la caseina, ma deve essere considerata come un<br />
latticino. Essa è un sottoprodotto della fabbricazione dei formaggi e, più propriamente, del siero in cui<br />
sono contenute le proteine solubili o sieroproteine lattoalbumine e lattoglobuline, proteine nobili e<br />
facilmente <strong>di</strong>geribili. Per riscaldamento del siero a 70-75°C, le sieroproteine coagulano. Il coagulo<br />
ottenuto costituisce appunto la ricotta il cui nome, letteralmente, in<strong>di</strong>ca che il prodotto si ottiene dopo<br />
una duplice cottura.<br />
La ricotta bovina presenta struttura granulosa; il colore è bianco. Il contenuto in acqua <strong>di</strong> una buona<br />
ricotta oscilla tra il 45 ed il 50%, quello in pecti<strong>di</strong> tra il 18 ed il 30%, quello in cloruri dal 2 al 3%.<br />
Quello in grasso dal 17 al 19%, quello in lattosio tra il 4 ed il 6%.<br />
I più <strong>di</strong>ffusi tipi <strong>di</strong> ricotta sono quella bovina e quella ovina. La prima deriva dal siero del latte <strong>di</strong><br />
vacca, la seconda dal siero del latte <strong>di</strong> pecora residuo dopo la produzione <strong>di</strong> formaggi tipici sar<strong>di</strong>,<br />
romani, ecc.<br />
La ricotta pecorina, pur avendo struttura granulosa e colore bianco, è più saporita, più delicata e più<br />
gradevole <strong>di</strong> quella bovina, rispetto alla quale presenta un contenuto inferiore <strong>di</strong> ceneri e superiore <strong>di</strong><br />
grasso e lattosio.<br />
L’analisi dei vari componenti della ricotta ricalca quella dei formaggi.<br />
Recentemente sono stati messi a punto dei processi <strong>di</strong> filtrazione su gel, <strong>di</strong> osmosi inversa, <strong>di</strong><br />
elettro<strong>di</strong>alisi, <strong>di</strong> precipitazione con poliettroliti, che permettono <strong>di</strong> recuperare la - lattoglobulina e la<br />
- lattalbumina senza denaturarle ed anche il lattosio, che può essere ottenuto per evaporazioni e<br />
cristallizzazioni successive. Il lattosio così prodotto, secondo il grado <strong>di</strong> purezza, viene usato<br />
nell’industria alimentare o farmaceutica.<br />
LA CASEINA<br />
La caseina, oltre che per la preparazione dei formaggi, viene usata per arricchire paste alimentari,<br />
biscotti, salsicce, ecc. E' stata anche usata nell’alimentazione animale, in alcune vernici e colle e nella<br />
fabbricazione delle fibre tessili (Lanital).<br />
106
PRINCIPALI ANALISI DEL LATTE<br />
L’analisi del latte deve verificare se l’alimento possiede i requisiti previsti dalla legge, se vi sono<br />
eventuali alterazioni ed adulterazioni che il latte può aver subito dal momento della produzione al<br />
consumo, e valutare l’efficacia dei trattamenti termici subiti dal latte.<br />
- Prelievo del campione: poiché col riposo si separa uno strato superiore ricco <strong>di</strong> sostanza<br />
grassa, il latte, prima del prelievo, deve essere prima ben mescolato in modo da avere un liquido<br />
uniforme che viene poi versato in recipienti <strong>di</strong> vetro, <strong>di</strong> acciaio o <strong>di</strong> materiale plastico adeguato. Si<br />
utilizzano quattro bottiglie <strong>di</strong> vetro da mezzo litro non riempite completamente per consentire<br />
l’agitazione prima <strong>di</strong> ogni determinazione.<br />
- Esame caratteri organolettici : il latte genuino, privato da eventuali impurità me<strong>di</strong>ante<br />
filtrazione (insetti, peli, polvere, particelle varie), deve presentare colore bianco o appena giallognolo,<br />
odore caratteristico e sapore gradevole. Se ci sono deviazioni da questi caratteri occorre indagare sulle<br />
cause che le hanno causate.<br />
- Determinazione della massa volumica : abbiamo già visto precedentemente come<br />
l’annacquamento e la scrematura alterano la densità del latte. Per il latte molto usato è il<br />
lattodensimetro <strong>di</strong> Quevenne. Esso porta sulla asticina graduata 26 <strong>di</strong>visioni, da 15 a 40, che<br />
rappresentano la seconda e la terza cifra decimale della densità che si fanno sempre precedere da 1,0.<br />
Così, ad esempio, alla temperatura <strong>di</strong> 15°C, se il punto <strong>di</strong> affioramento segna 34, significa che la<br />
densità del latte è 1,034. Se la temperatura t del latte è <strong>di</strong>versa da 15°C, si applica la formula :<br />
d15° = dt° + 0,0002 ( t – 15 )<br />
Il lattodensimetro porta lateralmente due scale graduate che in<strong>di</strong>cano con buona approssimazione la<br />
quantità <strong>di</strong> acqua aggiunta al latte intero ed al latte scremato.<br />
- Determinazione della materia grassa : il metodo più usato è quello <strong>di</strong> Gerber. Il butirrometro<br />
<strong>di</strong> Gerber è un tubo <strong>di</strong> vetro con una estremità chiusa, mentre l’altra, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro maggiore, è munita<br />
<strong>di</strong> tappo <strong>di</strong> gomma a vite. La parte stretta del tubo è graduata in modo che ad ogni <strong>di</strong>visione<br />
corrisponda 0,10% <strong>di</strong> grasso nel latte.<br />
Si introducono prima con una pipetta 10 ml <strong>di</strong> acido solforico <strong>di</strong> densità 1,82 (9 volumi <strong>di</strong> H2SO4 puro<br />
con un volume <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong>stillata), poi 11 ml <strong>di</strong> latte, ed infine 1 ml <strong>di</strong> alcool amilico puro ( d= 0,815).<br />
Si chiude il tubo col tappo <strong>di</strong> gomma e si agita fino al completo scioglimento del coagulo formatosi. Si<br />
pone il butirrometro a bagnomaria a 65-70°C per circa 15 minuti e dopo lo si colloca in una centrifuga,<br />
col tappo verso l’esterno, alla quale si imprime per 2-3 minuti la velocità <strong>di</strong> 800 giri al minuto.<br />
Finita la centrifugazione si riscalda <strong>di</strong> nuovo il butirrometro a b. m. per 5 minuti ed infine si legge il<br />
volume occupato dal grasso nella zona graduata. Il numero delle piccole <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong>viso per 10 esprime<br />
<strong>di</strong>rettamente la percentuale del grasso nel latte.<br />
107
- Determinazione della materia secca : una capsula a fondo piatto, munita <strong>di</strong> coperchio,<br />
viene riscaldata in stufa termostatata a 102°C per 30 minuti, fatta raffreddare in essiccatore e poi pesta<br />
con la precisione <strong>di</strong> 0,1 g.Vi si pesano con la stessa precisione 3-5 g <strong>di</strong> campione che vengono essiccati<br />
per 30 minuti su b.m. bollente.<br />
La capsula, con accanto il coperchio, viene tenuta per 2 ore a 102° + 2°C, raffreddata coperta in<br />
essiccatore per almeno 30 minuti e pesata con la precisione <strong>di</strong> 0,1 g. Le varie operazioni<br />
dall’essiccamento in stufa alla pesata vanno ripetute finchè la <strong>di</strong>fferenza tra due successive pesate sia<br />
uguale o inferiore a 0,5 mg.<br />
Si calcola poi il tenore in materia secca espresso in percentuale sulla massa. Il residuo secco magro<br />
RSM o soli<strong>di</strong> totali non grassi del latte calcola sottraendo dalla materia secca il tenore <strong>di</strong> materia<br />
grassa.<br />
- Determinazione delle ceneri : le ceneri sono i sali minerali del latte, meno i citrati più le sostanze<br />
che si formano durante la calcinazione dai sali organici presenti.<br />
Per la determinazione si evaporano in una capsula <strong>di</strong> porcellana a b.m. 10 g <strong>di</strong> latte; il residuo secco<br />
ottenuto, dopo essere stato pesato, viene incenerito a fiamma <strong>di</strong>retta e messo in muffola per 1 ora a<br />
520°C in modo da avere ceneri bianche.<br />
Dopo raffreddamento in essiccatore si pesa la capsula; poiché l’aumento <strong>di</strong> peso rappresenta le ceneri<br />
<strong>di</strong> 10 g <strong>di</strong> latte, moltiplicando tale valore per 10 si ha il contenuto percentuale. Il loro tenore normale è<br />
<strong>di</strong> 0,75-0,80%. Valori inferiori in<strong>di</strong>cano un probabile annacquamento.<br />
- Determinazione della alcalinità delle ceneri : nella capsula con le ceneri provenienti<br />
dai 10 g <strong>di</strong> latte si aggiungono 10 ml <strong>di</strong> soluzione 0,1 N <strong>di</strong> acido solforico e si riscalda a b.m. bollente<br />
per 10 minuti, agitando con una bacchetta <strong>di</strong> vetro per eliminare la CO2.<br />
Dopo raffreddamento si aggiungono 3-4 gocce <strong>di</strong> fenolftaleina e si dosa l’eccesso <strong>di</strong> acido con NaOH<br />
0,1 N fino al viraggio rosa.<br />
Se n è in numero <strong>di</strong> ml <strong>di</strong> NaOH aggiunti, l’alcalinità delle ceneri <strong>di</strong> 10g <strong>di</strong> latte espressa in ml <strong>di</strong><br />
soluzione 0,1 N è 10 – n, e corrisponde normalmente alla neutralizzazione <strong>di</strong> circa 1 ml <strong>di</strong> acido 0,1 N.<br />
Un valore superiore in<strong>di</strong>ca l'aggiunta <strong>di</strong> carbonato o bicarbonato alcalino.<br />
- Determinazione delle sostanze proteiche: il dosaggio delle sostanze proteiche negli alimenti si<br />
effettua con la determinazione dell’azoto contenuto in essi. Dalla quantità <strong>di</strong> azoto, moltiplicata per<br />
6,25, si risale alle sostanze proteiche; nel caso del latte, poiché la caseina contiene il 15,7% <strong>di</strong> azoto<br />
invece del 16%, bisogna moltiplicare per 6,38.<br />
In particolare per conoscere il contenuto <strong>di</strong> caseina, essa viene separata dalle altre proteine per<br />
precipitazione con acido acetico a 20°C ed a pH 4,6.<br />
Si determina poi l’azoto nel precipitato. Per far ciò si <strong>di</strong>luiscono 10 g <strong>di</strong> latte con 90 ml <strong>di</strong> acqua a 40-<br />
42°C, si aggiungono 1,5 ml <strong>di</strong> acido acetico al 10%, si agita, si lascia riposare per circa 5 minuti, si<br />
decanta su filtro e si lava con acqua <strong>di</strong>stillata.<br />
Il precipitato con il filtro si pone in un palloncino <strong>di</strong> Kjeldahl e si procede alla determinazione<br />
dell’azoto, il cui valore moltiplicato per 6,38 e poi per 10 , dà la percentuale <strong>di</strong> caseina.<br />
108
- Determinazione del lattosio :<br />
per la ricerca chimica del lattosio, zucchero riducente ed otticamente attivo, si misura il volume <strong>di</strong><br />
siero necessario a compiere la totale riduzione <strong>di</strong> un dato volume <strong>di</strong> reattivo <strong>di</strong> Fehling.<br />
Si versano in un palloncino tarato 5 g <strong>di</strong> latte, si <strong>di</strong>luiscono con 60 ml <strong>di</strong> acqua, si aggiungono 4-5<br />
gocce <strong>di</strong> acido acetico concentrato e si riscalda a b.m. fino a separazione completa delle sostanze<br />
proteiche che trascinano anche il grasso.<br />
Si raffredda il liquido a 15°C, si porta a volume con acqua a 100 ml, si agita e si filtra su filtro asciutto.<br />
Nel liquido filtrato si determina volumetricamente il lattosio con il liquido <strong>di</strong> Fehling.<br />
- Determinazione dei cloruri:<br />
si determinano chimicamente col metodo <strong>di</strong> Volhard.<br />
In un palloncino tarato da 200 ml si introducono 20 ml <strong>di</strong> latte, 100 ml <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong>stillata, 2 ml <strong>di</strong><br />
soluzione <strong>di</strong> ferrocianuro <strong>di</strong> potassio al 15% e, dopo agitazione, 2 ml <strong>di</strong> acetato <strong>di</strong> zinco al 30%. Si<br />
agita, si aggiunge acqua <strong>di</strong>stillata, si lascia riposare per 15 minuti e si filtra con un filtro a pieghe<br />
asciutto.<br />
La filtrazione si ripete, con lo stesso filtro, finchè il filtrato <strong>di</strong>venta limpido. 100 ml del filtrato vengono<br />
poi messi in una beuta da 300 ml a cui, dopo agitazione, si aggiungono 1 ml <strong>di</strong> HNO3, 10 ml <strong>di</strong> AgNO3<br />
0,1 N e 2 ml <strong>di</strong> soluzione <strong>di</strong> allume ferrico.<br />
Si agita per agglomerare il precipitato e si titola l’eccesso <strong>di</strong> AgNO3 con solfocianato <strong>di</strong> potassio fino<br />
ad una debole colorazione rosa che deve persistere per qualche secondo.<br />
Se ”n” è il numero <strong>di</strong> ml <strong>di</strong> solfocianato impiegato, la quantità <strong>di</strong> NaCl in un litro <strong>di</strong> latte è data da :<br />
( 10 – n ) . 0,585<br />
La me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> NaCl presente nel latte è 1,65 g/l. L’annacquamento del latte fa <strong>di</strong>minuire il tenore <strong>di</strong><br />
NaCl per cui i frodatori vi aggiungono anche NaCl.<br />
- Determinazione della aci<strong>di</strong>tà :<br />
l’aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un buon latte fresco è molto bassa poiché ha un contenuto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> acido lattico del<br />
0,15-0,16%.<br />
L’aci<strong>di</strong>tà è dovuta principalmente alla caseina, ai fosfati, ai citrati, alla CO2, ed in minima parte alla<br />
globulina. L’aci<strong>di</strong>tà tende poi ad aumentare velocemente per la formazione <strong>di</strong> acido lattico dal lattosio<br />
ad opera dei fermenti lattici.<br />
L’aci<strong>di</strong>tà in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong> lo stato <strong>di</strong> conservazione del latte, in quanto valori più alti evidenziano una<br />
maggiore presenza microbica ed una tendenza del latte a deteriorarsi per aci<strong>di</strong>ficazione fino a<br />
coagulare.<br />
109
Per la determinazione si prendono 50 ml <strong>di</strong> latte, si aggiungono 2 ml <strong>di</strong> soluzione alcolica <strong>di</strong><br />
fenolftaleina e si titola fino al viraggio con NaOH 0,25 N.<br />
Il numero <strong>di</strong> ml necessari a neutralizzare 100 ml <strong>di</strong> latte rappresenta il grado <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà espresso in gra<strong>di</strong><br />
°SH (Soxhlet-Hankel); un buon latte ha una aci<strong>di</strong>tà totale compresa tra 6.5 e 7,5 °SH. Il latte che<br />
coagula alla ebollizione ha una aci<strong>di</strong>tà maggiore <strong>di</strong> 11; quello che coagula spontaneamente ha una<br />
aci<strong>di</strong>tà oltre i 26°SH.<br />
Si può anche seguire il metodo Dornic con il quale non si determina l’aci<strong>di</strong>tà totale ma solo l’acido<br />
lattico.<br />
Come soluzione titolante si usa NaOH 1/9 N, dove 1 ml <strong>di</strong> essa neutralizza 10 mg <strong>di</strong> acido lattico.<br />
L’aci<strong>di</strong>tà viene espressa in °Dornic con 1°D = 0,1 g <strong>di</strong> acido lattico. Si accetta latte fino a valori <strong>di</strong><br />
aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 17,5°D.<br />
Si può passare dai °SH ai °D moltiplicando il grado <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà °SH per 0,0255 che è l’equivalente in<br />
acido lattico ad 1 ml <strong>di</strong> NaOH 0,25 N.<br />
Un buon latte fresco, come già detto, contiene basse percentuali <strong>di</strong> acido lattico (0,16%). Valori<br />
superiori in<strong>di</strong>cano una grande presenza microbica e la tendenza del latte a coagulare per l'aci<strong>di</strong>tà<br />
maggiore. Il latte che deve <strong>di</strong>ventare “fresco pastorizzato <strong>di</strong> alta qualità” deve avere un massimo<br />
contenuto in acido lattico <strong>di</strong> 30 mg/l .<br />
- Determinazioni IR <strong>di</strong> grasso, proteine, lattosio e residuo magro :<br />
per tale determinazione si opera nella spettrofotometria IR.<br />
Poiché le sostanze organiche contenute nel latte sono caratterizzate da legami chimici che assorbono<br />
nell’IR, dalla entità dell’assorbimento si può risalire alla concentrazione <strong>di</strong> sostanza nel campione. Le<br />
letture <strong>di</strong> assorbimento vengono effettuate a :<br />
5,63 m per i grassi ( assorbimento gruppo =C=O )<br />
6,4 m per le proteine ( assorbimento gruppo =NH del legame pepti<strong>di</strong>co )<br />
9,55 m per il lattosio ( assorbimento legami C – OH )<br />
Il residuo magro è calcolato dallo strumento sommando lattosio + proteine + 0,75 (valore costante per i<br />
sali minerali) o letto <strong>di</strong>rettamente negli spettrofotometri <strong>di</strong> recente concezione.<br />
L’apparecchio esegue tutte queste analisi <strong>di</strong> seguito dando <strong>di</strong>rettamente i valori in percentuale. I valori<br />
previsti dalla legge sono : - grasso 3,2-3,5 % - proteine 2,8-3,3 %- lattosio 4,6-5 %- residuo secco<br />
magro 8,5-9%.<br />
Il latte per il “pastorizzato <strong>di</strong> alta qualità” deve invece avere i seguenti valori minimi :<br />
grasso 3,5 % - proteine 3,2 % ( 32 g/l )<br />
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- Determinazione <strong>di</strong> Na + e <strong>di</strong> K + :<br />
si utilizza un fotometro a fiamma dove il campione <strong>di</strong> latte, dopo <strong>di</strong>luizione <strong>di</strong> 1:100, viene nebulizzato<br />
con aria compressa e sottoposto al calore della fiamma nel bruciatore del fotometro. Gli atomi si<br />
separano allo stato libero e si eccitano. Quando ritornano allo stato fondamentale restituiscono l’energia<br />
<strong>di</strong> eccitazione come ra<strong>di</strong>azione luminosa <strong>di</strong> caratteristica ( 589 nm per il Na e 776 nm per il K ). La<br />
quantità <strong>di</strong> luce emessa è proporzionale alla concentrazione dell’elemento.<br />
Per tale determinazione occorre costruire una curva <strong>di</strong> taratura costruita con soluzioni a titolo noto <strong>di</strong><br />
ioni Na + .<br />
Per preparare tali soluzioni a titolo noto si prepara una soluzione madre pesando accuratamente 0,634<br />
g <strong>di</strong> NaCl puro per analisi (seccato in stufa a 110°C); si sciolgono in acqua pura <strong>di</strong>stillata e si portano a<br />
volume in un matraccio, ben pulito e lavato, <strong>di</strong> 500 ml.<br />
Calcolo:<br />
Peso atomico Na = 23 Peso molecolare NaCl = 58,46<br />
Quin<strong>di</strong> 0,634 g <strong>di</strong> NaCl contengono 0,634 x 23 = 0,25 g <strong>di</strong> Na<br />
58,46<br />
Poiché nei 500 ml <strong>di</strong> soluzione abbiamo 250 mg <strong>di</strong> Na, ogni ml conterrà 0,5 mg <strong>di</strong> Na. Se si prelevano<br />
2 ml (1 mg <strong>di</strong> Na) e si portano a volume in un matraccio <strong>di</strong> 100 ml, si ottiene una soluzione equivalente<br />
a 10 mg/L o 10 ppm. Con questa soluzione selezioniamo il 100 sul <strong>di</strong>splay.<br />
Diluire poi ulteriormente per ottenere gli standard a 8, 6, 4 e 2 ppm coi quali costruire la curva <strong>di</strong><br />
taratura. Leggere poi sul <strong>di</strong>splay il valore del campione incognito e risalire, attraverso la curva <strong>di</strong><br />
taratura, alla sua concentrazione.campione incognito.<br />
Da ricordare che in genere si analizzano allo spettrofotometro a fiamma soluzioni con le seguenti<br />
concentrazioni massime : Na e K : 10 mg/L e Ca : 50 mg/L. Se i campioni sono troppo concentrati<br />
occorre fare opportune <strong>di</strong>luizioni per rientrare nella scala <strong>di</strong> lettura dello strumento. Da ricordare che il<br />
100 della curva <strong>di</strong> taratura deve essere scelto in relazione alla risposta lineare dello strumento (nel caso<br />
del so<strong>di</strong>o la linearità della risposta è nel range fino a 10 ppm).<br />
Per la notevole sensibilità del metodo e per l’uso <strong>di</strong> soluzioni così <strong>di</strong>luite, è in<strong>di</strong>spensabile una estrema<br />
pulizia <strong>di</strong> lavoro.<br />
Inoltre sia le soluzioni standard e sia l’acqua <strong>di</strong>stillata da usare nelle <strong>di</strong>luizioni, devono essere<br />
conservate in bottiglie <strong>di</strong> polietilene e non <strong>di</strong> vetro per evitare inquinamenti dovuti alla <strong>di</strong>ffusione degli<br />
ioni Na + e K + dalle pareti dei recipienti.<br />
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- Ricerca della fosfatasi alcalina :<br />
è una reazione qualitativa colorimetrica che serve a controllare se sul latte è stata effettuata una<br />
corretta pastorizzazione. Il reattivo specifico è il 2,6-<strong>di</strong>bromochinonclorimmide che con il fenolo che<br />
si libera dal fenilfosfatobiso<strong>di</strong>co per opera della fosfatasi dà una colorazione azzurra.<br />
Se la reazione è negativa non si ha colorazione.<br />
- Ricerca della perossidasi :<br />
la lattoperossidasi catalizza la reazione :<br />
H2O2 + 2 H-X = 2 H2O + 2X<br />
dove H-X è una sostanza ossidabile o un donatore <strong>di</strong> idrogeno. Il campione <strong>di</strong> latte, in presenza del<br />
reattivo specifico, assume una colorazione misurabile con un colorimetro.<br />
La presenza <strong>di</strong> questo enzima in latte fosfatasi negativo in<strong>di</strong>ca una pastorizzazione moderata cioè latte<br />
con scarsa contaminazione iniziale e buona qualità finale.<br />
Secondo la L 169/89 il latte pastorizzato fresco deve presentare la prova della perossidasi positiva.<br />
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LATTE E DERIVATI<br />
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