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08.06.2013 Views

Università degli Studi di Parma Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia romanza Ciclo XXIII I poeti e l’Accademia: le Rime degli Arcadi (1716-1781) coordinatrice: chiar.ma prof.ssa Gabriella Ronchi tutor: chiar.mo prof. William Spaggiari a.a. 2009-2010 dottoranda: Stefania Baragetti

Università degli Studi di Parma<br />

Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia romanza<br />

Ciclo XXIII<br />

I poeti e l’Accademia:<br />

le Rime degli Arcadi (1716-1781)<br />

coordinatrice:<br />

chiar.ma prof.ssa Gabriella Ronchi<br />

tutor:<br />

chiar.mo prof. William Spaggiari<br />

a.a. 2009-2010<br />

dottoranda: Stefania Baragetti


Indice<br />

Premessa 1<br />

PARTE PRIMA<br />

1. Le accademie romane fra Sei e Settecento 5<br />

2. I custodiati<br />

2.1 Giovan Mario Crescimbeni (1690-1728) 27<br />

2.2 Francesco Maria Lorenzini (1728-1743) 71<br />

2.3 Michele Giuseppe Morei (1743-1766) 85<br />

2.4 Giuseppe Brogi (1766-1772) 103<br />

2.5 Gioacchino Pizzi (1772-1790) 107<br />

3. L’evoluzione delle forme metriche 142<br />

4. Considerazioni 161<br />

PARTE SECONDA<br />

Indici delle Rime degli Arcadi 168<br />

Bibliografia 485<br />

Pastori d’Arcadia 523


Premessa<br />

Il lavoro si propone di ripercorrere la storia dell’accademia dell’Arcadia, muovendo<br />

dalle Memorie istoriche compilate dal terzo custode Michele Giuseppe Morei, nel 1761,<br />

fino ai profili più recenti, come quello tracciato da Maria Teresa Acquaro Graziosi, nel<br />

1991, in occasione delle celebrazioni del terzo centenario della nascita del sodalizio. 1<br />

Strumento privilegiato per ricostruire le vicende della sede romana, e i suoi rapporti con<br />

i nuclei periferici, sono i quattordici volumi delle Rime degli Arcadi, silloge ufficiale del<br />

cenacolo, editi fra il 1716, durante la reggenza di Giovan Mario Crescimbeni, e il 1781,<br />

sotto le insegne pastorali di Gioacchino Pizzi. Attraverso questo vastissimo corpus<br />

lirico (quasi seimila componimenti), forse mai convenientemente esplorato nei suoi vari<br />

aspetti, e qui valutato anche secondo le dinamiche editoriali, si è dunque tentato di<br />

svolgere un’indagine complessiva (prendendo avvio dal fondamentale studio condotto<br />

da Amedeo Quondam sui primi nove volumi pubblicati da Crescimbeni, nel 1716-22) 2 e<br />

di analizzare le scelte di contenuto e stile, documentando il progressivo accoglimento<br />

delle misure libere, influenzato soprattutto dopo l’edizione dei Versi sciolti di tre<br />

eccellenti moderni autori, curata da Saverio Bettinelli (1758).<br />

A un panorama del contesto culturale romano fra Sei e Settecento, animato, fra le<br />

altre, dall’accademia Reale di Cristina di Svezia (1674), che creò le basi per la nascita<br />

dell’Arcadia, seguono le analisi dei cinque custodiati (1690-1790), anche ricorrendo ai<br />

materiali manoscritti conservati presso le biblioteche Ambrosiana e Braidense di<br />

Milano, Angelica di Roma e Palatina di Parma. Dopo la reggenza di Crescimbeni<br />

(1690-1728), che impose l’immagine dell’accademia attraverso la creazione di una<br />

solida struttura burocratica e di una fitta trama clientelare, si aprì una lunga fase di crisi<br />

(testimoniata anche dalla discontinuità delle pubblicazioni delle Rime), coincidente con<br />

i custodiati di Francesco Maria Lorenzini (1728-43), Michele Giuseppe Morei (1743-<br />

66) e Giuseppe Brogi (1766-72); gli interessi per la scienza e la filosofia segnarono una<br />

1 Michele Giuseppe Morei, Memorie istoriche dell’adunanza degli Arcadi, Roma, de’ Rossi, 1761; Maria<br />

Teresa Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, Roma, Palombi, 1991.<br />

2 Amedeo Quondam, L’istituzione Arcadia. Sociologia e ideologia di un’accademia, in “Quaderni<br />

storici”, VIII (maggio-agosto 1973), pp. 389-438.<br />

1


ipresa nel ventennio di Gioacchino Pizzi (1772-90), destinata però a infrangersi alle<br />

soglie della Rivoluzione (il percorso idealmente si chiude con l’ode di Carlo Castone<br />

Della Torre di Rezzonico Per l’anno secolare d’Arcadia, 1790). Concludono la prima<br />

sezione un capitolo dedicato all’analisi dell’evoluzione delle forme metriche nelle Rime<br />

degli Arcadi, non senza una rassegna di temi e motivi dominanti. La seconda parte<br />

comprende il repertorio metrico, secondo gli schemi fissati da Pietro G. Beltrami e da<br />

Rodolfo Zucco: 3<br />

1. le lettere maiuscole segnalano gli endecasillabi e le minuscole i versi brevi. Le misure<br />

sono inoltre specificate dal numero in pedice alla lettera.<br />

2. “P”, “S”, “T” (anche nelle forme minuscole) definiscono i versi piani, sdruccioli e<br />

tronchi irrelati.<br />

3. “s” e “t” in pedice alla lettera qualificano le rime sdrucciole e tronche (cfr. lo schema<br />

s7a7ts7a7t dell’ode-canzonetta di Lorenzo Magalotti “Quanto volete, o Nuvole”, in<br />

RdA, vol. IV, p. 234). Il verso si intende piano in assenza di indicazioni.<br />

4. il simbolo / divide lo schema delle stanze delle canzoni da quello del congedo.<br />

5. i numeri fra parentesi tonde alla destra degli incipit dei versi indicano il numero delle<br />

strofe del componimento.<br />

Nella trascrizione dei documenti manoscritti e degli incipit si è provveduto alla<br />

distinzione fra accento acuto e accento grave secondo l’uso corrente; alla soppressione<br />

degli accenti sui monosillabi (quì > qui) e al loro ripristino dove necessario (ne > né);<br />

all’adattamento dell’uso dell’apostrofo e della “h” (nelle voci verbali); ad una minima<br />

regolarizzazione dell’interpunzione. Le abbreviazioni r e v, r 1 e v 1 indicano<br />

rispettivamente il recto e il verso dei fogli doppi del carteggio fra Gioacchino Pizzi e<br />

Angelo Mazza, conservato nel Fondo Micheli Mariotti della Biblioteca Palatina di<br />

Parma (Epistolario di Angelo Mazza, cass. II). Sono inoltre stati adottati i seguenti segni<br />

convenzionali:<br />

1. il simbolo [?] è posto di seguito a parola di lettura incerta.<br />

3 Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, Bologna, il Mulino, 1991 (2002), pp. 10-2; Rodolfo Zucco,<br />

Istituti metrici del Settecento. L’ode e la canzonetta, Genova, Name, 2001, pp. 11-3.<br />

2


2. il segno |…| segnala un vocabolo indecifrabile.<br />

3. le parentesi < > contengono le integrazioni di termini incompleti.<br />

Delle Rime degli Arcadi sono stati utilizzati gli esemplari della Biblioteca Comunale<br />

Sormani (Milano; VET. J. VET. 170), della Nazionale Braidense (Milano; TT. 02. 0049-<br />

57) e della Palatina (Parma; CC IX. 27353 1-14).<br />

Sigle:<br />

BAM Biblioteca Ambrosiana, Milano<br />

BAR Biblioteca Angelica, Roma<br />

BNB Biblioteca Nazionale Braidense, Milano<br />

BPP Biblioteca Palatina, Parma<br />

FMM Fondo Micheli Mariotti (in BPP)<br />

Al termine di questo lavoro vorrei esprimere la mia più sincera gratitudine al prof.<br />

William Spaggiari, sempre prodigo di consigli e di suggerimenti preziosi, e altresì<br />

ringraziare le amiche Rosa Necchi e Anna Maria Salvadè. Dedico questo lavoro ad<br />

Andrea e a Giulia.<br />

3


Parte prima<br />

4


1. Le accademie romane fra Sei e Settecento<br />

1. Tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo numerose<br />

accademie pubbliche e adunanze private, spesso effimere, costellarono il panorama<br />

culturale romano. Luoghi di conversazione e di socialità (a volte istituiti per ragioni<br />

clientelari), di incentivo agli studi (di ambito religioso, scientifico, artistico o letterario)<br />

e di confronto con le idee d’oltralpe, i circoli furono promossi e frequentati da<br />

ecclesiastici, nobili che vantavano legami di parentela con dignitari curiali, eruditi<br />

romani e “forestieri”, attirati nella città pontificia anche dalle prospettive di<br />

avanzamento economico. 1<br />

Da un progetto maturato nelle discussioni fra il nipote di Clemente IX, Tomaso<br />

Rospigliosi, il cardinale Giovanni Bona, il teologo e matematico Michelangelo Ricci e il<br />

custode della Biblioteca Vaticana Lukas Holste derivò la Conferenza dei Concili,<br />

istituita il 30 giugno 1671 nel convento degli agostiniani scalzi di S. Nicola da<br />

Tolentino da Giovanni Giustino Ciampini, collaboratore del “Giornale de’ Letterati” di<br />

Roma, maestro dei brevi di grazia e prefetto dei brevi di giustizia per incarico di papa<br />

Rospigliosi (1669). 2 Trasferitasi nel dicembre dello stesso anno nella biblioteca del<br />

Collegio di Propaganda Fide, e nominato segretario il lettore di filosofia e teologia<br />

Giovanni Pastrizio, durante gli incontri quindicinali l’adunanza ragionava sulle<br />

questioni teologiche muovendo dall’approfondimento della storia dei concili. 3 Per<br />

quanto fosse orientata all’affermazione del prestigio culturale del clero e all’incremento<br />

delle partecipazioni il più delle volte motivate da esigenze di rappresentanza politica,<br />

1 Cfr. Amedeo Quondam, L’Accademia, in Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa, vol. I (Il<br />

letterato e le istituzioni), pp. 823-94, alle pp. 886-98; Riccardo Merolla, Lo Stato della Chiesa, ivi, vol. II<br />

(Storia e geografia. II. L’età moderna), pp. 1019-109, alle pp. 1019-74; Maria Pia Donato, Accademie<br />

romane. Una storia sociale (1671-1824), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2000, pp. 13-76.<br />

2 Cfr. la missiva del 20 giugno 1673 dell’abate Michele Giustiniani al cardinale Mario Albrici (in Michele<br />

Giustiniani, Lettere memorabili […], Roma, Tinassi, 1667-75, 3 voll., nel vol. III, pp. 626-32);<br />

Eusevologio romano, trattati X, pp. 113-6, e XII, pp. LXII-LXIII; Maylender, vol. II, pp. 40-3; Pio Paschini,<br />

La «Conferenza dei Concili» a «Propaganda Fide», in “Rivista di storia della Chiesa in Italia”, XIV<br />

(1960), pp. 371-82; Donato, Accademie romane, pp. 13-26. Per notizie biografiche su Ciampini si vedano<br />

i profili di Vincenzo Leonio (in VdA, vol. II, pp. 195-254), di Domenico Fabbretti (nelle Notizie istoriche,<br />

vol. I, pp. 136-40) e di Silvia Grassi Fiorentino in DBI, vol. XXV, 1981, pp. 136-43.<br />

3 Su Pastrizio cfr. la biografia di Giuseppe Maria Perrimezzi nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 146-53; e<br />

Isidoro Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890. Memorie storiche, Roma, Cuggiani, 1891, vol. I (Contributo<br />

alla storia letteraria d’Italia del secolo XVII e de’ principii del XVIII), pp. 312-3.<br />

5


l’organizzazione di una sola assemblea pubblica annuale a partire dal pontificato di<br />

Innocenzo XI (1676) determinò un temporaneo declino del consesso. 4 Dopo la morte di<br />

Pastrizio (1708) e l’intervento di Clemente XI, a sua volta membro dei Concili insieme a<br />

Prospero Lambertini (papa Benedetto XIV dal 1740), il rilancio del cenacolo fu affidato<br />

agli accademici Lorenzo Zaccagni, custode della Vaticana, Giusto Fontanini, professore<br />

di eloquenza nell’ateneo romano, e Domenico Bencini, designato segretario, incaricati<br />

di redigere un nuovo statuto e di regolare le ammissioni; vi entrarono così il cardinale<br />

Annibale Albani, nipote del pontefice, e nel 1714 il friulano Giuseppe Bini, arcade con<br />

il nome di Tegeso Acroniano. 5<br />

Contemporaneamente sorsero altre accademie: nel convento dei SS. Cosma e<br />

Damiano dei Terziari francescani dal 1682 si tennero riunioni mensili istituite dal rettore<br />

Angelo Garini, per discutere delle “materie Istoriche, Canoniche, e Dogmatiche de’<br />

Sagri Concilij, con tre discorsi d’un quarto, e mezzo d’hora per ciascuno da tre<br />

Accademici”; 6 l’anno seguente presero avvio le pubbliche adunanze nel monastero dei<br />

celestini di S. Eusebio sull’Esquilino, dove i convenuti (monaci, lettori di teologia e<br />

studenti) affrontavano “in tre questioni, o punti, le materie dell’Istoria [Ecclesiastica],<br />

de’ Canoni, o Decreti, e de dogmi, con diversi dubbij, o riflessioni morali causate da i<br />

medesimi Concilij”. 7 Nel 1694, nel collegio di S. Paolo alla Regola dei Terziari<br />

francescani, fu inaugurata l’accademia dei Dogmi per servire “di Maestra delle Verità<br />

Catoliche”; 8 posta sotto la tutela celeste di S. Paolo e quella terrena dei cardinali<br />

4 “L’Accademia nostra delle materie Ecclesiastiche de’ Concilj […] ha preso piede così grande, che non<br />

si tiene mai […] Adunanza, che non vi siano quattro o cinque Cardinali, oltre una quantità di Prelati, che<br />

tutti vi vengono senza esservi invitati. […] Credo, che ogni giorno più si andarà avanzando, perché il<br />

Papa ha mostrato di gradire questo virtuoso esercizio, anzi dà speranza di volerlo promovere sempre più<br />

[…]”; così il sacerdote reggiano Girolamo Toschi, membro dei Concili, ragguagliava il conterraneo<br />

Apollinare Rocca in una lettera del 23 luglio 1677 (cfr. Girolamo Tiraboschi, Biblioteca modenese o<br />

notizie della vita e delle opere degli scrittori natii degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena,<br />

Modena, Società Tipografica, 1781-86 [rist. anast. Bologna, Forni, 1970], 6 voll., nel vol. V, pp. 284-7, a<br />

p. 285).<br />

5 Su Bini cfr. Armando Petrucci in DBI, vol. X, 1968, pp. 514-6; per i suoi rapporti con l’accademia<br />

ciampiniana si veda Paschini, La «Conferenza dei Concili» a «Propaganda Fide», pp. 377-82.<br />

6 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXIII-LXIV; e Antonino Mongitore, Bibliotheca sicula, sive de<br />

scriptoribus siculis qui tum vetera, tum recentiora saecula illustrarunt notitiae locupletissime, Panormi,<br />

Bua (1708), poi Felicella, 1714 (rist. anast. Bologna, Forni, 1971), 2 voll., nel vol. I, pp. 77-8 (in cui il<br />

cenacolo è definito “Conciliorum Academia”); Donato, Accademie romane, p. 51.<br />

7 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LVII-LVIII, a p. LVII; e Donato, Accademie romane, p. 51.<br />

8 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXV-LXVII, a p. LXV (a p. LXVII si esorta il cenacolo ad assumere<br />

l’impresa raffigurante “uno sciame d’Api, le quali ingegnosamente fabricano col loro studio il Mele negli<br />

Alveari; e con i loro risentiti pungoli lo difendono dalle male bestie: con il Motto dal Tasso; Armata<br />

Clementia: alludendo alla cortese difesa, che con la forza delle loro ragioni, con la soavità della loro<br />

eloquenza, e con la destrezza de’ loro argomenti sostengono le incontrastabili verità de’ Dogmi Cattolici,<br />

6


Giovanni Francesco Albani (papa Clemente XI dal 1700) e Lorenzo Altieri, nel 1695<br />

l’adunanza fu trasferita alla Sapienza e formalizzata l’anno dopo con la promulgazione<br />

degli “Statuta Academiae Dogmaticae” editi nel modenese “Giornale de’ Letterati” di<br />

Benedetto Bacchini. 9 Nello stesso periodo il nobile fiorentino Raffaele Cosimo<br />

Girolami, legato agli ambienti della Propaganda Fide, diede vita all’accademia<br />

Teologica (1695), riunitasi nei primi anni nel palazzo del cardinale Giuseppe Renato<br />

Imperiali, di cui il Girolami era uditore. Istituito per promuovere le discussioni di storia<br />

sacra e di teologia scolastica, il consesso fu ufficializzato da un breve di Clemente XI<br />

(23 aprile 1718), che ne assegnò la sede definitiva nella Sapienza. 10<br />

Distintosi nella costituzione della Conferenza dei Concili, Ciampini legò il proprio<br />

nome anche alla nascita di un sodalizio scientifico ispirato all’Académie Royale des<br />

Sciences e alla Royal Society, pur senza dimenticare le accademie degli Investiganti di<br />

Napoli (1650), del Cimento di Firenze (1657-67) e degli allora declinanti Lincei.<br />

Inaugurata il 5 agosto 1677 con un discorso del segretario Girolamo Toschi, estensore<br />

del programma e compilatore dei verbali degli incontri, a partire dal 19 settembre dello<br />

stesso anno l’accademia Fisico-matematica prese a riunirsi in forma privata nella<br />

dimora di Ciampini in S. Agnese in Agone, con la promessa da parte di Cristina di<br />

Svezia (in realtà mai messa in atto per ragioni economiche) di ospitare le adunanze<br />

pubbliche nella galleria inferiore di palazzo Riario e di adibire una camera adiacente<br />

alla custodia della strumentazione scientifica acquistata dal promotore. 11 Durante le<br />

sedute informali, “senza possesso d’anzianità, e senza veruna differenza di grado;<br />

secondo il vero sistema della sincerità virtuosa, nulla curante, che di sapere”, il<br />

e col zelo armato, e risentito ribattano […] l’ardimento de’ profani Maestri dell’Eresia […]”). Si vedano<br />

inoltre Maylender, vol. II, pp. 220-1; e Donato, Accademie romane, pp. 52-4.<br />

9 Lo statuto è segnalato in Pezzana, vol. III, p. 883.<br />

10 Cfr. Maylender, vol. V, pp. 299-302; Donato, Accademie romane, pp. 54-8; e il profilo del Girolami di<br />

Stefano Tabacchi in DBI, vol. LVI, 2001, pp. 525-6. Vicina agli ambienti curiali, l’accademia degli<br />

Inaspettati fu promossa nel novembre 1696 nella sagrestia di S. Carlo al Corso da un gruppo di segretari<br />

dei prelati e dignitari laici; cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. LIX-LXII, e Maylender, vol. III, pp.<br />

185-6.<br />

11 Sull’accademia si vedano la lettera del 23 luglio 1677 di Girolamo Toschi ad Apollinare Rocca (in<br />

Tiraboschi, Biblioteca modenese, vol. V, pp. 285-6); Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXIX-LXI;<br />

Maylender, vol. III, pp. 11-7; Salvatore Rotta, L’accademia fisico-matematica ciampiniana: un’iniziativa<br />

di Cristina?, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, a cura di Wilma Di Palma e<br />

Tina Bovi, Bari, Dedalo, 1990, pp. 99-186; Donato, Accademie romane, pp. 26-34. Per l’impresa,<br />

l’Eusevologio romano (trattato XII, p. LXI) avanzava due proposte: un innesto con l’espressione “Utraque<br />

unum” (“nel Corpo s’alluderebbe al vago accoppiamento della Filosofia speculativa, Morale, e Naturale<br />

con la curiosa Sperienza de gli effetti ammirabili della Natura, togliendosi con tal innesto la selvatichezza<br />

dell’ignoranza con il domestico intrecciamento del sapere, e col magistero dello Studio, e della fatica il<br />

rozzo et inculto dell’Ozio, e della Pigrizia”), o un cannocchiale accompagnato dal motto “Et remotissima<br />

prope” (“alludendo all’ingegnosa curiosità de’ Signori Accademici […]”).<br />

7


momento dell’esposizione teorica e del dibattito intorno a quattro ambiti disciplinari<br />

(filosofico, medico, matematico e meccanico) era affiancato da quello dimostrativo. 12<br />

Nel sodalizio, forte dei rapporti intrecciati con istituti scientifici (fra cui gli osservatori<br />

di Danzica, di Parigi e di Greenwich) e corrispondenti italiani e stranieri<br />

(dall’astronomo Geminiano Montanari a Gottfried Wilhelm Leibniz, che nel 1689<br />

soggiornò a Roma), 13 confluirono inoltre gli interessi per l’antiquaria (sull’esempio<br />

della Royal Society) e per la costruzione dei microscopi. Le indagini astronomiche<br />

furono promosse soprattutto a seguito dell’avvistamento di una grande cometa nel<br />

novembre 1680 (quella che poi divenne nota col nome di Halley, e che sollecitò, fra gli<br />

altri, gli studi di Carlo Antonio Cellio e di Domenico Quartaroni) 14 e dall’arrivo a Roma<br />

dell’allievo del Montanari (1684), il veronese Francesco Bianchini, subito distintosi<br />

nello studio delle comete e nelle ricerche sul pianeta Venere (poi raccolte in volume nel<br />

1728 per Giovanni V di Portogallo). 15 Indebolito dagli scontri con gli atomisti<br />

napoletani e i quietisti (il fisico-matematico Antonio Oliva, promotore della setta ateista<br />

dei Bianchi, morì nelle carceri dell’Inquisizione nel 1691, mentre il sodale Agostino<br />

Maria Taia era stato arrestato quattro anni prima), il cenacolo si estinse alla morte del<br />

fondatore nel 1698. 16<br />

Frequentata da alcuni esponenti del gruppo ciampiniano (nell’aprile 1685 Francesco<br />

Bianchini vi pronunciò la dissertazione De methodo philosophandi in rebus physicis),<br />

12 “Si fa in tutte le prime Domeniche d’ogni Mese, su le 22 hore, un Discorso da uno, o più de’ soggetti<br />

della medesima Accademia sopra qualche argomento proposto dal Segretario, spettante a qualche cosa<br />

naturale, o pensiero curioso sperimentabile; recandosi in mezzo il soggetto di essi, con gli opportuni<br />

stromenti mecanici per rintracciarne gli effetti. Quindi si passa all’osservazione di diverse curiose<br />

sperienze Fisiche; poi al Filosofarne, discorrerne […]; deducendosene in conclusioni le più vere, e<br />

probabili, registrate poi con le erudite riflessioni raccolte dal Segretario nel Volume dell’Accademie”<br />

(Eusevologio romano, trattato XII, p. LX).<br />

13 Cfr. Salvatore Rotta, Scienza e «Pubblica felicità» in Geminiano Montanari, in Miscellanea Seicento,<br />

Firenze, Le Monnier, 1971, 2 voll., nel vol. II, pp. 63-208; su Montanari si veda anche la voce di Giorgio<br />

Tabarroni in Dictionary of scientific biography, directed by Charles Coulston Gillispie, New York,<br />

Scribner, 1970-90, 18 voll., nel vol. IX, 1974, pp. 484-7.<br />

14 Sull’accademia istituita da Domenico Quartaroni nel palazzo Pamphili a Piazza Navona, cfr. André<br />

Robinet, L’«Accademia Matematica» de D. Quartaroni et le «Phoranomus» de G. W. Leibniz (Rome,<br />

1689), in “Nouvelles de la république des lettres”, X (1991), pp. 7-18.<br />

15 Per informazioni biografiche su Bianchini si vedano il profilo di Giovanni Francesco Baldini in VdA,<br />

vol. V, pp. 115-29; SI, vol. II, pt. II, pp. 1167-77; e la voce di Salvatore Rotta in DBI, vol. X, 1968, pp.<br />

187-94. Agli studi astronomici Bianchini affiancò la passione per l’antiquaria maturata a contatto<br />

dell’amico, e co-accademico fisico-matematico, Raffaele Fabbretti: “Ma se il giorno stava il nostro<br />

Prelato sotterra a leggere, e fedelmente copiar le iscrizioni de’ morti [nei colombari scoperti nel 1725<br />

sulla via Appia], stava la notte vegliante col cannocchiale all’occhio ad osservare, e scoprire le maraviglie<br />

del Cielo” (Baldini, Vita di Monsignor Francesco Bianchini, p. 122). In onore di Alessandro Albani<br />

l’erudito veronese fondò l’accademia degli Antiquari Alessandrini, nel palazzo del Quirinale, nel 1700.<br />

16 Cfr. Luciano Osbat, L’inquisizione a Napoli. Il processo agli ateisti 1688-1697, Roma, Edizioni di<br />

Storia e Letteratura, 1974, pp. 43-132; Rotta, L’accademia fisico-matematica Ciampiniana, pp. 173-4;<br />

Donato, Accademie romane, pp. 41-44. Sul sodalizio dei Bianchi cfr. Maylender, vol. I, p. 451.<br />

8


l’accademia Medica fu inaugurata il 10 maggio 1681 nel palazzo del ferrarese Girolamo<br />

Brasavola, medico di Cristina di Svezia e di Carlo Pio di Savoia, suo protettore, per<br />

discutere familiarmente “de i mali, che per avventura havessero [i medici] in Cura, ad<br />

effetto, che senza politico rossore, o rispetto potesse ogn’uno chieder pareri, […] per<br />

benefizio de’ loro Infermi”. 17 Incerte sono le ragioni della chiusura intorno al 1689,<br />

probabilmente per l’impossibilità di garantire il regolare svolgimento delle tornate a<br />

causa degli impegni assunti nel frattempo da alcuni accademici: nel 1684 il romano<br />

Giovanni Maria Lancisi era stato nominato professore di anatomia alla Sapienza, mentre<br />

Brasavola era diventato archiatra pontificio. 18<br />

Alle indagini scientifiche si dedicarono altresì il cenacolo dei Semplici, promosso da<br />

papa Alessandro VII (1655-67) per la cura delle varietà botaniche dell’orto di S. Pietro in<br />

Montorio, 19 e i Simposiaci (1662), che alternavano le discussioni su argomenti<br />

filosofico-scientifici all’esercizio poetico; 20 stessa impostazione seguita dall’accademia<br />

del Platano (1688) e da quella dei Pellegrini (1693), che “ogni Scienza, e liberale Arte<br />

abbracciava”. 21<br />

Molte le adunanze letterarie sostenute dall’aristocrazia cittadina. Al 1603, lo stesso<br />

anno di fondazione dei Lincei, risale la nascita dell’accademia degli Umoristi, attiva<br />

sotto il patrocinio barberiniano fino al 1670 (dopo un silenzio di quasi cinquant’anni fu<br />

rinnovata da Clemente XI, che ne affidò la direzione al nipote Alessandro Albani); fra il<br />

1625 e il 1688, derivati da un gruppo di Umoristi, i Fantastici si riunirono nel convento<br />

dei SS. Apostoli. 22 Nel 1641 aprì i battenti l’accademia degli Intrecciati di Giuseppe<br />

17 Si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXXXII-LXXXIV; Maylender, vol. IV, pp. 28-9; Rotta,<br />

L’accademia fisico-matematica Ciampiniana, pp. 150-4; Donato, Accademie romane, pp. 34-5 e 37-9. Su<br />

Brasavola cfr. SI, vol. II, pt. IV, pp. 2029-30; e il profilo di Giuliano Gliozzi in DBI, vol. XIV, 1972, p. 53.<br />

18 Su Lancisi cfr. le voci di Carlo Castellani (in Dictionary of scientific biography, vol. VII, 1973, pp. 613-<br />

4) e di Cesare Preti in DBI, vol. LXIII, 2004, pp. 360-4. Per gli altri istituti di studi anatomici (negli<br />

ospedali della Consolazione, di S. Spirito, di S. Giacomo degl’Incurabili e nella Sapienza) si rimanda a<br />

Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXIII-XXVI.<br />

19 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XX-XXIII; e Maylender, vol. V, p. 157.<br />

20 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXII-XXXV; Maylender, vol. V, pp. 182-6.<br />

21 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LIV-LV e LXV; si vedano anche Giacinto Gimma, Elogi accademici<br />

della Società degli Spensierati di Rossano […], Napoli, Troise, 1703, 2 voll., nel vol. II, pp. 175-6;<br />

Francesco Saverio Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, Bologna, Pisarri (poi Milano,<br />

Agnelli), 1739-52, 4 voll. (in 6 tt.) e l’Indice universale, nel vol. I, pp. 100-1; Maylender, vol. IV, pp. 242-<br />

3 (Pellegrini) e 292-4 (Platano).<br />

22 Sugli Umoristi cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XVIII-XIX; Maylender, vol. V, pp. 370-81;<br />

Laura Alemanno, L’Accademia degli Umoristi, in “Roma moderna e contemporanea”, III (gennaio-aprile<br />

1995), pp. 97-120. Per i Fantastici si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXVIII-XXIX; Quadrio,<br />

Della storia e della ragione d’ogni poesia, vol. I, p. 99; Maylender, vol. II, pp. 346-8. Dal sodalizio<br />

uscirono una raccolta di Poesie (Roma, Grignano, 1637) e l’Accademia tenuta da Fantastici a’ 12 di<br />

maggio 1655 in applauso della S.tà di N. S. Alessandro VII (Roma, Mascardi, 1655).<br />

9


Carpani, professore di diritto civile alla Sapienza, dove lo studio delle materie legali era<br />

affiancato dall’attività letteraria praticata nel corso di quattro adunanze religiose<br />

all’anno, mentre al 1650 risale il cenacolo degli Infecondi, protetto dal cardinale Felice<br />

Rospigliosi. 23 L’accademia Ottoboniana (ex Disuniti) fu regolarizzata nel 1695, nel<br />

palazzo della Cancelleria Apostolica dal cardinale Pietro Ottoboni, che ospitò<br />

esercitazioni letterarie, trattenimenti musicali e teatrali, con la collaborazione degli<br />

arcadi (fra i quali Vincenzo Leonio, Pompeo Figari e Giuseppe Paolucci). 24 Di “belle<br />

lettere” si occuparono inoltre gli istituti collegiali: agli inizi del Seicento, nel Seminario<br />

Clementino, presero a riunirsi i Vogliosi, giovani convittori che ogni settimana si<br />

confrontavano anche su tematiche morali e scientifiche, ma sostituiti quasi un secolo<br />

dopo dal cenacolo degli Stravaganti (sede dall’aprile 1695 della Rappresentanza<br />

arcadica Stravagante), posto sotto la tutela di Cristina di Svezia. 25 A questo si<br />

aggiungano gli Inculti del Collegio Nazzareno, dove l’11 novembre 1717 fu dedotta la<br />

Rappresentanza Nazzarena sostituita ventisei anni dopo dalla colonia Inculta, e i Parteni<br />

nel Seminario Romano (1611), che dal maggio 1716 ospitò la Rappresentanza<br />

Ravvivata. 26<br />

2. All’interno di questo articolato panorama era destinata ad imporsi l’accademia<br />

Reale di Cristina di Svezia, in cui la molteplicità delle discipline coltivate rifletteva<br />

l’eclettismo della promotrice, che fin dagli anni del regno aveva voluto circondarsi di<br />

23 Sugli Intrecciati cfr. Eusevologio romano, trattato XII, p. XXX; Quadrio, Della storia e della ragione<br />

d’ogni poesia, vol. I, p. 100; Maylender, vol. III, pp. 336-8; Donato, Accademie romane, p. 36. Nello<br />

stesso anno, per i tipi della medesima stamperia, l’orvietano Antonio Stefano Cartari, principe del<br />

consesso, curò le pubblicazioni dei Discorsi Sacri e Morali detti nell’Accademia de gl’Intrecciati e dei<br />

Fasti dell’Accademia de gl’Intrecciati nelli quali sono descritte le Accademie di belle lettere fin’hora<br />

tenute (Roma, Reverenda Camera Apostolica, 1673). Per gli Infecondi si vedano Eusevologio romano,<br />

trattato XII, p. XXXI; Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, vol. I, p. 100 (che indica come<br />

anno di fondazione il 1653), e Indice universale, p. 23; Maylender, vol. III, pp. 253-60. Al Rospigliosi il<br />

cenacolo dedicò una silloge di Poesie (Venezia, Pezzana, 1678) e l’Accademia funebre celebrata il 22<br />

luglio 1688.<br />

24 Quanto alla cerchia ottoboniana, si vedano Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, vol. I,<br />

pp. 100-1; Maylender, voll. II, pp. 212-3 (Disuniti), e IV, pp. 173 (Ottoboniana); Sandro Baldoncini,<br />

L’Otthoboniana. Accademia romana del Settecento, in “Accademie e biblioteche d’Italia”, XLII (gennaioaprile<br />

1974), pp. 33-42; Maria Letizia Volpicelli, Il Teatro del cardinale Ottoboni al Palazzo della<br />

Cancelleria, in Il teatro a Roma nel Settecento, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1989, 2 voll.,<br />

nel vol. II, pp. 681-782; Flavia Matitti, Il cardinale Pietro Ottoboni mecenate delle arti. Cronache e<br />

documenti (1689-1740), in “Storia dell’Arte”, XXVI (1995), pp. 156-243.<br />

25 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXV-XXXVI; Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni<br />

poesia, vol. I, p. 101; Maylender, vol. V, pp. 274 (Stravaganti) e 481-2 (Vogliosi).<br />

26 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXVII-XXVIII (Parteni) e XXXVII (Inculti); Quadrio, Della<br />

storia e della ragione d’ogni poesia, vol. I, pp. 98-9 e 101 (Parteni e Ravvivati); Maylender, voll. III, pp.<br />

217 e 224-5, IV, pp. 73 e 218-20.<br />

10


dotti europei. 27 Giunto a Stoccolma nel settembre 1649 per il tramite dell’ambasciatore<br />

francese in Svezia Pierre-Hector Chanut, René Descartes fu incaricato di compilare il<br />

regolamento per l’accademia che Cristina voleva erigere nella sua “nuova Atene”. La<br />

morte del filosofo dieci giorni dopo la consegna dello statuto (11 febbraio 1650) non<br />

pose fine all’iniziativa della regina, che nel 1652 fondò un circolo per sollecitare lo<br />

studio della lingua svedese. 28 Sotto la direzione del medico Pierre Bourdelot, il neonato<br />

sodalizio umanistico-filologico fu frequentato in particolare dagli stranieri a corte; fra<br />

questi, i bibliotecari Isaac Vossius, insegnante di greco della sovrana, e Gabriel Naudé<br />

(già bibliotecario del cardinale Mazzarino), lo storico dell’arte Raphael Triché du<br />

Fresne, l’orientalista ed ebraista Samuel Bochart e il suo allievo Pierre-Daniel Huet. 29<br />

Trasferitasi a Roma nel dicembre 1655, Cristina non abbandonò le aspirazioni<br />

maturate in Svezia. 30 Infatti, un mese dopo il suo arrivo, ospite a Palazzo Farnese di<br />

Ranuccio II duca di Parma e Piacenza, il 24 gennaio 1656 la regina inaugurò la prima<br />

delle sei adunanze accademiche in cui al confronto su questioni morali seguiva il<br />

concerto finale; ma le difficoltà economiche, unitamente alla mancanza di una residenza<br />

27 Figlia unica del re Gustavo II Adolfo e di Maria Eleonora di Brandeburgo, Cristina di Svezia (18<br />

dicembre 1626-19 aprile 1689) ereditò il trono a soli sei anni alla morte del padre nella battaglia di Lützen<br />

(6 novembre 1632); ma la reggenza, fino al 1644, fu affidata al cancelliere Axel Gustavsson Oxenstierna.<br />

Dopo dieci anni di regno, il 2 maggio 1654 Cristina abdicò a Uppsala per abbracciare la religione<br />

cattolica. Maturata anche grazie ai gesuiti Paolo Casati e François Malines, inviati a Stoccolma nel<br />

febbraio 1652 dal padre generale Francesco Piccolomini e dal cardinale Fabio Chigi (papa Alessandro VII<br />

dal 1655), e preceduta dalla professione di fede in forma privata a Bruxelles la vigilia di Natale del 1654,<br />

la conversione fu sancita a Innsbruck il 3 novembre dell’anno successivo alla presenza del legato<br />

pontificio Lukas Holste. Un mese dopo la pubblica abiura, il 23 dicembre Cristina fu accolta a Roma,<br />

dove il giorno di Natale fu cresimata dal pontefice nella Basilica di S. Pietro e ribattezzata con il nome di<br />

“Cristina Alessandra”. A Roma rimase fino alla morte, salvo tre assenze: dal luglio 1656 al 1658<br />

soggiornò in Francia, mentre nei bienni 1660-62 e 1666-68 si recò in Svezia e ad Amburgo.<br />

28 Cfr. Bernard Quilliet, Cristina regina di Svezia, Milano, Mursia, 1985, pp. 128-54 (I ed. Christine de<br />

Suède. Un roi exceptionnel, Paris, Presses de la Renaissance, 1982); Susanna Åkerman, Queen Christina<br />

of Sweden and her circle. The transformation of a seventeenth-century philosophical libertine, Leiden-<br />

New York-K!benhavn-Köln, Brill, 1991, pp. 44-69; Jean-François de Raymond, La reine Christine et<br />

René Descartes: une rencontre exceptionnelle, in “Nouvelles de la république des lettres”, X (1991), pp.<br />

53-62; Ruggero Morresi, Cartesio e la regina Cristina: un enigma, un paradosso, in Cristina di Svezia e<br />

la cultura delle accademie, Atti del Convegno internazionale (Macerata-Fermo, 22-23 maggio 2003), a<br />

cura di Diego Poli, Roma, Il Calamo, 2005, pp. 203-26.<br />

29 Si vedano Åkerman, Queen Christina of Sweden and her circle, pp. 103-21; Jean-François Battail,<br />

Érudits à la cour de Christine, in “Nouvelles de la république des lettres”, X (1991), pp. 15-28; Vera<br />

Nigrisoli Wärnhjelm, Le accademie svedesi della regina Cristina, in Cristina di Svezia e la cultura delle<br />

accademie, pp. 19-32.<br />

30 Cfr. Stefano Fogelberg Rota, Organizzazione e attività poetica dell’Accademia Reale di Cristina di<br />

Svezia, in Letteratura, arte e musica alla corte romana di Cristina di Svezia, Atti del Convegno di studi<br />

(Lumsa, Roma, 4 novembre 2003), a cura di Rossana Maria Caira e Stefano Fogelberg Rota, Roma,<br />

Aracne, 2005, pp. 129-50, alle pp. 129-44.<br />

11


stabile, influirono in termini negativi sull’iniziativa, che durò il tempo di un carnevale. 31<br />

Solo dopo il definitivo trasloco a Palazzo Riario (ora Corsini) in via della Lungara<br />

(1662), Cristina poté accogliere l’accademia Reale formalizzata il 24 luglio 1674 e<br />

inaugurata l’11 novembre dello stesso anno con un’orazione sul tema della virtù eroica<br />

pronunciata dal cardinale Francesco Albizzi, esponente del cosiddetto “Squadrone<br />

Volante” (che appoggiò l’elezione di Fabio Chigi nel conclave del 1655) diretto dal<br />

cardinale Decio Azzolino, fidato consigliere dell’ex regina. 32<br />

Palazzo Riario divenne dunque un vivace luogo di confronto e sperimentazione. Gli<br />

studi scientifici di Giovanni Alfonso Borelli (a cui Cristina aveva elargito i fondi per<br />

pubblicare il De motu animalium, stampato postumo fra il 1680 e il 1681), di Vitale<br />

Giordano e del fisico-matematico Giovan Domenico Cassini (che nel biennio 1664-65<br />

osservò insieme alla regina il passaggio di due comete) erano affiancati dagli interessi<br />

per l’alchimia e le scienze occulte incentivati, fra gli altri, dal danese Ole Borch giunto a<br />

Roma nel 1665. 33 L’attività poetica (in cui si segnalarono alcuni dei futuri esponenti<br />

dell’Arcadia) conviveva con la passione per il collezionismo artistico, per la musica<br />

(promossa da Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini e da Alessandro Scarlatti, maestro<br />

di cappella nel 1680) 34 e per il teatro (a Cristina si deve infatti l’apertura del teatro di<br />

Tor di Nona, nel gennaio 1671). 35<br />

31 Maylender specifica che all’organizzazione di queste tornate accademiche collaborarono anche i fratelli<br />

pesaresi Francesco Maria e Lodovico Santinelli, promotori nel 1645 dell’accademia dei Disinvolti di<br />

Pesaro, seguita tre anni dopo dalla fondazione dell’omonimo circolo veneziano a cura del solo Francesco<br />

Maria (voll. II, pp. 189-92, e IV, pp. 394-417, a p. 400). Sul primo carnevale romano di Cristina si veda<br />

Alessandro Ademollo, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo, Roma, Pasqualucci, 1888 (rist. anast.<br />

Bologna, Forni, 1969), pp. 68-77.<br />

32 Sull’orazione cfr. Marie-Louise Rodén, L’anello mancante. Il discorso d’apertura della Regia<br />

Accademia del cardinale Francesco Albizzi, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 261-9;<br />

e Stefano Fogelberg Rota, Organizzazione e attività poetica dell’Accademia Reale di Cristina di Svezia,<br />

in Letteratura, arte e musica, pp. 144-8. Sul rapporto fra Cristina e lo “Squadrone Volante” si veda<br />

Marie-Louise Rodén, Church Politics in Seventeenth-Century Rome. Cardinal Decio Azzolino, Queen<br />

Christina of Sweden, and the “Squadrone Volante”, Stockholm, Almqvist & Wiksell International, 2000,<br />

pp. 91-112, 115-33, 174-83, 229-31.<br />

33 Cfr. Tina Bovi, Il «Salotto» di Cristina di Svezia e la cultura scientifica della seconda metà del ’600 a<br />

Roma, e Ferdinando Abbri, Gli “arcana naturae”: filosofia, alchimia e “chimica” nel Seicento, in<br />

Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, pp. 15-9 e 49-68; Wilma Di Palma, Urania<br />

nel salotto di Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, Atti del Simposio tenuto all’Istituto Svedese di Studi<br />

Classici (Roma, 5-6 ottobre 1995), a cura di Börje Magnusson, Stoccolma, Suecoromana V, 1999, pp.<br />

131-41. Su Borelli si vedano Ugo Baldini in DBI, vol. XII, 1970, pp. 543-51; Thomas B. Settle in<br />

Dictionary of scientific biography, vol. II, 1973, pp. 306-14; e Gianni Iacovelli, Giovanni Alfonso Borelli<br />

medico alla Corte di Cristina di Svezia, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca,<br />

pp. 187-206. Per ragguagli biografici su Cassini si vedano René Taton in Dictionary of scientific<br />

biography, vol. III, 1971, pp. 100-4; e Augusto De Ferrari in DBI, vol. XXI, 1978, pp. 484-7. Su Giordano<br />

cfr. Cesare Preti in DBI, vol. LV, 2000, pp. 289-91.<br />

34 Su Corelli, accolto nel 1690 nell’accademia Ottoboniana in qualità di primo violinista e direttore dei<br />

concerti, e ascritto in Arcadia nel 1706 con il nome di Arcomelo Erimanteo (cfr. Onomasticon, p. 25), si<br />

12


Già autrice del regolamento del circolo di casa Farnese, anche in questo caso la<br />

regina stilò le leggi accademiche (1680), illustrando in limine ai ventotto articoli i<br />

motivi della nascita del sodalizio, spronato ad agire “secondo il dettame della retta<br />

ratione, e secondo l’autorità degli Autori classici” (articolo XXVIII):<br />

La M.stà della Regina volendo dar un nobil essercizio, et eccitamento di<br />

gloria, e d’honore a chiunque habbia vaghezza d’erudizione, e di lettere, ha<br />

eretta nel suo Pallazzo un’Accademia d’huomini scielti dalla M.S. col solo<br />

riguardo della loro virtù.<br />

In qualità di mecenate (“La M.tà della Regina si dichiara perpetuo Principe, e<br />

Protettore di questa sua Accademia”, XXVIII), Cristina enunciò i dettami a cui dovevano<br />

attenersi i sodali esortati a “coltivare con ogni studio et applicazione la vera Erudizione”<br />

(I-II): dal divieto di recitare testi offensivi nei confronti della religione e del governo<br />

ecclesiastico (III) a quello contro i componimenti satirici (IV) e in sua lode (XI), pur<br />

trattandosi di una disposizione dettata dal consueto topos della modestia; dall’uso<br />

dell’italiano nelle dissertazioni (V) alla libertà di non assumere pseudonimi (XV).<br />

Dall’ex regina di Svezia dipendevano altresì la definizione del calendario delle sedute<br />

accademiche (XVI), la decisione di riunirsi in privato per vagliare gli argomenti da<br />

esporre nell’adunanza pubblica (VIII e XIX), la nomina di quattro censori e del segretario<br />

(XXVIII), la modalità di svolgimento degli incontri (XXVIII):<br />

Ogn’Accademia comincerà con una sinfonia, dopo la quale si canterà la<br />

prima parte del componimento musicale, destinato per l’Accademia di quel<br />

giorno. Finita questa prima parte, si farà la lezione Accademica, dopo la quale si<br />

canterà la seconda parte della composizione, e così finirà con la musica, come<br />

principio.<br />

vedano Giovan Mario Crescimbeni, in Notizie istoriche, vol. I, pp. 250-2; Giulia Giachin, in DMb, vol. II,<br />

1985, pp. 317-22; Piero Buscaroli, in DBI, vol. XXIX, 1983, pp. 46-65. Si segnala inoltre Franco Piperno,<br />

Cristina di Svezia e gli esordi di Arcangelo Corelli: attorno all’“Opera I” (1681), in Cristina di Svezia e<br />

la musica, Convegno internazionale (Roma, 5-6 dicembre 1996), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei,<br />

1998, pp. 99-132. Per Pasquini e Scarlatti, ammessi in Arcadia nel 1706 con gli pseudonimi di Protico<br />

Azetiano e Terpandro Politeio (Onomasticon, pp. 216 e 248), rimando ai profili di Alberto Iesuè e<br />

Malcolm Boyd in DMb, voll. V, pp. 591-3, e VI, pp. 606-29. Su Pasquini, definito da Cristina “Principe<br />

della Musica”, si veda inoltre quanto scrisse Saverio Maria Barlettani Attavanti nelle Notizie istoriche,<br />

vol. II, pp. 330-4.<br />

35 Sugli interessi culturali dell’ex regina cfr. Enzo Borsellino, «I quadri di Alberto Duro et d’altri maestri<br />

alemanni li darei tutti per un paro di Raffaello»: Cristina e le arti, in Letteratura, arte e musica, pp. 161-<br />

207; Arnaldo Morelli, Il mecenatismo musicale di Cristina di Svezia. Una riconsiderazione, in Cristina di<br />

Svezia e la musica, pp. 321-46; Carolyn Gianturco, Cristina di Svezia: promotrice e ideatrice di musica a<br />

Roma, in Letteratura, arte e musica, pp. 113-27; Bianca Tavassi La Greca, Carlo Fontana e il Teatro di<br />

Tor di Nona, in Il teatro a Roma nel Settecento, vol. I, pp. 19-34.<br />

13


Annotate in un apposito registro, le conversazioni letterarie erano organizzate in<br />

momenti diversi, evitando che le esercitazioni poetiche sottraessero tempo alla lettura<br />

dei discorsi (XXIII). In merito alla produzione lirica, la regina tracciò le coordinate di un<br />

programma ispirato alla chiarezza linguistica e al rinnovamento in chiave<br />

“antimarinista” (XXVIII):<br />

In quest’Accademia si studj la purità, la gravità, e la maestà della lingua<br />

Toscana. S’imitino per quanto si può i Maestri della vera eloquenza de’ secoli<br />

d’Augusto, e di Leone X, poiché negli Autori di quei tempi, si trova l’idea d’una<br />

perfetta e nobil eloquenza, e però si dia il bando allo stile moderno, turgido ed<br />

ampolloso, ai traslati, metafore, figure etc. dalle quali bisogna astenersi per<br />

quanto sarà possibile, o almeno adoprarle con gran discrezione e giudizio. 36<br />

Dei temi discussi è conservato un catalogo relativo al biennio 1674-75, mentre degli<br />

accademici resta traccia in un elenco aggiornato fino al 1679. 37 Metà dei ventotto neofiti<br />

erano ecclesiastici: fra questi, l’arcivescovo di Rossano Angelo Della Noce, il vescovo<br />

di Vaison Giuseppe Maria Suares, il cardinale Stefano Pignatelli e il gesuita portoghese<br />

Antonio Vieyra, iscritti il 24 luglio 1674 38 (stesso giorno in cui furono ammessi anche<br />

gli scienziati Stefano Gradi e Ottavio Falconieri, già membro delle accademie del<br />

Cimento e della Crusca). 39 Il cardinale Giovanni Francesco Albani e il teologo<br />

36<br />

Per gli statuti del cenacolo di palazzo Farnese e dell’accademia Reale cfr. Acquaro Graziosi, L’Arcadia.<br />

Trecento anni di storia, pp. 69-70 e 71-2.<br />

37<br />

Cfr. Fogelberg Rota, Organizzazione e attività poetica dell’Accademia Reale di Cristina di Svezia, p.<br />

133; l’elenco degli accademici è riportato anche da Francesco Bianchini nella biografia di Enrico Noris<br />

(VdA, vol. I, pp. 199-222, alle pp. 209-10) e da Johan Arckenholtz, Mémoires concernant Christine reine<br />

de Suède, pour servir d’éclaircissement à l’histoire de son règne et principalement de sa vie privée, et<br />

aux événemens de l’histoire de son tems civile et litéraire […], Mortier, Amsterdam et Leipzig, 1751-60,<br />

4 voll., nel vol. II, pp. 139-40.<br />

38<br />

Su Della Noce si vedano i profili di Giovan Mario Crescimbeni (VdA, vol. I, pp. 11-27), di Tommaso<br />

Perrone (Notizie istoriche, vol. II, pp. 285-9) e di Massimo Ceresa in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp. 106-8.<br />

Per Suares, frequentatore saltuario della Conferenza dei Concili insieme al Della Noce, cfr. Giustiniani,<br />

Lettere memorabili, vol. III, p. 628; Arckenholtz, Mémoires concernant Christine reine de Suède, vol. II,<br />

p. 139 (alle pp. 140-1 per Vieyra). Su Pignatelli cfr. IBI, vol. VIII, p. 3309.<br />

39<br />

Su Falconieri, autore dell’opuscolo Christinae Suecorum Reginae plausus trilinguis (1656), si veda la<br />

voce di Matteo Sanfilippo in DBI, vol. XLIV, 1994, pp. 385-8; per il Gradi, che accolse la regina giunta a<br />

Roma con un discorso pronunciato nella Torre dei Venti in Vaticano (20 dicembre 1655), e che le dedicò<br />

le Dissertationes physico-mathematicae quattuor (1680), si vedano Florio Banfi, Cristina di Svezia e<br />

Stefano Gradi di Ragusa (omaggio dei dalmati alla Minerva svedese), in “Archivio storico per la<br />

Dalmazia”, XIV (1939), pp. 363-94; e Tomaso Montanari in DBI, vol. LVIII, 2002, pp. 361-3. Il 24 luglio<br />

1674 furono annoverati anche il francescano Antonio Cottone (cfr. IBI, vol. III, p. 1302), i gesuiti<br />

Girolamo Cattaneo, segretario dell’ordine (ivi, p. 1044), e Niccolò Maria Pallavicini (cfr. il profilo di<br />

Ignazio Sisti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 325-8), Lodovico Casali, autore di un volume di Poesie<br />

edito nel 1670 (cfr. Luigi Ferrari, Onomasticon. Repertorio biobibliografico degli scrittori italiani dal<br />

1501 al 1850, Milano, Hoepli, 1947, p. 187), e Francesco Cameli, custode del medagliere di Cristina e<br />

segretario nell’adunanza del 24 luglio 1674 (si veda la voce di Nicola Parise in DBI, vol. XVII, 1974, pp.<br />

163-4).<br />

14


agostiniano Enrico Noris furono accolti l’anno dopo; 40 nel 1679 entrarono Emanuel<br />

Schelstrate, custode della Biblioteca Vaticana ed esponente della Conferenza dei<br />

Concili, due autori “prescelti per la Poesia Latina” (il gesuita Ubertino Carrara e l’abate<br />

Michele Cappellari) e “due per la Poesia Italiana” (Benedetto Menzini e Alessandro<br />

Guidi). 41<br />

Di origine fiorentina, accademico Apatista e sostenuto dalla “favorevol mano” del<br />

marchese Giovanni Vincenzo Salviati, 42 Benedetto Menzini diede alle stampe nel 1674<br />

una raccolta di rime offerta al granduca Cosimo III, ma in seguito sconfessata; per<br />

suggerimento del conterraneo Francesco Redi, “maestro e consigliere di letterati più<br />

giovani”, 43 corretta e accresciuta degli Opuscoli latini la silloge fu ristampata sei anni<br />

40 È del futuro papa Clemente XI (1700) il Discorso detto nella Reale Accademia della Maestà di Cristina<br />

di Svezia, in lode di Giacomo Secondo, Re della Gran Brettagna, nel 1687 (cfr. Vita dell’Abate<br />

Alessandro Guidi scritta da Gio. Mario Crescimbeni Arciprete della Basilica di S. Maria in Cosmedin, e<br />

Custode Generale d’Arcadia, in Alessandro Guidi, Poesie […] non più raccolte con la sua vita<br />

novamente scritta dal signor Canonico Crescimbeni e con due Ragionamenti di Vincenzo Gravina non<br />

più divulgati, Verona, Tumermani, 1726, pp. VII-XL, alle pp. XIII-XIV). Su Noris cfr. le biografie di<br />

Francesco Bianchini in VdA, vol. I, pp. 199-222, e di Domenico Fabbretti nelle Notizie istoriche, vol. II,<br />

pp. 26-9. Nello stesso anno (1674) furono registrati il marchese di Pianezza, Giovanni Battista De Luca,<br />

nominato cardinale nel 1681 (Moroni, vol. XIX, 1843, p. 220; Aldo Mazzacane in DBI, vol. XXXVIII, 1990,<br />

pp. 340-7), i gesuiti Silvestro Mauro e Pietro Possino (IBI, voll. VII, p. 2704, e VIII, p. 3395).<br />

41 Cfr. Memorie istoriche, p. 14. Per Schelstrate si veda Carlo Frati, Dizionario bio-bibliografico dei<br />

bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, raccolto e pubblicato da Albano Sorbelli, Firenze,<br />

Olschki, 1933 (rist. anast. 1999) p. 514. Su Carrara, autore del poema epico Columbus dedicato al<br />

cardinale Benedetto Pamphili (1715), e Cappellari, cui si devono le liriche Christinais, sive Christina<br />

lustrata (1700), cfr. le biografie compilate da Saverio Maria Barlettani Attavanti e Jacopo Magnani nelle<br />

Notizie istoriche, vol. III, pp. 228-32 e 152-4; inoltre, cfr. Memorie istoriche, pp. 14-5. Al 1679 risalgono<br />

le iscrizioni di Carlo Catone De Court, Enrico di Guzman, Francesco Ridolfi (cfr. Ferrari, Onomasticon,<br />

pp. 576-7; IBI, vol. IX, p. 3540), del domenicano Angelo Giuliani (cfr. Ferrari, Onomasticon, p. 364), del<br />

conte Alberto Caprara, segretario del cardinale Rinaldo d’Este fino al 1672 (cfr. la voce di Gian Paolo<br />

Brizzi in DBI, vol. XIX, 1976, pp. 165-8), e dell’arcivescovo di Rieti Niccolò Radulovich dedicatario della<br />

canzone Vanità de’ pensieri umani di Alessandro Guidi (Poesie approvate. L’“Endimione” - “La Dafne”<br />

- Rime - Sonetti - Sei omelie, a cura di Bruno Maier, Ravenna, Longo, 1981, pp. 254-7).<br />

42 Cfr. Giuseppe Paolucci, Vita di Benedetto Menzini […], in VdA, vol. I, pp. 169-88, a p. 171; ma si veda<br />

anche quanto scrive Michele Giuseppe Morei nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 112-4.<br />

43 Walter Binni, L’Arcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia, 1968, pp. 3-46, a p. 11. A sua volta<br />

frequentatore dell’accademia Reale dal 1685, Redi elaborò le “premesse letterarie svolte dal Menzini e da<br />

questo più direttamente offerte al circolo romano da cui sorse l’Arcadia” (ivi, p. 10); si veda anche<br />

Paolucci, Vita di Benedetto Menzini, pp. 172-3. Il rapporto fra i due toscani è attestato dagli amichevoli<br />

scambi poetici, come la canzone in cui Menzini Rende tributo di stima, e di grata riconoscenza<br />

all’egregia Virtù, e Gentilezza dell’eruditissimo Sig. Dottore Francesco Redi (vv. 1-10: “Diasi lode al<br />

mio REDI; egli promise, / che un giorno avrei corona, / se all’Argivo Elicona / il piè volgea, dove a me il<br />

Cielo arrise. / Nel tempio del mio Cuor sacrai suo detto; / che sembreria sciocchezza / di ciò, che più si<br />

apprezza / non averne quaggiù fervido il petto: / io prestai fede al vero, / poi mossi al gran Sentiero”;<br />

Benedetto Menzini, Opere […] accresciute, e riordinate […], Firenze, Stamperia di S.A.R., 1731-32, 4<br />

voll., nel vol. I, libro II, pp. 29-32, a p. 29). Cfr. anche l’anacreontica “Vorrei cantar talvolta” (ivi, pp.<br />

232-3, in particolare i vv. 13-8), la prima quartina del sonetto Nel suo ritorno dal Mare (ivi, libro XII, p.<br />

317) e le dediche del De literatorum hominum invidia (1675) e Della costruzione irregolare della lingua<br />

toscana (1679). Dal canto suo, Redi allude a Menzini nel ditirambo Bacco in Toscana, vv. 325-32: “E<br />

quei che prima in leggiadretti versi / ebbe le grazie lusinghiere al fianco, / e poi pel suo gran cuore ardito<br />

e franco / vibrò suoi detti in fulmine conversi, / il grande anacreontico ammirabile / Menzin che splende<br />

15


dopo con la firma “Benedetto Fiorentino” e la dedica al mecenate. Negatagli la cattedra<br />

di eloquenza nell’ateneo pisano, nel 1685 Menzini si trasferì a Roma, dove tramite i<br />

cardinali Stefano Pignatelli, che aveva sottoposto all’attenzione di Cristina le satire del<br />

poeta toscano (“[…] sparse tutte d’un vivo fuoco, e di argutissimi, e pungenti sali<br />

ripiene”), e Decio Azzolino, che lo ritenne “degno ornamento della sua [di Cristina]<br />

splendidissima Corte”, 44 fu introdotto nell’accademia Reale (a cui di fatto era stato<br />

iscritto nel 1679). L’impatto con la città pontificia è restituito nelle seguenti terzine:<br />

Te Roma, io vidi, e le tue pompe illustri;<br />

e vidi, che risorgi assai più bella<br />

dal cener tuo, al variar de’ lustri.<br />

Certo il favor di più propizia Stella<br />

m’addusse alle tue mura; e assai mi dolse,<br />

che in te non fui dalla mia età novella.<br />

Ch’io vidi Amor, che di sua man m’accolse;<br />

e al chiaro Sol dell’immortal CRISTINA,<br />

nebbia di duol da gli occhi miei si tolse.<br />

E del genio Real l’alta, e divina<br />

luce io mirai, che in ogni cuor gentile<br />

gli spirti illustra, e gl’intelletti affina. 45<br />

Menzini si distinse per la partecipazione ad una tornata accademica, con un discorso<br />

sulla Bellezza, e per alcuni componimenti encomiastici, fra i quali una canzone in<br />

omaggio alla munificenza di Cristina:<br />

E qual più egregia prole,<br />

che fecondar di se l’Arti, e gl’Ingegni,<br />

e dire al Mondo, I Figli miei son questi?<br />

Non è sterilità, se questo Sole,<br />

qual per siderei segni,<br />

fia, che a Virtute l’alimento appresti.<br />

Ogni canoro Spirto,<br />

del nobil Tebro in riva,<br />

vede come fiorisca, e per Lei viva<br />

alle dotte lor fronti o lauro, o mirto.<br />

Quindi la Fama alto risuona, e quindi<br />

lieta trascorre a gli Etiópi, e a gl’Indi. 46<br />

per febea ghirlanda, / di satirico fiele atra bevanda / mi porga ostica, acerba e inevitabile” (cfr. Francesco<br />

Redi, Bacco in Toscana, con una scelta delle Annotazioni, a cura di Gabriele Bucchi, Roma-Padova,<br />

Antenore, 2005, p. 26).<br />

44 Paolucci, Vita di Benedetto Menzini, pp. 174-175.<br />

45 Dell’arte poetica, in Opere, vol. II, libro V, p. 244, vv. 1-12. Sull’arrivo a Roma cfr. Paolucci, Vita di<br />

Benedetto Menzini, pp. 174-5; le missive del 3 novembre 1685 a Francesco Redi (in Lettere di Benedetto<br />

Menzini e del senatore Vincenzo da Filicaia a Francesco Redi, Firenze, Magheri, 1828, pp. 99-102) e del<br />

7 novembre dello stesso anno a Francesco Del Teglia (in Opere, vol. III, p. 284).<br />

16


Alla lirica d’occasione Menzini affiancò quella di argomento critico-teorico,<br />

rivelando una ferma volontà di rinnovamento; risale al 1688 (quattordici anni dopo<br />

l’edizione dell’Art poétique di Nicolas Boileau) la stampa Dell’arte poetica dedicata al<br />

cardinale Decio Azzolino. 47 Consapevole delle difficoltà del far versi (“Erto è il giogo<br />

di Pindo; Anime eccelse / a sormontar la perigliosa cima / tra numero infinito Apollo<br />

scelse”, vv. 1-3), 48 l’autore toscano espone in modo “prudente ed efficace” i princìpi<br />

dell’indirizzo poetico “contrapposto decisamente, e con chiara coscienza del distacco<br />

avvenuto, alle caratteristiche del gusto barocco”. 49 Articolato in cinque libri, il trattato<br />

(in terzine) afferma la necessaria compresenza di doti naturali e di padronanza degli<br />

strumenti dell’arte in chi si accinge a intraprendere il cammino poetico: “Ma forse<br />

basterà limpida, e bella / aver la mente? Ah questo sol non basta / senz’arte, che le<br />

forme in lei suggella. // Sappi, che la Natura ella sovrasta / qual nobile Regina; e l’Arte<br />

aggiunge / un tal contegno, che beltà non guasta” (vv. 34-9). 50 Alle riflessioni<br />

sull’adozione di uno stile nobile e chiaro attraverso l’imitazione sorvegliata dei classici<br />

del “Parnaso Toscan” (v. 274), 51 in particolare di Petrarca e di Tasso, 52 e sul “lungo<br />

esercizio” per individuare la rima idonea a rendere il verso fluido, seguono le<br />

osservazioni relative al poema eroico (II) e ad altre forme liriche (ditirambo, sonetto,<br />

satira, elegia, egloga, terzina, III-IV). Nel quinto libro Menzini precisa il significato di<br />

“sublime” (“[…] è quel, ch’altri in leggenda desta / ad ammirarlo, e di cui fuor traluce /<br />

beltà maggior di quel, che ’l dir non presta”, vv. 112-4) e il valore dell’ispirazione<br />

46<br />

Per la Real Maestà di Cristina Regina di Svezia, in Opere, vol. I, libro IV, pp. 106-14, a p. 113, vv.<br />

217-28; a Cristina, Menzini dedicò inoltre la canzone Per la conquista di Buda l’anno MDCLXXXVI (ivi,<br />

libro V, pp. 187-91); i sonetti “Per Cristina Regina di Svezia”, “Per la recuperata Salute della Regina di<br />

Svezia”, “Per la Real Maestà della Regina di Svezia” e “Nell’ultima Infermità della Regina suddetta”, ivi,<br />

libro XII, pp. 323 e 325-6; e il panegirico latino “Mentem hominum quanta divini Numinis aura” (ivi, vol.<br />

IV, pp. 174-82). Per la dissertazione Della Bellezza, ivi, vol. III, pp. 29-43.<br />

47<br />

Scrive Paolucci: “in essa gareggiavan del pari il giudizio dell’Autore, e l’evidenza, e la chiarezza de’<br />

precetti, fondati o nella ragione, o nell’autorità de’ più nobili antichi, sì latini, come Toscani Poeti; ed<br />

espressi con termini, e con voci così proprie, e significanti, che l’obbligo della rima accrescea lor grazia,<br />

più che ne scemasse, o ne rendesse oscuro il senso” (Vita di Benedetto Menzini, p. 176). Si veda anche la<br />

lettera dedicatoria del 20 dicembre 1687 a Decio Azzolino (in Opere, vol. III, pp. 290-1).<br />

48<br />

Dell’arte poetica, in Opere, vol. II, libro I, p. 125. Cfr. Carmine Di Biase, Arcadia edificante. Menzini-<br />

Filicaia-Guidi-Maggi-Lemene, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1969, pp. 30-45.<br />

49<br />

Binni, L’Arcadia e il Metastasio, p. 19.<br />

50<br />

Dell’arte poetica, in Opere, vol. II, libro I, pp. 126-7.<br />

51<br />

Ivi, p. 135.<br />

52<br />

“Dolce d’Ambrosia, e d’Eloquenza un fiume / scorrer vedrai dell’umil Sorga in riva / per quei, ch’è de’<br />

Poeti onore, e lume. // Né chieder devi ond’egli eterno viva; / perché ’l viver eterno a quel si debbe / stil<br />

puro, e terso, che per lui fioriva” (ivi, p. 128, vv. 76-81); “Deh fosse un giorno il mio purgato stile /<br />

prossimo al gran Torquato […]” (ivi, libro V, p. 245, vv. 13-4).<br />

17


poetica, 53 dono di natura da misurare sempre nel rispetto delle proprie capacità: “[…] a<br />

ciaschedun nel cuore / avvi il talento; ma non sempre eguale, / che grande è in altri, e<br />

forse è in te minore” (vv. 100-3). 54<br />

Il letterato fiorentino fu annoverato nel sodalizio lo stesso anno in cui vi entrò<br />

Alessandro Guidi, definito inventore “di una nuova maniera di poetare” dal suo biografo<br />

Pier Jacopo Martello. 55<br />

Giunto a Parma dalla natìa Pavia nel 1666, dopo il noviziato poetico sotto la<br />

protezione del duca Farnese, dedicatario di una raccolta di Liriche (1671) 56 e promotore<br />

della rappresentazione nel Collegio dei Nobili del melodramma Amalasonta in Italia<br />

(1681), Guidi compì un viaggio a Roma nel 1683; introdotto dal cardinale Decio<br />

Azzolino, conobbe Cristina di Svezia, che due anni dopo ottenne il consenso di<br />

Ranuccio II al definitivo trasferimento del poeta nella città pontificia.<br />

Il primo soggiorno romano del Guidi fu un’occasione per avvicinarsi ai letterati della<br />

cerchia cristiniana e rivedere i termini della formazione poetica, orientandola verso i<br />

canoni del classicismo pindarico (“al quale egli dal genio, e dall’attività della fantasia<br />

era più che ad altro stile portato”), filtrato dalla lezione chiabreresca e non scevro delle<br />

suggestioni di Dante e Petrarca (“senza la guida de’ quali niuno stile poetico in lingua<br />

Italiana può giugnere alla perfezione”). 57 Testimonianza del percorso di ripensamento è<br />

la canzone del 1683 in morte del barone Michele d’Aste nell’assedio di Buda, dove il<br />

tema commemorativo, già svolto nella silloge parmense, è trattato in modo “più<br />

spiegato e limpido”, mentre la costruzione è “regolare e misurata, rapida e lineare”, in<br />

cui “prudenza” e “gusto di chiarezza”, ispirati dal co-accademico Benedetto Menzini<br />

(che a sua volta aveva versificato l’evento), si accordano “con gli impeti pindarici e<br />

53 “Ma con l’Entusiasmo anco sen viene / pur da Natura il buon Giudizio: oh quanto / quanto è l’Imperio,<br />

che ’n Parnaso ei tiene! // Ei di grand’Oro il Crin fregiato, e ’l Manto / siede qual Rege, e consiglier fedeli<br />

/ Senno, e Prudenza ognor stannogli accanto” (ivi, p. 251, vv. 184-189).<br />

54 Ivi, libro I, p. 132, e libro V, pp. 248.<br />

55 Cfr. Pier Jacopo Martello, Vita dell’Abate Alessandro Guidi […], in VdA, vol. III, pp. 229-52, a p. 230;<br />

ma si veda anche l’elogio che il bolognese tributa al Guidi nei Sermoni della poetica (VI, vv. 172-98), in<br />

Pier Jacopo Martello, Scritti critici e satirici, a cura di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, p. 49. Sul<br />

rapporto fra Menzini e Guidi, Memorie istoriche, p. 14, e Giuseppe Bianchini, La villeggiatura. Dialogo<br />

[…] nel quale si discorre sopra un giudizio dato da Pier Jacopo Martello intorno al poetare del Menzini,<br />

e d’Alessandro Guidi, Firenze, Stamperia S.A.R., 1732.<br />

56 Si vedano la dedica del volume, datata I° agosto 1671, e la canzone al duca “Già de l’Alpi innacesse”,<br />

in Alessandro Guidi, Poesie liriche consagrate all’Altezza Serenissima di Ranuccio II Farnese Duca di<br />

Parma, e di Piacenza &c., Parma, Viotti, 1671, pp. 5-12 e 19-28. Agli anni parmensi risalgono anche i<br />

Pensieri eroici (Parma, Viotti, 1672), dedicati a Ranuccio II e Maria d’Este.<br />

57 Cfr. Crescimbeni, Vita dell’Abate Alessandro Guidi, pp. XI-XII.<br />

18


l’entusiasmo della lirica alta”. 58 A Cristina il poeta attribuisce il merito di avere<br />

commissionato il componimento per eternare la memoria del defunto:<br />

Sol del valore amica<br />

l’immortale Cristina<br />

al chiaro eroe destina<br />

schermo fatal contro all’età nemica:<br />

vuole degli anni a scherno<br />

che delle belle lodi<br />

i potenti di Febo eterni modi<br />

prendan cura e governo. 59<br />

Il testo segnò dunque l’avvio della produzione guidiana al servizio della fondatrice<br />

del circolo Reale (al 1687 risale la stesura dell’Accademia per Musica, con la<br />

collaborazione di Bernardo Pasquini e Arcangelo Corelli, in occasione dell’ascesa al<br />

trono di Giacomo II d’Inghilterra). 60 Nella raccolta del 1704, a una breve allusione nella<br />

canzone proemiale per Clemente XI (“Così poc’anzi all’immortal Cristina / feste [Muse]<br />

del gran presagio illustre dono, / che, qualunque io mi sia, cantai sul Tebro”) 61 seguono i<br />

componimenti ispirati all’educazione della sovrana, alla celebrazione del suo giorno<br />

natale, al monumento funebre fatto erigere dal pontefice nella Basilica di S. Pietro, e<br />

alla nota munificenza nella canzone A Cristina regina di Svezia:<br />

E tu la mente e i modi<br />

sommi di Febo intendi<br />

e il caldo immaginar de’ sacri ingegni;<br />

e tanto in alto ascendi,<br />

che la grande armonia d’udir sol degni,<br />

nè rozzo carme ebbe da te mai lodi:<br />

i chiari spirti d’onorar tu godi<br />

58 Binni, L’Arcadia e il Metastasio, p. 75. Così Crescimbeni commenta la canzone: “Spogliato in questo<br />

componimento di quasi tutti i difetti […], e vestito dei più bei lumi della Pindarica splendidezza, ben fece<br />

vedere, come nella guisa, che imitando i malaccorti moderni, se gli aveva saputi ben tutti lasciare<br />

addietro” (Vita dell’Abate Alessandro Guidi, p. XII). Per Martello, invece, la “conversione poetica”<br />

dell’autore pavese risalirebbe già agli anni parmensi: “aspirò quinci alla gloria del rendere a i Parmigiani<br />

la vista, e del richiamarli dal Sempronio, dall’Achillino, e dal Bruni al Petrarca, al Casa, al Bembo, al<br />

Costanzo, ed al Tasso, ma sopra tutti al Chiabrera, in cui scorgea le scintille di quel gran fuoco, che<br />

l’infiammava, e col quale voleva accendere gl’ingegni Italiani ad un estro più che Pindarico” (Martello,<br />

Vita dell’Abate Alessandro Guidi, p. 232).<br />

59 Guidi, Poesie approvate, pp. 247-50, a p. 249, vv. 65-72 (anche in RdA, vol. I, pp. 127-9).<br />

60 Accademia per Musica fatta in Roma nel Real Palazzo della Maestà di Cristina Regina di Svezia per<br />

festeggiare l’assonzione al trono di Jacopo II Re d’Inghilterra in occasione della solenne ambasciata<br />

mandata da S.M. Britannica alla Santità di Nostro Signore Innocenzo XI, in Guidi, Poesie, pp. 337-50;<br />

cfr. la notizia che ne dà Crescimbeni nella Vita dell’Abate Alessandro Guidi, pp. XIII-XIV.<br />

61 Alla Santità di nostro Signore Clemente Undecimo Sommo Pontefice, in Guidi, Poesie approvate, pp.<br />

179-87, a p. 181, vv. 38-40.<br />

19


e grand’ospiti tuoi gli fai sovente,<br />

perchè comprendi lor celesti note<br />

e il lor bel fuoco ardente.<br />

Ed a chi tue virtuti or non son note,<br />

s’additi anco alle Muse il pregio e l’arte<br />

d’illuminar le carte? 62<br />

È del 1688 l’Endimione, favola pastorale in tre atti, recitata nel luglio 1691 da<br />

Giovanni Battista Felice Zappi, dagli abati Giuseppe Paolucci e Filippo Leers nei<br />

giardini di Palazzo Riario durante l’adunanza arcadica per l’ammissione del Guidi<br />

(Erilo Cleoneo), e poi data alle stampe l’anno successivo (accompagnata dal Discorso di<br />

Gian Vincenzo Gravina, alias Bione Crateo) con l’aggiunta di due atti, di arie musicali e<br />

dei cori. Nella vicenda redazionale il nome del poeta si intrecciò a quello di Cristina<br />

che, oltre ad esserne la committente e l’ispiratrice, “avendo ella medesima ideata una<br />

nuova maniera di Drammi sopra la favola d’Endimione”, vi collaborò con alcuni versi<br />

contrassegnati da virgolette nei margini dei manoscritti e della stampa:<br />

[…] egualmente eroici e grandi erano i loro sentimenti, e tanta conformità vi<br />

si ritrovava, che mescolati insieme, non si distinguevano gli uni dagli altri: di<br />

maniera che pareva che la Regina pensasse con la mente del Guidi, e il Guidi<br />

scrivesse co’ sentimenti della Regina; di che si pregia egli stesso nella<br />

Dedicatoria. 63<br />

Con il riferimento alla canzone proemiale per il cardinale Giovanni Francesco<br />

Albani, in cui Guidi rievoca le tappe del suo percorso poetico dalla corte Farnese (vv.<br />

24-34) a quella cristiniana (vv. 35-75), Giovan Mario Crescimbeni alludeva alla<br />

seguente strofa:<br />

62 A Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 232-5, a p. 234, vv. 53-65. Cfr. le canzoni Celebrandosi il dì natale<br />

di Cristina regina di Svezia, Educazione di Cristina per l’armi, Per l’urna eretta nella basilica Vaticana<br />

alle ceneri di Cristina regina di Svezia (commentata dal Muratori in Della perfetta poesia italiana, a cura<br />

di Ada Ruschioni, Milano, Marzorati, 1971-72, 2 voll., nel vol. II, libro IV, pp. 804-7), in Poesie<br />

approvate, pp. 235-47. Si veda altresì l’ode al marchese Giovanni Giuseppe Felice Orsi, Si duole che non<br />

si scriva di cose eroiche, vv. 67-78: “Se Cristina / gran reina / vuol ch’io canti gli onor suoi, / non è già<br />

Filli che impetra / da mia cetra / la mercede degli eroi. // Non ha i pregi / sol de’ regi; / anco ai numi ella<br />

somiglia. / Chi non fia per lei facondo / or che il mondo / d’adorarla si consiglia?” (ivi, pp. 226-9, a p.<br />

229). Sulla produzione “cristiniana” si rinvia a Binni, L’Arcadia e il Metastasio, pp. 76-83; Maier,<br />

Introduzione, in Guidi, Poesie approvate, pp. 7-74, alle pp. 54-7; e Antonella Perelli, Alessandro Guidi e<br />

la regina di Svezia, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 297-314, alle pp. 297-305.<br />

63 Crescimbeni, Vita dell’Abate Alessandro Guidi, p. XIV. Cfr. anche Martello, Vita dell’Abate Alessandro<br />

Guidi, p. 234, e Gian Vincenzo Gravina, Discorso sopra l’“Endimione”, in Id., Scritti critici e teorici, a<br />

cura di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1973, pp. 49-73, alle pp. 61-2: “[…] sublime disegno<br />

nato nella mente della incomparabil Cristina ed espresso con vive e rare maniere da un industre fabbro e<br />

felice, il quale ha tanto avvivato con lo stile ed ha così bene educato questo parto, che l’ha reso degno di<br />

madre sì gloriosa”.<br />

20


Innanzi a lei s’accese<br />

valor entro mia mente<br />

che da terra a levarmi era possente:<br />

ito sarei su per le nubi a lato<br />

del gran consiglio eterno<br />

sin dentro i nembi a ragionar col Fato.<br />

Ma le belle ferite<br />

onde Cintia si vide<br />

per le selve di Caria or mesta or lieta,<br />

l’alta reina a’ versi miei commise;<br />

e in così care guise<br />

il nostro canto accolse,<br />

che nel fulgor l’avvolse<br />

de’ suoi celesti ingegni<br />

e di luce real tutto l’asperse;<br />

indi il guardo magnanimo converse<br />

vèr noi sempre giocondo,<br />

e a nostre muse in ogni tempo diede<br />

chiara d’onor mercede. 64<br />

Nello stesso anno di edizione della pastorale guidiana fu rappresentato nel teatro<br />

Broletto di Lodi, su invito del governatore spagnolo Emanuele Fernandez de Velasco,<br />

l’Endimione di Francesco de Lemene. 65 Pur non risultando fra gli accademici elencati<br />

nel registro del sodalizio Reale, il poeta lodigiano conobbe Cristina durante il secondo<br />

viaggio a Roma al seguito del cardinale Pietro Vidoni fra il 1661 e il 1662, occasione in<br />

cui probabilmente fu incaricato di comporre il dramma per musica Eliata, edito nel<br />

1699; 66 seguirono il Baccanale, un’opera per musica coeva al ditirambo del Redi, 67 e Il<br />

64 All’eminentissimo e reverendissimo signore cardinale Albano “Erilo Cleoneo” pastore arcade, in<br />

Guidi, Poesie approvate, pp. 97-104, a p. 101, vv. 76-94. Sulla favola pastorale cfr. Di Biase, Arcadia<br />

edificante, pp. 263-430, alle pp. 302-16; Maier, Introduzione, in Guidi, Poesie approvate, pp. 31-8 (cfr. le<br />

pp. 95-155 per il testo dell’Endimione); Giuseppe Izzi, L’“Endimione” di Alessandro Guidi tra Cristina<br />

di Svezia e Gian Vincenzo Gravina, in Cristina di Svezia e Roma, pp. 163-71; e Perelli, Alessandro Guidi<br />

e la regina di Svezia, pp. 305-14.<br />

65 Francesco de Lemene, Scherzi e favole per musica, a cura di Maria Grazia Accorsi, Modena, Mucchi,<br />

1992, pp. LI-LV (nel contributo introduttivo Ultimo Seicento: un poeta galante e spiritoso, pp. XXI-XCVII, i<br />

cui primi quattro paragrafi, con il titolo Pastori e dèi della prearcadia, figurano in Maria Grazia Accorsi,<br />

Pastori e teatro. Poesia e critica in Arcadia, Modena, Mucchi, 1999, pp. 11-36) e 103-69 (testo). Cfr.<br />

inoltre Laura Pietrantoni, “Così fa chi s’innamora”. Musiche su testi di Francesco de Lemene dal<br />

Seicento al Novecento, in Francesco de Lemene (1634-1704), Atti del Convegno (Lodi, 16 aprile 2004), a<br />

cura di Luigi Samarati, Lodi, Edizioni dell’«Archivio Storico Lodigiano», 2005, pp. 141-92, alle pp. 155-<br />

66 e 177-81.<br />

66 Cfr. Ludovico Antonio Muratori, Vita di Francesco de Lemene […], in VdA, vol. I, pp. 189-97, alle pp.<br />

194-5; e Pietrantoni,“Così fa chi s’innamora”, pp. 167-8, n. 74. Sui contatti fra Cristina e de Lemene si<br />

veda la lettera del 19 agosto 1684 in cui la regina, ringraziando l’autore per il dono del poemetto<br />

teologico Dio, lo rimprovera per avere ripudiato dopo il 1680 i versi profani: “Ma non sapete già, ch’io<br />

sono in collera con voi d’un errore, che havete fatto, con abbruciar l’altre vostr’opere. Mi dispiace<br />

d’haverne poche; ma quelle poche voglio conservarle a dispetto vostro […]” (in Tommaso Ceva,<br />

Memorie d’alcune virtù del signor conte Francesco de Lemene con alcune riflessioni su le sue Poesie<br />

[…] Rivedute e accresciute in questa nuova edizione […], Milano, Bellagatta, 1718 2 [I ed. Milano,<br />

21


giudizio di Paride (1666). 68 Abituata a collaborare con il suo entourage (come nel caso<br />

dell’Endimione del Guidi), Cristina affidò al Lemene il compito di scrivere una<br />

pastorale sul mito di Narciso facendogli recapitare un canovaccio tramite Carlo Maria<br />

Maggi. 69 Il soggetto era già noto all’autore, che nel 1676 aveva pubblicato Il Narciso,<br />

con dedica al principe Antonio Teodoro Trivulzio, recitato lo stesso anno a Lodi e<br />

replicato nel 1679 a Roma, al cospetto di Cristina; 70 ma il “secondo” Narciso, mai dato<br />

alle stampe, non soddisfaceva il poeta che il 14 febbraio 1685 rivelò a Francesco Redi di<br />

averlo composto “in brev. mo tempo e con molte cose prescrittemi in una minuta<br />

istruzione”. 71<br />

Alla pari dell’autore lombardo, anche il fiorentino Vincenzo da Filicaia frequentò il<br />

cenacolo Reale senza esservi iscritto. L’invio a Cristina nel 1684 della raccolta di<br />

Canzoni in occasione dell’assedio, e liberazione di Vienna, a cui l’ex regina replicò<br />

affermando che nel poeta vedeva “resuscitato l’incomparabil Petrarca, ma resuscitato un<br />

corpo glorioso senza i suoi difetti”, 72 segnò l’avvio di un rapporto che da un lato si<br />

concretizzò in aiuti economici, finalizzati all’educazione dei due figli del Filicaia,<br />

Malatesta, 1706], pp. 96-7); la missiva è anche in Carlo Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario<br />

inedito, Milano, Tip. Bortolotti, 1892, pp. 49-50 (estr. dall’“Archivio storico lombardo”, XVIII [1892], pp.<br />

345-76 e 629-70).<br />

67<br />

Nel Baccanale fatto per cantarsi in Roma, ne L’Accademia de la Maestà de la Regina di Svezia una<br />

sera di Carnevale. E poscia accresciuto col Nome d’Amici Letterati (in Poesie diverse, Milano-Parma,<br />

Monti, 1726, 2 voll., nel vol. I, pp. 388-401) il poeta lodigiano replica al Redi (“[…] Dunque brindesi al<br />

Redi, / e per più fargli honor mi levo in piedi. // Col nappo in mano, e con la Cetra al collo, / ei trincando,<br />

e cantando in foggia strana, / chiamò BACCO IN TOSCANA, / chiamò su l’Arno Apollo”, ivi, pp. 391-2, vv.<br />

122-7) che lo aveva omaggiato nel ditirambo, vv. 494-510: “il Pastor de Lemene. / Io dico lui che<br />

giovanetto scrisse / nella scorza de’ faggi e degli allori / del paladino Macaron le risse / e di Narciso i<br />

forsennati amori, / e le cose del ciel più sante e belle / ora scrive a caratteri di stelle; / ma quando assidesi<br />

/ sotto una rovere, / al suon del zufolo / cantando spippola / egloghe e celebra / il purpureo liquor del suo<br />

bel colle, / cui bacia il Lambro il piede / ed a cui Colombano il nome diede, / ove le viti in lascivetti<br />

intrichi / sposate sono, in vece d’olmi, a’ fichi” (Bacco in Toscana, pp. 38-9).<br />

68<br />

Cfr. Pietrantoni, “Così fa chi s’innamora”, p. 167, n. 73.<br />

69<br />

Lettera del Maggi al Lemene, databile al marzo 1679 (Vignati, Francesco de Lemene e il suo<br />

epistolario inedito, p. 44).<br />

70<br />

Lemene, Scherzi e favole per musica, pp. XLIX-LI (Ultimo Seicento: un poeta galante e spiritoso) e 67-<br />

102 (testo). Si veda la missiva del 15 marzo 1679 in cui Maggi si congratula del successo romano del<br />

Narciso (Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, p. 43).<br />

71<br />

Cfr. Carlo Delcorno, Per il carteggio Redi-De Lemene. Tre lettere inedite di Francesco De Lemene, in<br />

Culture regionali e letteratura nazionale, Atti del VII Congresso dell’A.I.S.L.L.I. (Bari, 31 marzo-4 aprile<br />

1970), Bari, Adriatica, 1970, pp. 217-26, alle pp. 224-5. Sul “secondo” Narciso si vedano Lemene,<br />

Scherzi e favole per musica, pp. XLVII-XLIV; Stefano Fogelberg Rota, Cristina di Svezia e il nuovo<br />

«Narciso» di Francesco de Lemene, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 315-30; e<br />

Pietrantoni, “Così fa chi s’innamora”, pp. 147-55 e 174-7. Sullo scherzo per musica La Ninfa Apollo (in<br />

Poesie diverse, vol. I, pp. 70-106), rappresentato a Roma prima della morte di Cristina, cfr. Lemene,<br />

Scherzi e favole per musica, pp. CV-CVI, n. 1.<br />

72<br />

Lettera a Vincenzo da Filicaia, 28 gennaio 1684 (cfr. Tommaso Bonaventuri, Vita di Vincenzio da<br />

Filicaja […], in Vincenzo da Filicaia, Opere, Venezia, Longo, 1804 7 , 2 voll., nel vol. I, pp. III-XXIX, alle<br />

pp. XIV-XV).<br />

22


dall’altro si tradusse in un corpus di componimenti encomiastici redatti negli anni 1684-<br />

89. 73 Nonostante Cristina avesse ricusato gli elogi (come trapela da una lettera all’autore<br />

del 22 agosto 1684), 74 e il letterato toscano si fosse rifugiato nelle consuete ammissioni<br />

di inadeguatezza dei propri strumenti poetici, nella canzone Alla Sacra Real Maestà di<br />

Cristina regina di Svezia le lodi della sovrana (strofe I-XVI) precedono l’invocazione ad<br />

Apollo:<br />

[…]<br />

Ma tu, egregio Cantor, che la sagrata<br />

nobil’Arpa dorata<br />

sospendi al Regio fianco, e con superni<br />

cantici l’opre, e le memorie eterni.<br />

Tu sostien le mie veci, alza tu grande<br />

inno di laudi all’Etra, e canta, e scrivi:<br />

scrivi l’opre ammirande<br />

di sì gran Donna, e dì, che questa sola<br />

tutti sgorgaron di virtute i rivi.<br />

[…]<br />

Come ella i sacri, e più famosi Allori<br />

pregia, e nutre non vedi? e come dona<br />

a i Cigni più canori<br />

voce spirto, e baldanza? […]. 75<br />

Questo intreccio di ritrosia e di presunta inefficienza artistica è al centro del sonetto<br />

Alla regina di Svezia per avere scritto all’Autore, che cantasse in lode d’altri, ma non<br />

di lei, in cui l’esortazione di Calliope a comporre per Cristina svela il sottile gioco<br />

allusivo; in realtà, le parole della musa ottemperano all’implicita richiesta dell’ex<br />

sovrana di essere immortalata nei versi del Filicaia. 76<br />

73 Alla generosità di Cristina, che aveva appreso dell’indigenza del poeta dalle terzine de Il primo<br />

sacrificio (1687), il Filicaia dedicò Il secondo sacrificio, eludendo il divieto di divulgare la notizia degli<br />

aiuti (Opere, vol. I, pp. 221-31); cfr. Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, p. XVII. Sui<br />

componimenti per la sovrana cfr. Costanza Geddes da Filicaia, “Regum maxima, grandiorque regno”.<br />

Vincenzo da Filicaia cantore di Cristina di Svezia, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp.<br />

331-42.<br />

74 Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, pp. XV-XVI.<br />

75 Alla Sacra Real Maestà di Cristina regina di Svezia, in Opere, vol. I, pp. 105-12, alle pp. 111-2, vv.<br />

235-43 e 266-9. “La vostra ultima, e maravigliosa Canzone fatta per me, è tale, che io non so, che dirvi:<br />

m’avete fatto perdere la parola” (lettera di Cristina al Filicaia, 21 ottobre 1694, in Bonaventuri, Vita di<br />

Vincenzio da Filicaja, p. XVI). Si veda altresì il giudizio del Muratori nel trattato Della perfetta poesia<br />

italiana, vol. II, libro IV, pp. 738-45.<br />

76 Opere, vol. I, p. 112. Cfr. anche il congedo della canzone Alla Sacra Real Maestà di Cristina regina di<br />

Svezia, ivi, pp. 116-9, a p. 119, vv. 144-8.<br />

23


Fra i testi dedicati alla promotrice dell’accademia Reale figura la canzone sul tema<br />

delle ingannevoli lusinghe terrene, che il poeta può contrastare solo acquisendo le<br />

integerrime qualità morali dell’ex regina, 77 mentre in un sonetto egli ritrae la natura<br />

partecipe della malattia che aveva colpito la sua benefattrice nel febbraio 1689:<br />

Languia Cristina, e qual se discolora<br />

torbida Eclissi al gran Pianeta il volto,<br />

langue Natura, e ’l chiaro giorno è tolto,<br />

e par quasi del Mondo il Mondo fuora;<br />

tal per costei, cui l’Universo onora,<br />

languia tra nubi di mestizia involto,<br />

quanto ha di bello in se Virtù raccolto,<br />

e quanto il Mar circonda, e ’l Sole indora,<br />

io ’l vidi, e piansi, e dir volea; se questa<br />

libera, e scarsa del mortal suo pondo<br />

da noi si parte, al suo partir chi resta?<br />

Spento il primo splendor, qual fia ’l secondo?<br />

Volea ciò dir; ma da sì rea tempesta<br />

Scampò Cristina, e tornò bello il Mondo. 78<br />

Costruito sulla metafora della “Gran Pianta eccelsa” che “tanto al Ciel s’ergea” (v.<br />

3), dalle “regie fronde” (v. 1) e dalle “radici ampie e profonde” (v. 4), “nido” per i dotti<br />

(v. 5) e nutrita di virtù (v. 6), 79 il sonetto in morte di Cristina apre la serie dei<br />

componimenti memoriali risalenti al periodo di frequentazione dell’Arcadia romana.<br />

Cooptato nel 1691 con il nome di Polibo Emonio, 80 il Filicaia allestì nello stesso anno<br />

una corona di cinque sonetti recitata nell’adunanza per l’anniversario della scomparsa<br />

dell’ex regina: all’apparizione di Cristina in sogno (I, vv. 5-8), si alternano i riferimenti<br />

alla conversione (“l’immortal rifiuto”, II, v. 9), al ruolo di promotrice delle arti (“E le<br />

Latine, e le Toscane penne, / e l’arti tutte, che più belle io fei”; “Ch’ove in pregio eran<br />

l’Opre, […] / […] e fiorian gli Studj, e l’Arte, / ivi era il Regno, ivi l’Imperio mio”, III,<br />

vv. 5-6 e 12-4) e all’eternità del potere (“Ma che dissi? ancor dura il Regno, e serva /<br />

77 Speranza terrena. Canzone per la Sacra Real Maestà di Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 112-5.<br />

78 In occasione della ricuperata salute di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 115.<br />

79 In morte della Sacra Real Maestà di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 120 (anche in RdA, vol. III, p.<br />

244).<br />

80 Onomasticon, p. 212.<br />

24


l’infida Morte ancor fede al mio Trono, / e qual fui sempre, ancor Reina io sono”, IV,<br />

vv. 1-3). 81<br />

Acclamata in Arcadia con il nome di Basilissa, e registrata in apertura del primo<br />

volume del Catalogo de Pastori Arcadi, 82 Cristina di Svezia era stata al centro di un<br />

diffuso processo di celebrazione, in vita e in morte (l’ex regina si spense a Roma il 19<br />

aprile 1689), in virtù dell’impegno rivolto alla definizione del nuovo gusto poetico, con<br />

l’ausilio di letterati di varia provenienza attenti a cogliere le sollecitazioni dell’ambiente<br />

romano. Gli esponenti del gruppo fiorentino (Redi, Menzini, Filicaia) si muovevano fra<br />

l’attività lirica e gli studi scientifici avviati nell’accademia del Cimento (1657), fra le<br />

esigenze di chiarezza espressiva e l’interesse per i classici stimolato dal copioso lavoro<br />

di traduzione; 83 in area settentrionale si erano distinti il Guidi, che attuò una vera e<br />

propria riconversione letteraria, Carlo Maria Maggi e Francesco de Lemene, capostipiti<br />

della renovatio lombarda di matrice morale-religiosa. 84<br />

I cantori di Cristina coltivarono dunque i prodromi dell’esperienza arcadica fissati<br />

nell’articolo XXVIII del regolamento dell’accademia Reale; 85 del resto, il legame fra<br />

quest’ultima e la nascente Arcadia fu riconosciuto dagli stessi protagonisti, come<br />

testimonia un sonetto del Filicaia:<br />

Ma più, che altrove, qui sul Tebro io regno<br />

e in questo al par di Pindo, e d’Elicona<br />

Bosco a me caro, che sì spesso suona<br />

delle mie lodi, ad abitar men vegno.<br />

81<br />

Per i sonetti (“Tirsi, qui appunto, ove in quest’Orno incisa”, “Sul Tebro io l’ebbi, e poi che gli occhi al<br />

vero”, “Grande fui, mentr’io vissi, e Scettro tenne”, “Ma che dissi? ancor dura il Regno, e serva”, “Ma<br />

più, che altrove, qui sul Tebro io regno”) cfr. Opere, vol. I, pp. 120-2; anche in RdA, vol. III, pp. 244-6.<br />

Filicaia dedicò inoltre a Cristina la canzone La Poesia (Opere, vol. I, pp. 153-8; anche in RdA, vol. III, pp.<br />

278-84), nove sonetti intitolati Elevazione dell’anima a Dio (Opere, vol. I, pp. 250-4) e l’ode “Regum<br />

maxima, grandiorque Regno” (ivi, vol. II, pp. 331-3).<br />

82<br />

BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine d’annoverazione, vol. I, c. 1r.<br />

83<br />

Si ricordano, fra le altre, le traduzioni di Anacreonte di Bartolomeo Corsini (Firenze, s.e., 1672) e di<br />

Antonio Maria Salvini (Firenze, Bindi, 1695).<br />

84<br />

“In Lombardia siami lecito il dire, che la gloria d’avere sconfitto il pessimo Gusto è dovuta a Carlo<br />

Maria Maggi, e a Francesco de Lemene” (Muratori, Della perfetta poesia italiana, vol. I, libro I, pp. 70-<br />

1). Il giudizio fu ripreso da Carducci: “Era passata e sfogata da un pezzo quell’onda strepitosa di colori e<br />

di suoni, quel barbaglio di concetti di sonetti di madrigaletti, quel tumulto di floridezze di acutezze di<br />

gonfiezze, non senza copia d’ingegno e con vaghezza musicale, che fu la poesia caratteristica della<br />

Lombardia spagnola: era passata con Carlo Maria Maggi, salutato poeta divino dal Muratori e dal Senato<br />

di Milano […]; con Francesco di Lemene, Orfeo d’Italia […]” (Il Parini principiante (1886), in Edizione<br />

nazionale delle opere [EN], vol. XVI [Studi su Giuseppe Parini. Il Parini minore], Bologna, Zanichelli,<br />

1937, pp. 3-51, alle pp. 15-6). Cfr. Dante Isella, I Lombardi in rivolta. Da Carlo Maria Maggi a Carlo<br />

Emilo Gadda, Torino, Einaudi, 1984, pp. 20-4.<br />

85<br />

Cfr. Aulo Greco, Cristina dopo Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, pp. 173-9.<br />

25


Ha qui voce non sol, ma voce, e ingegno<br />

ogni Tronco, e qui nacque, e qui risuona<br />

questa famosa di Pastor Corona,<br />

di cui mente son’io [Cristina], vita, e sostegno.<br />

Sì, sì, vivrà finchè avranno acqua i tersi<br />

fiumi, e vivrà non pur, ma il Ciel destina<br />

ch’abbian vita per lei le prose, e i Versi.<br />

Qui tacque; e biancheggiar l’Alba vicina<br />

già facea l’Oriente. Io gli occhi apersi,<br />

e più non vidi l’immortal Cristina. 86<br />

86 Opere, vol. I, p. 122 (anche in RdA, vol. III, p. 246).<br />

26


2. I custodiati<br />

2.1 Giovan Mario Crescimbeni<br />

(1690-1728)<br />

La riazione necessariamente comincia su i<br />

limiti e con le forze dell’azione stessa contro la<br />

quale si volge. Quindi il primo elemento<br />

dell’Arcadia è l’arte del seicento nelle due<br />

forme: la raffinata e arguta, epigrammatica e<br />

madrigalesca: la solenne e concitata e pomposa,<br />

lirica e pindareggiante […]. Se non che la<br />

riazione importa anche, in gran parte,<br />

ristaurazione. E la ristaurazione fu delle forme<br />

del cinquecento […]. Tutto questo lavorío di<br />

riazione e ristaurazione, di conservazione e<br />

trasformazione, fu utile e fecondo. 1<br />

1. Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo la suggestione delle tesi cartesiane<br />

orientò in direzione anti-barocca i dibattiti intorno alle riscoperte nozioni di “buon<br />

gusto” e di “vero poetico”; ma il recupero graduale del modello letterario classico,<br />

intrecciato al rinnovato vigore della tradizione erudita, non poté prescindere<br />

dall’esperienza seicentesca, a cui i primi arcadi opposero una riforma poetica per lo più<br />

circoscritta agli istituti formali.<br />

Giunto a Roma dalla natìa Macerata per intraprendere la professione legale (1681),<br />

di fatto subordinata all’esercizio poetico di cui diede prova nelle accademie degli<br />

Umoristi, degli Infecondi e degli Intrecciati, Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728) 2<br />

acquisì l’“ottimo stile de’ buoni [poeti]” dopo avere letto nel 1687 la raccolta turchesca<br />

del Filicaia (Canzoni in occasione dell’assedio, e liberazione di Vienna), a stampa nel<br />

1684, e stretto amicizia con il giurista spoletino Vincenzo Leonio, promotore di<br />

1 Carducci, Il Parini principiante, pp. 26-7.<br />

2 Si vedano: Francesco Maria Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni maceratese (1729), in Giovan<br />

Mario Crescimbeni, L’Istoria della volgar poesia […]. Nella seconda impressione, fatta l’anno 1714<br />

d’ordine della Ragunanza degli Arcadi, corretta, riformata, e notabilmente ampliata; e in questa terza<br />

pubblicata unitamente co i Comentarj intorno alla medesima, riordinata, ed accresciuta […], Venezia,<br />

Basegio, 1730-31, 6 voll., nel vol. VI, pp. 205-282; i profili di Michele Giuseppe Morei (in VdA, vol. V,<br />

pp. 269-78), Giuseppe Patroni (Roma, Tipografia Editrice Romana, 1890), Carini (L’Arcadia dal 1690 al<br />

1890, pp. 17-21), Giulio Natali (in “Atti dell’Accademia degli Arcadi e scritti dei soci”, n.s. II [1928], pp.<br />

201-25), Nicola Merola (in DBI, vol. XXX, 1984, pp. 675-8), Enzo Esposito-Bianca Bianchi in DCLI, vol.<br />

II, pp. 62-5.<br />

27


informali adunanze letterarie “di circa trenta Persone” che “per semplice ricreazione” si<br />

riunivano al tramonto “in parti remote” della città. 3 Cresciuta la fama della<br />

conversazione, per il tramite di Alessandro Guidi, Cristina di Svezia le offrì sede stabile<br />

nel giardino della propria residenza; ma la morte dell’ex regina pose fine al progetto<br />

(1689), pur avendo instillato nei sodali del Leonio l’intento di istituire un cenacolo che<br />

“tendesse a rimettere, se possibil fosse stato, il buon gusto, e la maniera col proprio<br />

esempio additasse del ben comporre […] sull’idea pastorale”. 4 Nel corso di una riunione<br />

nei pressi di Castel S. Angelo allietata dalla lettura di versi bucolici, l’esclamazione del<br />

senese Agostino Maria Taia, “Egli mi sembra che noi abbiamo oggi rinnovata<br />

l’Arcadia!”, avrebbe suggerito al Crescimbeni il nome dell’accademia, formalizzata il 5<br />

ottobre 1690 nel giardino del convento dei Padri Minori Riformati di S. Pietro in<br />

Montorio, attiguo al palazzo della defunta Cristina, alla presenza di quattordici<br />

fondatori. 5<br />

Insieme al maceratese (Alfesibeo Cario) e al Leonio (Uranio Tegeo) erano l’abate<br />

torinese Paolo Coardi (Elpino Menalio), animatore di un circolo letterario frequentato<br />

anche da altri due promotori del consesso arcadico, il conterraneo Carlo Tommaso<br />

Maillard de Tournon (Idalgo Erasiano) 6 e il cosentino Gian Vincenzo Gravina (Opico<br />

3 Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni, p. 217, e Memorie istoriche, p. 17. Su Leonio cfr. Carini,<br />

L’Arcadia dal 1690 al 1890, p. 14; Debora Vignani in DBI, vol. LXVI, 2006, pp. 625-6.<br />

4 Memorie istoriche, p. 18.<br />

5 Nel resoconto dell’evento redatto da Crescimbeni si apprende che la scelta del nome fu ispirata dalle<br />

coeve vittorie imperiali nel Peloponneso contro l’esercito turco (BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi,<br />

vol. I, c. 1; cfr. anche Cesare D’Onofrio, Roma val bene un’abiura. Storie romane tra Cristina di Svezia,<br />

Piazza del Popolo e l’Accademia dell’Arcadia, Roma, Palombi, 1976, pp. 280-2). Ai fondatori e<br />

all’accademia il guastallese Alessandro Pegolotti dedicò i sonetti “D’astri novelli una serena luce”, “Sacre<br />

Parrasie selve, è questo il giorno” e “Sovra l’erto cammino, ove compagno” (Ditirambo di Alessandro<br />

Pegolotti fra gli Arcadi Orialo Miniejano con alcuni Sonetti del medesimo a i Nominati in esso, Mantova,<br />

Pazzoni, 1711, pp. 53-4; anche in RdA, vol. III, pp. 210-1 e 217). Sul luogo che diede i natali al consesso,<br />

celebrato in un sonetto di Michele Giuseppe Morei (“Qui nacque Arcadia, in questo Colle, in questa”, ivi,<br />

vol. VIII, p. 212), si vedano Memorie istoriche, p. 64; Daniela Predieri, Bosco Parrasio. Un giardino per<br />

l’Arcadia, Modena, Mucchi, 1990, p. 27; Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, p. 19;<br />

Susan M. Dixon, Between the Real and the Ideal. The Accademia degli Arcadi and its garden in<br />

Eighteenth-Century Rome, Newark, University of Delaware Press, 2006, p. 55. All’adunanza inaugurale<br />

parteciparono anche cinque neo-accademici: lo spoletino Francesco Maria di Campello, i senesi Giacomo<br />

Maria Cenni (cfr. la voce di Pietro Paolo Pagliai nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 170-2) e Michelangelo<br />

Maria Bianciardi, Santi Moraldi di Bibbiena (si veda il profilo di Crescimbeni, ivi, vol. II, pp. 267-8) e il<br />

fiorentino Paolo Francesco Carli (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine d’annoverazione, vol. I,<br />

c. 3r-v).<br />

6 Al sodalizio del Coardi (Onomasticon, p. 92) Carlo Denina attribuì la fondazione dell’Arcadia (cfr.<br />

Discorso sopra le vicende della letteratura […], Napoli, Porcelli, 1792, 2 voll., nel vol. II, pp. 181-2; si<br />

veda ora l’ed. a cura di Carlo Corsetti, Roma, Librerie editrici universitarie Tor Vergata, 1988). Sul<br />

Tournon, nunzio apostolico in Cina (1705), nominato cardinale nel 1708, cfr. le biografie di Giovanni<br />

Niccolò Bufi nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 100-3, e di Crescimbeni in VdA, vol. III, pp. 1-20 (del<br />

Crescimbeni è anche l’orazione letta nell’adunanza del 26 luglio 1712 per l’anniversario della morte del<br />

cardinale, in PdA, vol. I, pp. 21-45). Si vedano inoltre Onomasticon, p. 143; Giorgio Dell’Oro, «Oh<br />

28


Erimanteo), trasferitosi da Napoli nel 1689 in qualità di agente dell’arcivescovo<br />

Francesco Pignatelli; 7 i genovesi Pompeo Figari (Montano Falanzio) e Paolo Antonio<br />

Del Nero (Siringo Reteo); 8 il fiorentino Melchiorre Maggi (Dameta Clitorio) e il Taia<br />

(Silvio Pereteo), canonico di S. Angelo in Pescheria; 9 l’abate spellano Giuseppe<br />

Paolucci (Alessi Cillenio), segretario di monsignore Giovanni Battista Spinola; 10 il<br />

librettista Silvio Stampiglia di Civita Lavinia (Palemone Licurio), poeta cesareo alla<br />

corte di Vienna nel 1706-18; 11 l’avvocato imolese Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi<br />

Leucasio); 12 il romano Jacopo Vicinelli (Mirtillo Aroanio) e l’orvietano Paolo Antonio<br />

Viti (Carino Dipeo). 13<br />

Sottoscritto l’atto di fondazione con i rispettivi pseudonimi pastorali distribuiti “a<br />

sorte”, e completati dai cognomi allusivi alle campagne arcadiche assegnate in modo<br />

altrettanto casuale nel corso dell’adunanza, i neofiti si proclamarono “Pastori Arcadi”,<br />

definendo “Bosco Parrasio” il luogo delle tornate generali (sette all’anno, di cui una<br />

riservata ai sodali forestieri), con sede instabile fino al 1726, ed eleggendo Crescimbeni<br />

a custode generale “sì perch’egli è stato il primiero, che in Arcadia abbia posto piede; sì<br />

anche perché nella spertezza, fedeltà, e economia di lui pienamente confidiamo”. 14 Di<br />

quanti mostri si trovano in questo nuovo Mondo venuti d’Europa!». Vita e vicissitudini di un ecclesiastico<br />

piemontese tra Roma e Cina: Carlo Tommaso Maillard de Tournon (1668-1710), in “Annali di storia<br />

moderna e contemporanea”, IV (1998), pp. 305-35; e Giacomo Di Fiore in DBI, vol. LXVII, 2006, pp. 539-<br />

44.<br />

7 Su Gravina, registrato come “Napolitano” (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine<br />

d’annoverazione, vol. I, c. 2r; cfr. anche Onomasticon, p. 199), si segnalano, fra i numerosi contributi, il<br />

profilo di Ferruccio Ulivi in Letteratura italiana. I minori, Milano, Marzorati, 1961-62, 4 voll., nel vol.<br />

III, 1961, pp. 1827-44; Amedeo Quondam, Cultura e ideologia di Gianvincenzo Gravina, Milano, Mursia,<br />

1968, pp. 42-66; e Carla San Mauro in DBI, vol. LVIII, 2002, pp. 756-64.<br />

8 Su Figari si vedano Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890, p. 15; Onomasticon, p. 183; e la voce di<br />

Lucinda Spera in DBI, vol. XLVII, 1997, pp. 547-8. Per Del Nero cfr. Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890,<br />

p. 17; Onomasticon, p. 235.<br />

9 Su Maggi cfr. Onomasticon, p. 73. Per ragguagli sul Taia, autore di un ragionamento pronunciato nel<br />

Bosco Parrasio, nel 1692, in lode di Camilla Pallavicini Rospigliosi duchessa di Zagarolo (PdA, vol. I, pp.<br />

195-210), cfr. il profilo di Crescimbeni nelle Notizie istoriche, vol. III, pp. 115-7; Carini, L’Arcadia dal<br />

1690 al 1890, pp. 16-7; Onomasticon, p. 233.<br />

10 Sebastino Maria Correa, Vita di Giuseppe Paolucci […], in VdA, vol. V, pp. 257-67.<br />

11 Cfr. Carini, L’Arcadia dal 1690 al 1890, pp. 14-5; e Ariella Lanfranchi in DMb, vol. VII, pp. 430-1.<br />

12 Si vedano, fra gli altri, la voce di Crescimbeni nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 151-8; Antonio<br />

Mambelli, La cultura in Romagna nella prima metà del Settecento. Arti - Biblioteche - Accademie e<br />

Accademici - Scuole - Scienza - Erudizione - Giornalismo, prefazione di Aldo Spallicci, Ravenna, Longo,<br />

1971, pp. 87-96; e Bruno Maier, Rimatori d’Arcadia: Giambattista Felice Zappi - Faustina Maratti Zappi<br />

- Eustachio Manfredi - Carlo Innocenzo Frugoni, Udine, Del Bianco, 1972, pp. 17-29. Dello Zappi e<br />

della moglie Faustina Maratti è il canzoniere (“coll’aggiunta delle più scelte di alcuni rimatori del<br />

presente secolo [XVIII]”) edito a Venezia, Hertz, 1723 (più volte ristampato).<br />

13 Cfr. Onomasticon, pp. 49 e 181. Del Vicinelli sono le egloghe “Pastores frontem teneris ornate<br />

corymbis” e “Sylva erat annosae jactans fastigia frontis” in AC 1 , pp. 191-5.<br />

14 Memorie istoriche, pp. 20-6, alle pp. 21-2. L’impresa dell’archivio dell’accademia (il Serbatoio), sito<br />

nella dimora del custode, in cui si svolgevano le adunanze invernali (il Bosco Parrasio era invece aperto<br />

29


ascendenza virgiliana, ma a sua volta ispirata dalla Sicilia teocritea e dalle<br />

testimonianze di Polibio, originario dell’Arcadia peloponnesiaca, l’immagine mitica di<br />

questa regione popolata da pastori usi alla poesia amorosa e al canto esercitato nelle<br />

gare musicali (“[…] soli cantare periti / Arcades”, Egl., X, 32-3) fu dunque rinnovata<br />

(attraverso il filtro sannazzariano) dalla neonata accademia, che adottò una simbologia<br />

di matrice classico-cristiana. 15 Lo stemma raffigurava la siringa di Pan a sette canne<br />

contornata dalla corona di pino e di alloro, con l’iscrizione “Arcades” (o “Gli<br />

Arcadi”); 16 a nume tutelare fu designato il Bambino Gesù, che alla nascita si era rivelato<br />

ai pastori, 17 e la defunta Cristina di Svezia fu acclamata “Basilissa”. Quanto al computo<br />

del tempo regolato dall’effemeride degli astronomi Francesco Bianchini ed Eustachio<br />

Manfredi (1693), 18 l’adozione del calendario greco articolato in olimpiadi di quattro<br />

anni (i dodici mesi erano denominati secondo la tradizione attica) implicò il ripristino<br />

dei giochi celebrati dal 1697 all’inizio di ogni olimpiade (luglio-agosto). Strutturate sul<br />

modello del pentatlo greco (corsa, salto, disco, cesto e lotta) tradotto in cinque certami<br />

poetici (“Oracolo”, “Contese”, “Ingegno”, “Trasformazioni”, “Ghirlande”), le gare<br />

da maggio a ottobre), ritraeva un cane ai piedi di una verga pastorale incluso nella corona di alloro e di<br />

pino, con il motto “Custodia”; cfr. Memorie istoriche, pp. 35-6, e Giovan Mario Crescimbeni, Ristretto<br />

dell’istoria della celebre adunanza degli Arcadi, in Id., Storia dell’accademia degli Arcadi istituita in<br />

Roma l’anno 1690 per la coltivazione delle scienze delle lettere umane e della poesia (1712), Londra, T.<br />

Becket Pall-Mall, 1804, pp. 51-74, alle pp. 60-1 (già in Id., Stato della Basilica Diaconale, Collegiata, e<br />

Parrocchiale di S. Maria in Cosmedin […], Roma, de’ Rossi, 1719, pp. 110-31). Sul Serbatoio cfr.<br />

Memorie istoriche, pp. 79-80; e Gianni Bonazzi, Dal «Serbatoio» alla biblioteca dell’Arcadia, in<br />

“Accademie e biblioteche d’Italia”, LVIII (ottobre-dicembre 1990), pp. 16-29.<br />

15 Cfr. Bruno Snell, L’Arcadia: scoperta di un paesaggio spirituale (1945), in La cultura greca e le<br />

origini del pensiero europeo, Torino, Einaudi, 1963 2 (1951), pp. 387-418; Ettore Paratore, Il mondo<br />

classico nella genesi dell’Arcadia, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, Convegno di Studi (15-<br />

18 maggio 1991), Roma, Arcadia-Accademia letteraria italiana, s. III, vol. IX, fasc. 2-3-4 (1991-94), pp.<br />

15-7.<br />

16 Crescimbeni, Ristretto dell’istoria, in Storia dell’accademia, pp. 59-60. Secondo Manlio Pastore<br />

Stocchi, l’impresa dell’accademia, “simile a un odierno logo per carta da lettere e frontespizi di libri”,<br />

mirava alla “leggibilità semplice e diretta dell’immagine, rinunciava al motto, rifiutava l’ingegnosità<br />

metaforica e implicava una specifica estraneità […] rispetto al retaggio rinascimentale e barocco delle<br />

altre accademie […]” (L’Arcadia e le accademie letterarie del Settecento, in Cultura letteraria e sapere<br />

scientifico nelle accademie tedesche e italiane del Settecento, a cura di Stefano Ferrari, Rovereto,<br />

Accademia Roveretana degli Agiati, 2003, pp. 39-52, a p. 44).<br />

17 Cfr. Vincenzo Leonio, Perché il nascimento di Cristo Signor nostro si manifestasse prima d’ogni altro<br />

a’ Pastori. Ragionamento del medesimo Uranio Tegeo fatto a’ 4 di Gennaio 1713 nella Cancelleria<br />

Apostolica, Capanna dell’Acclamato Crateo Ericinio [Pietro Ottoboni], ove gli Arcadi sogliono<br />

ragunarsi ogni anno a celebrare la sollenità del Santiss. Natale, lor Tutelare, in PdA, vol. I, pp. 363-83.<br />

18 Su Eustachio Manfredi (Aci Delpusiano), lettore pubblico di matematica presso lo Studio di Bologna<br />

(1699), soprintendente delle acque (1704) e direttore dell’Osservatorio astronomico (1711), cfr. Ugo<br />

Baldini in DBI, vol. LXVIII, 2007, pp. 668-76. Sull’attività poetica del Manfredi, autore di una raccolta di<br />

Rime (Bologna, Pisarri, 1713), più volte riedita, si vedano Maier, Rimatori d’Arcadia, pp. 45-60; e<br />

Andrea Donnini, Eustachio Manfredi rimatore, in “Giornale storico della letteratura italiana”, CXVIII<br />

(2001), pp. 205-57. Quanto alla produzione arcadica, cfr. PdA, vol. II, pp. 1-10; e RdA, voll. II, pp. 1-27;<br />

VIII, 1-16; IX, 63 e 95.<br />

30


olimpiche erano eseguite nel rispetto del cerimoniale originario, dalla nomina dei<br />

giudici all’incoronazione dei vincitori, con serti di alloro e di mirto (d’ulivo in età<br />

classica), festeggiati in chiusura dalla recita di componimenti. 19<br />

Promossa come “Repubblica delle lettere”, in cui il travestimento pastorale avrebbe<br />

dovuto livellare le divergenze sociali, ma di fatto dotata di un complesso apparato<br />

burocratico, l’accademia smentì le istanze democratiche propugnate da Crescimbeni,<br />

che se da un lato intese accreditarla come centro di rinnovamento poetico e di<br />

elaborazione teorica, dall’altro mirò all’affermazione del monopolio romano e<br />

pontificio. Nonostante l’ausilio del procustode (Vincenzo Leonio, dal 1694 al 1701),<br />

che faceva le veci di Alfesibeo in caso di assenza, di due sottocustodi (i primi furono<br />

Filippo Leers e Angelo Antonio Somai) e di un collegio di dodici membri selezionati<br />

per assistere il custode in “tutto ciò, che non potesse da lui solo effettuarsi”,<br />

l’amministrazione del consesso fu gestita da Crescimbeni, che ricoprì ininterrottamente<br />

l’incarico dal 1690 al 1728, anno della sua morte. 20<br />

Subordinate all’intreccio di rapporti di amicizia e di parentela, le ammissioni degli<br />

aspiranti arcadi di età non inferiore ai ventiquattro anni, cogniti “almeno in una delle<br />

scienze principali” e dotati della “civiltà de’ natali, unita alla bontà de’ costumi”,<br />

registrarono un andamento discontinuo, 21 con picchi così vistosi nei momenti cruciali<br />

della vita dell’istituto da decretare nel 1692 (a ridosso della fondazione) e nel 1713<br />

(subito dopo lo scisma del Gravina) le sospensioni delle annoverazioni per la mancanza<br />

delle campagne da assegnare. 22 Quanto all’origine sociale e alla collocazione<br />

19<br />

Memorie istoriche, pp. 214-28; e Storia dell’accademia, pp. 42-9. Testimonianza delle prime gare<br />

disputate negli Orti Palatini, nel 1697, è la canzone a selva di Alessandro Guidi “Sull’Olimpico corso<br />

oggi non arde” (in Id., Poesie approvate, pp. 229-32; anche in RdA, vol. I, pp. 151-3). Su queste<br />

cerimonie si veda Bronislaw Bilinski, Dall’agone ginnico alle contese di poesia nei «Giochi Olimpici»<br />

dell’Arcadia, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 135-68.<br />

20<br />

Memorie istoriche, pp. 34-6 e 86-104 (elenchi dei procustodi e dei colleghi); cfr. inoltre Storia<br />

dell’accademia, pp. 10-2.<br />

21<br />

Storia dell’accademia, pp. 13-4. In Arcadia i sodali erano ammessi per “acclamazione” (generalmente<br />

riservata ai cardinali, ai sovrani e agli ambasciatori), “annoverazione” (le donne e i membri delle colonie),<br />

“rappresentazione” (i convittori dei collegi dei nobili), “surrogazione” (ereditando le campagne degli<br />

arcadi defunti e di quelli espulsi dopo lo scisma) e “destinazione” (nominando arcadi anche i neofiti in<br />

attesa dei luoghi vacanti), cfr. ivi, pp. 114-6. Sulle acclamazioni cfr. Memorie istoriche, pp. 160-75. Del<br />

custodiato di Crescimbeni sono conservati i registri degli iscritti (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per<br />

ordine di annoverazione, 3 voll.) e delle assemblee (BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi, 4 voll.).<br />

22<br />

Dopo la registrazione del sodale n. 339 (il principe Livio Odescalchi, alias Aquilio Naviano, espunto in<br />

seguito allo scisma), nel primo volume de Il catalogo de Pastori Arcadi è la seguente nota: “Con la<br />

sudetta estrazione restano terminate le annoverazioni e chiusa l’Arcadia in vigor di Speziale avvertimento<br />

promulgato in Chiamata Generale al V di Targelione stante l’anno III dell’Olimpiade Corrente DCXVII,<br />

come al libro de fatti degli Arcadi a c. 129, et all’ampissimo scritto avvertimento XXXVII, il tenore del<br />

quale avvertimento in avvenire dovrà osservarsi”. La riapertura delle ascrizioni nel 1693, con il bolognese<br />

31


geografica, i nobili e gli ecclesiastici di vari ordini e gradi, affiancati dal “terzo stato”<br />

composto dai professionisti e dalla categoria crescente dei sine titulo, provenivano per<br />

lo più dalle aree dei fondatori: in particolare da Genova, Firenze, Napoli e dallo Stato<br />

della Chiesa, nel quale si avvertì inevitabilmente il discrimine fra le città con un tasso<br />

alto di affiliati (Roma, Bologna, Ferrara, Perugia e Macerata) e i centri minori che<br />

contarono soltanto due presenze (come Cento, Frosinone e Narni). 23 Furono inoltre<br />

significative le cooptazioni degli stranieri, quasi sempre esponenti del clero e regnanti<br />

(fra i quali Maria Casimira Sobieska, ex sovrana di Polonia ascritta nel 1699, e il figlio<br />

Alessandro acclamato undici anni dopo), 24 e la presenza delle donne, purché<br />

professassero “poesia o altra sorta di lettere umane”, 25 incentivata dalla suggestione del<br />

modello cristiniano, dal rinnovamento dei centri accademici (a Siena, nel 1654, era<br />

sorto il sodalizio delle Assicurate, col beneplacito di Maria Vittoria della Rovere<br />

granduchessa di Toscana) 26 e dall’estensione dei margini di indipendenza codificata nel<br />

graviniano Regolamento degli studi di nobile e valorosa donna, edito postumo nel<br />

1739. 27<br />

Ulisse Giuseppe Gozzadini (Astaco Elicio, n. 340), è così giustificata: “Per la vacanza d’alcuni luoghi<br />

ritornati al nostro Comune per la morte de Pastori possessori, e d’altri trovati di nuovo e posti nell’Urna,<br />

per comandamento della Piena Ragunanza, come al libro de fatti de gli Arcadi a cart. 173” (BAR, vol. I,<br />

cc. 34r-35r). Ascritto il sodale n. 1372 (il cardinale lucchese Orazio Filippo Spada, alias Olarco Cefisio),<br />

Crescimbeni annotò (1713): “fin qui arrivano gli Arcadi che hanno l’ingresso, o il voto nelle Chiamate,<br />

per l’avvenire quelli che si ammetteranno saranno tutti sopranumeri, e finché non avranno il luogo […],<br />

non avranno l’accesso, né il voto […].” (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine di annoverazione,<br />

vol. II, c. 75r).<br />

23<br />

Quondam, L’istituzione Arcadia, pp. 391-406 e 425-36 (tavv. 1-8).<br />

24<br />

Cfr. Onomasticon, pp. 20 e 34. Su Maria Casimira, trasferitasi a Roma nel 1699 dopo la morte del<br />

marito Giovanni III Sobieski re di Polonia (1696), cfr. Carlo Doni, in Notizie istoriche, vol. III, pp. 1-9; e<br />

Gaetano Platania, Gli ultimi Sobieski e Roma. Fasti e miserie di una famiglia reale polacca tra Sei e<br />

Settecento (1699-1715). Studi e documenti, Roma, Vecchiarelli, 1990 (I ed. 1989), pp. 57-128 e 197-210.<br />

La regina vedova è dedicataria di una corona poetica composta dagli arcadi nel 1699 (RdA, vol. IX, pp.<br />

121-36). Sul figlio si vedano la voce di Crescimbeni nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 82-7; e Platania,<br />

Gli ultimi Sobieski e Roma, pp. 129-41 e 211-20. Quanto agli accademici stranieri, cfr. Quondam,<br />

L’istituzione Arcadia, pp. 405-6 e 437 (tav. 9).<br />

25<br />

Storia dell’accademia, p. 14.<br />

26<br />

Cfr. Maylender, vol. I, pp. 366-7.<br />

27<br />

Sull’argomento si vedano Clelia Bertini-Attilj, Le donne in Arcadia, in Secondo centenario d’Arcadia,<br />

Roma, Cuggiani, 1891, vol. I (Scritti vari), pp. 311-31; Anna Teresa Romano Cervone, Presenze<br />

femminili nella prima Arcadia romana: per una teoria dei modelli, in Tre secoli di storia dell’Arcadia, a<br />

cura di Maria Teresa Acquaro Graziosi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 1991, pp. 47-57; Elisabetta<br />

Graziosi, Arcadia femminile: presenze e modelli, in “Filologia e critica”, XVII (settembre-dicembre 1992),<br />

pp. 321-58 (anche in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 249-73); Tatiana Crivelli, La<br />

“sorellanza” nella poesia arcadica femminile tra Sette e Ottocento, in “Filologia e critica”, XXVI<br />

(settembre-dicembre 2001), pp. 321-49; William Spaggiari, 1782. Studi di italianistica, Reggio Emilia,<br />

Diabasis, 2004, pp. 13-33. Per il Regolamento di Gravina cfr. Id., Scritti critici e teorici, pp. 175-94.<br />

32


Immortalate da Crescimbeni nel ditirambo Apollo in Arcadia recitato durante i<br />

giochi olimpici in onore di Innocenzo XIII (1721), 28 e pur qualificandosi come filiali<br />

“del ben poetare, e dello scrivere secondo le regole, e i modelli degli ottimi<br />

principalissimi Autori”, 29 le colonie arcadiche fiorite in tutta la penisola fra il 1690 e il<br />

1728 furono di fatto relegate a un ruolo subalterno. Alla sede centrale (a cui occorreva<br />

inoltrare le richieste di fondazione) spettava il compito di nominare il vicecustode fra i<br />

due candidati proposti dal neo-istituto, di approvare le ascrizioni dei neofiti, di redimere<br />

le controversie e di deliberare in merito all’adozione nei testi a stampa degli pseudonimi<br />

pastorali e dell’impresa della colonia (o dell’accademia). Costituiti almeno da dieci o<br />

dodici persone “di credito, e d’ingegno”, i cenacoli di origine urbana traevano il nome<br />

dalla “città, o dal fiume, o da qualche illustre memoria del luogo” e assumevano uno<br />

stemma a piacere, con l’aggiunta della siringa di Pan, mentre le colonie dedotte dalle<br />

preesistenti accademie locali, o dagli ordini religiosi, ne ereditavano la denominazione e<br />

l’impresa corredata del simbolo arcadico. 30 Nel clima conservatore del Granducato di<br />

Cosimo III, dove lo sperimentalismo del Cimento subì fortemente l’ingerenza<br />

ecclesiastica, 31 in seno all’omonimo sodalizio aretino che imponeva l’obbligo della rima<br />

anche per l’esercizio estemporaneo, il 3 gennaio 1692 nacque la colonia Forzata sotto la<br />

guida del decano Giovanni Battista Capalli, annoverando, fra i sodali, Francesco Redi e<br />

Faustina Degli Azzi Forti, autrice di un serto poetico in onore di Violante Beatrice di<br />

Baviera principessa di Toscana (1697). 32 Tornato in visita alla città di origine, in cui<br />

attese alla stesura della favola pastorale Elvio poi edita a Roma da Giambattista Molo<br />

28 3<br />

Giovan Mario Crescimbeni, Rime, Roma, de’ Rossi, 1723 (I ed. Roma, Molo, 1695; II ed. Roma, de’<br />

Rossi, 1704), pp. 551-82.<br />

29<br />

Memorie istoriche, p. 183.<br />

30<br />

Ivi, pp. 182-9; e Storia dell’accademia, pp. 39-41.<br />

31<br />

Per un efficace quadro d’insieme cfr. Giuseppe Nicoletti, Firenze e il Granducato di Toscana, in<br />

Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, vol. II (Storia e geografia. II. L’età moderna), pp. 745-821.<br />

32<br />

Cfr. Le colonie, e le rappresentanze arcadiche per ordine cronologico, colle loro insegne, e co’ nomi, e<br />

colle denominazioni de’ Pastori, che le compongono; disposti alfabeticamente, in PdA, vol. III, pp.<br />

CXXXIII-CXXXIV; Memorie istoriche, p. 189; Maylender, vol. III, pp. 49-51; Vanna Gazzola Stacchini-<br />

Giovanni Bianchini, Le accademie dell’Aretino nel XVII e XVIII secolo, Firenze, Olschki, 1978, pp. 49-66 e<br />

234-52 (corona poetica di Faustina Degli Azzi Forti). Sulla poetessa cfr. Antonella Giordano, Letterate<br />

toscane del Settecento. Un regesto. Con un saggio su Corilla Olimpica e Teresa Ciamagnini Pelli<br />

Fabbroni di Luciana Morelli, Firenze, All’insegna del Giglio, 1994, pp. 33-6. Offrono un saggio<br />

dell’attività del cenacolo quattro sonetti del vicecustode Gregorio Redi succeduto nel 1702 a Capalli e<br />

dedicatario di un capitolo di Petronilla Paolini Massimi (in RdA, vol. I, pp. 191-4): “Come costei, che<br />

quando i lumi aperse”, “Se chi tanto a me piacque or più non bramo”, “Cesare poi, che del Rivale estinto”<br />

e “Questa, che ordì non vile alma Corona” (ivi, voll. IV, pp. 36-7; IX, 3).<br />

33


nel 1695, 33 Crescimbeni promosse la fondazione del cenacolo maceratese (Elvia) che<br />

aprì i battenti il 18 giugno 1693, con vicecustode Niccolò Aurispa sostituito cinque anni<br />

dopo dal giurista Giuseppe Coluccio Alaleona. 34 La concentrazione di nuclei arcadici<br />

nella fascia marchigiana convalidò il progetto del custode di stabilire un’ampia base di<br />

consenso nel territorio natìo: alla colonia Metaurica sorta a Urbino il 28 febbraio 1701,<br />

un anno dopo l’elezione al pontificato di Clemente XI che aveva frequentato<br />

l’accademia locale degli Assorditi, seguirono tre anni dopo le istituzioni dell’Isaurica di<br />

Pesaro (26 febbraio) e della Caliese di Cagli (2 maggio). 35 Nell’ottobre 1694 la nascita<br />

della Camaldolese di Ravenna inaugurò la categoria delle colonie di filiazione<br />

conventuale, come la Mariana (1703), formata dai chierici regolari delle Scuole Pie, e la<br />

Partenia dedotta a Venezia dal padre Domenico Maria Ricci (1714); 36 al 24 aprile 1695<br />

risale la creazione della prima Rappresentanza nel Collegio Clementino di Roma<br />

(Stravagante), a cui si aggiunsero la Ravvivata nel Seminario Romano (9 maggio 1716),<br />

la Nazzarena nell’istituto omonimo (11 novembre 1717) e l’Angustiata nel Collegio dei<br />

Nobili di Savona (19 agosto 1721). 37 Derivata dal cenacolo preesistente sorto nel 1691,<br />

l’Animosa di Venezia si riunì due mesi dopo la fondazione (29 aprile 1698) sotto<br />

l’egida di Apostolo Zeno, promotore nel 1710 (a Venezia) del “Giornale de’ Letterati<br />

d’Italia”, insieme a Scipione Maffei e ad Antonio Vallisneri, e poeta cesareo alla corte<br />

di Vienna nel 1718-30. Scrivendo a Crescimbeni il 31 maggio 1698 per ringraziarlo<br />

della nomina a vicecustode, lo Zeno trasmise le notizie relative all’allestimento della<br />

colonia felsinea:<br />

33 Sulla pastorale si vedano Giuseppe Coluccia, L’“Elvio” di G. M. Crescimbeni. Alle origini della<br />

poetica d’Arcadia, Roma, IBN, 1994, pp. 35-76; Camilla Guaita, Per una nuova estetica del teatro.<br />

L’Arcadia di Gravina e Crescimbeni, Roma, Bulzoni, 2009, pp. 187-214 e 353-96.<br />

34 Cfr. Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXXXV-CXXXVI; Memorie istoriche, pp. 189-90; Maylender,<br />

vol. II, pp. 274-5. Per Alaleona e Aurispa cfr. SI, vol. I, pt. II, pp. 239-40 e 1281. Di Alaleona è il<br />

Ragionamento in difesa della Poesia (1694), in PdA, vol. I, pp. 153-66, mentre su Aurispa si veda anche<br />

il profilo di Giulio Cesare Compagnoni nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 200-1.<br />

35 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXLVIII-CXLIX, CLVIII-CLIX; Memorie istoriche, pp. 190, 192-3,<br />

195; Maylender, voll. I, pp. 480 (Caliese), III, 387 (Isaurica), IV, 38 (Metaurica); e Marcello Verdenelli,<br />

Essere arcade nelle Marche, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 343-62, alle pp. 355-<br />

62.<br />

36 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXXXVII-CXXXVIII, CLIV-CLV, CLXXIII; Memorie istoriche, pp. 190,<br />

194, 198; Maylender, voll. I, pp. 494-5 (Camaldolese), e IV, 18-9 (Mariana), 221-2 (Partenia). Sul<br />

sodalizio ravennate si veda anche Mambelli, La cultura in Romagna, p. 111.<br />

37 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXXXIV-CLXXXVII; Imprese delle colonie, e delle rappresentanze<br />

arcadiche disposte per ordine cronologico, in Crescimbeni, L’Istoria della volgar poesia, vol. VI, p. 294;<br />

Memorie istoriche, pp. 212-4; Maylender, voll. I, pp. 186-7 (Angustiata), IV, 73 e 375 (Nazzarena e<br />

Ravvivata), V, 274 (Stravagante).<br />

34


Il Sig. Eustachio Manfredi dolcissimo Poeta Bolognese, ed Accademico<br />

Animoso di colà mi avvisa, che ad imitazion della nostra, anche la sua<br />

Accademia degli Accesi aspira all’onore di farsi Colonia Arcadica. Anche<br />

questa sarà alla vostra di gloria, perché vi sono annoverati Personaggi e per<br />

lettere, e per nascita singolari. Io ho procurato di darle l’ultimo impulso, perché<br />

considero la vostra Arcadia come la più degna promotrice delle Lettere, e della<br />

buona Poesia. 38<br />

Anche a nome del compastore Giuseppe Paolucci, trasferitosi a Bologna nelle vesti<br />

di segretario del legato pontificio Giovanni Battista Spinola, nella missiva del 24<br />

maggio 1698 ad Alessandro Guidi il marchese Giovanni Giuseppe Felice Orsi inoltrò la<br />

richiesta di fondazione della colonia Renia, indicando un gruppo di aspiranti arcadi per<br />

lo più provenienti dalle file degli Accesi e dei Gelati. Ascritta lo stesso giorno<br />

dell’Animosa, la colonia avviò i lavori il 10 luglio nel palazzo Belgioioso del marchese<br />

Francesco Azzolini sotto il vicecustodiato dell’Orsi, che intervenne nella querelle des<br />

anciens et des modernes dando alle stampe nel 1704 la replica (in realtà preceduta dalle<br />

considerazioni di Muratori in un’egloga databile al 1693-94) ai giudizi acrimoniosi sulla<br />

tradizione letteraria italiana formulati dal gesuita Dominique Bouhours nella Manière de<br />

bien penser dans les ouvrages d’esprit (1687). 39 Alle polemiche alluse anche Pier<br />

Jacopo Martello nella commedia in tre atti Il vero parigino italiano, recitata in Arcadia<br />

nel 1718, contrapponendo all’arido razionalismo dei francesi (rappresentati da un abate<br />

tornato a Roma dopo un lungo soggiorno a Parigi) “la dolcezza del ragionare”<br />

perseguita dagli autori italiani. 40<br />

38 Apostolo Zeno, Lettere, Venezia, Sansoni, 1785 2 , 6 voll., nel vol. I, pp. 22-4, alle pp. 23-4. Si vedano<br />

altresì le missive a Crescimbeni del 12 aprile, 17 maggio, 7 e 20 giugno, 19 e 26 luglio, 2 e 15 agosto<br />

(con cui lo Zeno inoltrò un plico di componimenti degli Animosi), 4 e 18 ottobre 1698 (ivi, pp. 16-9, 21-<br />

2, 24-7, 30-3, 35-7, 41-2, 45-7). Del vicecustode figurano tre sonetti in RdA, vol. VI, pp. 190-1. Sul<br />

cenacolo lagunare si segnalano Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXXXIX-CXL; Memorie istoriche, pp.<br />

190-1; e Maylender, vol. I, pp. 205-8. Per un quadro generale cfr. Antonio Franceschetti, L’Arcadia<br />

veneta, in Storia della cultura veneta, diretta da Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi, Vicenza,<br />

Neri Pozza, 1976-, 6 voll. e Indici (con il vol. III in 3 tt.; i voll. IV e V in 2 tt.), nel vol. 5, t. I (Il Settecento),<br />

1985, pp. 131-70.<br />

39 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXLI-CXLII; Memorie istoriche, p. 191; Maylender, vol. IV, pp. 427-<br />

30; Alfredo Cottignoli, Introduzione alla storia della colonia Renia, in La colonia Renia. Profilo<br />

documentario e critico dell’Arcadia bolognese, a cura di Mario Saccenti, Modena, Mucchi, 1988, 2 voll.,<br />

nel vol. I (Documenti bio-bibliografici), pp. 13-5. Per l’Orsi (di cui sono ventisette sonetti in RdA, voll. III,<br />

pp. 9-22; IX, 52) si vedano Maria Grazia Bergamini, in La colonia Renia, vol. I, p. 69; e Corrado Viola,<br />

Tradizioni letterarie a confronto. Italia e Francia nella polemica Orsi-Bouhours, Verona, Fiorini, 2001,<br />

pp. 137-84 (sulla disputa italo-francese, pp. 45-99 e 185-258; La conversazione di Mirtillo [Pier Jacopo<br />

Martello] e d’Elpino [Muratori], pp. 351-87). Cfr. inoltre Alfredo Cottignoli, «Antichi» e «moderni» in<br />

Arcadia, in La colonia Renia, vol. II, pp. 53-69; Maria Grazia Accorsi-Elisabetta Graziosi, Da Bologna<br />

all’Europa: la polemica Orsi-Bouhours, in “La rassegna della letteratura italiana”, XCIII (settembredicembre<br />

1989), pp. 84-136.<br />

40 Pier Jacopo Martello, Il vero parigino italiano, in Id., Scritti critici e satirici, pp. 317-88, a p. 350<br />

(anche in PdA, vol. II, pp. 187-286). Secondo Mario Fubini, Martello ha tradotto la querelle italo-francese<br />

35


L’incremento degli istituti periferici nel biennio 1703-05 41 rispondeva all’esigenza<br />

di arginare il progetto muratoriano esposto nei Primi disegni della Repubblica letteraria<br />

d’Italia editi a Venezia, per i tipi di Bernardo Trevisan, nel 1704, ma con la falsa data di<br />

“Napoli 1703” e lo pseudonimo Lamindo Pritanio. 42 Di carattere sovranazionale (“tutte<br />

queste accademie […] potrebbero costituire una sola accademia”), ispirata dal principio<br />

del “buon gusto” a “perfezionar le arti e scienze col mostrarne, correggerne gli abusi e<br />

coll’insegnarne l’uso vero”, e altresì aperta a “tutti i più riguardevoli letterati d’Italia, di<br />

qualunque condizione e grado […]”, purché desiderosi di contribuire all’avanzamento<br />

degli studi, 43 la “Repubblica letteraria” vagheggiata da Muratori si scontrava con il<br />

policentrismo arcadico (“In Italia non c’è oramai città che non abbia un’accademia, anzi<br />

due, anzi tre e talvolta ancora più […]”) e il carattere per così dire mondano del<br />

sodalizio di Crescimbeni:<br />

Argomenti per lo più assai leggieri, perché quasi sempre destinati a trattar<br />

de’ grandi affari d’amore. Versi e poi versi; e in una parola solamente certe<br />

bagatelle canore sono il massiccio delle nostre accademie. Sicché tutta la fatica<br />

degli accademici si riduce ad andare a caccia di un breve applauso e ad incantar<br />

per un’ora le pazienti orecchie degli ascoltanti. Adunque non sarebbe gran<br />

temerità il dire che queste adunanze altra gloria non possono sperare che quella<br />

di recare un transitorio diletto; e questo diletto medesimo, ove gli accademici<br />

sieno in disgrazia delle Muse, vi si cerca bensì non rade volte, ma non vi si<br />

truova. 44<br />

“in un discorso pieno di garbo e alieno dalla pedanteria, di cui diedero prova più d’una volta quei<br />

polemisti” (cfr. Dal Muratori al Baretti. Studi sulla critica e sulla cultura del Settecento, seconda<br />

edizione riveduta, corretta, e accresciuta di nuovi studi, Bari, Laterza, 1954, p. 307). Sul poeta bolognese<br />

si veda la voce di Marco Catucci in DBI, vol. LXXI, 2008, pp. 77-84 (a cui rimando anche per gli<br />

aggiornamenti bibliografici). Cfr. inoltre RdA, voll. II, pp. 239-62, e IX, 58, 94, 192.<br />

41 L’espansione arcadica subì un rallentamento fra il 1698 e il 1703, quando furono istituite soltanto tre<br />

colonie: la Ferrarese guidata dal vicecustode Luigi Bentivoglio d’Aragona (23 marzo 1699), la<br />

Fisiocritica di Siena promossa dallo scienziato Pirro Maria Gabrielli (19 gennaio 1700), in cui furono<br />

celebrate l’assunzione al pontificato di Clemente XI (1700) e la laurea del nipote Annibale Albani (1704),<br />

e l’Alfea di Pisa sorta il 24 maggio 1700. Cfr. Le colonie, e le rappresentanze, pp. CXLIII-CXLVII;<br />

Memorie istoriche, pp. 191-2; Maylender, voll. I, pp. 146-7 (Alfea), II, 365-6 (Ferrarese), III, 18-20<br />

(Fisiocritica). Su Bentivoglio cfr. SI, vol. II, pt. II, pp. 881-2, mentre per Gabrielli si veda la voce di<br />

Domenico Fabbretti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 312-4.<br />

42 Sui Primi disegni, ristampati come premessa nel primo tomo Delle riflessioni sopra il buon gusto nelle<br />

scienze e nelle arti (2 voll., 1708 e 1715), cfr. Gian Paolo Romagnani, L’idea di «Repubblica delle<br />

lettere» tra Ludovico Antonio Muratori e Scipione Maffei, in L’Arcadia e l’Accademia degli Innominati<br />

di Bra, a cura di Alfredo Mango, Milano, Angeli, 2007, pp. 109-25. Fra i numerosi contributi sull’abate<br />

vignolese si segnalano Sergio Bertelli, Erudizione e storia in Ludovico Antonio Muratori, Napoli, Istituto<br />

italiano per gli studi storici, 1960, pp. 9-99; Ezio Raimondi, I lumi dell’erudizione. Saggi sul Settecento<br />

italiano, Milano, Vita e Pensiero, 1989, pp. 99-124; Corrado Viola, Canoni d’Arcadia. Muratori Maffei<br />

Lemene Ceva Quadrio, Pisa, ETS, 2009, pp. 13-80.<br />

43 Ludovico Antonio Muratori, Primi disegni della Repubblica letteraria d’Italia esposti al pubblico da<br />

Lamindo Pritanio, in Id., Opere, a cura di Giorgio Falco e Fiorenzo Forti, Milano-Napoli, Ricciardi,<br />

1964, 2 voll., nel vol. I, pp. 178-97, alle pp. 181-2.<br />

44 Ivi, p. 178-9.<br />

36


Elaborate in circuiti non ufficiali (la vasta rete di rapporti epistolari di Muratori<br />

forma “quasi un’altra Arcadia”, non “burocratizzata, ma di fatto operante<br />

contemporaneamente”), 45 le proposte critico-teoriche alternative venivano<br />

sostanzialmente eluse dall’istituzione romana, che a sua volta ricorreva ai consolidati<br />

strumenti burocratici per conservare e ampliare la propria area di influenza (come nel<br />

caso della deduzione di dieci colonie nel 1703-05). Gli echi della guerra di Successione<br />

spagnola scoppiata nel 1703 si avvertirono nella Crostolia di Reggio Emilia, eretta il 2<br />

agosto dello stesso anno e fregiatasi dell’impresa raffigurante due spade sormontate<br />

dalla siringa di Pan, con il motto “Non portano già guerra a i nostri carmi” (adattamento<br />

di Gerusalemme liberata, VII, 7, 7-8), ripreso nel sonetto di Alessandro Pegolotti per il<br />

vicecustode Giuseppe Martinelli (v. 4), intessuto di invocazioni alla pace anteposte alla<br />

celebrazione degli eventi bellici (“Qui pure il rauco suon delle nemiche / trombe non<br />

entri a perturbar l’interno / riposo all’Alme del bel canto amiche”, vv. 9-11). 46<br />

Anticipata dalla Raccolta di rime di poeti napoletani (1702), espressione del<br />

rinnovamento anti-barocco di matrice calopresiana, e registrata il 17 agosto 1703 con la<br />

nomina a vicecustode dell’avvocato Biagio Maioli d’Avitabile, la colonia Sebezia di<br />

Napoli si riunì il 18 novembre 1704 nella chiesa di Monte Oliveto, alla presenza del<br />

viceré (e mecenate) Giovanni Emanuele Fernandez Pacheco de Villena, per celebrare la<br />

laurea in utroque iure conseguita a Urbino dal principe Annibale Albani (nipote di<br />

Clemente XI). 47 Nell’occasione, il vicecustode espose il manifesto poetico nel discorso<br />

introduttivo a una miscellanea di scritti:<br />

[…] qui non aspirandosi, né attendendosi ad altro, ch’a coltivar gli animi, e a<br />

maturar quei semi di virtù, e di dottrina, che la madre natura v’ha sparsi: qui si<br />

45 Quondam, L’istituzione Arcadia, p. 420 (dello stesso si veda anche L’Arcadia e la «Repubblica delle<br />

lettere», in Immagini del Settecento in Italia, a cura della Società italiana di studi sul secolo XVIII, Roma-<br />

Bari, Laterza, 1980, pp. 198-211, alle pp. 207-8).<br />

46 Cfr. Ditirambo di Alessandro Pegolotti fra gli Arcadi Orialo Miniejano con alcuni Sonetti, p. 86<br />

(Martinelli è alluso anche nel ditirambo, pp. 1-43, a p. 32, v. 837); Sulla Crostolia cfr. Le colonie, e le<br />

rappresentanze, pp. CL-CLI; Memorie istoriche, p. 193; Tiraboschi, Biblioteca modenese, vol. I, p. 32;<br />

Maylender, vol. II, pp. 120-1. Quanto al contesto emiliano di primo Settecento, si veda William Spaggiari,<br />

L’armonico tremore. Cultura settentrionale dall’Arcadia all’età napoleonica, Milano, Angeli, 1990, pp.<br />

11-34.<br />

47 Sul cenacolo partenopeo, che istituì sottocolonie a Cava, Galatone, Morcone e Reggio Calabria, cfr. Le<br />

colonie, e le rappresentanze, pp. CLII-CLIII; Memorie istoriche, pp. 193-4; Maylender, vol. V, pp. 142-5;<br />

Pompeo Giannantonio, L’Arcadia napoletana, Napoli, Liguori, 1962, pp. 169, 171, 299-301; Amedeo<br />

Quondam, Dal Barocco all’Arcadia, in Storia di Napoli, Napoli, Società Editrice Storia di Napoli, 1967-<br />

78, 10 voll. e Indici (con i voll. II e IV-VI in 2 tt.), nel vol. VI, t. II, 1970, pp. 809-1094, alle pp. 979-1059.<br />

Di Maioli d’Avitabile sono nove sonetti e una canzone in RdA, voll. III, pp. 3-9; IX, p. 26.<br />

37


sforzerà ciascuno d’aguzzare l’ingegno, d’affinare il giudicio, di esercitar la<br />

memoria, e farla ricetto de’ preziosi tesori delle scienze: qui si avvezzerà la<br />

lingua ad ornatamente spiegare quelle cose, che la mente avrà prima apprese, e<br />

concepute […]. Qui si vedrà nuda [la verità], e manifesta, se non quanto da’<br />

ricchissimi fregi dell’eloquenza sarà adornata, e vestita, e alletterà<br />

maggiormente […]. 48<br />

Nello stesso anno di pubblicazione dell’opuscolo muratoriano aprirono i battenti ben<br />

cinque colonie (1704): alle menzionate Isaurica e Caliese si aggiunsero la Rubicona di<br />

Rimini (4 gennaio), affidata a Filippo Marcheselli, la Giulia di Udine (24 luglio),<br />

guidata da Niccolò Madrisio, 49 e la Milanese (o Insubre) eretta il 2 maggio nel palazzo<br />

del principe Antonio Gaetano Gallio Trivulzio dal vicecustode e padre somasco<br />

Giovanni Antonio Mezzabarba, che recitò la canzone All’Arcadia offerta al cardinale<br />

Benedetto Pamphili. 50 Il periodo di silenzio seguito alla morte del promotore (20<br />

settembre 1705) fu interrotto l’ultimo sabato di Quaresima nell’aprile 1715, quando gli<br />

arcadi milanesi si riunirono nel palazzo del conte Cesare Monti per una tornata poetica<br />

sul motivo della Passione di Cristo; risale invece al maggio 1716 la stampa della<br />

miscellanea in occasione della festa per la nascita dell’arciduca Leopoldo, figlio<br />

dell’imperatore Carlo VI e di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel. 51<br />

48 Componimenti diversi de’ Pastori Arcadi della colonia Sebezia nel dottorato dell’Eccellentiss. Principe<br />

Signor D. Annibale Albani fra gli Arcadi Poliarco Taigetide Acclamato, Nipote del Sommo Pontefice<br />

Clemente XI. Pubblicati dal Dottor Biagio de Avitabile fra’ medesimi Arcadi “Agero Nonacride” Vice<br />

Custode della stessa Colonia, Napoli, Parrino, 1705, pp. 11-35, alle pp. 20-2. Il corpus poetico (pp. 36-<br />

99) è preceduto dalla canzone dedicatoria di Maioli d’Avitabile al cardinale Francesco Pignatelli e dalla<br />

lettera del 2 luglio 1705 con cui il vicecustode accompagnò l’invio della raccolta ad Apostolo Zeno;<br />

seguono i documenti relativi alla fondazione del consesso napoletano (pp. 1-8) e il comunicato diramato<br />

da Roma per sollecitare le colonie a organizzare tornate in onore di Annibale Albani (pp. 9-10). Fra i<br />

componimenti si segnalano le egloghe dialogiche di Teresa Francesca Lopez (“Sebetina che fai? or tutti in<br />

giubilo”, pp. 36-46) e del vicecustode (“Rupe sub hac mecum, Pisander, pone tenaces”, pp. 71-5), e la<br />

canzone di Nicolò Amenta “Chiaro spirto, e gentil: tuoi pregi alteri” (pp. 76-80).<br />

49 Sulla Rubicona e la Giulia cfr. Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLVI-CLVII; Maylender, voll. III, pp.<br />

109 (Giulia), V, 72-3 (Rubicona). Per Marcheselli cfr. la voce di Domenico Fabbretti nelle Notizie<br />

istoriche, vol. II, pp. 202-4.<br />

50 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLX-CLXI; Giovanni Seregni, La cultura milanese nel Settecento, in<br />

Storia di Milano, Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri, 1953-66 (rist. anast. Roma, Istituto della<br />

Enciclopedia Italiana, 1995-96, con un vol. XVIII in 3 tt., Il Novecento), 17 voll., nel vol. XII (L’età delle<br />

riforme [1706-1796]), 1959, pp. 567-640, alle pp. 569-71; Maylender, vol. IV, pp. 38-9; La cultura a<br />

Milano nell’età di Maria Teresa. Catalogo della mostra, a cura di Gianmarco Gaspari, Milano, Biblioteca<br />

Nazionale Braidense, 1980, pp. 27-9. Per un elenco dei pastori milanesi cfr. Ceva, Memorie d’alcune<br />

virtù del signor conte Francesco de Lemene, p. [V]. Su Mezzabarba, autore del Discorso di Vitanio<br />

Gateatico pastore d’Arcadia in difesa dell’“Endimione” favola pastorale di Arezio Gateatico [Francesco<br />

de Lemene]; indirizzato a Cromiro Dianio [Pietro Antonio Bernardoni] suo Compastore (Torino,<br />

Zappata, 1699), cfr. il profilo di Giuseppe Maria Stampa nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 291-5.<br />

51 Il Trionfo della Primavera. Festa di fuochi per la nascita del Serenissimo Arciduca Leopoldo Principe<br />

delle Asturie, Milano, Malatesta, 1716, pp. 19 (Carlo Emanuele d’Este), 20 e 29 (Andrea Martignone), 21<br />

(Giuseppe Maria Imbonati, futuro custode perpetuo dell’accademia dei Trasformati, 1743), 24 (Giuseppe<br />

Antonio Castiglioni), 25 (Michele Maggi).<br />

38


Subentrati il canonico Giuseppe Antonio Castiglioni, menzionato nell’elenco dei<br />

vicecustodi in appendice al volume dei giochi olimpici del 1705, e Pietro Antonio<br />

Crevenna (1720), prevosto di Santa Maria alla Scala, il cenacolo fu ospitato nella<br />

dimora del conte Carlo Pertusati, presidente del Senato milanese dal 1733, definita<br />

“Albergo delle Muse” dal padre Serviliano Latuada. 52 La Ligustica di Genova fu<br />

promossa nel 1705 da Giovanni Bartolomeo Casaregi, estensore nel 1709 (insieme ai<br />

compastori Giovanni Tommaso Canevari e Antonio Tommasi) della Difesa delle tre<br />

Canzoni degli occhi (RVF, LXXI-LXXIII) contro i pareri di Muratori (1706), che a sua<br />

volta replicò nelle Osservazioni sulle Rime del Petrarca (1711); 53 la Veronese,<br />

ufficializzata il 18 settembre dello stesso anno, si riunì la prima volta in agosto nel<br />

giardino dei conti Giusti. 54 Nel corso dell’adunanza inaugurale il vicecustode Scipione<br />

Maffei illustrò il manifesto letterario del neonato consesso, esponendo un catalogo di<br />

modelli, dove accanto alle auctoritates arcadiche, da Petrarca (“[…] Duce, cui prima<br />

d’ogn’altro l’Arcadia seguir si pregia”) ai petrarchisti, da Sannazzaro (“leggiadrissimo<br />

oltre ogni credere […] nell’Egloghe”) a Chiabrera (“un di que’ primi lumi, allo<br />

splendore de’ quali prendon cammino gli Arcadi nostri; che quasi in doppia schiera<br />

divisi altri il Petrarca, ed altri il Chiabrera professano di seguitare”), convivono il<br />

“divino” Dante, Ariosto e Alessandro Guidi, propri del canone graviniano, con<br />

l’esclusione dei lirici del Duecento (“privi […] di quella purità, e vaghezza, che sì soave<br />

52 Serviliano Latuada, Descrizione di Milano ornata con disegni in rame, Milano, Cairoli, 1737 (rist.<br />

anast. Cosenza, Casa del Libro, 1963), 5 voll., nel vol. II, pp. 332-3. Per Castiglioni si veda la biografia di<br />

Crevenna nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 37-8, mentre su quest’ultimo cfr. Filippo Argelati,<br />

Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani, in Aedibus Palatinis, 1745 (rist. anast. Ridgewood<br />

NJ, poi Farnborough Hants, The Gregg Press, 1965-66), 4 voll., nel vol. I, pt. II, pp. 503-4.<br />

53 Muratori, Della perfetta poesia italiana, vol. II, libro IV, pp. 697-711. Quanto all’edizione delle Rime<br />

petrarchesche procurata da Muratori (Modena, Soliani, 1711), cfr. Roberto Tissoni, Il commento ai<br />

classici italiani nel Sette e nell’Ottocento (Dante e Petrarca). Edizione riveduta, Padova, Antenore, 1993,<br />

pp. 11-30. Sul sodalizio ligure cfr. Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXIV-CLXV; Memorie istoriche,<br />

pp. 196-7; Maylender, vol. III, pp. 427-8; Alberto Beniscelli, G. B. Casaregi e la prima Arcadia genovese,<br />

in “La rassegna della letteratura italiana”, LXXX (settembre-dicembre 1976), pp. 362-85; Concetta<br />

Ranieri, Giovanni Bartolomeo Casaregi. Un petrarchista arcade della Colonia Ligustica, in Atti e<br />

memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 201-16. Per la produzione arcadica di Casaregi e Tommasi cfr.<br />

RdA, voll. V, pp. 242-78; VI, 328-50; IX, 60 e 125.<br />

54 Sul gruppo scaligero, Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXVI-CLXVII; Memorie istoriche, p. 197;<br />

Maylender, vol. V, pp. 452-5; Viola, Canoni d’Arcadia, pp. 81-110.<br />

39


endono la nostra Poesia”) e di Carlo Maria Maggi, 55 in disaccordo con Muratori che ne<br />

scrisse la biografia nel 1700. 56<br />

Le ripercussioni della guerra di Successione spagnola e la crisi che travolse<br />

l’accademia nel 1711 frenarono il processo di diffusione del verbo arcadico, che riprese<br />

con ritmo costante solo al termine degli eventi bellici (1714), in particolare nello Stato<br />

della Chiesa dove appariva più urgente la necessità di contrastare le voci dissidenti. 57 Il<br />

I° giugno nel cenacolo faentino dei Filiponi fu dedotta la Lamonia, rappresentata dal<br />

marchese Leonida Spada, e due anni dopo nacque la Sibillina di Tivoli guidata da<br />

Giovanni Carlo Crocchiante, mentre nel 1717 sorsero la Riformata di Cesena e la<br />

Fulginia di Foligno (16 dicembre), a cui fu ascritta Maria Battista Vitelleschi,<br />

dedicataria di due miscellanee allestite dal sodalizio (1725). 58 Nel frattempo a Piacenza<br />

fu eretta la Trebbiense (1715), accolta nel giardino del conte Andrea Dalla Rosa,<br />

omaggiato dal marchese Ubertino Landi nell’anacreontica “Prode Signor, che il<br />

piede”. 59 Al 1716 risale la Cenomana di Brescia, ospitata nel palazzo di S. Eustachio dal<br />

55 Scipione Maffei, Nell’aprirsi della nuova Colonia d’Arcadia in Verona. S’accennano i migliori poeti<br />

italiani (1705), in Id., Rime e prose […] parte raccolte da varj libri, e parte non più stampate. Aggiunto<br />

anche un saggio di Poesia Latina dell’istesso autore, Venezia, Coleti, 1719, pp. 132-7. Per la produzione<br />

arcadica del vicecustode cfr. RdA, vol. VII, pp. 308-35.<br />

56 Per il profilo muratoriano del Maggi cfr. VdA, vol. I, pp. 79-88; sui rapporti fra i due eruditi cfr. Gian<br />

Paolo Marchi, Un confronto ineludibile: Scipione Maffei e Ludovico Antonio Muratori, in Scipione Maffei<br />

nell’Europa del Settecento, Atti del Convegno (Verona, 23-25 settembre 1996), a cura di Gian Paolo<br />

Romagnani, Venezia, Consorzio Editori Veneti, 1998, pp. 363-97.<br />

57 Fra il 1705 e il 1714 furono registrate soltanto due colonie: l’Augusta di Perugia (24 ottobre 1707),<br />

guidata dall’abate Giacinto Vincioli che nel 1708 dedicò due iscrizioni in latino e in greco ai decemviri<br />

della città per la concessione della nuova sede (cfr. Giovan Mario Crescimbeni, L’Arcadia. Di nuovo<br />

ampliata, e pubblicata d’ordine della Generale Adunanza degli Arcadi, colla giunta del Catalogo de’<br />

medesimi, Roma, de’ Rossi, 1711, pp. 188-9), e l’Emonia di Lubiana dedotta nel sodalizio locale degli<br />

Operosi (1709); cfr. Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXVIII-CLXXI; Memorie istoriche, pp. 197-8;<br />

Maylender, voll. I, pp. 413 (Augusta), e II, 276-7 (Emonia).<br />

58 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXXII, CLXXVI, CLXXIX, CLXXXII; Maylender, voll. III, pp. 70<br />

(Fulginia) e 399 (Lamonia), IV, 447-8 (Riformata), V, 174-6 (Sibillina). Di quest’ultima sono le<br />

Ragunanze fatte da’ Pastori Arcadi della Colonia Sibillina in Tivoli, nella Villeggiatura di Primavera<br />

l’anno 1722, Roma, de’ Rossi, 1722 (cfr. Enzo Esposito, Annali di Antonio De Rossi stampatore in Roma<br />

[1695-1755], Firenze, Olschki, 1972, p. 228), mentre sulla Riformata si segnala anche Mambelli, La<br />

cultura in Romagna, pp. 63-70. Di Spada figurano sette sonetti in RdA, vol. V, pp. 228-31; quanto a<br />

Crocchiante, ivi, voll. III, pp. 391, IV, 350-60, VII, 322-7, IX, 27.<br />

59 Formatosi a Roma sotto la guida di Francesco Maria Gasparri, Ubertino Landi (Atelmo Leucasiano)<br />

viaggiò in Europa nel biennio 1713-14 e strinse un solido legame di amicizia con Carlo Innocenzo<br />

Frugoni; cfr. Daniela Morsia in DBI, vol. LXIII, 2004, pp. 415-8; RdA, voll. VII, pp. 79-99 (alle pp. 89-92<br />

“Prode Signor, che il piede”), VIII, 66-75, IX, 12 e 350-4. Sul cenacolo piacentino si segnalano Le colonie,<br />

e le rappresentanze, pp. CLXXIV-CLXXV; Memorie istoriche, pp. 198-9; Maylender, vol. V, pp. 347-51;<br />

Francesco Picco, Nei paesi d’Arcadia. La colonia Trebbiense, in “Bollettino storico piacentino”, I (1906),<br />

pp. 21-7 (fasc. I), 49-65 (II) e 145-57 (III); Paola Pareti-Massimo Baucia, Per la storia dell’Arcadia: gli<br />

esordi della colonia Trebbiense, ivi, LXXXVIII (luglio-dicembre 1993), pp. 165-210. Si veda inoltre<br />

l’Accademia di poetici componimenti dai Pastori Arcadi della colonia Trebbiense a richiesta del<br />

pubblico di Piacenza tenuta in occasione del giocondissimo avvenimento della sospirata nascita del Real<br />

Principe Don Ferdinando primogenito di S.A.R. il Serenissimo Infante delle Spagne Don Filippo Borbone<br />

40


vescovo Giovanni Francesco Barbarigo e annoverante, fra i fondatori, Carlo Innocenzo<br />

Frugoni (insegnante di retorica nel collegio somasco bresciano) autore di versi in lode<br />

del mecenate. 60 L’anno dopo dall’accademia degli Innominati di Bra il conte Pietro<br />

Ignazio Della Torre dedusse la colonia omonima, riunitasi nel 1718 nella villa “Il<br />

Belvedere” dell’abate Bartolomeo Reviglio, sotto gli auspici di Maria Giovanna Battista<br />

di Savoia (le cui iniziali sormontate dalla corona costituivano il corpo dell’impresa),<br />

madre di Vittorio Amedeo II, compianto nella silloge delle Lagrime delle muse<br />

Innominate di Bra (1715). 61 Istituita dal vicecustode Francesco Arisi, compilatore di<br />

una monografia storico-letteraria sulla città natale (Cremona literata, 1702-5), la<br />

Cremonese nacque nel 1720 col beneplacito del vescovo Alessandro Litta. 62 Nell’ultimo<br />

decennio del custodiato di Crescimbeni (1718-28) l’estensione capillare dell’accademia<br />

romana raggiunse anche i siti minori e più decentrati: alla Poliziana di Montepulciano<br />

(1718) e alla Cluentina di Camerino, eretta nello stesso anno dell’aquilana Aternina<br />

(1719), seguirono la Tegea di Chieti (1720) e nel 1721 l’Ingauna di Albenga, la Velina<br />

di Rieti e la palermitana Oretea, mentre fra il 1724 e il 1726 aprirono i battenti l’Estense<br />

di Correggio, dedotta dalla locale accademia dei Teopneusti, la Gabelia di Carpi e la<br />

Giania di Fabriano. 63<br />

Duca di Piacenza, Parma, Guastalla, ec., Piacenza, Salvoni, 1751, in particolare i sonetti di Landi,<br />

“Nacque per alto degli Dei consiglio”, “Donna immortal, chi in adamante imprese”, “A me una Tazza del<br />

licor fumante” (pp. 15-7).<br />

60 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXXVII-CLXXVIII; Memorie istoriche, p. 199; Giambattista<br />

Chiaramonte, Dissertazione istorica delle accademie letterarie bresciane, in Dissertazioni istoriche,<br />

scientifiche, erudite recitate da diversi autori in Brescia nell’adunanza letteraria del Signor Conte<br />

Giammaria Mazzuchelli, Brescia, Rizzardi, 1765, 2 voll., nel vol. I, pp. 53-7; Maylender, vol. I, pp. 533-5.<br />

Frugoni dedicò al Barbarigo le ottave “Un sogno il più gentil, che uscisse mai” (in Opere poetiche […],<br />

Parma, Stamperia Reale, 1779, 10 voll., nel vol. IV, pp. 327-32), mentre il vicecustode Vincenzo<br />

Margarita gli offrì la canzone “Nella più interna solitaria parte” (RdA, vol. VIII, pp. 154-9).<br />

61 Le colonie, e le rappresentanze, pp. CLXXX-CLXXXI; Memorie istoriche, p. 200; Maylender, vol. III, pp.<br />

289-92; Maria Luisa Doglio, Dall’Accademia alla Colonia arcadica: la Colonia Innominata di Bra, in<br />

Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 217-37 (anche in “Studi piemontesi”, XXI [1992], pp. 3-<br />

21); Maria Luisa e Giuseppe Reviglio della Veneria, I promotori dell’Accademia degli Innominati di Bra,<br />

il conte Pier Ignazio Della Torre e l’abate Bartolomeo Reviglio, in L’Arcadia e l’Accademia degli<br />

Innominati di Bra, pp. 263-315.<br />

62 Su Arisi, autore di ditirambi (come La Vindemmia baccanale, 1722; Il tabacco masticato e fumato,<br />

1725; Il cioccolato, 1736), si vedano la biografia di Tommaso Agostino Ricchini, che posticipa di un<br />

anno la fondazione del cenacolo (in VdA, vol. V, pp. 193-203, a p. 197), e quella di Claudio Mutini in<br />

DBI, vol. IV, 1962, pp. 198-201. Cfr. inoltre RdA, vol. VII, pp. 220-2. Per il cenacolo cfr. Memorie<br />

istoriche, p. 202; Maylender, vol. II, pp. 117-8.<br />

63 Le colonie, e le rappresentanze, p. CLXXXIII (Poliziana); Memorie istoriche, pp. 201-5; Maylender, voll.<br />

I, pp. 407-9 (Aternina), II, 26 (Cluentina), III, 74 (Gabelia), 97 (Giania), 283-4 (Ingauna), IV, 144 (Oretea),<br />

319 (Poliziana), V, 294-5 (Tegea), 304-8 (Teopneusti), 433-4 (Velina). A Palermo furono istituite le<br />

accademie del Buon Gusto (1718) e degli Ereini (1730) sul modello del cenacolo arcadico (cfr. Giorgio<br />

Santangelo, L’Arcadia in Sicilia, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 331-43).<br />

41


2. Il progetto di restaurazione del “buon gusto” rivelò ben presto incrinature e<br />

divergenze anche di ordine ideologico: il contrasto fra Crescimbeni e Gravina si<br />

manifestò con tutta evidenza in occasione della promulgazione delle leggi. Sollecitato<br />

dall’esigenza di disciplinare un sodalizio in continua crescita, e dedotto dagli<br />

“Avvertimenti” registrati nel “Libro d’oro” negli anni a ridosso della fondazione, il<br />

corpus di dieci leggi e due sanzioni redatto e tradotto in latino arcaico dal Gravina (sul<br />

modello delle Dodici Leggi romane) 64 fu rogato nell’adunanza del 20 maggio 1696<br />

negli Orti Farnesiani (o Palatini), sede dell’accademia dal 1693 al 1698, quando la recita<br />

di versi satirici contro casa Farnese ne decretò l’allontanamento (nel 1699 il consesso fu<br />

accolto nel giardino del duca Antonio Maria Salviati, contiguo alla chiesa trasteverina di<br />

S. Giacomo). 65 La lettura di Silvio Stampiglia delle norme incise su due lastre di marmo<br />

donate dal principe Antonio Farnese, figlio del defunto Ranuccio II, 66 precedette<br />

l’orazione di Gravina (Pro legibus Arcadum) che, definitosi compilatore dello statuto,<br />

l’8 giugno fu costretto a ritrattare per iscritto le affermazioni (il discorso era stato<br />

pronunciato senza tenere conto degli emendamenti imposti dal Collegio). 67 Nonostante<br />

il dissidio, “pareva che stabilite le Leggi nulla potesse accadere, che la quiete degli<br />

Arcadi Pastori fosse capace d’intorbidare”, 68 come asseriscono anche Guidi e Menzini<br />

nelle canzoni recitate alla fine della cerimonia:<br />

Or voi recate il freno,<br />

o sante leggi, alle nascenti voglie<br />

64 Per il testo delle leggi si vedano Memorie istoriche, pp. 29-31; Amedeo Quondam, Nuovi documenti<br />

sulla crisi dell’Arcadia nel 1711, in “Atti e memorie d’Arcadia”, s. III, vol. VI, fasc. 6 (1973), pp. 105-<br />

228, alle pp. 116-7 (gli “avvertimenti” sono alle pp. 117-21); Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni<br />

di storia, pp. 73-4.<br />

65 Il mito dell’arcade Evandro che soggiornò sul Palatino riecheggia nella canzone a selva di Alessandro<br />

Guidi, Gli Arcadi sul colle Palatino, vv. 1-17: “Illustre colle, che d’ospizio e sede / fosti cortese al<br />

pellegrino Evandro, / né del bell’uso antico ancor ti spogli, / poiché di por nella tua terra il piede / a noi<br />

consenti e volentier ne accogli, / qual ti darem mercede / noi poveri pastori? / Noi non possiam, come i<br />

romani eroi, / movere al gran tragitto / le colonne d’Egitto / per ornar di teatri i boschi tuoi. / E ben veder<br />

tu puoi / da questo rozzo arnese / e da quest’umil gregge / nostra possanza; e misurar si ponno / da queste<br />

gloriose ampie ruine / le fortune latine” (in Id., Poesie approvate, pp. 197-200, alle pp. 197-8; anche in<br />

RdA, vol. I, pp. 141-3). Sulla sede farnesiana, in cui l’accademia fu accolta dopo essersi riunita in S.<br />

Pietro in Vincoli (ospite di Girolamo Mattei Orsini duca di Paganica) e nel giardino di palazzo Riario, si<br />

vedano Memorie istoriche, pp. 64-5; Predieri, Bosco Parrasio, pp. 39-43; Dixon, Between the Real and<br />

the Ideal, pp. 56-7.<br />

66 Ad Antonio Farnese il Guidi dedicò la canzone a selva “Col ferro industre al bel lavoro intento” (in Id.,<br />

Poesie approvate, pp. 221-6; anche in RdA, vol. I, pp. 158-63), e commemorò Ranuccio II in un discorso<br />

recitato in Arcadia il 12 giugno 1695 (in PdA, vol. I, pp. 95-103).<br />

67 Gravina, Pro legibus Arcadum oratio, in Id., Scritti critici e teorici, pp. 165-9. Una copia a stampa<br />

dell’orazione, con postille autografe del Gravina “d’ordine del Collegio d’Arcadia”, è in BAR, ms. 15, cc.<br />

179r-184r. La ritrattazione si legge in Memorie istoriche, pp. 49-50; e in Quondam, Nuovi documenti, pp.<br />

142-3.<br />

68 Memorie istoriche, p. 32.<br />

42


e gli arcadi pastor per man prendete:<br />

voi di natura illuminar potete<br />

la fosca e dubbia luce;<br />

se voi non foste in nostra guardia deste,<br />

nostra mente faria sempre viaggio<br />

in su le vie funeste;<br />

ed Arcadia vedreste<br />

piena solo dell’opre orrende antiche.<br />

Or voi splendete al viver nostro amiche,<br />

ché se indugiasse il Fato<br />

a recarne i felici imperi vostri,<br />

governo avrian di noi furori e mostri.<br />

Il Tempo ingordo destruttor predace,<br />

benché su i sette Colli altier si vanti,<br />

mostrare ancor fumanti<br />

gli avanzi del suo ’ncendio empio, e vorace,<br />

su queste Leggi istesse<br />

non verserà furore:<br />

che più, che in Marmi, elle saranno impresse<br />

in generoso Core. 69<br />

La scintilla si riaccese nel 1711 in merito all’interpretazione di un articolo della terza<br />

legge sulla nomina dei membri del Collegio (“Custos consulto universo coetu novos sex<br />

in orbem eligito sex veterum retineto”). 70 Riunita l’adunanza il 15 giugno per l’elezione<br />

di sei colleghi, supportato da un drappello di filo-graviniani “non eccedenti il numero di<br />

venti”, Paolo Rolli (Eulibio Brenteatico) rivendicò il diritto di svolgere “a turno” (“in<br />

orbem”) l’incarico prima di passare alle rielezioni, mentre per Crescimbeni, forte<br />

dell’appoggio unanime del consesso, occorreva procedere annualmente alla sostituzione<br />

dei componenti del Collegio il cui mandato era scaduto:<br />

Ben la Ragunanza sapeva che la legge non andava interpretata in quella<br />

guisa; ma, secondo che l’uso dimostrava, la sua interpretazione si era, e si è che<br />

dovendo il Custode confermar sei vecchi, ed ellegere sei nuovi, i detti sei vecchi<br />

dovessero esser gli stessi sei che l’anno precedente erano stati nuovi; di maniera<br />

che ogni anno i primi sei uscissero, i secondi sei salissero, e sei altri entrassero<br />

novellamente. 71<br />

69 Guidi, La promulgazione delle leggi di Arcadia, in Id., Poesie approvate, pp. 205-9, a p. 209, vv. 112-<br />

25 (anche in RdA, vol. I, pp. 147-51); Menzini, “Ancor dal sacro, ed onorato busto”, in Id., Opere, vol. I,<br />

libro IV, pp. 114-8, a p. 117, vv. 73-80 (anche in RdA, vol. II, pp. 175-8).<br />

70 Quondam, Nuovi documenti, p. 116.<br />

71 Crescimbeni, Ristretto dell’istoria, in Storia dell’accademia, p. 70. Nello stesso anno (1711) Rolli curò<br />

la raccolta di Componimenti poetici di diversi Pastori Arcadi all’Illustrissimo, & Eccellentissimo Signore<br />

il Signor D. Francesco Maria Ruspoli Principe di Cerveteri &c., fra gli Arcadi Olinto Arsenio, Roma, de’<br />

Rossi (cfr. Esposito, Annali di Antonio De Rossi, p. 122).<br />

43


Conformemente alla procedura indicata nella seconda sanctio, 72 per la disamina<br />

della questione furono nominati tre periti, Antonio Colloreti, Gravina e Pier Jacopo<br />

Martello, ma soltanto questi ultimi due invalidarono la prassi elettorale, sottoscrivendo<br />

il consulto inviato al Serbatoio il 2 luglio. 73 Convocata diciannove giorni dopo,<br />

l’assemblea generale di centouno pastori fra “prelati, avvocati ed altri curiali de’ più<br />

accreditati di Roma” squalificò la sentenza dei periti, con settantaquattro voti. La<br />

frattura fu dunque inevitabile; un gruppo esiguo di “giovani” introdotti “dall’istesso<br />

abate Gravina poco prima del fatto” rivendicò la denominazione dell’accademia<br />

fondando l’Arcadia Nuova, col beneplacito del principe Livio Odescalchi, che dapprima<br />

la ospitò nel giardino di palazzo Riario e in seguito nella sua villa fuori Porta del<br />

Popolo. 74 Con la morte del protettore (1713) e l’intervento nella disputa di monsignore<br />

Carlo Cerri e del successore Marco Antonio Ansidei in qualità di giudici, il cardinale<br />

Lorenzo Corsini (futuro papa Clemente XII) esortò il gruppo a deporre il nome (I°<br />

gennaio 1714). 75 Inaugurata tre giorni dopo nella dimora del neo-mecenate, nominato<br />

dittatore perpetuo e più tardi dedicatario di una raccolta di rime per l’elevazione al<br />

pontificato (1730), 76 l’accademia dei Quirini adottò lo stemma raffigurante la Lupa<br />

72 “Si quid in his legibus obscurum perplexumve siet sive comprehensum non siet communi Arcadum<br />

consultis peritioribus inter pastores more majorum interpretandi supplendique jus esto. Quodque<br />

decretum judicatumve siet penes Custodem adservator. In legum tabulas ne redigitor. Nulli novas leges<br />

ferre fas esto” (cfr. Quondam, Nuovi documenti, p. 117).<br />

73 Decretum de Collegarum electione editum VI Non. Jul. MDCCXI (BAR, ms. 19, cc. 142r-143r; anche in<br />

Quondam, Nuovi documenti, pp. 121-2). Crescimbeni attribuì al Gravina la piena responsabilità della<br />

stesura del consulto, mentre a Martello, a suo dire, “fu falsamente supposto che la risoluzione era stata<br />

concertata co’ ministri dell’adunanza” (cfr. Informazione del motivo della ribellione fatta in Arcadia e di<br />

tutto il seguito fino alla chiusura del Bosco dell’anno 1711, mandata al vicecustode della colonia Sebezia<br />

nel mese d’ottobre 1712 e poi raggiustata e mandata altrove, in Quondam, Nuovi documenti, pp. 201-7, a<br />

p. 203). I periti disquisirono inoltre su due questioni “parimente suscitate, cioè che l’elezione de’ Colleghi<br />

dovesse confermarsi dalla Ragunanza per voti segreti, e che accadendo d’aversi tra anno a surrogare<br />

alcuno in detta carica la surrogazione dovesse altresì essere autorizzata dalla Ragunanza nella stessa<br />

guisa” (cfr. Crescimbeni, Ristretto dell’istoria, in Storia dell’accademia, p. 70). Su queste vicende si veda<br />

inoltre Corrado Pecorella, Gravina legislatore: note sull’ordinamento arcadico, in Studi in memoria di<br />

Guido Donatuti, Milano, Istituto Editoriale Cisalpino - La Goliardica, 1973, 3 voll., nel vol. II, pp. 897-<br />

924.<br />

74 Crescimbeni, Informazione del motivo della ribellione fatta in Arcadia, p. 203. Sull’Odescalchi cfr. il<br />

profilo di Crescimbeni nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 308-13.<br />

75 La dichiarazione reca le firme di Domenico Ottavio Petrosellini, Giuseppe Antonio Procuranti,<br />

Giovanni Gaetano Limar, Giovanni Francesco Fasanella (per la cui morte il Rolli compose l’ode “Voi che<br />

meco ardir Romano”, in Rime […] dedicate dal medesimo all’eccellenza di My Lord Bathurst, Londra,<br />

Pickard, 1717, pp. 58-60), Paolo e Domenico Rolli, Giuliano e Carlo Gaetano Piersanti, Giovanni<br />

Antonio Maria Fossombroni, Orazio Bianchi, Francesco Buonamici (BAR, ms. 19, c. 302r; cfr. Acquaro<br />

Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, p. 26).<br />

76 Preceduta dalla lettera dedicatoria di Alessandro Gregorio Capponi, edile dei Quirini, la silloge<br />

annovera anche i componimenti di alcuni fondatori del sodalizio: le terzine di Bernardo Bucci, “Colla<br />

sagace mia scorta diletta”, e di Giovanni Gaetano Limar (Il tempio dell’eternità), le canzoni di Domenico<br />

Ottavio Petrosellini (“Alma eccelsa da Noi tanto aspettata”) e di Domenico Rolli (“Febo sin da quel<br />

44


Capitolina, con il motto “Quirinorum Coetus”, e nello stesso anno varò lo statuto (Leges<br />

et Institutiones Academiae Quirinae) compilato da Gravina, anima del cenacolo pur non<br />

essendovi materialmente iscritto. 77 Come attestano da un lato il poema eroicomico di<br />

Domenico Ottavio Petrosellini (fra i promotori del consesso corsiniano), Il Giammaria<br />

ovvero l’Arcadia Liberata, scritto fra il 1711 e il 1730, edito soltanto nel 1892, e<br />

dall’altro le satire ad Philodemum (alias Gravina) del senese Ludovico Sergardi, 78 lo<br />

scontro condotto anche sul piano poetico non si attenuò dopo la morte del protagonista<br />

dello scisma nel 1718; anno in cui, ammesso in Arcadia con il nome di Artino Corasio,<br />

il discepolo “eletto” Pietro Metastasio declamò le terzine della Strada della gloria, “in<br />

occasione di deplorar la perdita del benefico, ed insigne suo Maestro”. 79<br />

La vicenda non solo confermò l’incompatibilità fra due linee programmaticamente<br />

divergenti, ma offrì inoltre il pretesto per riflettere sulla “problematica istituzionale<br />

dell’Accademia, del suo ruolo, della sua funzione” al fine di stabilirne il definitivo<br />

indirizzo teorico-letterario. 80 Nella Lettera ad un amico, pubblicata anonima nel 1711<br />

per i tipi del napoletano Felice Mosca, e seguita da una seconda missiva (Della<br />

giorno”), e il carme latino di Giuliano Piersanti (“Hactenus indigenae Pindi, ad septena Quirini”); inoltre<br />

vi figurano le ottave di Michele Giuseppe Morei (L’Arco trionfale) e un sonetto del Muratori (“Or che<br />

gran senno, e retto cuor sul trono”), cfr. Componimenti de’ signori Accademici Quirini per la gloriosa<br />

Esaltazione di nostro Signore Clemente XII al sommo pontificato, Roma, Salvioni, 1730, pp. 3-7, 38-45,<br />

82-6, 93-7, 103-9, 110-4, 87-91, 92. Per l’annuncio della prima adunanza (4 gennaio 1714), e per il<br />

programma dell’accademia inaugurata dal discorso dell’abate Giovanni Titolivio in lode di Clemente XI e<br />

della sua “Constituzione contra il Giansenismo”, cfr. BAR, ms. 19, cc. 304r-306r (documenti a stampa) e<br />

Valesio, vol. V, pp. 282-3.<br />

77 Sul cenacolo graviniano si vedano Memorie istoriche, pp. 56-7; Crispino Mariani, L’Accademia<br />

Quirina, sorta dalla scissura d’Arcadia, Tivoli, Maiella, 1889; Maylender, vol. IV, pp. 353-9; Acquaro<br />

Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, p. 26. Quanto agli interessi antiquari del sodalizio, promossi<br />

da Alessandro Gregorio Capponi collezionista e bibliofilo, cfr. Donato, Accademie romane, pp. 79-83.<br />

78 Sul Giammaria (Corneto Tarquinia, Tarquini, 1892) cfr. Francesca Santovetti, Una «crociata»<br />

settecentesca: Paolo Rolli e la crisi in Arcadia, in “Carte Italiane”, X (1989), pp. 8-24, mentre sulla<br />

produzione dell’autore senese si vedano Amedeo Quondam, Le satire di Ludovico Sergardi. Contributo<br />

ad una storia della cultura romana tra Sei e Settecento, in “La rassegna della letteratura italiana”, LXXIII<br />

(maggio-dicembre, 1969), pp. 206-72, e Ludovico Sergardi, Le satire, a cura di Amedeo Quondam,<br />

Ravenna, Longo, 1976, pp. 7-35 (introduzione) e 40-2 (profilo bio-bibliografico). Fra le voci poetiche che<br />

commentarono lo scisma si segnala Alessandro Pegolotti nel sonetto “Stavasi lieta un dì la Gloria nostra”<br />

(in Id., Raccolta di rime varie […], con una copiosa giunta di esse non più stampate, Venezia, Pasinello,<br />

1730, p. 244).<br />

79 Pietro Metastasio, Poesie, a cura di Rosa Necchi, Torino, Aragno, 2009, pp. XIII, 90-6 (il<br />

componimento è anche in RdA, vol. X, pp. 47-53), 379-95 (commento). Ma al conte Francesco d’Aguirre,<br />

il 23 dicembre 1719, Metastasio scrisse che il trasferimento a Napoli era giustificato anche dal “pertinace<br />

odio che ancor si conserva in Roma non meno al nome che alla scuola tutta dell’abate Gravina, beata<br />

memoria, mio venerato Maestro. Qual odio, se non in tutto almeno in parte, si è trasfuso, e come<br />

discepolo eletto e come erede, sovra di me” (Metastasio, Tutte le opere, a cura di Bruno Brunelli, Milano,<br />

Mondadori, 1943-54, 5 voll., nel vol. III, 1952, pp. 20-2, a p. 20).<br />

80 Quondam, Nuovi documenti, p. 108.<br />

45


divisione d’Arcadia) del settembre 1712 a Scipione Maffei, 81 Gravina espone le<br />

motivazioni che avevano spinto il drappello dei dissidenti a riappropriarsi dell’“onesta<br />

libertà”:<br />

Or la prima ragione del separamento è l’alterazione delle leggi e la variazion<br />

del primiero regolamento, il quale sì come prima era di tutto il corpo,<br />

presentemente s’è ridotto a pochi, dai quali si continua l’amministrazione, in<br />

modo che i perpetui regolatori di quell’adunanza tutto han rivolto a lor piacere<br />

ed han presa la confidenza d’imporre ad ogni nuovo arcade il tributo d’una<br />

piastra, donde poi è nato questo numero eccedente nel quale i letterati fanno la<br />

minor parte. […] E per impedir la lunga continuazione nell’amministrazione<br />

un’altra legge ordina che niuno possa ritornare al collegato prima che sia finito<br />

il circolo di tutti quei c’hanno ozio d’assistere e che idonei perciò sono<br />

appellati. Di qual legge, quantunque chiara, pure ne hanno fuggita la retta e<br />

spedita interpretazione […]. 82<br />

Smentite da Crescimbeni nella replica alla Lettera “del gran pseudolegislatore”<br />

pedantemente confutata in un lungo elenco di “bugie”, 83 le prove addotte da Gravina a<br />

condanna dell’autoritarismo della gestione del custode generale (dal pagamento di una<br />

piastra imposto nel febbraio 1707 alla violazione delle norme) si intrecciano al<br />

disappunto per il piano di espansione tentacolare dell’Arcadia, supportato da un<br />

programma letterario altrettanto centralizzato:<br />

L’altra cagione di questa segregazione è stata che cercando molti ridurre<br />

quella ragunanza dalle cicalate pastorali e dai sonettini e canzoncine a qualche<br />

più solida e più profittevole applicazione, particolarmente all’esposizion delle<br />

antichità greche e latine tanto istoriche quanto favolose, ed altri nobili<br />

argomenti da scrivere, sempre questa proposizione è stata rigettata dai<br />

81 Gravina, Della divisione d’Arcadia. Al marchese Scipione Maffei, in Id., Scritti critici e teorici, pp.<br />

479-90. La lettera fu pubblicata postuma nel 1726, nel volume delle Poesie di Alessandro Guidi (pp. 305-<br />

19).<br />

82 Gravina, Della division d’Arcadia. Lettera ad un amico, in Id., Scritti critici e teorici, pp. 469-77, alle<br />

pp. 471-2. Cfr. Quondam, Cultura e ideologia, pp. 278-90.<br />

83 Giovan Mario Crescimbeni, Disinganno di chiunque si fosse lasciato persuadere dalla lettera anonima<br />

intitolata “Della divisione d’Arcadia” e stampata in Napoli per Felice Mosca l’anno 1711, in BAR, ms.<br />

19, cc. 162r-206r; anche in Quondam, Nuovi documenti, pp. 145-85, a p. 153. Di Crescimbeni sono<br />

inoltre le glosse in una copia manoscritta, non autografa, della Lettera ad un amico (un avvocato<br />

concistoriale, secondo l’indicazione del custode); cfr. BAR, ms. 19, cc. 152r-160r; ora in Quondam,<br />

Nuovi documenti, pp. 131-45. Alle critiche sulle modalità di cooptazione il custode rispose: “Né rechi<br />

ammirazione ad alcuno questo sì copioso numero, per lo quale forse si condurrà a tacciar la Ragunanza di<br />

soverchia facilità nell’annoverare; perché se ben bene rifletterà al fine per cui ella è stata instituita,<br />

confesserà anch’egli che con somma prudenza e giudizio ha la Ragunanza in ciò proceduto; imperocché<br />

consistendo il fine nel ripulimento del gusto Italiano nelle lettere amene, questo certamente non potea<br />

conseguirsi senza grande appoggio di personaggi d’autorità, e senza tal distesa di braccio, che arrivasse<br />

dappertutto, e dappertutto guadagnando soggetti, la buona semenza universalmente spargesse” (cfr.<br />

Ristretto dell’istoria, in Storia dell’accademia, pp. 57-8).<br />

46


egolatori, li quali non han voluto concedere agli altri maggior campo di quello<br />

coltivato da loro. 84<br />

Educato a Scalea, in Calabria, alla scuola del cugino ed erudito cartesiano Gregorio<br />

Caloprese, che lo orientò alla lettura dei classici e agli studi filosofico-scientifici,<br />

Gravina completò la formazione a Napoli (dove si trasferì nel 1680), frequentando le<br />

lezioni del giurista Serafino Biscardi e del grecista Gregorio Messere, in un contesto<br />

laico, sensibile all’esperienza Investigante e alle suggestioni di Cartesio, Gassendi,<br />

Pascal e Spinoza. 85 Il background culturale di Gravina affiora nell’Hydra mystica<br />

(1691), la prima opera del periodo romano, in cui il dialogo fra l’Eresia e la Casistica è<br />

attraversato da spiriti antigesuitici e antiscolastici, 86 e nel Discorso sopra<br />

l’“Endimione”, pubblicato in appendice alla princeps della favola guidiana (1692), che<br />

“non andò a grado di molti Letterati di Roma” per “la novità d’alcuni sentimenti”. 87<br />

Elogiato per la “vivezza” stilistica e per la verosimiglianza del soggetto mitologico,<br />

l’Endimione offrì a Gravina l’opportunità di esporre nella prima parte del Discorso i<br />

84 Gravina, Della division d’Arcadia. Lettera ad un amico, p. 472.<br />

85 Su Caloprese, a cui Gravina affidò l’educazione di Metastasio, si segnalano il profilo di Giovanni<br />

Battista Jannucci nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 111-4; Amedeo Quondam in DBI, vol. XVI, 1973, pp.<br />

801-5 (di Quondam si veda anche Dal Barocco all’Arcadia, pp. 912-20); Giannantonio, L’Arcadia<br />

napoletana, pp. 56-99. Quanto alla formazione calopresiana di Metastasio, rievocata da quest’ultimo in<br />

due missive a Giuseppe Aurelio Morani (I° giugno 1772) e a Saverio Mattei, il I° aprile 1776 (Tutte le<br />

opere, vol. V, pp. 166-7 e 382), cfr. Giovanna Gronda, Le passioni della ragione. Studi sul Settecento,<br />

Pisa, Pacini, 1984, pp. 11-52, alle pp. 39-52. Per ulteriori indicazioni bibliografiche rinvio a Necchi,<br />

Introduzione, in Metastasio, Poesie, pp. IX-XLII, alle pp. X-XI, n. 2. Sul contesto partenopeo cfr. Biagio De<br />

Giovanni, La vita intellettuale a Napoli fra la metà del ’600 e la restaurazione del Regno, in Storia di<br />

Napoli, vol. VI, t. I, pp. 401-63; Amedeo Quondam, Dal Barocco all’Arcadia, pp. 809-978; Salvatore S.<br />

Nigro, Il Regno di Napoli, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, vol. II (Storia e geografia. II.<br />

L’età moderna), pp. 1147-92, alle pp. 1168-78.<br />

86 Cfr. Quondam, Cultura e ideologia, pp. 7-41; e Fabrizio Lomonaco, Introduzione, in Gian Vincenzo<br />

Gravina, Hydra mystica, con la ristampa della traduzione italiana del 1761, Soveria Mannelli, Rubbettino,<br />

2002, pp. VII-XLIII. Edita a Napoli nel 1691, ma con il falso luogo di Colonia e lo pseudonimo Prisci<br />

Censorini Photistici, l’Hydra mystica reca i primi accenni alla Filosofia della luce versificata nelle<br />

Egloghe (1692), alcune delle quali furono lette in Arcadia provocando gli strali satirici del Sergardi,<br />

diretti contro il gruppo dei Luminosi che faceva capo a Gravina (Sergardi, Le satire, pp. 112-30 [L’esilio],<br />

alle pp. 112-3, vv. 13-15). Sull’argomento si vedano Benedetto Croce, G. V. Gravina l’«illuminante», in<br />

Id., Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento, a cura di Angelo Fabrizi, Napoli, Bibliopolis,<br />

2003, pp. 351-6 (fa parte dell’Edizione nazionale delle opere di Benedetto Croce. Scritti di storia<br />

letteraria e politica, vol. XVIII); Nicola Badaloni, Introduzione a G. B. Vico, Milano, Feltrinelli, 1961, pp.<br />

227-86; Amedeo Quondam, Filosofia della luce e luminosi nelle egloghe del Gravina. Documenti per un<br />

capitolo della cultura filosofica di fine Seicento, prefazione di Nicola Badaloni, Napoli, Guida, 1970, pp.<br />

13-42.<br />

87 Crescimbeni, Vita dell’Abate Alessandro Guidi, p. XX. Il giudizio è confermato da Gravina stesso: “ma<br />

fu in quella conversazione [l’Arcadia] chi contra me prese sdegno; e sopra tutto per la lode che io dava al<br />

signor Alessandro Guidi, che il primo nella lirica, senza interpolare il Petrarca, si è saputo dalla corruttela<br />

dello stil moderno liberare” (Della divisione d’Arcadia. Al marchese Scipione Maffei, p. 483). Sul<br />

Discorso sopra l’“Endimione” polemizzò anche Sergardi nelle terzine de Il consiglio (Le satire, pp. 100-<br />

11, alle pp. 106-7, vv. 121-47).<br />

47


princìpi della “scienza poetica” di impegno didascalico-civile, volta al ripristino dei<br />

legami con la tradizione classica e alla rappresentazione della natura (“la sua impresa<br />

[del poeta] è di rassomigliar il vero e d’esprimere il naturale con modi […] adattati al<br />

suggetto che si è proposto”), tradotta in favole estranee alla codificazione di genere e<br />

produttrici di meraviglia, pur celando “sotto finti colori e falsi nomi […] eventi veri, e<br />

naturali affezioni”. 88 Anche nella scelta degli autori esemplari su cui porre le basi del<br />

rinnovamento lirico si misurò la distanza dal canone arcadico; a Omero, campione della<br />

“sana idea della poesia”, Gravina affiancava Ariosto, che svelò “a maraviglia nel finto<br />

la chiara e viva immagine del vero”, e Dante, lodato per l’icasticità pittorica del<br />

dettato. 89 L’estetica graviniana perfezionata nella Ragion poetica (1708), in cui confluì<br />

il Discorso delle antiche favole (1696), 90 si scontrò con la produzione del cenacolo<br />

romano, troppo spesso incline al motivo amoroso di derivazione cinquecentesca, non<br />

senza residui barocchi. 91 Nell’Arcadia Nuova, invece, indirizzata “a più saldo fine”, 92<br />

88 Gravina, Discorso sopra l’“Endimione”, pp. 51-6 e 65; cfr. Quondam, Cultura e ideologia, pp. 67-120,<br />

e Antonio Franceschetti, Il concetto di meraviglia nelle poetiche della prima Arcadia, in “Lettere<br />

italiane”, XXI (gennaio-marzo 1969), pp. 62-88, alle pp. 77-9. Allineato su posizioni antiprecettistiche,<br />

scrive Gravina: “Non siamo noi così mali estimatori del tempo, che ci curiamo d’indagare a qual genere<br />

di poesia si possa ridurre quest’opera, per sodisfare alle dimande di quei che si fanno legge e norma di<br />

pure voci. Non so se ella sia o tragedia, o comedia, o tragicomedia o altro che i retori si possan sognare.<br />

Ella è una rappresentazione dell’amore d’Endimione e di Diana” (Discorso sopra l’“Endimione”, p. 62).<br />

89 Ivi, pp. 56-7 e 59. Sulla ricezione dantesca nel primo Settecento si vedano Tissoni, Il commento ai<br />

classici italiani, pp. 40-51; e Davide Colombo, Dante a Roma tra Sei e Settecento, in “Rivista di studi<br />

danteschi”, IX (gennaio-giugno 2009), pp. 114-53.<br />

90 Nella dedica a Francesca Colbert du Terron Carpegna principessa di Scavolino, così il Gravina espone<br />

le finalità del trattato (sul quale cfr. Quondam, Cultura e ideologia, pp. 231-73; e Giuseppe Izzi, Nota al<br />

testo, in Della ragion poetica, Roma, Archivio Guido Izzi, 1991, pp. 139-53): “[…] siccome le regole<br />

antiche convenivano con li costumi greci, così le nuove convengano con quelli della nazione che ai<br />

presenti tempi nell’opera s’introduce, in modo che tanto l’antiche quanto le nuove regole rimangano<br />

comprese in un’idea comune di propria, naturale e convenevole imitazione e trasporto del vero nel finto,<br />

che di tutte l’opere poetiche è la somma, universale e perpetua ragione, alla quale noi andiamo i precetti e<br />

gli esempi in questi due libri riducendo; e di cui l’utilità, il fine e ’l diletto esponer cerchiamo, per<br />

troncare i vizi che si sono introdotti tanto dal negletto quanto dal superstizioso studio delle regole, il quale<br />

traendoci ad ordinare la finzione delle cose presenti secondo le regole fondate sui costumi antichi già<br />

variati, ci disvia dal naturale, poco men che l’intero negletto loro: in modo che abbandoniamo la traccia di<br />

quella ragion comune ed idea eterna, alla quale ogni finzione dee riguardare; non altrimenti che tutte le<br />

cose vere alla natura riguardano” (Della ragion poetica, in Id., Scritti critici e teorici, pp. 195-327, alle<br />

pp. 199-200).<br />

91 Scrive Gravina: “Onde avviene ch’ella [la materia amorosa] componga gran parte della scienza morale,<br />

alla quale suggeriscono larga luce i poeti coi lamenti ed espressioni loro eccitando nei lettori la fuga e<br />

l’avversione da simile inciampo e scoprendo l’insidie che da questa passione agl’incauti si tendono”<br />

(Della division d’Arcadia. Lettera ad un amico, p. 473). Così nella missiva al Maffei: “son contento<br />

solamente godere del nobile e leggiadro stile, sì latino come italiano […]: ove lo spirito de’ Greci e Latini<br />

comparisce vestito della solidità dantesca ed eleganza e candor petrarchesco, senza provenzalate, e senza<br />

il platonismo spurio di quell’arabo secolo: il qual platonismo veramente insulso tanto, quanto vano, con<br />

l’imitazione del Petrarca in tutta l’italiana lirica penetrando, ha la poesia dal teatro popolare, a cui fu<br />

destinata, con istrano cangiamento di sorte e tedio tanto degli ignoranti quanto dei più dotti trasportata<br />

alle scuole, nelle cui spine e chimere s’involge” (Della divisione d’Arcadia. Al marchese Scipione Maffei,<br />

p. 484).<br />

48


quel tema fu surclassato dai soggetti di ispirazione classica: “la nostra ragunanza più<br />

che nel toscano suolo, nelle greche e latine campagne alimenta le sue Muse”. 93<br />

Pungente, di contro, fu la risposta di Crescimbeni che, eludendo le questioni sollevate<br />

nella Lettera ad un amico, per un verso rammentò a Gravina di conservare nel Serbatoio<br />

suoi “sonettini ed egloghe amorose, anco poco oneste”, 94 per l’altro mise in rilievo il<br />

prestigio conseguito dall’Arcadia, 95 ironizzando sul programma del rivale. 96<br />

Elaborata nel 1697 durante le riunioni nella residenza dell’abate Giuseppe Paolucci<br />

per allestire la raccolta delle rime di Angelo Di Costanzo, rilanciato in Arcadia da<br />

Vincenzo Leonio, 97 La bellezza della volgar poesia (1700) del Crescimbeni delimita<br />

l’analisi alla tradizione letteraria italiana, per non interferire con “que’ grandi uomini,<br />

che hanno scritto sopra gli Antichi” (è qui chiara l’allusione alle Antiche favole<br />

graviniane), ricorrendo all’espediente del dialogo fra pastori interrogati a turno dalla<br />

giovane Egina (l’unica presente a tutte le nove conversazioni), desiderosa di apprendere<br />

l’arte del verseggiare:<br />

Anzi perché in questa mia Opera apparisse quanto meno fosse possibile il<br />

Maestro, quando io per verità non ebbi altra mira, allorchè la produssi, che<br />

d’esporre il mio parere alla Conversazione, che il richiedeva, volli stenderla in<br />

Dialoghi, ne’ quali non dettandosi ex cathedra da un solo, ma ragionandosi<br />

famigliarmente tra più persone, le sentenze, v’è buon comodo di promulgarle in<br />

sembianza di meri pareri, e di lasciarle per lo più nelle loro controversie,<br />

acciocché il Lettore faccia da giudice, e scelga qual via più gli piace. 98<br />

92 BAR, ms. 19, c. 305v.<br />

93 Della division d’Arcadia. Lettera ad un amico, p. 473.<br />

94 Crescimbeni, Disinganno, p. 159.<br />

95 “Circa poi le poesie, io non parlo, perché nel Serbatoio se ne veggono da quindici grossi volumi<br />

originali, ove apparisce quanto di grande e di magnifico e di nobile è stato prodotto in Italia in ventidue<br />

anni e letto in Arcadia. Le migliori cose del Filicaia, del Lemene, del Maggi, del Menzini, del Guidi, che<br />

già han veduta la pubblica luce e godono l’applauso universale, quivi si conservano; e, vogliate o non<br />

vogliate, tra questa schiera il mondo tutto annovera quelle anche de’ perpetui vostri regolatori, che hanno<br />

fatto assai più di voi, che non n’avete che due miserabili egloghe e un nero sonettino, e la prosa del<br />

legislatorato; e assai più de’ vostri scolari che non v’han nulla” (ivi, p. 160).<br />

96 “Fate, fate a mio modo, giacché non vi dà l’animo di superare il Petrarca nel suo genere, lasciate stare<br />

anche i Greci e i Latini, perché altramente prevedo che in questo genere sarete alla fine costretto a<br />

confessare di non poter appedare, nonché superare il Chiabrera, il Guidi, e quegli altri che prima di voi<br />

hanno portato questa mercanzia in Toscana” (ivi, p. 163).<br />

97 Sulla conversazione animata dal Paolucci cfr. VdA, vol. V, pp. 261-2. Tra i partecipanti figuravano sei<br />

fondatori dell’Arcadia (Del Nero, Figari, Leonio, Stampiglia, Vicinelli, Zappi), il barone Antonio<br />

Caraccio e Menzini (ammessi al cenacolo di Cristina di Svezia), il romano Filippo Leers e l’avvocato<br />

Francesco Maria di Campello; cfr. Crescimbeni, L’Autore a chi legge, in La bellezza della volgar poesia<br />

(inclusa ne L’Istoria della volgar poesia, vol. VI, pp. 1-204), p. [IX]. La silloge costanziana fu edita a<br />

Bologna, per i tipi di Giovanni Pietro Barbiroli, nel 1709.<br />

98 L’Autore a chi legge, p. [IX].<br />

49


Pur cedendo la parola agli interlocutori, nei primi cinque discorsi il custode affronta<br />

l’argomento del “bello poetico”, avvalendosi di altrettanti sonetti del Di Costanzo. 99 Se<br />

la perfezione di un componimento deriva dall’equilibrio fra la “bellezza esterna” (“[…]<br />

che non d’altro vaga, che di lusingar coll’apparenza, s’attiene al solo dolce”) e quella<br />

“interna”, tesa a “celar, diciam così, sotto ruvidi massi preziose gemme”, Crescimbeni<br />

individua la “bellezza mista” nei versi del Petrarca e degli epigoni, 100 campioni di<br />

chiarezza e di nitore stilistico, rifiutando l’artificiosità formale dei seicentisti e la<br />

difficoltà della lirica dantesca, definita alla stregua di un indovinello. 101 Insieme<br />

all’imitazione dei “secondi Padri” della poesia greca (come Anacreonte e Pindaro),<br />

l’adesione all’“uso del comporre Petrarchevolmente” segnò lo scarto dalla proposta del<br />

Gravina. 102 I capisaldi della linea crescimbeniana sono dunque ancorati alla<br />

compiutezza della lingua toscana (che “si può chiamar madre, per essere universalmente<br />

apparata, e parlata”), alla fedeltà al repertorio metrico della tradizione italiana e allo<br />

svolgimento della materia amorosa in “modo onesto, e metafisico”, come nel<br />

“religiosissimo Petrarca”, 103 non senza l’eco dello spiritualismo platonico. 104 Il dialogo<br />

99 “Nell’assedio crudel che l’empia sorte”, “Quando al bel volto d’ogni grazia adorno”, “Mentre a mirar la<br />

vera, ed infinita”, “Poi che vo’ ed io varcate avremo l’onde”, “Alpestra e dura selce onde il focile”; cfr.<br />

Angelo Di Costanzo, Le Rime […]. Sesta edizione accresciuta. Si aggiungono per la II volta le “Rime” di<br />

Galeazzo Di Tarsia, autore contemporaneo, Padova, Comino, 1750, pp. 35, 46, 51-2, 55 (ne La bellezza<br />

della volgar poesia i sonetti sono alle pp. 2-3, 19, 31, 55-6, 66).<br />

100 La bellezza della volgar poesia, dialogo I, pp. 3-4.<br />

101 Così Egina commenta il sonetto dantesco “Per quella via, che la bellezza corre”; ma è la canzone<br />

trilingue (provenzale, toscano, latino) “Ahi faulx ris per qè trai haves” a esemplare l’inintelligibilità della<br />

lirica del poeta fiorentino (ivi, dialogo II, pp. 17-9), di cui Gravina elogiò invece il valore didascalico:<br />

“[…] tolte[ne] alcune nobili e belle allegorie con le quali velò molti sentimenti morali, nel resto espose<br />

nude e co’ suoi propri termini le dottrine, e trasse col suo essempio al medesimo stile quei che dopo lui<br />

tennero il pregio della poesia” (Discorso sopra l’“Endimione”, p. 60).<br />

102 La bellezza della volgar poesia, dialogo IV, p. 52. Sulla ricezione di Petrarca in Arcadia, si vedano, fra<br />

i numerosi contributi, Benedetto Croce, La letteratura italiana del Settecento. Note critiche, Bari, Laterza,<br />

1949, pp. 93-105; Binni, L’Arcadia e il Metastasio, pp. 93-115; Elisabetta Graziosi, Vent’anni di<br />

petrarchismo (1690-1710), in La colonia Renia, vol. II, pp. 71-225; Francesco Tateo, Arcadia e<br />

petrarchismo, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 19-31; Giuseppe Nicoletti, Agli esordi<br />

del petrarchismo arcadico. Appunti per un capitolo di storia letteraria fra Sei e Settecento, in Il<br />

Petrarchismo nel Settecento e nell’Ottocento, a cura di Sandro Gentili e Luigi Trenti, Roma, Bulzoni,<br />

2006, pp. 31-66 (anche in Giuseppe Nicoletti, Dall’Arcadia a Leopardi. Studi di Poesia, Roma, Edizioni<br />

di Storia e Letteratura, 2005, pp. 13-53).<br />

103 La bellezza della volgar poesia, dialogo IV, pp. 53-4. “Vogliono [i greci e i latini], che siccome la<br />

poesia debbe essere un’imitazione della natura in tutte le cose, così debba trattar gli amori in guisa<br />

naturale, che è lo stesso, che brutale; e si ridono del Petrarca, che per trattarli da buon Cristiano ritrovò il<br />

metafisico, e l’intellettuale. Ma questo veleno se ’l bea chi à stomaco da digerirlo: che noi a suo dispetto<br />

vogliamo esser Poeti, e Cattolici nello stesso tempo; e vogliam piacere al secolo con tutt’altro, che col<br />

mal costume” (ivi, dialogo IX, p. 189). La moralità dei contenuti sancita dalla settima legge (“Mala<br />

carmina et famosa obscoena superstitiosa impiave scripta ne pronunciantor”), a sua volta desunta dal<br />

primo avvertimento (“Non si cantino da’ pastori arcadi versi, né si dican prose, empie, satiriche, oscene e<br />

in qualsivoglia modo contro a’ buoni costumi”, cfr. Quondam, Nuovi documenti, p. 117), era avvalorata<br />

nelle Rime degli Arcadi da una dichiarazione largamente applicata nell’editoria fra Sei e Settecento (“Le<br />

50


nono, incluso nella seconda edizione de La bellezza della volgar poesia (1712), illustra<br />

dunque l’orientamento estetico-teorico dell’Arcadia di Crescimbeni, reduce dallo<br />

scisma, aderente al “gusto del secolo […] XVIII nella Lirica Poesia Volgare, e<br />

segnatamente nel Sonetto”. 105 Nella prima parte della conversazione il Paolucci e Pier<br />

Jacopo Martello esaminano le due scuole poetiche in auge, identificate negli autori che<br />

avevano animato il circolo cristiniano. All’indirizzo petrarchesco rappresentato dal<br />

Filicaia, che eluse l’imitazione pedissequa dell’auctoritas (“[…] il buon Polibo ha<br />

mostrato all’Italia, che la miniera della frase poetica è tuttavia inesausta, e ciascuno può<br />

arricchirsene a suo talento, ove adoperi con giudizio”), 106 si accostano le “maniere<br />

Greche d’Anacreonte, e di Pindaro”, trasmesse dal Chiabrera al Menzini e al Guidi. 107<br />

Quanto alle forme metriche, dopo avere chiuso la breve parentesi sul madrigale,<br />

l’attenzione degli interlocutori si focalizza sul sonetto. “Di giusta grandezza, e di<br />

regolata armonia”, frutto di perizia linguistico-compositiva, musicabile e adatto per ogni<br />

argomento, “il più bello, il più nobile, e il più perfetto Poema” (a detta di Paolucci) era<br />

biasimato da chi “vuol darlo a credere per ispurio, e per istorpio, e aborto della nostra<br />

Poesia”, 108 con chiara allusione al Gravina che difese la scelta guidiana del verso<br />

sciolto, affine al “tenore del parlar naturale”. 109 Offrendo uno specimen della<br />

produzione accademica che pochi anni dopo sarebbe confluita nelle sillogi ufficiali, a<br />

Paolucci è demandato l’incarico di esporre le tipologie di sonetto praticate dalla sua<br />

cerchia. Muovendo dalla categoria petrarchesca, sono esposti i sonetti del reggiano<br />

Cesare Bigolotti (come “Del magnanimo Re, che col consiglio”, dedicato al principe<br />

parole fato, destino, deità, adorare, eterno, e simili, siccome anche ogni senso esprimente alcun rito del<br />

Gentilesimo, sono ornamenti Poetici, e non già sentimenti di veri Cattolici, quali professano d’essere gli<br />

Autori delle presenti Rime”; RdA, vol. I, p. [XXI]). Su tale consuetudine si veda Francesco Colagrosso,<br />

Un’usanza letteraria in gran voga nel Settecento, Firenze, Le Monnier, 1908, pp. 31-2.<br />

104<br />

La bellezza della volgar poesia, dialogo III, pp. 35-6. Cfr. Michele Mari, Venere celeste e Venere<br />

terrestre. L’amore nella letteratura italiana del Settecento, Modena, Mucchi, 1988, pp. 15-21.<br />

105<br />

La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, p. 165.<br />

106<br />

Ivi, p. 169. Il disappunto del Martello per l’allineamento a Petrarca (“Contuttociò […] il secol nostro<br />

ha preso il coraggio di non ritornare alla total soggezione Petrarchesca; ma coll’esempio del Tarsia, del<br />

Casa, del Tansillo, del Costanzo, del Rainieri, del Veniero, del Tasso, e d’altri simili non già ribelli, ma<br />

illustratori di quel divino Maestro, camminar per la via di lui, ma non già ricalcar le sue orme”) è<br />

confermato da Paolucci: “Ma, come anche ha considerato Mirtilo, ha il Petrarca il suo perfetto in tutte le<br />

cose, ed ha il suo imperfetto: or perché ha ad esser lodevole imitar l’imperfetto, e non abbiamo ad esser<br />

tenuti ad imitare il perfetto? Convien riflettere, che il Petrarca, si può dir, che inventasse, perché la nostra<br />

lirica in realtà da lui riconosce il bello, del qual fa pompa; e chi inventa va alle volte alla cieca, ed al buio:<br />

ma non per questo non avrà egli bene inventato, se ci avrà lasciata l’idea perfetta da seguitarlo con lode”<br />

(ivi, pp. 166-7 e 177).<br />

107<br />

Ivi, p. 167.<br />

108<br />

Ivi, pp. 174-5.<br />

109<br />

Gravina, Discorso sopra l’“Endimione”, p. 72.<br />

51


Alessandro Sobieski) e del Paolucci, seguiti dagli endecasillabi di registro meno grave<br />

di Angelo Antonio Somai e di Vincenzo Leonio (“Quando l’Alma Real vider le stelle”,<br />

in omaggio a Cristina di Svezia), mentre quelli assai elaborati del romano Filippo Leers<br />

(come “Quando la Giovinetta d’Oriente”, per la morte del Menzini) precedono i versi<br />

del Martello di ritmo “vivace […], sì ne’ sentimenti, e nelle formole da esprimerli, come<br />

nella condotta”. 110 L’indirizzo chiabreresco è invece rappresentato dal gusto idillico e<br />

miniaturistico dei sonetti di Giovanni Battista Felice Zappi (“Cento vezzosi pargoletti<br />

amori” e “Stassi di Cipro in sulla piaggia amena”), dal pindarismo di quelli del Guidi<br />

(come “Del grande Augusto rallegrossi l’ombra”), dai sonetti di ispirazione teocritea di<br />

Crescimbeni e Menzini (“Quel capro maledetto ha preso in uso” e “Mentr’io dormia<br />

sotto quell’elce ombrosa”) e dai sonetti di ottonari del lucchese Antonio Tommasi<br />

(“Quante, oh quante ingorde fiere” e “Questo capro maledetto”). 111<br />

Se dunque i dialoghi de La bellezza costituirono uno dei principali strumenti di<br />

divulgazione della poetica dell’accademia, L’Arcadia crescimbeniana ne esibì il<br />

manifesto ideologico e istituzionale attraverso la narrazione storica delle sue vicende,<br />

fino al 1705, “cavate da i libri di essa, e dall’altre memorie, che si conservano nel suo<br />

Archivio”. 112 L’opera fu data alle stampe nel 1708 e non a caso riedita tre anni dopo, in<br />

pieno scisma, corredata del catalogo degli accademici e dell’elenco delle colonie, con la<br />

dedica a Maria Isabella Cesi Ruspoli principessa di Cerveteri, moglie di Francesco<br />

Maria che l’11 settembre 1707 aveva accolto gli arcadi sull’Esquilino, donando loro<br />

cinque anni dopo un teatro nel giardino Ginnasi sull’Aventino, progettato dall’architetto<br />

Giambattista Contini. 113 Nel prosimetro favolistico, di dichiarata suggestione<br />

sannazzariana e strutturalmente analogo all’Accademia Tusculana del Menzini<br />

pubblicata postuma nel 1705, 114 il racconto del viaggio delle dodici pastorelle verso<br />

110 La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, pp. 180-4; anche in RdA, voll. I, pp. 9 e 12 (Paolucci), 203<br />

e 211 (Somai), 226 e 232 (Leers), 315 e 317 (Leonio), II, 60 e 63 (Bigolotti), 244 (Martello, “Io vedea ne’<br />

tuoi bruni occhi cervieri”).<br />

111 La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, pp. 185-9; anche in RdA, voll. I, pp. 54 (Crescimbeni), 125<br />

(Guidi), 293 e 296 (Zappi), II, 151-2 (Menzini), VI, 335 e 339 (Tommasi).<br />

112 Crescimbeni, L’Autore a chi legge, in Id., L’Arcadia, pp. [VI-VIII], a p. [VI]. La prima edizione (1708)<br />

reca invece la dedica a Maria Bernarda Ondedei Albani cognata di Clemente XI. Sul prosimetro si veda<br />

Amedeo Quondam, Gioco e società letteraria nell’“Arcadia” del Crescimbeni. L’ideologia<br />

dell’istituzione, in “Atti e memorie d’Arcadia”, s. III, vol. VI, fasc. 4 (1975-76), pp. 165-95.<br />

113 L’Arcadia, pp. [III-V] e 329-67. Sulla sede procurata dal Ruspoli, e inaugurata dalla prolusione di Pier<br />

Jacopo Martello (PdA, vol. II, pp. 175-86), cfr. Memorie istoriche, pp. 66 e 231-2; Predieri, Bosco<br />

Parrasio, pp. 45-51; Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, p. 19; Dixon, Between the<br />

Real and the Ideal, pp. 61-4. Su Contini si veda la voce di Hellmut Hager in DBI, vol. XXVIII, 1983, pp.<br />

515-22.<br />

114 L’Autore a chi legge, in L’Arcadia, p. [VI].<br />

52


l’Elide, per rivendicare il diritto a partecipare ai giochi olimpici, forma la cornice entro<br />

cui sfilano i personaggi e si svolgono i rituali del consesso. 115<br />

Giunte nel Bosco Parrasio, sito nella residenza del principe Vincenzo Giustiniani<br />

fuori Porta del Popolo (dove nel 1705 furono celebrati i ludi olimpici in onore degli<br />

arcadi defunti), agli occhi delle visitatrici si dispiegano i simboli dell’istituzione<br />

romana: il “boschereccio Teatro”, sede estiva delle “virtuose adunanze”, le “magnifiche<br />

Piramidi” erette in memoria degli adepti illustri durante i giochi nel 1705, 116 e l’urna di<br />

Cristina di Svezia, a cui il drappello reca omaggio. La visita al Serbatoio permette<br />

invece al sottodecano Paolucci e al procustode ferrarese Giulio Cesare Grazini di offrire<br />

informazioni in merito alla gestione del sodalizio e di rievocare alcuni episodi di vita<br />

arcadica, dalla nascita alla cerimonia della rogazione delle leggi raffigurata in una tela<br />

appesa sulla parete destra dell’archivio, mentre fra i tomi sfogliati dalle dame figura<br />

anche il primo volume delle Vite degli Arcadi, edito nel 1708. 117 Le pastorelle<br />

improvvisano una tornata poetica inaugurata dall’ode-canzonetta del Paolucci recitata<br />

dalla contessa Prudenza Gabrielli Capizucchi (“Bella Aglaura, invan Tu brami”) 118 e<br />

seguita dall’ode del Grazini affidata a Petronilla Paolini Massimi (“Voi, cui fallace<br />

giovanil disio”), 119 dai sonetti delle contesse Giulia Sarega Pellegrini e Clarina Rangoni<br />

di Castelbarco, recitati da Faustina Maratti Zappi, 120 e dall’egloga piscatoria di<br />

115 Il gruppo annovera le toscane Maria Alessandri Buonaccorsi (Leucride Ionide), Maria Selvaggia<br />

Borghini (Filotima Innia), Faustina Degli Azzi Forti (Selvaggia Eurinomia), Elisabetta Girolami Ambra<br />

(Idalba Corinetea) e Maria Settimia Tolomei Marescotti (Dorinda Parraside); le romane Prudenza<br />

Gabrielli Capizucchi (Elettra Citeria) e Faustina Maratti Zappi (Aglaura o Aglauro Cidonia); l’abruzzese<br />

Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide); la spellana Gaetana Passerini (Silvia Licoatide); la<br />

napoletana Giovanna Caracciolo (Nosside Ecalia); la genovese Pellegrina Maria Viali Rivaroli (Dafne<br />

Eurippea) e la parigina Marie Brulart de Sillery Gontieri (Cidippe Dereia); cfr. Onomasticon, pp. 9, 53,<br />

72, 83, 90, 119, 128, 143, 160, 194, 229, 233.<br />

116 L’Arcadia, p. 6; cfr. I Giuochi olimpici celebrati in Arcadia nell’Olimpiade DCXXI in lode degli Arcadi<br />

defunti, e pubblicati da Gio. Mario De’ Crescimbeni Custode della medesima Arcadia, Roma, de Rossi,<br />

1705, pp. 7-14.<br />

117 L’Arcadia, pp. 5-25. Di Grazini figurano quarantatré sonetti in RdA, voll. VII, pp. 99-120; IX, 57.<br />

118 L’Arcadia, pp. 27-9. Sulla Gabrielli Capizucchi, ascritta nel 1695, si vedano la voce di Crescimbeni<br />

nelle Notizie istoriche, vol. III, pp. 14-7; e Bibliografia romana, pp. 74-5.<br />

119 L’Arcadia, pp. 29-31. Fra i numerosi contributi sulla poetessa, unica presenza femminile accolta nella<br />

serie delle Vite degli Arcadi (cfr. Pietro Antonio Corsignani, Vita di Petronilla Paolini Massimi […], in<br />

VdA, vol. IV, pp. 223-39), si vedano Croce, La letteratura italiana del Settecento, pp. 37-50; Luisa<br />

Ricaldone, La scrittura nascosta. Donne di lettere e loro immagini tra Arcadia e Restaurazione, Paris-<br />

Fiesole, Champion-Cadmo, 1996, pp. 133-53; e Michela Volante, Consonanze e divergenze, rispetto ai<br />

dettami dell’Accademia d’Arcadia, nella poesia di Petronilla Paolini Massimi, in L’Arcadia e<br />

l’Accademia degli Innominati di Bra, pp. 225-40.<br />

120 L’Arcadia, pp. 32-4 (anche in RdA, voll. VI, pp. 217-8, e VII, 216-7); per i sonetti della Sarega<br />

Pellegrini (“Fra queste selve, e questi boschi errante”, “Come potrò cantar, com’io solea”, “Per mia<br />

ventura a rivedervi io torno”) e della Rangoni di Castelbarco (“Della mia gioventù nel primo fiore”,<br />

“Mira, Erminia gentil, come qui intorno”, “Sillo, nol niego: la dolente, e cara”) cfr. Viola, Canoni<br />

d’Arcadia, pp. 88-9. Su Faustina Maratti Zappi, ammessa nel 1704, si vedano Maier, Rimatori d’Arcadia,<br />

53


Crescimbeni (Lucrina) letta da Gaetana Passerini. 121 Incuneata nel tessuto narrativo e<br />

costituita dai componimenti ordinati nelle miscellanee ufficiali (secondo la pratica<br />

consolidata del ri-uso dei testi a fini promozionali), questa prima parentesi lirica<br />

convalida il valore ludico-mondano della prassi letteraria arcadica tradotta nei termini di<br />

un piacevole intrattenimento aristocratico, come si evince anche dagli altri episodi “non<br />

solo di maggior durata ma articolati in modo da superare l’espediente occasionale”. 122<br />

Nel terzo libro, la cena nella capanna di monsignor Leone Strozzi è inframmezzata da<br />

tre esecuzioni estemporanee (il brindisi di Antonio Maria Salvini, le stanze di Pompeo<br />

Figari su un tema suggerito dalla Paolini Massimi, e l’ode-canzonetta di Lorenzo<br />

Magalotti), 123 e in quello successivo il gioco dell’“Oracolo” anticipa un altro<br />

“divertimento” che caratterizza le usanze del sodalizio, e cioè l’apertura casuale di una<br />

raccolta di poeti del Cinque-Seicento seguita dalla lettura di ciò che la sorte “porterà<br />

avanti gli occhi”. 124 Allo stesso modo, la recita della corona poetica per la laurea di<br />

Annibale Albani (1704) diventa un passatempo per le pastorelle e il senese Marsilio<br />

Mariani che rientrano alla capanna del fisico Pirro Maria Gabrielli (V), 125 vicecustode<br />

della colonia Fisiocritica, mentre le due tornate speculari organizzate dalle ninfe nel<br />

boschetto del Salvini e dai pastori nella capanna di Niccolò Giudice (VI), 126 così come<br />

pp. 31-43 (altresì autore della monografia Faustina Maratti Zappi donna e rimatrice d’Arcadia, Roma,<br />

L’Orlando, 1954, pp. 21-113); Ricaldone, La scrittura nascosta, pp. 153-60; e Serena Veneziani in DBI,<br />

vol. LXIX, 2007, pp. 451-3.<br />

121<br />

L’Arcadia, pp. 34-44 (anche in RdA, vol. I, pp. 107-20).<br />

122<br />

Quondam, Gioco e società letteraria, p. 170.<br />

123<br />

L’Arcadia, pp. 114-5 (Salvini, “Dammi qua, dammi, o Quartilla”), 117-20 (Figari, “Nitilo, o tu, cui fan<br />

del pari illustre”), 122-7 (Magalotti, “Odi, Nise, che vivanda”; anche in RdA, vol. IV, pp. 224-9). Per il<br />

Salvini si veda la biografia redatta da Mario Guarnacci in VdA, vol. V, pp. 85-103, mentre per Magalotti,<br />

segretario dell’accademia del Cimento (1660), cfr. Cesare Preti-Luigi Matt in DBI, vol. LXVII, 2006, pp.<br />

300-5 (a cui rinvio anche per ulteriori indicazioni bibliografiche).<br />

124<br />

L’Arcadia, p. 157. Per i componimenti (fra i quali il madrigale di Cristina di Svezia “Io sono il Tempo<br />

alato”) e gli autori estratti (fra i quali Michelangelo e Tasso), ivi, pp. 158-73. Cfr. Quondam, Gioco e<br />

società letteraria, pp. 172-3.<br />

125<br />

L’Arcadia, pp. 191-8; la corona è confluita in RdA, vol. IX, pp. 155-69.<br />

126<br />

Entrambe le tornate si aprono con un ragionamento in prosa, rispettivamente letto da Marie Brulart de<br />

Sillery Gontieri (L’Arcadia, pp. 223-5) e da Vincenzo Leonio (ivi, pp. 235-44). Nell’accademia<br />

femminile (L’Arcadia, pp. 226-30) sono recitati soltanto i sonetti (come quelli della Maratti Zappi, “Non<br />

so per qual ria sorte, o qual mio danno”, e della Paolini Massimi, “Sdegna Clorinda a i femminili uffici”;<br />

anche in RdA, voll. I, pp. 165, e II, 29), mentre in quella maschile sono esibite più soluzioni metriche: dal<br />

sonetto dello Zappi (“Un cestellin di paglie un dì tessea”, p. 249) alla canzone del Filicaia (“Padre del<br />

muto oblio”, pp. 245-7), dall’ode-canzonetta di Pier Andrea Forzoni Accolti (“Violetta pallidetta”, pp.<br />

247-8) al sonetto anacreontico di ottonari di Angelo Antonio Somai (“Qui, di Ninfe a un nobil coro”, pp.<br />

252-3), dall’egloga del Leonio (“O ruscelletto avventuroso a pieno”, pp. 256-9) al ditirambo di Anton<br />

Domenico Norcia (“Dardipotente Arciero”, pp. 260-2); cfr. anche RdA, voll. I, pp. 291 (Zappi), 354-7<br />

(Leonio), e VIII, 277-9 (Filicaia).<br />

54


l’accademia per musica approntata da Alessandro Scarlatti (VII), 127 replicano le consuete<br />

cerimonie arcadiche. La curiosità delle visitatrici qualifica l’approccio alle esperienze<br />

storico-scientifiche; con la promessa di assistere a una “delle maggiori maraviglie, che<br />

nelle stravaganze de’ malori possano accadere”, le viaggiatrici presenziano<br />

all’esperimento su un tarantolato condotto dal medico Giorgio Baglivi (libro II), 128<br />

mentre la visita al museo dello Strozzi ordinato in “armari” svela loro “un vasto teatro<br />

di maraviglie”, naturali e artistiche. 129 Con atteggiamento non diverso il gruppo ammira<br />

le tele di Carlo Maratti, padre di Faustina e principe dell’accademia di S. Luca (1664),<br />

la biblioteca e la strumentazione scientifica del Gabrielli, e ascolta con interesse<br />

l’analisi (ad opera del senese Girolamo Gigli) delle allegorie su un vaso donato da<br />

Crescimbeni a Gabrielli. 130 Neanche il rifiuto di Antonio Magliabechi a concedere<br />

ospitalità nella sua capanna frena l’indiscrezione delle dame, che eludono il divieto<br />

sbirciando a turno, “dal pertugio della chiave”, il “Caos di libri, disordinatamente<br />

ammonticati da per tutto, e infino sopra l’orlo del pozzo, e così ricoperti di polvere, che<br />

appena si distingueva ciò, che si fossero”. 131<br />

In virtù della deroga concessa nel 1701, Crescimbeni ammette le pastorelle ai giochi<br />

olimpici, offrendo di questi una descrizione nel libro settimo. 132 Precedute dalla lettura<br />

del regolamento da parte del custode, le gare si aprono con la prova dell’“Oracolo”, a<br />

cui Crescimbeni e Leonio partecipano interpretando la profezia della Sibilla, seguita<br />

dalle “Contese”, dove Domenico Ottavio Petrosellini e Paolo Rolli si confrontano in<br />

un’egloga dialogica, e da quella dell’“Ingegno”, protagonisti lo Zappi e Filippo Leers<br />

che recitano odi-canzonette frutto della “felicità della mente nel concepire e produrre” e<br />

della “vivacità dello spirito nel vestire con poetica leggiadria ciò che si produce”. 133<br />

Ultime sono le gare delle “Trasformazioni”, in cui il concorrente deve esprimere in un<br />

sonetto “in che cosa più volentieri egli si cangerebbe”, e delle “Ghirlande” di madrigali<br />

127<br />

L’accademia annovera due cantate (“Dunque, o vaga mia Diva” e “Vorrei un Zeffiretto”) e due arie<br />

dello Zappi (“Dolce udir sull’erbe assiso” e “Amor con me, con voi”); cfr. L’Arcadia, pp. 289-93.<br />

128<br />

Ivi, pp. 69-70 e 72; cfr. Quondam, Gioco e società letteraria, pp. 178-80.<br />

129<br />

L’Arcadia, pp. 91-112.<br />

130<br />

Ivi, pp. 133-6, 177-190, 198-204, 208-14. Su Carlo Maratti cfr. il profilo di Luca Bortolotti in DBI,<br />

vol. LXIX, 2007, pp. 444-51 (anche per gli aggiornamenti bibliografici).<br />

131<br />

L’Arcadia, p. 131. Per un profilo biografico del bibliotecario mediceo, dalla figura “squallida […], e<br />

macilenta, e rabbuffata, e scomposta tutta nel crine, e nel mento; e sì inculta nelle vestimenta, che a chi<br />

non l’avesse conosciuto, non sarebbe certamente paruto quel grande, e valente Uomo, che egli era”<br />

(ibidem), si veda Massimiliano Albanese in DBI, vol. LXVII, 2006, pp. 422-7.<br />

132<br />

Cfr. Bilinski, Dall’agone ginnico alle contese di poesia, pp. 147-57.<br />

133<br />

L’Arcadia, pp. 297-300 (“Oracolo”), 300-4 (“Contese”), 305-8 (“Ingegno”).<br />

55


da intrecciare in onore delle viaggiatrici. 134 Alla conclusione della cerimonia,<br />

Crescimbeni intona l’ode Per li vincitori de’ Giuochi Olimpici, dominata dal topos della<br />

supremazia della ragione sulla forza fisica esibita negli antichi agoni ginnici:<br />

Arcadia, eccelsa Arcadia, a miglior usi<br />

tu l’affanno volgesti,<br />

e ’l fier talento del costume antico.<br />

Ire innocenti, e saggi sdegni onesti<br />

sopra il duro nemico<br />

per te vedemmo in bel pugnar diffusi.<br />

Sei ben di Grecia Erede:<br />

ma tanto ella a te cede,<br />

quanto è più illustre, e degno<br />

del valor della man quel dell’ingegno. 135<br />

I rapporti con le istituzioni ecclesiastiche, il sostegno delle colonie, la divulgazione<br />

strategica delle opere-chiave e del manifesto ispirato agli ideali di semplicità pastorale e<br />

di leggiadria petrarchesco-anacreontica sancirono la supremazia della corrente<br />

crescimbeniana su quella del Gravina, che condusse invece un’opposizione<br />

ideologicamente agguerrita, ma debole sul piano organizzativo. L’esperienza autonoma<br />

dell’Arcadia Nuova, esauritasi nel 1714, e l’incompatibilità con il conservatorismo<br />

romano, aggravata dall’orientamento filo-imperiale del principe Odescalchi, segnarono<br />

l’emarginazione del gruppo scissionista che, nel tentativo di fare proseliti a Napoli<br />

attraverso la colonia istituita da Carlo Nardi nel 1711 (cui Gravina non aderì), si scontrò<br />

di nuovo con Crescimbeni, quando l’anno dopo quest’ultimo diramò alle colonie<br />

l’Informazione del motivo della ribellione fatta in Arcadia indirizzandola a Biagio<br />

Maioli d’Avitabile, vicecustode della Sebezia, che a sua volta rinnovò la fedeltà al<br />

custode. 136<br />

3. Annunciato nell’avviso ai lettori nel primo volume delle Rime degli Arcadi, il<br />

progetto editoriale originariamente articolato in “quattro Ordini” di poesie e prose, in<br />

volgare e in latino, raccolte in dieci volumi si inserì nel piano di rilancio dell’accademia<br />

varato dal custode subito dopo la crisi nel 1711, per promuovere i risultati di un’attività<br />

134 Ivi, pp. 308-14 (“Trasformazioni”) e 315-7 (“Ghirlande”).<br />

135 Ivi, pp. 317-9, a p. 318, vv. 41-50 (anche in RdA, vol. I, pp. 98-100).<br />

136 Quondam, Nuovi documenti, pp. 105-13 e 201-7 (Informazione del motivo della ribellione fatta in<br />

Arcadia). Si veda anche Antonio Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca,<br />

in “Atti e memorie d’Arcadia”, s. III, vol. V, fasc. 2-3 (1971), pp. 101-166, alle pp. 104-16. Per le missive<br />

del Maioli d’Avitabile a Crescimbeni (19 gennaio e 20 aprile 1715) cfr. Quondam, Dal Barocco<br />

all’Arcadia, p. 1088, n. 52.<br />

56


letteraria quasi trentennale. 137 Le sillogi erano destinate ad aggiungersi alle altre<br />

crestomazie edite in quel periodo: l’antologia procurata da Crescimbeni ne L’Istoria<br />

della volgar poesia (1698); 138 il quarto libro della Perfetta poesia italiana del Muratori<br />

(1706); la Scelta di sonetti, e canzoni de’ più eccellenti rimatori d’ogni secolo,<br />

pubblicata a Bologna dal pesarese Agostino Gobbi (coadiuvato da Eustachio Manfredi)<br />

nel 1709-11, e più volte ampliata e ristampata; 139 le Rime scelte di poeti illustri de’<br />

nostri tempi (1709), per lo più arcadi della colonia genovese, raccolte a Lucca<br />

dall’avvocato Bartolomeo Lippi e da Antonio Tommasi. 140 Ai primi nove volumi delle<br />

Rime (1716-22) se ne affiancarono quattro di Vite (1708-27), tre di Notizie istoriche<br />

degli Arcadi morti (1720-21), 141 altrettanti di Prose (1718), di cui l’ultimo recante in<br />

calce i cataloghi degli iscritti, delle colonie e delle rappresentanze, e la prima parte degli<br />

Arcadum carmina (1721). Inoltre, figurarono le miscellanee date alle stampe in<br />

occasione dei giochi olimpici 142 e i volumi dello stesso Crescimbeni, autore di versi<br />

(raccolti in tre edizioni nel 1695, 1704 e 1723) e di studi documentari sulle chiese<br />

romane, principalmente la basilica di S. Maria in Cosmedin, di cui fu nominato<br />

canonico nel 1705 e arciprete nel 1719. 143<br />

137<br />

Crescimbeni, A chi legge, in RdA, vol. I, pp. [XIII-XVI], a p. [XIII].<br />

138<br />

Su L’Istoria, riedita con i Comentarj (Venezia, Basegio, 1730-31, 6 voll.), elaborati tra il 1702 e il<br />

1711, si vedano Franco Arato, La storiografia letteraria nel Settecento italiano, Pisa, ETS, 2002, pp. 17-<br />

75 (in particolare le pp. 17-61); e Concetta Ranieri, Eruditi e “valentuomini”. “Il virtuoso conversare”<br />

intorno all’“Istoria della volgar poesia” di Giovan Mario Crescimbeni, in Studi di Italianistica per<br />

Maria Teresa Acquaro Graziosi, a cura di Marta Savini, Roma, Aracne, 2002, pp. 259-79.<br />

139<br />

Scelta di sonetti, e canzoni de’ più eccellenti rimatori d’ogni secolo […]. Quarta edizione con nuova<br />

aggiunta, a cura di Agostino Gobbi, Venezia, Basegio, 1739, 4 voll. (I ed., Bologna, Pisarri, 1709-11; II<br />

ed., Bologna, Pisarri, 1718; III ed., Venezia, Basegio, 1727); cfr. Amedeo Quondam, Petrarchismo<br />

mediato. Per una critica della forma “antologia”, Roma, Bulzoni, 1974, pp. 26-31. Su Gobbi si veda la<br />

voce di Anna Laura Saso in DBI, vol. LVII, 2001, pp. 478-9.<br />

140<br />

Cfr. Concetta Ranieri, Un’edizione di poeti arcadi nel carteggio tra G. M. Crescimbeni e B. Lippi in S.<br />

Maria in Cosmedin, in “Roma moderna e contemporanea”, I (settembre-dicembre 1993), pp. 139-53.<br />

Sulle crestomazie si vedano Lucia Dainesi, Le antologie poetiche nell’età dell’Arcadia, in “Giornale<br />

storico della letteratura italiana”, LXXXI (1964), pp. 557-73; Duccio Tongiorgi, «Nelle grinfie della<br />

storia». Letteratura e letterati fra Sette e Ottocento, Pisa, ETS, 2003, pp. 9-23; Corrado Viola, Canoni<br />

d’Arcadia, pp. 155-195.<br />

141<br />

Cfr. Antonio Grimaldi, Note sul genere biografico nella prima Arcadia romana, in Biografia: generi e<br />

strutture, a cura di Mauro Sarnelli, Roma, Aracne, 2003, pp. 219-30.<br />

142<br />

Per le pubblicazioni dei giochi olimpici cfr. Bilinski, Dall’agone ginnico alle contese di poesia, pp.<br />

165-7.<br />

143<br />

L’Istoria della Basilica diaconale collegiata, e parrocchiale di S. Maria in Cosmedin di Roma e Stato<br />

della Basilica […] di S. Maria in Cosmedin […] (Roma, de Rossi, 1715 e 1719). Promosso da Clemente<br />

XI nel 1719, il restauro della piazza adiacente alla chiesa fu celebrato in una corona di sonetti confluita in<br />

RdA, vol. IX, pp. 87-101. Del Crescimbeni sono anche L’istoria della Chiesa di S. Giovanni avanti Porta<br />

Latina e le Memorie istoriche della miracolosa immagine di S. Maria delle Grazie esistente in Roma<br />

nella V Chiesa, detta già S. Salvatore in Lauro, ed ora S. Maria di Loreto della Nazione Picena (Roma,<br />

de Rossi, 1716). Si veda Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 147, 160 e 183-4.<br />

57


Al custode, accusato di gestione impropria dei fondi riservati alla stampa delle<br />

cinquecentoventicinque copie del primo tomo delle Vite, raccolti attraverso una forma di<br />

autotassazione, fu accordata dal Collegio arcadico la piena responsabilità economica<br />

dell’impresa, a cui verosimilmente poté provvedere in virtù del sostegno degli ambienti<br />

curiali e aristocratici. 144 La centralizzazione del programma culturale, unita all’interesse<br />

per lo più rivolto agli autori romani (nel primo volume delle Prose Crescimbeni adduce<br />

giustificazioni di natura editoriale per escludere i contributi delle periferie arcadiche), 145<br />

mirava a imporre la linea riformatrice messa a punto dallo stesso Crescimbeni:<br />

Per lo total risorgimento del buon gusto nelle belle lettere cotanto in Italia<br />

nel passato Secolo deteriorato, fu istituita, ha ventisei anni, in Roma la<br />

Ragunanza degli Arcadi, la quale con tal fervore, e attenzione vi si è adoperata,<br />

che ha conseguito pienissimamente il suo fine; veggendosi quelle coltivate<br />

universalmente con ogni più esquisita maniera, e per avventura con qualche<br />

novità, e leggiadria di più, che prima della caduta non godevano. Io<br />

[Crescimbeni] metto al pubblico questo sentimento; perché di vero tale fu il fine<br />

dell’istituzione d’Arcadia; e perché tutti gli Autori, che in simili materie hanno<br />

scritto nel corso del tempo suddetto, ben dall’esito conoscendo la verità, una sì<br />

bella gloria le concedono. 146<br />

La produzione arcadica fu affidata alle cure dell’editore-libraio Antonio De Rossi<br />

proprietario della tipografia di Piazza di Ceri (trasferitasi nel 1719 in via del Seminario<br />

Romano) e stampatore ufficiale dell’accademia (per segnalazione del cardinale<br />

Ottoboni), allineato su posizioni di “discreto conservatorismo” e di “regolata<br />

ortodossia” (nel catalogo figurano, fra gli altri, due volumi di orazioni e tre di carmina<br />

del gesuita Carlo d’Aquino, insegnante di retorica del Crescimbeni a Macerata). 147 Le<br />

144<br />

Per le vicende editoriali delle Vite degli Arcadi si vedano Quondam, L’istituzione Arcadia, pp. 413-6;<br />

Bonazzi, Dal «Serbatoio» alla biblioteca dell’Arcadia, pp. 20-1; e Concetta Ranieri, Giovan Mario<br />

Crescimbeni e la sua «libraria». Un’accademia in una biblioteca, in “Roma moderna e contemporanea”,<br />

IV (settembre-dicembre 1996), pp. 577-94, alle pp. 579-81.<br />

145<br />

Scrive Crescimbeni: “a’ Deputati è paruto dovere, che la scelta di questi primi Tomi si facesse<br />

unicamente di tali Discorsi, senza ammettervi quelli fatti o nelle Adunanze delle Colonie, o fuori affatto<br />

d’Arcadia da’ Letterati forestieri, che sono Arcadi: sì perché l’Arcadia è fondata in Roma, e però dee<br />

questa preferirsi: sì anche perché il fare altramente non sarebbe riuscito agevole per l’infinità delle Prose,<br />

che sarebbero capitate da tutte le parti d’Italia, per non dire d’Europa, per la quale gli Arcadi sono sparsi;<br />

le quali essendo tutte buone, come si può supporre, che sieno, sarebbesi dovuto ammetterle tutte; e per<br />

conseguenza non pochi tometti, come si vuole, e si dee fare, ma infiniti volumi sarebbe convenuto e per<br />

giustizia, e per convenienza di farne” (A chi legge, in PdA, vol. I, pp. [IX-XI]).<br />

146<br />

Così Crescimbeni illustra la finalità dell’accademia nella lettera prefatoria in RdA, vol. I, pp. [III-XII],<br />

alle pp. [III-IV].<br />

147<br />

Sull’editore si vedano Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. VII-XXIX (si cita da p. X); Franchi, Le<br />

impressioni sceniche, pp. 655-82. Per le opere di Carlo d’Aquino (sul quale cfr. Mancurti, Vita di Gio.<br />

Mario Crescimbeni, p. 215), Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 28, 34, 47 e 54-5. Per il testo del<br />

contratto stipulato fra De Rossi e Crescimbeni il 2 luglio 1708, a ridosso della stampa del primo volume<br />

58


scelte dei dedicatari ubbidirono invece alla “pratica di inserimento nelle clientele più<br />

forti”. 148 A Clemente XI, promotore di opere pubbliche assegnate ai vincitori del<br />

concorso Clementino bandito annualmente (dal 1702) dalla capitolina accademia di S.<br />

Luca (o del Disegno), furono offerti i primi volumi delle Vite e delle Prose, 149 mentre ai<br />

nipoti Alessandro e Annibale Albani venne indirizzato il quarto tomo della serie<br />

biografica. Quest’ultima è completata dalle dediche ai cardinali Pietro Ottoboni (t. II),<br />

altresì destinatario del nono volume delle Rime, e a Francesco Maria Casini (t. III), al<br />

quale Gregorio Redi (vicecustode della colonia Forzata) indirizzò due sonetti per la<br />

promozione al cardinalato di S. Prisca (1712), mentre Crescimbeni e l’abate Tommaso<br />

Alessandro Vitali ne lodarono i cicli di prediche tenute nel palazzo Apostolico fra il<br />

1698 e il 1712. 150 Le altre crestomazie prosastiche (tt. II e III) furono dedicate<br />

rispettivamente al cardinale forlivese Fabrizio Paolucci, nunzio a Colonia nel 1696-98 e<br />

segretario di Stato di Clemente XI, e a Giovanni Cristoforo Battelli bibliotecario<br />

pontificio. 151 Le Notizie istoriche sono invece offerte al cardinale Giuseppe Vallemani<br />

(t. I), archivista vaticano nel 1670 e segretario della congregazione dei Riti,<br />

all’arcivescovo ravennate Girolamo Crispi uditore del tribunale della Sacra Rota (t. II), e<br />

a Francesco De Vico supervisore della basilica di S. Giovanni in Laterano (t. III). 152<br />

delle Vite, si veda Ranieri, Un’edizione di poeti arcadi, pp. 151-3; sul ruolo dell’Ottoboni nella scelta del<br />

De Rossi, ivi, pp. 140-1, n. 6. Quanto all’editoria romana nel XVIII secolo, si vedano Panfilia Orzi<br />

Smeriglio, Introduzione, in Il libro romano del Settecento. La stampa e la legatura, Roma, Accademia<br />

Nazionale dei Lincei, 1959, pp. 7-23; Francesco Barbieri, Per una storia del libro. Profili, note, ricerche,<br />

Roma, Bulzoni, 1981, pp. 197-235, alle pp. 216-21; Maria Iolanda Palazzolo, Editoria e istituzioni a<br />

Roma tra Settecento e Ottocento. Saggi e documenti, Roma, Archivio Guido Izzi, 1994, pp. 3-27.<br />

148 Quondam, L’Arcadia e la «Repubblica delle lettere», p. 206.<br />

149 Sul coinvolgimento degli arcadi nelle attività dell’accademia di S. Luca si veda, ad esempio, Il premio<br />

tra gli applausi del Campidoglio per l’Accademia del Disegno celebrata il dì 7 maggio 1705 presedendo<br />

il cavalier Carlo Maratti celebre dipintore, descritto da Giuseppe Ghezzi pittore, e segretario<br />

accademico; e dedicato dagli accademici alla santità di N.S. Clemente XI Pont. Ott. Mass. (Roma,<br />

Zenobi, 1705), in cui l’elenco dei premiati nelle tre discipline (pittura, scultura e architettura) è preceduto<br />

dalla Relazione del Ghezzi (pp. 9-18), dal discorso di Ulisse Giuseppe Gozzadini dedicato al pontefice<br />

(pp. 19-38) e dalla sezione poetica (pp. 39-57) che contempla, fra gli altri, i sonetti di Guidi (“Vidi tre<br />

Donne lungo il Tebro afflitte”, p. 43) e dello Zappi (“Dorme Piero in catene; e splende intanto”, p. 47).<br />

Cfr. anche Le belle arti in lega con la poesia per l’Accademia del Disegno celebrata in Campidoglio il dì<br />

6 maggio 1706 (Roma, Zenobi, 1706), dove figurano il sonetto dello Zappi sul Mosè di Michelangelo<br />

(“Chi è costui; che in dura pietra scolto”, p. 45; anche in RdA, vol. I, p. 283) e quello di Crescimbeni per il<br />

disseppellimento della colonna Antonina nel 1705 (p. 47; anche in RdA, vol. I, p. 67). Sull’argomento cfr.<br />

Aequa potestas. Le arti in gara a Roma nel Settecento, a cura di Angela Cipriani, Roma, Edizioni De<br />

Luca, 2000, pp. 1-18 e 151-68 (a cui rinvio anche per le informazioni bibliografiche).<br />

150 RdA, vol. IX, pp. [III-IX]. Su Casini cfr. Moroni, vol. X, 1841, p. 144; e Claudio Mutini in DBI, vol.<br />

XXI, 1978, pp. 359-61. Cfr. RdA, voll. I, pp. 57-8 (Crescimbeni), IV, 34 (Redi), VI, 230 (Vitali).<br />

151 Su Paolucci si vedano Moroni, vol. LI, 1851, p. 145; e la scheda biografica in Platania, Gli ultimi<br />

Sobieski e Roma, pp. 473-4; per Battelli cfr. SI, vol. II, pt. I, pp. 547-8, e IBI, vol. I, p. 394.<br />

152 Su Vallemani cfr. Moroni, vol. LXXXVIII, 1858, pp. 50-1; IBI, vol. X, p. 4194 (su Crispi, ivi, vol. IV, p.<br />

1322).<br />

59


Il primo volume delle Rime fu intitolato a Francesco Maria Ruspoli principe di<br />

Cerveteri, autore di un sonetto incluso nel quinto tomo, del quale era dedicataria la<br />

moglie Maria Isabella Cesi. 153 Il secondo si apre con la lettera prefatoria a Maria<br />

Costanza Buoncompagni principessa di Bassano, consorte di Vincenzo Giustiniani che<br />

ospitò le gare olimpiche nel 1705. 154 Gli echi dei successi conseguiti dalle truppe di<br />

Carlo VI contro i turchi nella battaglia di Petervaradino e nella presa di Temesvar (1716)<br />

si colgono nel terzo volume per il principe Eugenio di Savoia, comandante degli eserciti<br />

imperiali. I componimenti sul tema, recitati nell’adunanza del 17 settembre 1716,<br />

quando il tomo (che comprende testi dissonanti con la dedica) era già in corso di<br />

stampa, furono ordinati in un’ampia sezione in calce, così come ai versi in occasione<br />

della conquista di Belgrado (1717) fu riservata l’appendice nel settimo volume,<br />

indirizzato ai principi Filippo Maurizio e Clemente Augusto Wittelsbach, figli<br />

dell’elettore di Baviera Massimiliano II Emanuele. 155 A Carlo Albani, nipote di<br />

Clemente XI, il custode dedicò il quarto tomo, mentre riservò il sesto e l’ottavo<br />

rispettivamente a Giovanni Antonio Moncada principe di Monforte e al senese Marco<br />

Antonio Zondadari, altresì elogiato nella corona di sonetti per la nomina a gran maestro<br />

dell’ordine gerosolimitano (1720). 156<br />

I testi inviati all’accademia e conservati nel Serbatoio erano sottoposti dal custode,<br />

“alla rinfusa”, e in veste anonima, a una commissione che dopo averli selezionati,<br />

“senza altro riflesso, che di fare onore a sé, e a’ suoi Pastori, e utile alla letteraria<br />

Repubblica”, li destinava alle Rime in ordine alfabetico d’autore (nome pastorale),<br />

corredate dello stemma dell’accademia. 157 Esula in parte da questa impostazione il tomo<br />

153 RdA, voll. I, pp. [III-XII], V, [III-X] e 252 (“D’Arcadia un tempo il peregrino ovile”); del Ruspoli è anche<br />

l’egloga “Hic ubi consociant Ilex, et Fraxinus umbram”, in AC 1 , pp. 214-6. Alla Cesi è dedicata la<br />

seconda edizione de L’Arcadia (1711).<br />

154 RdA, vol. II, pp. [III-VIII].<br />

155 Ivi, voll. III, pp. [III-IX] e 341-95; VII, [III-XI] e 347-82. Sull’argomento cfr. Rosa Necchi, Marte nel<br />

Bosco Parrasio. La rappresentazione della guerra nelle “Rime degli Arcadi”, in Per violate forme.<br />

Rappresentazioni e linguaggi della violenza nella letteratura italiana, a cura di Fabrizio Bondi e Nicola<br />

Catelli, Lucca, Pacini Fazzi, 2009, pp. 47-60. In merito alla raccolta dei Componimenti delli Signori<br />

Accademici Quirini in lode del Serenissimo Principe Eugenio di Savoia recitati nella Galleria<br />

dell’Eminentissimo Corsini in occasione delle Vittorie d’Ungheria l’anno MDCCXVII, del 1717, in cui<br />

l’adesione alla linea filo-imperiale contrasta con il ritratto di Eugenio eroe cristiano offerto dagli arcadi,<br />

cfr. Beatrice Alfonzetti, Eugenio eroe perfettissimo. Dal canto dei Quirini alla rinascita tragica, in “Studi<br />

storici”, XLV (2004), pp. 259-77.<br />

156 RdA, voll. IV, pp. [III-X], VI, [III-XI], VIII, [iii-vi] e II-xvi (corona poetica inclusa anche nel vol. IX, pp.<br />

173-87). Su Zondadari cfr. Memorie istoriche, p. 240; e IBI, vol. X, p. 4380.<br />

157 Crescimbeni, A chi legge, in RdA, vol. I, pp. [XIII-XVI]. È dell’11 febbraio 1710 il documento<br />

sottoscritto dal custode e dai colleghi Leonio e Bigolotti sulla costituzione della “Società” editrice interna<br />

all’accademia: “[…] ogni volta che desiderino [gli arcadi] di farle pubblicare [le opere] da essa<br />

medesima, ne diano notizia al medesimo Custode, per poi mandarle in Roma franche di porto: perché<br />

60


nono, che reca un titolo anomalo rispetto alla serie e ne integra l’offerta metrica,<br />

ospitando altresì un numero cospicuo di ditirambi, alcuni dei quali già editi<br />

singolarmente “in libricciuoli di poche carte”. 158 Aperta dalla ghirlanda di sonetti per<br />

Innocenzo XIII e seguita, fra gli altri, dai serti per le lauree di Annibale (1704) e<br />

Alessandro Albani (1717), e per la nomina di Carlo VI (1711), la crestomazia annovera<br />

inoltre la Festa poetica allestita durante le celebrazioni natalizie (4 gennaio 1722) nella<br />

Cancelleria Apostolica del cardinale Ottoboni (dove, nel 1710, la rappresentazione del<br />

suo dramma Costantino Pio offrì l’argomento per una ghirlanda di sonetti), 159 e l’egloga<br />

Il ferragosto recitata da Crescimbeni e dallo Zappi nel cenacolo ottoboniano (1701). 160<br />

Quanto agli oltre duecento rimatori antologizzati nei primi otto volumi, 161 accanto a<br />

Crescimbeni e a sei fondatori (Figari, Del Nero, Leonio, Paolucci, Stampiglia, Zappi) 162<br />

figurano poeti di origine aristocratica, con il nutrito drappello dei nobili napoletani, 163 e<br />

quando da essa Adunanza vengano approvate mediante i suoi Deputati, ne sarà a’ debiti tempi ordinata la<br />

stampa, secondo le forze della Società, la quale lascerà libere le Dediche agli Autori” (BAR, ms. 18, cc.<br />

234r-238v, a c. 234v). Relativamente all’uso degli pseudonimi e del simbolo, i permessi rilasciati dalla<br />

commissione erano così articolati (1715): “Essendovi la relazione degli otto deputati sopra il 4° tomo<br />

delle Rime degli Arcadi, che si legge, se vogliano conceder licenza agli Autori di mettere nella stampa i<br />

loro nomi Pastorali, e al Collettore in frontispizio l’insegna del Comune = si conceda secondo la solita<br />

formola” (BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi, vol. III, c. 253).<br />

158<br />

Raccolta di varj poemetti lirici, drammatici, e ditirambici degli Arcadi. Tomo primo, che è il nono<br />

delle Rime, Roma, de’ Rossi, 1722, p. [X].<br />

159<br />

Franchi, Drammaturgia romana, p. 70. Per la corona poetica cfr. RdA, vol. IX, pp. 189-205.<br />

160<br />

RdA, vol. IX, pp. 1-42, 103-19, 153-69, 207-23, 241-93.<br />

161<br />

Secondo Quondam, che ha rilevato “la coerenza del rapporto percentuale della composizione sociale<br />

assoluta dell’Arcadia e della rappresentanza delle Rime”, il peculiare allestimento del nono volume non<br />

consente “rilevazioni complessivamente valide” (cfr. L’istituzione Arcadia, pp. 408-10 n., 411 e 437 [tav.<br />

10]).<br />

162<br />

Per Crescimbeni cfr. RdA, voll. I, pp. 52-120; III, 344-5; VIII, [xvi] e 23-40; IX, 42, 84, 101, 119, 136,<br />

152, 169, 187, 205, 209, 223-57, 335-49. Per i fondatori, ivi, voll. I, pp. 1-51, 259-82, 282-311, 312-78<br />

(Paolucci, Del Nero, Zappi, Leonio); II, 266-94 e 370-89 (Figari, Stampiglia); III, 392-3 e 389 (Zappi,<br />

Stampiglia); VII, 379, 380-1, 382 (Stampiglia, Zappi, Leonio); VIII, [XII], 257-62, 303-20, 331-41, 343-4<br />

(Stampiglia, Del Nero, Zappi, Leonio); IX, 64, 97, 118, 139, 196, 220 (Paolucci), 106 e 191 (Leonio), 46,<br />

123, 151, 167 e 195 (Figari), 54 e 183 (Stampiglia), 82, 197, 214, 241-57 (Zappi). Lo Zappi è autore di<br />

due orazioni rispettivamente recitate nel Bosco Parrasio (25 maggio 1700) e in Campidoglio, per<br />

l’apertura dell’accademia del Disegno (1702), e di una declamazione in risposta a Leonio (25 luglio<br />

1695), di cui sono invece il racconto di un sogno “intorno a i due Amori sensuale, e ragionevole”, letto in<br />

Arcadia nel 1696 e interpretato da Crescimbeni (cfr. Mari, Venere celeste e Venere terrestre, p. 21), e i<br />

ragionamenti Per difesa d’alcune costumanze della moderna Arcadia (1698) e De i Greggi, e de gli<br />

Armenti de i moderni Pastori d’Arcadia (1711); cfr. PdA, vol. I, pp. 211-30, 231-73, 274-98, 299-316,<br />

317-34, 352-62. Di Paolucci è il discorso sullo spartano Chilone, tenuto nell’accademia Ottoboniana nel<br />

1703, “per provare, che i sette Savj della Grecia non meritavano il titolo di Savj”; occasione a cui<br />

partecipò anche Leonio, con una riflessione sul rodiese Cleobulo (ivi, voll. I, pp. 335-51, e III, 39-57).<br />

163<br />

Si vedano, ad esempio, Carmine Niccolò Caracciolo principe di Santobuono, Giuseppe Leopoldo e<br />

Carlo Sanseverino principi di Bisignano, Giovanni e Gabriele Enriquez principi di Squinzano e Francesco<br />

Maria Carafa principe di Belvedere, dedicatario della prosa letta da Crescimbeni nel Bosco Parrasio, nel<br />

1694 (PdA, vol. I, pp. 1-20; sul Carafa si veda inoltre il profilo di Alessandro Pompeo Berti nelle Notizie<br />

istoriche, vol. I, pp. 213-8), in RdA, voll. III, pp. 206-8; V, 367-70; VI, 51-2, 112, 285-92; VIII, [III] e 342-3;<br />

IX, 174.<br />

61


di estrazione ecclesiastica, dagli abati ai gradi alti della gerarchia. Varia è la<br />

composizione del “terzo stato”: burocrati (come l’urbinate Andrea Diotallevi segretario<br />

di Alessandro Albani), senatori (fra i quali il fiorentino Alessandro Segni), 164 cavalieri<br />

(il veronese Emilio Emili dell’Ordine di Malta), giuristi (come il romano Francesco<br />

Maria Gasparri e il fiorentino Francesco Forzoni Accolti), 165 “dottori” come Alessandro<br />

Marchetti, docente di matematica nell’ateneo pisano (1677) e noto traduttore di<br />

Lucrezio e di Anacreonte, 166 e Giambattista Vico, titolare della cattedra di eloquenza a<br />

Napoli (1699), che dopo lo scisma rinnovò la fedeltà a Crescimbeni con una lettera<br />

dell’11 giugno 1712. 167 Se inusuale è l’appellativo di “poeta”, perché l’ingresso in<br />

Arcadia garantiva “il titolo di «letterato» secondo l’accezione estensiva<br />

settecentesca”, 168 l’alta percentuale delle qualifiche generiche accompagnate<br />

dall’indicazione del luogo di provenienza convalida il carattere onnicomprensivo della<br />

strategia di reclutamento, accentuato dopo la rottura nel 1711. Quanto alle origini<br />

geografiche, è confermata la supremazia dello Stato della Chiesa sui territori periferici,<br />

solitamente identificati nei vicecustodi delle colonie. Se ad alcuni nuclei dello Stato (fra<br />

164 Ivi, voll. III, pp. 394 (Diotallevi); IV, 127-8 (Segni); V, 370-6 (Diotallevi); IX, 110 e 223 (Diotallevi).<br />

Su Segni cfr. Salvino Salvini in Notizie istoriche, vol. I, pp. 74-7.<br />

165 RdA, voll. II-III, pp. 189-212 e 371-5 (Gasparri), VII, 69-74 e 354-60 (Forzoni Accolti, Gasparri), VIII,<br />

40-3 e 162-75 (Emili, Gasparri); IX, 62 (Forzoni Accolti), 113 e 155 (Gasparri). Su Forzoni Accolti cfr.<br />

Giuseppe Bianchini in Notizie istoriche, vol. II, pp. 243-6; e per l’Emili si veda Viola, Canoni d’Arcadia,<br />

p. 89.<br />

166 Di Marchetti, in Arcadia Alterio Eleo (cfr. Mario Saccenti, Lucrezio in Toscana. Studio su Alessandro<br />

Marchetti, Firenze, Olschki, 1966, pp. 25-149; Cesare Preti in DBI, vol. LXIX, 2007, pp. 628-32), sono<br />

trentadue sonetti, una sestina lirica e un capitolo per Antonio Magliabechi in RdA, vol. V, pp. 72-90. La<br />

versione in sciolti del De rerum natura, eseguita fra il 1664 e il 1669, ma interdetta dal governo<br />

granducale che osteggiava la diffusione delle tesi democritee, uscì postuma a Londra, nel 1717, per le<br />

cure di Paolo Rolli e per i tipi di Giovanni Pickard (cfr. Marchetti, Della natura delle cose di Lucrezio, a<br />

cura di Mario Saccenti, Modena, Mucchi, 1992; ora anche nell’ed. a cura di Denise Aricò, Roma, Salerno,<br />

2003). Ne L’Arcadia di Crescimbeni (pp. 56-63), Elisabetta Girolami Ambra offre un saggio della<br />

traduzione di Alterio, recitando la sequenza sulla descrizione della peste di Atene (cfr. Della natura delle<br />

cose di Lucrezio, pp. 268-74, libro VI, vv. 1589-875). Inoltre, L’Anacreonte tradotto dal testo greco in<br />

rime toscane fu edito a Lucca, da Leonardo Venturini, nel 1707.<br />

167 Vico, L’autobiografia, il carteggio e le poesie varie, a cura di Benedetto Croce e Fausto Nicolini, Bari,<br />

Laterza, 1929 2 (1911), pp. 148-9. Cfr. anche la missiva a Crescimbeni (ivi, pp. 147-8), di data incerta (5 o<br />

12 luglio 1710), in cui il ringraziamento per l’ammissione in Arcadia (19 giugno 1710), con il nome di<br />

Laufilo Terio, è accompagnato dall’invio del sonetto “Donna bella e gentil, pregio ed onore” (in Vico,<br />

Versi d’occasione e scritti di scuola con appendice e bibliografia generale delle opere, a cura di Fausto<br />

Nicolini, Bari, Laterza, 1941, p. 40). Sull’adesione di Laufilo all’Arcadia crescimbeniana cfr. Amedeo<br />

Quondam, Il «lavorar canzoni» del Vico: la poesia nell’età della «ragione spiegata», in “La rassegna<br />

della letteratura italiana”, LXXIV (maggio-dicembre 1970), pp. 298-332, alle pp. 309-11. Di Laufilo è il<br />

panegirico di tre canzoni per Massimiliano II Emanuele di Baviera (in RdA, vol. VIII, pp. 193-206; cfr.,<br />

ora, Vico, Opere, a cura di Andrea Battistini, Milano, Mondadori, 1990 [2007 4 ], 2 voll., nel vol. I, pp.<br />

230-41), che a sua volta replicò con una lettera, da Bruxelles, del 25 giugno 1694 (cfr. Vico,<br />

L’autobiografia, il carteggio, p. 140).<br />

168 Quondam, L’istituzione Arcadia, p. 400. Soltanto Stampiglia è definito “poeta” in virtù dell’incarico<br />

svolto presso la corte di Vienna nel 1706-18.<br />

62


i quali Bologna) 169 ed extra-pontifici (come Genova, patria di Figari e di Del Nero; il<br />

Granducato di Toscana, dove maturarono i fermenti scientifici della cosiddetta pre-<br />

arcadica; e Napoli, sottratta alle forze scissioniste) 170 è riservata una qualche attenzione,<br />

del tutto subalterni risultano i ducati satelliti (Lucca, Mantova, Modena, Parma e<br />

Piacenza), 171 gli istituti settentrionali (come l’Innominata di Bra, la Giulia di Udine e la<br />

Milanese, rappresentata, fra gli altri, dai versi di Carlo Maria Maggi) 172 e gli accademici<br />

stranieri, rappresentati soltanto dall’andaluso Giovanni Vizzaron arcidiacono di Siviglia<br />

e dal provenzale Paul Bernardy. 173<br />

169 Oltre a Manfredi, Martello e Orsi, il gruppo bolognese annovera Ferdinando Antonio Ghedini, Carlo<br />

Francesco Martello, i fratelli Ercole Maria, Francesco Maria e Giampietro Zanotti, l’abate Enea Antonio<br />

Bonini, Ferdinando Antonio Campeggi, i conti Angelo Antonio Sacco ed Ercole Aldrovandi, il marchese<br />

Antonio Maria Ghislieri, principe dell’accademia dei Gelati, il cardinale Ulisse Giuseppe Gozzadini e<br />

Carlo Antonio Bedori (cfr. RdA, voll. III, pp. 146-58, 159-65, 188-91, 296-322, 382, 387; IV, 1-19, 95-<br />

108, 134-42, 305-19, 319-28; V, 355-63; VII, 76-8 e 228-33; IX, 9 e 218).<br />

170 Fra i pastori della Ligustica si segnalano l’agostiniano Giovanni Battista Cotta, autore del Dio. Sonetti<br />

e inni (Genova, Casamara, 1709), Giovanni Battista Riccheri, Agostino Spinola, il chierico regolare<br />

Giovanni Tommaso Baciocchi (RdA, voll. IV, pp. 69-94; V, 279-97; VI, 1-7 e 262-77; VIII, 160-1; IX, 71,<br />

148). Nel gruppo degli arcadi toscani, insieme al Filicaia, al Redi e al Menzini, figurano il fiorentino<br />

Francesco Del Teglia, che curò l’edizione postuma dell’Accademia Tusculana dello stesso Menzini<br />

(1705); il pistoiese Niccolò Forteguerri, referendario e autore del Ricciardetto (pubblicato postumo a<br />

Venezia, nel 1738, ma con il falso luogo di Parigi); il fiorentino Lorenzo Bellini, cui si devono i Discorsi<br />

di anatomia (Firenze, Moücke, 1741); e Girolamo Gigli, docente di eloquenza nell’università di Siena<br />

(1698-1708); cfr. RdA, voll. II, pp. 147-89 e 295-340, III, 31-6, 243-95, IV, 288-99, V, 91-120, VI, 123-66,<br />

VIII, 50-62, 238-56, 263-83, IX, 74. Per Bellini si vedano Crescimbeni, in VdA, vol. I, pp. 113-22; Salvino<br />

Salvini, in Notizie istoriche, vol. III, pp. 239-42; Giulio Coari-Claudio Mutini, in DBI, vol. VII, 1965, pp.<br />

713-6. Per il Forteguerri cfr. Matteo Sanfilippo in DBI, vol. XLIX, 1997, pp. 159-62. Quanto a Gigli,<br />

curatore del Vocabolario cateriniano (messo al rogo a Firenze, nel settembre 1717) e delle Lezioni di<br />

lingua toscana (1729), cfr. Lucinda Spera in DBI, vol. LIV, 2000, pp. 676-9.<br />

171 Di Lucca sono Donato Antonio Leonardi, luogotenente di Antonio Vidman governatore delle Marche,<br />

Giacomo Sardini e Antonio Tommasi (RdA, voll. II, pp. 43-57; III, 351; V, 207-22; VI, 328-50; VII, 351; IX,<br />

29). Il gruppo mantovano annovera il conte Giulio Cesare Mantelli e i marchesi Ottavio e Corrado<br />

Gonzaga (ivi, voll. VI, pp. 48-9 e 239-45; VIII, 63-5), mentre al ducato modenese afferiscono Cesare<br />

Bigolotti, Giuliano Sabbatini (P. Giuliano di S. Agata) e Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S.<br />

Anna), afferenti alla colonia Mariana, Alessandro Pegolotti, Galeazzo Fontana e Muratori, anche se i<br />

rapporti di quest’ultimo con l’Arcadia si erano allentati dopo la vicenda di Comacchio (1708) e la<br />

pubblicazione dei Primi disegni della Repubblica letteraria, nel 1704, e Della perfetta poesia italiana, nel<br />

1706 (ivi, voll. II, pp. 58-71, 341-69; III, 209-28, 356; IV, 1-26; VI, 53-8, 237-8; VII, 349-51; VIII, 118-20;<br />

IX, 34, 45, 111, 198, 222). Parma è rappresentata dal marchese Pier Maria Dalla Rosa Prati (cfr. Lasagni,<br />

vol. II, pp. 320-1) e dal conte Niccolò Cicognari (RdA, voll. VII, pp. 1-5 e 194-6; IX, 99). Della Trebbiense<br />

figurano Ubertino Landi, i conti Ottavio Barattieri, Pier Francesco Scotti, Giovanni Cernuschi,<br />

Alessandro Marazzani e il forlivese Vincenzo Piazza (ivi, voll. III, pp. 122-6; VI, 324-7; VII, 152-3, 157-8,<br />

341-3; IX, 99; cfr. Pareti-Baucia, Per la storia dell’Arcadia, pp. 208-10). Piacentino, ma non affiliato al<br />

cenacolo locale, è Pietro Marazzani Visconti (RdA, vol. VII, pp. 235-9).<br />

172 Alla colonia piemontese afferiscono Pier Francesco Lugaresi e Carlo Enrico Sanmartino (RdA, voll.<br />

VIII, pp. 222-30; IX, 81), mentre di area lombarda sono il marchese Agostino Isimbardi, Carlo Emanuele<br />

d’Este, il cardinale Luigi Omodei, Pietro Antonio Crevenna e Francesco de Lemene (ivi, voll. III, pp. 395;<br />

V, 121-42; VI, 39-47 e 122; VIII, 76-97; IX, 21, 38, 159, 387-9), che scrivendo a Crescimbeni nel 1695<br />

negò di essere a conoscenza dell’esistenza dell’Arcadia (cfr. Vignati, Francesco de Lemene e il suo<br />

epistolario inedito, pp. 63-5). Al sodalizio udinese appartengono Giuseppe Bini e Niccolò Madrisio (RdA,<br />

voll. VI, pp. 315-24; VII, 159-66; IX, 30).<br />

173 RdA, voll. VIII, pp. 220-2; IX, 48, 133, 142, 161.<br />

63


Distribuite in maniera pressoché uniforme, e quasi tutte accolte nella crestomazia<br />

coeva edita a Venezia per le cure di Giovanni Battista Recanati (1716), 174 le venti<br />

poetesse furono cooptate fra il 1691 (la pisana Maria Selvaggia Borghini, dama d’onore<br />

di Maria Vittoria della Rovere, e la napoletana Aurora Caetani Sanseverino, nota come<br />

Lucinda Coritesia) e il 1715 (la ferrarese Elena Balletti Riccoboni, alias Mirtinda<br />

Parraside, che il 18 maggio 1716 debuttò al Palais Royal di Parigi con l’Heureuse<br />

surprise), alcune delle quali protagoniste de L’Arcadia crescimbeniana. 175 Le rimatrici<br />

dichiarano per lo più una discendenza nobiliare e una dislocazione toscana (le senesi<br />

Emilia Ballati Orlandini ed Elisabetta Credi Fortini e le fiorentine Maria Alessandri<br />

Buonaccorsi ed Elisabetta Girolami Ambra) 176 e napoletana, come Giovanna Caracciolo<br />

principessa di Santobuono (morta nel 1715), Cecilia Capece Minutolo Enriquez<br />

principessa di Squinzano e moglie di Giovanni Enriquez, Ippolita Cantelmo Stuart<br />

duchessa di Bruzzano (ammessa in Arcadia, nel 1710, per il tramite di Vico). 177<br />

Provengono dai territori pontifici la Paolini Massimi, la Maratti Zappi, Gaetana<br />

Passerini e la Gabrielli Capizucchi, che promosse la temporanea collocazione<br />

174 Poesie italiane di rimatrici viventi raccolte da Teleste Ciparissiano [Giovanni Battista Recanati]<br />

pastore arcade, Venezia, Coleti, 1716, pp. 15-17 (Rangoni di Castelbarco), 30-48 (Balletti Riccoboni),<br />

54-9 (Credi Fortini), 61-6 (Girolami Ambra), 67-8 (Ballati Orlandini), 78-96 (Maratti Zappi), 99-117<br />

(Passerini), 118 (Caracciolo), 119-21 (Sarega Pellegrini), 122-38 (Alessandri Buonaccorsi), 146-9<br />

(Strozzi), 153-70 (Borghini), 179 (Viali Rivaroli), 180-98 (Paolini Massimi), 209-17 (Grillo Pamphili),<br />

264-9 (Cantelmo Stuart). Del Recanati sono diciannove sonetti in RdA, vol. II, pp. 390-9. Un decennio<br />

dopo furono dati alle stampe i Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo (Venezia,<br />

Mora, 1726, 2 voll.; rist. anast. con nota critica e bio-bibliografica di Adriana Chemello, Mirano, Eidos,<br />

2006), per iniziativa di Luisa Bergalli, moglie di Gasparo Gozzi, tragediografa (ad esempio, La Teba,<br />

Venezia, Zane, 1728; Elettra, Venezia, Occhi, 1743) e commediografa (cfr. Le avventure del poeta<br />

[1730], ora nell’ed. a cura di Luisa Ricaldone, nota biografica e bibliografica di Paola Serra, Manziana,<br />

Vecchiarelli, 1997), nonché traduttrice, fra l’altro, delle opere di Terenzio in versi sciolti (Venezia, Zane,<br />

1733). Cfr. SI, vol. II, pt. II, pp. 926-9; Claudio Mutini in DBI, vol. IX, 1967, pp. 63-8; Adriana Chemello,<br />

Le ricerche erudite di Luisa Bergalli, in Adriana Chemello-Luisa Ricaldone, Geografie e genealogie<br />

letterarie. Erudite, biografe, croniste, narratrici “épistolières”, utopiste tra Settecento e Ottocento,<br />

Padova, Il Poligrafo, 2000, pp. 49-88.<br />

175 RdA, voll. II, pp. 263-6 (Balletti Riccoboni); III, 185-7 (Caetani Sanseverino); IV, 108-23 (Borghini).<br />

Su quest’ultima, di cui è stato pubblicato Il canzoniere, a cura di Agostino Agostini, Alessandro Panajia,<br />

e con un saggio di Elisabetta Benucci (Pisa, ETS, 2001), cfr. SI, vol. II, pt. II, pp. 1736-9; Gianni<br />

Ballistreri in DBI, vol. XII, 1970, pp. 676-7; e Giordano, Letterate toscane, pp. 66-79. Sulla Balletti,<br />

attrice e moglie di Luigi Riccoboni, con il quale condivise le scene teatrali, cfr. Ada Zapperi in DBI, vol.<br />

V, 1963, pp. 590-3; e Spaggiari, 1782. Studi di Italianistica, p. 22.<br />

176 RdA, voll. IV, pp. 142-4 (Girolami Ambra) e 181-9 (Alessandri Buonaccorsi); VI, 195-6 (Ballati<br />

Orlandini); VII, 5-18 (Credi Fortini). Cfr. Giordano, Letterate toscane, pp. 37-9 (Ballati Orlandini), 80-3<br />

(Alessandri Buonaccorsi), 94-7 (Credi Fortini), 109-11 (Girolami Ambra).<br />

177 RdA, voll. V, pp. 363-7 (Caracciolo); VI, 112-4 (Capece Minutolo Enriquez) e 170-3 (Cantelmo<br />

Stuart). Cfr. Giannantonio, L’Arcadia napoletana, pp. 178 (Caracciolo) e 185-90 (Caetani Sanseverino e<br />

Cantelmo Stuart); per la Caracciolo si segnala anche la voce di Donato Antonio Franceschelli nelle<br />

Notizie istoriche, vol. III, pp. 30-6. Dedicato alle nozze della Cantelmo Stuart con Vincenzo Carafa duca<br />

di Bruzzano (giugno 1696) è l’epitalamio del Vico, “D’amaranti immortali omai la fronte”, in Id., Versi<br />

d’occasione, pp. 32-7.<br />

64


dell’accademia nella proprietà del figliastro Francesco Maria Ruspoli. 178 Scarse, per<br />

contro, le voci periferiche: oltre alle contesse Clarina Rangoni di Castelbarco e Giulia<br />

Sarega Pellegrini, afferenti al cenacolo Veronese, figurano le genovesi Maria Pellegrina<br />

Viali Rivaroli e Teresa Grillo, trasferitasi nell’Urbe nel 1703 per le nozze con il principe<br />

Camillo Pamphili, al pari della messinese Anna Maria Ardoini, commemorata dalle co-<br />

accademiche nel quarto libro de L’Arcadia, sposa a Roma del principe Giovanni<br />

Battista Ludovisi nel 1697. 179<br />

4. In concomitanza con la morte di Clemente XI, nel 1721, e l’assegnazione della sua<br />

campagna arcadica a Giovanni V re di Portogallo, acclamato con il nome di Arete<br />

Melleo e dedicatario nello stesso anno del primo volume degli Arcadum carmina, 180 la<br />

scadenza dell’affitto novennale del Bosco Parrasio, nel giardino Ginnasi sull’Aventino,<br />

riaprì l’annosa questione dell’instabilità della sede, risolta in quel momento grazie<br />

all’offerta del monarca di Braganza, intenzionato a guadagnarsi il favore del nuovo<br />

pontefice Innocenzo XIII. In virtù dei trascorsi di legato a Lisbona (1698-1710) e di<br />

“protettore” della corona lusitana presso la Santa Sede (1710-12), il papa avviò una<br />

politica distensiva nei confronti del Portogallo, dopo gli attriti diplomatici cagionati da<br />

una serie di motivi: la difesa del “Real Padroado” sulle colonie d’oltreoceano, contro<br />

l’ingerenza della curia romana; l’adesione al fronte filo-imperiale nella guerra di<br />

Successione spagnola, contro l’allineamento del papato in favore della Francia; la<br />

vicenda dei “riti cinesi”, che espose il programma di evangelizzazione dei gesuiti<br />

portoghesi alla ferma condanna di Clemente XI col decreto Cum Deus Optimus (1704),<br />

178 I versi della Paolini Massimi sono in RdA, voll. I, pp. 163-74, III, 381, VII, 361, IX, 72, 100, 162; per la<br />

Maratti cfr. ivi, voll. II, pp. 28-42, IX, 96 e 199 (su entrambe si veda anche Anna Teresa Romano Cervone,<br />

Faustina Maratti Zappi e Petronilla Paolini Massimi: l’«universo debole» della prima Arcadia romana,<br />

in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 169-76). Per la Gabrielli Capizucchi e la Passerini,<br />

sorella di Francesco (Linco Telpusio) e Ferdinando (Olimpio Batilliano), cfr. RdA, voll. III, pp. 107-22,<br />

325-40, e IX, 80. Sul gioco del “Sibillone”, “pretesto tra mondano e accademico per accendere la<br />

discussione su temi teorici e istituzionali di particolare interesse per la vita dell’Accademia” (cfr. Romano<br />

Cervone, Presenze femminili nella prima Arcadia romana, p. 51), a cui nel 1707 parteciparono la Paolini<br />

Massimi, la Maratti Zappi e la Gabrielli Capizucchi, confrontandosi sul tema “se per rendere un animo<br />

perfetto sia necessario l’amore” (in PdA, vol. III, pp. 82-101), cfr. Mari, Venere celeste e Venere terrestre,<br />

pp. 21-2.<br />

179 RdA, voll. I, pp. 212-6 (Grillo Pamphili); VI, 88-9 (Viali Rivaroli) e 215-6 (Ardoini Ludovisi). Su<br />

quest’ultima cfr. L’Arcadia, pp. 136-41; Bibliotheca sicula, vol. I, p. 37; Crescimbeni, in Notizie<br />

istoriche, vol. I, pp. 278-81.<br />

180 BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi, vol. III, c. 496 (cfr. anche Onomasticon, p. 26).<br />

65


promulgato in Cina dal cardinale Carlo Tommaso Maillard de Tournon, che era stato fra<br />

i fondatori dell’Arcadia. 181<br />

Su proposta del custode, il 4 settembre 1721 furono ascritti i cardinali Nuño Cunha<br />

de Attayde (Basilide Etiadeo) e José Pereira de Lacerda (Retimo Sideate), giunti a<br />

Roma in maggio (a conclave terminato) per rilanciare l’immagine della monarchia<br />

lusitana, finanziando opere pubbliche (come il restauro della basilica di S. Anastasia,<br />

pubblicizzato in una monografia del Crescimbeni, e l’allestimento dell’apparato<br />

cerimoniale nella chiesa di S. Susanna per la festa del 12 agosto) e presenziando,<br />

nell’estate dello stesso anno, ai ludi olimpici in onore di Innocenzo XIII, celebrati nel<br />

giardino del principe Ruspoli presso S. Matteo in Merulana. 182 Consolidati dunque i<br />

rapporti fra l’Arcadia e Giovanni V, come si evince dalla lettera di quest’ultimo al<br />

cenacolo romano, del 25 novembre 1721, in cui il ringraziamento per “la Successione<br />

ad un luogo che fu Onorato dalla Persona del famoso Clem XI” è accompagnato<br />

dalla promessa di garantire al sodalizio gli effetti della reale “beneficenza”, 183 intorno<br />

alla metà del 1723 l’architetto romano Antonio Canevari (Elbasco Agroterico) avviò le<br />

verifiche del sito indentificato nei pressi di piazza Termini, di proprietà dei padri di S.<br />

Bernardo. 184 Ma i quattromila scudi elargiti dalla Corona portoghese, il 24 settembre,<br />

offrirono a Canevari e alla commissione incaricata (composta dagli abati Giuseppe<br />

Paolucci e Michele Giuseppe Morei, da Antonio Francesco De Felici e da Francesco De<br />

Vico, a cui si aggiunsero gli avvocati Francesco Maria di Campello e Pietro Andreozzi)<br />

l’opportunità di vagliare più proposte d’acquisto, senza trascurare le richieste di<br />

181 Su questi problemi cfr. Paola Ferraris, L’Arcadia nella diplomazia internazionale: il Bosco Parrasio<br />

gianicolense, in “Atti e memorie d’Arcadia”, s. III, vol. VIII, fasc. 4 (1986-87), pp. 227-68, alle pp. 227-8;<br />

Gabriele Borghini-Paola Ferraris-Sandra Vasco Rocca, Rapporti internazionali dell’Arcadia: Giovanni V<br />

di Portogallo e le arti figurative in Roma, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp. 345-53;<br />

Marco Lattanzi, I giochi della diplomazia. Il tempo di Giovanni V fra Roma e Lisbona, in Giovanni V di<br />

Portogallo (1707-1750) e la cultura romana del suo tempo, a cura di Sandra Vasco Rocca, Gabriele<br />

Borghini, Roma, Àrgos, 1995, pp. 475-9; Dixon, Between the Real and the Ideal, pp. 83-6. Quanto ai<br />

rapporti fra la letteratura portoghese e quella italiana si veda Spaggiari, 1782. Studi di italianistica, pp.<br />

238-59.<br />

182 I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi nell’ingresso dell’Olimpiade DCXXV in lode della Santità di<br />

N. S. Papa Innocenzo XIII e pubblicati da Gio. Mario Crescimbeni, Roma, de’ Rossi, 1721. Sul<br />

mecenatismo dei cardinali Cunha e Pereira cfr. Ferraris, L’Arcadia nella diplomazia internazionale, pp.<br />

229-31; Borghini-Ferraris-Vasco Rocca, Rapporti internazionali dell’Arcadia, pp. 346-7. Di Crescimbeni<br />

è L’istoria della Basilica di S. Anastasia, parimente con la notizia d’altre Chiese, e con figure in rame,<br />

Roma, de’ Rossi, 1722.<br />

183 Copia della traduzione della missiva è in BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi, vol. IV, c. 56.<br />

184 Su Canevari, arcade dal 1716 e confermato “Architetto dell’Opera” nel novembre 1723 (BAR,<br />

Racconto de’ fatti degli Arcadi, vol. IV, c. 113), cfr. Arnaldo Venditti-Margherita Azzi Visentini in DBI,<br />

vol. XVIII, 1975, pp. 55-8.<br />

66


Crescimbeni. 185 Nonostante il dissenso iniziale del De Felici e la candidatura di un sito<br />

fuori Porta del Popolo avanzata dal custode nel febbraio 1724, per desiderio di rivincita<br />

sui graviniani che lì si erano riuniti tredici anni prima, l’acquisto per mille scudi del<br />

terreno alle pendici del Gianicolo, sotto S. Pietro in Montorio, il 9 luglio 1725, fu<br />

seguito dall’approvazione del progetto del Canevari (20 settembre) e dalla cerimonia di<br />

posa della prima pietra prevista per il 5 ottobre, anniversario della nascita<br />

dell’accademia (la data effettiva venne posticipata al 9 a causa del maltempo). 186<br />

Edificato con un’amministrazione oculata dei fondi, insufficienti al completamento<br />

dell’apparato decorativo e non totalmente surrogati dal mecenatismo lusitano, venuto a<br />

mancare dopo il dissidio fra Giovanni V e Benedetto XIII sulla nomina cardinalizia del<br />

nunzio Vincenzo Bichi (che il papa non approvò), il Bosco Parrasio fu inaugurato il 9<br />

settembre 1726 in occasione dei giochi olimpici per il sovrano del Portogallo, celebrati<br />

alla presenza dell’ambasciatore Andrés Mello de Castro conte di Galveas, omaggiato da<br />

Crescimbeni con un sonetto collocato in apertura della miscellanea. 187 Al Canevari, che<br />

si sarebbe trasferito l’anno dopo a Lisbona per il restauro e l’ampliamento del Palazzo<br />

Reale (Paço de Ribeira), andato distrutto nel terremoto del 1755, fu donata la raccolta<br />

completa delle Rime e delle Prose, in sedici tomi, con l’aggiunta del volume delle<br />

poesie di Alfesibeo. 188<br />

185 “Sia [il sito] di grandezza tanto quanto basta per fare un Teatro con ogni pienezza di decoro, e di<br />

Maestà; / Vi sia sito, oltre il Teatro da poter passeggiare intorno / Vi sia, o vi si possa fare una casa per<br />

trasportarvi il Serbatoio, e un Portico, o altro edifizio per trattenere i Personaggi, e salvarsi dalle piogge. /<br />

Sia in sito d’aria buona […] / Sia vicino, e comodo per quelli che non hanno Carrozza, e con piazza o<br />

altro comodo per le carrozze / Non sia soggetto al sole almeno dalle ore 22 in giù / Non abbia soggezione<br />

di case attorno / Abbia bella veduta / Abbia acqua / Possa dilatarsi, quando si voglia fare Sia libero da<br />

Canoni, e da ogni altro peso / Il suo prezzo da compra, e aggiustamento non possa eccedere li scudi 4mila<br />

[…]” (BAR, ms. 35, c. 2r; cfr. anche Predieri, Bosco Parrasio, p. 59).<br />

186 Su queste vicende si rinvia a Ferraris, L’Arcadia nella diplomazia internazionale, pp. 234-49; Predieri,<br />

Bosco Parrasio, pp. 53-63; Dixon, Between the Real and the Ideal, pp. 86-94. Cfr. anche il Racconto<br />

della funzione fattasi nel getto della prima pietra ne’ fondamenti del nuovo teatro degli Arcadi<br />

(prefazione ai Componimenti Poetici dedicati alla Santità di N. S. Papa Benedetto XIII dalla Ragunanza<br />

degli Arcadi nel gettarsi la prima pietra ne’ fondamenti del nuovo teatro per li congressi letterarj della<br />

medesima […], Roma, de’ Rossi, 1725), in Storia dell’accademia, pp. 75-82.<br />

187 I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi per l’ingresso dell’Olimpiade DCXXVI. In lode della Sacra<br />

Real Maestà di Giovanni V Re di Portogallo, Roma, de’ Rossi, 1726, pp. 7 (“Quei, che Olimpia già fer<br />

chiara, ed illustre”) e 15-25 (Ragionamento di Gio. Mario Crescimbeni […]). Sulla sede gianicolense cfr.<br />

l’estratto dalla Notizia del nuovo Teatro degli Arcadi aperto in Roma l’anno 1726 di Vittorio Giovardi<br />

(Roma, de’ Rossi, 1727), in Storia dell’Arcadia, pp. 83-95; Memorie istoriche, p. 67; Pietro Petraroia, Il<br />

Bosco Parrasio, in Il teatro a Roma nel Settecento, vol. I, pp. 173-98; Predieri, Bosco Parrasio, pp. 72-<br />

81; Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, pp. 19-20; Dixon, Between the Real and the<br />

Ideal, pp. 64-104.<br />

188 Cfr. Valesio, vol. IV, pp. 720-1; Paola Ferraris, Antonio Canevari a Lisbona (1727-1732), in Giovanni<br />

V di Portogallo (1707-1750) e la cultura romana del suo tempo, pp. 57-70.<br />

67


Parallelamente alle tappe diplomatiche che scandirono l’insediamento nel Parrasio<br />

gianicolense, la coronazione capitolina dell’improvvisatore senese Bernardino Perfetti<br />

(1681-1747), il 13 maggio 1725, avvalorò la fortuna della riforma arcadica, di cui l’arte<br />

estemporanea, praticata nel sodalizio e nelle riunioni del cardinale Ottoboni<br />

(frequentate, fra gli altri, dal Figari e dallo Zappi), 189 esprimeva le peculiarità ludico-<br />

salottiere e il razionalistico intreccio di utililtà e diletto, che imponeva anche agli<br />

“invasati dall’estro” di attenersi “alla legge dell’ordine”. 190 D’altro canto, Perfetti<br />

rispecchiava compiutamente il prototipo del poeta arcade. 191 Di natali aristocratici (il<br />

padre Pietro Angelo apparteneva a una famiglia di nobiltà recente, e la madre Orsola<br />

Amerighi discendeva da un antico casato senese), Bernardino fu ammesso nel collegio<br />

Tolomei di Siena nel 1696, e l’anno dopo fu nominato cavaliere di S. Stefano. 192<br />

Perfezionatosi negli studi giuridici, fu introdotto nell’entourage di Violante di Baviera<br />

principessa di Toscana, anche per i meriti acquisiti nella pratica estemporanea, appresa<br />

assistendo alle esibizioni del concittadino Giovanni Battista Bindi, che gli destarono “in<br />

cuore un’accesissima voglia di fare ancor esso altrettanto; ben consapevole a se<br />

medesimo della sua facilità, e prontezza in far versi”. 193 Cresciuta dunque la fama oltre<br />

il “troppo angusto campo” toscano, dove era solito recitare nei palazzi signorili e nel<br />

189 Crescimbeni, Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia, vol. I, libro III, pp. 220-1.<br />

190 Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, p. 173. Quanto alla pratica estemporanea nel<br />

XVIII secolo, su cui ha a lungo gravato il pregiudizio crociano (cfr. Croce, La letteratura italiana del<br />

Settecento, pp. 299-311), si vedano Bruno Gentili, Cultura dell’improvviso. Poesia orale colta nel<br />

Settecento italiano e poesia greca dell’età arcaica e classica, e Saverio Franchi, Prassi esecutiva<br />

musicale e poesia estemporanea italiana: aspetti storici e tecnici, in Oralità: cultura, letteratura,<br />

discorso, Atti del Convegno internazionale (Urbino, 21-25 luglio 1980), a cura di Bruno Gentili e<br />

Giuseppe Paioni, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1985, pp. 363-408 e 409-27; Françoise Waquet,<br />

Rhétorique et poétique chrétiennes. Bernardino Perfetti et la poésie improvisée dans l’Italie du XVIII e<br />

siècle, préface de Marc Fumaroli, Firenze, Olschki, 1992, pp. 47-59. Sulla fortuna del genere fra Sette e<br />

Ottocento si segnalano la monografia di Alessandra Di Ricco, L’inutile e maraviglioso mestiere. Poeti<br />

improvvisatori di fine Settecento (Milano, Angeli, 1990), con particolare riguardo alla lucchese Teresa<br />

Bandettini, alias Amarilli Etrusca (1763-1837), e al romano Francesco Gianni (1750-1822), e Carlo<br />

Caruso, Pietro Giordani e la poesia all’improvviso, in Giordani Leopardi 1998, Convegno nazionale di<br />

studi (Piacenza, Palazzo Farnese, 2-4 aprile 1998), a cura di Roberto Tissoni, Piacenza, Tip.Le.Co., 2000,<br />

pp. 161-83.<br />

191 Per notizie biografiche cfr. Giuseppe Maria Mazzolari, Vita del Cavaliere Bernardino Perfetti […], in<br />

VdA, vol. V, pp. 225-55; Fabroni, vol. XI, 1785, pp. 298-313; Waquet, Rhétorique et poétique chrétiennes,<br />

pp. 61-84.<br />

192 Delle pratiche devozionali e del culto mariano appreso alla scuola dei gesuiti recano testimonianza la<br />

canzone Sopra l’Immacolata Concezione di Nostra Signora e il capitolo inviato a Domenico Cianfogni il<br />

6 agosto 1740, “in cui si descrive l’ingresso trionfale di Nostra Signora Assunta in Cielo”; cfr. Bernardino<br />

Perfetti, Saggi di poesie parte dette all’improvviso, e parte scritte […]. Raccolte, e date alla luce dal<br />

dottor Domenico Cianfogni sacerdote fiorentino, canonico dell’Imperial Basilica Laurenziana, ed<br />

accademico apatista, Firenze, Bonducciana, 1774 2 (1748), pp. 256-64 e 357-64.<br />

193 Mazzolari, Vita del Cavaliere Bernardino Perfetti, p. 231.<br />

68


convento fiorentino dei carmelitani scalzi, 194 Perfetti giunse a Roma per la prima volta<br />

nel 1712, ospite del cardinale Lorenzo Corsini, custode dell’Arcadia Nuova, in cui si<br />

esibì insieme al Rolli, a Paolo Vannini e a Metastasio, scoperto da Gravina mentre<br />

declamava versi estemporanei nella pubblica via, e di cui il Perfetti “predisse la gran<br />

riuscita, che far dovea”. 195 Ascritto in Arcadia con il nome di Alauro Euroteo e invitato<br />

a commemorare Alessandro Guidi, durante le esequie celebrate alla presenza del<br />

pontefice nella cattedrale di Frascati, nello stesso anno (1712) Perfetti improvvisò a<br />

Roma e a Castel Gandolfo per Clemente XI, che “l’udì con piacere straordinario, come<br />

quegli, che esser poteva giusto estimatore del merito di sì gran Poeta”. 196 Trascorso<br />

circa un decennio, in cui la notorietà del senese aveva valicato le Alpi, dopo che nel<br />

1722, per il tramite della sua benefattrice, fu chiamato a Monaco in occasione delle<br />

nozze del principe elettore Carlo Alberto di Baviera (futuro Carlo VII), la venuta a Roma<br />

di Violante nei primi mesi del 1725, anno giubilare, anticipò l’arrivo<br />

dell’improvvisatore, sollecitato da numerosi estimatori. Benedetto XIII acconsentì a<br />

conferirgli la corona poetica, affidando all’Arcadia l’incarico di sottoporre il candidato a<br />

dodici quesiti (benché “il merito del Cavaliere Perfetti fosse fuor d’ogni dubbio<br />

incontrastabile”), 197 superati nell’arco di tre sere dinanzi a una commissione di<br />

altrettanti compastori. Al cospetto delle maggiori autorità politico-ecclesiastiche<br />

(compresa la principessa Violante, fautrice del rimatore), il 13 maggio Perfetti fu<br />

coronato in Campidoglio dal senatore Mario Frangipani e festeggiato al termine della<br />

cerimonia dagli arcadi, con una tornata chiusa dall’ottava di Alfesibeo (“Del sacro allor<br />

194 Ivi, p. 239. Le performances del rimatore toscano erano solitamente articolate in tre componimenti in<br />

ottave seguiti dall’epilogo in versi anacreontici. Nel 1723, nel convento carmelitano, Perfetti verseggiò<br />

Sopra le parole dette da Dio a Mosè nel mandarlo a liberare il Popolo Ebreo “Ego sum qui sum […] et<br />

dices ad eos qui est misit me” (I), Sopra il sogno di Nabucco (II) e Sopra Catone, che da se stesso si<br />

uccide per l’amore alla libertà di Roma. Suoi sentimenti (III), mentre nella residenza fiorentina dei<br />

marchesi Riccardi, probabilmente nel 1721, si cimentò sui seguenti argomenti: Adamo piangente (I), Gli<br />

affetti di Mosè moribondo in faccia alla Terra Promessa, senza potervi entrare (II), Il contrasto delle due<br />

Madri, una falsa, e una vera, davanti a Salomone, ed il Giudizio di esso (III); cfr. Perfetti, Saggi di poesie,<br />

pp. 3-29 e 36-56.<br />

195 Mazzolari, Vita del Cavaliere Bernardino Perfetti, p. 240. Scrivendo da Vienna a Francesco Algarotti,<br />

il I° agosto 1751, Metastasio ricordava che fu il Gravina a dissuaderlo da quell’“inutile e maraviglioso<br />

mestiere”, atto ad appagare “il capriccio d’una dama, ora a soddisfar la curiosità d’un illustre idiota, ora a<br />

servir di riempitura al vuoto di qualche sublime adunanza” (cfr. Tutte le opere, vol. III, pp. 655-61, a p.<br />

659).<br />

196 Mazzolari, Vita del Cavaliere Bernardino Perfetti, pp. 239-40. L’esibizione a Castel Gandolfo fu<br />

ricordata da Crescimbeni nel sonetto “D’ogni Tosco Cantor l’illustre idea” (in RdA, vol. VIII, p. 25),<br />

mentre Leonio dedicò all’improvvisatore il sonetto “Il dì primier, ch’entro mortal ammanto” (ivi, vol. I, p.<br />

324).<br />

197 Mazzolari, Vita del Cavaliere Bernardino Perfetti, pp. 240-1.<br />

69


s’orni Signor la chioma”), redattore degli atti, il quale diede al poeta laureato “la rima”<br />

per iniziare “divinamente a cantare all’improvviso”. 198<br />

L’onore riconosciuto al Perfetti fu in realtà condiviso con il sodalizio romano e, in<br />

particolare, con Crescimbeni che, giunto al termine del suo lungo mandato a capo di<br />

un’istituzione numericamente forte, radicata in tutta la penisola e pienamente<br />

legittimata, lasciava al successore Francesco Maria Lorenzini un’eredità difficile da<br />

eguagliare, dal momento che la storia dell’accademia “va talmente congiunta colla di lui<br />

[Crescimbeni] Vita, che non si può parlare di lei, che non si tratti di lui, né si può<br />

trattare di lui, che non si parli di lei”. 199<br />

198 Ivi, p. 242. Sull’evento cfr. Atti della solenne coronazione dell’Illustrissimo Signore Bernardino<br />

Perfetti tra gli Arcadi Alauro Euroteo, Nobile sanese, Cavaliere di Santo Stefano, e Poeta insigne<br />

estemporaneo, fatta in Campidoglio, colla descrizione dell’apparato per la medesima, cavati dagli<br />

Archivj Capitolino, e Arcadico, Roma, de’ Rossi, 1725; e il resoconto nel “Giornale de’ Letterati<br />

d’Italia”, vol. XXXVII, 1726, pp. 194-218 (riportato in Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 258-64);<br />

Memorie istoriche, pp. 241-3; Valesio, vol. IV, pp. 510-3. Del Perfetti è il sonetto “Se il sacro alloro, onde<br />

la fronte intorno”, recitato “nell’atto della […] incoronazione in Campidoglio” (in Id., Saggi di poesie, p.<br />

424). Gli entusiasmi suscitati dall’improvvisatore erano destinati a protrarsi a lungo; durante il viaggio in<br />

Toscana nell’agosto 1742, assistendo all’esibizione del Perfetti, anziano, nell’accademia degli Intronati di<br />

Siena il giorno dell’Assunta, Goldoni lo paragonò a Petrarca, Milton, Rousseau e a “Pindare lui-même”<br />

(cfr. Carlo Goldoni, Mémoires […] pour servir a l’histoire de sa vie, et a celle de son théatre […], in Id.,<br />

Tutte le opere, a cura di Giuseppe Ortolani, Milano, Mondadori, 1935-56, 14 voll., nel vol. I, p. 217).<br />

199 Morei, Vita di Gio. Mario Crescimbeni, p. 270. Come osserva Cipriani, dietro ai riconoscimenti<br />

ufficiali si avvertivano i primi segni di debolezza, soprattutto per il progetto poetico (“chiuso negli schemi<br />

della pastorelleria alla Di Costanzo, e quindi non sensibile a reali programmi di rinnovamento […]”), per<br />

la presenza di letterati (come Muratori e Gravina) che, di fatto, seguirono percorsi estranei all’accademia,<br />

e per lo smodato ampliamento della rete clientelare e delle ammissioni, a cui non corrispose un impegno<br />

effettivo dei nuovi pastori nella vita del cenacolo (cfr. Contributo per una storia politica dell’Arcadia<br />

settecentesca, pp. 104 e 116-127).<br />

70


2.2 Francesco Maria Lorenzini<br />

(1728-1743)<br />

1. Subentrato a Giovan Mario Crescimbeni, morto l’8 marzo 1728, l’abate Francesco<br />

Maria Lorenzini (1680-1743), fiorentino ma di natali romani (il padre Sebastiano si era<br />

trasferito nella Città Santa al servizio di Cristina di Svezia), 1 ricoprì l’incarico di<br />

custode generale dal 1728 al 1743. L’assenza dei verbali delle assemblee (regolarmente<br />

compilati durante il quarantennio crescimbeniano) e la perdita del registro degli iscritti,<br />

già segnalata nel 1761 da Michele Giuseppe Morei, succeduto a Lorenzini nel 1743, 2<br />

precludono la ricostruzione esaustiva della fisionomia del secondo custodiato,<br />

certamente di respiro meno ampio rispetto a quello del predecessore. 3 Al 28 dicembre<br />

1728 risale l’assemblea per il S. Natale, nel palazzo della Cancelleria Apostolica, con la<br />

partecipazione di “dieci Eminentiss. Porporati, e moltissima Nobiltà”, allietata in<br />

chiusura dalla messa in scena del Carlo Magno, su libretto del cardinale Pietro<br />

Ottoboni, composto per la gravidanza della regina di Francia Maria Leszczynska, con<br />

l’auspicio (in realtà disatteso, perché la sovrana partorì una figlia) di poter presto<br />

festeggiare la nascita del Delfino. 4 È del 12 settembre 1737 la notizia riportata nel<br />

Diario di Roma: “Oggi si fece l’Arcadia, accademia che per molti anni non si era fatta:<br />

si tenne nel loro sito sotto S. Pietro Montorio e v’intervennero nove cardinali”. 5 Inoltre,<br />

gli arcadi si riunirono privatamente la sera del 24 marzo 1742 (Sabato Santo), due giorni<br />

1 Su Lorenzini cfr. Fabroni, vol. X, 1783, pp. 399-424; Filippo Maria Renazzi, Storia dell’Università degli<br />

Studj di Roma detta comunemente La Sapienza che contiene anche un saggio storico della letteratura<br />

romana dal principio del secolo XIII sino al declinare del secolo XVIII, Roma, Pagliarini, 1803-06 (rist.<br />

anast. Bologna, Forni, 1971), 4 voll., nel vol. IV, pp. 135-40; Bibliografia romana, pp. 150-1; Giuseppe<br />

Biroccini, Storia dell’Arcadia, in “L’Arcadia”, I (aprile 1889), pp. 241-7, alle pp. 241-5; la scheda di<br />

Patrizia Formica in Tre secoli di storia dell’Arcadia, pp. 130-1; e la voce di Valentina Gallo in DBI, vol.<br />

LXVI, 2006, pp. 40-2.<br />

2 Memorie istoriche, p. 59.<br />

3 Cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, pp. 127-8.<br />

4 Si vedano “Diario ordinario”, I° gennaio 1729, n. 1780, p. 10; Valesio, vol. IV, pp. 1034-5. Del Carlo<br />

Magno (Roma, de’ Rossi, 1729) si veda ora l’ed. con introduzione e note di Olivier Michel, Roma,<br />

Edizioni dell’Elefante, 1987.<br />

5 Valesio, vol. VI, p. 80. La conferma dell’adunanza svoltasi nel Bosco Parrasio, probabilmente chiuso per<br />

un decennio, è testimoniata dall’egloga di Domenico Rolli, “O Fortunate amene piagge floride”, recitata<br />

in Arcadia nel 1737 (RdA, vol. XI, pp. 341-5); risale al 1739 la lettura del capitolo di Stefano Benedetto<br />

Pallavicini “Questo è dunque il Parrasio? Ozj d’Arcadia” (ivi, vol. XII, pp. 39-41).<br />

71


dopo avere indetto l’adunanza generale per celebrare la Passione di Cristo. 6 Sulla<br />

sospensione delle abituali cerimonie pubbliche nel Bosco Parrasio e dell’attività<br />

editoriale che era stata così intensa negli anni precedenti, sul vistoso rallentamento nella<br />

creazione di nuovi nuclei periferici, sul numero ridotto di ammissioni per acclamazione<br />

(di norma annuali nell’Arcadia crescimbeniana) 7 gravarono certamente le ripercussioni<br />

della guerra di Successione polacca (1733-38), che nel marzo 1736 innescarono a Roma<br />

sommosse popolari contro gli arruolamenti imposti dalla Corona spagnola; nonché la<br />

depressione economica che colpì la penisola nel decennio 1730-40, acuita nello Stato<br />

Pontificio dalla carestia propagatasi dalle Marche (1735). 8 Quanto alle vicende<br />

propriamente arcadiche, non mancarono divergenze sull’elezione dell’abate romano (18<br />

marzo 1728), anteposta, contrariamente alle disposizioni “di palazzo”, 9 a quella di<br />

Francesco Bianchini, ma invalidata per la mancanza di sei voti necessari al<br />

raggiungimento del quorum dei due terzi sancito dalla quarta legge. 10 Superato<br />

l’ostacolo burocratico dai sostenitori di Lorenzini, che sottoscrissero la deroga<br />

approfittando dell’assenza degli avversari, ritiratisi per eludere il secondo scrutinio<br />

(“credendo così d’impedire l’elezzione in quel giorno”), 11 la nomina fu approvata da<br />

Benedetto XIII; 12 circostanza che suscitò molte polemiche e un ricorso al tribunale<br />

dell’“Auditor Camerae” da parte della fazione sconfitta. 13 D’altro canto, i trascorsi<br />

6<br />

Cfr. Giuseppe Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi sacerdote romano, quarto custode generale di Arcadia,<br />

Roma, Cuggiani, 1891, p. 87.<br />

7<br />

Secondo i dati forniti dal Morei, non vi furono acclamazioni nel 1729, nel biennio 1732-34, nel 1736,<br />

1738 e nel 1741 (Memorie istoriche, pp. 175-7).<br />

8<br />

Cfr. Venturi, Settecento riformatore, vol. I (Da Muratori a Beccaria 1730-1764), pp. 3-58, alle pp. 9-11<br />

e 15-6; Paolo Alatri, L’Europa delle successioni (1731-1748), Palermo, Sellerio, 1989, pp. 45-85.<br />

9<br />

Valesio, vol. IV, p. 921.<br />

10<br />

“Suffragia secreta sunto. Eaque in Custode creando aut removendo trifariam dividuntor justusque<br />

numerus duae partes sunto caeteris in rebus bifariam dispertiuntor. Quique partem dimidiam exuperat<br />

numerus justus esto. Si paria fuant iterantor. Deinceps res sorti committitor” (cfr. Quondam, Nuovi<br />

documenti, p. 116). Per l’interpretazione della legge cfr. Memorie istoriche, pp. 57-8.<br />

11<br />

Memorie istoriche, p. 58.<br />

12<br />

Sull’intervento del pontefice a favore di Lorenzini, per evitare “che un tal posto [il custodiato] potesse<br />

divertire il dotto, e affaticato Prelato [Bianchini] dal proseguir l’Opera delle Vite di Anastasio”, cfr.<br />

Baldini, Vita di Monsignor Francesco Bianchini, pp. 125-6 (Le Vitae Romanorum Pontificum [o Liber<br />

pontificalis] attribuite ad Anastasio bibliotecario della Chiesa Romana e antipapa [sec. IX] furono date<br />

alle stampe nel 1718-35, a cura di Francesco Bianchini; il quarto e ultimo tomo uscì postumo per<br />

l’interessamento del nipote Giuseppe).<br />

13<br />

Si vedano la Difesa per Filacida Luciniano Custode Generale d’Arcadia, contro i Signori Oppositori<br />

della sua Elezzione. Pubblicata da Carlo Giannini Gentiluomo della Guardia, e Provvisore de’ Libri di<br />

Nostro Signore (cfr. Appunti intorno a cose d’Arcadia, in “L’Arcadia”, IV [febbraio 1892], pp. 135-46);<br />

Difesa per Filacida Luciniano custode generale d’Arcadia contro i signori oppositori della sua elezzione,<br />

Roma, nella stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1728; Risposta di Rabisinzio Ermeatico<br />

P. A. alla replica anomala scritta in difesa dell’Elezzione di Filacida in custode<br />

d’Arcadia, che incomincia «La troppa inferma condizione delle umane cose», s.n.t.; Replica di Onconio<br />

Esquiliano alla risposta di Everno Ippiano intorno all’elezione di Filacida Luciniano in custode<br />

72


arcadici del neo-custode potevano destare non poche perplessità: ascritto nel 1705 con il<br />

nome di Filacida Eliaco, forte dell’educazione giuridica e filosofico-letteraria<br />

(perfezionata fra il Collegio gesuitico romano e la Sacra Rota), Lorenzini aveva seguito<br />

le sorti del partito graviniano allineandosi ai promotori dello scisma, 14 incaricando<br />

Paolo Rolli di riunire un drappello di giovani seguaci per boicottare, nell’adunanza del<br />

21 luglio 1711, il voto prevedibilmente contrario al consulto steso da Gravina e da<br />

Martello, 15 esortando infine Livio Odescalchi a farsi protettore dell’Arcadia Nuova. 16<br />

Tuttavia, alla vigilia dell’istituzione dell’accademia dei Quirini (1714), il 16 novembre<br />

1713 Lorenzini formulò la domanda di riammissione in Arcadia, dove fu nuovamente<br />

accolto, con lo pseudonimo di Filacida Luciniano, 17 ricoprendo gli incarichi di collega e<br />

d’Arcadia, s.n.t. Gli pseudonimi non sono registrati nell’Onomasticon. Cfr. Memorie istoriche, pp. 58-9;<br />

Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, pp. 31-2; la voce di Gallo in DBI, vol. LXVI, p. 40.<br />

14 “Sol Filacida va tutto pensoso, / e qualche arcano nella mente asconde: / fisa su quelli il guardo<br />

curioso, / e osserva chi di lor parla, o risponde; / e come là in Sicilia impetuoso / il Mare infra i duo scogli<br />

agita l’onde, / così quanto in se stesso ei più si serra / dentro il suo cuor co’ suoi pensier fa guerra. // Egli<br />

suddito nacque, ma dovea / a fortuna maggior nascer costui, / se tal nascer Fortuna lo facea / oh quanto da<br />

gloriarsi avria di Lui! / I gran pensier che nella mente crea / han forza tal da dominare altrui; / onde di<br />

molti l’opinion prevale, / che racchiuda nel seno alma reale. // Di pronta industria, e di tenace impegno /<br />

di gran ripiego, e di maggior consiglio, / ei là più gode esercitar l’ingegno, / dov’è più di fatica, e di<br />

periglio, / cupo così, che non appar mai segno / de’ pensier suoi nel disinvolto ciglio, / e puote quanto<br />

puote ingegno umano / coll’eloquenza, a cui resisti invano. // Egli nella sua mente ora propone / di porre<br />

in opra l’alta sua virtute, / e di volere in sì bella occasione / serbare illesa la commun salute, / vuole a pro’<br />

della pubblica ragione / torre Arcadia dall’empia servitute; / e colle Leggi della prima etate / tornar<br />

quell’infelice in Libertate” (Petrosellini, Il Giammaria, pp. 66-7, ottave 69-72).<br />

15 “Uniti poi nel dì, che Giammaria / dovrà proporre i tre Rescritti al Ceto, / osserverem di qual parere ei<br />

sia, / e qual Partito gli anderà dereto / s’esso gli vuole, ognun di noi si stia / costante in ricusare ogni<br />

Decreto; / ma s’ei s’oppone, e gli ricusa poi / co’ nostri voti riceviamgli Noi. // Così dalla diversa<br />

opinione / la discordia nascendo, e il disparere, / seguirà la bramata Divisione, / né colpa nostra mai potrà<br />

parere; / perché per ogni verso abbiam ragione, / e a chi bisogna si farà vedere, / che oprammo in questa<br />

guisa con virtute / per torci dall’iniqua servitute. // Divisi, che saremo, in altro loco / i nostri Armenti<br />

pascolar potremo, / nuove capanne fonderem fra poco / nuovi Pastor, nuove Colonie avremo: / così per<br />

nostro mezzo a poco a poco / l’oppressa Arcadia in libertà porremo, / e serbando le Leggi, e i riti sui /<br />

ogni di Lei ragion verrà con Nui” (ivi, p. 86, ottave 20-2).<br />

16 “Perciò pria di venire al grand’Agone, / pensa com’egli possa al suo Partito, / seguita che sarà la<br />

Divisione, / stabilir fermo Patrocinio, e sito, / sapendo ei ben, che presto in perdizione / van le cose del<br />

Popolo erudito, / s’esse nell’opre solo dell’ingegno, / e non ne’ gran Magnati hanno il sostegno” (ivi, pp.<br />

101, ottava 65; si vedano anche le pp. 102-6 per il dialogo fra Lorenzini e Livio Odescalchi).<br />

17 “Essendosi alcuni Arcadi, tra quali [?] pariva anch’io, divisi dal Corpo dell’Adunanza d’Arcadia, e<br />

pretendendo di continuare ad intitolarsi Arcadi, e fare Congressi fra loro colle stesse leggi, e titolo, o<br />

nome d’Arcadia; per lo che la medesima adunanza d’Arcadia ci cancellò tutti [?] dal suo catalogo, e diede<br />

le nostre denominazioni, o [?] i luoghi ad altri; e anche mosse giudizio avanti Mons. A. […]. Io<br />

infatti avendo riconosciuto le dette [?] nostre pretensioni essere irragionevoli, e desiderando ritornare alla<br />

medesima adunanza, e rimettermi sotto le sue leggi, primieramente rinunzio a’ tutta la sudetta lite; e per<br />

maggior cautela costituisco Prore irrevocabile il Sig. re D. Gio: Castelluccio, a comparire avanti il<br />

sud. Giudice [Ansidei] per [?] detti atti, e in mio nome anche col mezzo del mio giuramento, e<br />

[…] con tutte le clausole che fanno rinunzia solennemente, e giudizialmente in forma, dandogli sopra di<br />

ciò ogni facoltà necessaria, et opportuna, e promettendo d’aver [?] grato, et fermo, tutto ciò che dal<br />

d. mio Prore sarà fatto […]. In secondo luogo prego la med. a Adunanza a volermi ricevere nello<br />

stato, e ne’ termini, ne’ quali le cose in essa presentemente si trovano; obligandomi io d’osservare tutte le<br />

Leggi, e […] fatti fino al presente giorno, e da farsi in avvenire; e specialmente finora che la specialità<br />

73


di revisore delle pubblicazioni ufficiali, nonché figurando fra i pastori della colonia<br />

Poliziana, istituita a Montepulciano nel 1718. 18<br />

Chiuso il Bosco Parrasio, “frattanto […], che prendevasi tempo a calmar gli animi e<br />

a ricongiungerli in stabil concordia”, 19 ogni giovedì il custode ospitò riunioni informali<br />

in vicolo de’ Leutari, dove fece allestire un teatro privato (la Sala Latina), contiguo al<br />

Serbatoio arcadico, per le rappresentazioni delle commedie latine, dei dialoghi<br />

ciceroniani (come il De amicitia) e dell’episodio della contesa fra Aiace e Ulisse per le<br />

armi di Achille, modellato sulla traccia ovidiana (Met., XIII, vv. 1-398). 20 Finanziata da<br />

Clemente XII (mecenate dei Quirini), dal nipote Neri Corsini e dal cardinale Antonio<br />

Saverio Gentili (protettore dell’accademia degli Infecondi), 21 e seguita da un pubblico<br />

per lo più costituito dall’alta gerarchia politica ed ecclesiastica, l’attività scenica si<br />

svolse fra il 14 febbraio 1735 (quando, diretti da Filacida, i giovani accademici Latini si<br />

cimentarono in due commedie plautine, probabilmente il Rudens e il Miles gloriosus,<br />

premiati dal pontefice con cinquanta scudi) 22 e il 1741, dopo che la morte di papa<br />

Corsini (1740) e i debiti contratti per la promozione degli spettacoli indussero il custode<br />

a trasferirsi a palazzo Borghese, ospite del cardinale Francesco, dove attese alle versioni<br />

deroghi alla generalità, e non altrimenti […] il Decreto nel quale si ordina, che Chiunque in avvenire si<br />

annovererà, o surrogherà, all’Arcadia, debba promettere in parola d’onore di non farsi annoverare, né in<br />

alcun modo consentire, operare, o cooperare né privatamente, né pubblicamente in alcuna Accademia o<br />

Congresso Letterario, che usasse leggi, costumanze, o altre ragioni d’essa Arcadia, o che fosse istituita, o<br />

in avvenire s’istituisce sotto lo stesso nome d’Arcadia, o di Pastori arcadi, o di Colonia arcadica, in Roma,<br />

o fuori di essa; e come più ampiamente apparisce dal foglio circolare sottoscritto dagli Arcadi, che si<br />

annoverano, e che mi obbligo di sottoscrivere anch’io, se sarò dalla Ragunanza ricevuto, et in fede della<br />

verità ho sottoscritta la presente di mia propria mano. In Roma questo dì 16. Nov. re 1713” (BAR, ms. 19,<br />

c. 298r-v). Per l’approvazione del Collegio arcadico cfr. BAR, Racconto de’ fatti degli Arcadi, vol. III, cc.<br />

111-6; si veda inoltre Onomasticon, p. 120.<br />

18<br />

Cfr. Memorie istoriche, p. 95; Le colonie, e le rappresentanze, p. CLXXXIII. Sul ruolo di censore delle<br />

sillogi poetiche si vedano, fra le altre, RdA, voll. I, pp. [XVII]; II, [XI]; III, [X].<br />

19<br />

Renazzi, Storia dell’Università, p. 141.<br />

20<br />

Fabroni, vol. X, p. 414. Per la Sala Latina, cfr. Memorie istoriche, pp. 81-2; Renazzi, Storia<br />

dell’Università, pp.141-2; Laura Cairo, Luoghi scenici nella Roma del Settecento, in Orfeo in Arcadia.<br />

Studi sul teatro a Roma nel Settecento, a cura di Giorgio Petrocchi, Roma, Istituto della Enciclopedia<br />

Italiana, 1984, pp. 273-88, a p. 281; Franchi, Drammaturgia romana, p. CIII. Sulla scorta degli<br />

insegnamenti del Gravina (di cui si vedano i giudizi su Plauto e Terenzio nel primo libro Della ragion<br />

poetica, in Id., Scritti critici e teorici, pp. 250-2), nel 1734 Lorenzini aveva rilanciato le commedie latine,<br />

dirigendo il Miles gloriosus nel “teatrino” presso la chiesa di S. Andrea della Valle (cfr. Francesco<br />

Cancellieri, Il mercato, il lago dell’Acqua Vergine ed il palazzo Panfiliano nel Circo Agonale detto<br />

volgarmente Piazza Navona […] Con un’appendice di XXXII documenti ed un trattato sopra gli Obelischi,<br />

Roma, Bourlié, 1811, p. 84, n. 2).<br />

21<br />

Su Corsini e Gentili si vedano rispettivamente le voci di Marina Caffiero e Dario Busolini in DBI, voll.<br />

XXIX, 1983, pp. 651-7, e LIII, 1999, pp. 253-5.<br />

22<br />

Valesio, vol. V, p. 762. Cfr. anche Cancellieri, Il mercato, il lago dell’Acqua Vergine ed il palazzo<br />

Panfiliano, p. 84, n. 2.<br />

74


in terzine di testi biblici. 23 Il 7 giugno 1735 fu rappresentata l’Aulularia di Plauto,<br />

mentre al Carnevale dell’anno seguente risale la recita degli Adelphoe di Terenzio, 24<br />

autore del Phormio proposto nel Collegio Salviati dall’ex compagnia della Sala Latina<br />

(Iº marzo 1737), nel frattempo passata sotto la guida dell’abate Michelangelo<br />

Giacomelli, a cui il gruppo del Lorenzini replicò con la messa in scena di due testi<br />

plautini. Dell’autore di Sarsina fu rappresentato lo Pseudolus nel febbraio 1738,<br />

contemporaneamente dato nel Collegio Salviati, 25 mentre l’anno dopo alla recita dei<br />

Captivi intervenne Federico Cristiano elettore di Sassonia e principe di Polonia (Lusazio<br />

Argireo), che donò a ogni attore una medaglia d’argento; infine, è del febbraio 1741 la<br />

notizia dell’allestimento “d’una Comedia di Plauto in verso latino”. 26<br />

Parallelamente alle iniziative teatrali, fra il 1729 e il 1743 aprirono i battenti cinque<br />

colonie, quasi tutte nello Stato Pontificio. Alla Truentina, dedotta ad Ascoli Piceno nel<br />

1729, con sede nel palazzo Anzianale, 27 seguì la Fanestre, sorta l’anno dopo a Fano<br />

sotto la guida del cavaliere Pietro Paolo Carrara. 28 Il 15 giugno 1739 fu istituita la<br />

colonia Parmense da Carlo Innocenzo Frugoni (già distintosi nel cenacolo bresciano e<br />

rientrato a Parma, da Genova, nel 1738, quando il ducato passò sotto il dominio<br />

austriaco) nella dimora del conte e vicecustode Jacopo Antonio Sanvitale, sulla scorta<br />

23 Nel 1740, per i tipi di Giovanni Zempel, furono pubblicate le traduzioni del Cantico di Debora “Qui<br />

sponte obtulistis […]” cantato dopo la vittoria contro Sifara e del Canto magno di Mosè “Audite coeli<br />

loquor Deuter”, mentre per Rosati e Borgiani uscì la versione del Cantico di Mosè “Cantemus domino<br />

[…]”. È del 1743 la Parafrasi del Cantico de’ tre Fanciulli nella Fornace di Babilonia dal Versetto 26<br />

fino al 90 Daniele cap. 3 […], edita dal De Rossi, che, nel 1739, aveva dato alle stampe la Parafrasi<br />

volgare de’ primi cinquanta Salmi di David fatta sentire in Musica in dodici sere nella Cancelleria<br />

Apostolica l’estate del corrente anno 1739 (cfr. Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 413 e 459).<br />

24 Cfr. Valesio, vol. V, p. 792; “Diario ordinario”, 18 febbraio 1736, n. 2894, pp. 3-4. Anche per<br />

l’Aulularia e gli Adelphoe il pontefice elargì cinquanta scudi in occasione delle due esecuzioni.<br />

25 Valesio, vol. VI, pp. 24, 26 e 113.<br />

26 Cfr. Memorie istoriche, pp. 81 e 241; Cancellieri, Il mercato, il lago dell’Acqua Vergine ed il palazzo<br />

Panfiliano, pp. 84-5, n. 2; “Diario ordinario”, 11 febbraio 1741, n. 3672, p. 4. Alla rappresentazione delle<br />

commedie plautine è dedicato il sonetto “O quanto bramerei che dall’Eliso” del duca napoletano Antonio<br />

Di Gennaro (cfr. RdA, vol. XI, p. 138), a sua volta destinatario dell’epistola in endecasillabi sciolti “Non<br />

vorrei, generoso almo Pastore”; cfr. Francesco Maria Lorenzini, Poesie […] raccolte da un dotto e<br />

diligente uomo in Roma e pubblicate in Napoli da Gioseffo Pasquale Cirillo Regio Professore di Leggi<br />

[…] Edizione seconda accresciuta, Venezia, Occhi, 1755 (I ed. Napoli, Stamperia Muziana, 1744), pp.<br />

329-35.<br />

27 Cfr. Memorie istoriche, p. 205; Maylender, vol. V, pp. 355-6; Antonio D’Isidoro, L’Accademia<br />

Truentina di Ascoli Piceno, in Quei monti azzurri. Le Marche di Leopardi, a cura di Ermanno Carini,<br />

Paola Magnarelli, Sergio Sconocchia, Venezia, Marsilio, 2002, pp. 449-60, alle pp. 450-1. Per un elenco<br />

degli accademici si veda Giacinto Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della<br />

città di Ascoli nel Piceno, Ascoli, Cardi, 1830 (rist. anast. Bologna, Forni, 1972), pp. 258-9, dove la data<br />

di fondazione è posticipata all’11 dicembre 1731.<br />

28 Cfr. Memorie istoriche, p. 205; Maylender, vol. II, p. 343. Su Carrara, autore delle Poesie in vario<br />

metro ed in tomi divise (Fano, Leonardi, 1754, 2 voll.), dedicate a Giacomo Edoardo Stuart conosciuto a<br />

Fano nel 1718, si veda la voce di Claudio Mutini in DBI, vol. XX, 1977, pp. 698-9. Cfr. inoltre RdA, voll.<br />

V, pp. 158-66; XI, 24-8.<br />

75


delle indicazioni fornite da Lorenzini (anche in merito alla scelta del nome ispirato al<br />

fiume omonimo che attraversa la città) 29 nel diploma rilasciato nel 1738, con una copia<br />

delle leggi arcadiche. 30 Per la prima adunanza pubblica svoltasi in agosto nell’isolotto al<br />

centro della Peschiera fatta allestire da Ranuccio II nel Giardino Ducale (1690), Frugoni<br />

compose una cantata a due voci, con protagonisti il fiume Parma e Pan:<br />

Che veggio? Il verde Bosco,<br />

che per real diporto a farsi apprese<br />

dell’alte mura che raro ornamento,<br />

tutto rimbomba di silvestri avene?<br />

E chi son que’ Pastori,<br />

che venuti a posar su queste arene,<br />

fuggendo del Leon gli estivi ardori,<br />

cantan sì dolcemente<br />

alle bell’ombre sue Ninfe ed amori?<br />

Alle caprine forme, al rosso volto,<br />

alle corna ricinte<br />

di folte foglie, al manifesto nume,<br />

che nelle cose da me spira e move,<br />

Parma, mi riconosci? Io queste greggie,<br />

io quest’Arcadi miei<br />

scorsi fra le tue genti,<br />

vecchio Dio de’ Pastori e degli armenti.<br />

Per le tue selve udrai<br />

sonar agresti canne;<br />

vedrai greggi e capanne<br />

le tue campagne ornar:<br />

vedrai per le tue valli<br />

errar silvestri Numi,<br />

e i candidi costumi<br />

29 Conosciuto a Roma, dove Frugoni insegnò retorica nel Collegio Clementino (1717-19), Lorenzini è<br />

ricordato nelle ottave sdrucciole composte per le nozze della contessa Costanza Terzi di Sissa e il conte<br />

Antonio Marazzani Visconti (1745), vv. 1-8: “Arcade io torno ai già tentati numeri, / che l’almo Pan gode<br />

nei faggi incidere, / e nudi veggo l’irto petto e gli umeri / i Satiri ver me dolce sorridere: / sappialo<br />

Arcadia, e fra i Cantor mi numeri, / che non fan rauca la sampogna stridere: / FILACIDA immortale in<br />

dono diellami, / e suo chiaro Pastore il Tebbro appellami” (in Frugoni, Opere poetiche, vol. IV, pp. 308-<br />

12, a p. 308); cfr. Carlo Calcaterra, Storia della poesia frugoniana, Genova, Libreria Editrice Moderna,<br />

1920, pp. 48-50.<br />

30 Per il diploma cfr. Ireneo Affò, Discorso preliminare su le accademie di Parma, in Memorie degli<br />

scrittori e letterati parmigiani […], Parma, Stamperia Reale, 1789-97 (rist. anast. Bologna, Forni, 1969),<br />

5 voll., nel vol. IV, 1793, pp. I-XL, alle pp. XXXII-XXXIV. Sul sodalizio parmense si vedano Memorie<br />

istoriche, p. 205; Maylender, vol. IV, 209-11; Lucio Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma e la colonia<br />

Parmense, in Atti del Convegno sul Settecento parmense nel 2° centenario della morte di C. I. Frugoni<br />

(Parma, 10-12 maggio 1968), Parma, Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, 1969, pp.<br />

177-91; Henri Bédarida, Parma e la Francia (1748-1789), a cura di Andrea Calzolari e Armando Marchi,<br />

ricerca iconografica di Marzio Dall’Acqua, introduzione di Giorgio Cusatelli, Milano, Ricci, 1985 (I ed.<br />

Parme et la France de 1748 à 1789, Paris, Champion, 1928), 2 voll., nel vol. I, pp. 25-9 (l’ed. è stata<br />

riproposta presso la Segea di Parma, nel 1986, in 2 voll.). Su Sanvitale (Eaco Panellenio), ambasciatore a<br />

Parigi nel 1751-59, poeta e traduttore di tragedie francesi (cfr., ad esempio, la versione dell’Andromaca di<br />

Racine, Parma, Stamperia Reale, 1776), si vedano Pezzana, vol. IV, pp. 175-85; Lasagni, vol. IV, p. 315.<br />

76


e gli orj ritornar. 31<br />

La nascita dell’arciduca Giuseppe (1741), figlio di Maria Teresa d’Austria e di<br />

Francesco I di Lorena, offrì al consesso emiliano l’occasione per promuovere, il 9 aprile<br />

1741, una tornata poetica nel palazzo del Sanvitale. Aperta dalla prosa del vicecustode,<br />

recante la lieta notizia che si finge appresa in sogno da Carlo VI, morto il 20 ottobre<br />

1740, 32 e corredata dell’avviso ai lettori redatto dal Frugoni, 33 la miscellanea è dominata<br />

per un verso da manifestazioni di giubilo, per l’altro dal ricordo dell’imperatore defunto.<br />

Così è nel sonetto del marchese Pier Maria Dalla Rosa Prati, che nello stesso anno<br />

partecipò alla raccolta dissacratoria delle Lagrime in morte di un gatto, edita a Milano<br />

per cura di Domenico Balestrieri e per i torchi di Giuseppe Marelli; 34 nelle odi-<br />

canzonette del conte Guido Ascanio Scutellari Aiani e del carmelitano Anton Maria<br />

Perotti, entrambi impegnati nella silloge milanese. 35 Figurano inolte il sonetto del pro-<br />

vicecustode del sodalizio Alessandro Antonio Felice Tarasconi Smeraldi 36 e l’ode-<br />

canzonetta del conte Aurelio Bernieri, che, con Frugoni e Scutellari Aiani, compose i<br />

sessanta sonetti della Ciaccheide (stampata nel 1776, ma con data 1768 e la falsa<br />

indicazione di Danzica). 37 L’evento richiamò l’attenzione dei nuclei arcadici limitrofi:<br />

31 In occasione della pubblica solenne apertura della nuova e celebre colonia d’Arcadi Parmense dedotta<br />

e fondata nelle campagne di Parma in agosto dell’anno MDCCXXXIX, in Frugoni, Opere poetiche, vol. VII,<br />

pp. 471-6, alle pp. 471-2, vv. 1-25. Cfr. anche Della Torre di Rezzonico, Memorie storiche e letterarie<br />

della vita e dell’opere del signor abate Frugoni, ivi, vol. I, pp. i-lxxxv, alle pp. xxii-xxiii.<br />

32 Di Sanvitale sono anche un’ode-canzonetta, un’egloga e il sonetto dedicato a Maria Teresa (“Pastori<br />

avezzi a cantar ninfe, e amori”), in Adunanza di canto solennemente tenuta da gli Arcadi della colonia<br />

Parmense nella universal gioja del nuovo nato Serenissimo arciduca d’Austria, ed alla Sacra Reale<br />

Maestà di Maria Teresa Regina d’Ungheria, e di Boemia &c. Arciduchessa d’Austria &c. Duchessa di<br />

Milano, di Parma, e Piacenza, e di Mantova &c. Gran duchessa di Toscana &c. […] sovrana nostra<br />

clementissima da Eaco Panellenio Vicecustode della predetta colonia in argomento di profondissimo<br />

ossequio dedicata, Parma, Rosati, 1741, pp. V-VIII (prosa), XLI-XLII, XLIII-XLV, LXXXIV.<br />

33 Di Frugoni si vedano inoltre l’egloga “Quae mihi non sueto veri sub imagine falli”, la canzone A<br />

Diana, l’epigramma “Quid magno, Nymphae, nato faciemus Amynta”, due sonetti (“Se il nato Aminta già<br />

cresciuto, e fatto” e “Anch’io vo lieto il canto in selva movere”), e la cantata, divisa in due parti, Crisite<br />

ninfa, o sia la Colonia degli Arcadi parmensi riconfortata dal felicissimo nascimento del reale Aminta,<br />

ivi, pp. I-IV (avviso ai lettori) IX-XI, XXVIII-XXXIV, LXXXV-XCIV; anche in Frugoni, Opere poetiche, voll.<br />

II, pp. 262-3 (sonetti), IV, 484-9 (A Diana), VII, 477-86 (cantata).<br />

34 Adunanza di canto, p. XIV. Cfr. il sonetto “Ond’è, vezzosa, e insiem dolente Fille” in Domenico<br />

Balestrieri, Lagrime in morte di un gatto, introduzione e note di Anna Bellio, Azzate, Edizioni<br />

Otto/Novecento, 1984, p. 212.<br />

35 Adunanza di canto, pp. XX-XXIII e XLVI-XLIX. Cfr. i sonetti di Perotti (Egimo Afroditico), “Un Gatto<br />

Guardian de la cucina”, e di Scutellari Aiani (Aristofonte Enonio), “Quel sì famoso, e sì leggiadro Gatto”,<br />

in Lagrime in morte di un gatto, pp. 148 e 179. Per ragguagli biografici su Perotti si vedano Fantuzzi, vol.<br />

VI, pp. 370-2, e le voci di Maria Grazia Bergamini-Ilaria Magnani in La colonia Renia, vol. I, pp. 71-2 e<br />

195-6. Su Scutellari Aiani si rimanda a Pezzana, vol. IV, pp. 217-20, e a Lasagni, vol. IV, p. 382.<br />

36 Adunanza di canto, p. LIII. Per Tarasconi Smeraldi (Enide Asopico) cfr. Lasagni, vol. IV, p. 520.<br />

37 Adunanza di canto, pp. LXI-LXIV. Su Bernieri-Terrarossa (Iperide Foceo), docente di diritto pubblico<br />

presso l’ateneo parmense (1746) e traduttore della Zaïre di Voltaire, nel 1743 (ma la paternità della<br />

77


la Trebbiense di Piacenza fu rappresentata da Ubertino Landi e da Giuseppe Maria<br />

Soretti (quest’ultimo di natali parmensi), mentre Ercole Maria Zanotti (Onemio Dianio)<br />

e il conte Durante Duranti (Senarte Linnatico) figurarono a nome dei cenacoli bolognese<br />

e bresciano. 38<br />

Le colonie fondate negli ultimi anni del custodiato Lorenzini furono l’Icneutica di<br />

Forlì, dedotta nel 1740 dalla preesistente accademia diretta dall’abate Floriano Maria<br />

Amigoni (1739), a sua volta vice-custode della Camaldolese, 39 e l’Inculta del Collegio<br />

Nazzareno di Roma (1743), retta dal marchese Luigi Valenti Gonzaga. 40<br />

2. Inaugurata nel 1701 col dramma Iahel Sisarae debellatrix, 41 e nel solco della<br />

drammaturgia gesuitica (ammesso nell’Ordine nel 1702, Lorenzini vi uscì undici mesi<br />

dopo adducendo motivi di salute), l’attività di librettista e di traduttore in latino di<br />

melodrammi sacri rappresentati in Quaresima, nell’Oratorio del SS. Crocifisso di S.<br />

Marcello, ha largo spazio nella produzione poetica del custode, 42 che secondo gli<br />

insegnamenti graviniani mirò al recupero del modello dantesco, elaborando uno stile<br />

“forte nelle immagini, grandioso nelle frasi, robusto nelle sentenze”, pur contemperato<br />

con la “Petrarchesca delicatezza”. 43 Nel volume di liriche pubblicato postumo nel 1744<br />

parafrasi fu contesa dal compastore Anton Maria Perotti), si vedano Pezzana, vol. IV, pp. 196-207; Renzo<br />

Negri in DBI, vol. IX, 1967, pp. 362-4; Lasagni, vol. I, pp. 423-5. Sulla Ciaccheide (Guastalla, Kross,<br />

1776) cfr. Carlo Calcaterra, La Ciaccheide di Carlo Innocenzo Frugoni, Aurelio Bernieri e Guid’Ascanio<br />

Scutellari, s. l., Biblioteca Storica, Letteraria e Artistica della Rivista Aurea Parma, 1912.<br />

38 Del Landi figurano un’egloga e quattro sonetti, mentre di Soretti (Irseto; ma non è registrato<br />

nell’Onomasticon), di Zanotti e di Duranti si vedano rispettivamente i sonetti “Ninfe, e pastori, omai la<br />

spoglia negra”, “Se quei, ch’entro il futuro ancor si stanno” e “Oggi che Aminta il ciel cortese, e largo”;<br />

cfr. Adunanza di canto, pp. XII-XIII, XXIV-XXVII, LXV, LXX, LXXV. Su Zanotti cfr. Fantuzzi, vol. VIII, pp.<br />

262-5, e Maria Grazia Bergamini in La colonia Renia, vol. I, pp. 88 e 238-42; per Duranti si rimanda a<br />

Guido Fagioli Vercellone in DBI, vol. XLII, 1993, pp. 126-30.<br />

39 Cfr. Memorie istoriche, p. 206; Maylender, vol. III, 134-5; Sesto Matteucci, Memorie storiche intorno<br />

ai Forlivesi benemeriti della umanità e degli studj nella loro patria e sullo stato attuale degli stabilimenti<br />

di beneficenza e d’istruzione in Forlì, Faenza, Conti, 1842, p. 129.<br />

40 Cfr. Memorie istoriche, pp. 206-7 e 213; Maylender, vol. III, pp. 217 e 224-5. Sull’Icneutica si veda<br />

anche Mambelli, La cultura in Romagna, pp. 117-20.<br />

41 Franchi, Drammaturgia romana, p. 5.<br />

42 Per i tipi di Giovanni Francesco Buagni furono pubblicati i melodrammi Mater Machabaeorum e<br />

Sedecias (1704), Athalia (1705), Thamar vindicata (1706) e Bethsabea (1708). Al 1707 risale la<br />

traduzione in latino della S. Maria Maddalena de’ Pazzi (Diva Maria Magdalena de Pazzis) di Benedetto<br />

Pamphili, rappresentata in versione italiana, nel 1705, nel Collegio Clementino e nell’Oratorio della<br />

Vallicella, dove l’anno prima fu messo in scena il Martirio di S. Cecilia di Pietro Ottoboni, tradotto da<br />

Lorenzini nel 1709 (Sancta Caecilia); cfr. ivi, pp. 23, 32-3, 42, 47 n., 50, 56-7, 62-3 n., 66.<br />

43 Renazzi, Storia dell’Università, p. 136. Sui riconoscimenti tributati allo stile cfr. Fabroni, vol. X, pp.<br />

393 e 418-9.<br />

78


(e più volte riedito) 44 a cura del giurista napoletano Giuseppe Pasquale Cirillo, allievo di<br />

Vico, 45 si affacciano versi di argomento biblico e religioso, come il sonetto su Giuditta e<br />

Oloferne e quello dedicato a S. Giovanni Battista, nonché i capitoli con protagonisti<br />

Adamo ed Eva e le versioni, in sette sonetti, delle Antifone Maggiori “per i giorni<br />

precedenti al Santo Natale”, incluse anche nelle Rime degli Arcadi sulla Natività di<br />

Nostro Signore Gesù Cristo (1744). 46 Figurano inoltre tre sonetti per la santa Giovanna<br />

Falconieri (1270 circa-1341), di cui Lorenzini tracciò la biografia nel 1737 (anno della<br />

canonizzazione), preceduta da quella del beato Alessio, zio di Giovanna (1719), come<br />

ringraziamento per la protezione offerta al custode dal governatore di Roma Alessandro<br />

Falconieri. 47 Al tema dell’amore, modulato in tonalità lievi nella serie delle<br />

anacreontiche per Jella (nome convenzionale della donna amata), 48 si alternano gli<br />

esercizi encomiastici, con gli otto sonetti per la nascita, a Roma, di Carlo Edoardo<br />

Stuart (1720), primogenito di Giacomo Edoardo e di Maria Clementina Sobieska. 49 Le<br />

digressioni storiche, nei tre sonetti su Lucrezia (moglie di Collatino, violata da Sesto<br />

Tarquinio), 50 si intrecciano ai rimandi alle vicende contemporanee dell’accademia<br />

romana, come nel sonetto “Coll’elmo in fronte, che temprò Vulcano”, in cui lo spettro<br />

di Enea esorta gli arcadi a completare l’opera di Romolo, che “fondò l’Impero” (v. 9),<br />

istituendo il “Poetico Regno” (v. 13). 51 Il sonetto sui fulmini, le egloghe sull’origine del<br />

mondo e sulla peste cagionata dall’ira divina rivelano un preciso interesse per le<br />

44 Alla prima stampa napoletana, nel 1744, seguirono le edizioni Napoli-Milano, Malatesta-Bonacina,<br />

1745 e 1746 (quest’ultima aggiornata), e quella uscita a Palestrina, per i tipi di Urbano Masci, nel 1747;<br />

infine, sono del 1755 e del 1770 le pubblicazioni veneziane per i torchi di Simone Occhi.<br />

45 Per notizie biografiche su Cirillo cfr. Raffaele Ajello in DBI, vol. XXV, 1981, pp. 796-801.<br />

46 Lorenzini, Poesie, pp. 64, 71, 77-80, 220-5, 227-31, 242-7. Cfr. inoltre Rime degli Arcadi sulla Natività<br />

di Nostro Signore Gesù Cristo, Roma, de’ Rossi, 1744, pp. 7-13; la miscellanea reca anche i capitoli<br />

“Fissò lo sguardo il primo Padre appena” e “Udio la Donna, che non ebbe Madre” (ivi, pp. 14-8 e 139-<br />

44).<br />

47 Poesie, pp. 69-70. Si vedano inoltre la Breve notizia della vita del B. Alessio Falconieri uno de’ sette<br />

fondatori dell’inclito ordine de’ Servi di Maria (Roma, Gonzaga, 1719) e la Vita di S. Giuliana<br />

Falconieri fiorentina fondatrice del Terz’Ordine de’ Servi detto delle Mantellate, Roma, de’ Rossi, 1737<br />

(a cui seguì, l’anno dopo, l’edizione romana per i tipi di Komarek).<br />

48 Poesie, pp. 97-110.<br />

49 Ivi, pp. 45 e 89-92. Sul soggiorno romano di Giacomo III (1719) si veda Rossella Pantanella, Palazzo<br />

Muti a piazza SS. Apostoli residenza degli Stuart a Roma, in “Storia dell’arte”, XXVI (1995), pp. 307-28.<br />

50 Poesie, pp. 36-7. Sullo stesso argomento cfr. i sonetti di Giovanni Battista Felice Zappi (“Invan resisti:<br />

un saldo cuore, e fido” e “Che far potea la sventurata, e sola”, in RdA, vol. I, p. 284) e di Faustina Maratti<br />

(“Poi che narrò la mal sofferta offesa”, ivi, vol. II, p. 41), la cui vicenda biografica fu segnata da un<br />

tentativo di rapimento da parte di Giangiorgio Cesarini Sforza, da lei risolutamente sventato (1703).<br />

51 Poesie, p. 32. Cfr. anche i sonetti “Se per l’orme degli anni indietro io riedo”, “Rotta la terra, e scossa<br />

la ruina”, “Chi mai creduto avrebbe, o al Ciel diletto”, “Che si pretende dall’antica Roma” (ivi, pp. 33-4).<br />

79


scienze, 52 di cui è testimonianza l’aggiornamento in collaborazione con il chirurgo<br />

Gaetano Petrioli delle tavole anatomiche di Bartolomeo Eustachi (1514?-1574)<br />

pubblicate, nel 1728, da Antonio Celestino Cocchi (con lo pseudonimo di Chermesio de<br />

Fulget), docente di botanica presso l’Archiginnasio romano. Il Cocchi era stato accusato<br />

di plagio da Lorenzini nel dialogo Il cardo, edito lo stesso anno, con il nome di Ignazio<br />

Carletti e il falso luogo di Leyda, oltre che in un sermone latino, dove il custode assunse<br />

l’identità di Quinto Attilio Serrano, e in una serie di epigrammi (Analecta variorum<br />

PP. AA. in Pseudo-Lucilium, sive Typhoeum, s.n.t.). 53<br />

Quanto alla produzione del custode confluita nelle sillogi ufficiali dell’accademia, il<br />

catalogo è limitato alla traduzione latina di un sonetto del cardinale Benedetto Pamphili,<br />

inclusa nell’appendice turchesca nel volume terzo delle Rime degli Arcadi, al sonetto<br />

“Vedrai Donna immortal presso a quell’onda”, nella corona offerta ad Alessandro<br />

Albani (t. IX), e a un manipolo di trentacinque sonetti, due canzoni, un capitolo elegiaco<br />

e un ditirambo accolto nel tomo decimo, edito nel 1747 sotto la direzione di Michele<br />

Giuseppe Morei. 54 Quest’ultimo riferì ai lettori di avere selezionato i versi inediti del<br />

predecessore, conservati nel Serbatoio, emendando inoltre gli errori attributivi<br />

riscontrati nella silloge lorenziniana:<br />

[…] essendo stati fra le dette Poesie di Filacida publicati de i Componimenti<br />

che o dalle stampe, o da i Manoscritti d’Arcadia costa essere di altri Autori, non<br />

si è dubitato di restituirli a i Medesimi, e publicarli sotto il Loro Nome sì in<br />

questo [vol. X], che nei Tomi, che a questo succederanno”. 55<br />

52<br />

Ivi, pp. 84 e 295-309. Lorenzini poteva rinvenire le immagini delle membra “illanguidite, e pallide”<br />

(ivi, p. 305, v. 157) e delle “publiche vie” (ivi, p. 306, v. 161) in cui muoiono gli appestati nel libro sesto<br />

del De rerum natura di Lucrezio, tradotto da Alessandro Marchetti (cfr. Id., Della natura delle cose di<br />

Lucrezio, pp. 231-74, a p. 274, vv. 1845-8). Un altro particolare (“[…] pargoletti teneri / Sul petto delle<br />

estinte madri gemere; / E dalle poppe il freddo latte suggere”, Poesie, p. 306, vv. 162-4) ritorna nella<br />

quinta visione del Varano, ispirata all’epidemia che colpì Messina nel 1743: “io teneri mirai Bambin<br />

leggiadri / con bocca di marcioso umore intrisa // succhiar il tosco dalle spente madri” (cfr. Alfonso<br />

Varano, Visioni sacre e morali, edizione critica a cura di Riccardo Verzini, Alessandria, Edizioni<br />

dell’Orso, 2003, pp. 151-69, a p. 164, vv. 479-81).<br />

53<br />

Per l’episodio si vedano Fabroni, vol. X, pp. 410-1; Renazzi, Storia dell’Università, pp. 138-9. Su Il<br />

cardo cfr. Gaetano Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia<br />

aventi relazione all’Italia, Milano, Pirola, 1848-59, 3 voll., nel vol. I, p. 476. Su Cocchi cfr. Daniela<br />

Silvestri in DBI, vol. XXVI, 1982, pp. 461-6.<br />

54<br />

RdA, voll. III, pp. 380; IX, 211 (il sonetto “Vedrai Donna immortal presso a quell’onda” è anche in<br />

Poesie, p. 41); X, 245-81.<br />

55<br />

RdA, vol. X, pp. [3-4]. Confrontando le sillogi, si nota che alcuni componimenti della raccolta<br />

lorenziniana (1755) sono attribuiti ad altri autori compresi nei tomi delle RdA, editi durante i custodiati di<br />

Crescimbeni (voll. I-IX, 1716-22) e di Morei (voll. X-XII, 1747-59). Non sarebbero quindi di Marco<br />

Antonio Lavaiani tredici sonetti e cinque canzoni (RdA, vol. II, pp. 118-9; 121, “Anima augusta, ch’i begli<br />

occhi apristi”; 122, “Occhi, che per usanza sol piangete”; 123-4, “Io diceva al pensiero, un dì, che fiso”;<br />

125-47) che figurano nelle Poesie di Lorenzini (pp. 5, 7, 13-4, 17, 20, 29-30, 43, 49, 50, 62, 92-7, 130-40,<br />

80


In ossequio al gusto arcadico, netta è la preminenza della tematica amorosa ed<br />

encomiastica, come risulta da una lunga serie di componimenti: i due sonetti per<br />

l’elezione di papa Corsini, a cui se ne aggiungono altri nove e la canzone nel volume<br />

delle Poesie; 56 i sonetti per Giovanni V di Portogallo e per Federico Cristiano di<br />

Polonia; 57 quello per la nascita del Delfino Luigi Ferdinando (1729), seguito dal sonetto<br />

per il cardinale Melchior de Polignac plenipotenziario francese a Roma. 58 Quest’ultimo<br />

celebrò l’evento ospitando nel cortile di palazzo Altemps (sua dimora), il 26 novembre<br />

1729, l’esecuzione della Contesa de’ Numi di Metastasio (che l’anno dopo sarebbe<br />

partito per Vienna), 59 e organizzando uno spettacolo pirotecnico in Piazza Navona<br />

insieme al cardinale Ottoboni, che due giorni prima, nel palazzo della Cancelleria<br />

Apostolica, aveva promosso la replica del Carlo Magno, allestito l’anno precedente al<br />

cospetto del consesso arcadico, facendone pubblicare il libretto. 60 I tre sonetti dedicati al<br />

150-1), dove è anche il corpus di trentotto sonetti, sette odi-canzonette, cinque capitoli e un’egloga (ivi,<br />

pp. 6, 8-9, 11-3, 15-21, 31, 36, 39-40, 42-3, 46-8, 51, 54-9, 76-7, 85, 110-3, 200-8, 213-7, 225-7, 247-51)<br />

attribuito a Giovanni Battista Ciappetti (RdA, vol. III, pp. 37-80). Inoltre, sarebbero di Lorenzini il sonetto<br />

di Pompeo di Montevecchio (“Amor mi tolse il core è in un drappello”) e il capitolo elegiaco di Prudenza<br />

Gabrielli Capizucchi, “Selve incognite al Sol, torbide fonti” (RdA, vol. III, pp. 120-2 e 130); i diciassette<br />

sonetti dell’abate Filippo Resta (ivi, vol. VI, pp. 252-60); il sonetto di Giovanni Battista Riccheri (“Qual<br />

mi serpe nel sen vivace Ardore”) e le due egloghe assegnate rispettivamente a Gioacchino Pizzi (“Quando<br />

il verno a far legne al Bosco spingene”) e a Dionigi Fiorilli, “Titiro, e Coridon, l’uno d’Arcadia” (ivi, voll.<br />

X-XI, pp. 168 e 343-50, 322-36); cfr. Poesie, pp. 9, 12, 18, 21-6, 28, 35, 50-2, 83, 86, 236-8, 251-7, 279-<br />

86. D’altro canto, l’incertezza è alimentata dalle smentite di Giuseppe Pasquale Cirillo (“Lettore, so ben<br />

io, che alcuni Componimenti, che ora si dan fuori sotto il nome del Lorenzini, si sono altra volta stampati<br />

sotto ’l nome di altrui. Ma a me è convenuto di seguir a fede di quel valente Letterato che mi ha di Roma<br />

trasmesso il Manoscritto”, in Lorenzini, Poesie, p. [IV]) e di Filippo Maria Renazzi: “[Lorenzini]<br />

Istruivali [i giovani] con amorevolezza, con maestrìa diriggevali per l’erte pendici del Parnaso, e con rara<br />

prodigalità suppliva co’ parti del suo ingegno nelle pubbliche recite, e nelle poetiche Raccolte all’altrui<br />

deficienza; onde ognuno potesse incoraggirsi, e far presso il Pubblico buona comparsa. Quindi è<br />

avvenuto, che gran numero di Poesie Lorenziniane siansi divulgate sotto nome d’altri, e che tuttavia<br />

esistino manoscritte” (cfr. Storia dell’Università, p. 137).<br />

56 RdA, vol. X, p. 257; Poesie, pp. 65-9 e 140-50.<br />

57 RdA, vol. X, pp. 253-4. Con i sonetti “E la Terra, e le Stelle, e l’Oceano” e “Ecco son Nave, e appena<br />

l’onde io solco”, Lorenzini partecipò al gioco delle “Trasformazioni” nei ludi indetti, nel 1726, in onore<br />

del re di Braganza (cfr. I Giuochi olimpici Celebrati dagli Arcadi […] In lode della Sacra Real Maestà di<br />

Giovanni V […], pp. 130-1; anche in Poesie, pp. 31-2).<br />

58 RdA, vol. X, p. 258.<br />

59 Sul rapporto fra Lorenzini e il poeta cesareo, si veda quanto quest’ultimo scrive al fratello Leopoldo, il<br />

5 dicembre 1768, in merito alle opere religiose del custode ormai defunto: “Non vi affaccendate molto per<br />

trovarmi il portatore degli Oratorii di Lorenzini: né la merce né la mia curiosità meritano questa cura.<br />

Quando il spedirli abbia a costarvi incomodo, il piacere ch’io ne ritrarrei non giungerebbe a<br />

ricompensarlo. Se vi si offre l’opportunità valetevene, o nel caso contrario siate ben sicuro della mia<br />

rassegnazione” (cfr. Metastasio, Tutte le opere, vol. IV, pp. 685-6). Si rimanda anche alle lettere a<br />

Leopoldo del 7 novembre e del 26 dicembre 1768 (ivi, pp. 674-5 e 694). Segnalo infine il sonetto di<br />

risposta del giovane Metastasio (“Paride in giudicar l’aspra che insorse”) a quello di Filacida, “Quando<br />

l’amara lite in cielo insorse”; in Metastasio, Poesie, p. 582 (note alle pp. 616-9).<br />

60 Cfr. Valesio, vol. V, pp. 145-6; Esposito, Annali di Antonio De Rossi, p. 299; Franchi, Drammaturgia<br />

romana, pp. 250-1. Per un resoconto dei festeggiamenti cfr. Circo agonale di Roma restituito all’antica<br />

forma con illuminazioni, e machine artifiziali dall’Eminentiss. e Reverendiss. Sig. Cardinale Di Polignac<br />

81


culto mariano convivono con quello di registro politico-civile, “Italia, Italia Ancella di<br />

dolore”, 61 in cui le reminiscenze dantesche si saldano agli apporti di modelli prossimi,<br />

come i sonetti “sopra l’Italia” del Filicaia. 62 Infine, il sonetto sul ritratto del cardinale<br />

Giovanni Francesco Albani, eseguito dal pittore viennese Georg Kaspar von Prenner, e<br />

quello sulla statua del Mosè di Michelangelo (“Donde l’idea del gran sembiante<br />

avesti”), elaborato sulla scorta dell’antecedente zappiano (“Chi è Costui che in sì gran<br />

pietra scolto”), confermano il rapporto che si era venuto instaurando fra arti figurative e<br />

poesia (come è noto, l’Arcadia romana fu spesso coinvolta nelle cerimonie<br />

dell’accademia del Disegno). 63<br />

Aperta dalla dedica del procustode Giuseppe Brogi (Acamante Pallanzio) per il<br />

cardinale Francesco Borghese, 64 la silloge in morte del Lorenzini (14 giugno 1743),<br />

edita nel 1744, registra l’intervento di cinquantotto arcadi, fra cui quattro poetesse<br />

(Veronica Cantelli Tagliazucchi, Teresa Ginobili Fiore, Anna Maria Parisotti Beati e<br />

Isabella Murena), 65 per lo più romani. Oltre a Brogi, 66 figurano, fra gli altri, il lucchese<br />

Alessandro Pompeo Berti e Domenico Rolli, che fece parte del drappello scismatico. 67<br />

L’iconografia funebre e la dichiarata fiducia riposta in Mireo Rofeatico (nome pastorale<br />

del Morei), salutato come degno dei predecessori, convivono, ad esempio, nei sonetti<br />

degli abati Lucio Ceccarelli e di Carlo De Sanctis, nonché nella coppia di sonetti del<br />

ministro di S. M. Cristianissima per celebrare il felice nascimento del Delfino, Roma, de Caporali, 1729.<br />

Lorenzini dedicò all’Ottoboni la canzone “Signor se dal tuo saggio aureo intelletto” (Poesie, pp. 122-30).<br />

61<br />

RdA, vol. X, pp. 247, 250, 260.<br />

62<br />

“Italia Italia, o tu, cui feo la Sorte”, “Dov’è, Italia, il tuo braccio? e a che ti servi”, “Vanno a termine sol<br />

con passi eguali”, “Sono, Italia, per te discordia, e morte”, “Quando giù da i gran Monti bruna bruna”,<br />

“Soffri, misera, soffri. Ecco al tuo foco”; ivi, vol. III, pp. 255-8 (cfr. anche Filicaia, Opere, vol. I, pp. 131-<br />

4).<br />

63<br />

RdA, voll. I, pp. 283 (Zappi), e X, 254; Poesie, p. 42. Il Mosè michelangiolesco ispirò ad Alfieri, nel<br />

1781, il sonetto “Oh! chi se’ tu, che maestoso tanto” (Rime, edizione critica a cura di Francesco Maggini,<br />

Asti, Casa d’Alfieri, 1954, p. 47). Sul Prenner, che soggiornò a Roma nel 1742-50, ritornandovi nel 1762,<br />

per eseguire una Immacolata Concezione per la chiesa di S. Dorotea, si vedano La pittura del ’700 a<br />

Roma, a cura di Stella Rudolph, 732 illustrazioni, Milano, Longanesi, 1983, 2 voll., nel vol. II, p. 796; e la<br />

scheda di Laura Gigli in Fiamminghi e altri Maestri. Gli artisti stranieri nel patrimonio del Fondo Edifici<br />

di Culto del Ministero dell’Interno, Roma, «L’Erma» di Bretschneider, 2008, pp. 59-63.<br />

64<br />

Componimenti degli Arcadi nella morte di Filacida Luciniano Custode Generale di Arcadia.<br />

All’Eminentiss., e Reverendiss. Principe il Signor Cardinale Francesco Borghese, Roma, de’ Rossi, 1744,<br />

pp. [III-VII].<br />

65<br />

Ivi, pp. 46, 49, 77, 91. Cfr. Onomasticon, pp. 33, 86, 172, 201, e Bandini Buti, voll. I, pp. 133; II, 59 e<br />

113. Sull’improvvisatrice Parisotti Beati (Efiria Corilea) si veda inoltre Spaggiari, 1782. Studi di<br />

italianistica, p. 23, mentre per la Cantelli Tagliazucchi, autrice di un volume di rime con lo pseudonimo<br />

Oriana Ecalidea (Berlino, Jasperd, 1760), cfr. Natali, Il Settecento, vol. I, p. 147.<br />

66<br />

Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 19-20. Cfr. Biroccini, Vita di Giuseppe<br />

Brogi, pp. 87-9.<br />

67<br />

Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 11-8, 82 e 99-106.<br />

82


teatino cremonese Antonio Maria Asti. 68 Il ricordo di Filacida domina, fra gli altri,<br />

nell’ode-canzonetta di Giampietro Tagliazucchi (Alidauro Pentalide), nipote di<br />

Girolamo e marito di Veronica Cantelli, avente per scenario i Campi Elisi; 69 nel capitolo<br />

dell’abate romano Giacomo Cemmi (Amildo Cilleneo), in cui, secondo un modello<br />

poetico che prefigura lo schema della visione in terza rima fissato da Alfonso Varano e,<br />

più tardi, da Vincenzo Monti, il custode appare in sogno ad Amildo esortandolo ad<br />

emulare i primi esponenti dell’Arcadia; 70 e nel sonetto del romano Carlo Marcus, dove<br />

l’ombra di Lorenzini, “venerabile agl’atti, ed al sembiante” (v. 1), si svela ai<br />

compastori. 71 A Mireo, che a sua volta firma un sonetto e un capitolo elegiaco, 72 l’abate<br />

Gaetano Golt (Euridalco Corinteo) dedica l’egloga “Quando Arcadia cessò dall’egra<br />

lode”, rievocandone la nomina a custode; 73 Giancarlo Passeroni (Niceno<br />

Alcimedonzio), nizzardo ma milanese d’adozione, fra i promotori della rinascita<br />

dell’accademia dei Trasformati nel capoluogo lombardo (6 luglio 1743), presenta una<br />

corona di cinque sonetti. 74<br />

Accanto agli elogi per la molteplicità degli interessi coltivati dall’abate romano<br />

(“[…] non era solo Poeta, ma Medico, Anatomico, Teologo, Filosofo, Storico,<br />

Geografo, Comico, Pittore, Disegnatore; E quale Arte, o Scienza, egli mai non<br />

possedette?”), nella prosa introduttiva Alessandro Pompeo Berti formula un giudizio in<br />

cui è chiara la consapevolezza del silenzio calato sul cenacolo durante il custodiato di<br />

Lorenzini:<br />

68 Ivi, pp. 47, 64, 97-8. Per Ceccarelli e De Sanctis cfr. Memorie istoriche, pp. 101 e 103.<br />

69 Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 30-2. Su Tagliazucchi, che nel 1752 si<br />

trasferì presso la corte berlinese di Federico II, cfr. Tiraboschi, vol. V, pp. 164-7; Natali, Il Settecento,<br />

voll. I, pp. 546, e II, 158.<br />

70 Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 33-6; di Cemmi sono anche i sonetti “Se<br />

godé Morte allorché vide estinto” e “Fola sia pur, che già dell’uomo il volto” (ivi, p. 37).<br />

71 Ivi, p. 78.<br />

72 “Dov’è, dov’è l’inimitabil Cetra” e “Sempre a me caro tornerà quel giorno” (ivi, pp. 78-82).<br />

73 Ivi, pp. 61-63. Su Golt, di cui sono anche le ottave “Allorché fece dalla spoglia frale” (ivi, pp. 57-60),<br />

cfr. Maria Pia Donato in DBI, vol. LVII, 2001, pp. 627-9.<br />

74 Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 83-5. Sui Trasformati (1743-68) cfr. Giosuè<br />

Carducci, L’Accademia dei Trasformati e Giuseppe Parini (1891), in EN, vol. XVI, pp. 53-124; Carlo<br />

Antonio Vianello, La giovinezza di Parini, Verri e Beccaria con scritti, documenti e ritratti inediti,<br />

Milano, Baldini e Castoldi, 1933, pp. 63-92 e 107-17; Gianmarco Gaspari, Accademici e letterati verso<br />

l’età nuova, in L’Europa riconosciuta. Anche Milano accende i suoi lumi (1706-1796), Milano, Cariplo-<br />

Motta, 1987, pp. 315-37; Paolo Bartesaghi, L’Ambrosiana e l’Accademia dei Trasformati, in Studi<br />

ambrosiani di Italianistica I. Erudizione e letteratura all’Ambrosiana tra Sette e Ottocento, Atti delle<br />

giornate di studio (22-23 maggio 2009), a cura di Marco Ballarini e Paolo Bartesaghi, Roma, Bulzoni,<br />

2010, pp. 47-95.<br />

83


Fu Filacida una Stella stabile, e fissa, lontana bensì, per la sua ritiratezza e<br />

solitudine, dalla vista degli Uomini, ma però ad Essi utilissima, avendo<br />

proccurato sempre più di giovare, che di risplendere. 75<br />

75 Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 13 e 17.<br />

84


2.3 Michele Giuseppe Morei<br />

(1743-1766)<br />

1. L’eco delle controversie innescate dalla nomina di Francesco Maria Lorenzini<br />

(1728), unitamente all’impossibilità di stabilire, in assenza del registro degli iscritti,<br />

quanti sodali fossero idonei al voto, impose il riesame delle norme per l’elezione del<br />

nuovo custode, che si prospettava più complessa di quella precedente. 1 Affidato dunque<br />

l’incarico al cardinale Domenico Passionei, con il beneplacito di Benedetto XIV, il<br />

corpus degli elettori fu ridotto a cento arcadi (di cui cinquanta cooptati sotto la gestione<br />

di Crescimbeni, e i restanti durante il secondo patronato), che se anche nel terzo, e<br />

ultimo, scrutinio non avessero raggiunto il quorum dei due terzi, avrebbero assegnato la<br />

vittoria al candidato con la maggioranza semplice delle preferenze. 2 Soltanto tre mesi<br />

dopo la morte di Lorenzini, il 3 ottobre 1743, al secondo ballottaggio, la scelta, quasi<br />

unanime, cadde sull’abate Michele Giuseppe Morei, beneficiato di S. Maria Maggiore<br />

(1710), accolito della Cappella Pontificia e ceroferario dei Palazzi Apostolici (1740). 3<br />

Scarse e lacunose le informazioni biografiche. 4 Nato a Firenze nel 1693, 5 Mireo<br />

Rofeatico si trasferì “giovinetto” a Roma, 6 dove nel 1711 fu accolto nelle file pastorali, 7<br />

1 Testimonianza del clima pre-elettorale è l’egloga di Gaetano Golt, “Quando Arcadia cessò dall’egra<br />

lode”, vv. 7-18: “Onde fra l’alto fremito, e i bisbigli / dell’erudito popolo de’ Vati / sorser contrasti, e<br />

nacquero perigli: // ma il Sommo Pan, che gli esercizj usati // vide interrotti, e rimirò gli armenti //<br />

starsene ancor dalla tardanza irati, // gridò: fra poco vi farò contenti, / subito che vedrete in Libra il Sole /<br />

e li giorni alle notti equivalenti, // verrete ad ascoltar le mie parole / nel sagro bosco, che la vostra lite /<br />

solo da me decidere si vuole” (cfr. Componimenti […] nella morte di Filacida Luciniano, pp. 61-3, a p.<br />

61).<br />

2 Memorie istoriche, pp. 59-60; Acquaro Graziosi, L’Arcadia. Trecento anni di storia, p. 32.<br />

3 “Diario ordinario”, 5 ottobre 1743, n. 4086, p. 17. Le elezioni indette il I° luglio furono posticipate per<br />

cause ignote (cfr. ivi, 22 giugno 1743, n. 4041, pp. 8-9; e 6 luglio 1743, n. 4047, p. 2).<br />

4 Su Morei si vedano Louis-Mayeul Chaudon, Nuovo dizionario istorico ovvero storia in compendio di<br />

tutti gli Uomini che si sono resi illustri segnando le epoche delle Nazioni […], Bassano, Remondini,<br />

1796, 22 voll. (trad. del Nouveau dictionnaire historique portatif […], Caen, Le Roy, 1789 7 , 9 voll.), nel<br />

vol. XII, pp. 159-60; Renazzi, Storia dell’Università, pp. 351-2; la scheda di Patrizia Formica in Tre secoli<br />

di storia dell’Arcadia, pp. 133-5; Antonio Grimaldi, L’“autunno tiburtino” di Mireo Rofeatico, in Studi<br />

di Italianistica per Maria Teresa Acquaro Graziosi, pp. 179-206, alle pp. 179-85.<br />

5 Secondo il Nuovo dizionario istorico, la data di nascita risalirebbe circa al 1695 (vol. XII, p. 159), mentre<br />

Formica (Tre secoli di storia dell’Arcadia, p. 133) e Grimaldi suggeriscono di anticiparla al 1693, sulla<br />

base delle indicazioni dell’età del Morei e dell’anno di composizione nei manoscritti recanti alcuni versi<br />

giovanili (BAR, ms. 36, Iuvenilia Poemata Josephi Morei Civis Florentini, cc. 202r-214r, alle cc. 202v e<br />

206r; ora in Grimaldi, L’“autunno tiburtino” di Mireo Rofeatico, pp. 180-1).<br />

6 Renazzi, Storia dell’Università, p. 351.<br />

7 Cfr. Onomasticon, p. 180, e la richiesta di ammissione avanzata il 19 agosto 1711 (BAR, ms. 18, cc.<br />

130r-131v; ora in Grimaldi, L’“autunno tiburtino” di Mireo Rofeatico, p. 181). Nelle terzine “Sempre a<br />

me caro tornerà quel giorno”, recitate in occasione della nomina a custode, Morei rievoca l’ingresso in<br />

85


in cui intraprese la scalata al custodiato (svolto fra il 1743 e il 1766), ricoprendo gli<br />

incarichi di collega, 8 di censore delle edizioni accademiche e di co-adiutore del<br />

procustode Paolucci, che in disaccordo sulla nomina di Lorenzini fu rimosso<br />

dall’incarico (1728), affidato al Morei (1728-30 e 1736-43). 9 Cospicua, di contro, la<br />

produzione del neo-custode, che negli anni dell’apprendistato arcadico compose la<br />

tragedia Il Temistocle, messa in scena nel Seminario Romano il 31 gennaio 1728, 10 e il<br />

Ragionamento intorno all’“Eneida” di Virgilio (1727), pubblicato nel 1729. 11 Al 1740<br />

risale la raccolta dei Carmina, seguita dalle Poesie (1745) e dalle Prose (1752), 12<br />

mentre del 1743 sono la traduzione del terzo canto del Rapimento di Proserpina di<br />

Claudiano 13 e l’Autunno Tiburtino, confluito nel 1746 nella silloge Le tre Arcadie,<br />

preceduto dal prosimetro del Sannazzaro e dall’Accademia Tusculana del Menzini<br />

(1705), riferita agli anni del governo crescimbeniano. 14 Iniziata a ridosso della<br />

designazione del secondo custode (il soggiorno a Tivoli dei protagonisti è infatti<br />

ambientato nell’autunno 1728), e non a caso data alle stampe nel 1743, in previsione<br />

Arcadia, vv. 16-24: “Alfin d’Alfesibèo feci tragitto / all’umil Reggia, d’ond’ei saggio, e prode / tutta<br />

Arcadia reggeva in voce, o in scritto. // Amoroso mi accolse il buon Custode: / né mancò già di farmi<br />

ognora espresso / l’amor suo col consiglio, e colla lode. // Né guari andò, che a se mi volle appresso, / e<br />

tra i Padri d’Arcadia anch’io sedei: poi femmi parte del suo seggio istesso” (Michele Giuseppe Morei,<br />

Poesie, Roma, de’ Rossi, 1745, pp. 9-12, a p. 10; anche in Componimenti […] nella morte di Filacida<br />

Luciniano, pp. 79-82, a p. 79).<br />

8<br />

Memorie istoriche, p. 97.<br />

9<br />

Correa, Vita di Giuseppe Paolucci, p. 260.<br />

10<br />

Il Temistocle tragedia da rappresentarsi da’ signori Convittori del Seminario Romano nelle vacanze<br />

del Carnevale dell’anno MDCCXXVIII, Roma, de’ Rossi, 1728 (cfr. “Diario ordinario”, 7 febbraio 1728, n.<br />

1639, p. 7; Franchi, Drammaturgia romana, pp. 236 e 241). Nel Seminario Romano, il I° marzo 1726, fu<br />

recitato Il sacrificio di Jefte del Morei (Roma, Mainardi, 1726), musicato da Domenico Sarro e replicato<br />

due anni dopo a Montefiascone (Franchi, Drammaturgia romana, pp. 215, 218, 238 e 242).<br />

11<br />

La finalità dell’opera è esposta al giovane Pietro Luigi Strozzi (morto prima della stampa del testo), di<br />

cui Morei fu amico e precettore: “[…] io ho deliberato di prevenire questa vostra lettura [dell’Eneide] col<br />

tornarvi di nuovo alla mente quanto ella sia fruttuosa, anzi necessaria: e nell’istesso tempo narrandovi<br />

continuamente in Prosa ciò, che la detta Eneida contiene, farvi vedere in succinto, ed in genere prima di<br />

conoscerle a parte a parte le di lei meravigliose bellezze” (cfr. Ragionamento […] intorno all’“Eneida”<br />

di Virgilio, Roma, de’ Rossi, 1729, pp. 13-4). Al discepolo l’autore fiorentino dedicò l’epistola<br />

pedagogico-morale “Quae studia, aut qui Te deceant, Strozzi optime, mores” (cfr. Carmina, Romae,<br />

Josephi et Philippi de Rubeis, 1762 3 , pp. 27-32; anche in AC 2 , pp. 149-52), di cui si veda la traduzione di<br />

Domenico Vaccolini (1835), in “Giornale arcadico di scienze lettere ed arti”, n. LXIV (luglio, agosto,<br />

settembre 1834-35), pp. 118-25.<br />

12<br />

Alla prima edizione dei Carmina (Roma, Zempel, 1740) seguirono quelle del 1757 (Roma, Salomoni) e<br />

del 1762, mentre le Prose (1752) uscirono dai torchi di Antonio De Rossi.<br />

13<br />

Il rapimento di Proserpina di Claudiano ridotto in ottava rima, Roma, de’ Rossi, 1743. I primi due<br />

canti furono tradotti da Florido Tartarini (cfr. Esposito, Annali di Antonio De Rossi, p. 456).<br />

14<br />

Sul progetto editoriale de Le tre Arcadie (Venezia, Poletti, 1746; poi Venezia, Novelli, 1756, e Venezia,<br />

Remondini-Santini, 1784), che salda “l’ambizione autocelebrativa” dell’accademia all’intento di “far<br />

culminare la tradizione dei romanzi pastorali prosimetrici” nella prova del custode, si vedano Alessandra<br />

Di Ricco, Le “Arcadie” settecentesche, in Il prosimetro nella letteratura italiana, a cura di Andrea<br />

Comboni e Alessandra Di Ricco, Trento, Dipartimento di Scienze filologiche e storiche, 2000, pp. 463-<br />

87, alle pp. 463-7 (le citazioni sono a p. 466); e Grimaldi, L’“autunno tiburtino” di Mireo Rofeatico, pp.<br />

186-206.<br />

86


dell’ascesa alla carica massima, 15 la pastorale del Morei è “la fotografia […]<br />

dell’Arcadia romana uscita dalle mani del Crescimbeni e affidata alle stanche cure del<br />

Lorenzini”, sospesa fra la rievocazione malinconica dei suoi trascorsi e una<br />

sopravvivenza demandata “alla politica delle affiliazioni illustri”. 16<br />

La lunga militanza nel consesso, altresì attestata dalle prove poetiche disseminate<br />

nelle miscellanee ufficiali, 17 e l’influenza del piano riformistico del papato benedettino<br />

(durante il quale fiorirono le accademie dei Concili, di Storia Ecclesiastica, di Liturgia e<br />

di Storia Romana, che fra i sodali annoverò il Morei dal 1747) 18 orientarono l’operato<br />

del custode al rilancio delle prassi accademiche, in continuità con la linea tracciata da<br />

Crescimbeni. 19 Archiviata dunque la parentesi lorenziniana, Morei organizzò le<br />

assemblee pubbliche (di norma cinque all’anno), 20 incrementando i lavori nel Serbatoio,<br />

15 È possibile che nel 1728 Morei ambisse al ruolo di custode: “[…] appena era io giunto in riva a quel<br />

fiume [Aniene], che a me si fecero intorno [gli arcadi della colonia Sibillina], e per mero istinto di loro<br />

affetto, e di loro cortesia, mi riguardavano, come se la loro scorta nel defunto Custode perduta, avessero<br />

in me ritrovata; e siccome l’esser da più, riputato non mai dispiacque ad alcuno, io, che (qual’egli si<br />

fosse) non avrei dovuto, o voluto presumere quell’onore, vedendomi da uno scelto numero di onorate<br />

persone spontaneamente favorito, con loro disinvoltamente ogni giorno trattando, né di pretendere<br />

autorità alcuna sopra di essi, né di recusare la loro dolce, ed erudita compagnia diedi continui<br />

manifestissimi segni”; cfr. Autunno Tiburtino, in Le tre Arcadie (1756), pp. 273-4. Si veda Di Ricco, Le<br />

“Arcadie” settecentesche, pp. 467 (n. 18) e 479-80 (n. 53).<br />

16 Di Ricco, Le “Arcadie” settecentesche, pp. 479 e 481-2. Secondo Grimaldi, l’atmosfera nostalgica che<br />

permea il testo dà voce alla crisi nel decennio 1730-40 dello Stato Pontificio, provato dalla guerra di<br />

Successione polacca e dalle difficoltà finanziarie (cfr. L’“autunno tiburtino” di Mireo Rofeatico, pp. 189-<br />

192).<br />

17 Quanto alla produzione del Morei nei primi nove tomi delle RdA, cfr. voll. II, pp. 226-38 (a p. 227 è il<br />

primo sonetto recitato da Mireo in Arcadia, “Laddove all’ombra di quei verdi allori”); e VIII, [ix]-I, IV,<br />

211-20 (un’elegia latina [anche in AC 1 , pp. 175-7] e diciannove sonetti, di cui uno nella corona per Marco<br />

Antonio Zondadari, riedita in vol. IX, pp. 171-87, a p. 175). Cinque sonetti sono nell’appendice nel vol.<br />

III, pp. 350, 376 e 385-6; così come l’ode “Io, Pastori, io quel, che in pria” è nella sezione in calce al vol.<br />

VII, pp. 365-8. Nel nono figurano quattro sonetti (pp. 41, 91, 115 e 212) e la cantata sul testo del Morei, e<br />

musica di Giovanni Battista Costanzi, eseguita l’8 gennaio 1722 nel Palazzo della Cancelleria Apostolica<br />

(pp. 265-70, 273-7 e 289-93). In AC 1 sono due elegie (pp. 172-4 e 178-81) e tre carmina (pp. 181-91). Fra<br />

le altre, Mireo compilò le biografie di Benedetto Menzini e di Vincenzo da Filicaia, in Notizie istoriche,<br />

vol. I, pp. 112-4 e 239-42.<br />

18 Cfr. Donato, Accademie romane, pp. 86-105.<br />

19 Di Crescimbeni il neo-custode scrisse la biografia (VdA, vol. V, pp. 269-79) e, nel 1728, l’Elogio […]<br />

steso in una lettera al padre Odoardo De Vitry della Compagnia di Gesù revisore di Francia, in Raccolta<br />

d’opuscoli scientifici e filologici, Venezia, Zane (poi Occhi), 1728-57, 51 voll., nel vol. XVII, 1738, pp.<br />

479-500. Dell’Arcadia del Morei non sono pervenuti i verbali delle adunanze (cfr. Onomasticon, p. VII),<br />

mentre il catalogo degli iscritti (BAR, Indice dei nomi arcadici seguiti dai nomi di famiglia<br />

corrispondenti, vol. IV) è un “brogliaccio”, in cui mancano le date di annoverazione, e dove figurano<br />

alcuni pastori già registrati negli elenchi del primo custodiato (cfr. Onomasticon, p. V). Per un profilo<br />

dell’accademia di Mireo cfr. Donato, Accademie romane, pp. 108-12.<br />

20 Memorie istoriche, pp. 60-2 (il custode riferisce inoltre che “da gran tempo” era stata soppressa la<br />

riunione riservata alla lettura dei componimenti delle colonie). Nel 1764, per le cure di Komarek, fu data<br />

alle stampe l’Adunanza tenuta dagli Arcadi per l’elezione della Sacra Real Maestà di Giuseppe II Re de’<br />

romani. Per i torchi del De Rossi furono pubblicate le miscellanee per la guarigione (1744) e per la morte<br />

di Giovanni V (1751); gli atti dell’Adunanza tenuta dagli Arcadi per la nascita dell’Altezza Reale del<br />

Principe di Piemonte [Carlo Emanuele IV], nel 1752, e di quella svoltasi in occasione d’innalzarsi in<br />

87


nei mesi di chiusura del Bosco Parrasio (sottoposto ai primi restauri nel 1760). 21 Vi si<br />

svolgevano le cerimonie natalizie, “coll’intervento sempre di numero considerabile di<br />

Cardinali, di Prelatura, e di frequentissimo popolo”, 22 e le riunioni settimanali,<br />

frequentate da una “moltitudine di ascoltanti” in occasione delle performances<br />

estemporanee e di eventi di particolare richiamo: la recita della corona poetica per la<br />

nomina dell’imperatore Francesco I (1745), l’acclamazione, nel 1747, di Maria Antonia<br />

Walburga di Baviera elettrice di Polonia (Ermelinda Talea), l’adunanza per Giuseppe<br />

Calasanzio (1557-1648), fondatore dell’ordine dei chierici regolari della Madre di Dio. 23<br />

Trascorsi ventisette anni dalle ultime gare olimpiche per Giovanni V (1726), nel luglio<br />

1753 si svolsero i ludi in onore dei “più celebri” arcadi defunti. 24 I “Ritratti”<br />

sostituirono il gioco del “Dardo” e le “Metamorfosi” quello della “Lotta”, mentre i<br />

“Simboli”, le “Visioni” e le “Corone” subentrarono al “Cesto”, al “Salto” e alla<br />

“Corsa”; inoltre, le prose introduttive ad ogni competizione offrivano il pretesto per<br />

svolgere riflessioni estetico-filosofiche. 25<br />

Parallelamente nacquero tredici colonie dislocate in maniera pressoché omogenea, e<br />

di cui ben cinque in area settentrionale: al 1747 risale la Setina di Sezze, dedotta nel<br />

cenacolo degli Abbozzati (a sua volta desunto, nel 1744, dall’accademia degli<br />

Addormentati) sotto la protezione vescovile, che ne tutelò l’indipendenza dalla sede<br />

romana, mentre nel 1750, a Savona, dove trenta anni prima era sorta la Rappresentanza<br />

Angustiata nel Collegio delle Scuole Pie, aprì i battenti la Sabazia, istituita in seno al<br />

Arcadia il ritratto […] di Stanislao I re di Polonia […] fra gli Arcadi acclamati Eutimio Alifireo (1753).<br />

Del 1755 è l’Adunanza tenuta dagli Arcadi in congiuntura della Solenne Acclamazione […] di Clemente<br />

Francesco Duca dell’Alta, e Bassa Baviera. Cfr. Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 461, 562, 569,<br />

578, 592.<br />

21 Cfr. Memorie istoriche, pp. 246-7; e Predieri, Bosco Parrasio, p. 91.<br />

22 Memorie istoriche, p. 82. Le celebrazioni del S. Natale erano ospitate anche nell’Archiginnasio della<br />

Sapienza, come attesta la prosa del canonico Tommaso Antonio Emaldi, ivi recitata il 3 gennaio 1745<br />

(PdA, vol. IV, pp. 75-93).<br />

23 Memorie istoriche, pp. 82-5.<br />

24 I Giuochi olimpici celebrati in Arcadia nell’ingresso dell’Olimpiade DCXXXIII in onore degli Arcadi<br />

illustri defunti, Roma, Monaldini, 1754, pp. VII-VIII, a p. VII (Al lettore); cfr. Bilinski, Dall’agone ginnico<br />

alle contese di poesia, p. 165. Al 1752 risale invece l’Adunanza tenuta dagli Arcadi in onore de i<br />

Fondatori d’Arcadia. Aggiuntavi una lettera intorno a i luoghi, ove le Arcadiche Adunanze si sono<br />

fin’ora tenute, Roma, de’ Rossi, 1753 (la lettera del Morei a Giovanni Francesco Baldini è alle pp. 43-<br />

82); cfr. Esposito, Annali di Antonio De Rossi, pp. 578-9.<br />

25 Paragonando le dottrine speculative dei primi filosofi greci a dei veri e propri salti “di là da confini<br />

delle cose corporee”, nella premessa al gioco delle “Visioni” Gaetano Golt ripercorre la storia della<br />

metafisica, definita alla stregua della “buja campagna di Dante”, senza risparmiare le critiche ai pensatori<br />

coevi, biasimati per l’adesione (a suo dire indiscriminata) alle correnti straniere: “E non è egli una grave<br />

ingiustizia, che allora quando si trattano le dottrine, che ci vengon di là dal mare, si professi inimicizia<br />

collo Scetticismo, e si divenga ad un tratto Scettici, quando si pongono a filosofare le più gran menti de<br />

nostri Sacri scrittori?” (cfr. I Giuochi olimpici […] in onore degli Arcadi illustri defunti, pp. 195-204, alle<br />

pp. 196, 199 e 203).<br />

88


cenacolo degli Sconosciuti dal vicecustode Onorato Gentile Ricci. 26 Nel 1751 nacque la<br />

Trevigiana, per le cure del canonico Rambaldo Avogaro degli Azzoni, 27 mentre l’anno<br />

dopo, con il benestare di Maria Teresa, che nel dispaccio del 2 ottobre 1752 le accordò<br />

la sede nel Palazzo Ducale, fu registrata la Virgiliana di Mantova, costituita da un<br />

drappello di accademici Invaghiti riunitisi intorno al vicecustode Carlo Valenti Gonzaga<br />

(nipote del cardinale Silvio, al vertice della Segreteria di Stato pontificia), rientrato da<br />

Roma, dove era stato ammesso in Arcadia con il nome di Adimanto Autonidio. 28<br />

Nonostante l’ingresso dei neofiti nella Reale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti<br />

(1768), organo unificatore dei cenacoli locali, promosso dal co-reggente Giuseppe II, e<br />

con a capo il conte Carlo di Colloredo, la colonia arcadica rimase attiva, come attesta<br />

l’adunanza per la coronazione dell’improvvisatrice Teresa Bandettini nel maggio<br />

1794. 29 Attigua alla Virgiliana, nel 1754 nacque l’Eridania di Casalmaggiore sotto la<br />

guida di Camillo Mantovani, che nel 1741 aveva ottenuto dalla sede romana il consenso<br />

alla fondazione della colonia, e dell’abate Alberto Baccanti, che accompagnò in<br />

Germania Maria Eleonora Holstein-Wiesenburg duchessa di Guastalla (1750-54),<br />

frequentando a Berlino Voltaire e il veneziano Francesco Algarotti. 30 Nello Stato della<br />

Chiesa sorsero in rapida successione la Mitertea (1744), affidata ai padri Curzio<br />

Reginaldo Boni e Alessandro Pompeo Berti; la Settempedana di S. Severino Marche<br />

(1747), con vicecustode il cavaliere Gaspare Servanzi; la Tennacriana di Fermo (1748),<br />

del conte Nicola Sabbioni Orsini; la Misena di Senigallia (1750); la Prenestina (1751),<br />

eretta dall’arcidiacono di Palestrina Maffeo Fiumana; e la Cisminia di Ronciglione<br />

(1754), derivata dall’accademia omonima. 31 A Napoli, nel 1753, l’agostiniano scalzo<br />

26 Cfr. Memorie istoriche, pp. 208-9. Per la Setina si rimanda al profilo dell’accademia degli<br />

Addormentati, in Maylender, vol. I, pp. 67-8; sulla Sabazia, ivi, vol. V, pp. 74-7.<br />

27 Memorie istoriche, pp. 209-10; Maylender, vol. V, pp. 353-4. Su Avogaro degli Azzoni, che guidava la<br />

Biblioteca Capitolare di Treviso dal 1752, cfr. Luigi Moretti in DBI, vol. IV, 1962, pp. 711-2.<br />

28 Memorie istoriche, pp. 207-8 (dove la data di fondazione della colonia è anticipata al 1746); Maylender,<br />

vol. V, pp. 475-7; Mantova. Le lettere, a cura di Emilio Faccioli, con prefazione di Lanfranco Caretti,<br />

Mantova, Istituto Carlo D’Arco per la storia di Mantova, 1959-63, 3 voll., nel vol. III (Fra Seicento e<br />

Settecento: Dal Risorgimento ai giorni nostri [1815-1945]), pp. 130-5.<br />

29 Per la Reale Accademia cfr. Maylender, vol. V, pp. 469-75. Sulla coronazione a Mantova della<br />

Bandettini, ivi, pp. 476-7; Di Ricco, L’inutile e maraviglioso mestiere, pp. 44-5.<br />

30 Memorie istoriche, p. 211; Lancetti, vol. I, p. 36; Maylender, vol. II, pp. 297-8. Su Baccanti, membro<br />

delle accademie palermitane del Buon Gusto e degli Ereini, e autore, fra gli altri, di un Canzoniere<br />

(Mantova, Braglia, 1794) e del poema Maometto, legislatore degli Arabi, e fondatore dell’Impero<br />

musulmano (Casalmaggiore, Bizzarri, 1791, 2 voll.), si vedano Lancetti, vol. II, pp. 8-16; e Gian Franco<br />

Torcellan in DBI, vol. V, 1963, pp. 2-4.<br />

31 Memorie istoriche, pp. 207-11. Cfr. anche Maylender, voll. II, pp. 18-9 (Cisminia); IV, 46-8 (Misena),<br />

50 (Mitertea), 343 (Prenestina); V, 168-9 (Settempedana) e 299 (Tennacriana).<br />

89


Ignazio Cianci inaugurò la colonia Aletina nel Collegio della Verità, mentre nel Regno<br />

di Sicilia sorsero la Locrese (1752) e la Cefalcidica di Cefalù (1764). 32<br />

Negli stessi anni furono riavviati i progetti editoriali, sospesi dopo la morte di<br />

Crescimbeni, e aumentarono le affiliazioni, in particolare degli stranieri del Grand<br />

Tour. 33 Nel novembre 1757 si svolse nel Serbatoio l’adunanza per l’ammissione, con il<br />

nome di Doriclea Parteniate, di Anne-Marie Le Page Du Boccage, 34 giunta a Roma<br />

all’inizio di luglio, 35 dopo avere fatto tappa anche a Milano, dove nel maggio 1757<br />

Pietro Verri annunciò la versione in sciolti della Colombiade (Parigi, 1756), a cui<br />

attesero dieci Trasformati, pubblicata soltanto nel 1771. 36 A Venezia, la Du Boccage<br />

conobbe Goldoni, che la definì “Sapho Parisienne”, 37 Luisa Bergalli (traduttrice, nel<br />

1756, della tragedia Le Amazzoni, edita a Parigi sette anni prima), Gasparo Gozzi<br />

(curatore, nel 1758, dell’adattamento in lingua del Paradiso terrestre, composto sul<br />

modello miltoniano) e Alvise Querini, membro dei Granelleschi, che nel 1759 diede alle<br />

32 Memorie istoriche, p. 210 (Locrese e Aletina). Cfr. Maylender, voll. I, pp. 131-40, alle pp. 134-40<br />

(elenco dei sodali dell’Aletina), e 531-2 (Cefalcidica); IV, 9 (Locrese).<br />

33 Durante il governo di Morei furono accolti duecentocinquantatré stranieri, di cui sessantaquattro<br />

francesi e quarantadue tedeschi (cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia<br />

settecentesca, p. 162, n. 122; e Donato, Accademie romane, p. 110, n. 125). Fra i cinquantuno arcadi<br />

acclamati nel 1743-60 diciotto erano forestieri (cfr. Memorie istoriche, pp. 177-81).<br />

34 L’itinerario italiano (aprile 1757-luglio 1758) è narrato nelle missive alla sorella; cfr. Anne-Marie Le<br />

Page Du Boccage, Lettres sur l’Italie, in Ead., Recueil des œuvres […], Lyon, Perisse (poi Barret), 1762-<br />

64, 3 voll., nel vol. III (Lettres sur l’Angleterre, la Hollande et l’Italie), pp. 127-408. Della cerimonia<br />

arcadica l’autrice diede notizia il 20 novembre 1757: “J’étois le Saint du jour. Le très digne Sécretaire de<br />

l’Académie l’abbé Morei [et] plusieurs poëtes me louerent à l’envi avec toute l’exagération que les muses<br />

permettent” (ivi, pp. 303-15, a p. 310).<br />

35 Cfr. la lettera della Du Boccage ad Algarotti, da Roma, del I° luglio 1757 (in Francesco Algarotti,<br />

Opere […]. Edizione novissima, Venezia, Palese, 1791-94, 17 voll., nel vol. XVI, pp. 416-8).<br />

36 La Colombiade. Poema di Madama du Boccage tradotto dal francese […], Milano, Marelli, 1771.<br />

Preceduti dall’introduzione del matematico Paolo Frisi (pp. VII-XX), i dieci canti furono rispettivamente<br />

tradotti da Pietro Verri, Pier Domenico Soresi, Francesco Fogliazzi, Giuseppe Casati, Francesco<br />

Tommaso Manfredi, Niccolò Visconti, Giuseppe Pozzi, Giulio Piombanti, Giuseppe Parini (fino al v. 565<br />

del nono canto, completato dal barnabita Francesco Antonio Mainoni) e Giorgio Giulini. Sulle vicende<br />

redazionali si veda Gianmarco Gaspari, Letteratura delle riforme. Da Beccaria a Manzoni, Palermo,<br />

Sellerio, 1990, pp. 35-57. Si rimanda anche a Carlo Calcaterra, Il Barocco in Arcadia e altri scritti sul<br />

Settecento, Bologna, Zanichelli, 1950, pp. 143-55; e a Renata Carocci, Una traduzione italiana della<br />

“Colombiade” di Madame du Boccage, in Il genio delle lingue. Le traduzioni nel Settecento in area<br />

franco-italiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1989, pp. 131-44.<br />

37 Cfr. la missiva della Du Boccage, da Venezia, del I° giugno 1757 (Lettres sur l’Italie, pp. 151-66); e<br />

Goldoni, Mémoires, p. 390. Trasferitosi a Parigi, nel 1762, Goldoni frequentò il salotto della poetessa,<br />

dedicataria della commedia La donna di maneggio (1765): “Enchanté d’être en France, j’aime à converser<br />

de tems en tems avec les gens de ma nation, ou avec des François qui possedent la Langue Italienne.<br />

L’endroit où j’en rencontre le plus souvent, est chez Madame Du Boccage: il n’y a pas d’etranger qui,<br />

soutenu par ses qualités ou par ses talents, ne s’empresse en arrivant à Paris de lui faire sa cour”<br />

(Mémoires, pp. 537-8).<br />

90


stampe L’ammiraglio dell’Indie, sulla traccia del poema colombiano. 38 Introdotta dalla<br />

prosa del Morei, in cui le lodi a Doriclea si intrecciano alla memoria delle pastorelle<br />

accolte negli anni del custodiato di Crescimbeni, 39 la miscellanea offerta alla neo-<br />

accademica, che replicò con un Remerciement tradotto da Gioacchino Pizzi, 40 reca, fra<br />

gli altri, i contributi del librettista Giuseppe Petrosellini, autore delle ottave “Già più<br />

volte la Senna al suo soggiorno”, 41 e della giovane Giacinta Orsini dei duchi di Gravina<br />

(il padre Domenico, rimasto vedovo, era stato nominato cardinale), a sua volta<br />

dedicataria della versione rolliana dell’Ester di Racine (1756) e della Vedova spiritosa<br />

di Goldoni (1758). 42 Figurano inoltre il sonetto di Pietro Chiari, nelle vesti di poeta di<br />

Francesco III d’Este duca di Modena, 43 e il madrigale di Voltaire, “Allez au Capitole,<br />

allez rapportés nous”, in omaggio alla connazionale conosciuta a Rouen nel 1731. 44<br />

Tuttavia la ripresa dell’accademia, calata in una realtà “sempre più ridotta ai margini<br />

e quasi all’estrema periferia del sistema europeo”, 45 si infranse contro l’ormai<br />

generalizzata diffusione di quelle istanze illuministiche che, nella stessa Roma,<br />

determinarono l’aprirsi di un dibattito sulla ridefinizione dei rapporti fra Stato e<br />

38<br />

Sull’opera del Querini (Venezia, Pitteri, 1759) cfr. Gilberto Pizzamiglio, «L’ammiraglio dell’Indie»,<br />

poema di Alvise Querini, in L’impatto della scoperta dell’America nella cultura veneziana, a cura di<br />

Angela Caracciolo Aricò, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 295-307.<br />

39<br />

Componimenti recitati nell’adunanza d’Arcadia in lode dell’Inclita, ed Erudita Madama Du Boccage<br />

celebre poetessa francese detta fra gli Arcadi Doriclea Parteniate, Roma, Salomoni, 1758, pp. 5-9. Del<br />

Morei è anche l’epigramma “Docta suas Vates dum Gallia plorat ademptas” (ivi, p. 18; anche in Carmina,<br />

pp. 240-1).<br />

40<br />

Componimenti […] in lode dell’Inclita, ed Erudita Madama Du Boccage, pp. 12-6. Pizzi è inoltre<br />

autore delle terzine “Per trasporto novel di fantasia” (ivi, pp. 30-7).<br />

41<br />

Componimenti […] in lode dell’Inclita, ed Erudita Madama Du Boccage, pp. 19-22. Su Petrosellini,<br />

nipote di Domenico Ottavio, e autore, fra gli altri, del libretto della Finta giardiniera, musicato da Mozart<br />

(1775), cfr. Crispino Mariani, I due Petrosellini arcadi, in “L’Arcadia”, II (giugno 1890), pp. 369-75 (I<br />

pt.), e (luglio 1890), pp. 422-30 (II pt.); Carlo Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Milano,<br />

Sonzogno, 1937-38, 2 voll. e Supplemento, nel vol. II, pp. 265-6; Ernest Stöckl in DMb, vol. V, p. 676.<br />

42<br />

Sulla Orsini (Euridice Aiacidense), di cui è il sonetto “Qui splende è ver con forza incantatrice”<br />

(Componimenti […] in lode dell’Inclita, ed Erudita Madama Du Boccage, p. 17), che riscosse<br />

l’“applauso di tutta l’Udienza” (Memorie istoriche, p. 83), si vedano Nuovo dizionario istorico, vol. XIII,<br />

p. 341; Bandini Buti, vol. II, p. 93; Natali, Il Settecento, vol. I, p. 147.<br />

43<br />

Componimenti […] in lode dell’Inclita, ed Erudita Madama Du Boccage, p. 26 (“Cantar potea del<br />

Paradiso in terra”).<br />

44 a<br />

Ivi, p. 39; anche in Voltaire, Les œuvres completes […], Oxford, The Voltaire Foundation, vol. XLV<br />

(Writings of 1753-1757), 2009, pp. 412-4. Quanto all’ingresso in Arcadia del filosofo francese, con il<br />

nome di Museo Pegaside (Onomasticon, p. 183), si veda la lettera del Morei, presumibilmente del 30<br />

marzo 1746, in Voltaire, Correspondence and related documents, definitive edition by Theodore<br />

Besterman, Genève-Toronto-Oxford, The Voltaire Foundation, 1968-77, 50 voll. (Best. D), nel vol. IX<br />

(november 1743-april 1746, letters D2874-D3372), 1970, pp. 421-2, n. D3344.<br />

45 Merolla, Lo Stato della Chiesa, p. 1055.<br />

91


Chiesa. 46 Se a Napoli il progetto pedagogico-civile di Antonio Genovesi, illustrato nel<br />

Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze (1753), 47 conviveva con l’attività<br />

della loggia massonica del gran maestro Raimondo Di Sangro principe di Sansevero,<br />

allineato su posizioni latomistiche, 48 nella Milano già agitata dai fermenti del<br />

rinnovamento i Trasformati, pur recando i segni della comune origine arcadica (il conte<br />

Giuseppe Maria Imbonati, custode perpetuo, era pastore della estinta colonia Milanese,<br />

e molti dei centotrenta sodali furono ascritti al cenacolo romano), 49 rifiutarono la<br />

proposta di aggregazione formulata dal Morei il 10 maggio 1754. 50 Accogliendo le<br />

suggestioni dell’enciclopedismo d’oltralpe e del piano di riforme elaborato da Maria<br />

Teresa dopo la fine della guerra di Successione austriaca, alle “cicalate” accademiche e<br />

alla consueta rimeria esornativa si affiancarono dunque gli interessi per le tematiche<br />

46 Cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, pp. 128-32. Nel 1751 fu<br />

messo all’indice l’Esprit des lois di Montesquieu; cfr. Mario Rosa, Riformatori e ribelli nel ’700 religioso<br />

italiano, Bari, Dedalo, 1969, pp. 87-118.<br />

47 “[…] niente dovrebbero intraprendere con maggiore zelo gli uomini di lettere, né a verun’altra cosa<br />

tutto il loro ingegno e le loro forze più vigorosamente indirizzare, quanto alla migliorazione del costume,<br />

perché l’amore, la buona fede, la giustizia regnassero tra gli uomini. Io ardisco dire che quando le lettere<br />

in una nazione tra gli altri loro fini non riguardino questo come principale, elle non sono né vere né utili”<br />

(Antonio Genovesi, Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze, in Riformisti napoletani, a<br />

cura di Franco Venturi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1962, pp. 84-131, a p. 126; si veda ora l’ed. a cura di<br />

Nicola D’Antuono, Bologna, Millennium, 2010).<br />

48 Sul contesto partenopeo cfr. Venturi, Settecento riformatore, vol. I, pp. 523-644; Nigro, Il Regno di<br />

Napoli, pp. 1178-84; e Vincenzo Ferrone, I profeti dell’Illuminismo. Le metamorfosi della ragione nel<br />

tardo Settecento italiano, Roma-Bari, Laterza, 1989, pp. 183-207 e 208-37 (profilo del principe di<br />

Sansevero, autore della Lettera apologetica, 1750). Sull’incidenza della dottrina massonica si vedano<br />

Giuseppe Giarrizzo, Massoneria e illuminismo nell’Europa del Settecento, Venezia, Marsilio, 1994, pp.<br />

29-55 e 73-88; e Francesca Fedi, Comunicazione letteraria e «generi massonici» nel Settecento italiano,<br />

in Storia d’Italia. Annali 21. La Massoneria, a cura di Gian Mario Cazzaniga, Torino, Einaudi, 2006, pp.<br />

50-89.<br />

49 Per l’elenco dei Trasformati si veda Vianello, La giovinezza di Parini, pp. 249-50. Una rassegna degli<br />

accademici milanesi è anche negli sciolti dell’abate Angelo Teodoro Villa, in Componimenti in morte del<br />

Conte Giuseppe Maria Imbonati Ristoratore e Conservatore perpetuo […], Milano, Galeazzi, 1769, pp.<br />

21-4; ma si veda anche Giancarlo Passeroni, Il Cicerone, Milano, Agnelli, 1755-74, 6 voll., nel vol. II, pt.<br />

I, pp. 230-41. Inoltre, intorno alla metà degli anni Quaranta, il canonico Giuseppe Candido Agudio<br />

commissionò la serie di ritratti dei Trasformati, ora alla Biblioteca Ambrosiana e alla Civica Raccolta<br />

delle Stampe Achille Bertarelli, con attribuzione (non unanime) al pittore e incisore Benigno Bossi (cfr.<br />

Eugenia Bianchi, I ritratti del canonico Giuseppe Candido Agudio, amico del Parini, in L’amabil rito.<br />

Società e cultura nella Milano di Parini, a cura di Gennaro Barbarisi, Carlo Capra, Francesco Degrada,<br />

Fernando Mazzocca, Milano, Cisalpino, 2000, 2 voll., nel vol. II, pp. 1065-83).<br />

50 La notizia è nella lettera di Giovanni Maria Bicetti de’ Buttinoni a Gianmaria Mazzuchelli, del 18<br />

luglio 1769 (cfr. Vianello, La giovinezza di Parini, pp. 65-70, a p. 67), e nel Commentario di Ludovico<br />

Maria Ricci (De vita scriptisque Iosephi Mariae Imbonati comitis et patricii Mediolanensis<br />

commentarius, Brescia, Rizzardi, 1773), ora, con traduzione italiana, in Erminio Gennaro, Il crepuscolo<br />

dell’accademia milanese dei Trasformati: la compilazione del “Commentario” del conte Giuseppe Maria<br />

Imbonati, Gorle, La stamperia di Gorle, 1984, pp. 97-114, a p. 105. Cfr. anche Guido Bezzola, I<br />

Trasformati, in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell’età di Maria Teresa, a cura di Aldo De<br />

Maddalena, Ettore Rotelli, Gennaro Barbarisi, Bologna, il Mulino, 1982, 3 voll., nel vol. II (Cultura e<br />

società), pp. 355-63, alle pp. 356-7.<br />

92


filosofico-scientifiche, che spianavano la strada ai Lumi lombardi. 51 Al 1759 risalgono i<br />

settenari della Salubrità dell’aria di Giuseppe Parini, 52 cooptato nel 1753, un anno dopo<br />

la pubblicazione delle Poesie di Ripano Eupilino, mentre è del 1765 l’ode<br />

sull’inoculazione del vaiolo, ispirata dalla campagna di stampa sulla pratica importata<br />

dall’Oriente, e inclusa nel volume del medico, e Trasformato, Giovanni Maria Bicetti<br />

de’ Buttinoni. 53 L’argomento è inoltre al centro delle ottave del gesuita Andrea Rubbi,<br />

nella silloge allestita dalla colonia Virgiliana per la guarigione di Maria Teresa (1767), 54<br />

che ripercorrono la storia del morbo, raffigurato alla stregua di un mostro alato, fino alla<br />

sperimentazione dell’innesto, a cui fu anche sottoposto, dal medico ginevrino Théodore<br />

Tronchin (21 ottobre 1764), Ferdinando di Borbone, 55 dedicatario del capitolo Il vajuolo<br />

di Jacopo Antonio Sanvitale vicecustode della Parmense (1764). 56<br />

Anche la città emiliana, sotto il ducato di Filippo di Borbone (1749-65), stava<br />

attraversando una fase di rinnovamento, favorita del governo illuminato di Guillaume-<br />

Léon Du Tillot, primo ministro dal 1759 al 1771, che aspirò a imporre l’immagine della<br />

nuova “Atene d’Italia”, circondandosi anche di illustri studiosi forestieri, per lo più<br />

francesi, a capo delle nascenti istituzioni culturali (come l’Accademia Reale di Pittura,<br />

Scultura e Architettura, fondata nel 1752, che annoverò nel corpo docenti lo scultore<br />

Jean-Baptiste Boudard e l’architetto Ennemond-Alexandre Petitot). 57 Nelle vesti di<br />

51 Si vedano Venturi, Settecento riformatore, vol. I, pp. 645-747; Paolo Mauri, La Lombardia, in<br />

Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa, vol. II (Storia e geografia. II. L’età moderna), pp. 875-933,<br />

alle pp. 880-8; Gaspari, Letteratura delle riforme, pp. 74-124.<br />

52 Parini, Le Odi, edizione critica a cura di Dante Isella, Milano-Napoli, Ricciardi, 1975, pp. 17-23.<br />

53 Osservazioni sopra alcuni innesti di vajuolo […] con l’aggiunta di varie lettere d’uomini illustri, e<br />

un’ode dell’Ab. Parini su lo stesso argomento, Milano, Galeazzi, 1765, pp. 4-12; ora in Parini, Le Odi,<br />

pp. 3-12. Sull’argomento si veda Bianca Fadda, L’innesto del vaiolo: un dibattito scientifico e culturale<br />

nell’Italia del Settecento, Milano, Angeli, 1983, pp. 15-133.<br />

54 Adunanza tenuta dagli Arcadi della colonia Virgiliana per la ricuperata salute della Sacra Cesarea<br />

Maestà di Maria Teresa Imperadrice Regina Apostolica, Mantova, Braglia, 1767, pp. 40-47 (Visione<br />

storica). Nella raccolta, aperta dalla prosa del vicecustode Valenti Gonzaga, figurano, fra gli altri, un<br />

sonetto di Saverio Bettinelli (“Ben veggio, ove ch’io vada, i segni aperti”), uno di Pellegrino Salandri<br />

(“Langue Teresa; che Giustizia, stanca”), altresì autore della canzone “Che fu di Te, Gherardo”, e tre<br />

sonetti di Alberto Baccanti (“Da l’antro cupo, che l’antico errore”, “A te mi volgo a te, Fiume Reale”,<br />

“Donne gentili, a cui stanno sù labri”); ivi, pp. 5-12, 20 e 49-56. I sonetti di Bettinelli e Salandri sono<br />

anche in RdA, vol. XIII, pp. 15 e 150. Metastasio dedicò all’imperatrice le ottave de La pubblica felicità,<br />

in Poesie, pp. 111-22 (testo) e 419-36 (commento).<br />

55 “Poi corsi [il vaiolo] a Parma a l’unico rampollo, / Ma tardi giunsi, che Tronchin salvollo” (Rubbi,<br />

Visione storica, in Adunanza tenuta dagli Arcadi della colonia Virgiliana, p. 45, vv. 135-6).<br />

56 Jacopo Antonio Sanvitale, Il vajuolo […] consecrato al Real Principe di Parma Ferdinando di Borbone<br />

dopo la sofferta sicurissima operazione dell’Inoculazione, Parma, Carmignani, 1764. Sulla vicenda cfr.<br />

Bédarida, Parma e la Francia, vol. II, pp. 34-6; Spaggiari, 1782. Studi di italianistica, p. 88.<br />

57 Sulla Parma borbonica si vedano Umberto Benassi, Guglielmo Du Tillot. Un ministro riformatore del<br />

secolo XVIII, Parma, R. Deputazione di Storia Patria, 1916-24, 5 voll.; Bédarida, Parma e la Francia, vol.<br />

II, pp. 55-79 e 119-53; Riccardo Merolla, I Ducati di Modena e di Parma, in Letteratura italiana, diretta<br />

da A. Asor Rosa, vol. II (Storia e geografia. II. L’età moderna), pp. 1111-45, alle pp. 1125-31.<br />

93


educatore dell’erede Ferdinando, nel 1758 fu accolto a corte Étienne Bonnot de<br />

Condillac, che compilò il Cours d’étude pour l’instruction du prince de Parme (1758-<br />

65), incorso nelle mire censorie dopo il licenziamento del Du Tillot. 58 Al 1762 risale<br />

invece l’arrivo del teatino piemontese Paolo Maria Paciaudi, bibliotecario e antiquario<br />

ducale, 59 che sollecitò la chiamata del conterraneo Giambattista Bodoni, formatosi a<br />

Roma presso la Tipografia Poliglotta di Propaganda Fide (1758-66), e attivo a Parma<br />

dal 1768. 60 Durante il soggiorno nel ducato (1751-59), interrotto da diversi viaggi, come<br />

quello in Germania, al seguito dei principi Hohenlohe (1755), il gesuita mantovano<br />

Saverio Bettinelli, insegnante e poeta teatrale nel Collegio dei Nobili, maturò l’edizione<br />

dei Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori, data alle stampe nel dicembre 1757, ma<br />

con data 1758, in cui ai venti componimenti del Frugoni e alle otto epistole di Francesco<br />

Algarotti affiancò dodici poemetti che aveva pubblicato nel 1755, 61 con lo pseudonimo<br />

arcadico di Diodoro Delfico, per il “ristoramento della italiana poesia” e a “pro<br />

massimamente de’ giovin poeti”. 62 Condotta all’insaputa dell’abate genovese e del<br />

poligrafo veneto, che prese le distanze dall’operazione nell’Avvertimento pubblicato in<br />

fronte al secondo volume delle Opere varie (1757), 63 benché avesse approvato, nel<br />

58 Cfr. Bédarida, Parma e la Francia, vol. II, pp. 81-6; e Luciano Guerci, Condillac storico. Storia e<br />

politica nel «Cours d’études pour l’instruction du prince de Parme», Milano-Napoli, Ricciardi, 1978, pp.<br />

56-108. In merito alle vicissitudini editoriali del Cours d’étude, incluso nei cataloghi soltanto nel 1782,<br />

con il falso luogo “Aux Deux-Ponts”, ivi, pp. 109-16. A Condillac, guarito dal vaiolo nel 1765, Frugoni<br />

dedicò il poemetto in sciolti Auronte (cfr. Opere poetiche, vol. VII, pp. 339-46).<br />

59 Su Paciaudi, noto per l’istituzione della Biblioteca Palatina, inaugurata l’11 maggio 1769 da Ferdinando<br />

di Borbone, cfr. Spaggiari, 1782. Studi di Italianistica, pp. 75-102 (a cui rinvio anche per gli<br />

aggiornamenti bibliografici).<br />

60 Per ragguagli su Bodoni cfr. Francesco Barberi in DBI, vol. XI, 1969, pp. 107-15. Quanto all’influenza<br />

del contesto culturale parmense sull’attività dello stampatore cfr. Paola Zanardi, Giambattista Bodoni: le<br />

scelte editoriali, la circolazione libraria e i vincoli della censura, in Bodoni, i Lumi, l’Arcadia, Atti del<br />

Convegno (Parma, 20 ottobre 2006), a cura di Andrea Gatti e Caterina Silva, Parma, Museo Bodoniano,<br />

2008, pp. 161-82. Sulla formazione nella tipografia di Propaganda Fide cfr. Leonardo Farinelli,<br />

Giambattista Bodoni: l’esperienza romana, in Bodoni. L’invenzione della semplicità, con 55 illustrazioni,<br />

Parma, Guanda, 1990, pp. 67-82; e per i rapporti con l’accademia romana, in cui fu ammesso nel 1782<br />

con il nome di Alcippo Perseio, cfr. William Spaggiari, Bodoni e l’Arcadia, in Bodoni, i Lumi, l’Arcadia,<br />

pp. 61-76.<br />

61 Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori con alcune lettere non più stampate, Venezia, Fenzo, 1758;<br />

ora nella rist. anast. per cura di Alessandra Di Ricco, Trento, Università degli Studi, 1997, pp. 75-229<br />

(Frugoni), 231-68 (Algarotti) e 271-427 (Bettinelli). Si fa riferimento alla numerazione delle pagine della<br />

ristampa anastatica.<br />

62 Cfr. L’Editore a chi legge, in Saverio Bettinelli, Versi sciolti di Diodoro Delfico P.<br />

A., Milano, Marelli, pp. 3-4, a p. 3 (anche in Bettinelli, Opere edite ed inedite in prosa ed in<br />

versi […]. Seconda edizione riveduta, ampliata, e corretta dall’Autore, Venezia, Cesare, 1799-1801, 24<br />

voll., nel vol. XVII, 1800, pp. 181-7, a p. 181).<br />

63 Calcaterra, Storia della poesia frugoniana, pp. 282-92 e 300-4. Cfr. anche la recensione di Calcaterra<br />

(in “Giornale storico della letteratura italiana”, XLIX [1931], pp. 108-20, alle pp. 110-9) a Saverio<br />

Bettinelli, Lettere virgiliane e inglesi e altri scritti critici, a cura di Vittorio Enzo Alfieri, Bari, Laterza,<br />

94


Saggio sopra la rima (1752), l’uso delle forme libere, 64 l’impresa del Bettinelli<br />

rivendicò l’efficacia dell’endecasillabo sciolto, che, svincolatosi dall’ambito delle<br />

traduzioni e della poesia didascalica, avrebbe progressivamente ampliato i confini verso<br />

i “territori un tempo appannaggio della canzone, dell’ode o del capitolo”. 65 Ma la silloge<br />

è altresì legata alle polemiche innescate dalle premesse Lettere virgiliane indirizzate<br />

agli arcadi, 66 dove, mettendo in discussione i modelli poetici consolidati e l’attività<br />

letteraria dell’istituto romano, 67 il gesuita approfondì il discorso avviato nel poemetto in<br />

ottave Le raccolte (1750), contro i versi d’occasione:<br />

È la Raccolta un traditore ordigno,<br />

vago in vista, piacevole, pudico;<br />

sembra un cortese libricciuol benigno,<br />

Ma in volto onesto asconde un cor nemico.<br />

Sparge un succo sonnifero maligno,<br />

a l’oro insidia, a la menzogna è amico,<br />

di monache fa strazio, e di dottori,<br />

e le nozze avvelena, e i casti amori. 68<br />

2. Inaugurata dalle miscellanee per la Natività di Gesù e per la morte di Lorenzini,<br />

entrambe pubblicate un anno dopo la nomina di Morei (1744), 69 la produzione ufficiale<br />

del terzo custodiato si innestò nel solco crescimbeniano, annoverando tre volumi di<br />

Rime (1747, 1749, 1759), il quinto tomo delle Vite (1751), in omaggio al cardinale<br />

Domenico Orsini, seguito tre anni dopo dal quarto delle Prose e, nel 1762, per i tipi del<br />

De Rossi, dalla Raccolta di prose pastorali recitate in diversi tempi nell’adunanza degli<br />

Arcadi in Roma, riedita nel 1763. Completano la serie un volume di Arcadum carmina<br />

1930. Per l’Avvertimento, cfr. Algarotti, Opere varie […], Venezia, Pasquali, 1757, 2 voll., nel vol. II, pp.<br />

405-6.<br />

64 Sul ruolo dell’autore veneziano nei Versi sciolti cfr. Anna Maria Salvadè, Introduzione, in Francesco<br />

Algarotti, Poesie, Torino, Aragno, 2009, pp. IX-XLV, alle pp. XIII-XXIV.<br />

65 Di Ricco, Introduzione alla rist. anast. dei Versi sciolti, pp. VII-XL, a p. XXXI.<br />

66 Sulle vicende editoriali dei Versi sciolti e delle Dieci lettere di Publio Virgilio Marone scritte dagli<br />

Elisi all’Arcadia di Roma sopra gli abusi introdotti nella poesia italiana, cfr. Vittorio Enzo Alfieri, Nota,<br />

in Bettinelli, Lettere virgiliane e inglesi e altri scritti critici, pp. 297-322, alle pp. 299-315.<br />

67 In merito alle opinioni anti-dantesche nelle lettere II-IV (ivi, pp. 9-27), che suscitarono la replica di<br />

Gasparo Gozzi (Giudizio degli antichi poeti sopra una moderna censura di Dante attribuita<br />

ingiustamente a Virgilio […], Venezia, Zatta, 1758; ma nota come Difesa di Dante, ora nell’ed. a cura di<br />

Renzo Guerci, presentazione di Antonio Lanza, Torino, Aragno, 2000), cfr. Tissoni, Il commento ai<br />

classici italiani, pp. 73-87.<br />

68 Bettinelli, Le raccolte, in Id., Opere, vol. XVII, pp. 13-104, a p. 18 (canto I, ottava IX).<br />

69 Del Morei sono due sonetti, due odi-canzonette, un capitolo e un polimetro nelle Rime degli Arcadi<br />

sulla Natività, pp. 36-120.<br />

95


(1756), offerto al cardinale Giorgio D’Auria, 70 il volume delle Rime degli Arcadi in<br />

onore della Gran Madre di Dio (Roma, de’ Rossi, 1760) e le Memorie istoriche<br />

compilate dal custode (1761) su suggerimento del cardinale Filippo Maria Pirelli e con<br />

dedica a Clemente XIII, 71 incorse negli strali di Giuseppe Baretti, che, recensendole nel<br />

primo numero della Frusta (I° ottobre 1763), definì l’Arcadia una “letteraria<br />

fanciullaggine”, e “fanfaluche” le notizie relative alle vicende e all’ordinamento<br />

dell’istituzione. 72<br />

Ad Antonio De Rossi fu riconfermato l’incarico di tipografo dell’accademia; ma il<br />

volume dodicesimo delle Rime (1759) e il quarto delle Prose (1754) seguirono percorsi<br />

editoriali differenti. 73 Quest’ultimo fu dato alle stampe, e riedito nel 1755, 74 a<br />

Pontecchio, nei pressi di Bologna, per i tipi della tipografia dell’Iride, con sede nella<br />

tenuta (nota come “Colle Ameno”) del marchese e senatore Filippo Carlo Ghislieri,<br />

arcade (Antidreo Lapitio) e accademico Gelato, a sua volta destinatario dell’antologia, e<br />

definito dal Morei “vero Mecenate delle Lettere”. 75 Recante quattro prove di altrettanti<br />

compastori bolognesi (Federico Casali, Flaminio Scarselli, Pier Jacopo Martello, morto<br />

nel 1727, e Francesco Maria Zanotti), 76 la silloge si colloca nel contesto di una cultura<br />

che recava la forte impronta di Benedetto XIV (arcivescovo di Bologna fino al 1754), in<br />

cui l’attività letteraria della colonia Renia conviveva con lo sperimentalismo<br />

70 Del custode il volume presenta tre carmina, un’epistola, due elegie, due egloghe e undici epigrammi<br />

(AC 2 , pp. 144-69). Nel 1757, dai torchi di Giuseppe e Filippo De Rossi, eredi dell’attività paterna, uscì la<br />

seconda edizione del primo tomo degli Arcadum carmina (dato alle stampe da Crescimbeni nel 1721),<br />

con dedica del Morei al cardinale Gioacchino Fernandez Portocarrero, in Arcadia Leasco (Arcadum<br />

carmina. Pars prior, editio altera, pp. [III-VI]).<br />

71 “Voi [Pirelli] considerar mi faceste quanto opportuno sarebbe stato, che io una Raccolta avessi fatta di<br />

accertate Notizie, dalle quali chiaramente apparisse con quanta avvedutezza, ad effetto di rimettere nelle<br />

Lettere Umane il retto, e buon gusto, fosse stata instituita l’Adunanza di Arcadia, con quanta felicità fosse<br />

ella cresciuta, e con quanto decoro si fosse stabilita, facendo avvertire l’estensione, che per il Numero e<br />

degli Arcadi, e delle Colonie sovra ogni altra Accademia aveva ottenuto” (Memorie istoriche, pp. 1-2).<br />

72 Giuseppe Baretti, La Frusta letteraria, a cura di Luigi Piccioni, Bari, Laterza, 1932, 2 voll., nel vol. I,<br />

pp. 9-13, a p. 9. Cfr. Aldo Avallone, Baretti antiarcade, in Atti e memorie. III centenario dell’Arcadia, pp.<br />

177-87.<br />

73 Nel quarto tomo delle Prose degli Arcadi figurano un ragionamento e un dialogo recitati dal Morei, nel<br />

Bosco Parrasio, nel 1727 e 1748 (pp. 257-87; anche in Morei, Prose, pp. 17-27 e 190-9).<br />

74 La seconda edizione è intitolata Il buon gusto dell’italiana eloquenza o sia scelta di prose toscane<br />

raccolte da’ più accreditati soggetti del presente secolo; ma sono anche alcuni esemplari con il titolo<br />

Scelta di prose tratte da’ moderni ed eruditi Pastori Arcadi intorno a varie materie.<br />

75 PdA, vol. IV, pp. [III-VII], a p. [VII]. Su Ghislieri, figlio dell’arcade Antonio Maria, cfr. Maria Stella<br />

Santella (profilo biografico) e Alfredo Cottignoli (bibliografia), in La colonia Renia, vol. I, pp. 53-4 e<br />

151. Sull’attività promossa dal marchese si veda Saverio Ferrari, La stamperia di Colle Ameno: l’impresa<br />

editoriale di un patrizio bolognese, in Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento. Avvio<br />

di un’indagine, Atti del V Colloquio (Bologna, 22-23 febbraio 1985), Bologna, Istituto per la storia di<br />

Bologna, 1987, pp. 243-94.<br />

76 PdA, vol. IV, pp. 212-34, 235-56, 288-309, 338-54.<br />

96


dell’Istituto delle Scienze, 77 e dove frequente era altresì la partecipazione simultanea a<br />

cenacoli di orientamenti disciplinari diversi (si pensi, ad esempio, al Manfredi,<br />

fondatore nel 1690 dell’accademia degli Inquieti, nucleo originario dell’Istituto, e a<br />

Francesco Maria Zanotti, professore di filosofia e segretario dello stesso ente, entrambi<br />

arcadi e maestri del giovane Algarotti). 78 Morto il De Rossi nel 1755, il dodicesimo<br />

tomo delle Rime (con dedica al cardinale Giovanni Francesco Albani, pronipote di<br />

Clemente XI) fu affidato alle cure dei fratelli Marco e Niccolò Pagliarini, proprietari<br />

della “Libreria di Pallade” in piazza Pasquino, 79 un anno prima della bufera che travolse<br />

Niccolò (1760), accusato di avere pubblicato clandestinamente libelli giansenisti e<br />

antigesuitici, per conto delle autorità lusitane presso la Santa Sede; condannato a sette<br />

anni di reclusione, Niccolò Pagliarini si trasferì in Portogallo, dove nel 1769 fu<br />

nominato direttore della Stamperia Reale. 80<br />

Affini a quelli dei primi otto volumi delle Rime sono i criteri di selezione dei testi e<br />

l’assetto tipografico delle tre crestomazie allestite dal Morei, 81 mentre il numero dei<br />

censori sale a dieci. 82 Nell’avviso ai lettori nella decima raccolta (1747), donata a Pietro<br />

Grimani, doge di Venezia dal 1741, annunciando la riapertura del cantiere editoriale<br />

“dopo il corso di molti anni”, e offrendo anticipazioni sui lavori in fieri (tre volumi di<br />

liriche, di cui uno di versi latini, un’antologia di prose e un tomo di Notizie istoriche<br />

degli Arcadi morti, mai dato alle stampe), il custode conferma la fedeltà al progetto<br />

77 Sull’Istituto cfr. Walter Tega, “Mens agitat molem”. L’Accademia delle Scienze di Bologna (1711-<br />

1804), in Scienza e letteratura nella cultura italiana del Settecento, a cura di Renzo Cremonte e Walter<br />

Tega, Bologna, il Mulino, 1984, pp. 65-108; di Marta Cavazza si vedano Scienziati in Arcadia, in La<br />

colonia Renia, vol. II, pp. 425-61, e Settecento inquieto. Alle origini dell’Istituto delle Scienze di Bologna,<br />

Bologna, il Mulino, 1990, pp. 31-78. Anche nel catalogo della tipografia dell’Iride alle opere di<br />

argomento letterario (cfr. i Poetici componimenti per le nozze del marchese Francesco Giovanni Sampieri<br />

e della contessa Anna Maria Bentivoglio, 1756) e morale-religioso (ad esempio, i Pensieri cristiani per<br />

tutti li giorni del mese di Dominique Bouhours, 1753, e La manna dell’anima di Paolo Segneri, 1753-54,<br />

6 voll.) si affiancano testi di interesse scientifico, come la raccolta delle lettere (Dell’elettricismo, 1758)<br />

del fisico torinese Giovanni Battista Beccaria a Jacopo Bartolomeo Beccari, membro dell’Istituto delle<br />

Scienze, riedita lo stesso anno con il titolo Elettricismo atmosferico (cfr. Ferrari, La stamperia di Colle<br />

Ameno, pp. 266-74).<br />

78 Sugli anni dell’apprendistato bolognese del poeta-scienziato (1726-32) cfr. Salvadè, Introduzione, in<br />

Algarotti, Poesie, pp. XI-XIII. Per l’epistola in sciolti al Manfredi e per il sonetto a Zanotti (1732) cfr. ivi,<br />

pp. 26-8 e 80 (testi), 176-86 e 330-3 (commenti).<br />

79 Il padre di Marco e di Niccolò, Tommaso, era in buoni rapporti con Francesco Maria Lorenzini,<br />

residente nei pressi di piazza Pasquino. Con i cinquanta scudi elargiti da Clemente XII dopo la<br />

rappresentazione dell’Aulularia, nella “Sala Latina”, il 4 settembre 1735, si organizzò “una cena solenne<br />

nella bottega del Pagliarini libraro” (cfr. Valesio, vol. V, p. 809). Sulla famiglia di stampatori-librai cfr.<br />

Franchi, Impressioni sceniche, pp. 582-9.<br />

80 Cfr. Venturi, Settecento riformatore, vol. II (La chiesa e la repubblica dentro i loro limiti 1758-1774),<br />

pp. 26-9 e, per le vicende gesuitiche (in Portogallo l’ordine fu sciolto nel 1759, in Francia nel 1764, in<br />

Spagna e a Napoli nel 1767, e l’anno dopo a Parma), pp. 30-184 e 214-36.<br />

81 Come ricordato in precedenza, il tomo nono delle Rime (1722) presenta un’impostazione peculiare.<br />

82 Memorie istoriche, p. 39.<br />

97


crescimbeniano, esortando dunque gli arcadi di Roma e delle province a inviare<br />

componimenti. 83 Alla stregua del terzo e del settimo tomo, recanti in calce una sezione<br />

lirica sulle guerre turchesche, l’undicesimo presenta in appendice i testi recitati<br />

nell’adunanza svoltasi nel Bosco Parrasio, nell’agosto 1748, per le acclamazioni di<br />

Carlo III di Borbone (Eraclide Samio) e di Maria Amalia di Sassonia (Olimpia Esperia),<br />

sovrani del Regno delle Due Sicilie, nonché dedicatari della miscellanea. 84<br />

Fra i centoquaranta rimatori si assottiglia il gruppo di esponenti dell’alta gerarchia<br />

ecclesiastica rispetto al ceto nobiliare, più presente nel dodicesimo volume e negli atti<br />

della cerimonia per il re e la regina delle Due Sicilie; 85 aumenta la percentuale degli<br />

autori impiegati nell’amministrazione (ad esempio, Stefano Benedetto Pallavicini<br />

segretario di Augusto III re di Polonia ed elettore di Sassonia), 86 o con incarichi in<br />

Arcadia (come il procustode Giuseppe Brogi, e i colleghi Giampietro Tagliazucchi e<br />

Gaetano Golt), 87 mentre è marginale l’intervento dei canonici e dei componenti degli<br />

ordini minori. La qualifica di “poeta” è attribuita soltanto a Metastasio, di cui sono, nel<br />

decimo volume, due componimenti giovanili (la Strada della gloria, recitata in Arcadia<br />

nel 1718, e l’epitalamio per le nozze, celebrate a Napoli il 23 gennaio 1723, del conte<br />

Francesco Caetani dell’Aquila d’Aragona e di Giovanna Sanseverino dei principi di<br />

Bisignano), 88 antologizzati certamente anche in omaggio all’amicizia che legava il<br />

custode al poeta cesareo. 89<br />

83<br />

A chi legge, in RdA, vol. X, pp. [VI-VII].<br />

84<br />

Adunanza tenuta nel Bosco Parrasio per l’acclamazione seguita in Arcadia delle Sacre Reali Maestà di<br />

Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia Re, e Regina delle Due Sicilie il giorno delle Calende di<br />

Agosto dell’Anno MDCCXLVIII. Alla Presenza dell’Eminentissimo, e Reverendissimo Sig. Cardinale<br />

Domenico Orsini Protettore de’ suddetti due Regni fra gli Arcadi Accl. Rodaspe Agoretico (ivi, vol. XI).<br />

85<br />

L’alto clero è rappresentato da nove esponenti, mentre l’aristocrazia ne annovera ventisei, di cui dieci<br />

nel dodicesimo volume e nove nell’adunanza per Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia.<br />

86<br />

RdA, vol. XII, pp. 36-41.<br />

87<br />

Ivi, voll. X, pp. 4-18 (Brogi), 27-47 (Tagliazucchi); XI, 75-103 (Golt), [ix-xi] (Tagliazucchi); XII, 70-6<br />

(Golt).<br />

88<br />

Ivi, vol. X, pp. 47-58; ora in Metastasio, Poesie, pp. 84-96 (testi) e 367-95 (commenti). Di Metastasio<br />

sono inoltre due sonetti, “L’umanità del gran delitto rea” e “Signor, la Fede a questa mi sospinge”, in<br />

Rime degli Arcadi sulla Natività, pp. 32-3.<br />

89<br />

Testimonianze dell’amicizia fra Morei e Metastasio sono nelle lettere di quest’ultimo al fratello<br />

Leopoldo del 2 novembre 1743, a ridosso dell’elezione di Mireo (“Fate un complimento pastorale per me<br />

al nuovo nostro Custode d’Arcadia, ed abbracciatelo teneramente con qualche riguardo di non esser<br />

veduto; perché la gravità alla quale l’obbliga la nuova cura non si offenda della confidenza. Ditegli ch’io<br />

l’amo e che gli desidero più solida fortuna”), e del 7 aprile 1766, in cui l’autore romano rimprovera il<br />

fratello di non avergli comunicato per tempo la notizia della “morte d’un così antico e familiare amico”,<br />

avvenuta il I° gennaio 1766 (Metastasio, Tutte le opere, voll. III, pp. 239-40, e IV, 452; si veda inoltre la<br />

missiva del 20 aprile 1737 a Leopoldo, vol. III, pp. 155-6, a p. 156). A sua volta, Morei compose un<br />

propemticon per la partenza di Metastasio, nel 1730 (“Nomine quem noras, quem Caesaris ore vocasti”,<br />

in Carmina, pp. 44-6).<br />

98


Quanto alla provenienza, è confermata la superiorità dello Stato Pontificio (e in<br />

particolare di Roma e del circondario) sulle periferie arcadiche, di norma rappresentate<br />

dai vicecustodi. Fra le colonie di creazione recente figurano la Virgiliana, la Mitertea, la<br />

Tennacriana, l’Aletina, la Fanestre e l’Icneutica (queste ultime istituite durante il<br />

custodiato di Lorenzini), 90 mentre al periodo crescimbeniano risalgono, fra le altre,<br />

l’Alfea, presente con i contributi di Bernardino Fabbri Ranieri e del pro-vicecustode<br />

Bartolomeo Gaetano Aulla, la Sibillina e la Renia, di cui sono portavoci Francesco<br />

Antonio Lolli e Giampietro Zanotti, segretario dell’accademia Clementina di Bologna. 91<br />

Allo Stato della Chiesa seguono il Regno delle Due Sicilie e il Granducato di Toscana, 92<br />

da cui proviene il Morei, autore della prosa introduttiva nell’adunanza per Carlo di<br />

Borbone e Maria Amalia di Sassonia, e di dodici sonetti, di un’ode e della parafrasi del<br />

Cantico de’ tre Fanciulli nella dodicesima raccolta. 93 Figurano anche cinque autori della<br />

Repubblica genovese: Giovanni Battista Riccheri, vicecustode della Ligustica, l’abate<br />

Scipione Giuseppe Casale, monsignore Niccolò Casoni, l’abate corso Nunzio Vettini e<br />

il marchese Giuseppe Imperiali. 94 Confermata è inoltre la subalternità delle zone più<br />

decentrate: l’area veneta vanta quattro presenze; 95 tre, Milano, 96 Piacenza e Lucca; 97<br />

due, Mantova e Modena; 98 una, invece, Udine (l’arciprete Giuseppe Bini), Como (il<br />

90<br />

Per Carlo Valenti Gonzaga, Curzio Reginaldo Boni e Alessandro Pompeo Berti (rappresentanti della<br />

Mitertea), Nicola Sabbioni Orsini, Ignazio Cianci, Pietro Paolo Carrara e il marchese Fabrizio Paulucci,<br />

vicecustode dell’Icneutica, cfr. RdA, voll. X, pp. 18-23; XI, 8-14, 24-8, 165-9, 271-5, [xxvii]; XII, 22-3 e<br />

92-7. Del rappresentante dell’Aletina (Cianci) sono anche due egloghe, un carme e un epigramma in AC 2 ,<br />

pp. 85-94.<br />

91<br />

RdA, voll. XI, 147-8 (Lolli), 389-400 (Zanotti); XII, 171-3 (Aulla), 277-80 (Fabbri Ranieri), 399<br />

(Zanotti).<br />

92<br />

Diciotto sono i rimatori del Regno delle Due Sicilie, di cui undici napoletani e quattro siciliani, uno di<br />

Bari (il marchese Giovanni Battista Nicolai), uno di Lecce (l’abate Giovanni Battista Carro) e uno di<br />

Nicotera (l’abate Giuseppe Laureana). L’area toscana è rappresentata da tre fiorentini e da tre pisani, da<br />

un pistoiese (il cavaliere Giovanni Filippo Adami), da un senese (Gerolamo Melani) e da un volterrano<br />

(Mario Guarnacci); cfr. ivi, voll. X, pp. 1-3, 372-86; XI, [v], [xxxi]; XII, 149-52, 159-9.<br />

93<br />

Ivi, voll. XI, pp. [III-VIII], [v], [xxxviii]; XII, 159-70.<br />

94<br />

Ivi, voll. X, pp. 164-5; XI, 14-5, 53-74, 414, [xvii-xx]; XII, 42-51 e 121-48.<br />

95<br />

Della Repubblica veneta sono Luigi Querini (ivi, vol. XII, p. 280), il sopra menzionato Stefano<br />

Benedetto Pallavicini, di Padova, il gesuita dalmata Ruggero Giuseppe Boscovich (ivi, vol. XI, p. [xxviii])<br />

e Giovanni Battista Rizzardi, di probabile origine bresciana (ivi, p. [xxvi]).<br />

96<br />

Di Milano figurano il trinitario scalzo Giovanni De Leva, il carmelitano scalzo Paolo Teresio e<br />

Giancarlo Passeroni (originario di Nizza), che in viaggio a Roma, nel 1745, recitò in Serbatoio alcuni<br />

canti del Cicerone, iniziato nel 1740-41, e dato alle stampe fra il 1755 e il 1774 (Memorie istoriche, pp.<br />

82-3); cfr. RdA, voll. XI, pp. 28-9, [xv]; XII, 100-9 e 205-6.<br />

97<br />

Di Piacenza sono l’abate Guido Riviera, Ubertino Landi e il cardinale Francesco Landi (cfr. Moroni,<br />

vol. XXXVII, 1846, p. 100), mentre da Lucca provengono l’abate Giunio Bernardino Pera, Curzio<br />

Reginaldo Boni e Alessandro Pompeo Berti (cfr. RdA, voll. XI, pp. 13-4, 165-9, [xxvii]; XII, 1-21 e 399).<br />

98<br />

Mantova è rappresentata da Carlo Valenti Gonzaga e da Sigismondo Gonzaga principe del Sacro<br />

Romano Impero, mentre di Modena è Giampietro Tagliazucchi, presente con la moglie Veronica Cantelli<br />

(ivi, voll. X, pp. 27-47; XI, 1-8, 185-207 e [ix-xi]).<br />

99


conte Antonio Giuseppe Della Torre di Rezzonico, padre di Carlo Castone), Alessandria<br />

(Alessandro Sappa, autore di una raccolta di Poesie scelte, edita postuma nel 1795),<br />

Lodi (Alberto Baccanti) e Guastalla (il marchese Marco Antonio Maldotti, accolto nel<br />

cenacolo degli Sconosciuti). 99 Assenti gli stranieri, nonostante l’aumento delle<br />

aggregazioni, 100 mentre delle sei poetesse quattro sono originarie dello Stato Pontificio e<br />

soltanto una è di natali aristocratici. Della Maratti Zappi, morta nel 1745, sono cinque<br />

sonetti nel decimo volume, recante anche quello della fabrianese Margherita Corradini<br />

Stelluti, dedicato all’abate Giuseppe Lavini della colonia Settempedana. 101<br />

Nell’undicesimo figurano invece la Parisotti Beati, con otto sonetti, e la Cantelli<br />

Tagliazucchi, con un nucleo di componimenti metricamente vario: dieci sonetti, un<br />

capitolo, due odi-canzonette e l’egloga per la scomparsa della Maratti. 102 Nell’ultimo<br />

volume (XII) entrano quattro sonetti della pisana Marianna Lanfranchi Aulla, moglie di<br />

Bartolomeo Gaetano, per la quale Goldoni (Polisseno Fegejo) compose un’anacreontica<br />

di sestine di ottonari, negli anni in cui frequentava le riunioni della colonia Alfea (1745-<br />

48), 103 mentre della duchessa Giacinta Orsini, morta a diciotto anni il 9 giugno 1759,<br />

sono (oltre a un’egloga per il S. Natale) quattro sonetti e due capitoli recitati nelle tre<br />

adunanze per il suo matrimonio, celebrato a Roma, nel 1757, con Antonio<br />

Boncompagni Ludovisi. 104<br />

99<br />

Ivi, voll. XI, pp. 258-70, 305-7, [xiii]; XII, 52-61 e 371-3. Su Maldotti cfr. Spaggiari, L’armonico<br />

tremore, p. 13, mentre su Antonio Giuseppe Della Torre di Rezzonico cfr. la voce di Guido Fagioli<br />

Vercellone in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp. 671-4.<br />

100 2<br />

Tre, invece, i forestieri accolti in AC : Henry Newton (Argeste Melichio, pp. 46-8), ambasciatore<br />

inglese presso il Granducato di Toscana; il tedesco Johann Gottlieb Böhme (Crisenio Beroense, pp. 71-3);<br />

lo spagnolo Emanuel Martí y Zaragoza (Eumelo Olenio, pp. 100-9). Cfr. Onomasticon, pp. 27, 69, 108.<br />

101<br />

RdA, vol. X, pp. 24-6 e 88. Sulla Corradini Stelluti (Egina Tritonia), cooptata durante il custodiato di<br />

Lorenzini, cfr. Bandini Buti, vol. I, p. 176.<br />

102<br />

RdA, vol. XI, pp. 35-8 e 185-207. Della Parisotti Beati, che intervenne a molte cerimonie ufficiali (cfr.<br />

Spaggiari, 1782. Studi di Italianistica, p. 23), si vedano il sonetto per Giovanni V e l’ode dedicata alla<br />

Paolini Massimi e alla Maratti Zappi, in I Giuochi olimpici […] in onore degli Arcadi illustri defunti, pp.<br />

104-7 (ode) e 331 (sonetto). Cfr. anche i sonetti “Or, che di Pindo i più legiadri fiori” e “Se così dolce,<br />

Augusta Donna, è il Freno”, in Adunanza […] per l’elezione […] di Giuseppe II Re de’ romani, pp. 75-6.<br />

103<br />

RdA, vol. XII, pp. 68-9. Sulla pastorella pisana (Euriclea Doriense) si veda Giordano, Letterate toscane,<br />

p. 117; e per il componimento di Goldoni (“Pecorelle mal pasciute”), Tutte le opere, vol. XIII, pp. 150-2.<br />

Nella colonia Alfea il commediografo recitò inoltre la canzone sul tema “dell’utilità delle leggi scritte”,<br />

mentre in Arcadia, nel 1759, lesse le ottave della Pubblica confessione (ivi, pp. 152-6 e 508-11). Cfr.<br />

Alessandra Di Ricco, Gli anni pisani del Goldoni: Polisseno Fegejo in Arcadia, in Goldoni in Toscana,<br />

Atti del Convegno di Studi (Montecatini Terme, 9-10 ottobre 1992), Firenze, Cadmo, 1993 (“Studi<br />

italiani”, V, fasc. 1-2), pp. 41-65.<br />

104<br />

RdA, vol. XII, pp. 77-86. Cfr. Adunanze degli Arcadi pubblicate nelle nozze di sua Eccellenza la<br />

Signora D. Giacinta Orsini de’ duchi di Gravina con sua Eccellenza il Signor Don Antonio<br />

Boncompagno Ludovisi duca d’Arce de’ princ. di Piombino […], Roma, Salomoni, 1757, pp. 115, 117,<br />

121, 174 (quattro sonetti, adunanza 1755); 225-8 (“Vorrei poter nell’erudite scuole”, ad. 1756); 109-112<br />

(“In sì bel dì che Arcadia ha per costume”, ad. 1757).<br />

100


Programmaticamente inaugurati dal sonetto del cavaliere Giovanni Filippo Adami,<br />

dedicato alla rinascita del cenacolo romano, 105 i tre volumi delle Rime ribadiscono il<br />

legame con l’Arcadia crescimbeniana anche nella selezione degli autori. Se da un lato<br />

sono compresi i versi di un drappello di sodali ascritti negli anni del primo patronato,<br />

alcuni dei quali defunti (come Francesco Maria di Campello e i coniugi Zappi) 106 e altri<br />

ancora in contatto con l’ambiente arcadico (Giuseppe Ercolani, principe degli Infecondi<br />

dal 1735; Giuseppe Bini, nell’Urbe nel 1750-53 per difendere la causa del patriarcato<br />

d’Aquileia; e Ubertino Landi, in viaggio a Roma nel 1750), 107 dall’altro figurano alcune<br />

voci della scuola graviniana, come Domenico Ottavio Petrosellini, di cui è accolta<br />

un’ampia selezione di versi, l’improvvisatore Paolo Vannini (morto nel 1718),<br />

Domenico Rolli, 108 Lorenzini e il cavaliere Bernardo Bucci, autore del poema in terzine<br />

La vita umana, imitazione della Commedia. 109 Di Gravina, invece, è un’egloga nel<br />

secondo tomo degli Arcadum carmina; indizio della avvenuta riconciliazione con i<br />

trascorsi dei Quirini. 110 Alla supremazia dei versi d’occasione, di quelli amorosi e<br />

devozionali corrisponde la scarsa incidenza degli argomenti riconducibili alle<br />

sollecitazioni di una diversa sensibilità. Tracce di poesia didascalico-scientifica sono nel<br />

sonetto del napoletano Domenico Ferrari, sul sistema cromatico newtoniano, e in quelli<br />

di Domenico Ottavio Petrosellini e di Giacomo Mistichelli, allusivi agli esperimenti<br />

anatomici; 111 nell’antologia latina figurano i poemetti De respiratione e De fluminibus<br />

del gesuita bresciano Orazio Borgondio, 112 e gli endecasillabi di Flaminio Scarselli sulla<br />

podagra, mentre nelle Prose è il discorso “sull’Elettricità de’ Corpi”, tenuto nel Bosco<br />

105<br />

“Le boschereccie Deità chiamando / Tirsi il Pastor fè questo voto un giorno, / i fatidici suoi lumi<br />

girando / del suol d’Arcadia alle Campagne intorno; // se in queste selve ascolterò cantando / Titiro, e<br />

Melibèo farvi ritorno; / e il funesto silenzio omai troncando / l’auree fila trattar del Plettro adorno; // cento<br />

vogl’io sovra d’un verde altare / bianchi Torelli di letizia in segno / a voi dei boschi Deità svenare. // Ecco<br />

il tempo prescritto al gran disegno. / Tirsi va lieto a sciorre il voto all’Are: / e d’Arcadia qual fu risorge il<br />

Regno” (RdA, vol. X, p. 1).<br />

106<br />

Ivi, voll. X, pp. 363-72; XII, 152.<br />

107<br />

Ivi, vol. XII, pp. 174-87 (Ercolani). Del Landi si veda il sonetto “Io te riveggio, o bella augusta Roma”<br />

(ivi, p. 9).<br />

108<br />

Ivi, voll. X, pp. 88-163; XI, 103-4 e 336-55.<br />

109<br />

Per i canti I, II, VI dell’Inferno e per quelli del Paradiso (XXXII-XXXIII) cfr. ivi, vol. X, pp. 212-44; per il<br />

XVI del Purgatorio cfr. I Giuochi olimpici […] in onore degli Arcadi illustri defunti, pp. 223-8. Su Bucci<br />

si vedano SI, vol. II, pt. IV, pp. 2261-2; e Amedeo Quondam in DBI, vol. XIV, 1972, pp. 764-5. Nella terza<br />

satira de Il segretario Cliternate al baron di Corvara (1717) Pier Jacopo Martello non esitava ad<br />

affermare che Bucci “andar può d’Alighieri a canto” (Scritti critici e satirici, pp. 86-9, a p. 88, v. 88).<br />

110 2<br />

AC , pp. 219-22 (“Quo celeres Tirrene pedes intendis? et unde”).<br />

111<br />

RdA, voll. X, p. 96 (Petrosellini); XII, 290-1 (Mistichelli) e 370 (Ferrari).<br />

112 2<br />

AC , pp. 8-24. Su Borgondio, rettore dal 1740 del Collegio Romano e docente di matematica di<br />

Boscovich, cfr. Paolo Casini, in DBI, vol. XII, 1970, pp. 777-9; suoi sono anche quattro poemetti in<br />

esametri (De volatu, De natatu, De incessu, De motu sanguinis), in AC 1 , pp. 1-28.<br />

101


Parrasio, il 26 settembre 1748, dal canonico di S. Maria in Trastevere Giovanni Amedeo<br />

Ricci. 113 Il gesuita parmense Carlo Noceti recitò nel Serbatoio i poemi sull’iride e<br />

sull’aurora boreale, dati alle stampe nel 1747, con le chiose di Ruggero Giuseppe<br />

Boscovich, suo allievo nel Collegio Romano e socio dell’Académie Française dal<br />

1748. 114 Quanto alle soluzioni metriche, continua l’egemonia del sonetto; ma, anche da<br />

questo punto di vista, il dodicesimo tomo, apparso un anno dopo i Versi sciolti della<br />

triade Algarotti-Bettinelli-Frugoni, “non dà alcun segno di vita nuova”, ripiegando<br />

invece nella “decorosa e nostalgica commemorazione del passato”. 115 L’accademia del<br />

Morei, scomparso il I° gennaio 1766, 116 “riflette bene l’esaurimento crepuscolare della<br />

prima Arcadia”, 117 adombrato, fin dal 1743, nell’Autunno Tiburtino:<br />

Terminò quella geniale Conversazione [a Tivoli, nel 1728]; ne sono<br />

terminate delle altre. Mancano intanto gli Amici; mancano i Conoscenti: tutto<br />

ha il suo termine, tutto si scioglie, tutto svanisce, e siamo dalla esperienza<br />

medesima astretti a confessare non esservi alcuna stabilità, siasi nella fortuna,<br />

siasi nella fama, tra le cose di questa Terra; né darsi altra speranza, ed altra<br />

sicurezza, che nella felicità, e nelle promesse del Cielo. 118<br />

113 AC 2 , p. 136; PdA, vol. IV, pp. 189-211.<br />

114 Caroli Noceti, De iride et aurora boreali carmina […] cum notis Josephi Rogerii Boscovich, Romae,<br />

Palearini, 1747 (trad. di Antonio Ambrogi, Firenze, Stamperia Imperiale, 1755); e di Boscovich si veda,<br />

sugli stessi argomenti, De aurora boreali dissertatio habita in Collegio Romano a PP. Societatis Jesu die<br />

Septembris 1738, Romae, de Rubeis, s.a. [1738?]. Cfr. Memorie istoriche, p. 83; inoltre, AC 2 , pp. 183-<br />

216.<br />

115 Carlo Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio (1943), in Id., Ricordi della scuola italiana, Roma,<br />

Edizioni di Storia e Letteratura, 1998, pp. 55-79, a p. 59 (pubblicato la prima volta in “Atti e Memorie<br />

d’Arcadia”, serie III, fasc. 3-4 [1948], pp. 94-121).<br />

116 “Diario ordinario”, 4 gennaio 1766, n. 7569, p. 14.<br />

117 Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio, p. 58.<br />

118 Autunno Tiburtino, in Le tre Arcadie, p. 422.<br />

102


2.4 Giuseppe Brogi<br />

(1766-1772)<br />

Confermata la prassi introdotta per l’elezione del Morei (1743), 1 i cento arcadi<br />

selezionati da Clemente XIII, e riuniti nell’Archiginnasio della Sapienza, il 12 gennaio<br />

1766, a pochi giorni dalla morte del predecessore (I° gennaio), nominarono custode il<br />

sacerdote romano Giuseppe Brogi (1702-1772), segretario di monsignore Antonio<br />

Maria Pallavicini e del nunzio Antonio Eugenio Annibale Visconti (1750-60), nonché<br />

predicatore in molte chiese dell’Urbe (1760-70) e beneficiato della Basilica di S. Maria<br />

Maggiore (1759). 2 Membro del sodalizio degli Infecondi (1737), di quello di Busseto<br />

(1755) e della Società letteraria de’ Volsci di Velletri (1766), 3 Brogi fu affiliato<br />

all’Arcadia nel 1726 su segnalazione del Morei, in soprannumero e con lo pseudonimo<br />

di Acamante, in attesa del compimento del venticinquesimo anno di età e delle<br />

campagne vacanti, assegnate (le Pallanzie) quattro anni dopo da Lorenzini. 4 Acamante<br />

Pallanzio divenne procustode nel 1743, 5 ricoprendo inoltre l’incarico di revisore del<br />

quinto tomo delle Vite degli Arcadi e di raccoglitore di fondi per il restauro del Bosco<br />

Parrasio (1760). Sebbene il neo-custode tentasse di orientare gli interessi del cenacolo<br />

verso temi più attuali, deliberando fin dagli esordi (24 aprile 1766) che nelle riunioni<br />

private, tenute nella sua dimora il primo giovedì di ogni mese, la recitazione dei<br />

componimenti in lingua e in latino fosse affiancata dalla lettura di prose di argomento<br />

vario (scientifico, filosofico, giuridico o storico), 6 il suo breve governo di transizione<br />

(1766-72) confermò di fatto l’inadeguatezza dell’Arcadia a intervenire “nelle polemiche<br />

1 Memorie istoriche, p. 60.<br />

2 Per ragguagli biografici su Brogi, che fu inoltre sottosegretario della Sacra Congregazione delle<br />

Indulgenze e segretario dell’Arciconfraternita di S. Silvestro in Capite, si vedano SI, vol. II, pt. IV, p.<br />

2131; Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi; Teresa Venuti, I Custodi d’Arcadia sepolti nella chiesa di S.<br />

Nicola in Arcione, in “Giornale arcadico di scienze lettere ed arti”, s. VI, I (1906), pp. 267-73, a p. 269;<br />

Amedeo Quondam in DBI, vol. XIV, 1972, pp. 422-3; e la scheda di Patrizia Formica in Tre secoli di<br />

storia dell’Arcadia, pp. 136-8.<br />

3 Cfr. Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, p. 15 (dove è il diploma di ammissione tra gli Infecondi).<br />

4 Per la patente arcadica rilasciata da Crescimbeni e il documento sottoscritto da Lorenzini, ivi, pp. 13-4.<br />

5 Memorie istoriche, pp. 88-9. Si veda anche “Diario ordinario”, 23 novembre 1743, n. 4107, p. 2.<br />

6 Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, pp. 124-5.<br />

103


che occupavano le cronache intellettuali d’altri centri culturali italiani (soprattutto<br />

settentrionali e meridionali)”. 7<br />

L’attività di Acamante si uniformò agli operati di Crescimbeni e di Morei<br />

(omaggiato il 14 giugno 1766 in Serbatoio), sulla scia dei quali promosse le adunanze<br />

pubbliche, 8 come quella del 2 agosto 1766 per l’assunzione a senatore di Abbondio<br />

Rezzonico, nipote del pontefice, 9 e la nascita di tre colonie: la Calatina di Caltagirone<br />

(1768), con vicecustode il marchese Giuseppe Maggiore; 10 la Clementina di Modena<br />

(1770), dedotta nel dicembre 1770 dai Minori conventuali, e così denominata in<br />

omaggio a Clemente XIV, che nel 1723 era entrato nell’ordine dei francescani<br />

conventuali di Mondaino (Rimini); e l’Enguina di Gangi (1772), mutuata<br />

dall’accademia degli Industriosi. 11 Fu inoltre avviata la collezione dei ritratti degli<br />

arcadi, esposta nel Serbatoio (trasferito nel palazzo Mattei, in via S. Nicola in Arcione,<br />

dove sarebbe rimasto fino al 1863), 12 e comprendente anche quello di Metastasio,<br />

inviato da Vienna, nel 1768, su richiesta del principe Sigismondo Chigi. 13 Al 1770<br />

risalgono invece i giochi olimpici, celebrati fra il 12 agosto e il 26 gennaio dell’anno<br />

7<br />

Quondam, in DBI, p. 423. Del quarto patronato non sono pervenuti i verbali delle adunanze. La fonte<br />

principale di notizie sull’accademia di Brogi è la monografia di Biroccini, che si è avvalso dei documenti<br />

custoditi ad Avezzano dai discendenti del sacerdote. Conservato è invece il registro degli iscritti (BAR,<br />

vol. VII, Catalogo dei Gentilissimi e Valorosissimi Pastori Arcadi essendo Custode Generale Acamante<br />

Pallanzio); cfr. Onomasticon, p. VI.<br />

8<br />

Per i tipi del romano Arcangelo Casaletti furono pubblicati i resoconti delle assemblee per<br />

l’acclamazione della principessa Flaminia Odescalchi Chigi (1768) e per l’ascesa al soglio papale di<br />

Clemente XIV (1769). Al 1771 risale l’Adunanza tenuta in Campidoglio dagli Arcadi ad onore della<br />

Santità di Nostro Signore Clemente XIV Pontefice Massimo e di Sua Maestà fedelissima Giuseppe I re di<br />

Portogallo […], mentre l’anno dopo fu data alle stampe l’Adunanza tenuta dagli Arcadi nella Villa<br />

Albani ad onore di Sua Altezza Reale Maria Antonia Walburga di Baviera (1772).<br />

9<br />

Adunanza degli Arcadi per l’esaltazione alla Dignità di Senatore di Roma di Sua Eccellenza il Signor<br />

Don Abondio Rezzonico Nipote della Santità di N. S. Papa Clemente XIII, Roma, Casaletti, 1766. Fra gli<br />

autori sono i colleghi Muzio Scevola (abate di Tivoli), Gaetano Golt, Sigismondo Chigi (marito di<br />

Flaminia Odescalchi e ispiratore del dramma satirico Il Conclave dell’anno MDCCLXXIV [di cui fu<br />

custode], attribuito al fiorentino Gaetano Sertor; cfr. Antonio Fiori in DBI, vol. XXIV, 1980, pp. 755-8),<br />

l’abate piacentino Bonaventura Giovenazzi, il lucchese Giunio Bernardino Pera, il fermano Giacomo<br />

Mistichelli (Adunanza degli Arcadi per l’esaltazione […] di Sua Eccellenza il Signor Don Abondio<br />

Rezzonico, pp. 10-5, 23-30, 86-92, 96). Figurano inoltre due sonetti di Brogi; del procustode Gioacchino<br />

Pizzi sono un sonetto e un’ode, mentre i sottocustodi Giuseppe Bini e Giuseppe Chauderon partecipano<br />

con un sonetto ciascuno (ivi, pp. [III], 9, 21, 55, 103-6, 108).<br />

10<br />

Sulla Calatina, dedotta dall’accademia omonima aggregatasi nel 1766 alla messinese Peloritana dei<br />

Pericolanti, si veda Maylender, vol. I, pp. 480-2.<br />

11<br />

Ivi, vol. II, p. 23; per l’Enguina si veda la voce “Accademia Industriosa”, ivi, vol. III, p. 234.<br />

12<br />

Francesco Fabi Montani, Intorno ad alcuni ritratti di recenti arcadi illustri collocati nella sala del<br />

Serbatoio […], in “Giornale arcadico di scienze lettere ed arti”, n. CXXVI (gennaio, febbraio e marzo<br />

1852), pp. 359-79, alle pp. 360-2; Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, p. 131; Cecilia Pericoli, La<br />

Pinacoteca dell’Accademia dell’Arcadia, in “Capitolium. Rassegna di attività municipale”, XXXV (giugno<br />

1960), pp. 9-14.<br />

13<br />

Cfr. le lettere al Chigi del 13 aprile 1767 e del 27 giugno 1768, e quelle al fratello Leopoldo, che non<br />

apprezzò il ritratto, del 29 agosto e del 28 novembre 1768 (Metastasio, Tutte le opere, vol. IV, pp. 529,<br />

632-3, 651-2, 681).<br />

104


seguente, 14 di cui la terza competizione (le Ghirlande), svolta il 16 settembre, fu<br />

dedicata alle pastorelle, probabilmente con l’intento di emulare la festa approntata dalle<br />

consorelle parmensi in occasione delle nozze del duca Ferdinando di Borbone e<br />

dell’arciduchessa Maria Amalia d’Asburgo-Lorena (1769), 15 articolata in gare poetiche,<br />

con l’intervento dei sodali della colonia, arbitrate dal vicecustode Jacopo Antonio<br />

Sanvitale. 16<br />

Pressoché assenti, invece, le pubblicazioni ufficiali. Nel 1768, per gli eredi del De<br />

Rossi, vide la luce il terzo tomo degli Arcadum carmina, allestito dal Morei, ma dato<br />

alle stampe da Brogi, che, acquistati i diritti, 17 vi premise la dedica al cardinale Flavio<br />

Chigi, rispettando la volontà del predecessore. 18 Del custode, di cui sono ventidue<br />

sonetti di argomento morale-religioso e un componimento in ottave nel volume decimo<br />

delle Rime degli Arcadi, 19 nonché numerose liriche distribuite nelle miscellanee<br />

d’occasione, 20 figurano un’egloga recitata in Arcadia nel 1754 e un carme sulla<br />

Passione di Cristo, mentre del Morei sono tre egloghe (1711, 1739, 1746) e un manipolo<br />

di quindici epigrammi. 21 Accanto ai versi di due rimatori stranieri (il già menzionato<br />

Johann Gottlieb Böhme e Gerardus Nicolaus Heerkens di Groninga) 22 e ai lavori di<br />

soggetto scientifico, come le odi sui sistemi cartesiano e tolemaico di Giambattista Casti<br />

(Niceste Abideno), cooptato dal Morei e autore, come è noto, del Poema tartaro<br />

(1797), 23 l’omaggio a Scipione Maffei, morto nel 1755, 24 ribadisce il conservatorismo<br />

14 Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, pp. 134-8.<br />

15 La relazione fra i due eventi è segnalata da Donato, Accademie romane, p. 156, n. 132.<br />

16 Si vedano, ad esempio, l’idillio letto dalla contessa Laura Tarasconi e da Aurelio Bernieri (“Sorgi,<br />

Iperide, che fai?”), e l’egloga di Carlo Castone Della Torre di Rezzonico, recitata insieme alla marchesa<br />

Adelaide Malaspina e alla contessa Camilla Montanari (“Qui certo ride il suol, l’aria è serena”), in Le<br />

Pastorelle d’Arcadia. Festa campestre nelle Augustissime nozze delle Altezze Reali del Reale Infante di<br />

Spagna Don Ferdinando di Borbone […] e della Reale Arciduchessa d’Austria Maria Amalia, Parma,<br />

Stamperia Reale, 1769, pp. 28-36 e 56-63.<br />

17 “Quando il Morei venne a morte, si trovavano ancora presso il tipografo de’ Rossi 230 copie del tomo<br />

terzo de’ versi latini degli Arcadi, ch’egli non solo aveva ordinati, ma ancora pagati con la somma di sei<br />

zecchini. Quei libri importava più all’Arcadia di considerar come propri che a Filippo Morei fratello ed<br />

erede del defunto. Laonde il Brogi disinteressato sempre e amantissimo dell’onor d’Arcadia, sborsò del<br />

suo a Filippo Morei i sei zecchini, e con la costui ricevuta, presentatosi al tipografo, potè far suoi i libri<br />

tanto desiderati” (Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, p. 127).<br />

18 AC 3 , pp. [III-V].<br />

19 RdA, vol. X, pp. 4-28. Un sonetto di Brogi è inoltre negli atti dell’adunanza per le acclamazioni di Carlo<br />

di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia, ivi, vol. XI, p. 419.<br />

20 Cfr., ad esempio, Rime degli Arcadi sulla Natività, pp. 39-40 e 97-102; I Giuochi olimpici […] in onore<br />

degli Arcadi illustri defunti, pp. 78-82, 102, 268; Adunanza […] per l’elezione […] di Giuseppe II Re de’<br />

romani, pp. 19 e 51. Per la produzione prosastica, poetica e oratoria di Brogi, mai raccolta, cfr. Biroccini,<br />

Vita di Giuseppe Brogi, pp. 29-123.<br />

21 AC 3 , pp. 8-14 e 121-35. Per le egloghe cfr. anche Morei, Carmina, pp. 77-80 e 117-124.<br />

22 Ivi, pp. 50-4. Su Heerkens, ammesso durante il custodiato di Morei, cfr. Onomasticon, p. 71.<br />

23 AC 3 , pp. 151-4; ma si vedano anche i versi alle pp. 136-51 e 154-64.<br />

105


delle scelte poetiche. Così la presenza di un drappello di gesuiti (Cantuccio Contucci di<br />

Montepulciano, l’alessandrino Giulio Cesare Cordara e il ragusano Raimondo Cunich,<br />

allievo di Boscovich nel Collegio Romano), 25 affiancato da esponenti di altri ordini<br />

minori, 26 rimarca a sua volta la dimensione periferica dell’accademia, estranea alle<br />

vicende che di li a poco avrebbero portato alla soppressione della Compagnia. 27<br />

24 Ivi, pp. 170-2.<br />

25 Ivi, pp. 107-20, 173-96, 200-17. Su Contucci cfr. IBI, vol. III, p. 1248; per Cordara, autore di satire e<br />

storico dell’Ordine, si veda Magda Vigilante in DBI, vol. XXVIII, 1983, pp. 789-92, cui si deve anche il<br />

profilo di Cunich (che tradusse in latino l’Iliade, 1776), ivi, vol. XXXI, 1985, pp. 378-80.<br />

26 Il somasco Giuseppe Maria Pujati, il minore osservante Giovanni Antonio De Luca, lo scolopio<br />

Giuseppe Cremona (P. Giovanni Giuseppe di S. Francesco), il barnabita Camillo Varisco e Francesco<br />

Binda della Congregazione della Madre di Dio (AC 3 , pp. 68-71, 86-92, 218-2, 238-40, 252-6).<br />

27 Secondo Cipriani, con il custodiato di Brogi termina il “periodo quasi senza storia dell’Arcadia”,<br />

inaugurato dal governo di Lorenzini (cfr. Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, p.<br />

133).<br />

106


2.5 Gioacchino Pizzi<br />

(1772-1790)<br />

1. Con i voti di cento arcadi designati da Clemente XIV, il 20 agosto 1772, a tredici<br />

giorni dalla morte di Brogi, fu eletto custode l’abate romano Gioacchino Pizzi (1716-<br />

1790), segretario dei cardinali Alessandro Albani e Marco Antonio Colonna. 1 Accolto<br />

in Arcadia negli anni della reggenza di Lorenzini, di cui era stato allievo, 2 Pizzi ricoprì<br />

gli incarichi di collega e di procustode di Brogi (1766). 3 Accademico della Crusca e<br />

socio corrispondente dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi, 4 Nivildo<br />

Amarinzio si distinse per la produzione drammaturgica, come attesta il componimento<br />

per musica eseguito il 20 gennaio 1743, a palazzo di Spagna, in onore di Carlo di<br />

Borbone. Fu inoltre autore del testo messo in scena il 6 gennaio 1746, su commissione<br />

dell’Albani, per la nomina a imperatore di Francesco I di Lorena (1745), marito di Maria<br />

Teresa, a sua volta dedicataria della cantata, sul libretto di Pizzi, offerta il 17 dicembre<br />

1747 nel palazzo Albani. 5 Al 1754 risale il dramma per musica Eumene, rappresentato<br />

nei giorni di Carnevale nel teatro di Torre Argentina, mentre del 1755 e del 1757 sono i<br />

drammi sacri Il roveto di Mosè e Per la festa dell’Assunzione di Maria Vergine, seguiti<br />

da La gara divota per i tipi di Salomoni (1763).<br />

Asceso al custodiato in una fase tormentata per lo Stato della Chiesa (nel 1773, con<br />

il breve Dominus ac Redemptor, papa Ganganelli aveva sciolto la Compagnia di Gesù), 6<br />

1 Su Pizzi si vedano Bibliografia romana, pp. 206-7; Venuti, I Custodi d’Arcadia, pp. 269-73;<br />

Onomasticon, p. 193; e il profilo di Patrizia Formica in Tre secoli di storia dell’Arcadia, pp. 139-40. Le<br />

vicende e le polemiche letterarie del quinto custodiato (di cui sono conservati il registro degli iscritti<br />

[BAR, vol. VIII] e i verbali delle adunanze [BAR, Atti Arcadici, custode Nivildo Amarinzio, 2 voll.], cfr.<br />

Onomasticon, pp. VI-VII) sono delineate nella monografia di Annalisa Nacinovich, “Il sogno incantatore<br />

della filosofia”. L’Arcadia di Gioacchino Pizzi 1772-1790, Firenze, Olschki, 2003. Della reggenza<br />

2 Al maestro Pizzi alluse nella lettera del 16 luglio 1777 al parmense Angelo Mazza, invitato a recarsi a<br />

Roma: “Curj e Fabrizj non ne vedrete: qualche amico di Flacco potria essere: ma in me certo non<br />

ammirereste risorto Filacida, di cui occupo è vero il Seggio, ma non ho ereditata la lira” (BPP, FMM,<br />

cass. II, c. 3r 1 ).<br />

3 Cfr. Memorie istoriche, p. 98; e Biroccini, Vita di Giuseppe Brogi, p. 124.<br />

4 Donato, Accademie romane, pp. 156 e 157, n. 134. Cfr. Gioacchino Pizzi, Dissertazione sopra un antico<br />

cameo esibito alla Reale Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi, Roma, Casaletti, 1772.<br />

5 Franchi, Drammaturgia romana, pp. 311, 318 e 323.<br />

6 Sull’argomento cfr. Niccolò Guasti, Clemente XIV e la diplomazia borbonica: la genesi del breve di<br />

soppressione della Compagnia di Gesù, in L’età di papa Clemente XIV. Religione, politica, cultura, a cura<br />

di Mario Rosa e Marina Colonna, Roma, Bulzoni, 2010, pp. 29-77.<br />

107


Pizzi si trovò a capo di un cenacolo che mostrava segni di stanchezza e di debolezza. Se<br />

per un verso l’intervento riformatore si tradusse nel potenziamento del consueto<br />

apparato cerimoniale (adunanze, acclamazioni, giochi olimpici), per l’altro il neo-<br />

custode avvertì l’esigenza di formulare un programma che potesse in qualche modo<br />

tenere conto delle correnti di pensiero. Nel Ragionamento sulla tragica e comica poesia,<br />

dato alle stampe da Nivildo l’anno della sua nomina, l’ammissione del valore di<br />

Metastasio (a cui, peraltro, l’accademia dedicò le gare olimpiche nel 1784), 7 che aveva<br />

“sortito dalla natura il più splendido e felice talento per la Drammatica Poesia”, nonché<br />

“un singolare artifizio in pennelleggiare le amorose passioni, e solleticare gli orecchi<br />

gentili”, vacilla dinanzi alla cauta presa di distanza dai “proverbi galanti” e dalle “vivaci<br />

ariette” della sua lirica. 8 Il declassamento della tradizione idillico-pastorale per una più<br />

decisa apertura alla scienza e alla filosofia (“felici coloro, che la tirannia scuotendo<br />

dell’amor proprio, e dissipando le illusioni di una ristretta educazione, e di una uniforme<br />

e costante presenza de’ medesimi oggetti, imparano senza pregiudizio di luogo, di<br />

tempo, e di nazione e mirar con occhio filosofico la natura […]”) 9 si impose anche nelle<br />

stanze de La novità poetica, recitata in Arcadia il 28 agosto 1778 dall’abate maltese<br />

Luigi Godard (Cimante Micenio), di formazione frugoniana, ma sensibile alle<br />

suggestioni illuministiche: 10<br />

Spuntasti alfin grande immortal Sofia,<br />

e vestisti di luce aurea le carte:<br />

l’oltraggiata ragion laudi t’invia,<br />

ch’or de’ vati a’ pensier dona gran parte;<br />

che omai l’insulso poetar s’obblia,<br />

7 I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi nel Bosco Parrasio per onorar la memoria dell’inclito Artino<br />

Abate Pietro Metastasio, Roma, Fulgoni, 1784. Altrettanto amichevoli furono i rapporti tra il custode e il<br />

poeta cesareo, come attestano, ad esempio, le lettere di quest’ultimo al fratello Leopoldo del 24 ottobre,<br />

28 novembre (“abbracciate il nostro Nivildo […]”), 5 e 26 dicembre 1768 (in Metastasio, Tutte le opere,<br />

vol. IV, pp. 670-1, 681, 685-6, 694), e quella a Pizzi del 10 dicembre 1772 per congratularsi dell’elezione<br />

(ivi, vol. V, p. 200).<br />

8 Ragionamento sulla tragica e comica poesia, Roma, Casaletti, 1772, pp. XXIV-XXV; cfr. Lucio Felici,<br />

L’Arcadia romana tra illuminismo e neoclassicismo, in “Atti e Memorie d’Arcadia”, s. III, vol. V, fasc. 2-<br />

3 (1971), pp. 167-82, alle pp. 174-5. In merito al Ragionamento, recapitato dal custode insieme a una<br />

copia della Dissertazione sopra un antico cameo e a una del poema Il tempio del buon gusto (1773),<br />

commentò Metastasio: “Vi rendo grazie dell’eccessiva parzialità con cui parlate di me nel dotto vostro<br />

ragionamento, e non ne arrosisco quanto dovrei perché, avendo la vostra amicizia già da così lungo tempo<br />

assuefatto il pubblico a tollerarla, spero ch’oggi mai non possa più servir d’occasione ad esaminare s’io la<br />

meriti” (a Pizzi, 8 novembre 1773; in Tutte le opere, vol. V, p. 268).<br />

9 Pizzi, Ragionamento, p. XXXI.<br />

10 Su Godard imprescindibile è il contributo di Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio, pp. 57-79, che gli<br />

attribuì “una responsabilità di primo piano” nella “rinascita dell’Arcadia, imprevedibile e rigogliosa” (ivi,<br />

p. 60). Si vedano inoltre i profili di Maria Teresa Rosa Corsini in Tre secoli di storia dell’Arcadia, pp.<br />

141-3; e di David Armando in DBI, vol. LVII, 2001, pp. 500-3.<br />

108


ned è più un gioco la fatidic’arte:<br />

e non basta cantar greggie e pastori,<br />

o gli sdegni di Fille, o di Licori.<br />

Or mercé del gran Tosco e del Britanno<br />

vota d’ogni saper Dirce non sona:<br />

grazie a’ maestri di color che sanno,<br />

ingegni Archimedèi vede Elicona:<br />

vede l’alterno gravitar, che fanno<br />

gli astri, che intorno al sol tesson corona:<br />

regge Urania i poeti, e i corbi al suolo<br />

su i già sfrondati allor spiegano il volo.<br />

S’offre a’ carmi subbietto or l’oceàno<br />

turgente al bel lunar raggio notturno,<br />

or la natura d’aquilone insano,<br />

or le fasi di Giove e di Saturno.<br />

Clio di prisma angoloso arma la mano,<br />

e in vece il tien del dotto plettro eburno:<br />

canta Iri, che ’l fiottoso arco conduce,<br />

e ’l settemplice sol canta e la luce. 11<br />

A sua volta unitosi al coro delle riserve nei confronti del poeta cesareo nell’ode Sulla<br />

tragedia dedicata a Ippolito Pindemonte, autore dell’Ulisse (1778), 12 Godard compose<br />

La novità poetica in un periodo di roventi discussioni in seno all’accademia. Dietro alla<br />

coronazione prima arcadica (16 febbraio 1775) e poi capitolina, la sera del 31 agosto<br />

1776, dell’improvvisatrice pistoiese Maria Maddalena Morelli Fernandez (Corilla<br />

Olimpica), 13 si celava infatti il dibattito sulle istanze del rinnovamento poetico, che sul<br />

versante dell’accademia romana trovò voce ne Il letterato buon cittadino, letto in<br />

Arcadia il 6 maggio 1776 e dato alle stampe lo stesso anno dal principe, e protettore<br />

della poetessa, Luigi Gonzaga di Castiglione (Emireno Alantino). 14 Prefato dal custode,<br />

e con le glosse di Godard, “degno Satellite di un Giove [Gonzaga] così benefico per la<br />

nostra Pastorale Letteraria Repubblica”, 15 il contributo di Emireno, dedicato agli Arcadi,<br />

promuove la funzione civile del letterato, che “ama il Principe, ama la Patria, adora la<br />

11 Luigi Godard, Poesie di Cimante Micenio […], Roma, Salviucci, 1823, pp. 58-64, alle pp. 62-3, vv.<br />

137-60 (cfr. anche RdA, vol. XIV, pp. 129-35). Secondo Dionisotti, La novità poetica “voleva essere, e in<br />

certo senso era il manifesto della nuova Arcadia” (Ricordo di Cimante Micenio, p. 67).<br />

12 “Sorgi e raccendi ’l maschio / tuo giovenil bel foco, / l’ombre e gli orror fantastici / a verità dien loco, /<br />

torni il sirma a l’argolico / celebrato valor. / Né più Caton fra i litui / musico il tuon gorgheggi, / né ’l<br />

grande eroe Dardanio / con Dido pargoleggi, / del Frigio Anchise immemore, / d’una donna minor”<br />

(Godard, Poesie, pp. 84-90, a p. 88, vv. 121-32; anche in RdA, vol. XIII, pp. 96-101).<br />

13 Sulla Morelli si vedano Alessandro Ademollo, Corilla Olimpica, Firenze, C. Ademollo e C. Editori,<br />

1887; e Giordano, Letterate toscane, pp. 119-37. Sulla formazione della rimatrice, “di grande interesse<br />

per comprendere i motivi della coronazione capitolina del 1776 e, di conseguenza, le radici dei progetti<br />

culturali di Pizzi”, cfr. Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 55-69 (la citazione da p. 7).<br />

14 Per un profilo biografico del Gonzaga cfr. Massimo Marocchi in DBI, vol. LVII, 2001, pp. 824-7.<br />

15 Gioacchino Pizzi, Agli Arcadi, in Luigi Gonzaga di Castiglione, Il letterato buon cittadino. Discorso<br />

filosofico e politico […] colle note dell’Abate Luigi Godard, Roma, Francesi, 1776, pp. III-XII, a p. VIII.<br />

Sul trattato cfr. Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 41-55.<br />

109


Religione […]”, e della poesia “ministra del vero, del sublime, del grande”, nutrita di<br />

filosofia. 16 Su tali princìpi, che sottintendono l’interesse per il problema della ricezione<br />

dell’opera letteraria (affrontato da Francesco Maria Zanotti nell’Arte poetica, 1768), 17 si<br />

innesta dunque la riflessione sull’eloquenza, “che imperiosamente trasporta, ed incatena<br />

il cuore, e da cui non ottiene, ma strappa il consenso”, come quella scaturita dall’estro di<br />

Corilla, e figlia, secondo Godard, della “felice inspirazione di natura, che nello scrivere<br />

suggerisce al Genio certi tratti energici, passionati, grandi e patetici senza stento e senza<br />

fatica”. 18<br />

Alla cerimonia arcadica concertata da Pizzi, accusato di avere concesso una<br />

onorificenza di norma prerogativa del Senato, seguì il resoconto edito nell’aprile 1775; 19<br />

ma gli Atti della laurea capitolina furono pubblicati, fra non poche traversie, soltanto<br />

quattro anni dopo, a Parma, per i tipi bodoniani e le cure del carmelitano pistoiese<br />

Giuseppe Maria Pagnini. 20 Le polemiche innescate dalla vicenda da un lato costrinsero<br />

Corilla e il suo mentore a lasciare Roma, nella notte del 3 settembre 1776, e dall’altro<br />

provocarono forti tensioni in Arcadia, con la sottoscrizione da parte di Gaetano Golt e di<br />

Giuseppe Petrosellini della Protesta contro Pizzi (8 agosto 1776), 21 nonché con le<br />

scissioni delle accademie dei Forti (1775-76) e degli Aborigeni (1777). 22 Scrivendo a<br />

Angelo Mazza nel 1781, il custode rievocò le ripercussioni dell’evento:<br />

Io ho sempre poco amato il canto estemporaneo, ed avea per massima di<br />

tenerlo lontano al possibile dall’Arcadia. La sola Corilla mi fece prevaricare. Se<br />

Voi l’aveste intesa improvvisare appunto sul tema dell’Armonia, cioè come un<br />

suono, che per qualche tempo ci ha dilettato; possa alla fine dispiacere e nojare,<br />

Vi giuro, che Voi nel sentirla l’avreste creduta una Divinità, ed avreste ravvisato<br />

in Lei un altro voi stesso. Vi prego del segreto in ordine a tuttocciò che vi<br />

16<br />

Il letterato buon cittadino, pp. XXXIX e XLVI.<br />

17<br />

Francesco Maria Zanotti, Al cortese lettore, in Id., Dell’arte poetica. Ragionamenti cinque, Bologna,<br />

dalla Volpe, 1768, pp. III-XI, alle pp. VII-VIII.<br />

18<br />

Il letterato buon cittadino, p. LII e nota a.<br />

19<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi per la coronazione della celebre Pastorella Corilla Olimpica, Roma,<br />

Salomoni, 1775; “Il volumetto dell’Adunanza per la coronazione diventa, così, una sorta di manifesto<br />

letterario e politico, offrendo la prima immagine ufficiale della nuova Arcadia” (Nacinovich, “Il sogno<br />

incantatore della filosofia”, p. 29).<br />

20<br />

Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa Donna Maria Maddalena<br />

Morelli Fernandez pistoiese fra gli Arcadi Corilla Olimpica, Parma, Stamperia Reale, 1779. Su Pagnini<br />

(al secolo Luca Antonio), trasferitosi a Parma nel 1754, traduttore dei poeti moderni (Le quattro stagioni<br />

di Pope, Parma, Stamperia Reale, 1780) e classici (Teocrito, Mosco, Bione, Simmia greco-latini con la<br />

“Buccolica” di Virgilio latino-greca volgarizzati, e forniti d’annotazioni da Eritisco Pileneio P.<br />

A., Parma, Stamperia Reale, 1780, 2 voll.), si vedano Lasagni, vol. III, p. 725; e Walter Binni,<br />

Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1963, pp. 101-22.<br />

21<br />

Per la Protesta degli Arcadi si veda Ademollo, Corilla Olimpica, pp. 467-72.<br />

22<br />

Cfr. Maylender, voll. I, pp. 6-24 (Aborigeni), III, 46-7 (Forti).<br />

110


confido. Pur troppo ho sofferto de’ gravissimi disturbi per codesti<br />

Improvvisatori; e la stessa Corilla, come Voi ben sapete, fu per l’Arcadia una<br />

Pandora la quale rovesciò sopra di me l’urna de’ mali. 23<br />

Aperti dal Ragionamento di Godard, recitato in Campidoglio il 31 agosto 1776 in<br />

omaggio alla poesia eloquente e filosofica della Morelli, 24 gli Atti non destarono eco<br />

alcuna. Interrotti i rapporti fra Gonzaga, recatosi oltralpe nell’ottobre 1776, e il senatore<br />

fiorentino Lorenzo Ginori, mecenate dell’improvvisatrice, riluttante al coinvolgimento<br />

negli affari romani, il drappello dei “corillanti” si indebolì. 25 Giovanni Cristofano<br />

Amaduzzi, docente di lingua greca nell’Archiginnasio della Sapienza, e fedele<br />

interlocutore della poetessa dopo l’allontanamento del Gonzaga, 26 si fece portavoce<br />

delle tesi del Letterato buon cittadino, pronunciando in Arcadia, il 23 settembre 1776, il<br />

Discorso filosofico sul fine ed utilità delle Accademie, con dedica al Gonzaga, seguito<br />

l’8 gennaio 1778 da quello su La filosofia alleata della religione, che gli procurò i primi<br />

dissidi con la censura. 27<br />

Parallelamente all’affaire della coronazione capitolina, l’esigenza riformistica<br />

congiunta alla riflessione sul ruolo del letterato influenzò la ripresa delle relazioni con le<br />

colonie. Del resto, fin dagli esordi del custodiato, che si qualificò per l’apertura alle aree<br />

settentrionali (in particolare a quelle lombarda, veneta ed emiliana), più sensibili alle<br />

influenze europee, Pizzi avvertì la necessità di infondere linfa vitale nei cenacoli quasi<br />

23 A Mazza, 4 settembre 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 39v).<br />

24 “A ben conoscere l’entusiasmo di CORILLA basta averla udita alcuna volta cantare, e dagli effetti<br />

sperimentati in noi stessi argomentare qual sia la natura e l’impeto di quel fuoco, che accende i sensi,<br />

incanta l’anima, e l’inebria, e l’innamora, e l’inonda di un’intima, soavissima voluttà. […] E quel che<br />

vuolsi considerare come un prodigio e incantesimo superiore ad ogni arte e fatica, egli è l’ammirabile<br />

facilità con cui canta, la prontezza incredibile dell’invenzione, la varietà de’ metri, la soavità della voce<br />

ora tenera, or melodiosa, or robusta, la non mai interrotta facondia, il cominciare, il proseguire, il crescere<br />

fino all’eccesso, e l’ardere dell’entusiasmo, che investe potentemente, e trasporta, e ferisce gli Uditori di<br />

sorpresa, e pieni gli lascia fra il silenzio e la commozione di estasi rapitrice e di meraviglia”; Godard,<br />

Ragionamento, in Atti della solenne coronazione, pp. 45-60, alle pp. 47 e 55 (il testo è anche in<br />

Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 205-10). In linea con il Ragionamento sono le<br />

Riflessioni sulla poesia e sulla musica di Gonzaga, tradotte dal francese e lette in Arcadia da Godard il 15<br />

gennaio 1778 (Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 104-6).<br />

25 “La storia delle difficoltà e delle incertezze che accompagnano la raccolta degli Atti scandisce, così,<br />

anche l’esaurirsi di una fase del custodiato di Pizzi, quella inaugurata, appunto, dal trionfo arcadico di<br />

Corilla del 1775 e dall’edizione, sotto il patronato di Nivildo, del gonzaghiano Letterato buon cittadino”<br />

(Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, p. 74).<br />

26 Cfr. Il carteggio tra Amaduzzi e Corilla Olimpica 1775-1792, a cura di Luciana Morelli, Firenze,<br />

Olschki, 2000, pp. XV-XXIV (prefazione di Enza Biagini e Simonetta Merendoni).<br />

27 Per il Discorso filosofico si veda l’edizione di Vittorio E. Giuntella, Roma, Palombi, 1993; de La<br />

filosofia alleata della religione, la rist. anast. con appendice a cura di Antonio Montanari, Rimini, Il<br />

Ponte, 1993. Sulle dissertazioni, entrambe pubblicate con la falsa indicazione di “Livorno, Dai Torchj<br />

dell’Enciclopedia”, cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, pp. 138-<br />

42; Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 94-104.<br />

111


estinti (come l’Augusta di Perugia e la Trebbiense di Piacenza) 28 e di ampliare il<br />

dominio arcadico istituendo nuove filiali:<br />

Il primo oggetto, che ha avuto in mira il Custode Generale appena destinato<br />

all’onorevole incarico di regger l’Arcadia, egli è stato di procurare la gloria<br />

dell’Adunanza, e massimamente di ristabilire le varie Colonie sparse per l’Italia,<br />

che formano il maggior lustro di questa Letteraria Pastorale Repubblica. Tali<br />

Colonie o per la morte dei Vice-Custodi, o per altre combinazioni erano rimaste<br />

nell’inazione, e quasi alienate dal Ceto. Per buon destino d’Arcadia non solo è<br />

venuto fatto di richiamarne moltissime allo stato di prima, ma si è potuto<br />

fondarne parecchie nuove in varie cospicue Città Italiane, dove, per istanza di<br />

diverse nobili ed erudite società, hanno molti desiderato di regolarsi a norma<br />

delle leggi e delle Arcadiche costumanze. 29<br />

Sebbene Morei ne avesse approvata l’istituzione nel 1762, l’Intrepida di Monza,<br />

dedotta da Giovanandrea Mainardi rettore del convitto Reale, fu registrata soltanto nel<br />

1772, 30 mentre è del 1773 l’apertura della colonia Litana di Lugo, guidata dal conte<br />

Lorenzo Bolis e dall’avvocato Pier Maria Milani. 31 Nel 1774 nacque l’Assisana e<br />

quattro anni dopo la Fossanese, dedotta dall’accademia di Filosofia e Belle lettere<br />

(1777), 32 annoverante, tra i fondatori, Guglielmo Della Valle autore delle Lettere sanesi<br />

(1782-86). 33 Di argomento filosofico, i tre volumi di missive contribuirono alla<br />

definizione del paradigma neoclassico di matrice arcadica, sulla scia del Discorso<br />

funebre in lode del cavaliere Antonio Raffaele Mengs, letto da Giovanni Cristofano<br />

28<br />

Cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, p. 134.<br />

29<br />

Ai leggitori, in RdA, vol. XIII, pp. XII-XIII, a p. XII.<br />

30<br />

“Il saggio Collegio d’Arcadia adunatosi alla Neomenia dello scorso Munichione, coll’approvazzione<br />

ancora dell’Adunanza Generale tenuta il medesimo giorno, accorda al Vice-Custode pro tempore della<br />

Colonia Intrepida dedotta, e fondata nel Collegio di Monza, che per l’avvenire possa il medesimo Vice-<br />

Custode ammettere come Candidati di Arcadia i Convittori di quel Collegio, che egli stimerà più abili, i<br />

quali poi mostrando, e mandando al Custode Generale la Patente di candidato riceveranno la solita<br />

Patente di Arcadia col nome Pastorale, e Campagna, sborsando soli cinque Paoli per ciascheduna Patente.<br />

Nell’istessa Adunanza fu ancora con singolar Privilegio recordato che gli Arcadi di detto Collegio di<br />

Monza, che avranno già preso la Patente dal Custode Generale, possano, a distinzione de i semplicemente<br />

Candidati, portare in petto la siringa di sette canne Insegna dell’Adunanza di Arcadia. Col presente foglio<br />

poi si autenticano le sopraccennate concessioni. Dato in Piena Ragunanza di Arcadia, Alla Neomenia di<br />

Targelione l’Anno II dell’Olimpiade DCXXXV. Dalla Ristaurazione di Arcadia, Olimpiade XIX Anno I<br />

Giorno lieto per General Chiamata. Mi: Ro: Custode Gnle di Arcadia. Filillo Lipareo<br />

[Enrico Turner] Sotto-Custode” (BAM, O. 291 Sup. [ex Fondo Varisco], 305r). Sulla colonia cfr.<br />

Maylender, vol. III, pp. 339-40. Giovanandrea Mainardi (Arginio Scirtoniano) non figura<br />

nell’Onomasticon, dove sono invece Giuseppe e Carlo Mainardi (rispettivamente Arionte Geresteo e<br />

Temistio Scirtoniano), ammessi nell’Intrepida nel 1782 (pp. 29 e 245), e Pietro Mainardi (Fisio<br />

Aponconeniano) cooptato durante il custodiato di Morei (p. 129).<br />

31<br />

Maylender, vol. IV, pp. 1-2. Cfr. anche Mambelli, La cultura in Romagna, p. 155.<br />

32<br />

Maylender, vol. III, pp. 52-4 (Fossanese); per l’Assisana si veda la voce “Properziana del Subasio”, ivi,<br />

IV, 348-9.<br />

33<br />

Su Della Valle cfr. Guido Fagioli Vercellone in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp. 751-5; e Nacinovich, “Il<br />

sogno incantatore della filosofia”, pp. 155-71, a cui rinvio anche per le Lettere sanesi.<br />

112


Amaduzzi l’11 maggio 1780 durante l’adunanza generale per l’esposizione in Serbatoio<br />

del ritratto del trattatista e pittore boemo. 34 Al 1780 risale la Sonziaca Goriziana, sorta<br />

per le cure del romano Giuseppe Coletti, che due anni dopo promosse il cenacolo<br />

triestino, mentre nel 1781 aprirono i battenti la Mergellina di Napoli e l’Erculea di<br />

Modena (dove, dal 1770, era attiva la Clementina), con vicecustode Lanfranco Cortese<br />

ciambellano del duca. 35 Dal circolo letterario di Giuseppe Battista Lattanzi, istituito ad<br />

Albano nel 1782, derivò la colonia Rediviva, mentre nel 1787, a Savona, sede della<br />

Sabazia (1750), fu inaugurata la Chiabreresca. 36 Incerte sono le date di fondazione della<br />

colonia dei Sonnacchiosi di Ripatransone (ma probabilmente prima del 1780) e della<br />

Vatrenia di Imola, istituita in seno all’accademia degli Industriosi. 37 L’espansione<br />

arcadica oltrepassò i confini della penisola con la creazione dell’Antillana di Santo<br />

Domingo (1777) e della Focense di Marsiglia, nata nel 1786 sotto la guida di François<br />

Michel de Léon tesoriere di Francia e del cappuccino Majolo da Valensole (al secolo<br />

Majolo Chaudon). 38<br />

2. Trascorsi ventuno anni dalla pubblicazione del volume dodicesimo delle Rime<br />

degli Arcadi, nel 1780 vide la luce il tredicesimo, seguito l’anno dopo dal<br />

quattordicesimo, che completò la serie iniziata nel 1716; affidati ai torchi dello<br />

stampatore e libraio romano Paolo Giunchi, erede nel 1766 della ditta Komarek presso<br />

cui si era formato, 39 offrono, per le cure di Pizzi, un saggio del nuovo gusto poetico<br />

dell’accademia. Gli apporti della scienza e delle dottrine filosofiche, l’affermazione del<br />

verso sciolto e la preminenza delle voci periferiche, per le quali il custode aveva<br />

riabilitato l’adunanza annuale riservata alla recita dei componimenti, offuscarono le<br />

forme tradizionali e i contenuti per lo più esornativi, ancora dominanti nelle tre<br />

crestomazie edite da Morei. 40 Osservatorio privilegiato per ripercorrere le tappe<br />

34<br />

Discorso funebre in lode del cavaliere Antonio Raffaele Mengs, recitato nella generale Adunanza<br />

tenuta nella sala del Serbatoio d’Arcadia il dì 11 maggio 1780 […], Roma, Francesi, 1780.<br />

35<br />

Maylender, voll. II, pp. 286-7 (Erculea); IV, 35-6 (Mergellina); V, 220-9 (Sonziaca Goriziana e Sonziaca<br />

Triestina).<br />

36<br />

Ivi, voll. II, pp. 3-4 (Chiabreresca); IV, 420 (Rediviva).<br />

37<br />

Ivi, voll. III, pp. 235-7 (Industriosi); V, 219-20 (Sonnacchiosi) e 430 (Vatrenia). Sugli Industriosi cfr.<br />

Mambelli, La cultura in Romagna, pp. 78-87.<br />

38<br />

Maylender, voll. I, pp. 216-7 (Antillana); III, 44-5 (Focense).<br />

39<br />

Cfr. Franchi, Le impressioni sceniche, pp. 317-9.<br />

40<br />

Cfr. Felici, L’Arcadia romana tra illuminismo e neoclassicismo, pp. 167-82.<br />

113


edazionali delle due sillogi del 1780-81 sono le lettere di Pizzi ad Angelo Mazza, 41 il<br />

primo arcade da lui ascritto con il nome di Armonide Elideo (1772), 42 in omaggio al<br />

motivo dell’armonia ricorrente nella sua produzione, 43 e membro della colonia<br />

Parmense, ben rappresentata in ambedue le raccolte. Al ducato borbonico, in cui la<br />

lezione frugoniana aveva subito l’influenza del sensismo condillachiano, il custode<br />

guardò con vivo interesse (non a caso fu il luogo di stampa degli Atti della coronazione<br />

di Corilla), 44 anche se a Parma il processo riformatore degli anni Sessanta si era<br />

fortemente ridimensionato dopo la destituzione del Du Tillot nel 1771. 45<br />

Al 10 maggio 1777 risale la prima notizia del progetto del tomo tredicesimo:<br />

L’Abate Godard le ha palesata l’intenzion mia di pubblicare una Raccolta di<br />

Rime nella quale saranno i nomi de’ migliori Poeti Italiani. Egli mi ha già<br />

scritto, e poi detto a voce, che V.S. Illma concorrerà con porzione delle sue<br />

poesie a render pregevole l’edizione del volume, e che ne raccoglierà pure dal<br />

Sig. re Conte Rezzonico e da codesti Sig. ri Poeti Parmegiani. Prego dunque la<br />

gentilezza sua di volermi spedire quanto più presto le riuscirà tuttocciò che<br />

pensa d’inviarmi del suo, e quanto pure le daranno i soggetti sudovisati per<br />

avere così sott’occhio tutte le Rime e regolarne la stampa. 46<br />

41 Distribuite tra il 28 novembre 1772 e il 31 marzo 1790, le quarantasette missive di Pizzi a Mazza, quasi<br />

totalmente inedite, sono nel Fondo Micheli Mariotti (Epistolario di Angelo Mazza, cass. II) della<br />

Biblioteca Palatina di Parma. Cfr. Maria Teresa Balestrino, Angelo Mazza, Milano, Società anonima<br />

editrice Dante Alighieri, 1932, pp. 34-6, 50, 69, 153 e 215; Ines Giuffrida, Angelo Mazza e i suoi<br />

corrispondenti (1767-1816), in “Aurea Parma”, LXXII (maggio-agosto 1988), pp. 147-160, a p. 153. In<br />

BAR, ms. 31, è conservato invece il copialettere del custode (cfr. Arcadia-Accademia Letteraria Italiana,<br />

Inventario dei manoscritti (1-41), a cura di Barbara Tellini Santoni, Roma, La meridiana, 1991, p. 182).<br />

Sulla redazione del volume tredicesimo si vedano Giuseppe Melli, Rose e spine d’Arcadia, in “Archivio<br />

storico per le province parmensi”, s. II, XXII/2 (1922), pp. 475-82; e Anna Vergelli, Letteratura e costume<br />

in Arcadia attraverso l’epistolario di Gioacchino Pizzi (1772-1790) [1993], in Ead., Roma in scena e<br />

dietro le quinte, Roma, Aracne, 2006, pp. 61-81, alle pp. 70-3.<br />

42 Onomasticon, p. 33. Cfr. la lettera a Mazza del 28 novembre 1772: “Per meritare in qualche modo<br />

l’onore a cui la comune parzialità si è degnata innalzarmi, non potea io dare più plausibile cominciamento<br />

all’esercizio della mia bene augurata elezione, che donando la primazia fra i soggetti da me annoverati al<br />

Catalogo degli Arcadi a un Nome che sparge tanta luce nella letteraria Repubblica” (BPP, FMM, cass. II,<br />

c. 1r).<br />

43 Si vedano Renato Di Benedetto, Il bello armonico ideale e i poteri della musica nella poesia di Angelo<br />

Mazza, in Musica e spettacolo a Parma nel Settecento, Atti del Convegno di Studi indetto dall’Istituto di<br />

Musicologia (Parma, 18-20 ottobre 1979), Parma, Università di Parma - Regione Emilia-Romagna, 1984,<br />

pp. 195-206; e Niva Lorenzini, Ugo Foscolo e Angelo Mazza: sull’Armonia, in Tra storia e simbolo.<br />

Studi dedicati a Ezio Raimondi dai direttori, redattori e dall’editore di “Lettere italiane”, Firenze,<br />

Olschki, 1994, pp. 181-205.<br />

44 Cfr. Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, p. 131.<br />

45 Sul ripiegamento seguito al governo di Du Tillot cfr. Bédarida, Parma e la Francia, vol. II, pp. 186-96.<br />

Per lo scenario culturale parmense degli ultimi decenni del Settecento si veda in particolare Spaggiari,<br />

L’armonico tremore, pp. 125-57.<br />

46 BPP, FMM, cass. II, c. 2v.<br />

114


Pur non avendolo mai conosciuto di persona, nonostante gli inviti a recarsi a<br />

Roma, 47 l’“Arcade […] Primogenito” era noto a Pizzi per l’intermediazione di<br />

Godard. 48 Docente di lettere greche nell’università parmense (1772), su consiglio dello<br />

scienziato Lazzaro Spallanzani, suo insegnante di fisica e di greco a Reggio Emilia<br />

(1753), Mazza si era trasferito a Padova nel 1762 per completare la formazione,<br />

dedicandosi agli studi della lingua e degli autori inglesi, spronato anche da Cesarotti,<br />

che stava attendendo alla versione dell’Ossian. 49 Le suggestioni d’oltralpe, tra<br />

neoclassicismo e sentimentalismo malinconico, si manifestarono con le traduzioni dei<br />

poeti moderni, come Mark Akenside (I piaceri dell’immaginazione, 1764), 50 James<br />

Thomson (Al Creatore, 1771) e Thomas Parnell (Alla pace dell’anima, 1776). 51 Oltre ai<br />

versi di Mazza, nell’antologia figurano anche quelli del comasco Carlo Castone Della<br />

Torre di Rezzonico (Dorillo Dafneio), giunto a Parma nel 1751, allievo di Bettinelli nel<br />

Collegio dei Nobili e dal 1768 segretario perpetuo dell’accademia di Belle Arti. 52<br />

Muovendo da una base frugoniana, l’attività poetica di Rezzonico si divise fra spinte<br />

scientifiche (Al padre Francesco Jacquier e Il sistema de’ cieli, 1773) e tensioni<br />

47 “Mi fa sperare l’Abate Godard ch’Ella possa venire fra qualche tempo a veder la gran Roma, e a<br />

decorare l’Arcadia. Può immaginarsi con quale impazienza io auguri sì fatto onore ai nostri Boschi, dove<br />

al risonare della Sua cetra udrà gli applausi che merita il Suo talento, ed io superbo di averla conosciuta di<br />

Persona potrò confessarle anche in voce i sentimenti di […] vera stima ed amicizia […]” (A Mazza, 10<br />

maggio 1777, ivi, c. 2r 1 ).<br />

48 A Mazza, 14 febbraio 1784 (ivi, c. 41r 1 ). Si vedano anche le missive del 10 maggio 1777 (“Ella<br />

[Mazza] poi alla scienza accoppia un’aurea disposizione di cuore per tutti i cultori delle lettere, ed io,<br />

oltre tanti argomenti che me ne ha dati la sua bontà, mi son confermato in questo sentimento nell’udire<br />

dal Sig. re Abate Godard suo vero e leale estimatore, quanto Ella sia propensa a favorire la nostra Arcadia,<br />

e il Custode, e quanta parte si degni prendere per la gloria dell’Adunanza, e per le mie particolari vicende.<br />

Io le ne rendo le più distinte grazie, assicurandola che la mia riconoscenza sarà perpetua”, ivi, c. 2r) e del<br />

7 maggio 1778 (“[…] mi ha inspirato [Godard] un desiderio sì forte di conoscervi, che io, il quale non ho<br />

mai abbandonate le rive del Tevere, verrei volentieri su quelle della Parma […]. Ben mi dice Godard, che<br />

il vostro carattere è adorabile”, ivi, c. 5r 1 ). In quest’ultima lettera il custode dedica all’interlocutore la<br />

stanza “Per Te, gran cigno, a la contrada italica” (ivi, c. 5v; anche in Balestrino, Angelo Mazza, p. 36).<br />

49 Per ragguagli biografici su Mazza rimando alla monografia della Balestrino (in particolare alle pp. 9-<br />

85) e al recente profilo di Marco Catucci in DBI, vol. LXXII, 2009, pp. 476-80.<br />

50 Angelo Mazza, Opere […], Parma, Paganino, 1816-20, 5 voll., nel vol. IV, pp. 3-123. Scrive la<br />

Nacinovich: “simbolica, in tal senso, la coincidenza del 1764, l’anno in cui videro la luce sia il Canto a<br />

Maria Teresa, sia la traduzione de I piaceri dell’immaginazione di Akenside di Angelo Mazza […]. Sia<br />

Corilla che Mazza sono, infatti, protagonisti nell’Arcadia di Pizzi” (“Il sogno incantatore della filosofia”,<br />

p. 59).<br />

51 Mazza Opere, vol. III, pp. 28-34 e 51-5. Nonostante l’adesione al magistero cesarottiano e l’interesse<br />

per la poesia inglese, secondo Calcaterra l’autore parmense non fondò “un nuovo mondo poetico”, perché<br />

non riuscì mai a “sottrarsi interamente all’efficacia estetica del Frugonianismo” (Il Barocco in Arcadia,<br />

pp. 115-27, alle pp. 125-6). Per Binni, Mazza “portava fermenti nuovi (anche se confusi e irrealizzati<br />

artisticamente) ed esigenze legate ad una crisi entro lo sviluppo neoclassico, e quindi mal riducibili a un<br />

puro e semplice svolgimento della poetica frugoniana” (Classicismo e neoclassicismo, pp. 178-90, a p.<br />

179, n. 1).<br />

52 RdA, vol. XIII, pp. 58-92 (Mazza) e 166-80 (Rezzonico). Per un profilo biografico del poeta comasco<br />

cfr. Guido Fagioli Vercellone in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp. 674-8; Lasagni, vol. II, pp. 419-24.<br />

115


sensistiche, riflesse nel poemetto L’origine delle idee, composto intorno al 1788, ma<br />

pubblicato postumo, e nel Ragionamento su la volgar poesia, premesso all’edizione<br />

bodoniana, da lui curata, delle Opere di Frugoni (1779). Ripercorrendo il corso della<br />

lirica italiana dal Seicento all’affermazione degli sciolti, l’autore afferma l’esigenza di<br />

“ricondur l’arte a’ suoi principi e collegarla colla filosofia”, ornandola della “grazia […]<br />

del colorito” appresa dai classici. 53<br />

L’intenzione di dare subito alle stampe il volume (uscito soltanto nel 1780) fu<br />

smentita dalle numerose difficoltà riscontrate in itinere, e in particolare dai ritardi nella<br />

consegna dei componimenti delle colonie, continuamente sollecitati nel caso del<br />

sodalizio ducale. 54 Ad Armonide, il 16 luglio 1777, il custode scrisse di attendere “con<br />

avidità le robuste produzioni che mi promettete, le quali avran luogo nella nota<br />

collezione”, esortandolo inoltre a non temere “il confronto e la compagnia di altri<br />

Poeti”, perché “proprietà di lingua, entusiasmo, sapere, eleganza ornano i vostri versi”. 55<br />

Invito rinnovato il 6 settembre, probabilmente in parallelo alla richiesta di testi<br />

metastasiani (assenti dalla silloge), 56 giustificando la fretta con il desiderio di esibire<br />

quanto prima un modello di buona poesia:<br />

Dal foglio che v’accludo potete ben vedere ch’io cerco i buoni Poeti, ed<br />

escludo gl’Infetti. Ma questi sono il maggior numero, ned è possibile che alcuna<br />

volta non ti ronzino intorno barbaramente. A Voi Vero Cigno, e vero Cantore<br />

figlio d’Apolline mi raccomando. Radunate quante migliori rime potrete di<br />

codesti Sig ri Arcadi Parmensi, e inviatemele per gloria del nostro Parrasio, e per<br />

onta de’ piccoli spiriti, incapaci e di gustare e di conoscere il bello. Sono<br />

53 Ragionamento su la volgar poesia dalla fine del passato secolo fino a’ nostri giorni, in Opere poetiche.<br />

Poemetti. Poesie liriche. Alessandro e Timoteo, allegato Ragionamento su la volgar poesia, a cura di<br />

Elvio Guagnini, Ravenna, Longo, 1977, pp. 331-410, alle pp. 374-5. Il trattato figura nel primo tomo<br />

delle Opere poetiche di Frugoni (pp. I-CLXXIV) e nelle Opere del cavaliere Carlo Castone Conte Della<br />

Torre di Rezzonico patrizio comasco, raccolte e pubblicate dal professore Francesco Mocchetti, Como,<br />

Ostinelli, 1815-30, 10 voll., nel vol. VIII, 1820, pp. 137-297.<br />

54 Scrive Dionisotti: “[…] basta aprire il tomo XIII […] per accorgersi che il nuovo custode si è armato di<br />

quella stessa tromba di guerra [quella dei «tre eccellenti moderni autori»: Algarotti-Bettinelli-Frugoni] e<br />

ha raccolto intorno a sé una volta ancora tutti i più lontani e impertinenti paladini” (Ricordo di Cimante<br />

Micenio, p. 59).<br />

55 BPP, FMM, cass. II, c. 3r.<br />

56 La notizia è desunta dalla lettera del poeta cesareo a Pizzi, del 29 settembre 1777: “ben pochi lavori del<br />

genere che voi desiderate sono usciti dalla mia penna, […] sicché per secondar le vostre premure<br />

converrebbe armar di nuovo la lira, impegno troppo fuor di stagione per l’età mia […]. È ben picciolo<br />

inconveniente la mancanza d’alcun mio componimento nell’arcadica raccolta, ma quando pur si credesse<br />

necessario di dar qualche saggio in essa dello stile d’un arcade del secolo, non credo che sarebbe<br />

inconveniente maggiore di darlo con alcuni di quei pochi miei lirici componimenti che già si trovano<br />

impressi: come sarebbe Li voti pubblici, La pubblica felicità, L’ode di Schönbrunn, di qualche men<br />

debole sonetto, o altro che fosse giudicato più tollerabile dal dotto raccoglitore” (Metastasio, Tutte le<br />

opere, vol. V, pp. 470-1, a p. 471).<br />

116


impaziente ch’esca il Volume, e mostri all’Italia che Arcadia è madre di felici<br />

ingegni. 57<br />

Assicuratosi della presenza di Rezzonico, 58 Pizzi chiese all’interlocutore di prendere<br />

contatto con Bettinelli, di cui figurano dieci sonetti, due odi e una canzone. 59 In calce<br />

alla lettera l’abate romano domandò inoltre altri versi dell’ottuagenario Jacopo Antonio<br />

Sanvitale (esclusi quelli destinati al tomo tredicesimo) per le adunanze del primo<br />

giovedì del mese. 60 Dopo una parentesi di quasi due anni, 61 alla notizia dell’infermità<br />

del vicecustode (che morì il 6 marzo 1780), e quindi alla sollecitazione del volume, il 24<br />

dicembre 1779 Pizzi replicò che “mille combinazioni fatali” avevano continuamente<br />

rimandato la stampa. Alle proroghe concesse ai rimatori (come al reggiano Agostino<br />

Paradisi, invitato da Pizzi, nell’aprile 1776, a partecipare alla miscellanea) 62 e ai<br />

numerosi impegni del custode, nelle vesti di segretario del cardinale Marco Antonio<br />

Colonna, si erano aggiunti gli ostacoli frapposti dal nuovo maestro del Sacro Palazzo<br />

Apostolico, il padre Pio Tommaso Schiara dell’ordine dei predicatori:<br />

57<br />

A Mazza, 6 settembre 1777 (BPP, FMM, cass. II, c. 4r; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, pp.<br />

476-7).<br />

58<br />

Dalla villeggiatura di S. Lazzaro, il 18 settembre 1777 Mazza scrisse al custode di avere “rinovate<br />

stamane al C. e Rezzonico le vostre premure, e le rinovero pure a Sanvitale, Manara, e a pochi altri che<br />

veramente pochi sono anche fra noi i buoni scrittori: dopo l’Ognisanti manderò il piego” (BPP, FMM,<br />

cass. III, c. [2v]; per la notizia delle minute delle quattro lettere di Mazza a Pizzi [4 luglio 1777-26 agosto<br />

1788], conservate in BPP, FMM, cass. III, cfr. Giuffrida, Angelo Mazza e i suoi corrispondenti, p. 154).<br />

Infatti, due giorni dopo, Pizzi riferì al comasco di non avere ricevuto i componimenti: “Attenderò con<br />

impazienza pel mezzo del dottissimo sig. Angelo Mazza le rime delle quali vorrete onorarmi. Esse non<br />

temeranno certamente i confronti. Circa il tempo, più presto mi favorirete, e più care mi saranno le vostre<br />

grazie. Vi desidero un po’ di fretta, perché dove io non abbia tutte sott’occhio le produzioni che devono<br />

stamparsi non posso regolare il libro né circa la mole, né circa la disposizione alfabetica del nome degli<br />

Arcadi” (in Rezzonico, Opere, vol. X, pp. 298-99, a p. 298).<br />

59<br />

RdA, vol. XIII, pp. 149-66. Dalla lettera del 25 giugno 1788 si ricava che Bettinelli donò al custode un<br />

esemplare dell’edizione Zatta delle sue Opere in otto volumi (1780-82); BPP, FMM, cass. II, c. 48r 1 .<br />

60<br />

Il 24 dicembre 1779 il custode riferì a Mazza di avere selezionato otto sonetti e due canzoni del<br />

Sanvitale, apprezzando “specialm. te quella in lode della vecchiezza, ch’è molto graziosa” (BPP, FMM,<br />

cass. II, c. 6v 1 ); cfr. RdA, vol. XIII, pp. 181-94 (la canzone Sulla vecchiezza è alle pp. 184-7).<br />

61<br />

Nell’ultima lettera, del 7 marzo 1778, Pizzi ribadiva di aspettare con “ansietà” i versi raccolti da<br />

Armonide (BPP, FMM, cass. II, c. 5v 1 ), che gli furono recapitati quasi tre mesi dopo: “Dal Corriere di<br />

Spagna riceverete il piego de’ Componimenti Parmensi. Ciascun de’ Poeti m’ha incaricato di notificarvi<br />

che non si pretende stampato tutto quel che si manda; ma che al degno Custode è lasciata la scelta”<br />

(minuta di Mazza, 26 giugno 1778, ivi, cass. III, c. [3r]).<br />

62<br />

Scrisse Pizzi il 24 dicembre 1779: “Io volea in primo luogo che non mancassero in opra alcuni nomi<br />

de’ Poeti illustri viventi. Molti mi han tenuto per gran tempo in promesse e in speranze. Oh quante lettere<br />

ho dovuto scrivere prima di ricevere i loro componimenti!” (ivi, cass. II, c. 6r; anche in Melli, Rose e<br />

spine d’Arcadia, p. 477). Su Paradisi, segretario dell’accademia degli Ipocondriaci (1757) e docente di<br />

economia civile nell’ateneo modenese (1772), cfr. Anna Teresa Romano Cervone, La scuola classica<br />

estense, Roma, Bonacci, 1975, pp. 72-99; e RdA, vol. XIII, pp. 221-45. Per la missiva di Pizzi a Paradisi<br />

(aprile 1776) cfr. Agostino Bartolini, Dall’Archivio d’Arcadia. Agostino Paradisi, in “Giornale arcadico<br />

di scienze lettere ed arti”, s. VI, I (1906), pp. 311-2.<br />

117


Innoridisce nel sentir nominare Cupido, e subito vi dà di penna. I poveri<br />

stampatori romani sono desolati. Il linguaggio poetico per Lui è linguaggio<br />

diabolico, e peggio di - Pape Satan, pape Satan, aleppe - Io ho combattuto finora<br />

per renderlo più docile […]. Codesto è stato un combattimento di più mesi, da<br />

farne un Romanzo eguale a quello Das Incas di Marmottal per chi avesse voglia<br />

di descrivere tutte le circostanze e il massacro che pretendea di fare de i capi<br />

d’opera che formano la mia collezione; nella quale certamente deve essere illesa<br />

e sacrosanta ogni parola, non che ogni verso ed ogni espressione de’ celebri<br />

Autori. […] Figuratevi dunque in quali angustie e in quali smanie io mi sono<br />

trovato, prevedendo appunto che la tardanza della stampa potea produrre delle<br />

funeste conseguenze. 63<br />

Il custode si ripromise dunque di non riservare le energie, non escluse le risorse<br />

finanziarie, pur nutrendo molte perplessità sui ritmi di lavoro della tipografia (“non<br />

abbiamo in Roma stampatori da ripromettersi la stampa di 500 copie di un Tomo di<br />

quasi 30 fogli in ottavo in pochi giorni”) e sui tempi della correzione delle bozze,<br />

inizialmente affidata a Godard e al bergamasco Pier Antonio Serassi; tempi che, notava<br />

il Pizzi, erano destinati a slittare ulteriormente se il Serassi “non si toglie di mezzo”. 64<br />

Alla lettera del 24 dicembre il custode allegò l’elenco degli autori selezionati (andato<br />

perduto), invitando il destinatario a segnalare le presenze sgradite. Nel frattempo<br />

l’annuncio della crestomazia e della dedica al conte parmense fu accolto da Pio VI con<br />

“un contrasegno di gradimento eguale a quello della Visione dell’Eden”. 65<br />

La situazione volse al meglio agli esordi del 1780. Anche se la stampa correva “di<br />

trotto, giacché non può andar di galoppo per l’asinità e miseria de’ nostri stampatori”, il<br />

custode previde di terminare l’opera agli inizi di febbraio, lamentando l’assenza di aiuti:<br />

Il peggio si è che sono solo. Io non vi parlo delle difficoltà che ho dovuto, e<br />

deggio tuttavia sormontare, giacché sento che ve ne abbia pienamente informato<br />

l’amabilissimo Cav. Pindemonte […]. Però nel tempo del di Lui soggiorno<br />

Romano gli ostacoli eran minori d’assai. La mutazione del magistero le ha fatte<br />

aumentar di molto. Ad ogni modo mi è venuto fatto di ottener quasi<br />

l’impossibile. Al principio dell’entrante mese sperarei di aver felicemente<br />

63<br />

Lettera del 24 dicembre 1779 (BPP, FMM, cass. II, c. 6r-v; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p.<br />

479).<br />

64<br />

Lettera del 24 dicembre 1779 (c. 6v). Sul letterato e storico bergamasco, trasferitosi a Roma nel 1754,<br />

minutante presso la segreteria di Propaganda Fide e autore de La vita di Torquato Tasso (Roma,<br />

Pagliarini, 1785), si veda Daniele Rota, L’erudito Pier Antonio Serassi biografo di Torquato Tasso.<br />

Ricerca sulla vita e sulle opere attraverso il carteggio inedito, Viareggio, Baroni, 1996, pp. 16-28, 59-72,<br />

147-53, 178-86, 226-50.<br />

65 1<br />

Lettera del 24 dicembre 1779 (c. 6v ). L’allusione è ai quattro canti del poema La visione dell’Eden di<br />

Pizzi (Roma, s.e., 1778).<br />

118


terminato una collezione di Rime, che dovrà fissare [?] i canoni del buon gusto,<br />

e della vera Poesia. 66<br />

Persuadendolo a indicare gli emendamenti necessari, Pizzi sottopose al vaglio di<br />

Armonide l’avviso ai lettori e la dedica, 67 densa di elogi alla produzione tragica e lirica<br />

del conte (con particolare menzione del Poema parabolico, “pieno di morale<br />

Filosofia”), 68 e così commentata dal custode:<br />

Se vi cade in acconcio di leggere al Conte la Dedica, ditegli sinceramente,<br />

che ho detto poco relativamente alla folla de’ sentimenti che mi venivano<br />

inspirati dal più intimo del cuore, e dal mio ossequio, e dalla mia gratitudine:<br />

ditegli che ho frenato a stento la penna per adattarmi ai confini ed alla<br />

precisione delle Dedicatorie: ditegli mille altre belle cose, che voi saprete dire e<br />

pensare meglio di me. 69<br />

Dalla seconda metà di gennaio 1780 frequenti furono i contatti con la colonia. Il 29<br />

il custode avvisò che non avrebbe inviato le copie a Parma prima del 15 febbraio, a<br />

causa delle inefficienze della tipografia. 70 Ma i ritardi erano inoltre giustificati dalla<br />

pausa del Carnevale, dai tempi della rilegatura e dai continui impedimenti del frate<br />

Schiara:<br />

Amico Soavissimo, io non mi sarei mai creduto che la stampa di un tomo<br />

delle Rime degli Arcadi costasse tante brighe, tanti riguardi, tante cautele e tante<br />

stranissime seccature. Vi confido, che mi è convenuto far ristampare un foglio a<br />

66<br />

A Mazza, 15 gennaio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 7r). Sul soggiorno romano di Pindemonte (Polidete<br />

Melpomenio), cooptato in Arcadia nel 1779, si veda la lettera a Mazza del 10 marzo dello stesso anno:<br />

“Quante volte e con quale stima parlo di Lei all’abate Pizzi, e parlerei al Godard, se non fosse lontano da<br />

Roma! Io certo ed in Napoli, e qui in Roma non ho mai tralasciato di celebrare il suo nome, e di chiamarla<br />

l’Omero de’ miei studi, e insieme dell’Apollo Italiano” (cfr. Cristina Cappelletti, Ozio e virtù in fatto di<br />

belle lettere. Corrispondenza di Ippolito Pindemonte con Angelo Mazza e Smeraldo Benelli 1778-1828,<br />

Verona, Fiorini, 2009, pp. 76-7).<br />

67<br />

RdA, vol. XIII, pp. V-XIII.<br />

68<br />

Jacopo Antonio Sanvitale, Poema parabolico diviso in morale, politico e fisico […], Venezia,<br />

Bassaglia, 1746.<br />

69<br />

Lettera a Mazza, 15 gennaio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 7v). Il 2 febbraio 1780 Pizzi espresse<br />

soddisfazione per le lodi ricevute dal corrispondente parmense e dal Sanvitale: “Oh quanto mi lusinga la<br />

vostra approvazione sulla Dedica! Il dover’io spiegar la bandiera avanti ad una squadra così valorosa,<br />

confesso che mi ha dato del pensiere. Se piace a Voi, non può non piacere a qualunque altro Leggitor di<br />

buon gusto. Godo che siasene anche compiacciuto il giustamente e sobriamente lodato Mecenate” (ivi, c.<br />

10r).<br />

70<br />

“Ne sono già tirati diciotto fogli. Ne mancano altri otto o nove in circa secondo lo scandaglio che si è<br />

fatto corrispondente alla mole del libro. Se ne tira un foglio al giorno, ch’è lo sforzo massimo che possa<br />

farsi tanto per la correzione, quanto da uno de’ nostri migliori stampatori romani” (a Mazza, 29 gennaio<br />

1780, ivi, c. 9r-v). E il 2 febbraio 1780: “Voi altri Magni Poeti Parmensi siete avvezzi alle Stampe<br />

Bodoniane. Ma in Roma, ove presentemente non si stampa altro che novene, vite de’ Santi, breviarj,<br />

risposte al Febronio egli è un portento se si trova uno stampatore soffribile. Il peggio si è, che sono di<br />

mala fede, miseri, poltroni e dissipati” (ivi, c. 10r; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p. 478).<br />

119


cagione di un sonetto del Bettinelli, che urtava qualche Sovrano, e che mi era<br />

fuggito non so come dagli occhi. Il Frate Despota delle stampe romane, non<br />

contento de’ Revisori Deputati, ha voluto vedere ed esaminare [?] egli stesso<br />

ogni foglio di mano in mano che si è tirato. 71<br />

Su richiesta di Mazza il 5 febbraio 1780 l’abate romano inoltrò alcune prove di<br />

stampa (completandone l’invio verso la metà del mese), con l’elenco completo degli<br />

autori da sottoporre al vicecustode. Pizzi nutriva soddisfazione per il carattere corsivo<br />

adottato (conforme a quello dei dodici volumi precedenti) e per la qualità della carta,<br />

spessa e “alla moda” (“Ora non vuolsi di color niveo, ma cenericcio, o perlino”). 72<br />

Quanto ai poeti, egli auspicava che Rezzonico e Prospero Manara (Tamarisco Alagonio)<br />

fossero lieti del risultato, 73 aggiungendo inoltre che le venti pagine del panegirico in<br />

sciolti di Cesarotti, Il Genio dell’Adria, dedicato al doge Marco Foscarini, avevano<br />

sbilanciato l’assetto della raccolta. 74 È del 17 febbraio l’annuncio che la stampa era<br />

“giunta felicemente in porto”, fra non pochi interventi di riordino in extremis, senza la<br />

collaborazione di Godard: “ne’ correnti giorni mi portavano i fogli da coreggere<br />

talmente spropositati, confusi e posposti, che ho creduto impazzire, ed ho vegliato<br />

qualche notte per rimetterli in squadra”. 75 In attesa di rilegare i tredici esemplari per la<br />

colonia Parmense, 76 il 19 febbraio Pizzi rispose alle prime osservazioni di Armonide<br />

(che aveva visionato le bozze), notando fra l’altro che gli era impossibile assecondare la<br />

richiesta di introdurre una variante (“rivolgea” in luogo di “ravvolgea”, probabilmente<br />

nel v. 175 delle stanze al Cesarotti), non essendo prevista nella miscellanea la presenza<br />

di un errata corrige (“L’erroruzzo però è quasi impercettibile”, scrive Pizzi, “e vi<br />

71<br />

A Mazza, 29 gennaio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 9v; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p. 478).<br />

72<br />

A Mazza, 5 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 11v). Alle scelte tipografiche Pizzi aveva accennato<br />

il 15 gennaio 1780: “Si è dovuto far gettare e fondere a bella posta un carattere nuovo corsivo per<br />

uniformarsi al capriccio de’ nostri vecchi, a cui è piacciuto di stampare gli altri XII tomi compagni in tal<br />

carattere” (ivi, c. 7r; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p. 478).<br />

73<br />

Primo ministro di Ferdinando di Borbone (1781-87), Prospero Valeriano Manara aveva declinato<br />

l’incarico di segretario perpetuo dell’accademia di Belle Arti, cedendolo a Rezzonico (1768); si vedano<br />

Lasagni, vol. III, pp. 324-5, e Marica Roda in DBI, vol. LXVIII, 2007, pp. 418-20. Traduttore in terza rima<br />

delle Bucoliche e delle Georgiche di Virgilio, Tamarisco figura nel vol. XIII, pp. 393-406.<br />

74<br />

RdA, vol. XIII, pp. 297-316.<br />

75<br />

A Mazza, 17 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 12r; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p.<br />

478).<br />

76<br />

Pronte alla fine di febbraio (“Non si è potuto far più presto per esser la stampa troppo fresca, anzi si è<br />

dovuto impiegare delle risme di carta bianca tra una pagina e l’altra per non contrastampare i fogli, nel<br />

qual difetto sono incorsi molti tomi della recente stampa Frugoniana. Ho stimato bene di lasciare in<br />

libertà il Legatore, e non dar lui la misura degli altri tomi. Se in appresso ne vorrete, si potranno mandare<br />

legati alla rustica per uniformarsi a quella misura che taluno ne avesse in libreria”; a Mazza, 26 febbraio<br />

1780, in BPP, FMM, cass. II, cc. [14v 1 ]-[15r]), le copie furono spedite a Parma il 4 marzo, accompagnate<br />

da un foglio recante un sonetto di Pizzi (Voto poetico).<br />

120


vogliono gli occhi lincei di un caposcuola di lingua per ravvisarlo”). 77 Ma sul testo del<br />

componimento dedicato al poeta padovano furono compiuti pesanti interventi, che il<br />

custode attribuì ai censori:<br />

Per averle nella edizione arcadica è convenuto a’ Revisori togliere alcuna<br />

cosa, mettere alcun’altra, ma in guisa che niente si venisse a guastare all’unità e<br />

bellezza di sì ammirabile produzione. Senza tal mutazione non era possibile di<br />

stamparle, così vuole il sistema del nostro Paese, ove gl’ingegni da nostri<br />

impedimenti sono intorniati per poter volare liberamente. Le due stanze che<br />

mancano sono state tolte da chi ha l’autorità in mano, come pure le mutazioni<br />

ordinate ove le avrete a quest’ora vedute. Che fare, Amico? piuttosto che<br />

perdere la più dotta composizione |…|, ho creduto meglio di fare un sagrifizio,<br />

fidato nella vostra amicizia, che non si vorrà, mi cred’io dolere di quel ch’era<br />

inevitabile. […] Pindemonte vi ha prevenuto e informato della inesorabile<br />

severità de’ Superiori. Ho fatto una specie di prodigio a pubblicare un sì fatto<br />

libro, credetelo alla mia amicizia. In ogni altro capo sarebbe stata una temerità il<br />

por mano nelle cose del più dotto Poeta Italiano qual siete voi. Assicuratevi, che<br />

chi ha fatto le picciole mutazioni, ha tremato presso il Santuario del vostro<br />

celeste poetare. 78<br />

Ben dieci sono le ottave omesse nella versione accolta nelle Rime degli Arcadi<br />

rispetto al testo pubblicato nel volume quinto dell’edizione Paganino delle Opere di<br />

Mazza (1816-20); 79 esclusioni per lo più dettate da esigenze di ordine morale (come nel<br />

caso della stanza allusiva all’incontro fra il poeta e Fille, nome convenzionale della<br />

donna amata), 80 mescolate a motivazioni di natura ideologica, nella galleria degli autori<br />

(italiani e stranieri) cari al poeta parmense. Gli strali della censura, caduti sulle ottave in<br />

cui Mazza rievoca i filosofi presocratici, non risparmiarono la strofa recante il giudizio<br />

severo sulla drammaturgia metastasiana (“Miseri eroi, che sì d’amor folleggiano, /<br />

giostran per donna e nel morir gorgheggiano”, vv. 335-6), sostituita nelle Rime degli<br />

77 A Mazza, 19 febbraio 1780 (ivi, c. 13r). Sul componimento (in RdA, vol. XIII, pp. 82-92, a p. 87, v. 175)<br />

cfr. Giuseppe Marchetti, “L’uom da ragione” nelle stanze a Cesarotti del Mazza, in “Aurea Parma”, LXIII<br />

(settembre 1979), pp. 143-52.<br />

78 A Mazza, 19 febbraio 1780 (c. 13r-v).<br />

79 Opere, vol. V, pp. 39-55 (le stanze escluse sono: IX, XIII-XVI, XVIII, XXXV, XXXVII, XL, XLII).<br />

Sull’edizione Paganino (pressoché completa) delle opere di Mazza, che collaborò all’allestimento dei<br />

primi tre volumi, si veda Elvio Guagnini, Un altro Mazza. Un’operazione editoriale e la riorganizzazione<br />

dell’immagine di uno scrittore, in Le varie fila. Studi di letteratura italiana in onore di Emilio Bigi, a cura<br />

di Fabio Danelon, Hermann Grosser, Cristina Zampese, Milano, Principato, 1997, pp. 165-73.<br />

80 “E, o vibri dagli occhietti accesi ed umidi / un tremolo ver’ me dolce sorridere, / o lasci trasparir dal<br />

velo i tumidi / pomi che d’Ebe il primo fior fan ridere, / o prema i miei co’ suoi be’ labbri e inumidi, / mi<br />

sento tutto me da me dividere; / né s’acqueta il desio che il cor m’inanima, / se non le spiro in seno tutta<br />

l’anima” (Opere, vol. V, p. 42, vv. 65-72).<br />

121


Arcadi dall’ottava trentaseiesima della stampa Paganino, dedicata a Milton, che invece<br />

“seppe i primi amor casti ritraere” (v. 285). 81<br />

Le disposizioni del frate Pio Tommaso Schiara, revisore pontificio, gravarono inoltre<br />

sull’esclusione, all’ultimo, di una canzone sul tema dell’armonia (probabilmente la<br />

Musica ministra della religione), già “sotto al torchio”, nonché sugli altri autori, dal<br />

reggiano Francesco Cassoli (i cui versi furono del tutto esclusi dalla raccolta) a Parini. 82<br />

Rinunciando a documentare la nuova fase poetica, di cui peraltro il custode aveva<br />

elogiato le prime due parti del Giorno, 83 e forse nella convinzione di assecondare<br />

l’originario gusto pastoral-rusticale dell’accademia, il poeta lombardo aveva inviato<br />

soltanto versi giovanili, fra cui dieci sonetti di Ripano Eupilino e l’ode La vita rustica;<br />

quest’ultima fu pubblicata nelle Rime degli Arcadi con il titolo Su la libertà campestre e<br />

tre strofe in meno rispetto al testo dell’edizione Gambarelli (1791), allusive alle<br />

devastazioni compiute a Dresda dall’esercito prussiano nel 1758. 84 Invece, la scissione<br />

in due componimenti distinti dell’ode-canzonetta di Mazza “O graziosa e placida” è<br />

imputabile a un errore di Godard e di Pizzi, 85 che a sua volta giustificò i difetti del tomo<br />

81<br />

Ivi, pp. 43-44, 51 e 53.<br />

82 1<br />

Lettera del 19 febbraio 1780 (c. 13v-r ). Per la Musica ministra della religione cfr. Mazza, Opere, vol.<br />

V, pp. 86-92.<br />

83<br />

Dalla missiva di Pizzi a Parini, del 1777, in cui sono l’annuncio della cooptazione e l’invito a fornire i<br />

testi per il tomo tredicesimo, si evince che il poeta teneva ancora ferma l’intenzione di pubblicare<br />

singolarmente le sezioni del Giorno (cfr. Giorgio Stara-Tedde, Dall’Archivio d’Arcadia. Il Parini e<br />

l’Arcadia, in “Giornale arcadico di scienze lettere ed arti”, s. VI, I [1906], pp. 176-7). Ma il progetto fu<br />

revocato a ridosso degli anni Ottanta, quando Parini optò per una soluzione unitaria (cfr. Giuseppe Parini,<br />

Il Giorno, edizione critica a cura di Dante Isella, commento di Marco Tizi, Milano-Parma, Fondazione<br />

Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1996, 2 voll., nel vol. I, Introduzione, pp. XXIII-CXX, alle pp. CIX-CX). Parini<br />

(Darisbo Elidonio) replicò con una lettera di ringraziamento al custode il 17 maggio 1777 (Giuseppe<br />

Parini, Prose II. Lettere e scritti vari, edizione critica a cura di Gennaro Barbarisi e Paolo Bartesaghi,<br />

Milano, LED, 2005, pp. 631-2).<br />

84<br />

Il corpus arcadico di Parini, completato da quattro sonetti inediti (“Virtù donasti al sol, che i sei<br />

pianeti”, “Questa, che or vedi, Elpin, crinita stella”, “Quand’io sto innanzi a que’ due lumi bei”, “Che<br />

pietoso spettacolo a vedersi”), è ora proposto in Alcune poesie di Ripano Eupilino, seguite dalle scelte<br />

d’autore per le “Rime degli Arcadi” e le “Rime varie”. Con il saggio di Giosue Carducci “Il Parini<br />

principiante”, edizione critica a cura di Dante Isella, Milano-Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo<br />

Guanda, 2006, pp. 129-49 (anche in RdA, vol. XIII, pp. 139-49). L’ode è priva delle stanze VII, IX e XI (cfr.<br />

la rist. anast. dell’ed. Gambarelli in Parini, Odi. Edizioni 1791 e 1802, a cura di Stefano Carrai, Trento,<br />

Università degli Studi, 1999, pp. 1-188; per il testo dell’ode, pp. 26-33).<br />

85<br />

“È da gran tempo che io andava raccogliendo le cose vostre, e ne avea formato un Tomo ben legato per<br />

mio studio. In esso vi era inserita una tal canzone. Io nella fretta per darla allo stampatore, la staccai nella<br />

guisa che voi la troverete qui acclusa; e siccome il suo primo originale era in foglio volante, così il librajo<br />

per adattarla al resto del libro la tagliò, e nella terza pagina vi lasciò il titolo di Canzone. Quando<br />

incominciai la stampa subito dopo Natale era io immerso fino alla gola in occupazioni di tutti i generi<br />

segretariali, poetici, custodiali. Dovetti perciò fidarmi di qualcuno che assistesse al buon ordine della<br />

stampa ed alla correzione. Tanto il compositore, che il correttore, s’ingannò con quel titolo di Canzone, e<br />

credette che fossero due, tantoppiù che il senso non si opponea alla divisione. In tale involontario errore è<br />

caduto il vostro grande estimatore Godard; ma vi supplico a non mostrarvene inteso. Vi confido l’Autore<br />

affinché non sospettiate che lo sbaglio possa esser |…| con sinistra intenzione, o per colpevole<br />

122


appellandosi all’intransigenza del revisore e alla fretta con cui la stampa era stata<br />

ultimata. In ben due occasioni (lettere dell’11 e del 29 marzo 1780) il custode ammise<br />

che i sonetti di Pellegrino Salandri (Alceste Priamideo), segretario perpetuo<br />

dell’Accademia mantovana e primo autore che compare nel volume (secondo l’ordine<br />

alfabetico dei nomi pastorali), erano troppo numerosi (quarantotto) e male distribuiti, 86<br />

mentre la produzione del Frugoni, a suo dire, era stata ingiustamente trascurata nelle<br />

precedenti sillogi arcadiche:<br />

Delle cose Frugoniane siamo inondati qui in Roma. Ho scelto le meno note,<br />

se ben mediocri, bastandomi, dirò così, il nome di quel Poeta tanto attaccato<br />

all’Arcadia, e sì poco da Custodi miei antecessori considerato. 87<br />

Influenzato dalle riflessioni di Mazza, il curatore non celò le perplessità in merito ai<br />

versi di Godard, pur avendone patrocinato la presenza. 88 Infatti, Pizzi si soffermò su un<br />

poemetto, presumibilmente identificabile in quello per la morte di Frugoni, ospitato<br />

appunto nelle Rime degli Arcadi: 89<br />

Temeva anch’io dell’incontro de’ sciolti di Godard, massimamente in<br />

Parma, ove i Nasi sono più avvezzi, e di più isquisito odorato. Ei cade spesso<br />

nel difetto della troppo evidente imitazione, […] per qualche volta l’ho scosso, e<br />

tirato fuori dal laberinto in cui si raggirava delle frasi frugoniane. Alle volte ha<br />

copiato anche di troppo Voi. Io l’ho amichevolmente illuminato e convinto con<br />

gli originali alla mano. Io stupisco in pensare come mai un talento a cui non<br />

mancano cognizioni, buon gusto, pienezza di stile, foco d’estro cada poi sovente<br />

in simili puerili difetti. 90<br />

trascuraggine. Io fidandomi ciecamente dell’amico, non mi era neppure avveduto del troncamento,<br />

avendo tutte in memoria le vostre poesie”; a Mazza, 11 marzo 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 17r-v).<br />

L’interruzione è dopo il v. 57 (“Deh che non torni a nascere”); cfr. RdA, vol. XIII, pp. 61-5 (anche in<br />

Mazza, Opere, vol. III, pp. 69-74, dove figura con il titolo L’aura armonica).<br />

86 BPP, FMM, cass. II, cc. 17v e 20v (cfr. anche Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma e la colonia<br />

Parmense, p. 188); si veda inoltre RdA, vol. XIII, pp. 1-25. A Salandri, autore della raccolta di Lodi a<br />

Maria (Milano, Agnelli, 1759), recante nel frontespizio l’impresa dei Trasformati, Parini scrisse il 2<br />

gennaio 1770 ringraziando per l’ammissione nell’Accademia mantovana (cfr. Prose II. Lettere e scritti<br />

vari, p. 610; per notizie su Salandri, ivi, p. 662).<br />

87 A Mazza, 29 marzo 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 20v; anche in Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma<br />

e la colonia Parmense, p. 189). Di Comante figurano dodici sonetti, quattro odi-canzonette e un’epistola<br />

in sciolti al conte Aurelio Bernieri (RdA, vol. XIII, pp. 119-36).<br />

88 “Cimante non volea per conto niuno entrare nella raccolta. Io a forza ho fatto che vi entrasse, ned ha<br />

potuto ritirarsi, giacché parte delle sue Rime era in mie mani. Credo di aver fatto bene. Del resto egli è<br />

cultor pacifico delle Muse, nemico di brighe letterarie, attaccato all’Arcadia e al Custode, poco e niente<br />

prezzatore delle proprie cose, ammiratore solenne de’ buoni Poeti, e vostro singolarmente”; a Mazza, 26<br />

febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. [14r 1 -v 1 ]).<br />

89 RdA, vol. XIII, pp. 113-8.<br />

90 A Mazza, 15 aprile 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 21v). I “tratti caratteristici della poetica del Mazza<br />

[…] ritornavano tutti senza eccezione nel Godard” (Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio, pp. 74-5, a<br />

123


Apprezzati furono invece i cinque capitoli di Pizzi, “portati fino alle stelle” da<br />

Armonide e dal padre Ireneo Affò, vicebibliotecario della Palatina di Parma (1778), a<br />

cui il custode propose l’ammissione (“o quanto più andrei superbo dell’onore di poter<br />

registrare il Suo Nome fra miei Arcadi. La nostra adunanza non riceve solamente i<br />

Poeti, ma i Teologi, i Filosofi, gli Storici”). 91<br />

A riscattare le fatiche della stampa fu l’accoglienza benevola del pubblico romano:<br />

L’incontro per altro che ha fatto in Roma [il tomo] non potea esser più<br />

felice. Ne parlan tutti come un capo d’opera. Lo stampatore ne ha tirati col mio<br />

permesso molte copie a suo conto, e ne trionfa e mi ringrazia tutto giorno per le<br />

richieste che glie ne vengono fatte. Ora si lega quello per il Papa, avendomi<br />

fatto sapere che lo desiderava. 92<br />

Nonostante la personale ritrosia nei confronti dei fogli letterari, il custode acconsentì<br />

alla diffusione dell’annuncio del volume per “appagare chi si contenta<br />

dell’apparenza”. 93 Edito nelle “Efemeridi letterarie” il 13 maggio 1780, 94 l’articolo<br />

elogia il “finissimo discernimento” del curatore nella selezione parca “d’ogni maniera di<br />

Poesia Lirica”, segnalando in particolare i sonetti di Salandri (numerosi, invece, a detta<br />

di Pizzi), “nuovi nella lor invenzione, alti ne’ loro concetti, robusti nel loro stile”, e<br />

quelli di Parini, “assai dolci, e leggiadri”, nonché i capitoli elegiaci di Pizzi, dove il<br />

“flebile argomento” è trattato con “patetico stile […], che tanto piace a chi duolsi”. 95<br />

Rilevanza è attribuita alle due egloghe di Alfonso Varano, incluse a insaputa<br />

proposito delle stanze di Godard de La novità poetica, modellate sugli sdruccioli al Cesarotti che Mazza<br />

aveva composto nel 1774).<br />

91 1<br />

Lettera del 15 aprile 1780 (c. 21r ). Per i capitoli di Pizzi cfr. RdA, vol. XIII, pp. 332-53. Sull’Affò (al<br />

secolo Davide), che nel 1785 successe al Paciaudi in qualità di bibliotecario della Palatina, cfr. Giulio<br />

Natali-Augusta Ghidiglia Quintavalle in DBI, vol. I, 1960, pp. 355-7; e Lasagni, vol. I, pp. 31-4. Sugli<br />

anni che precedono il periodo parmense cfr. Spaggiari, L’armonico tremore, pp. 70-86.<br />

92<br />

A Mazza, 3 maggio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 22r).<br />

93 1<br />

Ivi, c. 22r .<br />

94<br />

Sul periodico fondato nel 1772 dal medico bolognese Giovanni Ludovico Bianconi (a cui collaborò<br />

anche Amaduzzi) e sui rapporti con l’accademia di Pizzi, asceso al custodiato lo stesso anno, si vedano<br />

Lucio Felici, Il giornalismo fra Arcadia e Neoclassicismo, in “Studi romani”, XIX (luglio-settembre<br />

1971), pp. 264-73; e Marina Caffiero, Le «Efemeridi letterarie» di Roma (1772-1798). Reti intellettuali,<br />

evoluzione professionale e apprendistato politico, in Dall’erudizione alla politica. Giornali, giornalisti ed<br />

editori a Roma tra XVII e XX secolo, a cura di Marina Caffiero e Giuseppe Monsagrati, Milano, Angeli,<br />

1997, pp. 63-101. Si rimanda inoltre alla citata lettera del 3 maggio 1780 per le critiche del custode ai<br />

“nojosi ragguagli” delle “Efemeridi” (BPP, FMM, cass. II, c. 22r-v).<br />

95<br />

“Efemeridi letterarie di Roma”, 13 maggio 1780, n. XX, pp. 153-5, alle pp. 153-4. L’articolo,<br />

“universalmente applaudito”, fu elogiato anche dal custode: “Se questi Estensori avessero sempre una<br />

penna così esatta, sobria, e veridica, ritrarebbero maggior lode e profitto dalla loro mercanzia letteraria”; a<br />

Mazza, 17 maggio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 24r).<br />

124


dell’autore, 96 e a quella di Prospero Manara (“Se v’ha cui Febo ornarsi il crin non<br />

vieti”), 97 mentre le stanze sdrucciole di Mazza (altresì lodato per la “bella” versione<br />

dell’inno Al Creatore di James Thomson) 98 screditano l’opinione secondo cui “a’ grandi<br />

ingegni sia la rima di ostacolo a dire ciò, che lor piace”. 99 Sono inoltre menzionati il<br />

panegirico “sublime” di Cesarotti (Il Genio dell’Adria), il poemetto “assai patetico”<br />

dell’abate bolognese Vincenzo Corazza, sul mito di Orfeo, ed elogiate le traduzioni dei<br />

Salmi 6 e 50 del conte Antonio Cerati, che sarebbe divenuto preside dell’ateneo<br />

parmense nel 1802. 100 Inviando il 13 maggio 1780 una copia delle “Efemeridi” a<br />

Mazza, affinché a sua volta potesse smentire i detrattori della miscellanea, Pizzi<br />

comunicò che la tiratura aveva superato il centinaio di esemplari. 101 La vendita, per<br />

cinque paoli, fu gestita dalla libreria di Benedetto Settari, in piazza di S. Ignazio,<br />

pubblicizzata nelle “Efemeridi”, distribuite dal cugino Gregorio. 102 Nel frattempo la<br />

fama della crestomazia aveva oltrepassato i confini romani: da Bologna il padre<br />

Lorenzo Rondinetti chiese alcune copie per Leonida Piani reggente dei minori<br />

conventuali, mentre a Verona, a detta di Pindemonte, l’opera “si tiene come gemma”. 103<br />

Insieme alle questioni editoriali, il custode portò in primo piano il problema della<br />

successione al vicecustodiato della colonia. Dopo la missiva del 25 marzo 1780, recante<br />

il primo accenno alla questione, si infittirono le esortazioni a designare la nuova guida<br />

entro due mesi, per scongiurare l’intervento della sede romana. 104 Ricusata la<br />

96<br />

Risentito per la pubblicazione dei componimenti rinnegati (RdA, vol. XIII, pp. 354-72), oltretutto<br />

apparsi con un’errata indicazione dello pseudonimo pastorale (Odimo Olimpico anziché Odinto Taliadeo,<br />

cfr. Onomasticon, p. 196), Varano depose la patente arcadica nel 1780. Sulla vicenda si veda Verzini,<br />

Biografia di Alfonso Varano, in Varano, Visioni sacre e morali, pp. 39-49, a p. 40, n. 5.<br />

97<br />

RdA, vol. XIII, pp. 402-6.<br />

98<br />

Ivi, pp. 77-82.<br />

99<br />

“Efemeridi letterarie di Roma”, p. 154.<br />

100<br />

Ivi, pp. 154-5. Cfr. RdA, vol. XIII, pp. 281-94 (Corazza) e 374-7 (Cerati). Su Corazza si vedano le voci<br />

di Maria Stella Santella (biografia) e di Elisabetta Graziosi (bibliografia), in La colonia Renia, vol. I, pp.<br />

42 e 126-7, mentre per Cerati cfr. Renzo Negri in DBI, vol. XXIII, 1979, pp. 660-1, e Lasagni, vol. II, pp.<br />

36-8.<br />

101<br />

“Eccovi il foglio dell’Effemeridi. Potrete con esso smentire […] quei che credono che la nostra<br />

collezione di scelte Rime non abbia incontrato, perché non se n’è fatta finora menzione in simili<br />

prostituiti e venali fogli”; a Mazza, 13 maggio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 23r).<br />

102<br />

Il costo del volume è indicato nella lettera del 12 luglio 1780 (ivi, c. 25r). Su Gregorio rinvio a<br />

Caffiero, Le «Efemeridi letterarie» di Roma (1772-1798), pp. 66-7; e sulla famiglia Settari cfr. Franchi,<br />

Le impressioni sceniche, pp. 716-9.<br />

103<br />

Si vedano le missive, a Mazza, del 13 maggio e del 29 novembre 1780 (BPP, FMM, cass. II, cc. 23r e<br />

29r; cfr. anche Melli, Rose e spine d’Arcadia, p. 481).<br />

104<br />

“Io però non vorrei che ciò accadesse, vorrei bensì incontrare il genio, la soddisfazione, e il<br />

compiacimento di Voi altri Magni Poeti”; a Mazza, 15 aprile 1780 (BPP, FMM, c. 21r 1 ). Per la missiva<br />

del 25 marzo 1780, ivi, c. 19r 1 .<br />

125


candidatura dal figlio del Sanvitale, Alessandro, per la sua scarsa pratica letteraria, 105 il<br />

suggerimento di Pizzi di assegnare l’incarico all’Affò (“degno non solo di esser Capo di<br />

codesta Letteraria Parmense Colonia, ma della Repubblica di Platone”) 106 non dovette<br />

incontrare il favore di Mazza, dal momento che il 17 maggio il custode ritirò la<br />

proposta, limitandosi a inviare il diploma di ammissione del frate. 107 Declinata anche da<br />

Prospero Manara, in accordo con Armonide, la nomina cadde allora sull’anziano<br />

Aurelio Bernieri:<br />

Non so rendervi grazie abbastanza del Vostro impegno vivissimo perché un<br />

Soggetto di valore stia alla testa di codesta Parmense Colonia, né so abbastanza<br />

congratularmi seco Voi, e con le lettere per esservi determinato ad elegger<br />

ViceCustode l’aureo Conte Bernieri. Il Marchese Manara sarebbe stato<br />

certamente ben degno di una tal carica, e son sicuro che l’avrebbe sostenuta con<br />

dignità. Ma codesto Inclito Letterato cotanto benemerito del vostro Parnasso, e<br />

delle buone Arti, non dubito che farà fiorire la Colonia. E poi lo giudicate Voi<br />

degno, e tanto basta. Chi può meglio di Voi dar sentenza in fatto di cose<br />

poetiche, che siete sì caro alle Muse, e sì intimamente le conoscete? Terrò un<br />

alto silenzio su’ maneggi da Voi avuti con Manara, non ne dubitate, e nello<br />

scrivere a Bernieri niente mi uscirà dalla penna, che possa fargli conoscere<br />

essere stata la di Lui elezione da Voi suggerita. Compiuti gli Atti della Nomina<br />

in Collegio d’Arcadia del Soggetto, io gli spedirò il Diploma co’ titoli, che gli<br />

competono, e colle formole della massima onorificenza, facendo in modo che<br />

l’Elezione del nuovo Vice-Custode derivi dall’altissima stima, che fa<br />

l’Adunanza Generale delle virtù, e de’ talenti del Cavaliere, giacché all’arbitrio<br />

di essa è ricaduta la Nomina. Ed ecco dato un degno Capo alla miglior Colonia<br />

d’Arcadia mercé le cure dell’Immortale Armonide, a cui tanto deggiono le<br />

lettere, Arcadia e il Custode. 108<br />

Il volume tredicesimo riflette il cambiamento degli equilibri sociali (con la crescita<br />

della componente laica) e geografici, registrando la netta preminenza dell’area<br />

emiliano-romagnola. Infatti, dei trentanove autori, ben otto afferiscono al cenacolo<br />

Parmense, 109 sei sono originari di Bologna, 110 due di Reggio “di Lombardia” (Paradisi e<br />

105<br />

Il rifiuto del conte Alessandro non fu condiviso da Pizzi: “Ma avendo Voi [Mazza] al fianco potea<br />

mantenere nella sua famiglia una tal letteraria decorazione, |…| Voi Pro-Vicecustode pel Regolamento<br />

della Colonia come si è praticato dal Conte [Luigi] Rondinelli in Ferrara […]” (15 aprile 1780, ivi, c.<br />

21r 1 ).<br />

106 1<br />

A Mazza, 3 maggio 1780 (ivi, c. 22v ).<br />

107<br />

“Che avrete mai detto di me nel leggere la mia risposta sul proposito di codesto nuovo Vice-Custode?<br />

Mi avrete dato sicuramente dello stordito! ...Tale alle volte sono a cagione delle tante diverse materie che<br />

mi si affollano in un giorno, massimamente nelle giornate di posta. Ne’ momenti di pace, ricorrendo,<br />

come sono solito di fare, le vostre carissime lettere, mi avvidi dell’equivoco da me preso sulla meritevol<br />

Persona del P. Affò” (17 maggio 1780, ivi, c. 24r).<br />

108<br />

A Mazza, 10 gennaio 1781 (ivi, c. 31r-v). Il brano è edito in Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma e<br />

la colonia Parmense, p. 190.<br />

109<br />

“La Colonia Arcadica Parmense primeggia certamente nel libro. Così dovea farsi da me, che la reputo<br />

la più luminosa in fatto di belle arti, e di buon gusto. Oh se tutte le altre Colonie fossero ricche di tanti<br />

preclari Ingegni, come la Parmense!”, notò il custode il 26 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, [14r 1 ];<br />

126


Salandri, morto nel 1771), mentre l’abate Giovanni Battista Vicini è originario di<br />

Modena. 111 Figurano inoltre il conte Camillo Zampieri, vicecustode della Vatrenia, e il<br />

riminese Aurelio de’ Giorgi Bertola, recensore benevolo del trattato del Gonzaga nel<br />

“Giornale letterario” di Siena (giugno 1776). 112 Quattro i ferraresi: Iacopo Agnelli,<br />

Varano, il conte Luigi Rondinelli vicecustode della colonia locale, e il conventuale<br />

Lorenzo Rondinetti, affiliato alla Clementina insieme al ravennate Lorenzo Fusconi. 113<br />

Rilevante è altresì la componente veneta: i veronesi Ippolito Pindemonte e Giuseppe<br />

Luigi Pellegrini sono affiancati dall’Algarotti, da Durante Duranti (morto nel 1780) e da<br />

Cesarotti. 114 Di Mantova è Bettinelli, mentre Milano è rappresentata da Parini, dal<br />

somasco Francesco Soave (nativo di Lugano) docente al ginnasio di Brera e autore della<br />

Gramatica ragionata della lingua italiana (1771), e dal tragediografo Antonio Perabò<br />

vincitore nel 1774 del concorso parmense di poesia drammatica per il Valsei. L’eroe<br />

scozzese. 115 Del Granducato di Toscana sono il pisano Antonio Maria Vannucchi e i<br />

pistoiesi Cesare Franchini Taviani e Maria Maddalena Morelli Fernandez, unica<br />

presenza femminile. 116 Scarsa, per contro, la partecipazione della sede romana, a cui<br />

danno voce soltanto Pizzi e Godard, mentre dell’Augusta di Perugia è Annibale<br />

Mariotti. 117<br />

anche in Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma e la colonia Parmense, p. 189). Il drappello è costituito<br />

da Bernieri, Cerati, Frugoni, Manara, Mazza, Pagnini (di natali pistoiesi), Rezzonico e Sanvitale.<br />

110 Gregorio Casali (lettore di meccanica nell’ateneo bolognese), Vincenzo Corazza, Anton Maria Perotti<br />

(ascritto alle colonie Renia e Parmense), il pittore Giacomo Alessandro Calvi, il medico Angelo Rota e il<br />

suo allievo Ludovico Savioli Fontana, autore degli Amori (due edizioni, 1758 e 1765); cfr. RdA, vol. XIII,<br />

pp. 34-46, 195-212, 245-7, 276-81.<br />

111 Ivi, pp. 247-66.<br />

112 Ivi, pp. 26-33 (Zampieri) e 409-12 (Bertola). Sulla recensione al Letterato buon cittadino cfr.<br />

Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 78-90. Su Zampieri, autore dei poemi Giobbe<br />

(1763) e Tobia, ovvero della Educazione (1778), si vedano Fabroni, vol. XII, 1785, pp. 355-75; e<br />

Mambelli, La cultura in Romagna, pp. 96-100. Di Zampieri figurano inoltre due elegie e quattro<br />

epigrammi in AC 2 , pp. 24-33.<br />

113 RdA, vol. XIII, pp. 270-5 (Fusconi), 317-9 (Rondinetti), 386 (Agnelli), 408 (Rondinelli). A Fusconi,<br />

rientrato a Faenza dopo la morte di papa Ganganelli, il custode alluse nella missiva del 24 marzo 1781:<br />

“Al mio aureo Fusconi mille abbracci. Oh quanto ho perduto col suo volontario magnanimo e filosofico<br />

esilio da Roma! Solo un Poeta della sua sfera potea rinnunziare una delle maggiori Cattedre<br />

dell’Archigginasio Romano. Ancora non posso darmene pace. Ditegli che io l’amo, che mi compiaccio<br />

sommamente di vivere nella sua memoria, ma più nel suo cuore” (BPP, FMM, cass. II, c. 33r).<br />

114 RdA, vol. XIII, pp. 50-7 (Pellegrini), 377-85 (Algarotti e Pindemonte), 390-2 (Duranti).<br />

115 Ivi, pp. 219-20 (Perabò) e 387-9 (Soave). Probabilmente la selezione dei componimenti di Perabò non<br />

fu approvata da Mazza: “Voi ben divisate in rapporto alle rime del Perabò; ma torno a ripetervi, che la<br />

fretta mi confuse l’ordine e le viste, e che in alcuni fogli della stampa mi dovetti fidare dell’altrui scelta”,<br />

scrisse infatti Pizzi il 15 aprile 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 21r). Sulla vicenda del premio, contestato<br />

perché la tragedia era già stata messa in scena nel 1773, si veda Francesca Fedi, Un programma per<br />

Melpomene. Il concorso parmigiano di poesia drammatica e la scrittura tragica in Italia (1770-1786),<br />

Milano, Unicopli, 2007, pp. 33-6.<br />

116 RdA, vol. XIII, pp. 47-9 (Franchini Taviani), 136-9 (Morelli Fernandez), 407 (Vannucchi).<br />

117 Ivi, pp. 93-118 (Godard), 320-53 (Pizzi) e 372-3 (Mariotti).<br />

127


3. Parallelamente alle fasi conclusive dell’allestimento del volume tredicesimo prese<br />

avvio l’ultima raccolta, edita nel 1781. Al 5 febbraio 1780 risale il primo accenno al<br />

progetto:<br />

Nell’altro Tomo vi sarà il bravo Civetti, e gli altri Poeti Parmensi. […] vi<br />

sarà il vostro Poemetto dell’Augurio con le altre vostre Rime, che mi restano, e<br />

con quelle ulteriori, che a voi piacerà mandarmi, giacché in Roma vi è poco da<br />

raccogliere. 118<br />

Pizzi rinnovò dunque l’intenzione di offrire ampio risalto al sodalizio ducale,<br />

accogliendo, di fatto, i componimenti di otto parmensi, compresi quelli dell’abate Giulio<br />

Civetti e di Mazza, 119 di cui non figura L’augurio (1774), bensì l’inno All’Armonia, “un<br />

capo d’opera inimitabile e insuperabile”, che “più si legge, più cava di sapore, di<br />

dottrina, di grandezza, e di colorito poetico”. 120 Inoltre, per esigenze tipografiche, il<br />

numero dei testi di Armonide (dieci), inferiore a quello registrato nella raccolta<br />

precedente (tredici), smentì gli intenti iniziali del custode: “[…] mi rincresce di non aver<br />

messo nel volume [XIII] un maggior numero delle vostre Poesie. Ma il farò con più<br />

comodo nel tomo seguente, e mi taccino pure di parzialità”. 121<br />

Riconfermata fu altresì la preziosa collaborazione con Mazza; ma i ritardi nell’invio<br />

dei testi, nonostante le sollecitazioni di Pizzi, dilatarono i tempi di lavoro. 122 Se il 12<br />

luglio 1780 l’abate romano prevedeva di giungere alla pubblicazione entro la fine<br />

118 A Mazza, 5 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 11r 1 ).<br />

119 Insieme a Mazza e a Civetti (su cui cfr. Lasagni, vol. II, p. 87) sono Bernieri, Clemente Bondi, Antonio<br />

Cerati, Luigi Uberto Giordani (docente di diritto nell’università parmense), Manara e Guido Ascanio<br />

Scutellari Aiani; cfr. RdA, vol. XIV, pp. 51-4, 84-115, 144-50, 209-17, 236-8, 311-26, 372-80. Del<br />

manipolo di dodici sonetti e due odi-canzonette di Bondi, annunciato nella lettera del 29 novembre 1780<br />

(BPP, FMM, cass. II, c. 29r), figurano soltanto sei sonetti. Su Bondi, poeta cesareo a Vienna (1810-21),<br />

curatore delle versioni delle Metamorfosi (1806) e delle opere di Virgilio (Eneide, 1790-93, Georgiche,<br />

1880, Bucoliche, 1811), cfr. Gennaro Barbarisi in DBI, vol. XI, 1969, pp. 727-30; e Marcello Turchi,<br />

Clemente Bondi traduttore, in Atti del Convegno sul Settecento Parmense, pp. 193-205.<br />

120 A Mazza, 24 marzo 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 33r); per l’inno cfr. RdA, vol. XIV, pp. 101-10 (anche<br />

in Opere, vol. III, pp. 5-19). Su L’augurio (ivi, pp. 110-31) benevolo fu il giudizio di Pindemonte, che a<br />

Mazza, l’11 ottobre 1785, scrisse di averlo riletto “con piacer grandissimo”; cfr. Cappelletti, Ozio e virtù<br />

in fatto di belle lettere, pp. 89-90, a p. 90 (si veda anche la lettera di Pindemonte del 27 giugno 1785, ivi,<br />

pp. 84-86, a p. 86).<br />

121 A Mazza, 26 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. [14r 1 ]).<br />

122 Cfr., ad esempio, le missive del 15 aprile (“Vi saprò infinito grato se mi procurarete delle poesie di<br />

buona lega pel Tomo XIV”), del 3 e 13 maggio, 12 luglio, 4 settembre (“Vi supplico a farmi avere colla<br />

maggior sollecitudine le Poesie, che mi avete fatto sperare pel Tomo XIV delle Rime degli Arcadi”), 29<br />

novembre, 19 dicembre 1780 e 10 gennaio 1781 (“Vi sieno raccomandati i versi pel futuro Volume.<br />

Sovvengavi che l’ordine alfabetico colloca Voi tra primi, come il merito vi renderà il primo del libro. Vo’<br />

dirvi con ciò, ch’è necessaria la sollecitudine per compilar l’edizione”); ivi, cc. 21v, 28v, 31v.<br />

128


dell’anno, il 29 novembre posticipava l’inizio della stampa dopo la pausa natalizia, in<br />

attesa dei versi di Mazza, auspicati “come la flotta dell’Indie”, e senza i quali il tomo<br />

sarebbe diventato un mero collettore di “bagattelle canore”. 123<br />

Le lacune riscontrate nel volume tredicesimo furono in parte colmate nell’antologia<br />

compilata a ridosso. Dopo aver preso visione dell’elenco degli autori della penultima<br />

crestomazia, incluso nella già citata lettera di Pizzi del 5 febbraio 1780, Mazza osservò:<br />

Quando avrò ricevuto l’intero volume delle Rime Arcadiche [il XIII] mi farò<br />

lecito parlarvi con schiettezza intorno alla scelta universale. Intanto non vi<br />

tacerò, che mi rincresce moltissimo, che tra i poeti, da’ quali s’aspetta questo<br />

nuovo Codice di ottima poesia, non siavi né il Conte Gozzi, né Girolamo<br />

Pompei, due anime eredi della greca naturalezza, massime il secondo, che nel<br />

genere Pastorale e dopo Teocrito tiene, a mio credere, il primo seggio. Alcuni vi<br />

avrebbono pure desiderato Agatopisto Cromaziano [Appiano Buonafede]: io<br />

però penso altrimente, parendomi i suoi versi più presto tratti di robusta e<br />

sugosa retorica, che poesia. Del 2. do volume vi manderò alquante Terzine<br />

[…]. 124<br />

Alle obiezioni il custode replicò il 25 marzo 1780:<br />

Quanto al libro degli Arcadi [XIII], Amico, tutti non poteano aver luogo in<br />

questo Volume. Gozzi non credo che sia Arcade. Agatopisto era fuori di Roma,<br />

e a dirla a Voi all’orecchio non è poeta. Di Pompei, che io stimo come Voi, non<br />

avea io produzioni da farlo figurare nella Raccolta. Pindemonte me ne ha<br />

mandate alcune ne’ passati giorni insieme con altre de’ Poeti Veronesi; sicché le<br />

inserirò nell’altro volume con quelle del Conte Gozzi a cui scriverò, pregandolo<br />

di inviarmi sue rime, e di accettare un battesimo Pastorale ogni qualvolta non<br />

sia Arcade. Saranno un |…| giojello le vostre terzine; e qual vostra produzione<br />

non è ammirabile! Spirate sempre estro, forza, armonia e dottrina, e fate piacere<br />

a chi vi legge. Mandatele con tuttocciò che volete ch’io imprima. Voi siete<br />

l’arbitro del mio volere, e l’ornamento d’Arcadia. 125<br />

Recapitato in ritardo, quando ormai il volume tredicesimo era in stampa, il “piego di<br />

scelte Poesie de’ bravi Poeti Veronesi” comprendeva i versi di Pindemonte (mittente del<br />

plico), di padre Ippolito Bevilacqua dell’Oratorio di Verona, dello scienziato Giuseppe<br />

Torelli e di Girolamo Pompei (autore delle Canzoni pastorali, di ispirazione teocritea, e<br />

traduttore delle Vite parallele di Plutarco nel 1772-73), confluiti (eccetto quelli del<br />

123 A Mazza, 29 novembre 1780 (ivi, c. 29r).<br />

124 Lettera a Pizzi, 20 febbraio 1780 (BNB, Aut. B XXXII / 26, c. [1r-v]). Nel tomo XIV sono incluse le<br />

terzine “Se ne l’abisso d’infiniti rai” (pp. 110-5).<br />

125 BPP, FMM, cass. II, c. 19v.<br />

129


Bevilacqua) nella silloge in progettazione. 126 La presenza di Pompei fu ulteriormente<br />

confermata nelle lettere del 29 marzo e del 29 novembre 1780; in quest’ultima,<br />

contravvenendo ai consigli dell’autore parmense, il custode comunicò di avere<br />

selezionato dodici sonetti e due componimenti in sciolti (aggiungendo in seguito altri<br />

due poemetti) del celestino Appiano Buonafede (che nel 1764 aveva polemizzato con<br />

Baretti nella satira Il bue pedagogo), “mai sazio” di leggere il tomo tredicesimo, di cui<br />

era “rimasto sorpreso”. 127 Nella crestomazia (XIV) non figurano i versi di Gasparo<br />

Gozzi, nonostante le reiterate richieste di Pizzi, 128 mentre sono quelli di Giacomo<br />

Alessandro Calvi e di Luigi Cerretti (reputato superiore a Savioli, secondo l’opinione di<br />

Mazza condivisa dal custode), escluso invece dal penultimo volume perché “poco o<br />

niente” si conservava in Serbatoio della sua produzione poetica. 129<br />

Dettata dall’esigenza di corrispondere alla fastosa politica culturale di papa<br />

Braschi, 130 l’apertura alle voci romane, pressoché assenti nell’antologia precedente<br />

(XIII), 131 fu accolta con disappunto da Pizzi, che a più riprese manifestò le proprie<br />

perplessità in merito alla letteratura dell’Urbe, soggiogata alle restrizioni della censura<br />

ecclesiastica:<br />

126 Risale al 26 febbraio 1780 la notizia della consegna dei componimenti veronesi (ivi, c. [14v 1 ]). Cfr.<br />

RdA, vol. XIV, pp. 165-70 e 340-5. Per Bevilacqua cfr. IBI, vol. II, p. 535. Sulla raccolta di Pompei<br />

(Verona, Carattoni, 1764), seguita dall’edizione delle Nuove canzoni pastorali (Verona, Moroni, 1779),<br />

cfr. Francesca Favaro, Canti e Cantori bucolici. Esempi di poesia a soggetto pastorale fra Seicento e<br />

Ottocento, Cosenza, Pellegrini, 2007, pp. 45-94. A quest’ultima monografia rimando anche per Giuseppe<br />

Torelli, traduttore di Teocrito e di Mosco, pp. 95-106.<br />

127 A Mazza, 29 novembre 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 29r; anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, p.<br />

481). Cfr. RdA, vol. XIV, pp. 17-32. Su Buonafede, autore di una raccolta di Ritratti poetici, storici e<br />

critici di varii moderni uomini di lettere (I ed. Napoli, nella stamperia di Giovanni Di Simone, 1745), più<br />

volte riedita, si veda Amedeo Benati, Appiano Buonafede monaco Celestino. Appunti per una biografia<br />

religioso-culturale, in Appiano Buonafede (Comacchio 1716/Roma 1793) un intellettuale cattolico tra<br />

l’Arcadia e i Lumi, Atti della Giornata di studi tenuta a Comacchio il 31 ottobre 1987, Ferrara,<br />

Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, 1989, pp. 43-69. Cfr. inoltre Gilberto Pizzamiglio,<br />

Appiano Buonafede e la polemica con il Baretti, ivi, pp. 71-84.<br />

128 “Mi farete pur piacer grande mandandomi le tre o quattro produzioni del Gozzi, Scrittore a cui<br />

raddoppio la stima perché da Voi tenuto in conto di buon Poeta: dico che mi farete piacere, disperando io<br />

pure di aver cosa alcuna del suo, benché io abbia più volte scritto per essere onorato dalle sue rime”; a<br />

Mazza, 19 dicembre 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 30r-v).<br />

129 A Mazza, 29 marzo 1780 (ivi, c. 20v; cfr. Felici, Relazioni fra l’Arcadia di Roma e la colonia<br />

Parmense, p. 189). La conferma del recapito delle “egregie composizioni” di Cerretti è nella missiva del<br />

29 novembre 1780.<br />

130 Su questo aspetto si vedano Merolla, Lo Stato della Chiesa, pp. 1083-91; Lucio Felici, Letteratura e<br />

teatro nella Roma di Pio VI, in Orfeo in Arcadia, pp. 155-71; Marina Caffiero, Il coturno e la tiara: la<br />

Roma di Pio VI, in Alfieri a Roma, Atti del Convegno nazionale (Roma 27-29 novembre 2003), a cura di<br />

Beatrice Alfonzetti e Novella Bellucci, Roma, Bulzoni, 2006, pp. 17-34.<br />

131 “Temo però, che l’obbligo che mi corre d’inserirvi quelle [le rime] di molti Poeti Romani, non voglia<br />

fare del vuoto e dello scuro al libro”; a Mazza, 15 aprile 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 21v).<br />

130


Se Parma scarseggia di veri Protettori Letterarj, che dirò di Roma? Qual<br />

Paese meglio montato di questo per premiare ogni maniera d’Arti, e di studj<br />

liberali? Ma che! Qui fa fortuna chi a tutt’altro pensa fuorché alle lettere, e<br />

qualche raro esempio in contrario è quasi un Fenomeno per questo Cielo. Se<br />

Voi qui foste, non so se la lettura di Seneca bastarebbe per consolarci: anzi<br />

trovandosi insieme ne verrebbe voglia di bestemmiare un poco, non dirò alla<br />

foggia dell’Aretino, perché siamo persone da bene, ma sul gusto di Gravina, e<br />

dell’autore del Ricciardetto. 132<br />

Si comprende dunque la scelta di offrire il volume a Baldassare Odescalchi duca di<br />

Ceri, figura di primo piano nella Roma di Pio VI. Socio dell’accademia di S. Luca,<br />

cooptato in Arcadia nel 1769 (Pelide Lidio) e noto per gli interessi e le performances<br />

teatrali (come attesta l’interpretazione del ruolo di Emone nell’Antigone di Alfieri,<br />

rappresentata il 20 novembre 1782 nella dimora dell’ambasciatore di Spagna), 133<br />

l’Odescalchi, a detta di Pizzi, era “l’unico […] in Roma virtuosamente educato”. 134 A<br />

consolidare la componente romana della miscellanea contribuì inoltre l’esigenza di<br />

isolare gli arcadi fuoriusciti dopo l’episodio della coronazione di Corilla Olimpica,<br />

legando all’accademia, “con tutte le attenzioni possibili”, il nome di un così illustre<br />

mecenate, anche se non facili furono i rapporti con i neofiti del cenacolo degli Occulti,<br />

istituito alla fine degli anni Settanta, e solito riunirsi ogni settimana a palazzo<br />

Odescalchi per discutere di scienza e filosofia. 135 Terminata la stampa nella primavera<br />

1781, 136 il 16 maggio il custode chiese a Mazza di inoltrare, “colla possibil<br />

132 A Mazza, 19 dicembre 1780 (ivi, c. 30r 1 ).<br />

133 Vittorio Alfieri, Vita scritta da esso, edizione critica della stesura definitiva a cura di Luigi Fassò, Asti,<br />

Casa d’Alfieri, 1951, pp. 231-2. In particolare, sulla tragedia si vedano Ezio Raimondi, Alfieri 1782: un<br />

teatro «terribile», e Francesca Bonanni, La rappresentazione dell’«Antigone» di Alfieri nel Palazzo di<br />

Spagna di Roma, in Orfeo in Arcadia, pp. 73-103 e 105-38. Sul rapporto fra l’astigiano (Filaerio<br />

Eratrostico) e l’Arcadia (la lettura del Saul gli valse l’ammissione nel 1783) cfr. Annalisa Nacinovich,<br />

Alfieri e i dibattiti arcadici: la recita del «Saul», in Alfieri a Roma, pp. 385-404.<br />

134 A Mazza, 12 maggio 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 34r). Nella dedica sono gli accenni ai viaggi<br />

europei e agli studi dell’Odescalchi (RdA, vol. XIV, pp. V-XV). Sul mecenate si vedano la voce di<br />

Francesco Fabi Montani, in De Tipaldo, vol. V, 1837, pp. 433-7; David Armando, Aristocrazia e vita<br />

culturale a Roma alla fine del Settecento: il caso degli Odescalchi, in Alfieri a Roma, pp. 71-106, alle pp.<br />

91-106; Francesca Fedi, «Il midollo dell’immagine»: Monti e le prospettive teoriche del neoclassicismo<br />

“romano”, in Vincenzo Monti nella cultura italiana, a cura di Gennaro Barbarisi, Milano, Cisalpino,<br />

2006, vol. II (Monti nella Roma di Pio VI), pp. 57-79, alle pp. 58-64.<br />

135 Lettera del 12 maggio 1781 (c. 34r). Sugli Occulti cfr. Maylender, vol. IV, pp. 93-5; Armando,<br />

Aristocrazia e vita culturale a Roma alla fine del Settecento, pp. 92-5. Così la dedica della miscellanea:<br />

“[…] buona parte di essi [degli autori del volume] sono del numero di quel valoroso drappello di<br />

scienziati, che radunansi in certi tempi nel suo Palagio, come in un dolce asilo delle arti belle, per tenervi<br />

ragionamenti sulle moltiplici intellettuali cognizioni, per recitarvi spiritose e brillanti poesie, o tratti<br />

energici d’eloquenza, per intrattenersi nella lettura de’ classici autori Latini e Toscani, e per ammirar più<br />

dappresso l’ampiezza de’ suoi talenti, ascoltandola favellare con tutte le grazie della facondia, e con tutto<br />

l’acume d’una mente perspicace sopra ogni utile e liberale disciplina” (RdA, vol. XIV, p. VII).<br />

136 Alle prese con la correzione delle bozze, il 24 marzo 1781 Pizzi sollecitò altre presenze poetiche per<br />

accrescere “il numero e il decoro della celebratissima Colonia Parmense” (BPP, FMM, cass. II, c. 33r 1 ).<br />

131


sollecitudine”, la recensione per le “Efemeridi letterarie”, così da impedire “qualche<br />

inconcludente ed insulsa diceria” dei “zelanti, o per meglio dire Pedanti del Crocchio”<br />

del duca. 137 Incalzato dal gruppo dell’Odescalchi e da Gregorio Settari, stampatore delle<br />

“Efemeridi”, che minacciò di dar conto del volume “a suo piacimento”, il 6 giugno 1781<br />

l’abate romano riferì a Mazza di avere consegnato agli estensori “un abbozzo<br />

dell’estratto”, di proprio pugno, per scongiurare l’uscita di “qualche articolo<br />

stravagante”. 138 Apparso dieci giorni dopo nel periodico del Bianconi, che fra i<br />

collaboratori vantava un componente degli Occulti (Pietro Pasqualoni maestro di<br />

camera dell’Odescalchi), 139 il ragguaglio insiste (e non a caso) sui meriti del mecenate e<br />

sulla dedica dell’antologia, dallo stile “facile, elegante e vivace”, priva di qualsiasi<br />

“tratto d’adulazione sempre nemica del vero”. 140<br />

Dei cinquantatré rimatori accolti nel volume quattordicesimo delle Rime degli<br />

Arcadi, per lo più di estrazione laica, sette afferiscono al cerchia degli Occulti. I versi<br />

dell’Odescalchi (sei sonetti, un’ode-canzonetta e un capitolo) 141 sono affiancati da quelli<br />

dell’aquilano Nicola Martelli, docente di botanica alla Sapienza, del Serassi, dell’abate<br />

bolognese Giuseppe Antonio Taruffi e dei romani Pietro Pasqualoni e Giovanni<br />

Giacomo Monti, segretario del duca. 142 Giunto nell’Urbe alla fine di maggio 1778, e<br />

presentatosi in Arcadia pochi giorni dopo (11 giugno), sebbene l’ascrizione, con il nome<br />

di Autonide Saturniano, risalisse al 14 luglio 1775, 143 Vincenzo Monti fu ammesso alle<br />

riunioni in casa Odescalchi, dove poté “conoscere a poco a poco una gran parte di<br />

Roma”. 144 Rievocando a distanza di un anno il felice esordio arcadico contraddistinto<br />

137<br />

Lettera del 16 maggio 1781 (ivi, c. 35r). Già quattro giorni prima il custode aveva formulato la stessa<br />

richiesta: “Il picciolo elogio, che Voi fate alla mia Dedicatoria, vale quanto tutta [?] l’estensione della<br />

med. ma , ed io ne vado superbo. Ardirei anche questa volta di supplicarvi a farmi un estratto del volume<br />

per l’Effemeridi. Converebbe per altro toccare alquanto appunto la dedica per animare sempreppiù il<br />

Giovane Principe ad amare le lettere ed a proteggerle”; a Mazza, 12 maggio 1781 (ivi, c. 34r).<br />

138<br />

Ivi, c. 36r.<br />

139<br />

Caffiero, Le «Efemeridi letterarie» di Roma (1772-1798), p. 78.<br />

140<br />

“Efemeridi letterarie di Roma”, 16 giugno 1781, n. XXIV, pp. 185-8, a p. 185.<br />

141<br />

RdA, vol. XIV, pp. 327-35.<br />

142<br />

Ivi, pp. 171-8 (Serassi), 187-9 (Monti), 231-5 (Martelli), 345-9 (Taruffi), 380-5 (Pasqualoni). Cfr.<br />

Armando, Aristocrazia e vita culturale a Roma alla fine del Settecento, p. 96 (che segnala inoltre la<br />

presenza di due Occulti nel vol. XIII, Vincenzo Corazza e Francesco Soave).<br />

143<br />

Lettera di Monti a Pizzi, 16 luglio 1775; in Vincenzo Monti, Epistolario, raccolto ordinato e annotato<br />

da Alfonso Bertoldi, Firenze, Le Monnier, 1928-31, 6 voll., nel vol. I, pp. 26-7.<br />

144<br />

A Cesare Monti, 4 luglio 1778 (ivi, pp. 49-51, a p. 50). Sui trascorsi arcadici del poeta romagnolo si<br />

rinvia a Floriana Calitti, Vincenzo Monti e Roma, in Vincenzo Monti fra Roma e Milano, a cura di<br />

Gennaro Barbarisi, Cesena, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2001, pp. 215-37; Angelo Romano,<br />

Vincenzo Monti a Roma, Roma, Vecchiarelli, 2001, pp. 11-63; Arnaldo Bruni, Monti nella Roma<br />

neoclassica, in “Rassegna europea di letteratura italiana”, XII (2004), pp. 23-42; Annalisa Nacinovich,<br />

132


dalla recita de La visione d’Ezechiello (1776), ancora legata ai moduli varaniani<br />

dell’apprendistato ferrarese, 145 il poeta romagnolo non celò all’amico Clementino<br />

Vannetti le perplessità sullo stato dell’accademia, “divenuta un deserto dopo lo scisma<br />

di Corilla”, e sulla produzione dei letterati romani (“La prima volta che io mi presentai<br />

all’Arcadia restai sbalordito in udire farsi applauso a certe poesie, che a me sembravano<br />

stravaganze ed eresie di Parnaso […]”). 146 La missiva reca inoltre la notizia del primo<br />

screzio insorto con Godard (sopraffatto dal successo del capitolo montiano l’Entusiasmo<br />

malinconico), 147 in seguito acuito dall’elezione di quest’ultimo a procustode, nel 1783;<br />

un incarico che gli aprì il varco alla successione di Pizzi (1790). Alla mancata nomina,<br />

che incrinò i rapporti di Monti con l’accademia, seguirono la recita in Arcadia dell’ode<br />

Al Signor di Montgolfier (4 marzo 1784), per l’ascensione del pallone aereostatico nel<br />

giardino delle Tuileries nel dicembre 1783, e l’avvio dell’attività drammaturgia, con<br />

l’Aristodemo (1784-86). Nove i componimenti di Monti inclusi nel tomo<br />

quattordicesimo delle Rime degli Arcadi, di cui sei (quattro sonetti e due capitoli,<br />

l’Entusiasmo malinconico e Per la Passione di Nostro Signore) erano già apparsi nella<br />

sua prima raccolta, il Saggio di poesie, 148 pubblicata lo stesso anno della polemica<br />

innescata dal Consiglio ad un giovane poeta di Martin Sherlock (1779). Alle censure<br />

rivolte dall’irlandese all’opera di Ariosto, che sottintendevano la condanna all’uso delle<br />

favole, congiunte alla proposta di un nuovo Pantheon di modelli lirici (annoverante<br />

anche Shakespeare), il Monti rispose con la Lettera di un ferrarese, edita in due parti<br />

nelle “Efemeridi letterarie” (agosto 1779); e la replica era di fatto indirizzata anche ai<br />

fautori di Sherlock, come Godard e l’abate Antonio Scarpelli, recensore del<br />

Consiglio. 149 Il corpus arcadico di Monti è completato dalle ottave sulla Passione<br />

(recitate in Arcadia il 24 marzo 1781), dal Poemetto anacreontico (“Lo san Febo e le<br />

Monti e le poetiche arcadiche. Gli esordi di Autonide Saturniano, in Vincenzo Monti nella cultura<br />

italiana, vol. II (Monti nella Roma di Pio VI), pp. 45-56.<br />

145 Su questo aspetto si veda in particolare William Spaggiari, Monti, Minzoni, Varano: gli esordi poetici,<br />

in Vincenzo Monti nella cultura italiana, vol. I, t. I, 2005, pp. 215-36.<br />

146 A Clementino Vannetti, primi mesi del 1779 (Monti, Epistolario, vol. I, pp. 58-62, alle pp. 60-1).<br />

147 Ivi, p. 61; per la vicenda si rimanda a Romano, Vincenzo Monti a Roma, pp. 27-32 e 43. Sulle terzine<br />

cfr. Raffaella Bertazzoli, L’«Entusiasmo malinconico» di Vincenzo Monti e altri versi, in Ead., Pensieri<br />

sull’ignoto. Poesia sepolcrale e simbologia funebre tra Sette e Ottocento, Verona, Fiorini, 2002, pp. 119-<br />

57, alle pp. 119-32.<br />

148 Monti, Saggio di poesie, a cura di Alessandra Di Ricco, presentazione di Gennaro Barbarisi, Trento,<br />

Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici, 2006 (rist. anast. dell’ed. di Livorno, Dai Torchj<br />

dell’Enciclopedia, 1779), pp. 33-44 (capitoli), 88, 91, 94-5 (sonetti). Le indicazioni delle pagine<br />

rispettano la numerazione progressiva della curatrice.<br />

149 Sulla polemica con Sherlock si veda Nacinovich, “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 117-29.<br />

133


Dive”) 150 e dalla Prosopopea di Pericle letta nel Bosco Parrasio il 22 agosto 1779 per i<br />

voti quinquennali di Pio VI. 151<br />

Il drappello di quindici autori romani (compresi Pizzi e Godard, quest’ultimo di<br />

natali maltesi) 152 è fiancheggiato da quello altrettanto cospicuo dei poeti emiliano-<br />

romagnoli. Otto sono i parmensi e due i bolognesi (Giacomo Alessandro Calvi e il<br />

senatore Filippo Ercolani); di Ferrara è il ministro Claudio Todeschi, di Comacchio il<br />

Buonafede, di Rimini il conte Angelo Battaglini e di Faenza il sottocustode Luigi<br />

Lega. 153 Di area estense sono inoltre il Cerretti, il minore osservante Angelo Maria della<br />

Mirandola e Giuliano Cassiani (morto nel 1778), autore di un Saggio di rime (1770). 154<br />

Pressoché assente è il Granducato toscano, di cui è portavoce l’abate senese Francesco<br />

Giannetti, mentre Genova e Fossano sono rappresentate rispettivamente da<br />

Michelangelo Monti regolare delle Scuole Pie e dall’abate Giuseppe Muratori. 155 Oltre<br />

ai tre veronesi (Pindemonte, Girolamo Pompei e Giuseppe Torelli), la Repubblica<br />

veneta vanta la presenza del veneziano Pietro Antonio Novelli, più noto come pittore, e<br />

della bergamasca Paolina Secco Suardo Grismondi, la Lesbia Cidonia dell’Invito di<br />

Mascheroni (1793), unica rimatrice dell’antologia, ammessa in Arcadia nel 1779 per il<br />

tramite di Pindemonte, dedicatario dell’epistola in sciolti “Queste ch’or leggi d’ogni<br />

grazia ignude”. 156 Tre gli esponenti della colonia Virgiliana (l’avvocato Leopoldo<br />

Camillo Volta, Carlo Valenti Gonzaga e il medico Vittore Vettori, attardata voce<br />

150<br />

RdA, vol. XIV, pp. 63-74.<br />

151<br />

Ivi, pp. 56-63. Cfr. Mauro Sarnelli, La “Prosopopea di Pericle” in Arcadia e oltre, in Vincenzo Monti<br />

nella cultura italiana, vol. II (Monti nella Roma di Pio VI), pp. 123-74, in particolare alle pp. 132-3 (nota<br />

11), in cui si ipotizza che il componimento montiano e i sonetti di Giovanni Battista Riva (“Va, Figlio, e<br />

regna; e sul regnar primiero”), di Giuseppe Marotti (“Quei voti, o Pio, che un dì superba e strana”) e di<br />

Domenico Testa (“L’onda orgogliosa, che le Volsche apriche”, RdA, vol. XIV, pp. 40, 183, 403), già<br />

inclusi ne I Voti Quinquennali celebrati dagli Arcadi […] ad Onore della Santità di Nostro Signore Papa<br />

Pio VI (Roma, Salomoni, 1779, pp. 53, 55-60, 74-5), dovessero entrare nella compagine del volume<br />

tredicesimo delle Rime degli Arcadi.<br />

152<br />

RdA, vol. XIV, pp. 115-41 (Godard) e 251-311 (Pizzi). Sulla canzone L’Educazione di Achille (ivi, pp.<br />

274-8), offerta dal custode a Prospero Manara precettore dell’Infante Ludovico, si veda la lettera a Mazza<br />

del 24 marzo 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 33r).<br />

153<br />

RdA, vol. XIV, pp. 178-82 (Ercolani), 184-7 (Battaglini), 228-31 (Lega).<br />

154<br />

Ivi, pp. 1-6 (Cassiani) e 189-94 (A. M. Mirandola). Sul poeta modenese cfr. Romano Cervone, La<br />

scuola classica estense, pp. 61-72.<br />

155<br />

RdA, vol. XIV, pp. 150-64 (Giannetti), 217-8 (Muratori), 335-40 (Monti).<br />

156<br />

Ivi, pp. 42-6 (Novelli) e 221-4 (Grismondi); l’epistola è alle pp. 223-4. Per Novelli cfr. Carlo Donzelli,<br />

I pittori veneti del Settecento, Firenze, Sansoni, 1957, pp. 172-3. Sulla presenza in Arcadia della<br />

Grismondi cfr. Francesco Tadini, Società, moda e cultura nella vita della contessa Paolina Secco Suardo<br />

Grismondi (Bergamo, 1746-1801), Bergamo, Moretti & Vitali, 1995, pp. 83-6. Per l’Invito a Lesbia<br />

Cidonia di Lorenzo Mascheroni si veda ora l’edizione a cura di Irene Botta, Bergamo, Moretti & Vitali,<br />

2000.<br />

134


ernesca, morto nel 1763), 157 mentre di Milano è il conte Francesco Carcano segretario<br />

perpetuo dei Trasformati; infine Napoli, esclusa dal volume tredicesimo, è rappresentata<br />

dai duchi Clemente Filomarino e Antonio Di Gennaro. 158<br />

4. Con una cadenza discontinua, i contatti epistolari fra Angelo Mazza e il custode<br />

generale proseguirono anche dopo la conclusione della serie delle Rime degli Arcadi. Il<br />

letterato parmense si riconfermò trait d’union fra la sede romana e il cenacolo guidato<br />

da Aurelio Bernieri. Ad Armonide il custode domandava notizie sull’attività del<br />

sodalizio, 159 inviava le patenti per i nuovi adepti 160 e, in merito alla questione<br />

dell’accademia Filodrammatica (ex cenacolo degli Scelti), illustrava le regole per<br />

trasformarla in colonia o per fonderla nel cenacolo Parmense, adducendo in<br />

quest’ultimo caso l’esempio degli Icneutici di Forlì per illustrare il rischio di scissioni<br />

interne. 161 Contro le versioni delle tragedie francesi procurate nei collegi romani, piene<br />

di “barbarismi, e di frasi stravaganti e detestabili”, probabilmente le lodi di Pizzi al<br />

“verseggiar franco, elegante, vario, e con gusto isquisito di lingua toscana” alludevano<br />

(nella lettera del 4 settembre 1781) alla parafrasi italiana della commedia Socrate (dalle<br />

Nubi di Aristofane), eseguita da Aurelio Bernieri sulla traduzione latina di Martirano<br />

Coriolano (1781). 162 Al 1785 risale invece l’invio di tre copie dell’“ingegnosissimo”<br />

poemetto di Mazza, L’Androgino, composto per le nozze del marchese Giuseppe Lalatta<br />

157 RdA, vol. XIV, pp. 6-16 (Volta e Gonzaga) e 409-12 (Vettori). Su quest’ultimo, accademico Timido e<br />

autore delle Rime piacevoli (due edizioni, 1744 e 1755), si veda Faccioli, Due «berneschi» mantovani:<br />

Vettori e Galeotti, in Id., Mantova. Le lettere, vol. III, pp. 43-82, alle pp. 43-57. Di Vettori figurano due<br />

sonetti caudati per Carlo Cantoni e una sequenza di distici di ottonari a rima baciata nelle Lagrime in<br />

morte di un gatto, pp. 70-1 e 234-7.<br />

158 RdA, vol. XIV, pp. 200-2 (Carcano), 225-7 (Di Gennaro), 386-98 (Filomarino). Su Carcano, curatore<br />

dei Versi in morte del celebre poeta Domenico Balestrieri (Milano, nell’Imperial Monistero di S.<br />

Ambrogio Maggiore, 1780), cfr. Vianello, La giovinezza di Parini, pp. 109-17.<br />

159 “Che fa il nostro ViceCustode? Ha mai pensato ad aprir la Colonia? ed a prender possesso della sua<br />

Carica? Comprendo che forse l’età lo renda, difficilis, tardus ma collo stimolo al fianco del<br />

grand’Armonide forse si risolverà a non lasciar languire nell’ingrata innazione una Colonia sì celebre,<br />

dopo aver’accettata l’onorevol carica di regolatore di essa con tanta compiacenza […]”, lettera del 25<br />

agosto 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 37v).<br />

160 Si vedano le missive del 16 maggio 1781, 14 febbraio 1784, 15 giugno 1785 (ivi, cc. 35r, 41r, 43v).<br />

161 “Ma tali innesti producano alle volte de’ sconcerti, com’è accaduto in Forlì, in cui gl’Icneutici si sono<br />

negli ultimi tempi separati, ed il Mse Paulucci Vice-Custode, per una picca tra esso ed il Principe<br />

dell’Accademia, depose la denominazione d’Icneutica, e fece in modo, che la sua Colonia fosse dichiarata<br />

Liviense. […] Voi dovete regolare il proggetto a seconda delle circostanze, e del vostro superior<br />

discernimento” (14 febbraio 1784, ivi, c. 41v). Agli Scelti, istituiti in seno al Collegio dei Nobili nel 1672,<br />

fu concessa l’ammissione di due sodali in Arcadia per il tramite del cenacolo Parmense (Maylender, vol.<br />

V, pp. 110-22, a p. 120).<br />

162 A Mazza, 4 settembre 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 39r). Bernieri si era distinto anche per la<br />

traduzione del plautino Trinummus, in versi minturniani, rappresentato nel 1780 nel Collegio dei Nobili di<br />

Parma alla presenza del duca Ferdinando di Borbone e di Maria Amalia d’Asburgo-Lorena.<br />

135


con Bianca Villani, in cui il tema occasionale, a detta del custode, è svolto “senza nojare<br />

colle solite cantilene”. 163 Affidato alla lettura di Godard (perché Pizzi sapeva “con<br />

quanta energia ed impegno lo avrebbe animato”), nel settembre dello stesso anno,<br />

durante l’assemblea mensile riservata ai neofiti forestieri, il poemetto in sciolti conseguì<br />

“il plauso più vivo ed universale”. 164<br />

Le missive informano inoltre sulle attività dell’Arcadia romana, come l’adunanza<br />

del 19 agosto 1781 per le acclamazioni di Luigi Braschi Onesti (Almedonte Cleoneo) e<br />

di Costanza Falconieri (Egeria Caritea), che valse a Monti la nomina a segretario del<br />

nipote di Pio VI in virtù della recita de La Bellezza dell’Universo. 165 Il custode rivelò<br />

anche le difficoltà economiche sottese alla pubblicazione:<br />

Ora mi corre l’obbligo di dare alle stampe tutti i componimenti che furono in<br />

tale Accademia recitati. Ecco un nuovo motivo di emunger la borsa del Custode.<br />

A Voi apro il mio cuore. Mi privo di qualunque divertimento, e di spesa anche<br />

necessaria alla mia Persona per mantenere in lustro e in decoro l’adunanza. 166<br />

Dalla lettera del 10 dicembre 1782, recante un accenno al progetto del tomo<br />

quindicesimo delle Rime degli Arcadi, mai realizzato, 167 emerge invece il biasimo per la<br />

gestione dei custodi precedenti:<br />

Buon per me se fossi stato, non dico avaro, ma più economo, e non avessi<br />

profuso delle migliaja di scudi per redimer l’adunanza dall’avvilimento in cui<br />

l’ho trovata, che avrei potuto provvedere a’ miei comodi maggiori, e fra gli altri<br />

a quello di non andar pedestre per la città. 168<br />

163 A Mazza, 6 luglio 1785 (BPP, FMM, cass. II, c. 44r). Pur muovendo due obiezioni di ordine<br />

contenutistico, elogiativo fu il commento di Pindemonte all’Androgino (in Mazza, Opere, vol. III, pp. 91-<br />

9), degno della “penna” dell’autore, e di “impasto […] totalmente squisito ed affatto Greco” (lettera a<br />

Mazza, da Avesa, del 27 giugno 1785, in Cappelletti, Ozio e virtù in fatto di belle lettere, pp. 84-6).<br />

164 A Mazza, 10 settembre 1785 (BPP, FMM, cass. II, c. 45r).<br />

165 Adunanza tenuta dagli Arcadi nel Bosco Parrasio per l’acclamazione dell’EE. LL. il Signor Conte D.<br />

Luigi Braschi Onesti e la Signora D. a Costanza Falconieri in occasione delle loro faustissime nozze,<br />

Roma, Fulgoni, 1781, pp. 61-76. Sulla cerimonia cfr. la lettera del 25 agosto 1781 (BPP, FMM, cass. II, c.<br />

37v). La Bellezza dell’Universo (Roma, Fulgoni, 1781) è recensita nelle “Efemeridi letterarie di Roma”,<br />

13 ottobre 1781, n. XLI, pp. 321-2.<br />

166 A Mazza, 29 agosto 1781 (BPP, FMM, cass. II, c. 38r).<br />

167 “Non mi è stato ancor possibile di pensare al Tomo XV. Subito mi determinerò a compilarlo, Voi ne<br />

sarete avvisato”; a Mazza, 10 dicembre 1782 (ivi, c. 40v).<br />

168 Ibidem. Il custode prese le distanze dai predecessori, accusandoli di avere ricevuto i finanziamenti per<br />

le sillogi ufficiali: “Se verrete in Roma anche Voi stupirete con tanti illustri Oltramontani, i quali non si<br />

danno pace, come tante spese vadano tutte a carico d’un Privato, e che un’Accademia così celebre non<br />

abbia alcuna dote, e non interessi punto il Principato. […] Io non so imitare i Custodi miei antecessori,<br />

che facean matrimonio di sangue - Viaggio in Pindo, e non vi compro o merco [adattamento di<br />

Gerusalemme liberata, XX, 142, 8] - Se per la stampa degli altri Tomi non troverò mecenati, non cercherò<br />

neppur compratori”; a Mazza, 2 febbraio 1780 (BPP, FMM, cass. II, c. 10v). Ma le angustie economiche<br />

136


È del 14 febbraio 1784 l’annuncio del dono imminente del ritratto di Cesarotti, con il<br />

Saggio sulla Filosofia del gusto da leggere in Arcadia, che offrì di nuovo il pretesto per<br />

sollecitare quello di Mazza (la prima richiesta risale infatti al 10 maggio 1777),<br />

continuamente negato. 169 Il 3 giugno si celebrò la festa pastorale per l’esposizione in<br />

Serbatoio del ritratto dell’arcade padovano, accompagnato, oltre che dal Saggio, da una<br />

copia dell’Ossian e da un esemplare del Corso ragionato di letteratura greca (1781-<br />

84). 170 Estraneo alle discussioni sul nuovo modello di letterato che erano sorte a<br />

margine della coronazione di Corilla Olimpica, a cui peraltro avrebbe negato l’appoggio<br />

e il contributo per il volume degli Atti (1779), Cesarotti accolse con tiepida gratitudine<br />

l’ammissione (con il nome di Meronte Larisseo), nel 1777, esplicitando il proprio<br />

dissenso rispetto all’Arcadia di Pizzi. Dopo l’interruzione dei contatti (l’ultima lettera al<br />

custode è del 3 settembre 1777), e la comparsa di sei componimenti nel tomo<br />

tredicesimo delle Rime degli Arcadi, Meronte riannodò i legami con l’accademia in<br />

occasione di un soggiorno romano (agosto-ottobre 1783), patrocinato da Godard. 171<br />

Sullo sfondo della codificazione arcadica del canone neoclassico e della disputa seguita<br />

all’edizione del Consiglio di Martin Sherlock fra il procustode e Monti, che non a caso<br />

dedicò al Cesarotti le Poesie pubblicate a Siena proprio nel 1783, 172 si inserì il Saggio<br />

del poeta padovano, volto a giustificare l’invio al cenacolo dell’Ossian e del Corso<br />

indussero Pizzi a rivolgersi al Sanvitale, per il tramite di Mazza (lettera del 4 dicembre 1779, ivi, c. 6r 1 -v 1 ;<br />

anche in Melli, Rose e spine d’Arcadia, pp. 480-1).<br />

169 “Ma del mio Armonide […] non mi è riuscito mai di avere né Ritratto, né Prosa” (A Mazza, 14<br />

febbraio 1784, in BPP, FMM, cass. II, c. 41v-r 1 ). Si vedano le missive del 10 maggio (“Riceverò poi con<br />

massimo gradimento il suo Ritratto, per collocarlo nella Sala del Serbatojo: tra le immagini di tanti Illustri<br />

Poeti dee pure aver luogo quella di Armonide Elideo, il quale alla forza del poetare, e alla magia dello<br />

stile sa unire ogni maniera di scientifiche cognizioni”, ivi, c. 2v-r 1 ) e del 16 luglio 1777 (“Arcadia attende<br />

il vostro Ritratto. Vorreste mancar di parola a Pane, che già ne ha fatto consapevole tutto il bosco? Non<br />

temete l’ira di questo Nume? La vostra modestia è biasimevole dove preghin gli Dei per averlo. Eglino<br />

stessi il locheranno fra que’ di Manfredi, di Metastasio, e di Frugoni. Insomma, Voi dovete compiacermi<br />

e spedirmelo”, ivi, c. 3r-v), nonché quella del 5 febbraio 1780: “Ricordatevi che da gran tempo aspetto il<br />

vostro Ritratto. Un disegno anche in carta basterà per farlo dipingere qui in Roma alla misura de’ quadri<br />

compagni” (ivi, c. 11r 1 ).<br />

170 Festa pastorale celebrata dagli Arcadi nel fausto giorno in cui nella sala del Serbatoio di Roma fu<br />

collocata la dipinta effige dell’Inclito Meronte abate Melchiorre Cesarotti, Roma, Vescovi e Neri, 1785,<br />

pp. 13-38 (Saggio sulla Filosofia del gusto). Le citazioni sono desunte da Cesarotti, Opere, 40 voll. (Pisa,<br />

Tipografia della Società Letteraria, voll. I-IX e XVII-XVIII; Firenze, Molini, Landi e Comp., voll. X-XVI e<br />

XIX-XXXVII; Pisa, Capurro, voll. XXXVIII-XL, 1800-13), nel vol. I, pp. 301-28.<br />

171 Sui rapporti con l’accademia cfr. Annalisa Nacinovich, Cesarotti e l’Arcadia. Il “Saggio sulla<br />

Filosofia del gusto”, in Aspetti dell’opera e della fortuna di Melchiorre Cesarotti, Gargnano del Garda<br />

(4-6 ottobre 2001), a cura di Gennaro Barbarisi e Giulio Carnazzi, Milano, Cisalpino, 2002, 2 voll., nel<br />

vol. II, pp. 497-517; Ead., “Il sogno incantatore della filosofia”, pp. 143-55.<br />

172 La coincidenza fra l’arrivo a Roma di Cesarotti e la dedica delle Poesie montiane è stata segnalata da<br />

Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio, p. 76; cfr. anche Nacinovich, “Il sogno incantatore della<br />

filosofia”, p. 148.<br />

137


agionato di letteratura greca, entrambi permeati di “quel medesimo spirito che<br />

presiedette alla fondazione della […] gloriosa adunanza”. Esortando i fruitori delle<br />

opere letterarie a partecipare “delle qualità degli autori stessi” e i poeti a intuire le<br />

molteplici sfumature del reale, guidati dalla “filosofia del Gusto […] che presiede alle<br />

arti del bello”, 173 Cesarotti scardina il culto idolatrico dei classici, 174 offrendo dunque<br />

un’alternativa alla rielaborazione amaduzziana delle tesi neoclassiche di Mengs<br />

(commemorato in Arcadia nel 1780), influenzata dal dibattito originatosi nel primo<br />

decennio del custodiato di Pizzi intorno al Letterato buon cittadino di Gonzaga.<br />

A breve distanza dalla cerimonia in onore di Cesarotti, Mazza fu coinvolto nella<br />

disputa intorno all’Aristodemo di Monti. 175 Data alle stampe, per i tipi bodoniani, nel<br />

1786, e messa in scena a Parma lo stesso anno, la tragedia fu premiata da Ferdinando di<br />

Borbone (senza consultare il Collegio giudicante del concorso drammaturgico, a cui<br />

peraltro l’opera non partecipava), 176 fra non poche invidie, alle quali Monti replicò<br />

identificando in Mazza (omaggiato di una copia dell’opera) il responsabile delle<br />

censure. 177 Se nell’Esame critico, incluso nell’edizione Puccinelli della tragedia (1788),<br />

Monti accusò il poeta parmense di essersi attribuito il titolo di “Omero vivente”,<br />

alludendo alla “modestissima epigrafe apposta al rovescio d’una medaglia decretata a se<br />

stesso con suo privato senatusconsulto”, 178 Mazza, intervenuto con una lettera<br />

apologetica datata 28 marzo 1788, 179 ricevette numerosi attestati di solidarietà, da<br />

Pindemonte (la nota montiana, a suo dire, “pare scritta da un pazzo”) 180 a Lazzaro<br />

Spallanzani, secondo il quale l’apologia denuncia “nel più evidente modo la calunnia, e<br />

173 Cesarotti, Opere, vol. I, pp. 308-9.<br />

174 L’autore stesso affermava di avere voluto offrire, col Corso, le “più insigni produzioni degli Autori di<br />

quella celebre nazione nei vari generi d’eloquenza, accompagnandole con osservazioni e ragionamenti,<br />

nei quali sviluppandone le virtù senza dissimularne i difetti mi sono fatto una legge di render ugualmente<br />

giustizia ed ai Greci e alla verità” (ivi, p. 319).<br />

175 Sulla vicenda si vedano Balestrino, Angelo Mazza, pp. 46-54; Angelo Colombo, Introduzione, in Id., Il<br />

carteggio Monti-Bodoni. Con altri documenti montiani, Roma, Archivio Guido Izzi, 1994, pp. 7-44, alle<br />

pp. 26-30; Arnaldo Bruni, Nota al testo, in Vincenzo Monti, Aristodemo, Milano-Parma, Fondazione<br />

Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1998, pp. 277-347, alle pp. 294-306; Cappelletti, Introduzione, in Ead., Ozio<br />

e virtù in fatto di belle lettere, pp. 1-31, alle pp. 27-9.<br />

176 Sul concorso tragico istituito a Parma nel 1770 si veda Fedi, Un programma per Melpomene, pp. 13-<br />

40.<br />

177 Cfr. lettera di Monti a Bodoni, 26 agosto 1786 (in Colombo, Il carteggio Monti-Bodoni, pp. 90-3, a p.<br />

90).<br />

178 Note di Monti all’“Esame critico dell’autore sopra l’«Aristodemo»”, in Monti, Aristodemo, pp. 205-<br />

13, a p. 206.<br />

179 Angelo Mazza, Lettera […] al sig. abate Vincenzo Monti, Parma, Carmignani, 1788.<br />

180 Missiva di Pindemonte a Mazza, 15 marzo 1788 (cfr. Cappelletti, Ozio e virtù in fatto di belle lettere,<br />

p. 101).<br />

138


il nero genio del vostro assalitore”. 181 Ad Armonide, che aveva scritto a Pizzi proprio il<br />

28 marzo inviando una copia dello scritto difensivo, 182 il custode replicò il 5 aprile,<br />

condividendone lo sdegno (nonostante avesse caldeggiato la stampa bodoniana<br />

dell’Aristodemo, ripristinando così rapporti più cordiali con il tipografo dopo gli<br />

equivoci nella spedizione e nel pagamento delle Opere frugoniane), 183 pur senza celare i<br />

timori di eventuali ritorsioni da parte di Monti:<br />

Ogni linea della vostra lettera spira filosofica moderazione, mostra l’Uomo<br />

educato, l’Uomo virtuoso, che sicuro di se medesimo, sparge di ridicolo un<br />

imbecille avversario, e lo convince coll’armi vittoriose della ragione. Io lodo<br />

adunque la saggia maniera con cui lo combattete, lodo il frizzante elegantissimo<br />

stile e lodo le grazie spontanee, che vi fluiscono dalla penna. Le stesse lodi ha<br />

riscosso la vostra stampa da chiunque ha avuto il piacere di leggerla; ed a me<br />

spiacea di non essere stato tra i primi ad averla. Ogni Uomo dabbene, ogni<br />

cultore delle Muse di questa Città ha inorridito nel leggere quella scandalosa<br />

nota, e sonosi altamente maravigliati del coraggio di costui nel attaccarvi con<br />

tanta impostura e indecenza. Io più degli altri ho preso parte col più vivo e<br />

sensibil rammarico in cotesta veramente villana ed infame contumelia, e vorrei<br />

esser pur io adatto a far tornare l’autore nella dovuta resipiscenza, come Voi mi<br />

suggerite. Ma egli è infrenabile ne’ suoi malaccorti e biliosi impeti, ed è gran<br />

tempo, che si affaticano invano i suoi stessi fautori ed amici, forse<br />

prevedendone la di Lui rovina. […] Io lo veggo ben di rado, e procuro di<br />

evitarne l’incontro: tantoppiù, che mi vien supposto che siasi indispettito anche<br />

contro di me, non ostante le misure più oneste e più caute da me sempre<br />

osservate per non cadere ne’ suoi capogiri, e nelle sue visioni de’ spettri da Voi<br />

descritti. […] Date subito alle fiamme questa carta […]. 184<br />

Quest’ultima esortazione è ribadita da Pizzi nella lettera del 25 giugno 1788, 185 in<br />

cui l’apprensione per le reazioni del ferrarese, che di fatto avevano intimidito il<br />

181<br />

Lettera di Spallanzani a Mazza, 25 aprile 1788 (in Edizione nazionale delle opere di Lazzaro<br />

Spallanzani. Parte prima. Carteggi, a cura di Pericle Di Pietro, Modena, Mucchi, 1984-90, 11 voll. e<br />

Indici, nel vol. VI, 1986, pp. 111-2).<br />

182<br />

Cfr. Colombo, Introduzione, in Id., Il carteggio Monti-Bodoni, p. 27. La lettera è in Pezzana, vol. IV, p.<br />

442, n. 1.<br />

183<br />

Quanto all’interesse dell’abate romano per la stampa dell’Aristodemo, si veda la missiva a Bodoni del<br />

24 giugno 1786 (Colombo, Introduzione, in Id., Il carteggio Monti-Bodoni, pp. 24-5, n. 38), mentre<br />

sull’episodio dell’invio delle Opere frugoniane richieste da Godard, ma recapitate a Pizzi, che le<br />

considerò un omaggio dello stampatore, si vedano le lettere del custode a Mazza del 17 febbraio e del 19<br />

agosto 1780 (BPP, FMM, cass. II, cc. 12v e 27r-v); Anna Maria Giorgetti Vichi, Un curioso equivoco in<br />

Arcadia tra Pizzi e Bodoni, in “Labyrinthos”, VII-VIII (1988-89), pp. 359-62; Spaggiari, Bodoni e<br />

l’Arcadia, pp. 63-4.<br />

184<br />

A Mazza, 5 aprile 1788; in Giuseppe Micheli, Alcune lettere di Vincenzo Monti ad Angelo Mazza,<br />

Parma, Fiaccadori-Scuola Tipografica Salesiana, 1899 (nozze Micheli-Bianchi), pp. 12-3 (la missiva<br />

figura anche in Monti, Epistolario, vol. I, p. 324).<br />

185<br />

“In fine vi prego a dar subito alle fiamme anche questo secondo foglio che tratta una materia sì odiosa,<br />

siccome anch’io ho fatto delle due vostre, serbando soltanto per mia gloria l’altro innocuo, ed onorevol<br />

carteggio tenuto per tanti anni con voi, senza aver parlato mai di sì fatte birbanterie, e tantoppiù è<br />

necessaria tal cautela, poiché vi avverto che il Monti ha delle molte letterarie corrispondenze in Parma”; a<br />

139


custode, 186 si intreccia alla difesa di Mazza (“Voi però non abbisognate di apologie né<br />

in fatto di onore, né di lettere, e l’Italia, che vi ammira disaprova con esecrazione chi va<br />

oltraggiato”) e all’elogio di Antonio Cerati, a Roma nel 1788, che invano tentò di<br />

placare l’ira di Monti, ben nota anche nei salotti capitolini. 187 Infatti, il custode riferì ad<br />

Armonide che il ferrarese, istigato “da falsi zelatori, da briganti vili e plebei,<br />

fomentatori di discordie”, aveva recitato negli ambienti prossimi all’Arcadia il sonetto<br />

caudato A Quirino (1787), denigrando alcuni compastori “con sfacciataggine non mai<br />

più udita”. 188 Quasi vent’anni dopo, nel 1806, mentre Monti soggiornava a Parma per<br />

vigilare la stampa del Bardo della Selva Nera, la temporanea riconciliazione con Mazza<br />

fu concertata da Bodoni e da Cesarotti. 189<br />

Pur rispettando i rituali accademici consolidati e i legami con l’autorità ecclesiastica,<br />

accettandone dunque i compromessi, Pizzi aveva tentato di varare una sia pur fragile<br />

riforma poetica, nutrita anche dal confronto con le sedi locali e dagli apporti dei sodali<br />

più illustri. Ma i limiti della realtà romana e la diminuita forza di attrazione esercitata<br />

dal cenacolo (tanto che molti erano ormai portati a considerare l’esperienza arcadica<br />

come una fase transitoria della carriera letteraria) 190 intaccarono la portata novatrice del<br />

programma del custode. Rimaneva, immutato, il desiderio di auto-celebrazione. L’ode<br />

Mazza, 25 aprile 1788 (BPP, FMM, cass. II, c. 48v; il passo figura anche in Micheli, Alcune lettere di<br />

Vincenzo Monti ad Angelo Mazza, p. 13, n. 1).<br />

186 “Questo furibondo energumeno ora mi guata in cagnesco perché sa i miei sentimenti a vostro riguardo.<br />

S’è alienato d’Arcadia, e ciò poco monta; perocché Arcadia è madre d’ingegni, e ne ha in Roma parecchi,<br />

che valgono mille volte più di Lui” (BPP, FMM, cass. II, c. 48r). Scrisse infatti il ferrarese allo<br />

stampatore: “Egli [Mazza] non ha altro corrispondente che Pizzi, e questi credo che ora abbia interrotta la<br />

corrispondenza con esso, perché muore di paura che io lo nomini, e lo frusti nella mia risposta, come<br />

realm. te l’ho minacciato di fare” (lettera del 17 maggio 1788, in Colombo, Il carteggio Monti-Bodoni, pp.<br />

135-8, a p. 136).<br />

187 “Il nostro Mevio va dicendo un mondo di male di Cerati, perché ha tentato di persuaderlo e<br />

convincerlo della sua frenesia. Io m’immaginava che così dovean finire le premure di sì onesto Cavaliere,<br />

anzi io già glie lo avea pronosticato, conoscendo io ben il Soggetto il quale non può nuocere gli Uomini<br />

di riputazione, ed è un Cane rabbioso, che latra orrendamente, ma che fugge nel tempo stesso alla vista<br />

del bastone”; lettera del 25 giugno 1788 (BPP, FMM, cass. II, c. 48r).<br />

188 Missiva di Pizzi a Mazza, 5 aprile 1788 (Micheli, Alcune lettere di Vincenzo Monti ad Angelo Mazza,<br />

p. 12). Per il sonetto cfr. Vincenzo Monti, Poesie, a cura di Guido Bezzola, Torino, Utet, 1969, pp. 114-8.<br />

Nella lettera del 25 giugno 1788 il custode diede notizia del diverbio fra Monti e Aldebrando Luigi Fogli<br />

(segretario di Alessio Falconieri), che replicò alle ironie del ferrarese rivolte ai sonetti berneschi contro<br />

Pilato recitati nelle tornate poetiche del Venerdì Santo. Si veda la replica di Mazza (4 luglio 1788) in<br />

Pezzana, vol. IV, pp. 442-3, n. 1; e Angelo Romano, In margine alle polemiche romane del Monti (1778-<br />

1797), in Vincenzo Monti nella cultura italiana, vol. II (Monti nella Roma di Pio VI ), pp. 277-97.<br />

189 Cfr. Colombo, Introduzione, in Id., Il carteggio Monti-Bodoni, pp. 38-42 (e pp. 193-5 per la missiva di<br />

Monti a Bodoni, 2 luglio 1812). Alcune fonti datano la riappacificazione fra agosto e settembre 1789, in<br />

occasione del passaggio a Parma di Monti, ospite nell’albergo della Posta, presso cui Mazza si recò<br />

pensando di incontrare Pindemonte (cfr. Micheli, Alcune lettere di Vincenzo Monti ad Angelo Mazza, p.<br />

15; e Catucci in DBI, vol. LXXII, p. 478).<br />

190 Su questo aspetto cfr. Cipriani, Contributo per una storia politica dell’Arcadia settecentesca, pp. 148-<br />

50.<br />

140


saffica Per l’anno secolare d’Arcadia, composta per il primo centenario del cenacolo da<br />

Rezzonico, trasferitosi a Roma nel 1789, 191 restituisce infatti l’immagine dell’accademia<br />

adagiata nella memoria di un passato glorioso, non scalfito dal tempo, incurante delle<br />

sollecitazioni del nuovo:<br />

Arcadia bella oltra il centesim’anno<br />

vive, e vivrà di Roma eterna al paro,<br />

finché l’onde del Tebro al mar n’andranno<br />

e il sol fia chiaro.<br />

Invano contro lei Discordia e bieca<br />

Invidia i dardi a dura cote affina,<br />

vindice fra’ suoi lauri erra la sveca<br />

regal Cristina;<br />

erra lo stuolo de’ miglior poeti,<br />

onde fu domo il tumido Secento,<br />

e fur di riso l’Achillini e il Preti<br />

lungo argomento. 192<br />

191 Nell’ultima lettera (31 marzo 1790) il custode aggiorna Mazza sulle condizioni di salute di Rezzonico,<br />

che a Roma aveva affrontato un’operazione chirurgica (BPP, FMM, cass. II, c. 46r-v).<br />

192 Rezzonico, Opere poetiche, pp. 159-62, alle pp. 160-1, vv. 61-72.<br />

141


3. L’evoluzione delle forme metriche<br />

1. “Un grande laboratorio […] di metrica”, per usare un’espressione di Mario<br />

Fubini, si delinea nei quattordici volumi delle Rime degli Arcadi. 1 Il ritorno all’ordine,<br />

proclamato dall’accademia crescimbeniana, e tradotto nel pieno recupero dei moduli<br />

petrarcheschi, è altresì supportato dagli esiti delle sperimentazioni cinque-seicentesche<br />

sull’ode e sull’ode-canzonetta, nonché dalla corrispondenza, col tempo destinata ad<br />

accentuarsi, con le strutture melodrammatiche. Affermato poco dopo la metà del secolo<br />

nella silloge dei “tre eccellenti moderni autori”, curata da Bettinelli (1758), il verso<br />

sciolto se da un lato marca una forte presa di distanza dalla poesia per musica,<br />

accordandosi, in virtù degli effetti prosaici e colloquiali, con la trattazione delle<br />

tematiche filosofico-scientifiche, dall’altro coesiste con le forme chiuse della tradizione,<br />

o derivate dall’adattamento di quelle classiche (soprattutto oraziane), messo in atto, fra<br />

gli altri, da Giovanni Fantoni e dai poeti della “scuola estense” (Agostino e Giovanni<br />

Paradisi, Luigi Cerretti, Luigi Lamberti, Francesco Cassoli traduttore delle odi di<br />

Orazio). 2<br />

Negli otto volumi dati alle stampe da Crescimbeni, nel quadriennio 1716-20, domina<br />

il sonetto, bon à tout faire, 3 che precede di gran lunga le altre categorie metriche nella<br />

disposizione dei componimenti antologizzati; non rari sono anche i casi di autori<br />

rappresentati soltanto da questo schema (come Faustina Maratti Zappi e Giovanni<br />

1 Mario Fubini, Metrica e poesia del Settecento (1965), in Id., Saggi e ricordi, Milano-Napoli, Ricciardi,<br />

1971, pp. 3-45, a p. 14 (col titolo La poesia settecentesca nella storia delle forme metriche italiane, in<br />

Problemi di lingua e letteratura italiana del Settecento, Atti del quarto Congresso dell’Associazione<br />

internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana [Magonza e Colonia, 28 aprile-I° maggio 1962],<br />

Wiesbaden, Steiner, 1965, pp. 38-56).<br />

2 Per la definizione di “scuola estense” si veda Giosuè Carducci, La lirica classica nella seconda metà del<br />

secolo XVIII (1871), in EN, vol. XV, pp. 145-235, a p. 190. Sulla riproduzione delle forme oraziane cfr.<br />

Massimiliano Mancini, L’imitazione metrica di Orazio nella poesia italiana, in Orazio e la letteratura<br />

italiana. Contributi alla storia della fortuna del poeta latino. Atti del Convegno svoltosi a Licenza dal 19<br />

al 23 aprile 1993 nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario della morte di Quinto Orazio Flacco,<br />

Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1994, pp. 496-532; e Rodolfo Zucco, Imitazioni metriche<br />

oraziane nel Settecento, in “Nuova rivista di letteratura italiana”, II (1999), pp. 355-95.<br />

3 “Ma quanto al Sonetto, non si dovrebbe ricercare, se egli sia stato in uso tanto fra gli Antichi, quanto fra<br />

i Moderni; perciocché non si apre libro di rime di qualsisia tempo, che non se ne truovino infiniti”<br />

(Crescimbeni, L’Istoria della volgar poesia, libro I, p. 29).<br />

142


Giuseppe Felice Orsi). 4 Nonostante prevalga la sequenza che combina le quartine<br />

incrociate e le terzine incatenate (ABBA, ABBA; CDC, DCD), seguita da quella con i<br />

tetrastici alternati (ABAB, ABAB), non mancano le attestazioni di un esercizio<br />

variantistico, incrementato soprattutto a partire dal quarto volume, del 1717. Si<br />

affermano infatti le quartine originate dalle sovrapposizioni fra i due moduli consueti<br />

(ABBA ABAB, ABAB ABBA, ABAB BABA, ABAB BAAB, ABBA BAAB) e le terzine strutturate<br />

secondo combinazioni molteplici (ad esempio, CDC EDE, CDE CDE, CDE DCE). 5 Ben<br />

quindici sono le occorrenze metriche nei ventidue sonetti di Ercole Maria Zanotti;<br />

tredici, invece, quelle nei ventiquattro sonetti del napoletano Basilio Giannelli; e tre<br />

negli altrettanti componimenti di Gabriele Enriquez. 6 Il sonetto dialogato del<br />

camaldolese Guido Grandi ricalca le strutture dei recitativi; 7 e nei Comentarj intorno<br />

all’Istoria della volgar poesia Crescimbeni ne illustra la modalità in sonetti accomunati<br />

dalle stesse parole-rima. 8 Gli ottonari sostituiscono gli endecasillabi nel sonetto<br />

anacreontico (influenzato dall’uso dell’octosyllabe e dalle misure brevi del Chiabrera),<br />

introdotto in Arcadia, nel 1694, da Carlo Enrico Sanmartino e promosso da Antonio<br />

Tommasi, che tre anni dopo, a Lucca, pubblicò una raccolta di Sonetti anacreontici. 9<br />

Quaranta sono i sonettini negli otto volumi vigilati dal Crescimbeni, 10 fra cui due di<br />

Francesco Maria di Campello, rispettivamente di quinari (“O lodoletta”) e di settenari<br />

(“Sai, Flora, che desia”), diciannove di Tommasi e otto di Alessandro Pegolotti, per lo<br />

più riconducibili agli schemi rimici dei sonetti endecasillabici; 11 assenti, invece, nelle<br />

sillogi curate da Michele Giuseppe Morei (1747, 1749, 1759), mentre nel tomo<br />

tredicesimo dato alle stampe da Gioacchino Pizzi, nel 1780, figurano due sonettini di<br />

Giuseppe Maria Pagnini e uno di Parini, “Rondinella garruletta” (con i vv. 2-3 e 6-7<br />

tronchi), che sperimenta inoltre l’endecasillabo rolliano nel sonetto “O Sonno placido<br />

4 RdA, voll. II, pp. 28-42 (Maratti Zappi); III, 9-22 (Orsi).<br />

5 Secondo Crescimbeni, gli schemi ricorrenti sono ABBA ABBA ; CDC DCD e ABAB BABA; CDC DCD. Meno<br />

attestate, ma “belle”, risultano le sequenze ABBA, BAAB; CDC, DCD, nel sonetto (di Brandaligio Venerosi)<br />

“Giro al tempo lo sguardo; ed il trascorso”, e ABAB, BABA; CDC, DCD, in quello (di Pier Andrea Forzoni<br />

Accolti) “Tu piangi, Italia mia, nuove catene” (cfr. Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia, vol.<br />

I, libro II, pp. 173-5; il sonetto di Forzoni Accolti è anche in RdA, vol. VI, p. 38).<br />

6 RdA, voll. IV, pp. 305-19 (Zanotti); VI, 73-88 (Giannelli); VIII, 342-3 (Enriquez).<br />

7 Ivi, vol. VII, p. 197. Cfr. Rodolfo Zucco, Il sonetto anacreontico (ed altre sperimentazioni settecentesche<br />

sul sonetto), in “Stilistica e metrica italiana”, I (2001), pp. 223-58, a pp. 243-7.<br />

8 Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia, vol. I, libro III, pp. 194-5.<br />

9 Sull’origine dei sonettini cfr. ivi, vol. I, libro II, pp. 166-7; e Zucco, Il sonetto anacreontico, pp. 227-32.<br />

10 Per l’elenco dei testi e l’analisi metrica cfr. Zucco, Il sonetto anacreontico, pp. 233-4 e 248-53.<br />

11 RdA, voll. III, pp. 178 (Campello), 210, 218, 225-8 (Pegolotti); VI, 334-42 (Tommasi).<br />

143


che, con liev’orme”. 12 A Ferdinando Passerini è attribuita la paternità del modulo che<br />

prevede la ripetizione del primo emistichio dell’incipit dopo ogni quartina, mentre le<br />

terzine sono rispettivamente chiuse dai primi emistichi dei vv. 11 e 15:<br />

Vivea contento alla capanna mia<br />

in povertate industre, e in dolce stento,<br />

e perche al canto, ed al lavoro intento<br />

qualche fama di me spander s’udia,<br />

vivea contento.<br />

Fatto perciò superbo io mi nutria<br />

d’un van desio d’abbandonar l’armento.<br />

fui negli alti palagi, e in un momento<br />

senza pregio restai, nè più qual pria<br />

vivea contento.<br />

Degli anni miei perdendo il più bel fiore,<br />

il viver lieto, e la virtù perdei:<br />

l’ozio, la gola, e gli agi ebber l’onore<br />

degli anni miei.<br />

Scorno, e dolore i giorni tristi, e rei<br />

m’occupa alfine, e dico a tutte l’ore:<br />

ah s’io pover viveva, or non avrei<br />

scorno, e dolore. 13<br />

Ai sonetti seguono le canzoni, in cui il retaggio petrarchesco mutuato dagli epigoni<br />

del Cinquecento ben si adatta alla programmatica continuità con le misure della<br />

tradizione, patrocinata da Crescimbeni. Numerosi, dunque, i riscontri: dalle canzoni di<br />

Niccolò Forteguerri a quelle raccolte nell’appendice turchesca nel volume terzo, 14 dalle<br />

prove di Nicolò Amenta a quelle di Petronilla Paolini Massimi, riecheggianti i modi<br />

eroici di Alessandro Guidi nelle autobiografiche “Quando dall’urne oscure” e “Spieghi<br />

le chiome irate” (così come nel sonetto “Sdegna Clorinda a i femminili uffici”,<br />

frequentemente letto come rivendicazione appassionata dei diritti delle donne). 15 Fra le<br />

otto canzoni del Filicaia, distribuite nei volumi terzo e ottavo, figurano i versi per<br />

Giovanni III di Polonia, che nel dialogo nono de La bellezza della volgar poesia di<br />

Crescimbeni sono elevati a esempio di imitazione non pedissequa del tipo<br />

12 RdA, vol. XIII, pp. 145-5 (anche in Alcune poesie di Ripano Eupilino, pp. 143-4). Cfr. Zucco, Il sonetto<br />

anacreontico, pp. 238-41. Per Carducci, “Rondinella garruletta” è “la più schiettamente arcadica<br />

cosuccia” raccolta nelle Poesie di Ripano Eupilino (cfr. Il Parini principiante, p. 32). Cfr. anche RdA, vol.<br />

XIII, p. 218 (Pagnini).<br />

13 RdA, vol. IV, pp. 304 e [395]. Lo schema, con cui Passerini compone anche il sonetto “Da te, mio Bene,<br />

ahi c’ho fuggito invano” (ivi, pp. 303-4), è variato da Giulio Cesare Grazini, che introduce l’uso degli<br />

endecasillabi frottolati e la ripetizione del primo emistichio del v. 11 dopo la seconda terzina (“Io vo<br />

narrando alle sord’aure, a i venti”, ivi, vol. VII, p. 120); cfr. Zucco, Il sonetto anacreontico, pp. 226-7.<br />

14 RdA, voll. II, pp. 333-40 (Forteguerri); III, 358-61 (Lavaiani) e 368-71 (Della Penna).<br />

15 Ivi, voll. I, pp. 165 e 171-82 (Paolini Massimi); IV, 343-50 (Amenta).<br />

144


petrarchesco, 16 a cui attinge la canzone di Eustachio Manfredi, composta nel 1700 per la<br />

monacazione di Giulia Caterina Vandi, amata dal poeta, spirante un’“autentica nostalgia<br />

per l’eletto stile del Petrarca”. 17 Allo stesso modello aderiscono gli altri esponenti del<br />

cenacolo bolognese: Ferdinando Antonio Ghedini, Angelo Antonio Sacco (vicecustode<br />

della Renia), l’abate Enea Antonio Bonini e il marchese Antonio Maria Ghislieri<br />

(principe dell’accademia dei Gelati). 18 Attestata anche negli Inni per alcuni santi (1624)<br />

e nelle Canzoni per papa Urbano VIII (1628) di Chiabrera, 19 la canzone pindarica<br />

tripartita in strofe, antistrofe ed epodo è praticata da Giovanni Tommaso Baciocchi<br />

(“Almo Fanciullo eterno”) e da Crescimbeni (“Bella di Gioventute eccelsa Diva”), per<br />

l’acclamazione di Carlo Albani (Cleandro Elideo), nel 1704. 20<br />

La sperimentazione delle forme libere resta invece circoscritta nelle raccolte di<br />

esordio. Caratterizzato da stanze disuguali per dimensioni e distribuzione dei settenari e<br />

degli endecasillabi, irrelati o variamente rimati, l’impianto delle sette canzoni a selva di<br />

Alessandro Guidi, celebratore dei fasti dell’accademia romana, è adattato soltanto nella<br />

canzone di Marco Antonio Lavaiani (“O Felici Campagne, in cui l’antica”, 1713) e in<br />

quella di Francesco Del Teglia, letta alla presenza di Maria Casimira Sobieska (1699). 21<br />

Del resto, le opinioni di Gravina, secondo cui l’artificiosità della rima compromette la<br />

verosimiglianza del testo poetico, 22 si scontravano con il dissenso di Crescimbeni, che a<br />

sua volta svalutò le liriche guidiane:<br />

Abbandonò [Guidi] adunque affatto il metro regolato, e diedesi totalmente a<br />

comporre con armonia varia, ed irregolare, riducendo l’arte delle bellissime<br />

Canzoni a tal disavventura, ch’egli medesimo, anzi i medesimi suoi Consiglieri<br />

non sapevano come chiamarle, non convenendo loro altro titolo in fronte, che<br />

16<br />

Ivi, vol. III, pp. 264-71. Afferma Paolucci, rivolto a Egina e a Pier Jacopo Martello: “Vedete per entro<br />

questa strofe [la prima] quante frasi risplendono, che non furono adoperate dal Petrarca; e furono ignote<br />

quasi a tutti i cinquecentisti: e pure chi oserà condannarle o di prosastiche, o di difformi dal resto del<br />

favellare, che si accosta alla Petrarchesca maniera? Dite adunque con giudizio; e dite pure ciò, che<br />

v’aggrada: che tutto è permesso di dire a chi fa ben dire” (Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia,<br />

dialogo IX, p. 170). Sul ciclo composto dal Filicaia per l’assedio e la liberazione di Vienna (1683) si veda<br />

il giudizio di Carducci: “per una parte pareva tornare ai grandi giri del Petrarca, e per l’altra attingere più<br />

profondo che a Pindaro, ai profeti. Questo inombramento di religiosità del Vecchio Testamento era<br />

nell’indole sua, nella tendenza del secolo, nella commozione dell’ora; con lui l’enfasi e il colorito ebraico<br />

entrano nella lirica italiana” (Dello svolgimento dell’ode in Italia, in EN, vol. XV, pp. 1-81, a p. 55).<br />

17<br />

Fubini, Metrica e poesia del Settecento, p. 5. Sulla canzone dell’arcade bolognese (in RdA, vol. II, pp.<br />

21-4) cfr. Binni, L’Arcadia e il Metastasio, pp. 93-115.<br />

18<br />

RdA, voll. III, pp. 154-8 (Ghedini) e 161-5 (Sacco); V, 13-9 (Bonini) e 360-3 (Ghislieri).<br />

19<br />

Gabriello Chiabrera, Opera lirica, a cura di Andrea Donnini, Torino, Res, 2005, 5 voll., nel vol. III, pp.<br />

5-25 e 227-40.<br />

20<br />

RdA, voll. I, pp. 104-7 (Crescimbeni); VI, 273-7 (Baciocchi).<br />

21<br />

Ivi, voll. II, pp. 141-7 (Lavaiani); VI, 157-60 (Del Teglia).<br />

22<br />

Gravina, Discorso sopra l’“Endimione”, in Id., Scritti critici e teorici, pp. 70-2.<br />

145


quello di Versi. Il primo Componimento di questo genere, ch’egli fece sentire<br />

nel bosco degli Arcadi, fu sopra la stessa Arcadia […]: O noi d’Arcadia<br />

fortunate genti. E ciò adivenne nell’ultima Ragunanza del predetto anno [1692];<br />

ma a dire il vero, se egli per la gran finezza d’armonia, che aveva nell’orecchio,<br />

non avesse procurato di collocare i versi interi, e i rotti, siccome anche le rime,<br />

con opportuno riguardo, e non avesse maneggiata la punteggiatura con<br />

particolar giudizio, sì fatte sue Canzoni sarebbero parute un accidentale<br />

accozzamento di versi. 23<br />

Il primato del modello petrarchesco, per lo più ridotto “a veste di parata”, 24 è<br />

insidiato dall’ode di strofe brevi e semplificate (prive della partizione di piedi e sirma),<br />

elaborata nel Cinquecento. Sul tetrastico di endecasillabi a rima incrociata (adoperato da<br />

Chiabrera e da Fulvio Testi) 25 sono elaborate l’ode di Cesare Bigolotti, letta il 6 gennaio<br />

1716 nel palazzo della Cancelleria Apostolica, e quella del canonico romano Michele<br />

Brugueres, “Quando del Ciel per l’ampie strade, e belle”. 26 È poi presente l’esastico<br />

/aBBacc/ nelle odi (“O dell’obblìo nemiche” e “A generose prove”) di Scipione Maffei<br />

e di Pompeo Rinaldi, che ricorre al modulo /ABbACC/ nella seconda canzone per la<br />

nascita del principe Vittorio Amedeo di Savoia (1699); lo schema /AbbAcc/ è invece<br />

attestato nell’ode di Francesco Maria Gasparri, composta per le celebrazioni natalizie<br />

nel 1717, e in quella di Giovanni Tommaso Baciocchi per Domenico Maria De Mari<br />

doge di Genova. 27 Frequenti sono le sovrapposizioni con le strutture agili dell’ode-<br />

canzonetta (soprattutto nel caso dei tipi di soli settenari e ottonari), portata in auge da<br />

Chiabrera, adattando i moduli metrici derivati dai poeti francesi della Pléiade, e altresì<br />

definita “anacreontica”, per l’identità di motivi e di stile con le odi tradizionalmente<br />

attribuite ad Anacreonte, date alle stampe da Henri Estienne nel 1554. 28<br />

23 Crescimbeni, Vita dell’Abate Alessandro Guidi, in Guidi, Poesie, p. XXII. Il giudizio del custode è<br />

confermato nei Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia (“elle [le canzoni a selva] sono<br />

componimenti fatti con calore, ed enfaticamente stesi senza riguardo, e per quanto porta un empito<br />

d’ingegno”, vol. I, libro II, p. 221), mentre nel dialogo nono de La bellezza della volgar poesia (p. 172) le<br />

canzoni di Guidi sono parzialmente riabilitate: “l’eccellenza dell’arte sua, e la finezza dell’armonia, che<br />

possiede veramente stupenda, il fanno non condannare universalmente; e […] per conseguenza […]<br />

bisogna esser lui, per godere di questo privilegio [l’uso delle forme libere]”.<br />

24 Fubini, Metrica e poesia del Settecento, p. 5.<br />

25 Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, pp. 201-2.<br />

26 RdA, voll. II, pp. 70-1 (Bigolotti); VII, 22-6 (Brugueres).<br />

27 Ivi, voll. II, pp. 82-7 (Rinaldi); VI, 271-3 (Baciocchi); VII, 317-9 (Maffei); VIII, 173-5 (Gasparri).<br />

28 Per la distinzione di ode e ode-canzonetta cfr. Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, pp. 117-120,<br />

315-6, 333, 348-9; e Gianfranca Lavezzi, I numeri della poesia. Guida alla metrica italiana, Roma,<br />

Carocci, 2002, pp. 120-4. Sulla continuità fra la poesia musicale seicentesca e la melica settecentesca cfr.<br />

Carlo Calcaterra, La melica italiana dalla seconda metà del Cinquecento al Rolli e al Metastasio, in<br />

Paolo Rolli, Liriche, Torino, Utet, 1926, pp. I-LXXXVIII (anche in Carlo Calcaterra, Poesia e canto. Studi<br />

sulla poesia melica italiana e sulla favola per musica, Bologna, Zanichelli, 1951, pp. 99-189. Si veda<br />

inoltre Luca Zuliani, Sull’origine delle innovazioni metriche di Gabriello Chiabrera, in “Stilistica e<br />

metrica italiana”, III (2003), pp. 91-128.<br />

146


Quanto alle strofe indivise, pressoché assenti sono gli schemi di singoli quinari,<br />

riscontrati soltanto nelle odi-canzonette di Benedetto Menzini e di Lorenzo Magalotti, 29<br />

mentre cospicua è la presenza di soli settenari e ottonari, variamente combinati. Nel<br />

novero dei tristici doppi, sperimentati da Chiabrera, 30 si impone la formula di ottonari e<br />

quadrisillabi /a8a4b8 ; c8c4b8/ (la cui fortuna si estende fino al Carducci di Alla rima),<br />

mutuata dalle odelettes di Pierre de Ronsard, e attestata, ad esempio, nell’ode-<br />

canzonetta di Filippo Leers:<br />

Un bel riso lusinghiero,<br />

Ch’a l’impero<br />

Di due labbra alme rosate,<br />

Lasso me! ch’io non diviso<br />

Se sia riso<br />

Di disprezzo, o di pietate. 31<br />

Figurano inoltre le soluzioni /a4a4b8 ; c4c4b8/, nelle odi-canzonette di Crescimbeni e<br />

Forteguerri, e /a8a8b8 ; c8c4b8/ nell’ode di Giampietro Zanotti per il cardinale Pietro<br />

Ottoboni. 32 Ai moduli di quinari e settenari (come /a5a5b7 ; c5c5b7/, nell’ode-canzonetta<br />

“Ninfe, e Pastori” di Eustachio Manfredi) 33 si accostano le strofe doppie di ottonari<br />

piani, proparossitoni e tronchi. L’introduzione dei versi irrelati e delle rime ossitone e<br />

sdrucciole coopera infatti all’armonia del testo, che per “esser perfetta, debbe esser<br />

composta di varie voci”. 34 La presenza del tetrastico geminato è invece limitata all’ode<br />

di Giampietro Zanotti, “Or che i petrosi fianchi”, e a due odi-canzonette dello Zappi e di<br />

29<br />

RdA, voll. II, pp. 156-8 e 166-8 (Menzini); IV, 233-8 (Magalotti).<br />

30<br />

Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, p. 19, n. 1. Per un repertorio delle forme metriche<br />

chiabreresche si veda Giulia Raboni, Incipitario della produzione lirica, in Gabriello Chiabrera, Maniere,<br />

Scherzi e Canzonette morali, Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1998, pp. 441-538; e<br />

Donnini, Apparato critico, in Chiabrera, Opera lirica, vol. V, pp. 271-388.<br />

31<br />

RdA, voll. I, pp. 140-1, vv. 1-6. Sullo schema cfr. Giosuè Carducci, Della poesia melica italiana e di<br />

alcuni poeti erotici del secolo XVIII (1868), in EN, vol. XV, pp. 83-144, alle pp. 85-92; Ferdinando Neri, Il<br />

Chiabrera e la Pléiade francese, Torino, Bocca, 1920, pp. 54-66; Mario Martelli, Le forme poetiche<br />

italiane dal Cinquecento ai nostri giorni, in Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa, vol. III (Le<br />

forme del testo I. Teoria e poesia), pp. 519-620, alle pp. 578-81; Zucco, Istituti metrici del Settecento, pp.<br />

127-8.<br />

32<br />

RdA, voll. I, pp. 73-4 (Crescimbeni); II, 324-5 (Forteguerri); III, 318-22 (Zanotti).<br />

33<br />

Ivi, vol. VIII, pp. 2-5.<br />

34<br />

Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, p. 170. Sull’argomento Carducci afferma: “In<br />

breve, la novità era: circa la misura, introdurre nella lirica altri versi oltre l’endecasillabo e il settenario;<br />

circa la prosodia, estendere la facoltà di rimare oltre le baritone. Piccola riforma in apparenza, ma portò<br />

quella tanta varietà metrica onde si distinse poi la lirica italiana: che oltre a ciò fu condotta a riamicarsi<br />

alla popolare, dalla quale avea fatto così dichiarato distacco nel cinquecento” (Dello svolgimento dell’ode<br />

in Italia, p. 36). Si veda inoltre Aldo Menichetti, Metrica italiana. Fondamenti metrici, prosodia, rima,<br />

Padova, Antenore, 1993, pp. 116-8.<br />

147


Angelo Antonio Somai. 35 A verificare le potenzialità rimiche del modulo contribuirono i<br />

“corifei della canzonetta”, 36 Paolo Rolli e Metastasio (grazie alle parallele<br />

sperimentazioni in ambito melodrammatico), 37 esclusi dalla prima Arcadia, anche a<br />

causa della diffidenza nutrita dal Crescimbeni nei confronti di chi aveva in qualche<br />

modo frequentato la cerchia del Gravina, dopo lo scisma nel 1711. 38 La varietà formale<br />

che qualifica quasi tutti i cinque libri della raccolta d’esordio di Rolli, del 1717 (soltanto<br />

il corpus elegiaco conserva le terzine dantesche), trova scarsi riscontri nei volumi<br />

promossi dal primo custode. 39 Le Rime londinesi si aprono con una sezione di<br />

quattordici testi di endecasillabi faleci, detti anche rolliani, di cui sei a schema libero e i<br />

restanti articolati in terzine, attestate soltanto nel componimento di Carlo Emanuele<br />

d’Este, incluso nel tomo ottavo delle Rime degli Arcadi. 40 Fra le odi, le terzine<br />

incatenate di ottonari, che Pier Jacopo Martello utilizza ne Il Colosseo. Per la morte<br />

d’Osmino, accolto nel secondo volume delle Rime, si alternano ai tetrastici di settenari<br />

incrociati (l’ode-canzonetta di Forteguerri “Tanta invidia ti porto” reca invece lo<br />

schema alternato) e agli scarsi esperimenti di riduzione della metrica oraziana. 41 Infatti,<br />

sono assenti i sistemi alcaici e asclepiadei, mentre le strofe saffiche, peraltro frequentate<br />

in età precedenti, compaiono nei polimetri, come L’Auronte di Antonio Tommasi,<br />

l’egloga di Francesco Domenico Clementi, per i giochi olimpici celebrati nel 1709, e<br />

quella di Crescimbeni, Lucrina, in cui è la variante di endecasillabi frottolati, 42 attestata<br />

nelle egloghe graviniane e nell’ode di Metastasio Pel Santo Natale, inclusa nella prima<br />

raccolta pubblicata lo stesso anno di quella rolliana. 43<br />

Il campionario metrico dei primi otto volumi è completato dai capitoli elegiaci (ad<br />

esempio, le terze rime di Menzini) 44 e dalle egloghe, sia di terzine (piane e sdrucciole)<br />

35 RdA, voll. I, p. 303 (Zappi); III, pp. 316-8 (Zanotti); VIII, 191-3 (Somai).<br />

36 Carducci, Della poesia melica italiana, p. 94.<br />

37 Cfr. Rodolfo Zucco, Metastasio nella sperimentazione metrica del Settecento (e appunti ottocenteschi),<br />

in “Giornale storico della letteratura italiana”, CXXII (2005), pp. 340-61.<br />

38 Per lo sviluppo del tetrastico geminato, “forma principe della poesia settecentesca”, cfr. Zucco, Istituti<br />

metrici del Settecento, pp. 21-30, a p. 21.<br />

39 Rolli, Rime, pp. 65-97 (Delle elegie). Sulla raccolta si veda Rodolfo Zucco, «Per ordine di metri»:<br />

forme metriche e libro poetico in Rolli, Frugoni e Foscolo, in “Stilistica e metrica italiana”, V (2005), pp.<br />

141-83, alle pp. 146-8 e 171-2.<br />

40 Rolli, Rime, pp. 5-32 (le terzine sono alle pp. 9-17, 19-20, 23-32); RdA, vol. VIII, pp. 89-91.<br />

Sull’endecasillabo rolliano cfr. Beltrami, La metrica italiana, pp. 197-8.<br />

41 Rolli, Rime, pp. 33-62; e RdA, vol. II, pp. 260-2. Sulle terzine di ottonari cfr. Zucco, Istituti metrici del<br />

Settecento, pp. 193-4.<br />

42 RdA, voll. I, pp. 107-20 (Crescimbeni); V, 30-7 (Clementi); VI, 345-50 (Tommasi).<br />

43 Sulla saffica cfr. Mancini, L’imitazione metrica di Orazio, pp. 492-507; Zucco, Imitazioni metriche<br />

oraziane, pp. 356-62. Per l’ode di Metastasio cfr. Poesie, pp. 165-8 (testo) e 514-20 (commento).<br />

44 RdA, vol. II, pp. 184-9.<br />

148


sia polimetriche, in quest’ultimo caso composte anche da due o tre autori, che<br />

combinano sequenze strofiche variamente rimate e stanze di endecasillabi sdruccioli e<br />

frottolati, come l’egloga dialogica recitata in Arcadia dallo Zappi e da Giuseppe<br />

Paolucci (“Tirsi, così per tempo? ancor su i prati”). 45 Sporadiche le ottave, fra cui il<br />

poemetto di Antonio Caraccio, L’Assemblea de’ Fiumi, per l’arrivo a Roma di Cristina<br />

di Svezia (1655), mentre lo Zappi si cimenta nel madrigale, che nel dialogo nono de La<br />

bellezza della volgar poesia è definito “bazzecola” rispetto alle forme distese, pur<br />

essendo di elaborazione complessa. 46 Altresì esigua è la categoria delle sestine liriche,<br />

“non sapendo la delicatezza del secolo accomodarsi alla loro poco grata armonia”, 47 con<br />

le prove di Alessandro Marchetti, di Elisabetta Credi Fortini e di Pietro Paolo Pagliai,<br />

autore de Il corso delle Navi, per la laurea di Annibale Albani (1704), e di una sestina<br />

composta per la morte dello scienziato Pirro Maria Gabrielli. 48<br />

A variare il panorama interviene il volume nono (1722), in cui Crescimbeni offre un<br />

saggio di generi meno praticati, per lo più metricamente irregolari, “degni di comparire<br />

sotto gli occhi non pur de’ presenti Letterati, ma anche de’ futuri”. 49 Ben dieci sono le<br />

corone poetiche chiuse dal sonetto magistrale del custode, composto a guisa di centone<br />

dai primi versi dei sonetti che formano la ghirlanda, 50 e due le corone rinterzate di<br />

quaranta sonetti rispettivamente offerte a Innocenzo XIII e a Clemente XI. 51 La seconda<br />

metà dell’antologia è occupata dai polimetri, come l’egloga Il ferragosto di Crescimbeni<br />

e dello Zappi (risalente al 1701) e la Festa poetica costituita dal canto del Morei,<br />

alternato a una sequenza di sedici sonetti di altrettanti autori e a una lassa di<br />

endecasillabi faleci. 52 Fra i ditirambi (uno se ne conta anche nei volumi precedenti) 53<br />

45 “E finalmente degna d’avvertimento è altresì l’osservazione, che nella mentovata Adunanza d’Arcadia<br />

l’anno 1690 che fu istituita, incominciarono a mettersi in uso l’Egloghe, nelle quali gli stessi Poeti<br />

introducono a favellar se stessi, come Pastori di essa Adunanza, e sotto la maschera de’ lor nomi<br />

Pastorali; ed i versi di esse sono di quei medesimi, che favellano, dimodoché una medesima Egloga è<br />

composta da più Poeti” (Crescimbeni, Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia, vol. I, libro IV, p.<br />

279). Per l’egloga cfr. RdA, vol. I, pp. 37-51.<br />

46 “Novità, brevità, proprietà, chiarezza, e felicità” sono, a detta di Paolucci, le caratteristiche del perfetto<br />

madrigale (cfr. Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, p. 174). Per i tre madrigali dello Zappi cfr.<br />

RdA, vol. VIII, p. 341.<br />

47 Crescimbeni, Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia, vol. I, libro II, p. 147.<br />

48 RdA, voll. V, pp. 88-9 (Marchetti); VII, 12-5 (Credi Fortini) e 128-30 (Pagliai).<br />

49 Ivi, vol. IX, pp. [X-XI].<br />

50 Ivi, pp. 85-240.<br />

51 Ivi, pp. 1-84. Per la descrizione di entrambe le tipologie cfr. Crescimbeni, Comentarj intorno all’Istoria<br />

della volgar poesia, vol. I, libro III, pp. 214-5.<br />

52 RdA, vol. IX, pp. 241-93. Su Il ferragosto cfr. Crescimbeni, Comentarj intorno all’Istoria della volgar<br />

poesia, vol. I, libro IV, p. 299.<br />

53 RdA, vol. II, pp. 180-4 (Menzini).<br />

149


figurano il rediano Bacco in Toscana, che dispiega un’ampia gamma di combinazioni<br />

metriche e di esiti linguistici, 54 e le sestine di Antonio Francesco De Felici, che<br />

rientrano invece nel novero dei componimenti modellati sul motivo bacchico, ma con la<br />

struttura regolare, come l’anacreontica di Magalotti “Brindis, brindis al sovrano”. 55 In<br />

chiusura, la mascherata di Carlo Emanuele d’Este per il carnevale milanese nel 1722 si<br />

discosta dalla polimetria tipica del genere per aderire alle ottave, convalidando così la<br />

natura doppia del volume, in cui le dissonanze si intrecciano alle forme ordinarie. 56<br />

2. Dopo un intervallo di venticinque anni, i volumi decimo (1747) e undicesimo<br />

(1749), curati da Michele Giuseppe Morei, esecutore fedele del progetto editoriale di<br />

Crescimbeni, confermano l’adesione ai moduli tradizionali. Se da un lato si fa ancora<br />

più numerosa la presenza dei sonetti (modellati sulle sequenze registrate nelle prime<br />

nove sillogi) e della canzone petrarchesca (come attestano, ad esempio, le prove di<br />

Domenico Ottavio Petrosellini, Filippo Maria Pirelli, Pizzi, Niccolò Coluzzi e Alberto<br />

Baccanti), 57 dall’altro diminuiscono sensibilmente le odi-canzonette, secondo gli schemi<br />

attestati nei volumi precedenti (mancano però i tetrastici doppi). Le soluzioni di ottonari<br />

e quadrisillabi, nelle liriche di Domenico Ottavio Petrosellini e di Veronica Cantelli<br />

Tagliazucchi, 58 si alternano alle sequenze di quinari (ad esempio, le odi-canzonette di<br />

Pasquale Fantauzzi e della Cantelli Tagliazucchi, intercalate da elementi ritornellistici) e<br />

a quelle di ottonari, combinati in distici baciati (“Se volete mascherarvi” dello Zappi), in<br />

quartine a rima incrociata (“Per la bella mia Collina” di Giovanni Carlo Antonelli) e in<br />

esastici, come l’ode di Pasquale Caetani per Carlo di Borbone e Maria Amalia di<br />

Sassonia. 59 Anche le odi replicano gli schemi già verificati. “Sento dirmi talor dal Vulgo<br />

insano” di Sigismondo Gonzaga è costituita da esastici di settenari ed endecasillabi<br />

54<br />

Ivi, vol. IX, pp. 304-35. Sulla metrica del ditirambo rediano cfr. Bucchi, Introduzione, in Redi, Bacco in<br />

Toscana, pp. XIII-XCIV, alle pp. LXXXII-XCIV.<br />

55<br />

RdA, voll. IV, pp. 229-33 (Magalotti); IX, 225-6 (De Felici). Nei Comentarj intorno all’Istoria della<br />

volgar poesia (vol. I, libro III, pp. 225 e 235-40) Crescimbeni distingue l’ode-canzonetta “ditirambica”<br />

(esemplificata dai versi magalottiani) e quella “lirica” (come “Care soavi figlie” di Francesco Del Teglia),<br />

ambedue derivate da Chiabrera.<br />

56<br />

RdA, vol. IX, pp. 387-9.<br />

57<br />

Ivi, voll. X, pp. 84-7 (Pirelli) e 118-56 (Petrosellini); XI, 174-8 (Pizzi), 218-53 (Coluzzi) e 265-8<br />

(Baccanti).<br />

58<br />

Ivi, voll. X, pp. 149-51 (Petrosellini); XI, 206-7 (Cantelli Tagliazucchi). Il modulo /a8a4b8 ; c8c4b8/<br />

dell’ode-canzonetta di Petrosellini (“Già due volte il Mietitore”) è ampiamente utilizzato nelle prime otto<br />

sillogi, mentre l’antecedente dello schema ripreso dalla Cantelli Tagliazucchi in “Belle chiome, che<br />

spargete” (/a8a4b8b4c8c8/) è da individuarsi nella Canzonetta amorosa LXIV di Chiabrera (cfr. Zucco,<br />

Istituti metrici del Settecento, pp. 231 e 234).<br />

59<br />

RdA, voll. X, pp. 363-8 (Zappi); XI, 128 (Fantauzzi), 205-6 (Cantelli Tagliazucchi), 296-302<br />

(Antonelli), 416-7 (Caetani).<br />

150


(/ABbACC/), mentre l’ode “Scuoti pur la polverosa” è articolata in sestine di ottonari<br />

(/ababcc/), alla stregua di “Dal bel colle di Quirino” di Giacinto Speranza. 60 Per contro,<br />

nelle riprese delle terzine, si distinguono le elegie (ad esempio, l’omaggio dell’abate<br />

Giuseppe Odazzi per la morte di Flaminia Odescalchi Chigi), le egloghe, i capitoli di<br />

Giampietro Zanotti, in cui il secondo verso è irrelato, nonché La strada della gloria di<br />

Metastasio e i canti de La vita umana di Bernardo Bucci, che adattano la scelta formale<br />

al motivo della visione. 61 Nell’egloga polimetrica della Cantelli Tagliazucchi è attestato<br />

il tetrastico di settenari (vv. 142-89), attribuito a Frugoni e adottato da Ludovico Savioli<br />

Fontana (di qui il nome di “quartina savioliana”) negli Amori (due edizioni, 1758 e<br />

1765). 62 Entrambi i volumi confermano inoltre la scarsa incidenza della sestina lirica,<br />

rappresentata soltanto da Gabriele Enriquez, 63 e delle ottave, nel poemetto di Giuseppe<br />

Brogi (Stato di Dio ab eterno) e in un epitalamio giovanile di Metastasio (1723), che<br />

allo stesso schema ricorre, ad esempio, ne I voti pubblici (1766), in morte di Francesco<br />

Stefano di Lorena, e ne La pubblica felicità (1767), per la guarigione di Maria Teresa<br />

dal vaiolo. 64 Prevalentemente costituita da sonetti, anche di endecasillabi tronchi (come<br />

il componimento di Giacomo Diol), e aperta da una corona di ottave, 65 l’adunanza<br />

poetica per le acclamazioni di Carlo di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia, in<br />

appendice nel tomo undicesimo, contempla inoltre il polimetro di Giampietro<br />

60 Ivi, vol. XI, pp. 4-8 (Gonzaga) e 160-1 (Speranza).<br />

61 Ivi, voll. X, pp. 47-53 (Metastasio), 61-3 (Odazzi), 218-44 (Bucci); XI, 389-400 (Zanotti). Per La strada<br />

della gloria cfr. anche Metastasio, Poesie, pp. 90-6.<br />

62 RdA, vol. XI, pp. 198-205; per lo schema della quartina di settenari cfr. Beltrami, La metrica italiana,<br />

pp. 317-8. Sull’origine frugoniana del metro si vedano Carducci, Dello svolgimento dell’ode in Italia, pp.<br />

77-8; Giovanna Gronda, Le passioni della ragione, pp. 105-19, alle pp. 107-8, n. 4 (che individua la<br />

prima attestazione nel Brindisi alla signora marchesa Caprara, in Frugoni, Opere poetiche, vol. IX, pp.<br />

307-8); e Antonio Pinchera, La quartina settenaria “elegiaca” negli “Amori” di Ludovico Savioli, in Chi<br />

l’avrebbe detto. Arte, poesia e letteratura per Alfredo Giuliani, a cura di Corrado Bologna, Paola<br />

Montefoschi e Massimo Vetta, Milano, Feltrinelli, 1994, pp. 260-81, alle pp. 260-5. Marco Catucci ne<br />

attribuisce al Crudeli la paternità (cfr. Catucci, Nuove inquisizioni su Tommaso Crudeli, in Crudeli,<br />

Opere, Roma, Bulzoni, 1989, pp. 5-45, a p. 25); ma, secondo Zucco (Istituti metrici del Settecento, pp.<br />

212-3), è difficile stabilire se l’autore toscano conoscesse il Brindisi di Frugoni, o se avesse elaborato<br />

autonomamente la quartina di Magalotti, a schema /satsat/, attestata, ad esempio, nell’ode-canzonetta<br />

“Quanto volete, o Nuvole” (RdA, vol. IV, p. 234).<br />

63 RdA, vol. XI, pp. 387-8.<br />

64 Ivi, vol. X, pp. 15-8 (Brogi) e 47-53 (Metastasio). L’epitalamio è anche in Metastasio, Poesie, pp. 84-9,<br />

così come I voti pubblici e La pubblica felicità, pp. 97-122 (testi) e 395-436 (commenti).<br />

65 RdA, vol. XI, pp. [i-v] e [xxxviii]. Nei Comentarj intorno all’Istoria della volgar poesia (vol. I, libro III,<br />

pp. 217-9) Crescimbeni introduce l’esempio della corona di ottave in lode dell’esibizione di Carlo<br />

Emanuele d’Este, in un intermezzo della tragedia Rodogune di Pierre Corneille, rappresentata nel<br />

Collegio Clementino di Roma nel 1702.<br />

151


Tagliazucchi, gli esametri latini di Niccolò Angelio, di Ruggero Boscovich e di<br />

Giacomo Zaghetti, e, da ultimo, un’ottava del Morei. 66<br />

Dato alle stampe nel 1759, il volume dodicesimo delle Rime apparve a ridosso<br />

dell’edizione bettinelliana dei Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori (1758), punto<br />

di svolta nella storia della metrica settecentesca. 67 Sulla questione delle forme libere,<br />

fino ad allora per lo più circoscritte alla produzione teatrale e al genere didascalico, si<br />

erano scontrati Crescimbeni e Gravina. Se nel dialogo nono de La bellezza della volgar<br />

poesia il custode affida a Giuseppe Paolucci la difesa della rima, limitando l’uso degli<br />

sciolti alla poesia epico-eroica (ad esempio, il Mondo creato di Tasso), a quella<br />

didascalica e alle traduzioni (come quella lucreziana del Marchetti), 68 nella Ragion<br />

poetica il rivale ne auspica invece l’abolizione, plaudendo alla scelta del Trissino:<br />

Nei medesimi tempi con nobile, benché, per colpa dei lettori, poco felice<br />

ardire, uscì fuori il Trissino, sprezzatore d’ogni rozzo e barbaro freno e<br />

rinovellatore in lingua nostra dell’omerica invenzione. Questi, nutrito di greca<br />

erudizione, volle affatto dall’italiana poesia sgombrare i colori provenzali e<br />

disciogliere in tutto le violente leggi della rima, introducendo tanto<br />

nell’inventare quanto nell’esprimere la greca felicità. E dar volle nella sua Italia<br />

liberata alla nostra favella, per quanto ella fosse capace d’abbracciarla, un<br />

ritratto dell’Iliade, seguendo co’ versi sciolti il natural corso di parlare, e<br />

conservando senza la nausea delle rime la gentilezza dell’armonia. 69<br />

A favore degli sciolti si era schierato Scipione Maffei, nella lettera al principe<br />

Federico di Brunswick (Delle traduzioni italiane), dedicatario della versione del primo<br />

canto dell’Iliade (1736), 70 mentre nel Saggio sopra la rima (1752) Algarotti, coinvolto<br />

(a sua insaputa) insieme al Frugoni nel progetto bettinelliano, già asseriva che il verso<br />

libero “non istorpia o snerva le idee”, bensì ne “agevola la […] concatenazione”.<br />

Riservando dunque il “giocolino” della rima ai “piccioli componimenti”, le movenze<br />

prosastiche degli endecasillabi sciolti, forti delle trasposizioni sintattiche e degli<br />

enjambements, ben si adattano alla versificazione degli argomenti scientifico-filosofici.<br />

Inoltre, secondo Algarotti, la pratica dello sciolto richiede una perizia tecnica superiore<br />

66 RdA, vol. XI, pp. [ix-xi], [xvi], [xxviii], [xxxvii-xxxviii].<br />

67 Sull’argomento si vedano Martelli, Le forme poetiche, pp. 543-74; Beltrami, La metrica italiana, pp.<br />

108-15; Francesco Bausi-Mario Martelli, La metrica italiana. Teoria e storia, Firenze, Le Lettere, 1993,<br />

pp. 216-21; Menichetti, Metrica italiana, pp. 118-20; Lavezzi, I numeri della poesia, pp. 152-4.<br />

68 Secondo Crescimbeni, i sostenitori degli sciolti distruggono “la Repubblica poetica volgare, la quale per<br />

fondamental legge, o dalla Provenza, o dalla Sicilia, o altronde, che se la prendesse, volle le rime, ed i<br />

metri” (cfr. La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, pp. 171-2).<br />

69 Gravina, Della ragion poetica, libro II, in Id., Scritti critici e teorici, p. 311.<br />

70 Cfr. Vincenzo Placella, Le possibilità espressive dell’endecasillabo sciolto in uno scritto di Scipione<br />

Maffei, in “Filologia e letteratura”, XV (1969), pp. 144-73.<br />

152


ispetto all’esercizio metrico tradizionale, in cui la rima cela “o la bassezza o la<br />

improprietà della espressione, o non […] lascia avvertire i tanti altri difetti di che ella ha<br />

colpa”. 71 L’elogio della “saggia Libertà del canto”, ne Il Genio de’ versi sciolti, offre a<br />

Frugoni l’opportunità per replicare a Baretti, “folle / Fabbro d’inchiostri rei, di ragion<br />

voti”, 72 insorto in difesa della rima, a suo dire connaturata nella poesia italiana, e in<br />

grado non solo di occultare le imperfezioni del testo, “come il bel colore talvolta ne fa<br />

piacere la poca simmetria d’un donnesco viso”, ma anche di avvalorarne la bontà<br />

qualora sia “già intrinsecamente senza difetto”. 73 Recensendo il poema del<br />

“versiscioltaio da Verona” Zaccaria Betti, Del baco da seta (1756), nella “Frusta<br />

letteraria” del I° aprile 1764 il Baretti formula giudizi cauti in merito al Giorno di Parini<br />

(pubblicato l’anno prima) e ai Sermoni di Gasparo Gozzi, lodando le “belle e buone<br />

cose di cui sono stivati anzi che riempiuti”. 74<br />

Nelle raccolte arcadiche antecedenti la silloge dei “moderni autori” è scarsa la<br />

presenza dei versi liberi. Oltre alle sequenze incluse nei polimetri (come nell’egloga del<br />

genovese Virginio Gritti, vv. 73-149), il primo componimento in sciolti è il salmo<br />

tradotto da Pier Francesco Lugaresi (“M’udite, o voi mortali, e m’oda il cielo”), nel<br />

volume ottavo, mentre fra il decimo e l’undicesimo tomo si contano sette idilli (che<br />

trovano l’immediato modello di riferimento nel Marino), di endecasillabi piani e<br />

71 Francesco Algarotti, Saggio sopra la rima (1752), in Id., Saggi, a cura di Giovanni Da Pozzo, Bari,<br />

Laterza, 1963, pp. 263-90, alle pp. 282, 284-5 e 289. Le riflessioni di Algarotti danno voce, secondo<br />

Fubini, al “dualismo che è di tutto il secolo, diviso fra l’amore per le parole e i suoni, rilevati dal gioco<br />

delle rime, e l’amore per le cose o i pensieri, alla cui importanza sembrava sconveniente un ornamento<br />

estrinseco e frivolo come le rima” (Metrica e poesia del Settecento, p. 21).<br />

72 Frugoni, Il Genio de’ versi sciolti. Per le gloriosissime nozze della nobil donna la signora Contarina<br />

Barbarigo col nobil uomo il signor Marino Zorzi in Venezia, in Id., Opere poetiche, vol. VII, pp. 175-187,<br />

alle pp. 177 e 179, vv. 62 e 104-5.<br />

73 Lettera ai fratelli, 29 agosto 1760 (in Giuseppe Baretti, Lettere familiari a’ suoi tre fratelli Filippo,<br />

Giovanni e Amedeo, nuova edizione condotta sulla originale con Introduzione, note e Indice a cura di<br />

Luigi Piccioni, Torino, Società subalpina editrice, 1941, pp. 72-8, a p. 73). Contro i “versiscioltai” Baretti<br />

polemizza anche nella missiva del 30 agosto 1760: “io compatirò sempre que’ poveri stampatori che<br />

stamperanno de’ grossi volumi di versi sciolti a proprie spese; e lascerò abbaiare i moderni eccellenti<br />

autori di versi sciolti, cioè i moderni solenni guastamestieri, che, a imitazione delle comete nel sistema<br />

solare, apportano nel poetico sistema qualche po’ di luce passeggera, lo scompigliano alquanto,<br />

cagionano un po’ di bisbiglio e di stupore, e poi se ne vanno per sempre, o almeno per non tornare così<br />

tosto” (ivi, pp. 79-85, a p. 84).<br />

74 Baretti, La frusta letteraria, vol. I, pp. 340-53, alle pp. 348-9. Scrivendo da Londra il 12 marzo 1784,<br />

egli chiedeva a Francesco Carcano alcune copie della Sera: “Quantunque la disgrazia voglia che sia in<br />

verso sciolto, pure vorrei averla, come ho Il Mattino e Il Mezzodì, perché ogni verso del Parini è buono, e<br />

alla lingua egli ha saputo dare de’ nuovi colori molto vivi e molto vaghi, e il suo pensare ha sempre del<br />

brioso e del fiero” (Giuseppe Baretti, Epistolario, a cura di Luigi Piccioni, Bari, Laterza, 1936, 2 voll., nel<br />

vol. II, pp. 271-5, a p. 273). Cfr. inoltre Spaggiari, 1782. Studi di italianistica, p. 59, n. 7.<br />

153


sdruccioli, di cui ben cinque composti da Lucio Ceccarelli. 75 Nonostante il clamore<br />

sollevato dall’iniziativa bettinelliana, il tomo dodicesimo, nel 1759, rinsalda il legame<br />

con la tradizione. La preminenza dei sonetti (ben trecentocinquantaquattro su un totale<br />

di quattrocentododici testi), seguiti dai capitoli, dalle canzoni, anche di più marcata<br />

ortodossia petrarchesca (come quelle di Giuseppe Petrosellini e di Giovanni Antonio<br />

Sandoval), 76 e dai componimenti in ottave (sei contro i tre distribuiti fra i volumi<br />

decimo e undicesimo), oscura gli sciolti incastonati nelle egloghe polimetriche. Spiragli<br />

di apertura ai nuovi esiti formali sono testimoniati dai tetrastici savioliani di Muzio<br />

Scevola (un anno dopo la prima edizione degli Amori) e dagli endecasillabi faleci nelle<br />

terzine di Domenico De Sanctis, altresì autore di una sequenza di distici di endecasillabi<br />

a rima baciata. 77 Morei sperimenta i versi frottolati (“Opre tutte d’Iddio, che dal<br />

niente”), mentre Gaetano De Carli adotta le strofe bipartite di quinari sdruccioli, unite<br />

dalla rima ossitona. 78 A Giuseppe Ercolani è infine attribuita la paternità della sestina<br />

lirica svolta in un ciclo di componimenti per le “Glorie della gran Madre di Dio”, in cui<br />

le parole-rima, ridotte a tre, trovano corrispondenza rimica anche all’interno della stessa<br />

strofa. 79<br />

3. Per cogliere i segnali della fortuna, nell’accademia romana, del metro promosso<br />

dalla triade Algarotti-Bettinelli-Frugoni, occorre attendere le ultime due sillogi date alle<br />

stampe da Pizzi nel 1780-81, a distanza di un ventennio dal tomo dodicesimo, nel clima<br />

di rinnovamento della poetica arcadica. Sebbene permangano le forme chiuse,<br />

assecondando l’“edonistico compiacimento per la poesia-musica” che è di tutto il<br />

secolo, l’uso dell’endecasillabo libero, al servizio della “poesia raziocinante e<br />

descrittiva”, 80 si estende alla lirica. L’ampia diffusione delle raccolte di sciolti, recanti<br />

nel titolo la qualificazione metrica, si riflette anche in ambito arcadico, con l’aumento<br />

dei componimenti liberi (da cinque a dodici) fra i volumi tredicesimo e quattordicesimo.<br />

Ascrivibili ai generi delle traduzioni (ad esempio, l’inno Al Creatore di Thomson<br />

75 RdA, voll. VI, pp. 306-11 (Gritti); VIII, 227-30 (Lugaresi); XI, 17-24 e 423-4 (Ceccarelli). Interrogato da<br />

Egina in merito agli idilli, Paolucci replica che “spetta a’ Marinisti, e non a’ Petrarchisti di soddisfare il<br />

secolo” (Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, dialogo IX, p. 171).<br />

76 RdA, vol. XII, pp. 28-31 (Petrosellini) e 64-7 (Sandoval).<br />

77 Ivi, pp. 87-90 (De Sanctis) e 194 (Scevola). Gli endecasillabi faleci figurano inoltre nell’egloga<br />

polimetrica di Scipione Giuseppe Casale (ivi, vol. XI, pp. 61-74).<br />

78 Ivi, vol. XII, pp. 168-70 (Morei), 260-2 e 265-71 (De Carli).<br />

79 Ivi, pp. 174-87.<br />

80 Fubini, Metrica e poesia del Settecento, p. 21.<br />

154


volgarizzato da Mazza e l’epitalamio LXII di Catullo nella versione di Pindemonte) 81 e<br />

dell’epistola di memoria oraziana (come gli sciolti di Frugoni a Bernieri e quelli di<br />

Paolina Secco Suardo Grismondi a Pindemonte), 82 svolta in chiave argomentativa da<br />

Algarotti, 83 gli sciolti si accordano inoltre ai temi morali (nei poemetti La Bellezza e la<br />

Fecondità e L’Eloquenza e l’Educazione di Appiano Buonafede), encomiastici (Il Genio<br />

dell’Adria di Cesarotti) e occasionali, come nei versi per monacazione di Pietro<br />

Pasqualoni. 84<br />

Illustrati soprattutto dagli arcadi delle colonie settentrionali, gli esiti della<br />

sperimentazione sulle forme dell’ode, per lo più prodotti nel laboratorio frugoniano,<br />

sono tramandati ai poeti maggiori del secondo Settecento, per poi varcare la soglia del<br />

secolo:<br />

Il Frugoni, crescendo un poco di proporzione e d’importanza la poesia<br />

anacreontica, levando di mezzo il pindarismo o riducendolo alle proporzioni<br />

dell’ode oraziana o giù di lì a servire gli usi i bisogni le esigenze le convenzioni<br />

le bugie della vita d’allora e contemperando i metri a questo servigio, gettò<br />

senza volerlo e senza avvedersene i fondamenti della lirica moderna; o almeno<br />

fu il suo più compiuto meccanico fornitore. 85<br />

Ripreso da Parini (A Silvia e Piramo e Tisbe), e trasmesso ai rimatori ottocenteschi<br />

(in quinari, Carducci lo adotta nell’inno A Satana), il tetrastico savioliano è ampiamente<br />

frequentato negli ultimi due volumi delle Rime degli Arcadi. Sei componimenti sono nel<br />

tomo tredicesimo, fra i quali l’ode-canzonetta di Angelo Mazza “O graziosa e placida”,<br />

l’ode a Metastasio di Aurelio de’ Giorgi Bertola e quella di Angelo Rota, 86 maestro di<br />

Savioli, 87 di cui non sono antologizzate le quartine degli Amori, bensì un’ode nuziale, a<br />

81<br />

RdA, voll. XIII, pp. 77-82; XIV, 342-5. Sull’uso degli endecasillabi liberi nei volgarizzamenti si rimanda<br />

a Gabriele Bucchi, Sciolti e ottave nella storia della traduzione poetica in Italia, in Metrica italiana e<br />

discipline letterarie, Atti del Convegno di Verona (8-10 maggio 2008), a cura di Arnaldo Soldani,<br />

Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2009 (“Stilistica e metrica italiana”, IX), pp. 343-64, alle pp. 352-61.<br />

82<br />

RdA, voll. XIII, pp. 133-6 (Frugoni); XIV, 223-4 (Secco Suardo Grismondi).<br />

83<br />

Sull’epistolografia in versi dell’autore del Newtonianismo cfr. Salvadè, Introduzione, in Algarotti,<br />

Poesie, pp. XIX-XXXIII.<br />

84<br />

RdA, voll. XIII, pp. 297-316 (Cesarotti); XIV, 28-32 (Buonafede), 382-5 (Pasqualoni).<br />

85<br />

Carducci, Dello svolgimento dell’ode in Italia, p. 73. Sulla metrica di Frugoni (e per un repertorio delle<br />

forme) cfr. Calcaterra, Storia della poesia frugoniana, pp. 259-307.<br />

86<br />

RdA, voll. XIII, pp. 37-41 (Rota), 61-5 (Mazza), 410-2 (Bertola).<br />

87<br />

Sulla prefazione carducciana all’antologia dei poeti erotici del secolo XVIII (1868), in cui la paternità<br />

del tetrastico savioliano sembrerebbe attribuita a Rota, cfr. Pinchera, La quartina settenaria “elegiaca”,<br />

pp. 261-4.<br />

155


sistema strofico doppio, e la canzone Per il passaggio in Ispagna di Carlo III. 88 Nove,<br />

invece, le occorrenze nel volume quattordicesimo, dall’ode della Secco Suardo<br />

Grismondi per Anton-Marie Le Mierre, tragediografo e poeta, alla Prosopopea di<br />

Pericle di Monti, 89 in cui il tema della visione, tradizionalmente svolto in terzine<br />

dantesche (come peraltro attestano i componimenti di Pizzi per le morti di Morei, di<br />

Giacinta Orsini e di Flaminia Odescalchi Chigi), 90 “si colora di toni mondani e<br />

celebrativi”, 91 in sintonia con il fastoso mecenatismo archeologico promosso da Pio VI.<br />

La varietas frugoniana è per lo più dispiegata nella penultima crestomazia, che<br />

ospita una nutrita schiera di rimatori emiliani. In quartine di settenari alternati, con le<br />

clausole tronche in sede pari, è costruita la canzone di Jacopo Antonio Sanvitale,<br />

imparentabile alle odi-canzonette di Frugoni, A Fileno. Il cacciatore e In un allegro<br />

convito negli ultimi giorni di Carnevale. 92 L’ode di Bettinelli per Algarotti è invece<br />

modulata su esastici di settenari alternati, con gli ultimi due versi a rima baciata; 93 uno<br />

schema adottato, fra gli altri, da Frugoni (Pe’ solenni sacri voti celebrati in Parma dalla<br />

signora Agata Pellini nel monistero di S. Agostino), 94 Ubertino Landi (“Prode Signor,<br />

che il piede”, con il congedo) 95 e Parini (La salubrità dell’aria, Il bisogno, La<br />

educazione, La musica), 96 nonché nelle odi Alla lucerna e Al mio letto di Francesco<br />

Cassoli, escluso dal volume tredicesimo per l’intervento del revisore. 97 Alla stregua<br />

dell’ode frugoniana per Metastasio, 98 Aurelio Bernieri e Anton Maria Perotti ricorrono<br />

alla sestina di settenari, alternativamente piani e sdruccioli, chiusa dal distico baciato. 99<br />

A sua volta, lo schema degli eptastici inseriti nell’ode libera di Mazza Sulla melodia<br />

88 RdA, vol. XIV, pp. 277-81. Per l’analisi metrica dell’ode e della canzone cfr. Zucco, Istituti metrici del<br />

Settecento, pp. 88-91.<br />

89 RdA, vol. XIV, pp. 58-63 (Monti) e 221-3 (Secco Suardo Grismondi).<br />

90 Ivi, vol. XIII, pp. 337-53.<br />

91 Sarnelli, La “Prosopopea di Pericle” in Arcadia e oltre, p. 157. Per i componimenti montiani che<br />

adottano il metro savioliano, fra i quali l’ode Al signor di Montgolfier (1784), cfr. ivi, pp. 158-9.<br />

92 RdA, vol. XIII, pp. 184-7. Frugoni, Opere poetiche, voll. VI, pp. 156-9; IX, 408-9. Per ulteriori<br />

esemplificazioni cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, p. 199.<br />

93 RdA, vol. XIII, pp. 158-61. Il metro, secondo Carducci, “trovato in principio per salmi e laudi, poi da<br />

musiche di teatri passato a noie d’accademie, fu alla fine levato alla luce del mondo elegante da Saverio<br />

Bettinelli, il quale nel 1759 compose con esso l’ode al conte Francesco Algarotti, […] quando andò alla<br />

corte di Berlino” (cfr. Le prime grandi odi di G. Parini. La salubrità dell’aria - L’educazione - Il bisogno<br />

- La musica, in EN, vol. XVII, pp. 327-61, a p. 337).<br />

94 Frugoni, Opere poetiche, vol. V, pp. 147-53. Per le altre occorenze frugoniane cfr. Zucco, Istituti<br />

metrici del Settecento, pp. 224-5.<br />

95 RdA, vol. VII, pp. 89-92.<br />

96 Parini, Le Odi, pp. 13-23, 31-6, 58-68, 77-85.<br />

97 Francesco Cassoli, Poesie, a cura di Bianca Danna, Modena, Mucchi, 1995, pp. 20-5.<br />

98 Frugoni, Al signor abate Pietro Metastasio che avea promesso di venir a trovare l’autore, in Id., Opere<br />

poetiche, vol. V, pp. 627-8.<br />

99 RdA, vol. XIII, pp. 201-8 (Perotti) e 267-9 (Bernieri).<br />

156


(vv. 1-70) figura, ad esempio, nell’ode Per un veneto procuratore di S. Marco della<br />

famiglia Pisani di Agostino Paradisi, nell’ode All’amico pittore e negli inni Alla Santità<br />

e Lodi della virtù di Cassoli. 100 Nella categoria delle strofe indivise rientrano le ottave<br />

de La vita rustica di Parini, 101 le stanze di nove settenari di Camillo Zampieri e di<br />

Godard (Sull’origine delle lingue), e i decastici di Giovanni Battista Vicini<br />

(Sull’invidia). 102<br />

Ricco è altresì il catalogo delle strofe geminate e composte, passate attraverso le<br />

sperimentazioni di Rolli, Metastasio e Frugoni, quest’ultimo antologizzato nella silloge<br />

arcadica. 103 Il tetrastico geminato di settenari /saabt ; sccbt/ (metro de Il brindisi e de Il<br />

piacere e la virtù di Parini), propriamente frugoniano, figura nell’ode di Rezzonico,<br />

mentre Vicini impiega nella seconda emistrofa tre sdruccioli irrelati seguiti da un verso<br />

ossitono. 104 Trasmesso da Chiabrera a Frugoni, 105 l’uso dell’endecasillabo tronco in<br />

sede finale di emistrofa è attestato, fra gli altri, in entrambe le odi di Giuseppe Luigi<br />

Pellegrini, 106 nei tristici doppi di Bettinelli, negli eptastici geminati di Rota, nella<br />

canzone di Algarotti (metricamente affine alle due odi di Mazza Sull’armonia), nonché<br />

nell’ode di Godard per il ragionamento di François Jacquier sulle conchiglie esotiche,<br />

accolta nel tomo quattordicesimo. 107 La clausola ossitona di quinari ricorre ne La<br />

primavera di Frugoni; 108 di settenari, invece, si registra nell’ode di Godard Sulla<br />

tragedia (il cui schema riapparirà ne Il cinque maggio manzoniano), nel componimento<br />

100 Ivi, pp. 65-70 (Mazza); per i componimenti di Cassoli cfr. Poesie, pp. 10-4, 26-32, 36-42 e 99-103<br />

(Alla Santità. Inno secondo), mentre per l’ode di Agostino Paradisi cfr. Poesie scelte, Milano, Società<br />

Tipografica de’ Classici Italiani, 1830, pp. 100-4.<br />

101 RdA, vol. XIII, pp. 146-9; anche in Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino, pp. 145-9. Per Carducci,<br />

la strofa de La vita rustica è “il primo passo verso l’armonia […] manzoniana”; cfr. Pariniana, in EN,<br />

vol. XVI, pp. 153-292 (II. La vita rustica, pp. 161-93), a p. 163.<br />

102 RdA, vol. XIII, pp. 28-30 (Zampieri), 101-5 (Godard), 256-60 (Vicini).<br />

103 “La strofa geminata e composta entra nel laboratorio frugoniano strumento, fondamentalmente, della<br />

melica, e ne esce metro dell’ode di stile elevato, benché destinato a dare i risultati più alti solo un secolo<br />

dopo i primi esperimenti dell’artefice, nella lirica del Manzoni” (Zucco, Istituti metrici del Settecento, p.<br />

29; cfr. anche pp. 36-7).<br />

104 RdA, vol. XIII, pp. 174-7 (Rezzonico) e 253-6 (Vicini).<br />

105 Zucco, Istituti metrici del Settecento, pp. 29-30.<br />

106 Per le occorrenze frugoniane, ivi, pp. 135 e 138. Lo schema dell’ode di Pellegrini “Perché la Dea, che<br />

a Pindaro” (RdA, vol. XIII, pp. 52-7) ricorre inoltre in “È ver che di sì egregio” di Aurelio Bernieri, in<br />

Versi […], Parma, co’ tipi bodoniani, 1811, 3 voll., nel vol. II, pp. 83-4. Recensendo la raccolta dei Versi<br />

di Alessandro Grazioli (Parma, Carmignani, 1761), Baretti critica la formula /p7a7a7B11t ; p7c7c7B11t/,<br />

impiegata anche da Pellegrini nell’ode “Di larga messe ingordo” (RdA, vol. XIII, pp. 50-2): “Qual è<br />

quell’orecchio di ferro che non senta la doppia martellata di que’ due endecasillabi così tronchi? Eppure i<br />

poveri poeti di Parma, di Piacenza, di Reggio, di Modona, di Bologna e di qualch’altra città di Lombardia<br />

non sentono alcun dolore di tali martellate” (Baretti, La Frusta letteraria, 15 dicembre 1763, vol. I, pp.<br />

156-60, a p. 157).<br />

107 RdA, voll. XIII, pp. 42-6 (Rota), 71-7 (Mazza), 154-7 (Bettinelli), 378-80 (Algarotti; anche in Poesie,<br />

pp. 94-6 [testo] e 357-63 [commento]); XIV, 124-9 (Godard).<br />

108 Ivi, vol. XIII, pp. 125-7. Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, pp. 173-4.<br />

157


di Agostino Paradisi per la morte della duchessa Ricciarda Gonzaga Cybo, 109 e nei<br />

pentastici doppi inclusi nell’ode libera di Mazza Sulla melodia (vv. 71-80). 110 Tracce<br />

chiabreresche sono ravvisabili nell’ode-canzonetta di Zampieri, a schema /a8a4b8 ;<br />

c8c4b8/, mentre la tipologia delle emistrofe di misure diverse è rappresentata ne L’estate<br />

e Il verno di Frugoni. 111<br />

La riduzione delle forme classiche, e segnatamente di quelle oraziane, di cui “il<br />

Settecento fu il secolo d’oro”, e Giovanni Fantoni il “maestro insuperato”, 112 è<br />

testimoniata dalle strofe saffiche nell’ode di Paradisi “Bella Felicità, dov’hai tu sede” e<br />

nella versione dei salmi 6 e 50 di Antonio Cerati, altresì autore dell’ode “Non ricusa,<br />

Signor, non si ritira” di quartine di endecasillabi incrociati, riprese (nella variante<br />

alternata) anche da Paradisi (A Minerva) e Cassoli (La solitudine, All’amico filosofo e<br />

poeta e Ad un figliuolo del medesimo). 113<br />

Nell’ultimo volume della serie, l’aumento dei rimatori rappresentati soltanto dai<br />

sonetti, pur esibendo più combinazioni rimiche (valga l’esempio dei dieci sonetti di<br />

Giuliano Cassiani modellati su nove schemi), 114 non esclude la varietà metrica<br />

alimentata soprattutto dai poeti dei cenacoli settentrionali, forti del magistero<br />

frugoniano. Alla sestina di settenari sdruccioli e piani alternati, chiusa dal distico<br />

baciato, nell’ode Per la morte d’un pappagallo, Bernieri affianca la quartina di quinari,<br />

con le clausole sdrucciole in sede dispari, di derivazione graviniana. 115 Il tetrastico di<br />

ottonari alternati nell’ode-canzonetta “Un perenne monumento” (adottato anche nel<br />

ciclo di tre canzoni La fisica dei fiori, appartenente alla produzione tarda di Bernieri) 116<br />

è altresì presente nell’egloga polimetrica di Guido Ascanio Scutellari Aiani (vv. 61-76),<br />

recitata in occasione della festa campestre per le nozze di Ferdinando di Borbone e di<br />

109 RdA, vol. XIII, pp. 96-101 (Godard) e 235-8 (Paradisi). Utilizzato anche nell’egloga polimetrica di<br />

Antonio Mariotti (ivi, vol. XIV, pp. 242-51, vv. 73-144), lo schema ritorna ne Il dono di Parini, con<br />

l’endecasillabo tronco di raccordo (cfr. Le Odi, pp. 144-8).<br />

110 RdA, vol. XIII, pp. 65-70. Per i riscontri frugoniani cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, p. 145.<br />

111 RdA, vol. XIII, pp. 30-3 (Zampieri), 127-9 e 131-3 (Frugoni). Sullo schema de L’estate cfr. Zucco,<br />

Istituti metrici del Settecento, pp. 181-2.<br />

112 Mancini, L’imitazione metrica di Orazio, p. 497. Nella raccolta di esordio di Fantoni, edita a ridosso<br />

della stampa del tomo tredicesimo delle Rime degli Arcadi, si alternano moduli saffici (Al merito) e<br />

alcaici (Al formidabile); cfr. Odi di Labindo, [Massa], a Bordo del Formidabile con permesso<br />

dell’ammiraglio Rodney, 1782, pp. 16-20 e 22-3.<br />

113 Cassoli, Poesie, pp. 15-9, 33-5, 43-4; e Paradisi, Poesie scelte, pp. 123-7.<br />

114 RdA, vol. XIV, pp. 1-6.<br />

115 Ivi, pp. 209 e 214-7. Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, pp. 70 e 206.<br />

116 RdA, vol. XIV, pp. 211-4; e Bernieri, Versi, vol. III, pp. 101-40. Bernieri adotta lo stesso schema anche<br />

nell’Invito a Comante, in cui la seconda strofa reca la formula /abba/ (ivi, vol. II, pp. 81-2).<br />

158


Maria Amalia d’Asburgo-Lorena (1769). 117 All’officina frugoniana è riconducibile la<br />

quartina geminata di quinari, con il verso tronco di raccordo, attestata nell’ode-<br />

canzonetta “Lascia il tuo Libano”; di pentastici è invece il componimento di Clemente<br />

Filomarino. 118 Giulio Civetti utilizza gli esastici di settenari, chiusi dall’endecasillabo<br />

(/sppapA/), nell’inno per la guarigione di Giovanna Mellilupi (o Meli Lupi), mentre<br />

nell’Invito a Dorillo, alias Rezzonico, Cerretti ricorre a un sistema strofico doppio, di<br />

suggestione frugoniana. 119 In metro saffico Pindemonte traduce l’inno a Venere della<br />

poetessa di Lesbo, e in distici di ottonari l’ode oraziana (XIII. 4). 120 Quanto al gruppo<br />

romano, Pizzi alterna le canzoni di impianto petrarchesco alle odi geminate e indivise<br />

(“Alma Diva possente” ha lo stesso modulo dell’ode “E qual cagion t’arresta”, accolta<br />

nel volume tredicesimo). 121 Fra i poeti del cenacolo degli Occulti, Baldassare<br />

Odescalchi adotta l’esastico di conio chiabreresco nell’ode-canzonetta “Belle Ninfe, che<br />

ascoltate”, mentre Nicola Martelli elabora due schemi di quartine di ottonari,<br />

inframmezzate da un distico-refrain, nell’aria “Non sdegnarti, o bionda Nice”; di Pier<br />

Antonio Serassi sono invece due canzoni accostabili alla struttura dell’ode Per il<br />

venerdì santo di Rezzonico. 122<br />

Gli sciolti e la polifonia dell’ode non precludono, in entrambi i volumi, l’ingresso ai<br />

sonetti e alle altre forme tradizionali. Fra i componimenti in terzine, che nell’ultima<br />

silloge ammontano a diciannove, contro i sette nel tomo tredicesimo, si annoverano le<br />

egloghe (ad esempio, “Appiè del simulacro di Diana” di Varano e La Pittura, e la<br />

Scultura di Prospero Manara), i capitoli elegiaci (“Se mai vera cagion di largo pianto”<br />

di Francesco Giannetti), i testi occasionali (come le terzine di Mazza per la festa di S.<br />

Cecilia e i capitoli nuziali di Varano e di Lorenzo Fusconi) e quelli propriamente lirici,<br />

dai canti di Pizzi ai due capitoli di Monti, che in terza rima compone La Bellezza<br />

dell’Universo e più tardi, conformemente al motivo della visione, la Bassvilliana e la<br />

Mascheroniana. 123 Non trascurabile è la presenza delle terzine di endecasillabi faleci,<br />

117 RdA, vol. XIV, pp. 51-4. L’egloga è anche in Le Pastorelle d’Arcadia, pp. 50-5.<br />

118 RdA, vol. XIV, pp. 209-11 (Bernieri) e 392-5 (Filomarino). Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, p.<br />

140.<br />

119 RdA, vol. XIV, pp. 311-3 e 361-5. Cfr. Zucco, Istituti metrici del Settecento, p. 181.<br />

120 RdA, vol. XIV, pp. 340-2.<br />

121 Ivi, vol. XIII, pp. 328-31; XIV, 257-60 e 265-78.<br />

122 Ivi, vol. XIV, pp. 173-8 (Serassi), 223 (Martelli), 330-2 (Odescalchi); Rezzonico, Opere poetiche, pp.<br />

230-2.<br />

123 RdA, voll. XIII, pp. 271-5 (Fusconi), 354-72 (Varano), 402-6 (Manara); XIV, 75-83 (Monti, Per la<br />

passione di Nostro Signore e l’Entusiasmo malinconico), 110-5 (Mazza), 158-64 (Giannetti), 278-311<br />

(Pizzi).<br />

159


nei componimenti di Carlo Valenti Gonzaga, di Nicola Martelli e nell’egloga di<br />

Scutellari Aiani (vv. 43-60), in cui figurano inoltre quattro terzine di ottonari incatenati<br />

(vv. 77-89). 124 Equamente distribuite sono le ottave, anche nella variante sdrucciola,<br />

come attestano Mazza (Al Signor Abate Cesarotti e Per la B. Vergine addolorata),<br />

Godard (Pel Santissimo Natale) e Paradisi (Sopra il Santissimo Natale), che trovano<br />

l’immediato punto di riferimento in Frugoni. 125 In ottave piane sono le stanze Sulla<br />

novità poetica di Godard, quelle di Pindemonte, recitate per l’ammissione in Arcadia, e<br />

quelle di argomento biblico di Monti, che sullo stesso metro avrebbe steso la<br />

Musogonia e la traduzione della Pulcelle d’Orléans di Voltaire. Infine, alle sestine<br />

ricorre Antonio Cerati per celebrare la guarigione del cappuccino Adeodato Turchi. 126<br />

La compresenza dei versi liberi e delle forme chiuse, inevitabilmente accentuata<br />

nelle ultime sillogi, avvalora la natura bifronte del repertorio metrico delle Rime degli<br />

Arcadi. Se l’elegante prosaicità degli sciolti si consolida durante la seconda metà del<br />

Settecento, forte dell’“intensità espressiva” instillata dalla musa pariniana, 127 la difesa<br />

del valore esornativo della rima non esclude ampi margini di sperimentazione (fino al<br />

caso-limite delle selve guidiane), sviluppando, in particolare sulle strutture dell’ode, le<br />

istanze del Cinque-Seicento:<br />

L’ode, svoltasi lentamente con Bernardo Tasso dalla stanza divisa della<br />

canzone petrarchiana, col Chiabrera si allargò pindareggiando e si sbizzarrì<br />

anacreontizzando, si arrotondò co ’l Testi a proporzioni oraziane comode,<br />

rimbombò co ’l Filicaia per ambagi metriche nelle amplificazioni ebraiche<br />

dell’omelia e del panegirico, divagò a guisa di ninfa arcadica senza avviamento<br />

e senza scopo nella selva pindarica del Guidi, e scortata alla fine dalla grossa<br />

orchestra del Frugoni si scontrò a mezzo il secolo decimottavo nella musa di<br />

Giuseppe Parini. 128<br />

124<br />

Ivi, vol. XIV, pp. 12-5 (Valenti Gonzaga) e 233-5 (Martelli).<br />

125<br />

Ivi, voll. XIII, pp. 82-92 (Mazza), 110-3 (Godard), 242-5 (Paradisi); XIV, 96-101 (Mazza). Si vedano<br />

inoltre i sei componimenti di ottave sdrucciole di Frugoni, Opere poetiche, vol. IV, pp. 289-323.<br />

126<br />

Ivi, voll. XIII, pp. 380-5 (Pindemonte); XIV, 70-4 (Monti), 129-35 (Godard) e 318-26 (Cerati).<br />

127<br />

Fubini, Metrica e poesia del Settecento, p. 23.<br />

128<br />

Carducci, Dello svolgimento dell’ode in Italia, p. 76.<br />

160


4. Considerazioni<br />

Riunita per la prima volta nel 1690 ereditando le esigenze di rinnovamento poetico e<br />

formale diffuse nel cenacolo di Cristina di Svezia, l’Arcadia elaborò un programma<br />

imperniato sul recupero del “buon gusto” e sulla rivendicazione del ruolo della ragione,<br />

“facendone un segno di raccolta per i letterati d’ogni parte d’Italia”, colonizzata<br />

emulando la rete dei rapporti che il circolo cristiniano aveva stretto soprattutto con le<br />

aree toscana e settentrionale. 1 E se nelle selve arcadiche personalità autorevoli, che pur<br />

essendo ascritte al cenacolo seguirono percorsi indipendenti, si confrontavano sulla<br />

definizione di “buon gusto” (da Muratori a Maffei, da Tommaso Ceva all’Orsi), l’urto<br />

fra Crescimbeni e Gravina determinò la fisionomia definitiva del sodalizio.<br />

L’emulazione di Petrarca e degli epigoni del Cinquecento, unita all’influenza del<br />

classicismo seicentesco, permò il programma del Crescimbeni, abbastanza lontano dal<br />

severo impegno critico e teorico del rivale. Latenti dalla fondazione, le divergenze sono<br />

adombrate nelle pagine di Benedetto Menzini, L’Arcadia restituita all’Arcadia (1692),<br />

in cui l’esposizione dei costumi e dei capisaldi poetici (dal modello petrarchesco,<br />

“specchio di imitazione”, al motivo dell’“onesto Amore”, intriso di spiriti platonici)<br />

sottintende finalità promozionali e difensive, in risposta alle riflessioni formulate dal<br />

Gravina nel Discorso sopra l’“Endimione”, edito lo stesso anno. 2 L’eco del diverbio<br />

insorto nel 1696 in merito alla stesura delle leggi si ripercuote nel dialogo di Vincenzo<br />

Leonio, “collaboratore più vero dell’opera pratica” del custode, 3 fra il beota Seudofilo e<br />

l’ateniese Alete, controfigure dei contendenti, mentre nel ragionamento letto nel Bosco<br />

Parrasio il 3 settembre 1711, anno dello scisma, il letterato spoletino mette in guardia i<br />

sodali dai “Lupi”, che con le armi della maldicenza si avventano contro i versi arcadici,<br />

e dai “Ladri”, usurpatori delle opere altrui oltre “i confini d’una lecita, e lodevole<br />

imitazione”. 4 Organizzatore efficiente di un solido apparato burocratico, sovrapponibile<br />

1 Fubini, Dal Muratori al Baretti, p. 312.<br />

2 “[…] agli Arcadi non è ignoto quali sieno le vere sorgenti, e quali le limpidissime acque, a cui debbono<br />

accostare le labbra, detestando i torbidi rivi, e le fangose paludi, che ardiscono tramischiarsi talvolta al<br />

puro liquore, e cristallino, di cui Febo fa bevanda a coloro solamente, che egli elesse per suoi” (L’Arcadia<br />

restitutia all’Arcadia, in PdA, vol. I, pp. 104-25, alle pp. 109-10).<br />

3 Binni, L’Arcadia e il Metastasio, p. 119.<br />

4 Per difesa d’alcune costumanze della moderna Arcadia, fatto in Ragunanza nel Bosco Parrasio l’anno<br />

1698 e De i Greggi, e de gli Armenti de i moderni Pastori d’Arcadia, in PdA, vol. I, pp. 317-34 e 352-62,<br />

a p. 361.<br />

161


(come ha osservato Amedeo Quondam) alla struttura e alle funzioni dell’“ecclesia<br />

cattolica”, 5 Crescimbeni impose un progetto letterario di ampia e agevole condivisione<br />

(esteso anche alla componente femminile, di norma esclusa dai circuiti accademici), e<br />

variamente assorbito dalle colonie. 6<br />

Sul doppio filo del petrarchismo e dell’anacreontismo lezioso, ma con qualche<br />

incursione nei territori pindarici, scorreva dunque la linea poetica promossa dalla sede<br />

romana, riflettendo il carattere specifico dell’esercizio versificatorio, non alieno dalla<br />

pratica estemporanea, consacrata nella persona di Bernardino Perfetti (1725). Oltre al<br />

motivo amoroso, 7 nelle Rime gli autori spaziano dagli argomenti morali a quelli religiosi<br />

(ad esempio, i sonetti dei genovesi Pompeo Figari e Giovanni Tommaso Baciocchi,<br />

ispirati ai Salmi), dai temi occasionali ed encomiastici (come la corona poetica di<br />

Selvaggia Borghini per la morte della granduchessa Vittoria di Toscana) legati ad eventi<br />

storici (in particolare le guerre col Turco) a quelli bucolico-pastorali, altresì declinati in<br />

chiave marittimo-piscatoria nell’egloga di Crescimbeni (Lucrina) e nei sonetti<br />

polifemici di Filippo Leers e Giovanni Bartolomeo Casaregi. 8 Ai versi gli arcadi<br />

affidano anche le vicende biografiche (la morte dei figli è al centro delle liriche della<br />

Maratti Zappi e di Pier Jacopo Martello) 9 e l’interesse per le arti, come dimostrano i<br />

numerosi sonetti recitati nell’accademia di S. Luca (fra i quali gli endecasillabi di<br />

Benedetto Menzini, del 1703-4) e i componimenti offerti ai singoli artisti (il bolognese<br />

Carlo Cignani è lodato da Crescimbeni e da Giulio Cesare Grazini per gli affreschi della<br />

cupola di S. Maria del Fuoco di Forlì, eseguiti nel 1706). 10 L’ampio ventaglio tematico<br />

5 “Ma la struttura istituzionale dell’Arcadia ripete di fatto molto da vicino quella della Chiesa cattolica: la<br />

sua articolazione verticistica e centralizzata, la sua proposta di una cultura totale e totalizzante, e<br />

soprattutto la stessa sua fiducia nella maschera (il comportamento) sulla scena reale (la fede), sono tutti<br />

elementi parziali che tendono a ricostruire i congegni ideologici e istituzionali della struttura ecclesia<br />

Arcadia come intellettuale collettivo […]” (Quondam, L’istituzione Arcadia, pp. 423-4).<br />

6 Sollecitati da Giulio Natali nel secondo volume de Il Settecento (p. 96), scarsi sono ancora i contributi<br />

volti a ricostruire la storia delle singole colonie e le loro relazioni con la sede centrale. In questa direzione<br />

emerge l’indagine esaustiva sul cenacolo bolognese nei due volumi de La colonia Renia coordinati da<br />

Mario Saccenti (1988), mentre recentemente è stata fatta luce sul sodalizio degli Innominati di Bra nella<br />

miscellanea curata da Alfredo Mango (L’Arcadia e l’Accademia degli Innominati di Bra, 2007).<br />

7 Cfr. Mari, Venere celeste e Venere terrestre, pp. 97-182.<br />

8 RdA, voll. I, pp. 107-20 (Crescimbeni) e 237-9 (Leers); II, 267-77 (Figari); IV, 110-4 (Borghini); V, 254-<br />

9 (Casaregi); VI, 267-71 (Baciocchi). Lo scenario piscatorio fa da sfondo a tre egloghe di Parini, in Alcune<br />

poesie di Ripano Eupilino, pp. 111-27.<br />

9 RdA, vol. II, pp. 35-6 (Maratti Zappi), 239-55 e 260-2 (Martello). Quanto all’incidenza del tema sulla<br />

lirica femminile, cfr. Tatiana Crivelli, «Figli, vi lascio! E nel lasciarvi tremo». Sui domestici lutti poetici<br />

delle “pastorelle” d’Arcadia, in “Rassegna europea di letteratura italiana”, XV (2007), pp. 109-24, alle<br />

pp. 117-9. Sui versi di Martello si veda Giacinto Spagnoletti, Prefazione, in Pier Jacopo Martello, Rime<br />

per la morte del figlio, Torino, Einaudi, 1972, pp. 5-14.<br />

10 RdA, voll. I, pp. 53 (Crescimbeni); II, 148-50 (Menzini); VII, 103 (Grazini).<br />

162


dà inoltre voce al culto per la classicità romana, espresso nei ritratti degli eroi e delle<br />

eroine (come Lucrezia, Porzia, Tuzia e Vetturia, celebrate dalla Maratti Zappi), sul<br />

modello della Galeria di Marino, nonché nelle descrizioni di Orazio Pedrocchi delle<br />

vestigia di Albano, anticipatrici del gusto ruinistico diffuso nella seconda metà del<br />

secolo. 11<br />

Ma nella pratica imitativa e nell’immediatezza versificatoria, così come nella<br />

vocazione melodica e nell’abuso della forma-sonetto, si possono cogliere i limiti della<br />

proposta crescimbeniana. Le critiche agli “smascolinati sonettini”<br />

dell’“inzuccheratissimo” Zappi, campione, a detta di Baretti, della poetica arcadica,<br />

inaugurarono il primo numero della “Frusta letteraria” nel 1763, 12 mentre si stava<br />

consumando la crisi del consesso, maturata nel corso di molti anni, fra la nomina<br />

controversa di Francesco Maria Lorenzini (già scissionista, poi rientrato in Arcadia), nel<br />

1728, e la conclusione della reggenza di Giuseppe Brogi (1772). Peraltro, sei anni<br />

prima, in appendice alle Lettere virgiliane, il Codice nuovo di leggi del Parnaso italiano<br />

mirava a sradicare il gusto arcadico, del tutto anacronistico secondo la prospettiva<br />

tranchant di Bettinelli:<br />

L’Arcadia stia chiusa ad ognuno per cinquant’anni, e non mandi colonie o<br />

diplomi per altri cinquanta. Colleghisi intanto colla Crusca in un riposo ad<br />

ambedue necessario per ripigliar fama e vigore. Potranno chiudersi per altri<br />

cinquant’anni dopo i primi, secondo il bisogno. 13<br />

Le reazioni erano dettate dalla nuova sensibilità per i fenomeni della natura e della<br />

scienza, adattati al verso sciolto. Se nel Discorso sopra la Poesia, letto ai Trasformati<br />

nel 1761, Parini plaude alla poesia permeata dallo “spirito filosofico”, “sorto a dominar<br />

la letteratura” illuminando l’Europa “colla facella della verità accesa nelle mani”, 14 nel<br />

dodicesimo volume delle Rime, edito soltanto due anni prima, sono ancora stancamente<br />

replicati i modi e le forme della rimeria consolidata, ultimo riverbero di un custodiato,<br />

quello di Michele Giuseppe Morei, rimasto estraneo alle sollecitudini dei Lumi. Per<br />

contro, l’Arcadia di Gioacchino Pizzi spalancò i battenti alla scienza e alla poesia<br />

filosofica (1772-90), celebrata nell’estro e nell’eloquenza di Maria Maddalena Morelli<br />

Fernandez, protagonista della contestata coronazione capitolina (1776). Nella dedica a<br />

11 Ivi, voll. II, pp. 40-1 (Maratti Zappi); IV, 1-26 (Pedrocchi).<br />

12 Baretti, La Frusta letteraria, vol. I, pp. 10-1.<br />

13 Bettinelli, Lettere virgiliane, pp. 60-2, a p. 61.<br />

14 Parini, Discorso sopra la Poesia, in Id., Prose II. Lettere e scritti vari, pp. 152-62, a p. 152.<br />

163


Jacopo Antonio Sanvitale, nel penultimo tomo delle Rime, Pizzi espone le linee-guida<br />

del nuovo indirizzo tentato dall’accademia, debitore nei confronti degli apporti delle<br />

periferie settentrionali:<br />

Scriver con estro, Eccellentissimo Signor Conte, conservare la purità della<br />

lingua, rinforzare co’ sentimenti della Filosofia la dilicatezza dell’Arte Poetica,<br />

presentando sempre, per quanto è si può, novità d’immagini e di concetti, egli è<br />

il pregio de’ migliori Greci e de’ migliori Latini, come lo è pure de’ valenti<br />

scrittori della nostra età, in cui per buona ventura delle Muse i piccioli<br />

verseggiatori vengono posti in dimenticanza, e dagli uomini di gusto ricerche<br />

solo e studiate le produzioni de’ Poeti veramente inspirati. Gli autori del<br />

volume, che vi consacro, oltre all’esser tutti di sì fatto valore e di somma<br />

celebrità, non pur per l’Italia, ma ancora oltremonti; godono il vantaggio d’esser<br />

vissuti in un secolo, che vede le più ingegnose invenzioni perfezionate,<br />

discoperto il vero sistema del mondo, la storia delle idee messa in chiaro, e la<br />

forza insieme e la finezza del sentimento associata felicemente al magico<br />

colorito dell’eloquenza. E perciò domina in essi un certo carattere, ch’io<br />

chiamerò filosofico, un artifizio di enunciare i pensieri e di abbellirli non mai<br />

nimico del vero, fonte d’ogni bellezza, un pudor di metafore necessarie alla<br />

fantasia de’ Poeti, e congiunto con la sobria e magistrale allusione alle<br />

scienze. 15<br />

Già prima, è vero, c’erano stati timidi segnali di apertura al mondo scientifico, con<br />

l’egloga di Florido Tartarini sulla natura degli insetti. 16 Ma è nelle ultime due sillogi che<br />

si avvicendano con frequenza versi sulla formazione delle perle (Bettinelli); sulla<br />

composizione della triaca nella Spezieria Apostolica (Nicola Martelli); sulla rotazione<br />

dei pianeti (Parini); sul tema dell’elettricità (Clemente Bondi); su Newton, Fontenelle,<br />

Hermannus Boerhaave e Giovan Domenico Cassini nei sonetti-ritratto di Appiano<br />

Buonafede. 17 La suggestione di certa poesia d’occasione e delle misure metriche di<br />

Frugoni, di cui è antologizzato un ciclo di quattro odi-canzonette sul motivo delle<br />

stagioni non senza qualche eco massonica, 18 si mescolano alle soluzioni scientifiche e al<br />

gusto neoclassico educato sulle teorie di Mengs (gli arcadi ne avevano commemorato la<br />

morte nel 1780), in parallelo agli sviluppi della politica culturale di Pio VI, elogiata nella<br />

15 RdA, vol. XIII, pp. V-VII.<br />

16 Ivi, vol. II, pp. 218-26.<br />

17 Ivi, voll. XIII, pp. 20-2 (Buonafede), 139 (Parini), 150 (Bettinelli); XIV, 233-5 (Martelli) e 238 (Bondi).<br />

Sui sonetti di Buonafede cfr. Gregorio Piaia, Letteratura e storia della filosofia in Appiano Buonafede, in<br />

Appiano Buonafede (Comacchio 1716/Roma 1793), pp. 85-122, alle pp. 88-105. Per i rapporti fra scienza<br />

e letteratura nel Settecento, oltre allo studio precursore di Emilio Bertana (In Arcadia. Saggi e profili,<br />

Napoli, Perrella, 1909, pp. 1-254), si veda (anche per la ricca bibliografia) William Spaggiari, I «moderni<br />

autori». Appunti su natura e scienza nella poesia dei Lumi, contributo di 14 pp. all’indirizzo internet<br />

www.italianisti.it/FileServices/Spaggiari %20William.pdf (immesso nel settembre 2009).<br />

18 RdA, vol. XIII, pp. 125-33. Sulla fortuna settecentesca del tema cfr. Fedi, Comunicazione letteraria e<br />

«generi massonici» nel Settecento italiano, pp. 69-73.<br />

164


montiana Prosopopea di Pericle e nel sonetto di Giovanni Battista Riva sulle<br />

acquisizioni del Museo Pio-Clementino. 19 Ravvisabili nel sonetto di Prospero Manara<br />

sul giorno dei morti e nell’Entusiasmo malinconico di Monti, le tinte lugubri-sepolcrali<br />

si sovrappongono all’icasticità pittorica dei sonetti biblici e mitologici di Giuliano<br />

Cassiani (come quello sul ratto di Proserpina, a cui Alfieri si ispirò per tre sonetti) 20 e al<br />

classicismo oraziano degli altri autori estensi, non scevro di bagliori illuministici, come<br />

nell’ode Urania, in cui Agostino Paradisi ripercorre le tappe del progresso del genere<br />

umano:<br />

L’Uomo ognor di natura<br />

fia la maggior, la più mirabil opra;<br />

l’Uom fia la miglior cura<br />

del mio pensier, che in meditar s’adopra.<br />

L’Uom, che ne i sensi frali<br />

Simile a i Bruti ha vita,<br />

l’Uom, che i Numi immortali<br />

per la ragione imita. 21<br />

A ridosso del primo centenario dell’accademia celebrato sotto le insegne pastorali<br />

del neo-custode Luigi Godard, che tanta parte aveva avuto nella promozione<br />

dell’operato di Pizzi, poteva considerarsi compiuta la parabola arcadica, pur fra gli<br />

estremi riverberi melodici nelle Anacreontiche ad Irene e a Dori di Iacopo Vittorelli. Se<br />

nella fuga di Monti da Roma, nel 1797, Carlo Dionisotti avverte il segno di un’arte<br />

ormai pronta “a ritemprarsi in una esperienza nuova della vita”, in cui cercare di<br />

trasferire qualche “novità poetica” dell’Arcadia di Pizzi e di ciò che si era sedimentato<br />

nell’arco di tutto il secolo nel Serbatoio romano, è anche vero che a Godard, e alla sua<br />

accademia, era irrimediabilmente negata la possibilità di quella “saldatura suprema che<br />

si operava al fuoco della rivoluzione europea”. 22<br />

19 RdA, vol. XIV, pp. 40 (Riva) e 58-63 (Monti).<br />

20 Ivi, voll. XIII, pp. 395 (Manara); XIV, 1-6 (Cassiani) e 79-83 (Monti). Come si desume dall’autobiografia<br />

(Vita scritta da esso, p. 198), Il Ratto di Proserpina di Cassiani (RdA, vol. XIV, p. 2) funse da modello per<br />

i sonetti “Volea gridar, fuggir volea, ma vinto”, “Braccia con braccia in feri nodi attorte”, “Avviticchiati,<br />

ignudi, e bocca a bocca” (Alfieri, Rime, pp. 1-3).<br />

21 RdA, vol. XIII, pp. 221-5, vv. 33-40. Sull’avvicinamento di Paradisi al sodalizio del “Caffè” in virtù<br />

dell’ode A Minerva (1769), che nonostante le raccomandazioni dell’autore non fu inclusa nelle Rime degli<br />

Arcadi, si veda Spaggiari, L’armonico tremore, pp. 57-69.<br />

22 Dionisotti, Ricordo di Cimante Micenio, p. 79. Non rientra fra i compiti di questo lavoro tracciare una<br />

storia della critica sul fenomeno Arcadia, ben presto oggetto di riserve da parte della storiografia<br />

romantica e risorgimentale. Se Luigi Carrer, nel 1855, riteneva inutile ribadire “le censure ove più non ci<br />

hanno i censurati” (Gli Arcadi, in Id., Scritti critici, a cura di Giovanni Gambarin, Bari, Laterza, 1969, pp.<br />

267-71, a p. 270), quindici anni dopo Francesco De Sanctis definiva “superficiale” il cenacolo romano,<br />

165


“confinato nelle astrattezze e rispettoso verso tutte le istituzioni”, adagiato nell’“esercizio intellettuale sul<br />

passato” e su “temi astratti e insipidi amori tra pastori e pastorelle” (Storia della letteratura italiana,<br />

introduzione di René Wellek, note di Grazia Melli Fioravanti, Milano, Rizzoli, 2006 [1983], pp. 829-30).<br />

Carducci, invece, invitava a considerare “con un po’ di creanza” i meriti stilistico-formali dell’accademia<br />

(Prefazione alle Rime di F. Petrarca sopra argomenti storici morali e diversi [1876], in EN, vol. XI<br />

[Petrarca e Boccaccio], 1936, pp. 123-84, a p. 170), pur censurando taluni aspetti del costume pastorale<br />

(si veda, ad esempio, la Dedicatoria della «Mattinata» [1882], in EN, vol. XXVII [Ceneri e faville. Serie<br />

II], 1938, pp. 315-6). Nel discorso tenuto il 24 novembre 1945, presso la Biblioteca Angelica di Roma,<br />

Croce saldava l’Arcadia al razionalismo europeo, di cui fu la manifestazione letteraria italiana; ma<br />

all’“alunna di Cartesio”, che “inaugurò per la sua parte l’età moderna”, negava la vena poetica: “La<br />

ragione, instaurata regina, vuol dire il dissolvimento dei miti” (La letteratura italiana del Settecento, pp.<br />

1-14, alle pp. 5 e 7). Carlo Calcaterra ha poi individuato una linea di continuità fra Barocco e Arcadia (la<br />

“vasta fioritura di poesia musicale” nel Seicento “è, sotto molti aspetti, la preparazione spirituale della<br />

melica settecentesca”; La melica italiana, pp. III-IV; cfr. anche Il Barocco in Arcadia, pp. 1-34); a sua<br />

volta, muovendo da posizioni crociane Mario Fubini ha focalizzato l’attenzione sul legame fra<br />

l’esperienza arcadica (intesa come “l’inizio non del tutto inglorioso del risorgimento”) e quella<br />

illuministica, unite dal filo del razionalismo (Dal Muratori al Baretti, p. 315). Per Walter Binni, è<br />

necessario ricostruire lo sviluppo delle fasi poetiche del secolo adottando un punto di vista storicistico<br />

(L’Arcadia e il Metastasio, pp. IX-XLIII), mentre fra le voci severe mette conto ricordare quella di<br />

Giuseppe Petronio, secondo il quale “gli scritti letterari degli arcadi […] non desteranno mai un consenso<br />

sentimentale o morale, un’adesione della coscienza o del cuore” (Parini e l’illuminismo lombardo, Roma-<br />

Bari, Laterza, 1987 [I ed. Milano, Feltrinelli, 1960], p. 35). Un profilo della storia della critica arcadica è<br />

stato tracciato da Antonio Piromalli (L’Arcadia, Palermo, Palumbo, 1963 [1975]). Fondamentali le<br />

acquisizioni dell’ultimo periodo: il saggio di Carlo Dionisotti (Ricordo di Cimante Micenio, 1948), che ha<br />

aperto la strada agli studi sull’Arcadia di Pizzi e di Godard (1772-1824), i contributi di Amedeo Quondam<br />

sul quarantennio crescimbeniano (in particolare su Gravina e sulla vicenda dello scisma nel 1711), la<br />

monografia di Annalisa Nacinovich sulla reggenza di Pizzi (“Il sogno incantatore della filosofia”, 2003).<br />

Un revival di studi arcadici si è registrato in occasione del terzo centenario della nascita dell’accademia<br />

(1990), con il profilo storico di Maria Teresa Acquaro Graziosi (L’Arcadia. Trecento anni di storia),<br />

altresì curatrice della miscellanea di studi Tre secoli di storia dell’Arcadia (1991), e gli atti del Convegno<br />

svoltosi a Roma il 15-18 maggio 1991.<br />

166


Parte seconda<br />

167


NOTA<br />

Indici delle Rime degli Arcadi<br />

La cura redazionale dei quattordici volumi delle Rime degli Arcadi si mantiene<br />

sempre ai livelli di buona qualità. Tuttavia, il processo di elaborazione e stampa seguì,<br />

di volta in volta, percorsi non sempre lineari; il vol. XIII richiese tre anni di gestazione,<br />

documentata, come si è visto nelle pagine precedenti, attraverso il carteggio Mazza-<br />

Pizzi. Non mancano dunque refusi e imprecisioni: ad esempio, nel vol. III, p. 94, il<br />

primo verso del sonetto di Antonio Zampieri, “Correa la nave mia d’Amor per l’onda”,<br />

non rima con i vv. 3 (“donde”), 5 (“asconde”) e 7 (“confonde”); a p. 311, analoga<br />

difformità nel sonetto di Giampietro Zanotti, “Donna, a cui mortal Sposo il Ciel<br />

destina” (la rima “-ine” dei vv. 4, 5, 8 non ricorre al v. 1, “destina”). Nel sonetto di<br />

Ferdinando Antonio Campeggi, “Quella, che nacque al picciol Reno in riva” (IV, 100),<br />

si registra l’assonanza ai vv. 11 e 14 (“virtude” - “salute”), alla stregua di quello di<br />

Francesco Redi, “Degg’io mai sempre sospirare, e deggio” (VIII, 52): “viene” - “speme”<br />

- “conviene” (vv. 10, 12, 14). Nel sonetto di Pellegrina Maria Viali Rivaroli, “Qual<br />

forza io sento? e qual’ignoto foco” (VI, 89), non è rispetta la corrispondenza rimica nei<br />

vv. 9 (“difesa”), 11 (“accesa”) e 13 (“offese”), mentre il v. 8 presenta il refuso<br />

“vermiglo” in quello di Francesco Del Teglia, “Città Reina: a te rivolse il ciglio” (p.<br />

163). Altri errori nell’incipit del sonetto di Giovanni Battista Cotta (IV, 74), che reca<br />

“arensa” invece di “arenosa” (“Nell’arenosa region Numida”), e nel sonetto di<br />

Marianna Lanfranchi Aulla, “S’alla virtù, che all’Alme Saggie è guida” (XII, 69), dove<br />

“leco” (“Dunque felice te, che in chiuso leco”, v. 9) non si accorda con la parola-rima<br />

del v. 12 (“poco”). Nel sonetto di Saverio Bettinelli (“Mentre spiegate le purpuree<br />

penne” (XIII, 149) i vv. 9 e 12 non rimano fra loro (“tanto” - “intorno”), mentre nelle<br />

quartine di quello di Giuseppe Maria Pagnini (“Vigna di dolci elette uve feconda”, p.<br />

213) manca l’identità rimica fra i vv. 2-3 e 5-6 (“pruine” - “spine” - “ruine” -<br />

“declina”). Infine, nel vol. XIV, il sonetto di Giuliano Cassiani, “Poiché del Genitor la<br />

via non tenne” (p. 1), registra un’incongruenza nei vv. 10 e 13 (“onde” - “giacque”); lo<br />

168


stesso nei vv. 5 e 8 (“cotanto” - “pianti”) del sonetto di Antonio Mariotti (“Pel ceruleo<br />

del mar placido manto, p. 240).<br />

L’impiego dell’espressione “ode-canzonetta” risponde ai criteri stabiliti da Pietro G.<br />

Beltrami (La metrica italiana, pp. 315-22 e 348-9) e da Gianfranca Lavezzi (I numeri<br />

della poesia, pp. 120-4), ai quali si rimanda anche per le opportune distinzioni fra<br />

forme metriche simili.<br />

169


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO PRIMO | All’Illustrissimo, ed Eccellentissimo<br />

Signore | IL SIGNOR | D. FRANCESCO | MARIA | RUSPOLI | PRINCIPE DI CERVETERI. |<br />

(impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli<br />

Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | In ROMA, Per Antonio Rossi alla<br />

Piazza di Ceri. 1716. | CON LICENZA DE’ SUPERIORI.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Francesco<br />

Maria Ruspoli, pp. [III-XII].<br />

A chi legge, pp. [XIII-XVI].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [XVII-XIX].<br />

Autori de’ presenti Componimenti, p. [XX].<br />

Protesta degli Autori, p. [XXI].<br />

I. Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio)<br />

N. testi: 57<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (27) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, ch’un tempo placido, e soave” 10<br />

“A Te, gran Dio, ch’in aspri affanni, e duri” 27<br />

“Ben fu lieta, e per me benigna stella” 2<br />

“Cosa in Terra non v’è, ch’a lunga etade” 12<br />

“Da febre ria, ma più dal duolo oppressa” 23<br />

“Delia, il Sol cangia albergo, e la diletta” 23<br />

“Di lei, che sì mi strazia, e quasi morto” 7<br />

“Ecco il tempo, o Israele, ed ecco il giorno” 11<br />

“E da qual’astro mai questa discese” 1<br />

“Gran tempo è già, ch’io peno, e al lungo affanno” 9<br />

“Io pur vorrei romper quel forte nodo” 18<br />

“Non d’amoroso, e mortal foco accende” 8<br />

“O bella Idalba dalle nere chiome” 15<br />

“O della man di Dio figlie dilette” 24<br />

“Poiché in virtù d’un forte acceso sdegno” 13<br />

“Qualor fra Ninfe in bel soggiorno assiso” 3<br />

“Quando da voi, che del mio cor le chiavi” 3<br />

“Quando l’immortal Donna al Ciel fu scorta” 27<br />

“Quando talor mi volgo addietro, e guardo” 21<br />

“Quante volte promisi a un giusto sdegno” 6<br />

“Questa, ch’or cingon brevi mura intorno” 24<br />

“Roma in veder dall’empia etade avara” 25<br />

170


“Rotto è pur l’aspro nodo, e il laccio indegno” 19<br />

“Tanto in questi del mondo oggetti frali” 25<br />

“Tempo già fu, ch’Amore, armato il fianco” 10<br />

“Vedi quell’Edra, Elpin, che scherza, ed erra” 13<br />

“Veggio talor sì l’una, e l’altra stella” 7<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Segue il suo vincitor di valle in monte” 17<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Deh quando mai verrà quel giorno, ond’io” 18<br />

• Sonetti (23) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, gran tempo errasti, e i tuoi deliri” 26<br />

“Alma, or che puoi colle sicure scorte” 4<br />

“Amor per trarmi al giogo antico, e duro” 22<br />

“Da lusinghiera amabil aura scorto” 21<br />

“Di passo in passo, d’uno in altro affanno” 4<br />

“Donna, in quel punto, ch’i miei lumi ardiro” 17<br />

“Donna, non mi duol già, che voi superba” 5<br />

“Grazie ad Amor, ch’al mio pregar costante” 20<br />

“Mio cor, che senti? ed a qual dubbio, ed erto” 2<br />

“Odi, o Tu, che con guardo aspro, ed infesto” 15<br />

“Perch’io rieda al suo antico aspro soggiorno” 20<br />

“Qual per nevi, e per pioggia inonda, e ingrossa” 19<br />

“Quel, bench’oppresso, non estinto ancora” 22<br />

“Questa, che scarca di sua fragil veste” 11<br />

“Se carco di pensier vommene in parte” 5<br />

“Se con puri pensier, con salda fede” 14<br />

“Se è ver, che a nullo amato amar perdona” 9<br />

“Se in me reo di più colpe, il giusto Dio” 26<br />

“Se mai di Giove il formidabil dardo” 6<br />

“Se quel pensier, che mi tien sempre in doglie” 12<br />

“Sì spesso Amor di crudeltà condanno” 8<br />

“S’opposte al nostro Polo il Cielo accese” 14<br />

“Vide il Po, vide Italia il prode, il forte” 16<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Nocchier, che troppo cauto in porto accoglie” 16<br />

“Sovra quel Trono, ove fur tanti Eroi” 51<br />

• Ode di diciotto strofe di ottonari: ababccdd<br />

“Or, che Sirio in Ciel risplende” 32-6<br />

• Canzone di quindici stanze e congedo di settenari e endecasillabi: abbAccDd / aaBb<br />

“O di Giove alme, e pure” 28-32<br />

• Egloga dialogica e polimetrica, composta da Giuseppe Paolucci e Giovanni Battista<br />

Felice Zappi: terzine (1-318); due strofe di settenari ed endecasillabi, abCabCbDD<br />

171


(319-36); due strofe di quinari, aabbccdd (337-52); endecasillabi frottolati (353-62);<br />

due sestine, AABBCC (363-74); due ottave (375-90); due strofe di endecasillabi e<br />

senari, con rime interne (391-404); terzine (405-38).<br />

“Tirsi, così per tempo? ancor su i prati” 37-51<br />

II. Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario)<br />

N. testi: 55<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Città felice, che nel suol ti stendi” 65<br />

“Io chiedo al Ciel, chi contra Dio l’indegno” 67<br />

“Lorenzo invitto, a Te Cipro ne riede” 59<br />

“Quel, che l’Aurelio, ed il Traian sormonta” 67<br />

“Spesso la mente ad alzar l’ali intesa” 54<br />

“Tal m’ha ridotto un fiero volto, e bello” 60<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Tesi poch’anzi un forte laccio all’Orso” 55<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Ov’è! Non già l’incognita riviera” 58<br />

“Quando fondò dell’immortal sua Fede” 57<br />

“Quel divin fuoco di valor sovrano” 58<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Qual verso il Sol, che sì l’adorna, e abbella” 56<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Alma ben fida, e di quel numer’una” 57<br />

• Sonetti (17) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Agli occhi il cor: se il solito alimento” 62<br />

“Ahimè, ch’io veggio infruttuosa, e vile” 64<br />

“Cade, in amando Urania, omai mia vita” 62<br />

“Carlo, quando a ritrar s’accinse Apelle” 53<br />

“Come, dappoiché l’occhio alquanto fiso” 61<br />

“De’ prischi Eroi Latin l’inclita mano” 53<br />

“Diconmi i miei pensier: deh ti consola” 60<br />

“In compagnia d’Amor, che ratto il guida” 63<br />

“L’arti, onde il Greco, ed il Latin fu chiaro” 65<br />

“Liete, soavi, fresche, e limpid’onde” 61<br />

“Non per vaghezza d’immortal corona” 52<br />

“Ond’è, che Ormin, quel sì felice, al cui” 55<br />

“Or che d’Olimpia il sacro nome intorno” 64<br />

172


“Quando da duo begli occhi offerse Amore” 59<br />

“Quando il gran Pico a noi scese dal Cielo” 56<br />

“Quel, che a Dio fu nel gran principio appresso” 52<br />

“Se a lui, che siede in guardia del mio core” 63<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, ECE<br />

“Osmin, s’appressa il nembo. Odi, che mugge” 54<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Poiché di Tifi il glorioso Legno” 66<br />

“Quanto l’ingiuriosa età fatale” 66<br />

• Ode-canzonetta di cinque sestine bipartite: a4a4b8 ; c4c4b8<br />

“Del sonoro” 73-4<br />

• Odi-canzonette (8) di esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Bella Jella donzelletta” (12) 75-8<br />

“Del tuo Sol sono i capelli” (6) 74-5<br />

“Di saper, che cosa è Amore” (6) 78-9<br />

“Fiera vista dolorosa” (9) 71-3<br />

“Già s’appressa il bel giocondo” (7) 87-8<br />

“Io non veggio in calma il Mare” (10) 85-7<br />

“Per la selva io vidi un giorno” (5) 79-80<br />

“Vaga rosa, orgogliosetta” (7) 70-1<br />

• Ode-canzonetta di cinque esastici bipartiti: a5a5B11t ; c5c5B11t<br />

“D’odorosetti” 83-4<br />

• Ode-canzonetta di due esastici di settenari: aabccb<br />

“Ecco Amore, ecco Amore” 78<br />

• Ode-canzonetta di dodici esastici: a7a7b7b7c7C11<br />

“O caro Alessi amico” 88-90<br />

• Ode-canzonetta di tre coppie di madrigali (a7b7A11p7A11A11, 7-18;<br />

A11A11B11b7A11A11c7c7A11A11A11, 25-46; a5b5a5b5C11t ; d5se5e7C11t ; d7sC11tC11t, 53-<br />

76), intercalate da un refrain di quadrisillabi ed endecasillabi (aaBccB, 1-6, 19-24,<br />

47-52, 77-82).<br />

“Ninfe belle” 80-3<br />

• Ode-canzonetta di quattro sestine di ottonari: abbacc<br />

“Nuvoletta, che al terreno” 84-5<br />

• Ode-canzonetta di otto strofe e congedo di settenari ed endecasillabi: aabBcC / PaA<br />

“Non d’Edera amorosa” 90-2<br />

• Ode-canzonetta di nove strofe e il congedo di settenari ed endecasillabi: aaBbcC /<br />

AabB<br />

“Cento amorose elette” 94-5<br />

173


• Ode-canzonetta di sei strofe e congedo di endecasillabi e settenari: AbbAcC / PaA<br />

“O Donna eccelsa, e di quel numer’una” 92-3<br />

• Inno di dodici esastici di ottonari: abbacc<br />

“Dal più lucido Oriente” 68-70<br />

• Ode di sette strofe di settenari ed endecasillabi: abCabCcDd<br />

“Già splende il chiaro giorno” 96-7<br />

• Ode di sedici strofe di settenari ed endecasillabi: abCabCDD<br />

“Del Tessalo fatale” 100-4<br />

• Ode di sette strofe di settenari ed endecasillabi: AbCBcAddeE<br />

“Sull’Olimpica arena oggi non scese” 98-100<br />

• Canzone pindarica di settenari ed endecasillabi: ABBAcddcEE (strofe);<br />

ABBAcddcEE (antistrofe); abBaCC (epodo; il secondo presenta lo schema<br />

paApBB).<br />

“Bella di Gioventute eccelsa Diva” 104-07<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi e settenari liberi (1-15); terzine (16-31);<br />

ottave (32-63); quartine (64-75); otto strofe saffiche, a schema AA(a5)Bb5 e<br />

A(a5)B(b5)Cc5 (76-107); due strofe, A11B11c5c5d5d5e5e5f5f5B11A11B11 (108-33);<br />

quartine (134-41); tristici, A(a)BB (142-7); quartina (148-51); distici di endecasillabi<br />

a rima baciata (152-5); due strofe di settenari ed endecasillabi, pAaBB (156-65);<br />

quartine (166-81); due strofe di quinari ed endecasillabi, pabbaccddeE (182-203);<br />

tristici (204-9); quartine (210-21); sequenza di endecasillabi (222-33); due esastici,<br />

p5A11a7p5B11b7 (234-45); quartine (246-65); distici (266-9); quartine (270-77); tristici<br />

(278-83); due strofe, p7A11a7B11B11c7c7D11D11 (284-301); distici (302-5); quattro<br />

strofe, con schemi a7b7p7B11A11C11c7 (328-37) e a7b7B11C11d7C11D11 (338-51);<br />

quartine (352-75); distici (376-9); terzine (380-9).<br />

“Sedean sotto un muscoso, e cavo sasso” 107-20<br />

III. Alessandro Guidi (Erilo Cleoneo)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del grande Augusto rallegrossi l’ombra” 126<br />

“Eran le Dee del Mar liete, e gioconde” 125<br />

“Non fu possanza di beltà, ma frode” 122<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Forse in tua voglia a maggior trono aspiri” 123<br />

174


“Giva per un tranquillo aer sereno” 121<br />

“Io son sì stanco di soffrir lo scempio” 122<br />

“Né ancor dagli anni è dissipata, e spenta” 125<br />

“Non è costei dalla più bell’Idea” 120<br />

“Non perché veggia Amor dal giel degli anni” 124<br />

“Poiché l’anima mia fuor del suo grave” 126<br />

“Questa, che noi miriam, Mole superba” 123<br />

“Sorge coll’armi d’un leggiadro sdegno” 121<br />

“Veggio il gran dì della Giustitia eterna” 124<br />

• Canzone di dieci stanze di settenari ed endecasillabi: abbAcdDc<br />

“Vider Marte, e Quirino” 127-9<br />

• Canzone di sette stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF<br />

“Né i Cavalier feroci” 129-32<br />

• Canzone di sei stanze di endecasillabi e settenari: ABCBaCCDEeDFGgFGHhII<br />

“Benché Tu spazj nel gran giorno eterno” 132-36<br />

• Canzoni a selva (7)<br />

“Col ferro industre al bel lavoro intento” 158-63<br />

“Illustre Colle, che d’ospizio, e sede” 141-3<br />

“Io, mercé delle Figlie alme di Giove” 153-8<br />

“Io non adombro il vero” 147-51<br />

“Nasce da nostra mente” 143-7<br />

“O Noi d’Arcadia fortunata Gente” 136-41<br />

“Sull’Olimpico corso oggi non arde” 151-3<br />

IV. Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide)<br />

N. testi: 22<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi è, dicean le sovrumane menti” 168<br />

“Pugnar ben spesso entro il mio petto io sento” 166<br />

“Stavasi in due brune pupille ascoso” 170<br />

“Tempo già fu, che in solitario tetto” 170<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché nel tuo gran Padre alta difesa” 164<br />

“Del Re dell’Alpi il Pargoletto ignudo” 164<br />

“Era il Caos confuso allor, che Dio” 167<br />

“Mio Cuor, credi, e adora: eccoti avante” 169<br />

“Or che tien chiusi i lumi in dolce obblio” 168<br />

“Poiché lo stato suo l’alma comprende” 165<br />

175


“Quando di sé più, che del Sol vestita” 169<br />

“Quegli, che spira ovunque vuole, e muove” 163<br />

“Scende il Ver dalle Stelle, e adombra, e sface” 166<br />

“Sdegna Clorinda a i femminili uffici” 165<br />

“Se alle nostre foreste avvien, che arrida” 167<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aabBcC / PaA<br />

“Orché la selva annosa” 186-7<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aaBbcC / AabB<br />

“Queste son pur l’elette” 189-90<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbbAcC / PaA<br />

“Gran Saggio, a cui d’invidia, o di fortuna 187-8<br />

• Canzone di dodici stanze di settenari ed endecasillabi: abCBCaDdEE<br />

“Quando dall’urne oscure” 178-82<br />

• Canzone di sedici stanze di settenari ed endecasillabi: aBCaBCCDEeDdFF<br />

“Spiegi le chiome irate” 171-8<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCABCdEdEFfGG /<br />

PABbACC<br />

“Sin da quel primo istante” 182-5<br />

• Terzine<br />

“Mentre già sazio dalle piagge apriche” 191-4<br />

V. Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio)<br />

N. testi: 35<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Or che Clori sulla sponda” 199<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco dell’uman germe e pura, e bella” 210<br />

“L’opra, ch’altri da me colta, e gentile” 194<br />

“O fiumicello, che l’aprica sponda” 197<br />

“Rosa del Ciel, ch’all’apparir d’Aprile” 201<br />

“Vede l’Alba, che sorge; e si consola” 205<br />

• Sonetti (29) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahimè, che ovunque il reo pensier mi mena” 203<br />

“Amore un giorno i rari pregi, e soli” 199<br />

176


“Bella la prisca etate al giusto amica” 204<br />

“Caro usignuol, che sfoghi i tuoi tormenti” 198<br />

“Come diffonde in terra almo splendore” 200<br />

“Dal cieco Amor, che sovra ogn’arte maga” 211<br />

“Dal dì, che a te dintorno, alpestre Fiume” 198<br />

“D’Alnano altri pur canti: io tanto in seno” 207<br />

“Donna vorrei, di voi qualora io canto” 196<br />

“Dopo molto soffrire, e pianger molto” 205<br />

“Due bell’Anime grandi avea creato” 209<br />

“Due Fiamme illustri, nel bel nascer una” 208<br />

“Gode costei, ch’io l’ami, e ’l mio desire” 206<br />

“Io ritornar volea del suol natio” 207<br />

“La mia cara nemica altera, e schiva” 195<br />

“Mancar vidi tua vita a mezzo il corso” 209<br />

“Meco sovente da che il cuor m’accese” 208<br />

“Or che il suolo impetrai, per far più bella” 200<br />

“Or ch’il gran braccio del Motor sovrano” 203<br />

“Passò al Cielo Alessandro il saggio, il prode” 201<br />

“Poiché costei, che m’arde a parte a parte” 197<br />

“Pria, che l’età s’avanzi, o morte assaglia” 210<br />

“Qual già sul Mincio maestoso in atto” 211<br />

“Qual mano industre eletto ramo toglie” 195<br />

“Quando la mente al gran decreto eterno” 202<br />

“Questa amica del Ciel nobil Donzella” 202<br />

“Signor, tant’oltre il tuo valor si stende” 204<br />

“Sovente io cerco per miglior consiglio” 206<br />

“Squallida, e fredda d’una valle sorse” 196<br />

VI. Teresa Grillo Pamphili (Irene Pamisia)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“La nobil Donna, che con forte mano” 212<br />

“O di virtude amica luce, e bella” 215<br />

“O possente di speme, o dolce aspetto” 216<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi mi farà mai strada a veder quella” 215<br />

“Del bel piacer, con cui lusinga Amore” 213<br />

“Gravan l’Alma così cure, ed affanni” 212<br />

“In orrida, profonda, oscura parte” 214<br />

“Non è virtù, che il mio cor muove, e punge” 214<br />

“Ragion, se Amor dal tuo poter m’ha tolta” 213<br />

“Stanchi, ed oppressi i miei pensier non sanno” 216<br />

177


VII. Filippo Leers (Siralgo Ninfasio)<br />

N. testi: 57<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (20) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cosa mortal spesso tal grazia acquista” 221<br />

“Dicea la Ninfa, a cui Siralgo piacque” 233<br />

“Il faretrato Amor, che in fuga volse” 227<br />

“L’Alma di Carlo, che benigno, e forte” 225<br />

“Lieto agnellin, che l’odorata sabbia” 218<br />

“L’ostro real, che vi donò colui” 226<br />

“Mirto odoroso, che le verdi braccia” 219<br />

“Nella stagion, che ’l dì più loco acquista” 236<br />

“Perché barca io non ho, né rete allargo” 234<br />

“Piacciati, o gran Principio delle cose” 258<br />

“Poiché il Tiranno dell’umane cose” 226<br />

“Poiché Landò, la Pertinace, e dura” 224<br />

“Poiché Terra coperse il grande Albano” 233<br />

“Qualor mi specchio di Nereo sul lito” 238<br />

“Simile a se mi fe’ l’alto Fattore” 258<br />

“Sì, sì, ti veggio, a che saltelli, e scappi” 239<br />

“Sparso il crin di fioretti di ginestra” 235<br />

“Te già sul Tebro pargoletta in fasce” 256<br />

“Vaga cervetta, che sul Ronco nacque” 231<br />

“Veggio nel soglio tuo, Città di Giano” 232<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Pellegrina affannata in velo oscuro” 227<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Quel Nappo, o Galatea, che a me dal collo” 238<br />

• Sonetti (28) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Agresti Dii, Su quest’opaco Altare” 228<br />

“Barbaro usurpator del Regno santo” 223<br />

“Chiunque nasce, e sue vestigia impronta” 257<br />

“Corsi audace Nocchier l’onda tranquilla” 223<br />

“Diceami Alcon nella mia prima etate” 219<br />

“Ebbi già del tuo stral l’anima punta” 228<br />

“Eran d’Amor l’amare sorti ascose” 217<br />

“Hier mi guardasti men superba, e fera” 239<br />

“Io veggio, che non può l’umile ingegno” 217<br />

“La Nave mia, che già dal vento irato” 230<br />

“La superba Landò, che il capo altero” 224<br />

“Mirando il volto, ove le nubi, e ’l foco” 222<br />

“Ninfe del Rubicon, che gli antri, e l’onda” 231<br />

“O deserti Paesi, ignota, e bruna” 222<br />

178


“Per l’ampie vie dell’Ocean crudele” 229<br />

“Per quelle vie, che cento strali, e cento” 256<br />

“Qual’augellin, che da lontana parte” 220<br />

“Quando all’antica età volgo il pensiero” 225<br />

“Questa, che già v’accolse, ed or v’inchina” 230<br />

“Rivolto al Mar, che del suo molle vetro” 235<br />

“S’è ver, ch’a un tempo il vostro core, e il mio” 221<br />

“Soli, se non che Amor venia con noi” 218<br />

“Sovra il negro del mare orrido smalto” 229<br />

“Spento Annibal, vinta Cartago, e sparte” 257<br />

“Tal vibrò luce da’ begli occhi un giorno” 220<br />

“Tempo già fu ch’io rallegrar solia” 236<br />

“Traea per le boscaglie orride, e sole” 237<br />

“Venti perversi, inesorabil onda” 234<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Quando la Giovinetta d’Oriente” 232<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Quando la sera sul tranquillo Mare” 237<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata, distribuiti in quattro strofe di<br />

lunghezza diversa.<br />

“O treccia, o treccia d’oro” 241-4<br />

• Odi-canzonette (2) di esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Amarillide vezzosa” (5) 244-5<br />

“Un bel riso lusinghiero” (8) 240-1<br />

• Canzone di diciassette stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF<br />

“O del Bifronte Colle” 245-52<br />

• Canzone di otto stanze di endecasillabi e settenari: ABCBACcDEeDFF<br />

“Svelta dal fianco degli aerei monti” 252-5<br />

VIII. Paolo Antonio Del Nero (Siringo Reteo)<br />

N. testi: 31<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io, che d’oltre Pirene intesi il vanto” 271<br />

“Io son sì avvezzo a viver sempre in ira” 263<br />

• Sonetti (27) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco il volto leggiadro, al cui splendore” 263<br />

179


“Ecco la Terra, ch’all’età futura” 267<br />

“Finché Amor tolse da più bassa sfera” 259<br />

“Fra l’ampia schiera de i pensieri ardenti” 266<br />

“Inclita Patria, già son cinque lustri” 270<br />

“Invitto Re, che dell’avito Impero” 268<br />

“Io amo, e l’Amor mio sembra felice” 273<br />

“Io non so come Amor, ch’oppresso, e vinto” 265<br />

“Io pur lasso vedrò quel Sole ardente” 260<br />

“Io sciolsi un dì ver la più vaga sponda” 264<br />

“Ma qual folle desio mia mente induce” 271<br />

“Nel dì, che vidi in vostra fronte Amore” 261<br />

“Non perché io veggia la mia Patria farsi” 268<br />

“O dolce un tempo, or lagrimosa oscura” 259<br />

“O passaggier, che alle smarrite rive” 267<br />

“Qualor concedo alla notturna stanza” 260<br />

“Quando Maria le candid’ali aperse” 269<br />

“Questa di gemme, e d’or lucida, e bionda” 269<br />

“Sciogliesti appena, o candida Colomba” 261<br />

“Se il pensier, che in assedio ognor mi tiene” 262<br />

“Se il seguir sempre in faticosa impresa” 272<br />

“Signor, quando in tua mente eterna, e pura” 270<br />

“Spesso avrei meco la canora Euterpe” 272<br />

“Sull’erto colle, ch’il frondoso tergo” 265<br />

“Timido Amante in mezzo al cor concentro” 264<br />

“Vide Amor Filli, che superba, e cruda” 266<br />

“Vinta dal sonno la vezzosa Iole” 262<br />

• Odi-canzonette (2) di esastici di ottonari: abbacc<br />

“Da quel dì, che ria fortuna” (25) 277-82<br />

“Sulla riva del Peneo” (20) 273-7<br />

IX. Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio)<br />

N. testi: 40<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dalla più pura, e più leggiadra stella” 290<br />

“La prima volta, ch’io m’avvenni in quella” 296<br />

“Morte, il tuo fero artiglio invan si stende” 288<br />

“Poiché dell’empio Trace alle rapine” 287<br />

“Quando Matilde al suo Sepolcro accanto” 285<br />

“Sotto mi cadde quel Destrier feroce” 300<br />

“Tal mi fe’ piaga un Garzon fero, e rio” 294<br />

“Vago, leggiadro, caro fanciullino” 295<br />

180


• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Invan resisti: un saldo cuore, e fido” 284<br />

“E qual sul Tebro pellegrina, e rada” 295<br />

“O della stirpe dell’invitto Marte” 285<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“O violetta bella, che ti stai” 290<br />

“Sognai sul far dell’Alba, e mi parea” 297<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Che far potea la sventurata, e sola” 284<br />

“Il gondolier, sebben la notte imbruna” 288<br />

“Nacque a Tirinto ier (che gaudio ha il core!)” 293<br />

“Un cestellin di paglie un dì tessea” 291<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alfin col teschio d’atro sangue intriso” 283<br />

“Amor si asside alla mia Filli accanto” 299<br />

“Due Ninfe, emule al volto, e alla favella” 298<br />

“Io veggio entro una bassa, e vil capanna” 287<br />

“O luccioletta, che di qua dall’Orno” 292<br />

“O pellegrin, che in questa selva il piede” 286<br />

“Per far serti ad Alnano, io veggio ir pronte” 286<br />

“Se è ver, che ogn’Uomo integro era da pria” 291<br />

“Stassi di Cipro in sulla piaggia amena” 293<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Al tribunal d’Amore un dì n’andai” 292<br />

“Ardo per Filli. Ella non sa, non ode” 289<br />

“Quando i’ men vo verso l’Ascrea Montagna” 282<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Chi è Costui, che in sì gran pietra scolto” 283<br />

“Io veggio, ahimè, che il biondo crin si annegra” 299<br />

“Quando per girne al Ciel di morte a scherno” 294<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Cento vezzosi pargoletti Amori” 296<br />

“In quella età, ch’io misurar solea” 289<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, EDE<br />

“Tornami a mente quella trista, e nera” 297<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Presso è il dì, che cangiato il destin rio” 298<br />

• Ode-canzonetta di cinque esastici bipartiti: a5b5(b5)C11t ; a5d5(d5)C11t<br />

“Ninfa cortese” 303<br />

181


• Ode-canzonetta di ventidue strofe (154 vv.), di lunghezza disuguale, di settenari e<br />

endecasillabi variamente rimati.<br />

“Vieni: mi disse Amore” 307-11<br />

• Canzoni (2) di endecasillabi e settenari: ABCABCcDdEE / pAaBB<br />

“Spieghiamo i vanni, io dissi all’Alma un giorno” (8) 304-6<br />

“Standomi all’ombra di un’antico alloro” (6) 300-2<br />

X. Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo)<br />

N. testi: 48<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (15) di schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cigno gentil da stelle amiche eletto” 325<br />

“Dopo lunga stagion pur’a voi torno” 318<br />

“Il dì primier, ch’entro mortal ammanto” 324<br />

“Mentre le luci, ove l’alato Nume” 319<br />

“Mentr’oggi, o Silvia, a pascer l’agne inteso” 323<br />

“Non perché ad occhio curioso avanti” 320<br />

“Non perché l’egra Italia ha già rivolto” 324<br />

“Qual Proteo, il Ben sotto diverse spoglie” 322<br />

“Quanto l’alma natura a formar prese” 330<br />

“Questa d’Arcadia illustre Insegna; questa” 322<br />

“Santo Amor, che con nodo almo, e tenace” 331<br />

“Sebbene i merti tuoi, nobil Donzella” 330<br />

“Sì queto un giorno il mar, l’aure seconde” 314<br />

“Sommo Signor, che dal celeste Regno” 320<br />

“Spirto immortal, che forse ancor t’aggiri” 314<br />

• Sonetti (25) di schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allorché Filli, ed io nascemmo, il volo” 312<br />

“Archimede non già, Fidia, né Apelle” 316<br />

“Caro arboscel, che, d’alti faggi a scorno” 329<br />

“Dietro l’ali d’Amor, che lo desvia” 315<br />

“Eccelse menti, ad ornar sempre intese” 328<br />

“Ecco, Amici Pastori, ecco ove è giunto” 326<br />

“Filli, sotto quel faggio Alcone un giorno” 313<br />

“L’incolte rime, ch’io cantar solea” 327<br />

“L’infelice Alma mia quel dì primiero” 321<br />

“Non perché da quel dì, che te disciolse” 329<br />

“Non più d’Amor, ma d’ira solo ardente” 319<br />

“Non ride fior nel prato, onda non fugge” 317<br />

“Penne immortali, a sciorre il volo intese” 318<br />

“Posto Adamo in obblio quel fango umile” 331<br />

“Pria chiuderò quest’occhi al sonno eterno” 328<br />

182


“Qual d’opre esperto, e d’altra mente accorto” 323<br />

“Qual Fiumicel, che se tra verdi sponde” 312<br />

“Quando l’Alma Real vider le Stelle” 315<br />

“Quando vide la Fé sotto il tuo impero” 313<br />

“Questa gran Selva, che di cigni asconde” 325<br />

“Qui, dove Roma a i curvi pini un giorno” 317<br />

“Qui dove un tempo il sanguinoso Marte” 327<br />

“S’è vero, o Febo, ch’a’seguaci tuoi” 321<br />

“Sì vivo lume di virtù matura” 326<br />

“Tra queste due famose anime altere” 316<br />

• Odi-canzonette (3) di esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“D’un gran nome alto immortale” (23) 334-9<br />

“In quell’ora, in cui dal Cielo” (22) 339-43<br />

“Ninfe, o voi, cui gran ventura” (14) 332-4<br />

• Canzone di quarantadue stanze di endecasillabi e settenari: ABCABCcDEeDFF<br />

“Allor ch’acceso nella mente io vidi” 361-78<br />

• Egloghe di terzine (4)<br />

“Lieti prati, erti colli, almi ruscelli” 357-60<br />

“Nel più eccelso d’Arcadia ombroso monte” 348-54<br />

“O ruscelletto avventuroso appieno” 354-7<br />

“Poiché alla fin dopo tant’anni, e tanti” 343-8<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [379-407].<br />

183


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO SECONDO | All’Illustrissima, ed Eccellentissima<br />

Signora | LA SIGNORA | DONNA MARIA | COSTANZA | BUONCOMPAGNI<br />

GIUSTINIANI | Principessa di Bassano e c. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il<br />

flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e<br />

di pino) | In ROMA, Per Antonio Rossi alla Piazza di Ceri. 1716. | CON LICENZA DE’<br />

SUPERIORI.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Maria<br />

Costanza Buoncompagni Giustiniani, pp. [III-VIII].<br />

A chi legge, pp. [IX-X].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [XI-XIII].<br />

Protesta degli Autori e Alcuni errori più importanti occorsi nella Stampa, p. [XIV].<br />

I. Eustachio Manfredi (Aci Delpusiano)<br />

N. testi: 37<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Benché non belva in antro, e non fra l’erba” 14<br />

“Come se dal bel nido almo, natìo” 16<br />

“Il primo albor non appariva ancora” 15<br />

“L’augusto Ponte, a cui fremendo il piede” 2<br />

“Perché t’affliggi, e ti disciogli in pianto” 12<br />

“Se la Donna infedel, che il folle vanto” 7<br />

“Sgombra, Ninfa gentile a che contendi” 17<br />

“Vidi l’Italia col crin sparso, incolto” 3<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Voi pure, orridi monti, e voi, petrose” 4<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, mira costei con qual disdegno” 6<br />

“Ben’ha di doppio acciar tempre possenti” 8<br />

“Dietro la scorta de’ tuoi chiari passi” 16<br />

“Dov’è quella famosa, alta, superba” 1<br />

“Eccelsa Donna, or che al principio nostro” 9<br />

“Le Ninfe, che pe i colli, e le foreste” 9<br />

“O fiume, o dell’erbose, alme, feconde” 11<br />

“O Ronco, ed o del Ronco in sulla riva” 15<br />

“Or piangi orba, e dolente in negra vesta” 12<br />

“Poiché di morte in preda avrem lasciate” 5<br />

184


“Qual feroce Leon, che assalit’abbia” 10<br />

“Quest’ampio Foro, ove da lieti, ardenti” 17<br />

“Sacro, felice, avventuroso altero” 4<br />

“Sì dunque, e gli angui, e le feroci attorte” 13<br />

“Stanco oramai della fatal vendetta” 7<br />

“Tal forse era in sembianza il Garzon fero” 13<br />

“Vegliar le notti, e or l’una, or l’altra sponda” 14<br />

“Vergini, che pensose a lenti passi” 10<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“E tu pur fremi, e tu pur gonfj, e spumi” 11<br />

“Io veggio, io veggio il Cielo: ecco il bel chiostro” 5<br />

“Non templi, od archi, e non figure, o segni” 6<br />

“Poiché cinger costei d’aspre ritorte” 8<br />

“Pur con quest’occhi alfin visto ho l’altero” 3<br />

“Superbe navi, che i tranquilli, e lenti” 2<br />

“Tal da’ Romulei rostri, o innanzi al trono” 18<br />

• Canzone di sei stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF<br />

“O Verginella umile” 18-20<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di settenari ed endecasillabi:<br />

abCBDCcdAaeeFfGG / PaA<br />

“Donna, ne gli occhi vostri” 21-4<br />

• Egloga di terzine<br />

“Titiro, tu di largo faggio al rezzo” 25-7<br />

II. Faustina Maratti Zappi (Aglaura o Aglauro Cidonia)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Invido Sol, che riconduci a noi” 32<br />

“Per non veder del Vincitor la sorte” 41<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Poi che narrò la mal sofferta offesa” 41<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi ben mel disse in sua favella il core” 33<br />

“Ah rio velen delle create cose” 39<br />

“Bacio l’arco, e lo strale, e bacio il nodo” 30<br />

“Bosco caliginoso, orrido, e cieco” 37<br />

“Cadder preda di morte, e in pena ria” 36<br />

185


“Che? non credevi forse Anima schiva” 28<br />

“Dappoi che il mio bel Sol s’è fatto duce” 32<br />

“Donna, che tanto al mio bel Sol piacesti” 34<br />

“Dov’è, dolce mio caro amato Figlio” 35<br />

“Fra cento d’alto sangue illustri, e conte” 39<br />

“Io mi credea la debil Navicella” 28<br />

“Io porto, ahimè, trafitto il manco lato” 29<br />

“Non so per qual ria sorte, o qual mio danno” 29<br />

“Ombrose valli, e solitarj orrori” 34<br />

“Ovunque il passo volgo, o il guardo io giro” 35<br />

“Questo è il faggio, o Amarilli, e questo è il rio” 31<br />

“Scrivi: mi dice un valoroso sdegno” 38<br />

“Se mai de gli anni in un col corso andranno” 38<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Prese per vendicar l’onta, e l’esiglio” 40<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ahi che si turba, ahi che s’innalza, e cresce” 42<br />

“Allor che oppressa dal gravoso incarco” 42<br />

“Amato Figlio, or che la dolce vista” 36<br />

“Dolce sollievo delle umane cure” 31<br />

“Muse, poiché il mio Sol gode, e desia” 33<br />

“Questa, che in bianco ammanto, e in bianco velo” 40<br />

“Se è ver, che a un cenno del crudel Caronte” 37<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Chi veder vuol, come ferisca Amore” 30<br />

III. Giacomo Sardini (Citisso Bleninio)<br />

N. testi: 21<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Già dieci lustri ho di mia vita scorsi” 51<br />

“Sento improvvisa in mezzo al cor discesa” 48<br />

• Sonetti (17) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, che a voglia sua regge, e governa” 43<br />

“Amor, tu piangi, e la faretra, e l’arco” 46<br />

“A tuo dispetto, Amor, l’aspra catena” 47<br />

“Che cosa è quel pensier, che meco ho sempre” 45<br />

“Chi fuor d’un mar pien di tempeste in porto” 50<br />

“Coll’arco teso Amor femmisi avanti” 43<br />

“Come di fiore in fiore Ape ingegnosa” 48<br />

186


“Desio qualor d’alma virtù sull’erto” 51<br />

“Di bosco in bosco io vo sovente errando” 45<br />

“Dimando al pensier mio come s’intenda” 49<br />

“Dissi ad Amor, che tutto lieto io vidi” 52<br />

“Godo, Andreozzi, anch’Io le Pecorelle” 50<br />

“La tua leggiadra Colonnese, e saggia” 46<br />

“Olmi, faggi, ed abeti, e lauri, e pini” 47<br />

“Poiché d’Idalba, Amor, chiedi, ch’io scriva” 44<br />

“Scuote sua face Aletto, e le faville” 49<br />

“Sovra un’alta colonna io vidi assisa” 44<br />

• Ode-canzonetta di cinque sestine: a8a4b8c8b8c8<br />

“La festosa Lodoletta” 52-3<br />

• Ode-canzonetta di diciassette strofe bipartite (a8b8b8c8 ; a8d4d4c4), chiusa da un distico<br />

di ottonari a rima baciata.<br />

“Porgi a me quella tua Lira” 53-7<br />

IV. Cesare Bigolotti (Clidemo Trivio)<br />

N. testi: 25<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Idalgo, andrai là, dove al Sol nascente” 66<br />

“Qual nell’autunno condensato in gelo” 69<br />

“Quel dì, che in vesta sanguinosa, e bruna” 68<br />

“Un non so che sento, che l’alma invoglia” 59<br />

“Vedovo orror, che fosti al bel soggiorno” 68<br />

“Veggio l’iniqua Frode, e il cieco Inganno” 64<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahimè, ch’io sento sbigottito, e smorto” 69<br />

“Allor, che l’increato eterno Amore” 67<br />

“Allor che pien d’un vivo immenso ardore” 58<br />

“Alto Signor, che glorioso al Mondo” 59<br />

“Canta, e lieto il Nocchier prende diletto” 58<br />

“Del magnanimo Re, che col consiglio” 60<br />

“Ecco la Mole, il cui gran piede ingombra” 63<br />

“Licida mio, sai tu con qual vigore” 65<br />

“Mentre Voi di Minerva, e di Bellona” 66<br />

“Pellegrin, che dal freddo, o dall’adusto” 61<br />

“Per le dome Provincie, e i vinti Regi” 61<br />

“Poiché strazio crudel colmi di sdegno” 62<br />

“Pur ti risvegli, Italia, al suon guerriero” 63<br />

“Quando a tergo mi volto, e il guardo giro” 65<br />

187


“Quel dolce Strale, onde piagar solea” 67<br />

“Qui dove or dall’Oronte, or dall’Ibero” 62<br />

“Signor, quel giorno, che dal Ciel Germano” 60<br />

“Stanco di più dolermi della speme” 64<br />

• Ode di dodici quartine di endecasillabi: ABBA<br />

“Italia, Italia, l’Ottoman s’avanza” 70-1<br />

V. Pompeo Rinaldi (Coralbo Aseo)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta a sistema strofico doppio: a8a4b8B11c8d8D11C11 (1-48, 105-12) e<br />

A11B11A11B11 c8d8c8d8 (49-104).<br />

“Poiché a ber su questo lito” 114-8<br />

• Ode di sedici strofe di settenari: abbaacddc<br />

“A Febo un dì chiedei” 92-6<br />

• Ode di quarantasei esastici bipartiti: a8b8c8 ; a8b8c8<br />

“Tempra omai, l’eburnea Lira” 105-14<br />

• Ode di sedici sestine di settenari ed endecasillabi: aBBaCC<br />

“A generose prove” 82-5<br />

• Ode di undici sestine di endecasillabi e settenari: ABbACC<br />

“Non perch’io già scagliassi al tuo Natale” 85-7<br />

• Ode di undici stanze di settenari ed endecasillabi: abbAcddCEE<br />

“Muse, in sì fausto giorno” 72-5<br />

• Canzone di dieci stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDff<br />

“Se da que’ gravi affanni” 87-92<br />

• Canzone di otto stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDFf<br />

“Or che alla Cetra io torno” 79-82<br />

• Canzone di dodici stanze di settenari ed endecasillabi: aBaBbCcDdEE<br />

“Oggi, Pierie Dive” 96-101<br />

• Canzone di dieci stanze di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcdeDE<br />

“Io delle Muse amico” 75-9<br />

• Canzone di tredici stanze di endecasillabi e settenari: AbbAaCddCEE<br />

“O amabil Clio, ch’ai sulla cetra impero” 101-5<br />

188


VI. Marco Antonio Lavaiani (Elagildo Leuconio)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Bella, leggiadra, e, qual credeami, onesta” 119<br />

“Nel dolce tempo dell’età fiorita” 125<br />

“O miei pensieri, se poneste mente” 118<br />

“Quale avrò forza, e quale avrò consiglio” 124<br />

“Qual feroce Leone, a cui nel fianco” 119<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Furia, che all’altrui danno, e tuo sei nata” 125<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Ovunque io volga i passi, o gli occhi giri” 121<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Anima augusta, ch’i begli occhi apristi” 121<br />

“Colse Filli una rosa: io di lontano” 126<br />

“Io diceva al pensiero, un dì, che fiso” 124<br />

“Io vorrei da te lungi, e dagli alteri” 120<br />

“I’ vo tornare alla prigione antica” 123<br />

“Occhi, che per usanza sol piangete” 122<br />

“O di erbette novelle, e vaghi fiori” 120<br />

“O nave, nave, che per l’alto Mare” 123<br />

“Padre del Ciel, che val, ch’io gridi, e piagna” 127<br />

“Se è ver, che l’Uom dalla natìa sua stella” 122<br />

“Se mi tornano a mente i sospir vani” 126<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF /<br />

PaA<br />

“Verdi mirti, ed allori” 127-9<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCcDdeeFF /<br />

Aabb<br />

“Amai, poiché ragion conobbi, ed amo” 129-33<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCCddEE /<br />

AbACcBb<br />

“Talor s’innalza dal terreno limo” 133-5<br />

• Canzone di tredici stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACCDEEDdFF / ABCACBBDD<br />

“Spirto gentil, che al primo onor salisti” 135-41<br />

189


• Canzone a selva<br />

“O Felici Campagne, in cui l’antica” 141-7<br />

VII. Benedetto Menzini (Euganio Libade)<br />

N. testi: 33<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Per più d’un angue al fero teschio attorto” 147<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dianzi io piantai un ramuscel d’Alloro” 153<br />

“Due nate al dilettar chiare Sorelle” 150<br />

“Io, che le genti dissipate, e sparte” 149<br />

“L’alte pareti, e ’l destro lato, e ’l manco” 148<br />

“L’antica Scuola, che Parnaso aperse” 149<br />

“Mentr’io dormia sotto quell’elce ombrosa” 152<br />

“Odia Alcippo le greggi, odia gli armenti” 153<br />

“Quel capro maladetto ha preso in uso” 151<br />

“Questo bel vaso all’arte, all’ornamento” 151<br />

“Sento in quel fondo gracidar la Rana” 152<br />

“Tolse all’Aurora i suoi purpurei fiori” 148<br />

“Tomba del gran Sincero. Almi Pastori” 154<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Disse un dì la Pittura: alzarsi a tanto” 150<br />

• Ode-canzonetta di sei strofe di quinari: ababccdd<br />

“Pianger vid’io” 156-8<br />

• Ode-canzonetta di cinque strofe di quinari: abcabcdd<br />

“Va intorno il grido” 166-8<br />

• Odi-canzonette (2) di esastici bipartiti: a5a5B11t ; c5c5B11t<br />

“Altri la Rosa” (3) 161<br />

“A me d’intorno” (6) 155-6<br />

• Odi-canzonette (4) di distici di settenari a rima baciata, dislocati in strofe di<br />

lunghezza diversa.<br />

“Aure lievi odorate” (3) 165-6<br />

“O voi, che Amor schernite” (11) 161-3<br />

“Quante ha quell’olmo foglie” (4) 164-5<br />

“Saggio Pittor cortese” (10) 158-60<br />

190


• Ode-canzonetta di tre esastici: a7sB11B11a7sC11sc7s<br />

“Molti son, che deludono” 158<br />

• Ode-canzonetta di cinque sestine di ottonari: ababcc<br />

“Giù deposta la faretra” 163-4<br />

• Ode-canzonetta di cinque sestine di ottonari: abbacc<br />

“Quando Amor per suo diletto” 154-5<br />

• Ode-canzonetta di sette esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Belle figlie d’Anfitrite” 168-9<br />

• Ode di sette stanze di endecasillabi e settenari: AbCbCAcC<br />

“Giove, che d’alto ogni tesor diffondi” 178-80<br />

• Ode di sette stanze di endecasillabi e settenari: AbBAcddCdD<br />

“Non mai più giusta dall’afflitte genti” 173-5<br />

• Ode di undici stanze di endecasillabi e settenari: AbCabCdeDE<br />

“Di nuovo io torno a questa cetra d’oro” 169-73<br />

• Ode di tredici stanze di endecasillabi e settenari: ABbAcdCd<br />

“Ancor dal sacro, ed onorato busto” 175-8<br />

• Ditirambo<br />

“O Folle Nume, occhibendato Arciero” 180-4<br />

• Capitoli elegiaci (2)<br />

“Qui giace il Tasso: ah non ti sembri angusto” 187-9<br />

“Senza il fuoco d’Amor nulla è giocondo” 184-6<br />

VIII. Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aura di libertà spira al Giordano” 192<br />

“Chi vuol veder, quantunque arte, ed ingegno” 190<br />

“Due nate a trionfar chiare Sorelle” 191<br />

“Forse ch’è giunto il desiato fine” 191<br />

“Sebben delusa dalla steril terra” 189<br />

“Se non vibrava Amor sì forte il telo” 190<br />

• Ode-canzonetta di quindici sestine di ottonari: ababcc<br />

“Io trascorsi i campi eletti” 202-5<br />

191


• Odi-canzonette (2) di esastici di ottonari: abbacc<br />

“Io ti vidi, o bella Clori” (14) 192-5<br />

“Lascia omai l’egra campagna” (20) 195-9<br />

• Ode-canzonetta di sedici sestine bipartite: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“I gran nomi a pianger’usa” 199-202<br />

• Egloga di terzine<br />

“Or, che ritorna il sacro dì beato” 205-12<br />

IX. Florindo Tartarini (Gelindo Teccaleio)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti anacreontici (2) di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Non so, Elpin, se ti rammenti” 215<br />

“Picciol verme, che fra l’erba” 217<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Generoso invincibile Destriero” 215<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché quel fuoco, che la mia nimica” 213<br />

“Deh cangiar potess’io teco il mio stato” 218<br />

“La Vergine Romana, a cui tu vanti” 214<br />

“O Tebro tu, che in grembo all’Apennino” 214<br />

“Pietoso Notator, se di lontano” 213<br />

“Qual chi da furiosa atra tempesta” 212<br />

“S’io fossi stato a seguir l’orme inteso” 216<br />

“Vago Augellin, che sul nascente giorno” 217<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Colei, che in basso ciglio, e in rozza veste” 216<br />

• Egloga di terzine<br />

“Su questo Colle, o Arsenio, arida è l’erba” 218-26<br />

X. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

192


• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dell’Esquilie qualor sul Colle altero” 231<br />

“Ecco, o Gran Padre, il memorabil giorno” 229<br />

“Oh qual da lei benigno guardo scende” 228<br />

“Poiché nel puro sen desti ricetto” 233<br />

“Questo erto colle, che di nuovi allori” 229<br />

“Tale, e sì folta Gente un dì vid’io” 227<br />

“Vorrebbe Amor, che almen per breve istante” 234<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Carco già d’anni, e più di palme onusto” 232<br />

“Fiume, che d’alta dirupata parte” 230<br />

“Laddove all’ombra di quei verdi allori” 227<br />

“Non ben compito il terzo lustro avea” 226<br />

“Non perché in te con vanto eccelso, e raro” 231<br />

“Perché la forte Gioventude eletta” 233<br />

“Prodi Guerrieri, che di Libia a scorno” 234<br />

“Quando il gran Re, che ha sovra l’onde impero” 228<br />

“S’altri osa dir, che non distingua, e raro” 232<br />

“Tal grazia acquista ne’ tuoi lumi il pianto” 230<br />

• Egloga di terzine<br />

“Questa fresca valletta, e questa fonte” 235-8<br />

XI. Pier Jacopo Martello (Mirtilo Dianidio)<br />

N. testi: 33<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor che Osmino incominciò Natura” 250<br />

“Cadde Agnelletto ad Armellin simìle” 251<br />

“Cadde il Fanciul sotto destrier fatale” 239<br />

“Dalla vegliata inesorabil notte” 243<br />

“Dove, dove, o pensier? t’intendo, il mio” 245<br />

“D’un anno uscia dal primo lustro appena” 240<br />

“Era la notte, o senza Sole il giorno” 241<br />

“Le soglie d’or, fuori di cui sta morte” 244<br />

“Pender vegg’io cinta di rai Donzella” 253<br />

“Questa è la porta, ov’io sovente entrando” 247<br />

“Rondine, che dal Nilo al Tebro arrivi” 250<br />

“Vedesti mai nero Sparvier, che grifi” 242<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Odo una voce tenera d’argento” 246<br />

193


• Sonetti (15) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che Osmin vide a seguirlo appresso” 253<br />

“Appiè d’un colle, e presso ad una fonte” 240<br />

“Come se allor, che si pascea tra’ fiori” 239<br />

“Fera cosa è veder su prato adorno” 245<br />

“Io vedea ne’ tuoi bruni occhi cervieri” 244<br />

“Ma verrà pur quel dì de’ giorni fine” 249<br />

“Nell’alta Roma, in cui se stesso abborre” 252<br />

“O Pastorelle, se a voi sia cortese” 246<br />

“Quella, col crin, di cui gian l’aure in traccia” 252<br />

“Questa pianta odorata, e verginella” 249<br />

“Se a me sai numerar quant’Astri ha il Polo” 248<br />

“Settecento fiate e mille, ed otto” 241<br />

“S’è ver di Niobe, che qual marmo in riva” 243<br />

“Stuol di beltà per lunga via s’aggiri” 248<br />

“Viva, o Pittor, del mio già Figlio il viso” 251<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Figlio, che a te vedi partir dal piede” 247<br />

“Sparso intorno ad Osmin su bara eburna” 242<br />

• Terzine incatenate di ottonari<br />

“Dove l’aria intorno ingombra” 260-2<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Oh, come l’onda ai tu, limpido rio” 254-5<br />

• Egloga di terzine<br />

“Maladetto quel dente, e quel tricorne” 255-60<br />

XII. Elena Balletti Riccoboni (Mirtinda Parraside)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor sì di repente al sen s’apprese” 264<br />

“Tanto di Amor non son fiera nimica” 265<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Di sdegnoso furor tutto ripieno” 266<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Col tuo dono, Signor, dove feconda” 265<br />

“Da umile Donna a te, Signore, ancella” 263<br />

“Italia, Italia, de’ tuoi danni ognora” 264<br />

194


“Meco talor forte mi affliggo, e doglio” 263<br />

XIII. Pompeo Figari (Montano Falanzio)<br />

N. testi: 41<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Così di forze a poco a poco io manco” 276<br />

“Credean d’Erebo i Mostri (ahi par, che ancora” 274<br />

“Della colpa a fuggir talor mi provo” 268<br />

“E quando mai col crin fiorito, e biondo” 273<br />

“Mista all’umor, che da’ miei lumi sgorga” 275<br />

“O Pellican, ch’ove più il calle è incerto” 270<br />

“Quanto sei bella, o Lidia! Io veggio il fiume” 281<br />

“Questa, ch’io calco ognor, terrena strada” 272<br />

“Sovente in ascoltar quel, che spargea” 279<br />

“Vidi in un campo allo spuntar del giorno” 270<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Se del Ciel tra le piagge alme, e serene” 271<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Con bassa fronte, e scarmigliata chioma” 278<br />

• Sonetti (26) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi che a me stesso, e a tua bontà tiranno” 274<br />

“Alto, immenso Ocean, che larghi rivi” 269<br />

“Come tenera Madre, a cui dolente” 285<br />

“Corron talor dietro alle insane voglie” 275<br />

“Dal primo dì, che pargoletto in cuna” 279<br />

“Degli Eserciti Dio, Dio di Vendette” 269<br />

“Di acerba servitù tra gli aspri nodi” 271<br />

“Dopo la breve sì, ma ognor dubbiosa” 273<br />

“E donde a tanti mali alcun rimedio” 284<br />

“Eterno Genitore, eterna Prole” 277<br />

“Già fatta alfin da’ proprj danni accorta” 276<br />

“Gloria a voi, Selve amiche, e gloria a voi” 277<br />

“Io v’amo, o Lidia, e siccom’uom, che avaro” 280<br />

“Lontan dalla mia Ninfa oh come ardito” 284<br />

“Mie deluse speranze! Io già credea” 281<br />

“Nave, che dal furor di torbid’onde” 268<br />

“Poiché già per tant’anni essere io soglio” 278<br />

“Qual per cieco desio correndo all’esca” 283<br />

“Qual, se innocente incauta Lodoletta” 282<br />

“Quando mi accese in seno il primo fuoco” 283<br />

195


“Quante fiate, o troppo incauto core” 282<br />

“Se col pensier sovra me stesso io m’ergo” 267<br />

“Se quanto al guardo tuo celar si prova” 272<br />

“Siccome venti al mar, con varie tempre” 267<br />

“Tra le vaghe due Ninfe Eurilla, e Clori” 280<br />

“Vivendo in altra età cieco seguace” 266<br />

• Ode-canzonetta di venticinque sestine bipartite: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Muse voi, che tutte altere” 288-93<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata, distribuiti in cinque strofe di<br />

lunghezza diversa.<br />

“Oh bella, se ridete” 285-8<br />

• Ode di otto stanze di endecasillabi e settenari: ABBAaCC<br />

“Tra l’Arabiche selve unico Augello” 293-4<br />

XIV. Niccolò Forteguerri (Nidalmo Tiseo)<br />

N. testi: 45<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Il riso, il pianto, l’allegrezza, e ’l duolo” 307<br />

“Non ragionate più, come una volta” 303<br />

“Piccola pianta, che si scorge appena” 304<br />

“Se all’amoroso viso, agli occhi belli” 298<br />

“Se il piacer del pensar mi fosse tolto” 295<br />

“Se quella fiamma, che di vena in vena” 296<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Io non posso, non so, né voglio aitarme” 299<br />

“O dolce, o cara, o mia diletta Fille” 302<br />

“Per tua beltade, e in tua virtù sicura” 298<br />

“Siccome corre ogni momento al mare” 308<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Addio, Castalino fiume: il Ciel cortese” 300<br />

“Che val con aurea poppa, ed auree vele” 306<br />

“Chi di me più scortese, aspro, inumano” 297<br />

“Era tranquillo il mare, e il Ciel sereno” 300<br />

“Il mio bel fuoco, e l’aurea mia catena” 301<br />

“Io son Nocchier, che per fatali stelle” 296<br />

“La fragil Nave mia corre a seconda” 307<br />

“Mentre andava solingo lagrimando” 297<br />

“Nella gran Corte, ove soggiorna Amore” 303<br />

196


“Qualora io veggio in bel seren le Stelle” 301<br />

“Quant’è, ch’io sospirava, e ch’io piangea” 306<br />

“Vergine santa, e pura, e Madre insieme” 308<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Anime accese da gentil desire” 304<br />

“Come Nocchier, che le procelle, e l’onde” 295<br />

“Quella quercia, ch’or tanto alta, e superba” 299<br />

“Quercia non tanto infra la terra, e i sassi” 302<br />

“Se al poco, e falso dolce, e al molto amaro” 305<br />

“Seguano pure nubilosi, e brevi” 305<br />

• Ode-canzonetta di due strofe di ottonari variamente rimati (24 vv; il v. 10 è un<br />

quadrisillabo).<br />

“Come parta, e come arrivi” 320-1<br />

• Ode-canzonetta di tredici strofe (di lunghezza diversa) di quadrisillabi e ottonari<br />

variamente alternati e rimati.<br />

“Io mi stava una mattina” 314-8<br />

• Ode-canzonetta di nove esastici bipartiti: a4a4b8 ; c4c4b8<br />

“È follia” 324-5<br />

• Odi-canzonette (2) di distici di settenari a rima baciata.<br />

“In un boschetto ombroso” 319-20<br />

“I pesci di vivagno” 322-3<br />

• Ode-canzonetta di cinque strofe di settenari: abab<br />

“Tanta invidia ti porto” 323-4<br />

• Ode-canzonetta di sette esastici bipartiti: a7sa7sb7 ; c7sc7sb7<br />

“Allora, che si sfiorano” 326-8<br />

• Ode-canzonetta di undici quartine di settenari, con tre schemi metrici alternati, abba<br />

(1), abab (2), aabb (3), secondo l’ordine 1 2 1 3 2 2 2 2 1 3 2.<br />

“O cameretta mia” 321-2<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“T’ho pur giunto, furfantello” 309-14<br />

• Ode-canzonetta di quattro tetrastici di ottonari: abab<br />

“A me piacciono pur tanto” 326<br />

• Ode-canzonetta di sei esastici bipartiti: a8sa8sb8 ; c8sc8sb8<br />

“Filli mia, non è credibile” 328-9<br />

• Ode-canzonetta di otto strofe: a8b8a8b8b4c8c8<br />

“Occhi belli, io lo confesso” 331-3<br />

197


• Canzone di sei stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF /<br />

aBbACddC<br />

“Lo star da voi diviso” 338-40<br />

• Canzone di dieci stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACcDdEeFF /<br />

aPaBB<br />

“Qualora io penso, e qualor gli occhi io volgo” 333-8<br />

• Ode saffica: (a5)B(a5)B(b5)Cc5<br />

“O bianca, o negra Uva pigiata, e stretta” 318-9<br />

• Ottave di ottonari (9): abababcc<br />

“Non m’importa, e non mi curo” 329-31<br />

• Epigramma: a8sa8sb8c8c8b8d4sd4sd8se4e4e8 (anasinalefe tra i vv. 10 e 11 per correggere<br />

l’ipermetria del penultimo verso).<br />

“Come vanno, e come tornano” 326<br />

XV. Giuliano Sabbatini (P. Giuliano di S. Agata; Ottinio Corineo)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abba; cdc, dcd<br />

“Mentre un dì mirossi al fonte” 349<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Bambino ancor d’accorgimento, e d’anni” 348<br />

“Iniqua larva dell’onor nimica” 346<br />

“Qual Cacciator Fanciullo, a cui davante” 348<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Di tua bontà dal luminoso fonte” 344<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allorché morte il grand’Orazio tolse” 344<br />

“Chi è costei, che ha sì superba a sdegno” 347<br />

“Dalla più pura, e più sublime sfera” 346<br />

“Dotto Salvin, che il mio vil nome oscuro” 345<br />

“Io sospirava, che tornasse al lido” 345<br />

“Ma scolorirsi in un baleno io vidi” 342<br />

“Ogni virtù fa scorta al piè sovrano” 347<br />

“Oh sovra ognaltro a noi bello, e lucente” 343<br />

“O Rime, Rime, che, le valli ascose” 341<br />

“Ove è la saggia nobile Donzella” 349<br />

“Pur tra l’orror del tenebroso giorno” 342<br />

198


“Ricco di quest’eccelsa altera Immago” 341<br />

“Signor, che miri in qual gran pianto è involta” 343<br />

“Tirsi, se udrò mai più, che Aglauro canti” 350<br />

• Canzone di quattordici stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbCAbCcDdEE<br />

/ aBAbpcC<br />

“Ninfa gentil, che per gli afflitti lidi” 354-9<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCcDEeDFF /<br />

ABbACC<br />

“Poiché i sacrati onnipotenti carmi” 350-4<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Ohimè d’Etruria il solo almo conforto” 359-3<br />

• Egloga di terzine<br />

“O lungo tempo disiato in vano” 363-9<br />

XVI. Silvio Stampiglia (Palemone Licurio)<br />

N. testi: 20<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (14) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi come il pianto al suon funebre, e mesto” 377<br />

“Allor, che volli innamorarmi anch’io” 370<br />

“Di Roma, in tempo giovanile, e lieto” 373<br />

“Ecco l’Augusta Sposa, oh come il Fato” 378<br />

“E pure al fine a rivederti io torno” 372<br />

“Forma gentil d’altera, e dolce idea” 374<br />

“Grande visse Innocenzo, e grande il nome” 372<br />

“Laddove a un rio giace sepolta accanto” 373<br />

“L’Immago di Giuseppe, o tu, che miri” 377<br />

“Ninfa di bella, e maestosa immago” 376<br />

“Qual sull’inferme piume egro, che giace” 375<br />

“Quando vibrò da’ vostri lumi Amore” 375<br />

“Quell’Agnelletta, che vezzosa tanto” 371<br />

“Sotto un’Allor di cento rami, e cento” 376<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Ecco la pianta, a cui ferì la fronte” 370<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dorinda mia col ciglio suo lucente” 374<br />

“Padre, e Signor, tu sei su gli astri asceso” 378<br />

“Quando le vostre colle mie pupille” 371<br />

199


• Egloga di terzine<br />

“Vaga Dorinda, eccomi a te ritorno” 379-2<br />

• Egloga polimetrica: terzine (1-141); sei strofe di endecasillabi e settenari, intercalate<br />

dalle terzine (142-210: pAabBcpCdD / aBbacC / aBaBbcC / pAabBpCC /<br />

aaBbCcBddeE / aaBbCcDDPpEE); terzine (211-35).<br />

“Tornava allor, che in Ciel sorgean le stelle” 382-9<br />

XVII. Giovanni Battista Recanati (Teleste Ciparissiano)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ben si conosce la virtù possente” 395<br />

“Col dolce manto di pietà si adombra” 399<br />

“Come Augellin, che colla Madre allato” 394<br />

“Come Nocchier, che in mezzo al mar molt’anni” 392<br />

“Del mio voler troppo fedel seguace” 397<br />

“Dolce pensier della mia mente figlio” 398<br />

“Nello stess’anno entro mortali spoglie” 397<br />

“O di Febo immortal trascelta Ancella” 395<br />

“Poiché quel nodo, a cui formar molt’anni” 390<br />

“Quando al gradito altrui dolce riposo” 391<br />

“Quella tua generosa inclita Figlia” 391<br />

“Sola cura di Filli, e sol diletto” 398<br />

“Sotto il gran peso di mie gravi cure” 394<br />

“Spesso de’ miei desir l’ali raffrena” 392<br />

“Tanta pietà di me stesso mi assale” 393<br />

“Tu ancor contro di me lieto congiuri” 393<br />

“Tu, che sì dolce ogn’or, vago Usignuolo” 396<br />

“Ver voi lo spirto mio sì ratto n’esce” 396<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Un dì gli spirti, a cui forse dovea” 390<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [400-24].<br />

200


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO TERZO. | All’Altezza Serenissima | DEL PRINCIPE |<br />

EUGENIO | DI SAVOJA. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a<br />

sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | In<br />

ROMA, Per Antonio Rossi alla Piazza di Ceri. 1716. | CON LICENZA DE’ SUPERIORI.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale a Eugenio di Savoia, pp. [III-IX].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [X-XII].<br />

Protesta degli Autori, p. [XIII].<br />

I. Carlo Giustiniani (Adelindo Gerenio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Oh lieta notte, chiara più del giorno” 3<br />

“Poiché Vitalbo alto del Tebro onore” 2<br />

“Senza che avessi aita, o pur consiglio” 2<br />

“Vissi lunga stagione al Mondo ignoto” 1<br />

II. Biagio Maioli d’Avitabile (Agero Nonacride)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Mentre da grave morbo oppressa giace” 6<br />

“Or sì, che appare il mio Filindo in vista” 4<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Amor, s’oltre misura arde il mio core” 3<br />

“Come sì oltre in così poca etade” 4<br />

“Quale in terrestre ancor materia accolta” 5<br />

“Signor, che in fresca adolescenza covi” 7<br />

“Splendor d’alti natali è dono vile” 6<br />

“Tu, che fai col pennel viver le tele” 5<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcDD /<br />

aBaBCC<br />

“Quaggiù battendo l’ali” 7-9<br />

201


III. Giovanni Giuseppe Felice Orsi (Alarco Erinnidio)<br />

N. testi: 26<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, che stassi ognora al fianco unito” 12<br />

“Ergi, Eridano allegro, il capo algoso” 19<br />

“Fra me stesso io dicea: pur verrà un giorno” 16<br />

“Fu sua pietà, quando il tuo bel sembiante” 11<br />

“Sì feroce i miei sensi Amor governa” 11<br />

“Uom, ch’al remo è dannato, egro, e dolente” 16<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Donna, è sol tua mercé, ch’io sia qual sono” 14<br />

“Incauto Peregrin, cui nel cammino” 20<br />

“La mia bella Avversaria un dì citai” 13<br />

“Quando Febo mal saggio i suoi destrieri” 21<br />

“Se la misera incauta Farfalletta” 18<br />

“Sì possente virtù delle tue luci” 10<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Da pochi, o Amor, la tua virtute è intesa” 12<br />

“Di due luci leggiadre, e sovrumane” 22<br />

“Donna crudele, omai son giunto a segno” 17<br />

“Donne gentili, io con voi parlo: udite” 20<br />

“Fan sì duro conflitto entro il mio core” 15<br />

“Impara di salire Anima mia” 18<br />

“Io grido ad alta voce, e i miei lamenti” 21<br />

“L’amar non si divieta. Alma ben nata” 17<br />

“La mia spoglia più fral di giorno in giorno” 10<br />

“Né Arcadia ancor, né Roma ancor sapea” 19<br />

“Più volte Amor di libertà pregai” 9<br />

“Quel dì, che, tua mercé, cortese Amore” 13<br />

“Sinché il volto di Cintia ebb’io presente” 14<br />

“Traditrici bellezze, a voi sol deggio” 15<br />

IV. Giacomo Canti (Alisco Tortunio)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, che solo in esser cruda, e fera” 25<br />

“Donna gentil, ch’il nobil petto adorno” 29<br />

202


“Poiché scioglier le rime alte, e famose” 30<br />

“Può ben l’empio destin, che mi diparte” 28<br />

“Quando l’età future un dì sapranno” 30<br />

“Se rio voler di crude stelle irate” 28<br />

“Vago mio Sole, s’io per voi sospiri” 24<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“O pastorella, che su verde riva” 27<br />

“Pur vi riveggio, amate Selve ombrose” 29<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aprite al pianto pur più larghe vene” 27<br />

“Come esser puote mai, che non veggiate” 26<br />

“Dolce mia morte, io veggio ben, ch’omai” 26<br />

“Donna, mentre io vivea libero, e sciolto” 22<br />

“Donna, se tanto in voi potesse Amore” 25<br />

“Io so ben la cagion, perché senz’onde” 24<br />

“Odo talor da chi passar mi vede” 23<br />

“Se nulla ponno in Ciel d’un infelice” 31<br />

“S’io credessi restar di vita spento” 23<br />

V. Girolamo Gigli (Amaranto Sciaditico)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Due famose vittorie a gran litigi” 32<br />

“Era ogni cosa orror, notte, e procella” 33<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor batte due porte all’Alma mia” 35<br />

“Casto Pastore di più casta Agnella” 32<br />

“Fanciulla amante, al Genitor gradita” 36<br />

“Ferisce Amor due Serafini amanti” 33<br />

“Fortuna, Io dissi, e volo, e mano arresta” 36<br />

“Il Tempo io son; spegni la face Amore” 35<br />

“Madre, facciamo un cambio: eccoti il Legno” 34<br />

“Volle Virtude un dì mostrarsi anch’ella” 34<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, ECE<br />

“Sposa, tu pensa a me, ch’a te pens’io” 31<br />

203


VI. Giovanni Battista Ciappetti (Aurisco Elafio)<br />

N. testi: 52<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Come cervetta, che dal bosco fuore” 48<br />

• Sonetti (13) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dentro la mente mi dipinge Amore” 47<br />

“Freddo timor, che la mia mente stringi” 41<br />

“L’Amor di due leggiadre alme pupille” 46<br />

“La vaga, onesta Vedovella, e forte” 38<br />

“O praticel, che fosti un dì premuto” 48<br />

“Padre Ocean, che coll’algose braccia” 53<br />

“Qual se ad uscir della spelonca fuore” 44<br />

“Questo, che spiega verdi rami ombrosi” 49<br />

“Questo è il ruscello? ah secchisi nel fonte” 38<br />

“Se a ciò, che meritar può la mia rima” 37<br />

“Se pastorello innamorato scriva” 51<br />

“Spirti onorati, che la mortal vesta” 40<br />

“Vago usignuol, che a mezza notte suoli” 40<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Io men vo per la via, che segna Amore” 46<br />

“Se penso al giorno, che l’umano ovile” 55<br />

• Sonetti (22) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al mio pensier non s’appresenta oggetto” 43<br />

“Amor, quest’è la via fiorita, e vassi” 52<br />

“Begli occhi, dove all’amorosa insegna” 53<br />

“Bisanzio è in man dell’Arabo Ladrone” 42<br />

“Cadde il Gigante, e un gran rimbombo mise” 56<br />

“Che valle è questa? e qual vorago, e quale” 45<br />

“Chi fu, chi fu, che al barbaro Anniballe” 43<br />

“Dentro vaghe pupille accolte avea” 52<br />

“Dond’ai tu l’armi, e donde i lacci, e l’ali” 41<br />

“Fin dove puote le sue tarde piume” 51<br />

“Già distendea questa del Tebro antica” 54<br />

“Italia, Italia, e il flagellar non odi” 42<br />

“La gran Donna del mar, che lungi stese” 55<br />

“Là su quel monte, e tra quell’elci annose” 45<br />

“O Navi, o d’Asia, e dell’Egeo spavento” 37<br />

“O Terra, o Madre dell’oscura, e cheta” 50<br />

“Per onorar le nostre umane inferme” 49<br />

“Qualunque dotto ingegno a lodar prende” 39<br />

“Quei, che dal centro delle cose muove” 39<br />

“Tu, che il mar cangi in selve, Asia superba” 54<br />

“Vasta Quercia nodosa, o antico Pino” 44<br />

204


“Veggomi innanzi per l’umana via” 47<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Amor, coll’invisibil tua catena” 50<br />

• Odi-canzonette (3) di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“Degli Artidi io canterei” 56-7<br />

“Per gli Dei non mel vietate” 57-8<br />

“Quel Torel, ch’or vedi il mare” 59<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata (i vv. 3-4 sono ossitoni).<br />

“Vecchio sì, son vecchio, e voglio” 60<br />

• Odi-canzonette (2) di distici di ottonari baciati (i primi quattro versi sono a rima<br />

incrociata).<br />

“La feconda terra beve” 59-60<br />

“Pose il corno a’ Tori in fronte” 57<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata (i vv. 11-4 sono a rima alternata).<br />

“Rondinella pellegrina” 58-9<br />

• Terzine (5)<br />

“La bella Ninfa, che fu moglie in Ida” 60-2<br />

“M’avea la bella vision d’Amore” 74-80<br />

“O fresche, umide rive, acque correnti” 67-9<br />

“Poiché colui, che dalla terra sorse” 63-5<br />

“Poiché piacque agli Dei, che il Frigio Regno” 65-7<br />

• Egloga dialogica: terzine (1-111) e due strofe di endecasillabi frottolati (112-39).<br />

“Prendi il fucile, e dalla viva selce” 69-74<br />

VII. Antonio Zampieri (Dareno Minteo)<br />

N. testi: 54<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahimè, ch’io sento la terribil tromba” 85<br />

“Ardo per voi, mio Sole; e l’ardor mio” 88<br />

“Candida face, che di fresco estinta” 94<br />

“Io sono in mezzo a duo forti Guerrieri” 82<br />

“Oh come bella in Ciel fra l’alme sante” 93<br />

“Quando mi giunse al cor quel raggio ardente” 81<br />

“Questa, cui lunga invida età fe guerra” 100<br />

“Queste, onde il Tebro, e ’l nostro Alfeo si gloria” 102<br />

“Questo, che fa doglioso a noi ritorno” 85<br />

“Solo, se non che meco è il mio dolore” 92<br />

205


“Un’ombra io vidi, in suo sembiante vero” 84<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Cieco desio, come Destrier feroce” 84<br />

“L’alta beltà, che nel leggiadro esterno” 89<br />

• Sonetti (37) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che per formar Donna sì bella” 87<br />

“Al lungo pianto, al duolo acerbo, e forte” 106<br />

“Alma gentil, che dalla terza sfera” 86<br />

“Aura gentil, se mai d’amor talento” 96<br />

“Aveano il seno ambo d’amor piagato” 97<br />

“Benché grande sia il don, che il Ciel cortese” 89<br />

“Ben mille volte io benedico il giorno” 81<br />

“Cadde il Tarpeo: chi di sua gran ruina” 101<br />

“Chi è costei, ch’in sulle fulgid’ale” 86<br />

“Germi di nobil stirpe, onde il primiero” 104<br />

“Giacché ammollir non san pianti, né prieghi” 107<br />

“Le Grazie, e le Virtuti aggiunte insieme” 103<br />

“Mietitor, che alla falce agreste, e dura” 95<br />

“Muove virtù da’ vostri rai, che regge” 106<br />

“Nasci, o nobil Fanciullo, e i voti adempi” 104<br />

“Natura allor, che di sua man compose” 103<br />

“Non del Triregno avito il nobil fregio” 105<br />

“Poiché i miei gravi error pur troppo han desta” 98<br />

“Poiché in sonno dolcissimo di morte” 82<br />

“Poiché l’alto decreto in Ciel si scrisse” 99<br />

“Quale il mal saggio, e contumace figlio” 98<br />

“Qualor con troppa accesa brama interna” 91<br />

“Qual sul meriggio, se da nube oscura” 96<br />

“Quando il Pittore, ad animar rivolto” 102<br />

“Quando l’eterno sdegno entro un profondo” 99<br />

“Questo de’ lieti miei scorsi verd’anni” 80<br />

“Se mai nobil pensier m’accende il seno” 93<br />

“Se nulla è in me, di cui fregiato ir goda” 88<br />

“Se presso i rai di mattutina stella” 105<br />

“Se quel pietoso duol, che il sen v’ingombra” 101<br />

“Smunta le guancie, e rabuffata il ciglio” 95<br />

“Spesso con un pensier fido compagno” 92<br />

“Spesso ragion cura di me si prende” 97<br />

“Talor solo fra me pensoso, e stanco” 83<br />

“Tolto il conforto al cor d’ogni speranza” 91<br />

“Tutte intesa ad unir nel debil sesso” 90<br />

“Vola il mio cor di duo begli occhi al lume” 90<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Io, che con voi, crudel, d’umil costanza” 87<br />

“Morta colei, ch’il mio destin mi diede” 83<br />

206


• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Poiché in suo cor da meraviglia oppressa” 100<br />

“Correa la nave mia d’Amor per l’onda” 94<br />

VIII. Prudenza Gabrielli Capizucchi (Elettra Citeria)<br />

N. testi: 27<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Crudo pensiero, intorno al duol mortale” 108<br />

“Dell’età prisca, o dell’età presente” 113<br />

“Non t’adornar di molle piuma, o Figlio” 108<br />

“Se fia mai, ch’io sovrasti alla mia morte” 107<br />

“Se vedi il suol nella stagion novella” 117<br />

“Signor, se irata contra te risorge” 112<br />

“Tutto morte crudel turba, e dilegua” 118<br />

“Volta a un forte pensier fido compagno” 114<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dacché mi tolse a i sette colli alteri” 117<br />

“Deh perché mie del Gange ora non sono” 109<br />

“Di duolo in duolo, e d’una in altra pena” 120<br />

“È breve, o Figlio, il viver nostro; e l’ore” 109<br />

“Già torna Aprile; e i congelati umori” 119<br />

“L’almo mio Sol quando alla mia costanza” 111<br />

“Lassa, che un mar cinto di sirti io varco” 116<br />

“Note, sì vi ravviso; e un rio dolore” 114<br />

“Pien di morte il pensier sì forte ingombra” 119<br />

“Quando più tormentoso il duol m’ingombra” 116<br />

“Quella sopita alma virtù natìa” 110<br />

“Quel magnanimo spirto eccelso, e forte” 113<br />

“Ragion, tu porgi alla confusa mente” 112<br />

“S’io penso al tuo leggiadro almo sembiante” 115<br />

“S’oscura il Sol, che langue il suo Fattore” 118<br />

“Talor di mia magion la più romita” 115<br />

“Vago Augellino, che di ramo, in ramo” 111<br />

“Vergine eccelsa, che nel più fiorito” 110<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Selve incognite al Sol, torbide fonti” 120-2<br />

207


IX. Vincenzo Piazza (Enotro Pallanzio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Laddove un fresco rio fra molli erbette” 125<br />

“Mira, o Montan, quella Civetta folle” 123<br />

“Or che l’Azio immortal sangue regnante” 126<br />

“Qual rio, che divertito in regio parco” 122<br />

“Scorgo d’Aure vagar stuolo gentile” 124<br />

“Segue affannoso Elpin l’ispido, e fero” 124<br />

“Signor, quel sangue, che ti ferve in petto” 125<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Pastor, correte a rinforzar le sponde” 123<br />

“Talor de’ sensi miei l’alta Reina” 126<br />

X. Pompeo Camillo di Montevecchio (Fertilio Lileo)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Scorrendo un dì del Vatican le soglie” 127<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor mi tolse il core è in un drappello” 130<br />

“Antro superbo, a me simile oh come” 129<br />

“Incauto Peregrin, che i passi allenta” 130<br />

“L’empia face d’Amor trattai per giuoco” 129<br />

“Levommi il mio pensiero in parte, ov’era” 128<br />

“Padre amoroso, che talor s’adira” 128<br />

“Quell’invitta Umiltà, che ti fu guida” 131<br />

“Tu, che miri quest’Urna, e che t’affligi” 127<br />

• Ode-canzonetta di ventitré esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Stanco omai di più soffrire” 131-5<br />

• Canzone di dieci stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcDEeDFF /<br />

aABB<br />

“Bellezza è sacro nome” 136-40<br />

208


XI. Alessandro Cerrati Galanti (Gantila Pelleneo)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“A queste amare lagrime dolenti” 144<br />

“Un amico pensier talor mi sgrida” 142<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Beati un tempo, ora infelici armenti” 145<br />

“Dopo mille tormenti, e mille affanni” 143<br />

“Famoso Bosco, infra i cui rami eletto” 143<br />

“La Fama al suon di mille trombe, e mille” 144<br />

“O bella man, che reggi a tuo talento” 141<br />

“Qual’Agnellina dal sentiero uscita” 145<br />

“Se volete, o mio Ben, ch’io canti, e scriva” 140<br />

“Cantando un dì per queste rive altere” 142<br />

“Quando volgo la mente al divin volto” 141<br />

XII. Ferdinando Antonio Ghedini (Idaste Pauntino)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Quante fiate il Sol dell’Oriente” 152<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Quella pietà, che te, Signor, già prese” 147<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che dal più alto Ciel discese” 146<br />

“Con che sottil lavoro, e di che eletto” 153<br />

“L’amico spirto, ch’al partir suo ratto” 151<br />

“Se il nodo del dover saldo, e tenace” 153<br />

“Sì scherza pur, sì salta pur per l’erbe” 148<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Se giusto duol può meritar pietate” 150<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Zanotti, il Ciel mi diè scarsi talenti” 152<br />

209


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Come lo stral del Cacciator percosse” 149<br />

“Tu non fosti, Signor, giammai sì sciolto” 151<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Sei pur tu, pur ti veggio, o gran Latina” 146<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Gran Santo, onde a ragion la tua si vanta” 150<br />

“Il bel crin crespo, ora raccolto, or sparso” 147<br />

“Sì son folli, e superbi i miei martiri” 149<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Come dal rogo, cui coll’ali accende” 148<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDff / Paa<br />

“Udite, colli, e piani” 154-6<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF /<br />

PaA<br />

“Cura forse immortale” 156-8<br />

XIII. Angelo Antonio Sacco (Leandro Oresteo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mio Dio, quel cuor, che mi creaste in petto” 159<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Perché mai tutte l’onde a poco a poco” 160<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“De’ fiori in grembo, al susurrar dell’ora” 160<br />

“Per fabbricar quel bel purpureo Serto” 159<br />

• Canzone di dieci stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCcDdEeFF /<br />

aBbABcC<br />

“Filli, a lodar le tue bellezze altere” 161-5<br />

XIV. Francesco Passerini (Linco Telpusio)<br />

N. testi: 11<br />

210


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Quando un giorno a Madonna Amor’ mi offerse” 167<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore, ond’è, che ovunque gli occhi gira” 166<br />

“Donna, tant’è possibile lasciarvi” 168<br />

“Finché il governo di mia debil nave” 169<br />

“Giugne il Trace sull’Istro a’ nostri danni” 166<br />

“Giurato aveami Amor, che il dolce aspetto” 168<br />

“Io tanto men sento di voi pietate” 170<br />

“Lascia la bruna veste, afflitto core” 167<br />

“Quando di duo bei lumi il dolce strale” 170<br />

“Se quel pensier, ch’amaramente piagne” 169<br />

“Udiste d’Austria il Fato acerbo, e tristo” 165<br />

XV. Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di quinari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“O lodoletta” 178<br />

• Sonetto anacreontico di settenari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Sai, Flora, che desia” 178<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi è costei, che dal natìo deserto” 173<br />

“Moro, Amici, tradito; e il mio morire” 175<br />

“Toglie a Bizanzio rio l’ingiuste prede” 177<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Dimmi, o Nocchier, che sul deserto lito” 172<br />

“Sì, ch’io merito pena aspra infinita” 173<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Che tirannia d’Amor! volermi stretto” 172<br />

“Coppia felice, il tuo bel nodo stretto” 171<br />

“Dunque l’Asia rubella avrà baldanza” 176<br />

“Figlio, se già d’eternità il sentiero” 175<br />

“In qual parte del Ciel la stella ardea” 174<br />

“Mario, che tante volte, e sempre invitto” 174<br />

“Non per gloria cercar, l’aure serene” 171<br />

“O peregrin, che muovi errante il passo” 177<br />

211


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ecco Libia in Europa; ecco Cartago” 176<br />

• Ode-canzonetta di quattordici esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Poiché qui più d’un Apollo” 179-81<br />

• Ottave<br />

“Avanti a gli occhi tuoi dell’infinite” 181-4<br />

XVI. Aurora Caetani Sanseverino (Lucinda Coritesia)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sfoga pur contra me, Cielo adirato” 186<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ben son lungi da te, vago mio Nume” 187<br />

“Che fai Alma, che pensi? avrà mai pace” 186<br />

“Non così dopo lunga aspra tempesta” 185<br />

“Siccome a’ raggi del sovran Pianeta” 187<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Pianger teco dovrei, gentil Pastore” 185<br />

XVII. Carlo Francesco Martello (Mirtilide Langiano)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Tacciasi Menfi i barbari portenti” 191<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Usignuol, che non anche uscì del nido” 188<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io mi sedea di mia sorte contento” 191<br />

“Iva da’ muri a rintuzzar le avverse” 190<br />

“Uom, che d’Uom solo avea gli accenti, e il viso” 189<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Ci serpe in sen l’estro Febeo; ma poi” 189<br />

212


“Greco Cantor, qualora io fiso aperte” 190<br />

“Qual pecorella, il magro fianco, e smunto” 188<br />

XVIII. Camillo Ranieri Zucchetti (Nadasto Licoate)<br />

N. testi: 29<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Gran Carlo invitto, eccelso inclito figlio” 204<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma, che non finito anche il tuo die” 198<br />

• Sonetti (16) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, se cinta da tue fide scorte” 193<br />

“Chiaro Ruscel, che fra solinghi orrori” 195<br />

“Clori, il rigor di mia nimica stella” 202<br />

“Clori infedel, poiché i miei gravi, e tanti” 198<br />

“Di Pindo al sacro colle, ove sublime” 200<br />

“Di viole odorose adorna, e bella” 199<br />

“Donna, dal Tebro, ov’io da te lontano” 201<br />

“E dove è Filli? oh Dio! Ninfe, Pastori” 197<br />

“È questo il bel Paese? e la feconda” 201<br />

“Io, ch’a be’ studi intento, un dì godea” 193<br />

“Italia, afflitta Italia, ov’è il sostegno” 197<br />

“Mentre a cantar con sì leggiadro stile” 192<br />

“Pentito alfin de’ miei sì lunghi affanni” 206<br />

“Porto da te lontano il piede, e ’l core” 203<br />

“Questi è l’Eroe, il cui gran braccio invitto” 199<br />

“Ritorna, o bella Clori: erma foresta” 194<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Non mai dunque, Signore, i tuoi devoti” 196<br />

“Per desio di spezzar la ria catena” 205<br />

“Quella fiamma sì viva, ardente, e forte” 204<br />

“Sacro Signor, cui l’immortal Fattore” 200<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Benché d’Amor nel vasto mare infido” 192<br />

“Poiché non sazio ancor di sue rapine” 205<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“A che più stai su questa avara sponda” 196<br />

“Chi mai vide di te Città più bella” 203<br />

“Dal grave sonno, in cui, già son tanti anni” 202<br />

213


“Ond’è, Nadasto mio, che sì dolente” 195<br />

“Questa di bianco avorio ornata, e bella” 194<br />

XIX. Francesco Maria Carafa (Nicandro Tueboate)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Già dieci, e dieci volte ha il Sol trascorso” 208<br />

“Lasso, e quando fia mai, che un sol momento” 206<br />

“Per voi dal primo dì, ch’io vi mirai” 207<br />

“Sin da’ primi anni or vilipeso, or grato” 207<br />

“Spirto gentil, che in bel corporeo manto” 208<br />

XX. Alessandro Pegolotti (Orialo Minieiano)<br />

N. testi: 39<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Vedi, Iren, quell’alta Nave” 228<br />

• Sonetti anacreontici (7) di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Agnelletto vezzosetto” 226<br />

“Il più vago fiorellino” 227<br />

“O famoso inclito Vate” 218<br />

“Quella quercia alta, e frondosa” 227<br />

“Questa, o illustre Alfesibeo” 210<br />

“Questa perla vezzosella” 226<br />

“Tosto, Ireno, a prender vanne” 225<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Con tre fiamme innocenti il mio diletto” 220<br />

“Di questo Mare; in cui più d’un Piloto” 212<br />

“Quando lasciò del suo Ticin la sponda” 224<br />

“Santificata pria del gran natale” 215<br />

“Sullo spuntar del nuovo inclito giorno” 214<br />

• Sonetti (25) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor, ch’io sarò giunto al passo estremo” 215<br />

“Almo Pastor, che dell’eterno giorno” 223<br />

“Angioli, o voi, che alla gran Donna accanto” 217<br />

214


“Aperte or mira il mio pensier due strade” 214<br />

“D’astri novelli una serena luce” 210<br />

“Genti, l’anno ora compie, e il giorno, in cui” 222<br />

“Ho vinto, o Mori. Io di nemici, e rei” 216<br />

“Intorno al carro, onde pomposa al Chiostro” 220<br />

“L’anima vostra in maestoso aspetto” 216<br />

“Leucoto, io canto Amor; ma non già quello” 211<br />

“L’Onor, la Fama, e in un la Gloria, e quante” 224<br />

“Mio Dio, non già per aver lode io canto” 209<br />

“Mirtilo, entrasti mai per l’auree soglie” 218<br />

“Né per l’auree sue piume altero splende” 219<br />

“Or che pien d’un magnanimo desio” 223<br />

“Piccola Nuvoletta, or del Carmelo” 213<br />

“Posa negando al pio Fedele, e tregua” 219<br />

“Quella, ch’ambe le mani entro la chioma” 221<br />

“Sacre Parrasie selve, è questo il giorno” 211<br />

“Sovra l’erto cammino, ove compagno” 217<br />

“Stavasi lieta un dì la Gloria nostra” 221<br />

“Tirsi, di ripigliar vicina è l’ora” 222<br />

“Tu, che immenso ognor traggi almo diletto” 212<br />

“Un non più inteso empito audace oh quanti” 209<br />

“Vergine bella, che in sì chiaro giorno” 213<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Queste d’Allor cinte, e d’Ulivo ancora” 225<br />

XXI. Angelo Poggesi (Orsatto Cidario)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (14) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Arbore dilettosa, Arbor vitale” 229<br />

“Bella, e rara virtù, che gemme, ed ori” 236<br />

“Dalla celeste via giunta sul passo” 238<br />

“Fa consiglio nel Ciel pietoso Amore” 231<br />

“Gran Rovere sull’Arno alto s’ergea” 242<br />

“La notte, che seguì l’alta sventura” 242<br />

“Lungi, lungi o profani; ecco l’augusto” 236<br />

“Nel giardino d’Amor novello amante” 229<br />

“Qual nocchier, che più volte a duro scoglio” 240<br />

“Questa sì cara al Ciel bella Guerriera” 239<br />

“Rapace mano, un dì, che Amor dormìa” 232<br />

“Schifar le rose, ed abbracciar le spine” 238<br />

“Te, cui spinse di gloria un bel desio” 234<br />

“Vergine Astrea, che questa umil, terrena” 235<br />

215


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, ECE<br />

“S’io vi bendo, occhi miei, non vi dolete” 239<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Nato del Sacro Impero il gran sostegno” 232<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi l’antiche mie pompe, e ’l fiero giuoco” 234<br />

“Chi m’apre il petto, e mi trae fuor dal seno” 230<br />

“Come allor, che di Gange uscito fuora” 228<br />

“Era quel dì, che de’ Pisan la finta” 233<br />

“Gesù, se col portar devoti in giro” 241<br />

“Gli astri più bei della superna mole” 230<br />

“In qual luogo sovran fosse l’altera” 243<br />

“Mentre con mille atre facelle accese” 240<br />

“Nobil gara tra’ Numi in Ciel s’accese” 235<br />

“Ov’è l’aurato Carro? v’sono i mostri” 237<br />

“Pria che a vestir venisse il fragil manto” 233<br />

“Se cruda è Filli, e più s’inaspra al pianto” 231<br />

“Spina, che fosti del gran numero una” 241<br />

“Vide il gran Re, che l’Universo regge” 237<br />

XXII. Vincenzo da Filicaia (Polibo Emonio)<br />

N. testi: 35<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Giunto quel Grande, ove l’altrui gran torto” 254<br />

“Piangesti, Roma, e in te si vide espressa” 253<br />

“Qual Madre i Figli con pietoso affetto” 251<br />

“Se grazia il Vinto al Vincitor veruna” 243<br />

“Sotto l’Orse colà, (se dice il vero” 255<br />

• Sonetti (25) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arsi di nobil foco, e ’l foco mio” 251<br />

“Aure, che a far le pene mie canore” 249<br />

“Dall’estremo Occidente o tu, che ’l piede” 247<br />

“Dov’è, Italia, il tuo braccio? e a che ti servi” 256<br />

“Grande fui, mentr’io vissi, e Scettro tenne” 245<br />

“Grave d’anni, e di colpe, al doppio incarco” 247<br />

“Italia Italia, o tu, cui feo la Sorte” 255<br />

“Ma che dissi? ancor dura il Regno, e serva” 246<br />

“Ma più, che altrove, qui sul Tebro io regno” 246<br />

“Mentre ogni fonte i disperati ardori” 250<br />

“Misero Ingegno, nel cui Suolo aprico” 248<br />

“Nate, e cresciute sotto fier Pianeta” 249<br />

216


“Né fera Tigre, che da gli occhi spire” 248<br />

“Non tel dissi, Alma mia, che un dì saresti” 253<br />

“Onde s’io spargo inchiostri, e carte vergo” 252<br />

“Quando giù da i gran Monti bruna bruna” 257<br />

“Questa, che scossa di sue regie fronde” 244<br />

“Simile al fonte, che, se ’l ver n’ascolto” 252<br />

“Soffri, misera, soffri. Ecco al tuo foco” 258<br />

“Sono, Italia, per te discordia, e morte” 257<br />

“Sul Tebro io l’ebbi, e poi che gli occhi al vero” 245<br />

“Tirsi, qui appunto, ove in quest’Orno incisa” 244<br />

“Tra il forte Ibero, e il Lusitano invitto” 254<br />

“Vanno a termine sol con passi eguali” 256<br />

“Vivrà l’Arcadia. Un dì Talìa mel disse” 250<br />

• Canzone di dodici stanze e congedo di settenari ed endecasillabi:<br />

aBACDbCDEeFfEGG / PAaBbCC<br />

“E pure, Italia, e pure” 258-64<br />

• Canzone di quattordici stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABbCABCDeDEeFF / ABabCC<br />

“O tu, cui trasse fin dagl’Indi estremi” 271-8<br />

• Canzone di quindici stanze di endecasillabi e settenari: ABbCBcACdEeDdFF<br />

“Re grande, e forte, a cui compagne in guerra” 264-71<br />

• Canzone di dieci stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACCDEeDFGHhGFfII / ABbaA (nella prima stanza il v. 12 è irrelato)<br />

“Nel più alto silenzio, allor che amico” 278-84<br />

• Terzine<br />

“O di Figlio maggior gran Madre, e Sposa” 285-95<br />

XXIII. Giampietro Zanotti (Trisalgo Larisseate)<br />

N. testi: 36<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi fera vista! Ah troppo acerbo die!” 308<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“E qual sì industre man ritrar poteo” 306<br />

“Indarno, Amor, tu mi sospingi, e sproni” 296<br />

“Or dal centro, ove stai, dove penosa” 303<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“E sempre avrai d’intorno a gli occhi avvolta” 310<br />

217


“Qual’uom, che chiuso in cupa, orrida, e mesta” 303<br />

“Sovra me stesso, oltre il poter mortale” 302<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Vaghi augelletti, che di fronde, in fronde” 300<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ben a ragion d’un dolce, almo, e giocondo” 296<br />

“Ben mi può torre, che a mirar non giunga” 305<br />

“Che dirà allor, Sorella, allor che sciolto” 299<br />

“Dunque di nuovo ardisce, e più non sente” 305<br />

“E crollar le gran torri, e le colonne” 304<br />

“E quai cinte n’andran, se delle fronde” 309<br />

“E quel, donde derivi, illustre, e chiaro” 310<br />

“Oimè, che incauto Giovanetto i passi” 298<br />

“O quale interno, o qual nuovo m’innalza” 299<br />

“Perché romper tuo corso, e al comun danno” 300<br />

“Per quella via, che la virtute corre” 301<br />

“Poiché seguendo il desir vostro, o il fero” 307<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ecco pur dopo il terzodecim’anno” 309<br />

“Io, mercé del furor, che in petto accolgo” 298<br />

“Sì queste son le selve, e questi i lidi” 308<br />

“Voi, che Sovrane intelligenze siete” 297<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Ghedin, non vedi, che i miei stanchi, e lenti” 302<br />

“Spingo per lunga dirupata strada” 301<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Come dapprima foste poco accorte” 297<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Fiume orgoglioso, che l’alme feconde” 304<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Lasso, già mille, e mille onesti ardenti” 306<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, ECD<br />

“Pur vi riveggio, avventurose tanto” 307<br />

“Donna, a cui mortal Sposo il Ciel destina” 311<br />

• Ode di otto sestine bipartite: p7a7a7b7s ; p7c7c7b7s<br />

“Or che i petrosi fianchi” 316-8<br />

• Ode di ventitré sestine bipartite: a8a8b8 ; c8c4b8<br />

“Forse a Voi, del Greco Alfeo” 318-22<br />

218


• Ode di sei strofe di settenari ed endecasillabi: abacCBdd<br />

“Ben anco in cor l’acerba” 314-5<br />

• Ode di diciotto pentastici di settenari ed endecasillabi: abbAa<br />

“Dov’è, nobil Donzella” 311-4<br />

• Canzone di sei stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdEedFF<br />

“Qualor di strali carco” 322-5<br />

XXIV. Gaetana Passerini (Silvia Licoatide)<br />

N. testi: 29<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Stava un dì Clori soletta” 334<br />

• Sonetti (9) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Anima bella da quel nodo sciolta” 335<br />

“Chi ti dà aiuto oimè, chi ti consola” 336<br />

“Linco geloso un dì mirando il prato” 337<br />

“O tortorella, che al natio tuo nido” 338<br />

“Qual cervetta gentil, ch’ora il desio” 333<br />

“Se Linco tuo, se il tuo Germano è morto” 336<br />

“Signor, che nella destra, orror del Trace” 326<br />

“Sotto quel faggio, in riva a quel ruscello” 337<br />

“Spirto sublime a dimostrare eletto” 329<br />

• Sonetti (16) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Fin che dietro al desire avrà diletto” 327<br />

“Già mercé tua mio Dio, mio Redentore” 328<br />

“Mille fiate il dì, mille fiate” 330<br />

“Move la semplicetta Pastorella” 331<br />

“Non mai con sì gioconda, e lieta voglia” 330<br />

“O diletta, onorata, e cara salma” 333<br />

“Qual se da falce è tocco, e via reciso” 327<br />

“Quando con gli occhi della mente io miro” 332<br />

“Quando mai qualche tregua ho dal dolore” 329<br />

“Quando, perché racquisti la ragione” 332<br />

“Quando vaga d’onor sciolgo al pensiero” 325<br />

“Quella, che veggio intorno ir folgorando” 326<br />

“Se in un Prato vegg’io leggiadro fiore” 334<br />

“Signor, che gli alti Eroi, da cui discendi” 328<br />

“Su quelle balze, ove una Capra appena” 335<br />

“Vago ruscel, che mormorando inviti” 331<br />

219


• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata.<br />

“Chi conoscer desia” 339-40<br />

• Odi-canzonette (2) di distici di settenari a rima baciata (gli ultimi due versi<br />

sono tronchi).<br />

“Lesbina semplicetta” 338-9<br />

“Vespina desiosa” 340<br />

[segue:] VARIE RIME | DEGLI | ARCADI | In occasione delle presenti | Vittorie<br />

riportate contra | i Turchi | DALLE | ARMI CESAREE | Nel presente Anno MDCCXVI.<br />

(p. 341)<br />

[Introduzione], p. 342.<br />

I. Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io veggio (alfin pur veggio, e il credo appena)” 343<br />

“Quella, che ora sul destro, ora sul manco” 343<br />

II. Fulvio Astalli (Alasto Liconeo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Nel tempo, che accingeasi all’alta impresa” 344<br />

III. Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, DCE<br />

“Monarca invitto, che col braccio forte” 345<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alta Reina, che all’antico culto” 344<br />

220


IV. Pietro Bonaventura Savini (Eurialo Liceano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Crescimbeni “Monarca invitto, che col braccio forte”<br />

(p. 345).<br />

“Carole, magnanimo Europam qui protegis ense” 345<br />

V. Filippo Fabri (Alindo Scirtoniano)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Augusto Eroe, non senza alto consiglio” 346<br />

“Quando di Turbe ostili ampio torrente” 346<br />

VI. Tommaso Filipponi (Amireno Manturico)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Colei, che mira con cent’occhi, e cento” 347<br />

VII. Antonio Maria Salvini (Aristeo Cratio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qui, dove con barbarici ornamenti” 347<br />

VIII. Giovanni Battista Ciappetti (Aurisco Elafio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

221


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“L’alto grido Signor, ch’ai tu nell’Armi” 348<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ancor non ha l’antico sdegno pago” 348<br />

IX. Gregorio Redi (Autone Manturese)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Guerrier di Dio, che a vendicar l’offese” 349<br />

X. Eustachio Crispi (Benalgo Chelidorio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Indarno, Italia mia, ti diè natura” 349<br />

XI. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Eustachio Crispi “Indarno, Italia mia, ti diè natura”<br />

(p. 349).<br />

“Te frustra natura suis, Terra Itala, circum” 350<br />

• Parafrasi latina del sonetto di Francesco Maria Gasparri “Son già tre lustri (ah sian<br />

pur cento, e mille)”, p. 375.<br />

“Iam tria lustra (precor tibi centum, et mille supersint)” 376<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Fosti pur Tu, che del Tibisco un giorno” 385<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Or vanne, e d’armi, e di guerrieri legni” 385<br />

“Riguarda il Ciel con placid’occhio amico” 386<br />

222


XII. Giacomo Sardini (Citisso Bleninio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Temesia ai vinto; e le superbe mura” 351<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quella del negro obblio Donna nimica” 351<br />

XIII. Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alfin comparve il formidabil giorno” 352<br />

• Traduzione latina del sonetto<br />

“En metuenda dies, quae per declivia Savi” 352<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco le già battute audaci mura” 353<br />

• Traduzione latina del sonetto<br />

“Quae nimis audaci Turres, et Moenia fronte” 353<br />

XIV. Filippo Cristofori (Cleomanto Tasiano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quando Scipio la mano entro la chioma” 354<br />

XV. Ignazio De Bonis (Cloriso Scotaneo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O bella Italia, del passato affanno” 354<br />

223


XVI. Pompeo Rinaldi (Coralbo Aseo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dopo le Palme gloriose altere” 355<br />

XVII. Antonio Colloreti (Corsildo Alfeio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Non è questo il trionfo, o Duce invitto” 355<br />

XVIII. Pietro Ottoboni (Crateo Ericinio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dov’è il gran Carro, in cui superbo assiso” 356<br />

XIX. Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S. Anna; Adalsio Metoneo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Pietro Ottoboni “Dov’è il gran Carro, in cui superbo<br />

assiso” (p. 356).<br />

“Quo, quo currus iit, cui veste insedit in aurea” 356<br />

XX. Marco Antonio Lavaiani (Elagildo Leuconio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dissi al mio cor, che delle Tracie schiere” 357<br />

224


• Canzone di sei stanze di endecasillabi e settenari: ABCaBCcDDEfEFggF<br />

“O saggio, o forte, o glorioso, invitto” 358-61<br />

XXI. Giovanni Francesco Bulgarini (Elmante Lirceate)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Il Vincitor delle più dubbie imprese” 361<br />

XXII. Antonio Ottoboni (Eneto Ereo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quando EUGENIO pugnò, del gran CLEMENTE” 362<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Questo, CESARE, è il tempo. Il Ciel balena” 362<br />

“Padre, e Signor, ch’a’ figli tuoi con tanto” 363<br />

• Ode di undici stanze di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcDD<br />

“Pure ad onta del forte” 363-6<br />

XXIII. Domenico Dari (Epineto Isiate)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Quando quaggiù del grand’EUGENIO scese” 367<br />

XXIV. Camillo Della Penna (Erillio Filippeo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, ECD<br />

“O Duce invitto, per cui solo or porta” 367<br />

225


• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCADbCEEDFGgFHIHILL / ABBACcDD<br />

“O saggio, invitto, glorioso, e forte” 368-71<br />

XXV. Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Son già tre lustri (ah sian pur cento, e mille)” 375<br />

• Terzine<br />

“O per noi lieto avventuroso giorno” 371-5<br />

XXVI. Antonio Francesco De Felici (Semiro Acidonio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Francesco Maria Gasparri “Son già tre lustri (ah sian<br />

pur cento, e mille)”, p. 375.<br />

“Tertia iam numeras (numeres centena, precamur)” 376-7<br />

XXVII. Francesco Maria Cagnani (Eustasio Oeio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Mira, e volgi, Ottomano, umido il ciglio” 377<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Vedremo alfin vedrem gli ultimi scempj” 378<br />

XXVIII. Benedetto Pamphili (Fenicio Larisseo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Disse CARLO ad EUGENIO: I Traci arditi” 380<br />

226


“Saggio Pittor, Giovine Eroe figura” 379<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Eran di Vienna i campi ancor vermigli” 379<br />

“Sull’Istro, e il Savo, con sì vasta idea” 378<br />

XXIX. Francesco Maria Lorenzini (Filacida Luciniano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Benedetto Pamphili “Disse CARLO ad EUGENIO: I<br />

Traci arditi” (p. 380).<br />

“Sic ait EUGENIO CAROLUS: simulaverat audax” 380<br />

XXX. Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sommo Pastor, tua sia la gloria, ed abbia” 381<br />

XXXI. Giovanni Francesco Della Volpe (Flamisto Termeo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Signor, che fin sulle temute Porte” 381<br />

XXXII. Florindo Tartarini (Gelindo Teccaleio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Almo Nocchier, Tu, che al governo siedi” 382<br />

227


XXXIII. Ercole Aldrovandi (Griseldo Toledermio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“O Duce invitto, al di cui fianco in guerra” 382<br />

XXXIV. Tommaso Alessandro Vitali (Ilindo Paragenite)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Prendi, o Duce immortal, questo possente” 383<br />

XXXV. Francesco Antonio Lolli (Lisippo Inacheo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Scorgo EUGENIO del Savo in sulla sponda” 383<br />

XXXVI. Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Signor, di tue Vittorie il chiaro grido” 384<br />

XXXVII. Giovanni Antonio Pucci (Megalbo Oileio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ben, rio Trace, è ragion, che a te d’intorno” 384<br />

228


XXXVIII. Gherardo della Gherardesca (Nidaste Patroclio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto del Morei “Riguarda il Ciel con placid’occhio amico”<br />

(p. 386).<br />

“Aspectu Superi, felix Europa, secundo” 386<br />

XXXIX. Carlo Francesco Martello (Mirtilide Langiano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Quando fra i gridi delle Perse schiere” 387<br />

XL. Camillo Ranieri Zucchetti (Nadasto Licoate)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Se il superbo Ladron dell’Oriente” 387<br />

XLI. Antonio Baldani (Nicalbo Cleoniense)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Qual sull’Ionio, e sull’Egeo spumante” 388<br />

XLII. Leone Strozzi (Nitilo Geresteo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Siegui, o Signor (son voti, e plausi insieme” 388<br />

229


XLIII. Angelo Poggesi (Orsatto Cidario)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Reale Unghera Donna, che a sì dura” 389<br />

XLIV. Silvio Stampiglia (Palemone Licurio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Inclito Eroe, che mai non pugni invano” 389<br />

XLV. Giuseppe Coluccio Alaleona (Rosindo Lisiade)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O per gloria, per senno, e per valore” 390<br />

XLVI. Giovanni Paolo Forvia (Sinesio Troconeo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“L’Armi, che a te porse virtude in mano” 390<br />

XLVII. Giovanni Carlo Crocchiante (Teone Cleonense)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi è costui, che coll’ignuda spada” 391<br />

230


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ecco l’Eroe d’inclite palme onusto” 391<br />

XLVIII. Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Illustre Duce, che i trionfi tuoi” 393<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Vincesti, o CARLO. D’atro sangue impura” 392<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Signor, tutto dell’Asia il Popol’empio” 392<br />

XLIX. Gaetano Manfroni (Alcrindo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto dello Zappi “Illustre Duce, che i trionfi tuoi” (p. 393).<br />

“Tu qui tot numeras, numeras quot bella, triumphos” 393<br />

L. Andrea Diotallevi (Velalbo Trifiliano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Grand’Eroe, che col senno, e colla mano” 394<br />

LI. Bernardino di Campello (Verindo Tueboate)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Veggio dell’Asia il barbaro Tiranno” 394<br />

231


LII. Niccolò di Montevecchio (Corineo Lessio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Traduzione latina del sonetto di Antonio Baldani “Qual sull’Ionio, e sull’Egeo<br />

spumante” (p. 388).<br />

“Quam ferus Aegeo super astiti aequore! quanta” 395<br />

LIII. Agostino Isimbardi (Filisto Trezenio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Versione latina del sonetto di Fulvio Astalli “Nel tempo, che accingeasi all’alta<br />

impresa” (p. 344).<br />

“Tempore, quo EUGENIUS se accingebat ad arma” 395<br />

Indice de’ capiversi delle Rime, che formano il presente Terzo Tomo, e de’ loro Autori,<br />

pp. [396-421].<br />

Indice degli Autori, e de’ capiversi delle Rime fatte per le presenti Vittorie delle Armi<br />

Cesaree, e annesse al presente Tomo Terzo, pp. [422-31].<br />

Alcuni errori importanti occorsi nella Stampa, p. [432].<br />

232


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO QUARTO. | All’Illustriss. ed Eccellentiss. Signore |<br />

IL SIGNOR | D. CARLO | ALBANI | Nipote di N. S. Papa CLEMENTE XI. | (impresa<br />

dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”,<br />

incluso in una corona di alloro e di pino) | In ROMA, Per Antonio Rossi alla Piazza di<br />

Ceri. 1717. | Con licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Carlo<br />

Albani, pp. [III-X].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [XI-XIII].<br />

Protesta degli Autori, p. [XIV].<br />

I. Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S. Anna; Adalsio Metoneo)<br />

N. testi: 50<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Or chi m’addita, ove dal Colle Albano” 11<br />

“Qual villanello col suo ferro adunco” 12<br />

• Sonetti (48) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi che giovò di cento Regi, e cento” 23<br />

“Allor, che tratte dalle dense, e nere” 18<br />

“Bella Iuturna, che l’acerba sorte” 20<br />

“Benché fra l’altre sì diverse, e tante” 20<br />

“Benché fra l’erbe sia ridotto in cenere” 4<br />

“Che giova a me tanti vedere alzarsi” 14<br />

“Colle felice, ov’io talor mi spazio” 7<br />

“Così girassi men veloce, e presta” 23<br />

“Ecco il bel Lago, e le famose sponde” 15<br />

“Ecco laggiù, dove il suo corno altero” 6<br />

“Ed Anzio è questo? E qui fu già il capace” 24<br />

“E pur la cruda ingiuriosa Etate” 25<br />

“Fastose Mura, che l’acerba etate” 9<br />

“Forse, chi sa? benché per lor giacesse” 9<br />

“Fresco, soave, amabil Ruscelletto” 16<br />

“Io chiesi al Tempo: ed a chi surse il grande” 10<br />

“Lanuvio è questo; e quinci il forte, e chiaro” 19<br />

“Lite d’aspro furor piena, e di sdegno” 19<br />

“Nettuno un dì, che diroccate in parte” 25<br />

“No, che non puote una brev’Urna insieme” 8<br />

“O ruscelletto, che gli sterpi, e i sassi” 13<br />

“O stolta Gente, cui tra l’ozio imbelle” 18<br />

233


“Perché nel verno, e negli estivi ardori” 16<br />

“Poiché serbato dall’eccidio indegno” 22<br />

“Qual dopo fiera orribile battaglia” 10<br />

“Quale in mezzo a crudele orribil mischia” 26<br />

“Qual lupo ingordo, e pien d’ira, e di rabbia” 22<br />

“Qual misero Cultor, che al campo arriva” 2<br />

“Qual sotto l’ombra mesto augel si lagna” 17<br />

“Qual’Uom sen va talor, cui di repente” 11<br />

“Quando col nome di sua sposa bella” 21<br />

“Quel Giove adunque, che potea di strali” 6<br />

“Questa, che miri di cadere in atto” 14<br />

“Questa Città, che alteramente alzarse” 8<br />

“Questa è la Selva, nel cui seno ombroso” 4<br />

“Quest’ampia Valle, che al desio risponde” 12<br />

“Questi, più assai, che del mio rozzo ingegno” 1<br />

“Qui cadde Tullio, e al suo cader fur viste” 24<br />

“Qui, dove il Cacciator, che mai non langue” 21<br />

“Qui dunque, dove il Pastorel la greggia” 3<br />

“Rivolse un dì la torva fronte altera” 17<br />

“Se, come il dice incerta fama, e scarsa” 5<br />

“Se, in rimirando a parte a parte infranto” 2<br />

“Selve Aricine, ov’io talor mi seggio” 13<br />

“Sovra queste or sì chiare, e limpid’acque” 15<br />

“Superbo Lago, il cui gran nome, e ’l vanto” 3<br />

“Tu dunque e in Roma, iniquo, e su per questi” 5<br />

“Voi pur qui foste, altere inclite Mura” 7<br />

II. Gregorio Redi (Autone Manturese)<br />

N. testi: 28<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Con voce umil per grazia, e per mercede” 33<br />

“Gli occhi, il di cui fulgore io non soffersi” 32<br />

“Nato colà sovra il terren Numido” 33<br />

• Sonetti (23) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al Cielo di poggiare ebbi ardimento” 39<br />

“Allor, che sciolto dalla terra il volo” 30<br />

“Appena all’aura del desio le vele” 31<br />

“Cesare poi, che del Rivale estinto” 37<br />

“Chiudeva i vaghi lumi in dolce obblio” 28<br />

“Come costei, che quando i lumi aperse” 36<br />

“Estinto è il saggio Orazio. Arabi odori” 38<br />

“Già lungo tempo imprigionato il cuore” 27<br />

234


“Gregorio, che per doti al Mondo rade” 36<br />

“Io già piantai degli anni miei sul fiore” 39<br />

“Lo spirto mio co i vanni avvinti in grave” 30<br />

“Nice, diceami Elpin: scorso che sia” 29<br />

“Nocchier, che vede dall’irato mare” 26<br />

“Or ch’il rigor d’una Beltà tiranna” 32<br />

“Poiché con chiaro, e generoso esempio” 40<br />

“Quando venne fra voi, d’Arezia o Belle” 28<br />

“Quella, che in man di Titiro concento” 29<br />

“Se chi tanto a me piacque or più non bramo” 37<br />

“Sin che nocchiero della stanca, e frale” 27<br />

“Sull’estinta d’Orazio inclita salma” 38<br />

“Toscana mia, se con dolente ciglio” 35<br />

“Tosto, che del valor trofeo la bella” 35<br />

“Vanne, o Castro, ed il corno innalza altero” 34<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Arezzo, Arezzo, ergi la mesta fronte” 34<br />

“Benché sopra degli Astri eccelso è il segno” 31<br />

III. Antonio Ottoboni (Eneto Ereo)<br />

N. testi: 35<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ah temeraria, ah stolta! è forse un folle” 42<br />

“È certo alfin, ch’abbandonar tu dei” 43<br />

“Immaculata, e bella esser dovresti” 41<br />

“Io sono Alba, o Signor, madre, e nimica” 51<br />

“Lidi beati, ove immortal si vede” 45<br />

“Men vado a morte, e di quel colpo orrendo” 41<br />

“Muoio contento; e se salir m’è dato” 46<br />

“Nacqui sull’Adria, e al mio natal profuse” 40<br />

“Nella privata mia libera sorte” 55<br />

“Occhi, che ne’ sepolcri or v’affissate” 48<br />

“Signor, cui tinge Ostro sacrato il manto” 49<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Bench’io scriva di Voi, so, che non basta” 46<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Empia, se credi il tante volte offeso” 44<br />

“Quel mio bramar ciò, che bramar non deggio” 47<br />

“Questi è il grand’Alessandro: il ciglio inarca” 48<br />

235


• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi sente, e vede, e pur non vede, e sente” 51<br />

“Del Ligustico Mar Venere bella” 53<br />

“Folle degli anni miei nel verde Aprile” 49<br />

“Inganni son le vanità, che a i lumi” 44<br />

“Lasso, che feci? abbandonai la bella” 52<br />

“Mente, al Ciel ti rivolgi, e in esso ammira” 50<br />

“Ninfe, e Pastor, che melodie funeste” 55<br />

“Or ch’all’Aquila d’Austria è nato un figlio” 53<br />

“Perché gli argini rompe, e i campi inonda” 50<br />

“Perpetuo Sempre, al cui possesso in tanti” 43<br />

“Qui dove salutò Giano bifronte” 54<br />

“Roma, de’ Colli tuoi poggiai sull’erto” 47<br />

“So il destin di chi nasce, e che non giunge” 52<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Al Sempre, al Mai se tu pensassi, oh quanto” 42<br />

“Io vo morirvi in grembo, e sol desio” 45<br />

“Questo è il Parrasio Bosco? il nido è questo” 54<br />

• Canzoni (4) di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcDD<br />

“Già tragittasti il Savo” (11) 56-9<br />

“O della Croce offesa” (11) 62-5<br />

“Schiere tumultuanti” (10) 59-62<br />

“Vanità de’ pensieri” (11) 65-8<br />

IV. Giovanni Battista Cotta (Estrio Cauntino)<br />

N. testi: 34<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alto, possente Dio, che i buon desiri” 69<br />

“A quel divo d’Amor Raggio possente” 78<br />

“Chiudea le ferme adamantine porte” 79<br />

“Dov’è, Signor, la tua pietade antica” 69<br />

“Duo vasti laghi, uno di gelid’onda” 81<br />

“Giudice eterno in maestosa sede” 82<br />

“Io vidi un dì, che in luminosa vesta” 84<br />

“Nume non v’è, dicea fra sé lo stolto” 70<br />

“Ohimè, che uscìo lo spaventoso arresto” 76<br />

“Pastor, che involi al sanguinoso artiglio” 73<br />

“Se l’empio ode per selva, in cui s’aggira” 70<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Aura dolce, e soave, e dolce ardore” 74<br />

236


• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Nave degli empj, che soverchi l’onda” 83<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, benché poggiando ascendi all’erto” 72<br />

“Apri lo sguardo, Alma infelice, e mira” 84<br />

“Averno, Averno, ardente lago, e nero” 75<br />

“Duo fier tiranni hai, miser’Alma, al fianco” 79<br />

“Frena, dicea il Diletto alla sua Sposa” 78<br />

“Funesto un dì d’eternità pensiero” 81<br />

“Le vie seguendo del perduto Averno” 73<br />

“Nell’arenosa region Numida” 74<br />

“Non anco il nome di mortal periglio” 72<br />

“Non è viltate a tua viltà simile” 83<br />

“O tu, che gli anni preziosi, e l’ore” 80<br />

“Quei, che maligno a sì funesta sera” 80<br />

“Sovra le vie del fulgido Oriente” 71<br />

“Vago di render chiara, ed immortale” 82<br />

“Veggio incontro de’ Cieli altera, e balda” 77<br />

“Vezzosa erbetta, e più del sonno molle” 75<br />

“Voce udj dal divino alto Senato” 76<br />

“Voci in Cielo or turbate, ed or tranquille” 71<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Io miro, e veggio ampia ammirabil scena” 77<br />

• Inno di ventitré esastici di settenari: abbacc<br />

“Alme leggiadre, e pure” 85-9<br />

• Inno di quattordici strofe di settenari ed endecasillabi: aBbCACDEDeFF<br />

“Odami Cielo, e Terra” 89-94<br />

V. Ferdinando Antonio Campeggi (Eureno Licio)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Ben’a ragion dell’immortale onore” 99<br />

“Non per quell’onde, che superbo giri” 95<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, ECD<br />

“O gran possanza! o vincitrice, e forte” 100<br />

237


• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDE, DCE<br />

“Quel sì feroce indomito Destriero” 103<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, EDC<br />

“Pensi, Amor, forse per mostrarmi l’arco” 101<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDE, ECD<br />

“Poiché il folle Garzon fuor dell’eterne” 97<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qual solea farsi il Tebro, allor che cinti” 95<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Con nuova, e non mortal penna un dì spero” 96<br />

“O ruscelletto, che vai lento lento” 98<br />

“Stranie Genti, che fuor di legge, e guida” 99<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ahi ch’io sento fischiar per l’aer denso” 102<br />

“O Verno, o tu, che sotto l’Orse algenti” 96<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Come sì chiaro, o bell’Isauro, ed onde” 97<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Se le sacre di Pindo alme Reine” 98<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Elpino, esce il Leon fuor delle orrende” 102<br />

“Quella Donna, che vedi il guardo altero” 101<br />

“Se mai (come pur suol) da quella orrenda” 103<br />

“Quella, che nacque al picciol Reno in riva” 100<br />

• Ode-canzonetta di ventidue esastici bipartiti: a5a5b7 ; c5c5b7<br />

“O tuoi ben spesi” 104-8<br />

VI. Maria Selvaggia Borghini (Filotima Innia)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (18) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ah che mie non son già le gemme, e i fiori” 123<br />

“Anzi privo di lei quanto riserra” 111<br />

“Che non v’è più Vittoria, ed egli privo” 112<br />

238


“E balenando in lui della sua luce” 120<br />

“E fermo il piè sulle superbe sponde” 120<br />

“Egro languìa il gran Nicandro, e seco” 116<br />

“E le bell’Arti, e le bell’Opre, e i santi” 114<br />

“E seco il bel desio, che all’alto il volo” 112<br />

“Luce miglior, che in dolce modo, e santo” 119<br />

“Mentre la gloriosa, ed immortale” 111<br />

“Mossa da strania forza ergo il pensiero” 118<br />

“Né più l’usato in lei celeste, e santo” 113<br />

“Non così cara in procelloso, e fiero” 117<br />

“Onde per lei la terra in forme nuove” 113<br />

“Poiché più che ’l mio corso all’aure sciolto” 119<br />

“Qual chi per Selva, allor che tace il giorno” 110<br />

“Tale al partir di quel gran lume altero” 110<br />

“Tal la Gloria favella, e insieme aduna” 121<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“O del vero valor gloria, e sostegno” 122<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“L’aura, che qui se avvien, che muova, e spiri” 117<br />

“Qual chi talor da tempestoso, e grave” 114<br />

“Qual Pellegrin, che desioso il piede” 109<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Abito eletto, e sovra ogni altro altero” 118<br />

“Allor che delle sfere il gran Fattore” 109<br />

“Amiche Selve, oh come in voi soave” 108<br />

“Già di bell’opre scinta, e già percossa” 122<br />

“Mentre del sacro suo purpureo manto” 115<br />

“Povero d’ogni pregio il mio pensiero” 121<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Chi ne’ fallaci, e perigliosi lidi” 116<br />

“Come al nascer del dì tutto riluce” 115<br />

VII. Giovanni Francesco Della Volpe (Flamisto Termeo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi che ben veggio al lito avvinta ognora” 124<br />

“Amor, che tutto in dar fama a costei” 126<br />

“Donna, sin dal fatal giorno primiero” 123<br />

“Gran Metilde, non te, che al Ciel sei gita” 125<br />

239


“Poiché di mille incliti fregi adorno” 125<br />

“Qual vecchio, e già stanco Nocchier, che a sorte” 126<br />

“Tra le famose ampie ruine involta” 124<br />

VIII. Alessandro Segni (Fortunio Maloetide)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Fosco pensier, che della mente il chiaro” 128<br />

“Fra tante frodi omai viver ricuso” 127<br />

“L’Alto Fattor, che perfezion volea” 127<br />

“Prole di tua beltà nacque l’ardore” 128<br />

IX. Paolo Falconieri (Fronimo Epirio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A che su ’l tergo Amor sì forti vanni” 131<br />

“Ah ch’io sentiva ben per l’aria attorno” 131<br />

“Che mi celi costei gli occhi lucenti” 129<br />

“Come il bel, ch’altri finse, a noi fa vero” 132<br />

“Compose Amor di meraviglie estreme” 129<br />

“Io veggio ben, dolce mio Sol, ch’il volto” 132<br />

“Scioglie dal porto amico, e all’infedele” 133<br />

“Se col suo fosco di lor luce accende” 133<br />

“Tal, cred’io, nel confuso atro soggiorno” 130<br />

“Tanto ardor, tanta fé, tanti tormenti” 130<br />

X. Ercole Aldrovandi (Griseldo Toledermio)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del picciol Reno, anzi del Mondo onore” 136<br />

“In Campo armate alle tue mura intorno” 137<br />

240


“Inclita, saggia, valorosa, e forte” 139<br />

“Io vo per luogo solitario, ed ermo” 135<br />

“Quel sacro Legno, che l’eterno Amore” 138<br />

“Vago rio, spiagge apriche, e verde bosco” 136<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Poiché contro di morte etade acerba” 141<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Quando chiari, e tranquilli i giorni nostri” 139<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Piangete, Anime illustri, e fate prova” 140<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“La Senna io vidi in fier sembiante atroce” 135<br />

“O animata mia selce, o vivo scoglio” 140<br />

“Per freno imporre alla baldanza rea” 138<br />

“Quel dì, ch’io vidi, o mio fedel Montano” 141<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Contra le stelle io basso verme alzai” 137<br />

“Poiché, mio Dio, fui sordo alla tua voce” 134<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Lasciate alfin le Madri Egizie a lutto” 134<br />

“Mira l’Eroe, che tutto in sé raccolto” 142<br />

XI. Elisabetta Girolami Ambra (Idalba Corinetea)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Così tenaci, e tanto acerbe, e dure” 144<br />

“Limpido rio, che il liquido elemento” 144<br />

“Odio, Invidia, Vendetta, avete vinto” 142<br />

“Spira da te con invidiabil luce” 143<br />

“Verso gloria non frale un dì tentai” 143<br />

XII. Giovanni Girolamo Acquaviva d’Aragona (Idalmo Trigonio)<br />

N. testi: 4<br />

241


Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, sta lieta, e ti serena omai” 146<br />

“Io veggio ben siccome acerbo, e rio” 145<br />

“Voi, che gli Arcadi vanti in nobil coro” 146<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Felice l’Uom, cui d’Ippocrene al fonte” 145<br />

XIII. Antonio Caraccio (Lacone Cromizio)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al marmo, all’urna, or che fa il biondo Dio” 151<br />

“Benché, Donna gentil, dal tuo bel viso” 149<br />

“Due luci adoro, e un dolce irato sguardo” 151<br />

“In quella età, ch’al giuoco intenta, e al riso” 150<br />

“L’egro timor, che l’invisibil vede” 152<br />

“Libera già fuor del mortal suo pondo” 148<br />

“Non sentij fuoco allor, ch’un guardo, un riso” 152<br />

“Non spente già di due leggiadre gote” 147<br />

“O degli affanni, e de’ piacer compagna” 147<br />

“Or che sen viene alla Città del Taro” 148<br />

“Poiché l’emula immago alfin compita” 150<br />

“Qui, dove scoglio in mar sorge eminente” 149<br />

• Ode di tredici stanze di endecasillabi e settenari: ABaBbCC<br />

“È d’antico romor fresca memoria” 158-61<br />

• Ode di nove stanze di endecasillabi e settenari: ABbAAcC<br />

“Celebre ancor sotto le sacre piante” 156-8ù<br />

• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: AbCcaDbdAEeFFgG<br />

“Mentre a i zefiri molli il crin sciogliea” 153-6<br />

• Ottave<br />

“Oltre le mete, che segnò del Mondo” 161-74<br />

242


XIV. Giacinto Vincioli (Leonte Prineo)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore un dì sotto mentiti panni” 176<br />

“Come Augel, quando in Ciel l’Aurora spunta” 181<br />

“La bella Donna; che di sdegno, e d’ira” 176<br />

“Non è questo l’usato amaro strale” 180<br />

“Non so, se tu, mio Cor, comprendi ancora” 179<br />

“Ove Amor tiene albergo insulla sera” 178<br />

“Quale l’Augel, che sì soave canta” 177<br />

“Quando sarà, che de i begli occhi il Sole” 180<br />

“Scende virtù da’ quei begli occhi, in cui” 175<br />

“Vive in speranza debile, e fallace” 177<br />

“Volgi, Fortuna, per un sol momento” 179<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Laddove i pensier corrono sovente” 175<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Pareami pure omai tempo, che Amore” 178<br />

XV. Maria Alessandri Buonaccorsi (Leucride Ionide)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arbia gentil, sulle tue sponde altere” 185<br />

“Bella, del Serchio onor, pompa di Flora” 184<br />

“Ceda il bel lido Eoo, ceda omai vinto” 183<br />

“Che fa l’alta Fenice all’Arno in riva” 186<br />

“Gentil Signor, se con durevol fama” 182<br />

“Giva Febo di sé fastoso un giorno” 185<br />

“L’Alma, che scese dall’eterne Sfere” 181<br />

“Poiché Morte crudel con mano ardita” 184<br />

“Qui ne venne a beare il Ciel Toscano” 183<br />

“Selva di Lauri scelti, e mar di rare” 182<br />

• Ode di otto strofe: a4a4b8b8c4d8d8c8e8e8<br />

“Astri fieri” 186-9<br />

243


XVI. Malatesta Strinati (Licida Orcomenio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi come siede addolorata, e mesta” 192<br />

“E scherzi? e ridi? e senti Dio, che irato” 192<br />

“Leon, che chiuso entro il natìo covile” 190<br />

“Mira, o Signor, come sen giace afflitta” 191<br />

“Signore, ecco a’ tuoi piè mesta, e negletta” 191<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Da mille, e mille spade Austria trafitta” 190<br />

“Quando mi volgo a tergo, e all’aspro, e duro” 189<br />

• Ode-canzonetta di trentatré esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Se mai fu, che in verde sponda” 193-9<br />

• Egloghe di terzine sdrucciole<br />

“Dolce è il sentir di placid’urna il fremito” 212-8<br />

“Perché, Licida mio, sì solitario” 199-211<br />

XVII. Lorenzo Magalotti (Lindoro Elateo)<br />

N. testi: 13<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Con un me fuor di me detesto, oh Dio” 219<br />

“Un picciol verme entro di me già nato” 218<br />

• Ode-canzonetta di undici sestine bipartite: a4a4b8 ; c4c4b8<br />

“Quella perla” 235-7<br />

• Odi-canzonette (2) di sei sestine di quinari, con i primi cinque versi sdruccioli e<br />

l’ultimo tronco.<br />

“Mesto spettacolo” 233-4<br />

“Qual nuovo giubbilo” 237-8<br />

• Ode-canzonetta di cinque tetrastici: s7a7ts7a7t<br />

“Quanto volete, o Nuvole” 234<br />

• Ode-canzonetta di settenari ed endecasillabi variamente alternati e rimati.<br />

“Lodato, Nise, il Cielo” 219-20<br />

244


• Ode-canzonetta di venticinque quartine di ottonari: abba<br />

“Brindis brindis al sovrano” 229-33<br />

• Odi-canzonette (3) di esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Densa nube, che nereggia” (13) 240-3<br />

“Il gentil, vago fioretto” (11) 238-40<br />

“Odi, Nise, che vivanda” (30) 224-9<br />

• Ode di diciassette strofe di settenari ed endecasillabi: aBbAcc<br />

“Questa di fino argento” 220-4<br />

• Terzine<br />

“Nel mezzo d’una placida, serena” 243-9<br />

XVIII. Tommaso d’Aquino (Melinto Leuttronio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor, ch’il superbo Ilio, e l’alte mura” 251<br />

“Il dì, che l’alma Donna in terra nacque” 252<br />

“Ove valor non poggia, ed uom non sale” 251<br />

“Pallor di morte in fosca macchia intinse” 250<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Sulla sponda d’Alfeo gente discesa” 250<br />

• Ottave<br />

“Ove corron d’Alfeo le limpid’onde” 252-5<br />

XIX. Brandaligio Venerosi (Nedisto Collide)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di quattordici stanze di endecasillabi e settenari: ABbACDCDeE<br />

“È Forza ch’io di Te ragioni, e scriva” 259-64<br />

• Canzone di quindici stanze di endecasillabi e settenari: ABCAbbDCDeE<br />

“Quella, che, alzando fiammeggiante spada” 267-72<br />

245


• Canzone di tredici stanze di endecasillabi e settenari: ABCADBDeeCC<br />

“Dunque l’eccelsa, trionfal colonna” 255-9<br />

• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: ABCCBADdEeFf<br />

“Ahimè: risponde ahimè la valle e ’l monte” 264-7<br />

XX. Carlo Maria Maggi (Nicio Meneladio)<br />

N. testi: 32<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dal Pellegrin, che torna al suo soggiorno” 273<br />

“Ecco spirto gentil con quai sembianti” 279<br />

“Giunta è l’età, che dietro ogni fidanza” 280<br />

“Lungi vedete il torbido torrente” 286<br />

“Noi sull’orlo del campo al fier torrente” 287<br />

“Poiché le mie speranze ad una ad una” 274<br />

“Punto d’Ape celata infra le rose” 282<br />

“Qual presa fera in cittadino tetto” 277<br />

“Scioglie Eurilla dal lido. Io corro, e stolto” 275<br />

“Siamo, dicono a me gli occhi d’Eurilla” 276<br />

“Un degli empj son’io, che al destro lato” 276<br />

• Sonetti (20) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ben s’accorge il mio Cuor, che mi s’invola” 283<br />

“Dell’ampio Mondo in ogni parte è Dio” 280<br />

“Diletto giovenil volto in affanni” 278<br />

“Finché ’l sereno uman, benché bugiardo” 279<br />

“Fortunata Cicala, a cui sostenta” 281<br />

“Giace l’Italia addormentata in questa” 285<br />

“Io grido, e griderò, fin che mi senta” 286<br />

“La carne stanca, il mesto viso, e smorto” 288<br />

“Mentre aspetta l’Italia i venti fieri” 285<br />

“Mentre omai stanco insul confine io vado” 272<br />

“Non viene a me pensier, che ancor non vegna” 275<br />

“Oh quanti inganni in giovenil pensiero” 277<br />

“Oh s’io ritorno all’amoroso intrico” 273<br />

“Più non gira lontan, già sulla testa” 287<br />

“Poco mi resta, è ver, da solcar l’onda” 282<br />

“Questa, amante mio Dio, sola fidanza” 278<br />

“Questa Donna Regal, che in altra etade” 283<br />

“Rondine amica il nido a’ nostri tetti” 281<br />

“Rotto dall’onde umane, ignudo, e lasso” 274<br />

“Scorto del Mondo ogni piacer fallace” 284<br />

246


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Presi dietro gli affetti il cammin torto” 284<br />

XXI. Lorenzo Bellini (Ofelte Nedeo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, cui par non vidi, e forse in pria” 289<br />

“Ed or qualvolta del mio stato indegno” 290<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“E tal son’io dallor, che infermo a morte” 290<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahimè, ch’io vedo il carro, e la catena” 288<br />

“Che per ovunque io muova, o muover tente” 289<br />

• Polimetro<br />

“Chi mi rammenta più volgo, o fortuna?” 291-9<br />

XXII. Ferdinando Passerini (Olimpio Batilliano)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quando la bella Europa, oh Dio! lasciai” 301<br />

“Quel candido Agnellin, che in questo seno” 302<br />

“Stavami ieri a pascolar l’armento” 302<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, ECE<br />

“Oggi già compie un lustro, in cui lontano” 301<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Donna gentil, la vostra lontananza” 300<br />

“Se pietosi talor ver me volgete” 300<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DED<br />

“Figlie de’ miei sospiri, aure amorose” 303<br />

247


• Sonetti (2) con schema (a5)BAABa5, BAABa5; (c5)DCDc5, (d5)CDCd5<br />

“Da te, mio Bene, ahi c’ho fuggito invano” 303-04<br />

“Vivea contento alla capanna mia” 304<br />

XXIII. Ercole Maria Zanotti (Onemio Dianio)<br />

N. testi: 22<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Con pietà di tuo stato ognun ti vede” 311<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Non perché, o Trace, i greci lidi ai sparsi” 305<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Mira, Elpin, come il Rio con lenti passi” 307<br />

“Placido figlio di colui, che i venti” 308<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Col fuoco appena il fier Duce Africano” 311<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, ECD<br />

“Ruscelletto, che in queste amene, e care” 310<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Rivolte in fuga omai rotte, e perdute” 312<br />

“Tu, che cantando, ovver piangendo vai” 313<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDE, CED<br />

“Felsina mia, se ne’ tuoi tanti marmi” 314<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CED<br />

“Tu nol credevi, empia Sionne. Il forte” 308<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Per prender del peccato alta vendetta” 313<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Colui, ch’Africa mosse, e che già venne” 306<br />

“Poiché d’Italia alla fatal ruina” 315<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Piccola nave, fuggi alle vicine” 309<br />

“Poiché irata Giunone il fin prescrisse” 314<br />

248


“Signor, fia mai, che tua somma pietade” 309<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Udito il tuono del Romano editto” 306<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Poiché di morte in preda avrem lasciata” 312<br />

“Quel Dio, che, sciolto il giogo, al gran tragitto” 305<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Voi, che ad oprar gran cose il Ciel destina” 310<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDE, DEC<br />

“Vedrai, diletta a i Numi alta Cittade” 307<br />

• Ode di venti esastici di ottonari: ababcc<br />

“A Voi parlo, o Giovanette” 315-9<br />

XXIV. Francesco Maria Zanotti (Orito Piliaco)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Se allor, che dietro al tuo chiaro, famoso” 320<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“La gran Donna, che in stragi, ed in faville” 323<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Ben fosti tu; ben fosti tu con questi” 325<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O tu, che sei soave cura, e pena” 327<br />

“Se quel, che nel più grave, e nel più eletto” 322<br />

“Spirto gentile, o in viva voce, e rara” 324<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Io veggio, e certo il veggio: Itale schiere” 327<br />

“Picciol capretto or’ or nato, che adorna” 326<br />

“Sacro Bosco, a te parlo; i miei concenti” 324<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Grecia, ah Grecia, ti scuoti: eccoti i fieri” 320<br />

“Se i duo, ch’entro il futuro ancor si stanno” 322<br />

249


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ben vel diss’io, solinghe, atre foreste” 326<br />

“Che fuor non esci, o Trace, e fuor non guidi” 321<br />

“Non perché schiere avverse urti, e confonda” 321<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Sei pur tu, che a Maria l’augusto, e degno” 328<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Quand’io penso all’Augel, che dal Ciel venne” 319<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Con questa anch’io, con questa Croce, ardita” 325<br />

“Non ti fur dal tuo Re, non ti fur scossi” 323<br />

XXV. Nicolò Amenta (Pisandro Antiniano)<br />

N. testi: 31<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Lasso, ben mille volte in tutte l’ore” 331<br />

“Più volte il piè rivolgo in altra terra” 342<br />

“S’io potessi lassù poggiar con ale” 342<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Aure, ch’intorno a queste piante antiche” 338<br />

“Giacinto mio, già l’aspre, e fere doglie” 330<br />

“Qual’ è tua gloria, altero nume Amore” 340<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ove le a me promesse ore serene” 332<br />

“Poiché sempre è di gel chi m’arde il core” 333<br />

“Scarco d’ogni pensier tristo, e noioso” 341<br />

“Se fia, ch’a forza altrui pietà mi tiri” 335<br />

“Se talora i martiri, onde son lasso” 339<br />

• Sonetti (16) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ben di se l’alma, e di sua frale scorza” 329<br />

“Ben quella canterei, dove m’ascondo” 334<br />

“Di proccurare al nome vostro onore” 337<br />

“Di quel Tronco il gran Germe ecco già sorto” 341<br />

“Empie di stupor nuovi, e di contenti” 337<br />

“Non perché, Filli, del tuo bel sembiante” 334<br />

“O delle Donne altero, e vago mostro” 336<br />

250


“Partendo l’ore in caro, umil soggiorno” 332<br />

“Più volte i miei sì gravi affanni, e tanti” 340<br />

“Poiché de’ mostri ogni feroce asprezza” 328<br />

“Portar fin dove nasce, e more il Sole” 336<br />

“Sai, Francesco, con chiara, e nobil’arte” 329<br />

“Tentai, Lucina, e ben n’ha doglia il core” 330<br />

“Tosto che ’l Sol co i temperati rai” 331<br />

“Traggo i giorni piangendo; ed in quell’ore” 333<br />

“Voi, cui vostra ventura or porta in parte” 339<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Io vo seguendo chi mi fugge, e sprezza” 335<br />

“Stolto! ben potev’io ne’ miei verdi anni” 338<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABcDABCDEFEFGGHH / ABABCCDD<br />

“Chi turba la mia pace? e quali ascolto” 343-6<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBCAaDEDEFF /<br />

aBbACC<br />

“Debbo sempre empier’io d’alti lamenti” 346-50<br />

XXVI. Giovanni Carlo Crocchiante (Teone Cleonense)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti anacreontici (3) di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Caro Tirsi, oh che bel giorno” 355<br />

“Mira, Alcon, mira quel rio” 355<br />

“Mira, o Tirsi, come irato” 354<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Assorta in Dio la Verginella Ebrea” 353<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché in finta tenzone, e in bionda chioma” 354<br />

“Che luce è questa mai così serena” 353<br />

“Di quello Amor, che cieco Arcier s’appella” 351<br />

“Or vedi, Amore, in quanti affanni, e in quante” 351<br />

“Quell’augellin colmo di gioia il volo” 350<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Giacché la vaga mia dolce nemica” 352<br />

251


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Chieggio ov’è Filli a Ninfe, ed a Pastori” 352<br />

• Egloga dialogica: due sequenze di terzine (1-108 e 137-49) e una strofa di<br />

endecasillabi frottolati (109-36).<br />

“Perché, Teone, ora che ride il Maggio” 356-60<br />

XXVII. Giulio Bussi (Tirinto Trofeio)<br />

N. testi: 25<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ergi, o Roma, la fronte, e lieta mira” 366<br />

“Poiché il Fabbro divin l’eterne, e belle” 373<br />

“Poiché la bella Ebrea l’alto pensiero” 367<br />

“Qual’aprono al mio sguardo Amore, e Sdegno” 367<br />

“Questa vita mortal, ch’altri sospira” 364<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Gloria, che sei mai tu? per te l’audace” 366<br />

“Lampo sì bel mi balenò sul ciglio” 372<br />

“Sognata Dea, che da principj ignoti” 363<br />

• Sonetti (16) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al prato, al prato Elpin: flauti, e zampogne” 369<br />

“Donna real, cui diè Senna la cuna” 365<br />

“D’un limpido Ruscello in sulle sponde” 370<br />

“Gloria, se mai de’ tuoi splendori al lume” 361<br />

“Gran beltà, gran ruine al piede, al core” 368<br />

“Invidia rea di mille insanie accesa” 362<br />

“Io giuro, Amor, su i tuoi dorati strali” 371<br />

“Poiché nel cor mille ferite, e mille” 370<br />

“Poi, che superbia rea l’alme più belle” 363<br />

“Qual mi destano in petto alto stupore” 368<br />

“Raggio dello splendor sommo immortale” 362<br />

“Se mai ritolto da’ caduchi oggetti” 371<br />

“Se stringo il plettro, e colle fila d’oro” 361<br />

“Signor, non già perché l’eterne, e belle” 372<br />

“Signor, tempra l’affanno, e al ciglio augusto” 364<br />

“Vanne, o Signor, dove d’eccelsi Eroi” 365<br />

“Su, lacci, e reti, Elpino, al colle, al prato” 369<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [374-400].<br />

252


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO QUINTO. | All’Illustriss. ed Eccellentiss. Signora |<br />

LA SIGNORA | D. MARIA ISABELLA | CESI RUSPOLI | Principessa di Cerveteri, et<br />

c. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il motto<br />

“Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | IN ROMA, Per Antonio de Rossi<br />

alla Piazza di Ceri. | Con licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Maria<br />

Isabella Cesi Ruspoli, pp. [III-X].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [XI-XIII].<br />

Protesta degli Autori e Alcuni degli Errori occorsi nella stampa, p. [XIV].<br />

I. Enea Antonio Bonini (Acasto Lampeatico)<br />

N. testi: 24<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ah Morte, Morte, se tu avessi gli occhi” 4<br />

“Che guardi, e pensi, Pellegrin divoto?” 9<br />

“Costei, che, o Pellegrino, in marmo scolta” 8<br />

“Dov’è la bella età, che gigli, e rose” 7<br />

“Ecco già Progne, ed ecco Filomena” 7<br />

“La terza volta, ahi lasso me! riveggio” 6<br />

“O Mopso, Mopso, quella tua sì ardita” 10<br />

“O superbetto mio picciolo Reno” 6<br />

“O Verginelle, che il bel fior degli anni” 4<br />

“Vergine Santa, che talor chiamasti” 5<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Chi è costei, che a mezza notte è desta” 9<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ahimè, che il carro mio fragile, e carco” 1<br />

“Aveste pur più tosto, irati Numi” 10<br />

“Che mi giova mirar riviere, e valli” 11<br />

“Oh morte, morte gloriosa, e chiara” 2<br />

“Perché, Bologna mia, gli umidi rai” 3<br />

“Perché non stesi in più rimota parte” 3<br />

“Qualora il mio Signor dal cocchio scende” 5<br />

“Qualor colei, per cui mio cor sospira” 2<br />

“Qualor da me scacciar cerco, e m’ingegno” 11<br />

“Quando veggio apparir dall’Oceano” 12<br />

253


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DED<br />

“Ecco ch’io pur ritorno, o valli amene” 12<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Scinta le bende imperiali, e il manto” 8<br />

• Canzone di dodici stanze e congedo di endecasillabi: ABCDBCADDEFFEPGG /<br />

PABBAPCC<br />

“Cinta la mente di que’ rei pensieri” 13-9<br />

II. Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico)<br />

N. testi: 22<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (16) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Arcadia mia, col crin sparso, ed incolto” 20<br />

“Chi vide mai, o di veder presume” 24<br />

“Come Tempj, e Trionfi, e Statue ergete” 28<br />

“Del biondo Tebro in sulla destra riva” 21<br />

“Dell’Arbia intorno alla fiorita riva” 25<br />

“Ecco il carcere aperto, e il crudo, e strano” 28<br />

“Forse celarmi in quelle Piaghe io spero” 23<br />

“Oh gente d’Israele afflitta, e mesta” 22<br />

“O Viti, Viti, avventuroso Fiume” 27<br />

“Piena di santo ardire, o bella, o forte” 29<br />

“Piene del lor natio valor primiero” 25<br />

“Quel primo sguardo, che io rivolsi a lei” 21<br />

“Quercia, che tanto al Ciel l’altera fronte” 22<br />

“Questo, che vedi in rozzi panni avvolto” 26<br />

“Sì forte Amore in sua balìa mi porta” 29<br />

“Vidi sul Tebro duo Fanciulli armati” 27<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Contrari venti di Fortuna, e Amore” 26<br />

“Deh qual mi scorre, oh Dio! di vena in vena” 23<br />

“La divina Pietà veggio omai stanca” 20<br />

“O boschi, o selve, voi, che tante, e tante” 19<br />

“Questa, mi disse, Amore, è la catena” 24<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-99); endecasillabi frottolati (100-62); due<br />

strofe saffiche, A(a5)B(b5)Cc5 (163-70); due strofe, con schema a5a5b5c5b5c5d5D11<br />

(171-86); due strofe, a8a4b8b4c8c4d8d8 (187-202); quattro strofe, A11b7c7b7c7A11A11<br />

(203-30); terzine (231-46).<br />

“Dunque l’alma tra risse hai sempre accesa?” 30-7<br />

254


III. Fulvio Astalli (Alasto Liconeo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Pallante, oh quanto è giusto il tuo furore” 39<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Mirava Eugenio intrepido, e costante” 38<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Roma, ch’ergesti le tue moli altere” 38<br />

IV. Filippo Fabri (Alindo Scirtoniano)<br />

N. testi: 29<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (13) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Arser gran tempo in Ciel d’ira, e di sdegno” 49<br />

“Cinto co’ rai d’insolito splendore” 49<br />

“Come vago Usignuolo in gabbia stretto” 50<br />

“Ecco, Erasto, il bel colle altero, e santo” 44<br />

“L’Arte, che intenta è ad animar colori” 50<br />

“Mirate, alto Signor, mirate intorno” 46<br />

“Padre del Ciel, se giovanil desio” 44<br />

“Poc’anzi un Lauro al fiumicello in riva” 40<br />

“Presso era omai quel tempo, in cui l’etate” 43<br />

“Se fia, che io sappia un giorno al suono altero” 47<br />

“Se per opra talor del van desire” 42<br />

“Signor, di tante glorie il Mondo empiete” 47<br />

“Tigre selvaggia in chiusa valle oscura” 41<br />

• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi è costei, che di beltà novella” 52<br />

“Io veggio il Sol di nuovi raggi adorno” 41<br />

“Io vo cantar d’eccelsi Eroi l’imprese” 39<br />

“L’ozio, e il piacere, e la discordia ingiusta” 46<br />

“O chiara, invitta, e gloriosa Donna” 43<br />

“Piacciavi, o gloriose eccelse Mura” 42<br />

“Pria che Fille io mirassi, eran di Fille” 40<br />

“Se nella prima età del viver vostro” 45<br />

“Signor, quel dì, che d’Imeneo la face” 51<br />

255


“Sommo eterno Signor, d’uman servaggio” 52<br />

“Spirto gentil, che d’immortale onore” 48<br />

“Tante grazie, o Signore, in me spargete” 48<br />

“Vago Fanciul, pria che spuntasse il giorno” 45<br />

“Oh più, che assenzio, e fiele amaro frutto” 51<br />

• Ode-canzonetta di venticinque esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“O leggiadra Verginella” 53-7<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-306); sei esastici bipartiti (307-42), con<br />

schemi a5sb5c5 ; a5sb5c5 (I e III), a5b5sc5 ; a5b5sc5 (II), a5b5c5 ; a5b5c5 (IV-VI); terzine<br />

(343-78); endecasillabi frottolati (379-414); terzine (415-21).<br />

“Se il Ciel sempre sereno, e verdi i prati” 58-71<br />

V. Alessandro Marchetti (Alterio Eleo)<br />

N. testi: 34<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (16) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma, in che duri ceppi, ahi lasso! in quali” 74<br />

“Ch’io t’abbandoni, o Filli? Ah non ho io” 76<br />

“Con vetri eletti erge alle stelle il volo” 83<br />

“Di Filli al biondo fior della ginestra” 75<br />

“Donna, che scesa dall’empireo Coro” 80<br />

“Donna, dal volto tuo muover vegg’io” 80<br />

“Donna, l’alma beltà, che in te risplende” 81<br />

“Era la notte, e in dolce obblio profondo” 72<br />

“Già quattro volte il Sol le oblique vie” 77<br />

“Italia, Italia; ah non più Italia! appena” 85<br />

“Limpido rio, che a queste selve intorno” 86<br />

“Mira, o Nice crudel, da queste sponde” 76<br />

“Nice, vedi tu là quel nuvol nero” 82<br />

“Principe generoso, il pregio, e ’l merto” 84<br />

“S’io ’l dissi mai, che Amor tutte in me scocchi” 78<br />

“Tessea ghirlande al crin la bionda Clori” 73<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Allor, che gli elementi il Fabbro eterno” 87<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Voi, che degli occhi, ond’io trafitto ho il core” 72<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Anima gloriosa, ove a posarte” 83<br />

256


“Del nulla trar dagli infiniti abissi” 86<br />

“Nice, or che spunta l’amorosa stella” 81<br />

“Spezzinsi i ceppi, e le catene, ond’io” 85<br />

“Vago Augellin, che in sì soavi accenti” 75<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Era nella stagion, che l’erba, e i fiori” 73<br />

“Già mi credea, che nell’età men fresca” 79<br />

“Il dì, che l’Alma tua, Madonna, in terra” 78<br />

“Il Sole è cuor del Mondo: il Sol comparte” 77<br />

“Morto è il gran Ferdinando. Arabi odori” 82<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Amor, costei, che in forma d’Angioletta” 74<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Chi vuol veder quanto operar tra noi” 84<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Nocchier, cui fiero impetuoso vento” 79<br />

“Specchio vid’io di bel Cristallo eletto” 87<br />

• Sestina lirica (ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA,<br />

BDF)<br />

“Errai gran tempo in questa, e in quella selva” 88-9<br />

• Terzine<br />

“Diane Fortuna pur gli ampj tesori” 89-90<br />

VI. Francesco Redi (Anicio Traustio)<br />

N. testi: 60<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (22) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, ch’è mio nemico, una battaglia” 114<br />

“Ape gentil, che intorno a queste erbette” 108<br />

“Cetra del grande Iddio son l’auree sfere” 105<br />

“Chi cerca la Virtù, schivi d’Amore” 95<br />

“Corre superba, e poderosa nave” 118<br />

“Della mia Donna esce dagli occhi fuore” 120<br />

“Donna Gentil, per voi mi accende il cuore” 92<br />

“Era disposta l’esca, ed il focile” 117<br />

“Estinguer mai non credo il grande ardore” 100<br />

“Già la Civetta preparata, e il fischio” 103<br />

“Gran misfatti commessi aver sapea” 99<br />

257


“In agonia di morte era il mio cuore” 115<br />

“Io cerco indarno d’ammollir costei” 117<br />

“La bell’Anima vostra, o Donna altera” 110<br />

“Non così bella mai si vide in Cielo” 104<br />

“Non è medico Amore: e s’ei risana” 119<br />

“Oltre l’usanza sua, un giorno Amore” 111<br />

“Or che d’intorno al cuor freddi pensieri” 112<br />

“Quando io mi posi ad adorar costei” 106<br />

“Qui dove orgogliosetta a metter foce” 113<br />

“Scevro de’ sensi dal contagio, e sciolto” 109<br />

“Tra l’atre vampe d’alta febbre ardente” 108<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Colle sue proprie mani il crudo Amore” 99<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Amor, tu la vuoi meco; e non t’appaga” 118<br />

• Sonetti (36) con schema ABBA, ABBA; CDC; DCD<br />

“Ameno è ’l calle, e di bei fiori adorno” 96<br />

“Aperto aveva il parlamento Amore” 95<br />

“Chi è costei, che tanto orgoglio mena” 93<br />

“Coltomi al laccio di sue luci ardenti” 116<br />

“Cose del Cielo al basso volgo ignote” 102<br />

“Dentro al mio seno addormentato Amore” 96<br />

“Desio d’onore, e di virtù m’inspira” 104<br />

“Di fitto verno in temporal gelato” 112<br />

“Di gran Corte Real tu pur’andrai” 107<br />

“Donne Gentili, devote d’Amore” 93<br />

“Dopo mille aver fatti aspri lamenti” 101<br />

“Era il primiero Caos, e dall’oscuro” 92<br />

“Era l’animo mio rozzo, e selvaggio” 116<br />

“Il dardo, che sta fisso entro il mio seno” 110<br />

“Io vidi un giorno quel crudel d’Amore” 119<br />

“La beltà di Madonna entro il mio cuore” 97<br />

“L’increato, immortale, alto Motore” 105<br />

“Lunga è l’arte d’Amor, la vita è breve” 91<br />

“Musico è Amore. Alle celesti sfere” 114<br />

“Negli occhi di Madonna è sì gentile” 94<br />

“Nel centro del mio seno il nido ha fatto” 101<br />

“Nell’assetato mio fervido seno” 111<br />

“Oggi è il giorno dolente, e questa è l’ora” 97<br />

“Per liberarmi da quel rio veleno” 109<br />

“Poi di Morte cadrà quel ferreo telo” 107<br />

“Quasi un popol selvaggio, entro del cuore” 113<br />

“Quell’alta Donna, che nel cuor mi siede” 102<br />

“Quell’Amor, che del tutto è il Mastro eterno” 98<br />

“Questa sì bella, nobil donna, e degna” 98<br />

“Se fia mai, che s’annidi entro ’l mio petto” 115<br />

258


“Se nulla io sono, è per virtù d’Amore” 120<br />

“Senza portare altr’armi da ferire” 106<br />

“Servi d’Amor, se fia, che mai leggiate” 91<br />

“Sovra un Trono di fuoco il Dio d’Amore” 100<br />

“Tra i fieri venti d’un crudele inverno” 94<br />

“Vanerello mio cuor, che giri intorno” 103<br />

VII. Francesco de Lemene (Arezio Gateatico)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“E sotto il freddo, e sotto il clima ardente” 126<br />

“Eterno Sol, che luminoso, e vago” 126<br />

“Non scenda no dal sempiterno regno” 128<br />

“Questo bosco romito, ove s’asconde” 122<br />

“Stravaganza d’un sogno! A me parea” 124<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“All’uom, che col pensier tant’alto sale” 127<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Deh per pietà chi la mia fiamma ammorza” 122<br />

“Dunque muor tra gl’infami il Glorioso?” 128<br />

“È già madre Maria, né prova i mali” 127<br />

“Ho di me stesso una pietà sì forte” 124<br />

“Messaggiera de i fior, nunzia d’Aprile” 121<br />

“Poiché salisti ove ogni mente aspira” 123<br />

“Quanto perfetta sia l’eterna Cura” 125<br />

“Questa negli ozj suoi Mole eminente” 121<br />

“Sento, che l’età mia da primavera” 123<br />

“Voi, che sovente il giovenil desio” 125<br />

• Canzone di venti stanze di endecasillabi e settenari: AbCCbAADEeDFF<br />

“Senti, Guerrier di Dio, Campion del fato” 129-37<br />

• Inno di dodici strofe di settenari ed endecasillabi: aBbAcdEcdEFF<br />

“Su i cardini lucenti” 137-42<br />

VIII. Antonio Maria Salvini (Aristeo Cratio)<br />

N. testi: 28<br />

259


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Siede entro vaga, illustre, augusta Regia” 146<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ascolta, o cruda: un dì trovai la bella” 156<br />

“Come nave, che ’l mar veloce passa” 147<br />

“Ma quand’ella si volge a un certo lume” 143<br />

“Per lungo, faticoso, ed aspro calle” 149<br />

“Qual’edera serpendo Amor mi prese” 144<br />

• Sonetti (21) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ah meraviglia non più in donna, udita!” 150<br />

“Amor ne gli occhi vostri abita, e regna” 144<br />

“Chi mai ti fe’ quelle pupille ardenti” 151<br />

“Come chi nato in sotterraneo speco” 142<br />

“Di fresca gioventù luce vermiglia” 146<br />

“Esce da cavo sen di rupe alpina” 145<br />

“L’antiche storie in la remota etate” 154<br />

“Mentre seguace d’amorosa cura” 143<br />

“Odio il volgo profano: i ciechi inganni” 153<br />

“Parte allegro nocchier dal patrio lito” 147<br />

“Per figurare a noi Angiol celeste” 145<br />

“Per tollerare il sitibondo, e fello” 152<br />

“Più primavere omai varcate sono” 154<br />

“Posso dir, che il mio cuore è un Mongibello” 155<br />

“Quando tu in aria di pietà risplendi” 152<br />

“Quel, che tiene in mia mente alto ricetto” 148<br />

“Quella nel Cielo accesa eterna vampa” 149<br />

“Segui, Donna, a fuggire il basso volgo” 153<br />

“Sotto benigno avventurato segno” 151<br />

“Tornami a mente il dolce atto natio” 155<br />

“Vostra faccia serena è così bella” 150<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Sotto una fioca, oscura, e dubbia luce” 148<br />

IX. Ludovico Pico della Mirandola (Aurasco Pamisiano)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma real, poiché dal fragil velo” 157<br />

260


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Pria, che l’eterno Spirto e vita, e moto” 156<br />

“Volto colà, dove più bella parte” 158<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“E quando mai con sì crudel ventura” 157<br />

X. Pietro Paolo Carrara (Clarimbo Palladico)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CED<br />

“Dunque Colui, che diè lustro, ed onore” 159<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ch’io paragoni al Ciel la chiara fronte” 158<br />

“Forte persier ne’ miei desiri assiso” 162<br />

“Frema pur di fortuna il mare irato” 159<br />

“Me basso augel palustre or chi fe’ degno” 160<br />

“Mira, Signor, mira di prede onusto” 162<br />

“O tu, che del mio Ben l’alto sembiante” 161<br />

“Signor, che, sovra ogn’altro inclito, e forte” 161<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Quel, che vedi colà languido rio” 160<br />

• Ode-canzonetta di diciannove esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Mentre penso all’ampio ardore” 163-6<br />

XI. Bartolomeo Ceva Grimaldi (Clarisco Egireo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Quante fiate mi dicesti, Amore” 168<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Non son qual fui. Sotto gran carco oppresso” 167<br />

“Stancato già di più vedermi intorno” 168<br />

261


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Sin dal primo momento, in cui la sorte” 169<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Che sperasti di fare, o ingiusta Morte” 169<br />

“Se fui, sono, e sarò sempre costante” 167<br />

XII. Bernardo Spada (Clorasto Eubeio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi, che pur mi conviene: e al sen stringea” 173<br />

“Non mi vedrete più, Ninfe, e Pastori” 172<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Alto desio di gloria il cuor mi punge” 170<br />

“E osò Morte cotanto? ah del suo stolto” 170<br />

“O tenero Arbuscel, tardi nascesti” 173<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Dico a me stesso: sulle patrie sponde” 172<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Parmi non vero, che l’oscuro, e folto” 171<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ecco l’inclito Giulio: in questa riva” 171<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Nulla pesami il fral terreno manto” 174<br />

XIII. Andrea Maidalchini (Coreso Evanziano)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (17) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Almo Signore, un dì per man mi prese” 181<br />

“Carco già d’anni, e dalle cure oppresso” 174<br />

“Carlo morìo; e alla sua Tomba intorno” 182<br />

262


“Donna, sovra te stessa, e sovra quante” 178<br />

“Erano i miei pensier rivolti altrove” 181<br />

“Forte campion, ch’in sul bel fior degli anni” 180<br />

“Giunto quel dì, che di Parnaso al monte” 176<br />

“Levami in alto un mio pensier veloce” 179<br />

“Non già le porte del bifronte Giano” 175<br />

“Or che i dolci son lungi occhi vivaci” 177<br />

“Perché men vivo in solitaria parte” 178<br />

“Quand’io credea, che in me gli ardori intensi” 175<br />

“Quando lieto men giva, e baldanzoso” 177<br />

“Rosa, quel santo ardor, con cui le prime” 183<br />

“Se lascia alquanto alla ragione offesa” 179<br />

“S’oggi veggiam di Pindo le Reine” 176<br />

“Un giorno all’ombra di due Querce annose” 182<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Io vo pensando, e nel pensier m’assale” 180<br />

XIV. Pietro Ottoboni (Crateo Ericinio)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Da quel, che noi governa, alto splendore” 187<br />

“Denso vapor, ch’il Sole in giorno estivo” 186<br />

“Di tua mente uno sguardo almo, e giocondo” 185<br />

“Lieta fortuna avrà fosco sembiante” 185<br />

“Padre, la via de’ Saggi è sempre bella” 184<br />

“Quando partì da me ver la sua sfera” 184<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Donna felice, a cui dal Cielo è dato” 186<br />

“Quella parte, che in noi vive immortale” 183<br />

XV. Carlo Ireneo Brasavola (Cresfonte Cauconeo)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Eran di tenebroso obblio cospersi” 187<br />

263


• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Figlia, io credea, che ’l solitario loco” 189<br />

“Io ben l’udia, ma non credea poi tanto” 190<br />

“Isola bella, del valor più vero” 191<br />

“La bella Donna al bel Garzon s’accoppia” 191<br />

“Non è, Signor, non è lauro novello” 190<br />

“Non la corona, che la fronte allaccia” 188<br />

“S’egli è mai ver, che per vie cupe, e ascose” 189<br />

“Voi, cui nobil desio di morte accende” 188<br />

XVI. Francesco Brunamonti (Diante Prosense)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O Fiume, o tu, che la sassosa balza” 198<br />

“S’alza ohimè là dall’Orse un vento armato” 195<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Quant’è dal Nilo all’onde Caspe, e quanto” 196<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Come là presso a Baia, ove chi passi” 196<br />

“Creata, ch’ebbe sì bell’alma Iddio” 192<br />

“Fermare a i fiumi il corso, a i venti il moto” 193<br />

“Nel portar, che fean gli Angeli sull’ale” 197<br />

“Oh Patria gloriosa al par di quante” 194<br />

“Oh quale interno, oh qual divin mi sprona” 192<br />

“Questa è quella grand’Alma, ch’io creai” 193<br />

“Se ti porrà le mani entro i capegli” 198<br />

“Torno, e non a te già, perché giammai” 197<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Astrea, dice talun, stava fra nui” 195<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Antico bosco, onde di fama cresce” 194<br />

• Canzone di dieci stanze di settenari ed endecasillabi: aBBaCddCeEFf<br />

“Manzi, passar quegli anni” 199-202<br />

264


XVII. Carlo Severoli (Efesio Arneo)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Superbetta pastorella” 207<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ben mille volte il giorno accolgo insieme” 205<br />

“L’alma vostra gentil di stella in stella” 205<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Tinta di sangue, e d’atro fiel grondando” 203<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“O Fiume, tu, che scendi a noi dal monte” 204<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, EDC<br />

“O Sole, o Sol, senza il cui lume prive” 203<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dacché colei, per cui piagommi Amore” 204<br />

“Il pellegrin, cui folta notte oscura” 206<br />

“Lasso! già in me di quella età primiera” 206<br />

XVIII. Donato Antonio Leonardi (Eladio Maleo)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma, che sei nella prigion de’ sensi” 208<br />

“Qual pellegrin, che dal viaggio stanco” 208<br />

“Quante volte sull’ali al mio pensiero” 207<br />

“S’io mi fermo a pensare in che fu spesa” 209<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Con sì forte catena Amor mi stringe” 209<br />

• Odi-canzonette (2) di esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Collinetta aprica, e bella” (22) 210-4<br />

“Or, che ride in calma il mare” (23) 214-8<br />

265


• Ode-canzonetta di sedici sestine di ottonari: ababcc<br />

“Sul bel verde io riposava” 219-22<br />

XIX. Tiberio Carafa (Eliso Euteo)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, EDE<br />

“Di bel pallor le vaghe membra sparse” 225<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Filli, ti sacrai l’alma, e non fu mai” 224<br />

“Non mai così leggiadra al Sol si tinse” 226<br />

“O de’ fuggiti miei dolci contenti” 228<br />

“O Re de’ fiumi, che in tributo accogli” 225<br />

“Per cagion vie più bella, Idol più chiaro” 223<br />

“Poiché gli umili prieghi, e il lungo pianto” 227<br />

“Spegner vorrei quel nuovo ardor, che nasce” 223<br />

“Spenta era in Cielo ogni benigna stella” 222<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Come palma feconda, a cui se toglie” 226<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Mincio infelice, che i già freschi, e chiari” 227<br />

“Opaco bosco, solitario, e scuro” 224<br />

XX. Leonida Maria Spada (Elmiro Miceneo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“E quai vegg’io qui d’improvviso intorno” 229<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Archidamo gentil, pria, che disciolto” 230<br />

“E pugnar gli elementi in aspra guerra” 231<br />

“O bianca amorosetta Tortorella” 229<br />

“Vago armellin, che di tua bianca spoglia” 228<br />

266


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Alma gentil, che in sul bel fior degli anni” 231<br />

“Giovanetto pastor, se d’improvviso” 230<br />

XXI. Cornelio Bentivoglio d’Aragona (Entello Epiano)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (17) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Contrario affetto il cor m’assale, e stringe” 232<br />

“Donde il nuovo colore, e i nuovi canti” 234<br />

“Ecco Amore, ecco Amor: sia vostro incarco” 238<br />

“Fuggo l’alte Cittadi, e la superba” 235<br />

“L’anima bella, che dal vero Eliso” 233<br />

“Oh se quello mirar fosse permesso” 240<br />

“O troppo vaghe, e poco fide scorte” 233<br />

“Poiché di nuove forme il cuor m’ha impresso” 238<br />

“Pria del manto vestir caduco, e frale” 237<br />

“Ragion per man mi prende: il passo incerto” 239<br />

“S’accampa Amor cinto di faci, e dardi” 235<br />

“Siccome toro fuor di mandra spinto” 236<br />

“Sotto quel monte, che ’l gran capo estolle” 232<br />

“Su monte eccelso, e quasi al Ciel confine” 234<br />

“Timide pecorelle, e fuggitive” 236<br />

“Tra i lascivi piacer dell’empia Armida” 240<br />

“Vidi (ahi vista principio alle mie pene!)” 237<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Contro Goffredo a ribellar son spinte” 239<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Ninfe, e Pastori, al sacro avello accanto” 241-2<br />

XXII. Giovanni Bartolomeo Stanislao Casaregi (Eritro Faresio)<br />

N. testi: 41<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Rabbioso mare infra Cariddi, e Scilla” 257<br />

267


• Sonetti (18) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Aci, in me solo il tuo gentil sembiante” 255<br />

“Aci, non ti partir, stiam cheti, e bassi” 256<br />

“Allor, che son più solo, e che non sento” 249<br />

“Colti v’ho pur, fischiando allor qual’angue” 256<br />

“Desiando talor, ch’alto, e in disparte” 252<br />

“Ei non però volge ad Amor le spalle” 255<br />

“Ha già la nostra piccioletta barca” 254<br />

“In quel gran dì, che a disserrar le porte” 253<br />

“Mirzia, quel già sì tenero virgulto” 244<br />

“Passa la Nave altrui ricca di spene” 243<br />

“Piantò già buon cultor vigna diletta” 248<br />

“Poiché la mia spietata aspra sventura” 243<br />

“Qual Pellegrin, che sul morir del giorno” 246<br />

“Quando la Fé, Signor,di sfera, in sfera” 246<br />

“Scesa alfine sul lido, Amore, or dove” 254<br />

“Se il ferro stringi, e la più bella parte” 251<br />

“Sei lustri interi alto Ocean crudele” 250<br />

“Se mai non fu largo perdon conteso” 252<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Odi, Italia, e i miei detti intendi. Altero” 248<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, EDE<br />

“La mia possente tazza è vota, e sgravida” 258<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Oh dolce vin, mio solo amor, mia Dea” 258<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ma qual’orrendo risonar bisbiglio” 259<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi ch’io son morto: ahi ch’infernal Vesuvio” 259<br />

“Io parto, e il vede, e non curarlo ei finge” 253<br />

“L’immensa luce, onde veggiam natura” 245<br />

“Mosser nobil contesa un dì fra loro” 250<br />

“Perché tutto costei negli occhi spiega” 245<br />

“Poiché sotto il gran sasso Aci sepolto” 257<br />

“Spesso io grido: ah vorrei pur’una volta” 247<br />

“Sull’ali alzato di mia dolce speme” 242<br />

“Tu, che d’alta virtù, Pianta sublime” 247<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Poich’ebbe Amor con lusinghiero inganno” 251<br />

“Quando sapran, che un dì vinti, e domati” 244<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Non perché sparso abbia d’argento, e d’oro” 249<br />

268


• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: AbCbAddCee<br />

“Valor, che per gran gemme, e in aureo trono” 271-3<br />

• Canzone di otto stanze di settenari ed endecasillabi: abCaDcBDdEE<br />

“Non più di Mirzia, e Clori” 276-8<br />

• Canzone di otto stanze di settenari ed endecasillabi: aBcBcACDdEE<br />

“Non chi gemmato il crine” 273-6<br />

• Canzoni (2) di endecasillabi e settenari: ABCaBCcDdEffEGG<br />

“Dappoi che per tant’anni in mar di sangue” (9) 266-70<br />

“E quando fia, che bella Pace amica” (8) 262-6<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCaBCdeDE / aPA<br />

“Musa, qual mai meravigliosa, e nuova” 260-2<br />

XXIII. Giovanni Battista Riccheri (Eubeno Buprastio)<br />

N. testi: 31<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Da gli antri loro a lacerarti il petto” 290<br />

“Empio tiranno Amore, io dissi un giorno” 288<br />

“Giace gran donna di color di morte” 283<br />

“Già da gran tempo con acerbo strale” 287<br />

“Già gran Madre d’Imperi, ora sen giace” 287<br />

“Già sette volte in Ciel la bionda Aurora” 288<br />

“Gonfio torrente, di palustri canne” 291<br />

“Mira, Clori, quei fior, che intorno al colle” 284<br />

“Per far, ch’io torni al duro laccio antico” 285<br />

“Poiché destar pietade in voi non posso” 285<br />

“Tra l’ombre della notte i miei pensieri” 289<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Entro a povera culla Iddio sen giace” 282<br />

• Sonetti (17) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chiaro, dolce, sottil, caldo vapore” 281<br />

“Deh perché gli occhi miei la via ti apriro” 286<br />

“Del mondo in questa solitaria parte” 282<br />

“Del vago Adon, per gelosia di Marte” 292<br />

“Di questi vaghi fior tra cento, e cento” 291<br />

“Già prima d’ora il glorioso ammanto” 280<br />

“Io già non t’offro Indiche gemme, ed oro” 284<br />

269


“Per nero fiume, che sulfurea l’onda” 293<br />

“Quell’alto Amor, che da’ begli occhi io trassi” 279<br />

“Quel toro avvezzo a muover guerra al vento” 293<br />

“Questa è colei, che abbandonata, e mesta” 292<br />

“Questo, ch’io veggio in nobil tela espresso” 283<br />

“Saggio pittor, se d’eternar sei vago” 289<br />

“Stanchi talora i miei pensier funesti” 281<br />

“Tacete, o venti, e tu, che volgi l’onde” 290<br />

“Trenta, e sei volte cento lustri, e cento” 280<br />

“Veggio, s’alzarsi il guardo mio s’arrischia” 279<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“S’avvien talor, che augel fugga dal vischio” 286<br />

• Ode di dodici strofe di settenari ed endecasillabi: abCabCdd<br />

“Inni, della mia mente” 294-7<br />

XXIV. Francesco Maria Cagnani (Eustasio Oeio)<br />

N. testi: 59<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dolce pensier, ch’all’agitata mente” 310<br />

“Io prima vidi all’umido elemento” 310<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Misero io sogno, che l’assenzio piova” 317<br />

“Prestami l’ale, Amor, ch’inutilmente” 303<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Che giova a me, che dietro al carro altero” 307<br />

• Sonetti (4) con schemi ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“O veglio più fugace assai del vento” 315<br />

“Poiché son pago di quel dolce male” 298<br />

“Quando fansi d’appresso agli occhi miei” 319<br />

“Svegliati, ebbro Ciclope, e ’l guardo gira” 321<br />

• Sonetti (31) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, ch’entro del core a me favella” 316<br />

“Anguicrinita furia, che ’l veleno” 309<br />

“Come è il laccio, ond’Amor tiemmi legato” 306<br />

“Dallo stato tranquillo, ove io vivea” 297<br />

“Dimmi, perfido Ulisse, o stai nel porto” 321<br />

“Dunque non puote in giovinetta etade” 318<br />

270


“Folle, mi disse Amor, cui grave incarco” 299<br />

“Giovane Donna sotto verde ammanto” 306<br />

“Il buon Guerrier, ch’a vendicar la morte” 300<br />

“Il cor, che tanto contrastò l’impero” 301<br />

“Il pellegrin, ch’ insul notturno orrore” 312<br />

“In questo Mare, dov’è Amor nocchiero” 311<br />

“Io ben non so di chi debba dolerme” 307<br />

“Io veggio il crudo Amor, che gli aurei strali” 320<br />

“L’età bambina, che d’affanni scarca” 319<br />

“Manca la speme, ed il timor s’avviva” 313<br />

“Mille timori dal medesmo fonte” 309<br />

“Muovo il passo per balze, e per dirupi” 314<br />

“No, che spento non è l’antico ardore” 312<br />

“Non seppi, Amor, nella passata etade” 311<br />

“Odi urlare il Ciclope? ah tu non sai” 324<br />

“Pensier, ch’in dubbia mente si volgea” 313<br />

“Poiché a ferirmi del secondo telo” 317<br />

“Poiché Febo a Piton con mille, e mille” 302<br />

“Poiché nulla vi cale, o Dei protervi” 322<br />

“Quel desir folle, che ne’ più verd’anni” 300<br />

“Questo mio cor, qual Pellegrin, che in via” 305<br />

“Rimira, o Galatea, quel, che t’amava” 323<br />

“Segui, mi disse Amor, la mia bandiera” 316<br />

“Sperai, che Amore per miglior sentiero” 305<br />

“Volgemi spesso Amor benigno il guardo” 308<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Amore, a tue lusinghe il cor non fido” 304<br />

“Amor, per farmi del tuo laccio pago” 318<br />

“Colui non è, che sotto al peso grave” 323<br />

“Dappoich’Amore insidioso un vago” 299<br />

“Dolce m’alletta, e mi lusinga Amore” 298<br />

“Dolcissima quiete, obblio soave” 308<br />

“I’ non credeva quel Fanciul sì crudo” 301<br />

“La speme, che precede infida scorta” 303<br />

“Occhi leggiadri, onde nel mio cor piove” 320<br />

“Vedi il Tritone, che nel mar s’attuffa” 322<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Fugge la Cerva, a cui dipinge il tergo” 315<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“In quell’età, ch’alla bambina mente” 314<br />

“Mostrami armato di faretra il fianco” 302<br />

“Signor, voi nella prima acerba etate” 304<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata.<br />

“Rimprovera il mio core” 325<br />

271


• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“Chi mi porge una gran tazza” 324-5<br />

• Ode-canzonetta di sette esastici di ottonari: aabbcc<br />

“Non fu tanto il grande ardore” 327-8<br />

• Ode-canzonetta di cinque strofe di ottonari: aabbcdcd<br />

“Presso al mar la Dea di Gnido” 328-9<br />

• Ode-canzonetta di sei esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Deh portatemi del vino” 326-7<br />

XXV. Domenico Lazzarini (Felicio Orcomeniano)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Il primo seme del mio bel desio” 331<br />

“Lasso già di seguir la bella fera” 330<br />

“Or che tanto da voi lontano io vivo” 330<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“In questa bella, antica, e nobil parte” 332<br />

“Laddove il bel Metauro i colli parte” 331<br />

XXVI. Benedetto Paolucci (Ircano Lampeo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Di già pasciuto avean le pecorelle” 333<br />

“Ognor, che te rivedo, o di mia vita” 333<br />

“Or che lasciar convienci il bel paese” 334<br />

“Quell’ardor, che per te nel petto io celo” 334<br />

“Spirto real, che queste selve onori” 332<br />

272


XXVII. Giuseppe Ercolani (Neralco Castrimeniano)<br />

N. testi: 24<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Nel principio era il Verbo, e ’l Genitore” 341<br />

• Sonetti (19) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Che fai, Maria, che pensi? ecco il Gran Padre” 339<br />

“Chi è costei, che fa dell’uom vendetta” 335<br />

“Gran Dio, ch’al sommo d’onestà Maria” 339<br />

“Io vidi un giorno pien di maraviglia” 343<br />

“Ma poiché ’l sommo Re, che ’l Ciel governa” 340<br />

“Negli anni eterni, e negli antichi giorni” 338<br />

“Pien d’un vago pensier, che dolcemente” 337<br />

“Poiché del suo fallire Adam s’accorse” 342<br />

“Prima d’ogni principio a voi concesse” 337<br />

“Questa dell’universo Arbira, e Diva” 343<br />

“Se fiammeggiare il Sole, e l’auree stelle” 344<br />

“Se soddisfare alta infinita offesa” 345<br />

“So, ch’al sen di Maria l’eterno Bene” 341<br />

“Sovra i figli d’Adamo iniquo, ed empio” 344<br />

“Sovra i sensi innalzato infermi, e bassi” 342<br />

“Spirto, che di spirare in me si degna” 335<br />

“Spirto, che troppo di sua gloria altero” 336<br />

“Vergine eccelsa, di ridire invano” 338<br />

“Vergini al Mondo innumerabil sono” 340<br />

“Non anco avea le pene, e i premj nostri” 336<br />

• Canzoni (3) di settenari ed endecasillabi: aBCbACCDEeDfDFF / PAA<br />

“Donna immortale, io veggio” (5) 349-51<br />

“Perché tu fosti quella” (7) 345-8<br />

“Poiché per mia ventura” (6) 351-4<br />

XXVIII. Antonio Maria Ghislieri (Frondisio Leonideio)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io vo, Donna, dicendo di che tempre” 356<br />

“Sostenta omai, mio Dio, l’aspro flagello” 355<br />

“Sta Giove in Cielo, or fra riposo, e pace” 357<br />

273


• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se brami, Amor, di trionfar d’un petto” 358<br />

“Se volessi ridire ad una ad una” 356<br />

“Sotto il gran fascio de’ miei tristi affanni” 357<br />

“Tanto è, che avvinto io son da tua beltade” 358<br />

“Tu sempre, Amor, vai saettando i cuori” 355<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Il lento passo, e il mio guardo dimesso” 359<br />

“Qualor ferita vien tigre superba” 359<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABaACBdDCEpE /<br />

AbBACpC<br />

“Nave secura, che riposa in porto” 360-3<br />

XXIX. Giovanna Caracciolo (Nosside Ecalia)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Torna, misero core, in questo seno” 365<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco già riede il fortunato giorno” 364<br />

“Non fu di Morte lo spietato strale” 367<br />

“Occhi, il Sol vostro a voi non dà più lume” 365<br />

“Opra è, Signor, del Ciel quel, che a noi scende” 366<br />

“Or che dee risonar mio rozzo canto” 363<br />

“Quando il core era mio, tranquille l’ore” 364<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“D’Alessandro, e d’Augusto i prischi onori” 366<br />

XXX. Carmine Niccolò Caracciolo (Salico Lepreonio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Libero nacqui, e libertà concesse” 370<br />

274


• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Anima mia dolente, e sbigottita” 368<br />

“Conosco ben, che la perversa sorte” 367<br />

“Parti, Febea gentil, da queste sponde” 369<br />

“Troppo noiosa, e miserabil vita” 369<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Mio core, e puoi soffrir tanto disprezzo?” 368<br />

XXXI. Andrea Diotallevi (Velalbo Trifiliano)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cinto dall’ombre appiè d’erta montagna” 371<br />

“L’alto Motor, che all’Universo intero” 375<br />

“Non lungi al chiaro Alfeo su ’l più bel colle” 371<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alato Vecchio in rabbuffata chioma” 370<br />

“Gode giorni tranquilli, ore di pace” 372<br />

“Le stupende, ch’io vidi in marmi scolte” 374<br />

“L’Eternità, che in Tempio augusto, e grande” 373<br />

“Poiché in serica tela, o bella Clori” 372<br />

“Quel Passaggier, che in mezzo alle foreste” 373<br />

“Se le fortune io scopro aspre, o gioconde” 374<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime; e de’ loro Autori, pp. [376-400].<br />

275


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO SESTO. | All’Illustriss. ed Eccellentiss. Signore | IL<br />

SIGNOR | D. GIO. ANTONIO | MONCADA, E ARAGONA | Conte di S. Pietro, de’<br />

Principi di Manforte et c. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a<br />

sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | IN<br />

ROMA, Per Antonio de Rossi alla Piazza di Ceri. | MDCCXVII. | Con licenza de’<br />

Superiori.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Giovanni<br />

Antonio Moncada, pp. [III-XI].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [XII-XIV].<br />

I. Agostino Spinola (Almaspe Steniclerio)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Appena io posi in questa egra, e mortale” 2<br />

“Ben mille volte, e mille io vidi il bieco” 6<br />

“Io veggio, ahi veggio il chiaro suol Latino” 3<br />

“Là, dove assiso in luminoso Trono” 3<br />

“Leggero io volo al par d’alato strale” 2<br />

“Me, nobil Nave, e per ardir sì conta” 4<br />

“Talor l’anima mia per l’aer vago” 6<br />

“Un dì, ch’io sol men gìa stanco senz’arme” 4<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Oh qual di schiavi io veggio orrida schiera” 1<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“In parte, ove non fia, ch’uom lieto passi” 5<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Appena io pien d’ardir posi le piante” 5<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Poiché contro del Ciel superbo s’erse” 7<br />

“Poiché vid’io la pallida, la rea” 7<br />

II. Francesco Frosini (Altemio Leucianitico)<br />

N. testi: 15<br />

276


Genere metrico:<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, che in carcer volontario chiusa” 12<br />

“Altri cerchi il mio Dio dentro gli abissi” 14<br />

“Dalle dolci tue piaghe, onde a noi porta” 13<br />

“Dell’ameno Giordan presso alle sponde” 12<br />

“Del vecchio Adamo a ristorar l’oppressa” 8<br />

“Del viver mio, Signor, per varie strade” 9<br />

“Ecco la strada, onde al Calvario vassi” 9<br />

“Importuno pensier, ma vago insieme” 11<br />

“L’umana prole dal Calvario scorge” 11<br />

“Mentre l’empio Amalecco ardita, e fera” 15<br />

“Mi giunge un dì vicino al cuore un guardo” 10<br />

“Se del morto Signor furon figura” 13<br />

“Sulle bilance del pensier divoto” 14<br />

“Voi mi battete al cuor, come avess’io” 10<br />

“Spesso mi fugge il cuor: veggio talora” 8<br />

III. Lorenzo De Mari (Amiro Citeriano)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, se tu pur vuoi, ch’io solo sia” 17<br />

“Dimmi, Nicea: T’ha mai scoperto Amore” 16<br />

“Far pompa in te quaggiù volle Natura” 17<br />

“Spesso rivolgo il mio pensiero in parte” 20<br />

“Timida cerva, allor, che intorno stretta” 20<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Lunga stagion mi presi Amore a giuoco” 15<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore, io non ti chieggio o triegua, o pace” 19<br />

“Bella immago di Dio, che lo splendore” 19<br />

“Benché questa mia rozza umil sampogna” 21<br />

“Io vidi assiso in alto soglio Amore” 18<br />

“Nel rimembrar l’amata, e la gioconda” 18<br />

“Virtù, che a tanti Eroi per chiare imprese” 16<br />

“Virtù maggior d’ogni più eccelso Impero” 21<br />

“Vostra beltade ad amar voi mi sforza” 22<br />

277


IV. Filippo Marcheselli (Araste Ceraunio)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor che per dar forma all’opra immensa” 25<br />

“Benché lungi, Signor, dal nido, ov’io” 24<br />

“Menti del terzo giro, il cui valore” 24<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alto amor meco nacque: è centro a lui” 22<br />

“Città real, che d’alta parte imperi” 26<br />

“Desolata Città, Città di lutto” 26<br />

“Omai, Signor, di questo basso Egitto” 28<br />

“Qual di Rebecca in sen, che n’era incinto” 29<br />

“Qual mai Natura scelse, o di Natura” 25<br />

“Qual mostrò pien d’orgoglio il petto, e il volto” 29<br />

“Qualor peccai, tema, e viltà turbato” 27<br />

“Qual pruova Aquila i figli, e loro fassi” 23<br />

“Re di me stesso io fui: ma poi mi prese” 27<br />

“Vergine saggia, che di luci priva” 23<br />

“Voi, cui posto ha giustizia in mano il freno” 28<br />

V. Pier Andrea Forzoni Accolti (Arpalio Abeatico)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Incauto Arpalio in arido alimento” 30<br />

“Preso a varcare ardito Pellegrino” 35<br />

“Svegliossi in sogno un torbido pensiero” 37<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Tu piangi, Italia mia, nuove catene” 38<br />

• Sonetti (15) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Anima bella, che in leggiadro velo” 31<br />

“Dell’universo alta Reina augusta” 34<br />

“Donna, che sì crudele, e sì superba” 32<br />

“Fermati, o Pellegrin: la spoglia frale” 36<br />

“Io, già Donna del Mondo, al fido speglio” 39<br />

“Padre del Cielo, in te vittoria, e palma” 37<br />

“Padre del Ciel, voi di mia spoglia il fango” 33<br />

278


“Per vendicarmi di ben mille offese” 36<br />

“Pietà chiesi a Licori, ed ella immoti” 30<br />

“Placido rio, che da pendice amena” 35<br />

“Quando della prigione, ove sei chiusa” 38<br />

“Se portai fiamme al core, ebbi acque al ciglio” 33<br />

“S’il dissi mai, che sovra il crin mi piova” 32<br />

“Vero ritratto de’ suoi bei sembianti” 31<br />

“Voi, che traete placide, e tranquille” 34<br />

VI. Carlo Emanuele d’Este (Ateste Mirsinio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Se il cangiar forma, e ’l variar natura” 40<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Visto ho già sette volte a i prati intorno” 39<br />

• Ode-canzonetta di quattro strofe: a4a4b8b8c8(c4)d8d8e8se4s<br />

“Ninfe elette” 40-1<br />

• Egloga dialogica di Carlo Emanuele d’Este e Giovanni Vizzaron: terzine (1-63, 81-6,<br />

113-30, 166-75); sequenza di settenari ed endecasillabi liberi (64-80); due lasse di<br />

endecasillabi frottolati (87-96 e 100-12), separate da una terzina (97-9); tre strofe di<br />

endecasillabi sciolti (131-40, 144-53, 157-65), intercalate dalle terzine (141-3 e 154-<br />

6).<br />

“Vedesti mai come suol far Melampo” 41-7<br />

VII. Ottavio Gonzaga (Aulideno Melichio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Parla, o Signor, che il servo tuo t’ascolta” 48<br />

“Quella morio, se può chiamarsi morte” 49<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se quel pensier, che inutilmente fiso” 48<br />

279


VIII. Eustachio Crispi (Benalgo Chelidorio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Già son molti anni, che di giorno in giorno” 50<br />

“Poiché del sommo bel vera, e spirante” 49<br />

“Se all’Uomo è il nascer suo colpa, e tormento” 50<br />

IX. Leopoldo Giuseppe Sanseverino (Celiro Straziano)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che il freddo giel l’erbetta, e il fiore” 52<br />

“Mostro d’amar Dorinda, e Filli, e Dori” 51<br />

“Oh se, allorché paventa il core amante” 52<br />

“Per dar conforto Amore al mio tormento” 51<br />

X. Galeazzo Fontana (Celisto Tegeatico)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quel dì, che al Ciel costei presti, e repenti” 53<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Era Gesù alla destra, e al manco lato” 54<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Vennemi incontro coll’usato riso” 57<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Quale innanzi al gran campo, ed all’altero” 53<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Poiché costei, quale in quel tristo giorno” 57<br />

“Qual forza è questa, onde ogni cor costei” 56<br />

“Quel, che d’Adria in difesa il Ciel già diede” 55<br />

280


“Sempre avrò in mente il giorno ultimo, e l’ora” 58<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDE, DCE<br />

“Quel, che scaltro, e maligno entro al deserto” 54<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ardean fin là nella natia lor sfera” 55<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Bel veder l’aure, che a costei d’intorno” 56<br />

XI. Carlo Albani (Cleandro Elideo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O desiato, avventuroso giorno” 58<br />

XII. Paolo Francesco Carli (Coridone Marachio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Terzine sdrucciole<br />

“Non sempre i gigli, Alburnio mio, fioriscono” 59-62<br />

XIII. Salvino Salvini (Criseno Elissoneo)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, cui diero in la mortal tua sede” 64<br />

“Dagli anni eterni entro al comun periglio” 66<br />

“Io era in Pindo; e Morte invida, e acerba” 67<br />

“Io già piantai nel mio terreno un lauro” 66<br />

“Musa, cui già cortese Apollo diede” 63<br />

“Per consumarmi l’affannato cuore” 63<br />

“Poich’ebbe in forme inusitate, e nuove” 64<br />

281


“Quando le belle, angeliche, serene” 65<br />

“Questa, che mi distrugge, e vita ha nome” 67<br />

“Questa, che un tempo si volgea d’intorno” 68<br />

“Se alle nostre foreste avvien, che arrida” 65<br />

“Sul Mare Ibero al trapassar de’ lustri” 68<br />

• Canzone di tredici stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCaBCcDD /<br />

ABbACcDD<br />

“Dolor, perché mi guidi” 69-73<br />

XIV. Basilio Giannelli (Cromeno Tegeatico)<br />

N. testi: 25<br />

Genere metrico<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, se tanti invan sospiri ho sparsi” 73<br />

“Guardati, Italia: ecco un terribil Duce” 78<br />

“Lungi da que’ bei lumi, onde il mio core” 85<br />

“Per la più bella, e gloriosa immago” 76<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDE, CDE<br />

“L’antica, e lunga fiamma, ond’arsi, e chiara” 77<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Quel, che lunga stagion sì mi distrinse” 83<br />

“Se gisser pari a’ pensier duri, e tristi” 75<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“Alma bella, gentil, che ti partisti” 77<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quest’urna breve, o Pellegrino, accoglie” 76<br />

“Rotò la falce, e del gran Rege Ispano” 81<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, EDE<br />

“Doma in Lamagna la rubella gente” 81<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Grande ben’a ragion costui si noma” 79<br />

“In servitù di crudo, empio Tiranno” 80<br />

“L’alta Colonna, che innalzò superba” 80<br />

“Piansi, e cantai nel più bel fior de gli anni” 82<br />

“Ritrassi il piede alfin dal crudo Regno” 84<br />

“Talvolta l’alma mia tanto insull’ale” 82<br />

282


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Di qual materia, Amore, ed in qual parte” 78<br />

“Perché l’alma io ritolga in parte al fiero” 84<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Amor, Fortuna, e l’ostinata voglia” 75<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Erano i rai del Sol tinti, e cospersi” 74<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Odimi, o Re Toscano: a te prescritto” 79<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDE, CDE<br />

“Qualor mi volgo indietro, e a’ più begli anni” 83<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDE, DCE<br />

“Avvezziamci a soffrir, se ’l viver nostro” 74<br />

• Canzone di sette strofe e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCCDEeDD /<br />

PABbAA<br />

“Se mai cura di me, Figlie di Giove” 85-8<br />

XV. Pellegrina Maria Viali Rivaroli (Dafne Eurippea)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cruda non già, non già d’Amor rubella” 88<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Fra i contrasti del core io sol pavento” 89<br />

“Qual forza io sento? e qual’ignoto foco” 89<br />

XVI. Alessandro Borghi (Dalete Carnasio)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

283


• Sonetto anacreontico in ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Spesso spesso Amor vedea” 96<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Gran Donna, che fra l’alte empiree squadre” 96<br />

“Italia, o tu, che fuor d’ogni confine” 90<br />

“M’apparve un dì la mia crudel Fortuna” 90<br />

“Omai, che de’ miei dì son giunto a sera” 91<br />

“Poiché in dura battaglia il crudo, e fero” 93<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Qual chi altrui vuol dar morte, ardito, e franco” 94<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma mia, sei quell’arbore, che porte” 95<br />

“Disse ad Amore un fra lo stuol di mille” 97<br />

“Forte, altero Leon, cui lega, e affrena” 92<br />

“Nel mar del Mondo, che rie sirti asconde” 91<br />

“Qual fanciullin, se mira in trono assiso” 95<br />

“Quando io vidi Costei sul giovanile” 93<br />

“Tu sei amante, Elpin, mel dice il viso” 92<br />

“Uom, che fuggì dal rio servaggio indegno” 97<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Macchie in Maria? se l’immortal Fattore” 94<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCcDEeDD /<br />

pAA<br />

“Standomi un dì lungo il bell’Arno, io vidi” 98-100<br />

• Egloga dialogica di terzine<br />

“Albina, e pur dietro alle fere ognora” 100-5<br />

XVII. Giuseppe Maria Serra (Dalindo Cinosurio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Disse d’Arcadia il gran Custode, e disse” 106<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dappoi ch’è ritornata ad esser ombra” 107<br />

“Tarpate ho l’ali, onde mal’atto al volo” 106<br />

284


XVIII. Sante Bucchi (Echeno Eurimedonzio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Colà ne’ regni della bella Aurora” 111<br />

“In quel gran dì, che d’alta voce al suono” 109<br />

“L’aquila eccelsa dalle bianche piume” 109<br />

“Occhi brillanti, ove ha il suo trono Amore” 110<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Deh perché tanto il pigro andar dell’ore” 108<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“E pur le fiamme, che dal guardo avventi” 107<br />

“Io vel dicea, Dalete, che d’un forte” 111<br />

“Quando al nido natio volgesti il tergo” 108<br />

“Volgo d’iniqui affetti in mezzo al core” 110<br />

XIX. Carlo Sanseverino (Egeo Bufagiano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Sommo Padre, e Signore, a cui sue some” 112<br />

XX. Cecilia Capece Minutolo Enriquez (Egeria Nestanea)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma diletta, che dal Ciel m’ascolti” 113<br />

“Tra duri sterpi, e tra silvestri ortiche” 112<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Com’esser può, che in così amene, e belle” 114<br />

“Vidi, Signor, la più terribil fiera” 114<br />

285


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Ohimè lo Sposo, ohimè la fida scorta” 113<br />

XXI. Pietro Giubilei (Egone Cerausio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Appunto in questo rio, che puro, e schietto” 115<br />

“La pastorella mia, che nel mio core” 115<br />

• Ode-canzonetta di nove strofe: a5b5a5b5c5c5D11d5<br />

“Augel, che vai” 116-8<br />

• Egloga di due strofe (di lunghezza diversa) di settenari ed endecasillabi piani e<br />

sdruccioli (126 vv.).<br />

“D’una grand’elce all’ombra” 118-22<br />

XXII. Luigi Omodei (Doralgo Euritidio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Zappi, tu, che nel Foro, e in Elicona” 122<br />

XXIII. Francesco Del Teglia (Elenco Bocalide)<br />

N. testi: 47<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (9) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Arsenio, e dove sei? torna, dicea” 125<br />

“Che cosa hai tu negli occhi traditori” 149<br />

“Deh ti sovvien quel dì, mia bella Clori” 150<br />

“Già dieci volte, e sette ha corso il Sole” 129<br />

“Nobil fama, che udir l’Indo, e l’Eufrate” 161-2<br />

“Non di sì viva gioia arsero in volto” 126<br />

“Quando partì dalla natìa sua stella” 128<br />

286


“Se bontà grave, e senno, e fede, e zelo” 161<br />

“S’io volgo il guardo all’altre belle, o bella” 130<br />

• Sonetti (24) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Acque del sacro Fonte, Acque adorate” 162<br />

“Alto gridò: poi tacque: e perché tacque” 163-4<br />

“Già splende il Sol: venite all’Antro amato” 124<br />

“Giovane Donna al primo, e leggiadretto” 149<br />

“Le belle altere luci, ov’io m’affiso” 128<br />

“Nobile schiera di leggiadri Amanti” 129<br />

“O pellegrine amiche Rondinelle” 151<br />

“O santa Madre, che d’amaro pianto” 162-3<br />

“O tu, che in guise sì leggiadre, e scorte” 152<br />

“O tu, che passi, e l’Urna eccelsa ammiri” 160<br />

“Pronta è già la barchetta; al Mare, o Filli” 151<br />

“Quando chiamarsi al dolce onor di Madre” 124<br />

“Quanto è dolce, o mia Clori, il tuo bel Canto!” 150<br />

“Quel Lauro istesso, che già feo corona” 153<br />

“Questa ghirlanda di novelle rose” 123<br />

“Sacro SIGNOR, cinto di Lauro, e d’Ostro” 153<br />

“Sentier di latte su nel Ciel fiammeggia” 125<br />

“S’io deggia amarti, o vezzosetta Clori” 152<br />

“Spirto gentil, ch’anzi il tuo dì partisti” 127<br />

“Spirto immortal, che d’Arno i lidi, e l’onda” 123<br />

“Tra lauri, ed ostri, e palme, e scettri, ed armi” 154<br />

“Trema il suol, trema il mare; e mare il suolo” 126<br />

“Vide il Tevere, e l’Arno in altra etade” 160-1<br />

“Vincenzo Vincenzo il grande è morto” 127<br />

“Città Reina: a te rivolse il ciglio” 163<br />

• Ode-canzonetta di sette esastici bipartiti: a5a5b7 ; c5c5b7<br />

“Ermilla bella” 141-3<br />

• Ode-canzonetta di settenari (40 vv.) variamente rimati.<br />

“Se pur leggiero vento” 145-6<br />

• Odi-canzonette (4) di distici di settenari a rima baciata.<br />

“Care leggiadre figlie” 140-1<br />

“Com’è proprio de’ fiori” 135-7<br />

“Dimmi, vezzosa Ermilla” 133-5<br />

“Vezzosissima Ermilla” 146-9<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata (i vv. 23-6 sono tronchi).<br />

“Semplicetto fanciullo” 143-4<br />

• Odi-canzonette (3) di quartine di ottonari: abba<br />

“Quella, ch’ebbe in Sparta il regno” (23) 130-3<br />

“Sulle rupi di Tessaglia” (10) 138-40<br />

287


“Tra ’l rigor d’Artico gelo” (7) 137-8<br />

• Canzone a selva<br />

“Verde Parrasia Selva” 157-60<br />

• Ode di dieci strofe: a8b8b4a8c8a8c4d8d8<br />

“Sovra cocchio aureo gemmato” 154-7<br />

• Egloga di terzine<br />

“Verde Colle, erma Selva, ameni prati” 164-6<br />

XXIV. Giovanni Francesco Bulgarini (Elmante Lirceate)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“È l’Amor crucio, e tormento” 169<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Degli anni il verno algente io mi credea” 169<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al volto, al moto, al portamento, a i gesti” 167<br />

“Per fare i giorni miei tristi, e dolenti” 167<br />

“Teone, ahimè, la mia leggiadra Iole” 168<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Se ne i sentier d’inospita foresta” 168<br />

XXV. Ippolita Cantelmo Stuart (Elpina Aroate)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alme gentili, or d’ogni grazia ornate” 170<br />

“Desta dal mortal sonno ecco ten riedi” 172<br />

“Il tempo vola, e nel suo volo anch’io” 173<br />

“Lo splendor de’ Carrafi, il pregio, e ’l vanto” 171<br />

“O vago Rusignuol, che i tuoi lamenti” 170<br />

“Qui dove ogni buon cor malizia oltraggia” 172<br />

“Vaghe foreste, e dilettevol monte” 171<br />

288


XXVI. Nicolò Caetani (Elviro Triasio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Spesso tentai con passo tardo, e lento” 173<br />

• Egloga dialogica di trentanove strofe (di lunghezza diversa) di settenari ed<br />

endecasillabi variamente alternati.<br />

“Or che la nostra greggia” 174-90<br />

XXVII. Apostolo Zeno (Emaro Simbolio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, sta il mio pensier fiso in voi sola” 191<br />

“Tolga gli augurj il Ciel: Spenti per anco” 190<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Donna, se avvien giammai, che rime io scriva” 191<br />

XXVIII. Niccolò Garibaldi (Emiro Plausteriano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Maledetto sia ’l guardo, onde il cor bebbe” 194<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A seguir l’empio Amor de’ miei primi anni” 194<br />

“Godo, Miralbo, anch’io nel dolce orrore” 192<br />

“Mentre io guidava per la piaggia aprica” 193<br />

“Qualor’avido il guardo in Clori io fiso” 192<br />

“Schiera gentil d’Alme leggiadre, e belle” 193<br />

289


XXIX. Emilia Ballati Orlandini (Eurinda Annomidia)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io son nel mar d’un tempestoso Amore” 195<br />

“Linco, l’innamorarsi è gran follia” 195<br />

“Se tu sei Serafina, insegna Amore” 196<br />

XXX. Giuseppe Antonio Vaccari (Fedrio Epicuriano)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Da lei, ch’è in Dio, santa immortal sua idea” 198<br />

“Io giuro per l’eterne alte faville” 200<br />

“L’Oceano gran padre delle cose” 196<br />

“Pianta son’io, lo di cui verde Aprile” 197<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Deh non aver suoi puri voti a sdegno” 199<br />

“O della cieca ombrosa umida notte” 198<br />

“Qual d’Oriente il Messaggier del giorno” 197<br />

“Sdegno, della ragion forte guerriero” 199<br />

• Ode-canzonetta di sei eptastici: a8b8a8b8b4c8c8<br />

“Vaghe Donne amorosette” 200-1<br />

• Ode di tredici esastici di settenari: abbacc<br />

“Tessiam serto d’alloro” 201-4<br />

XXXI. Benedetto Pamphili (Fenicio Larisseo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Lagrime tolte di Gregorio al ciglio” 206<br />

“Onda, che di Traiano al dolce impero” 204<br />

“Se di CLEMENTE al piè s’apriro i fonti” 205<br />

290


• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Del nuovo Fonte al cristallino umore” 206<br />

“Eran gli Angeli intorno al mio Signore” 207<br />

“O di Natura, e d’arte alto stupore” 205<br />

“Poveri fior! destra crudel vi coglie” 207<br />

XXXII. Giuseppe Lucina (Filomolpo Corebio)<br />

N. testi: 15<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma mia, che sull’ale or mossa sei” 209<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché non abbia in me costei girato” 215<br />

“Caro suon, che ritorni a me sovente” 214<br />

“Che volete accennar, luci vezzose” 208<br />

“Ecco d’oscure nubi il Sol covrirsi” 212<br />

“Io vidi Amore in trono di zaffiri” 210<br />

“Meco sovente a dimorar ne viene” 211<br />

“Nasci, deh nasci omai, Parto giocondo” 212<br />

“Odi, Damon, quel sì soave canto” 213<br />

“Questa bella d’Amor nemica, e mia” 210<br />

“Qui, dove ad alleggiare il caldo intenso” 208<br />

“S’avvien giammai, che fra l’altere ciglia” 213<br />

“Se da’ lacci, ove ancor languendo vivo” 211<br />

“Se le luci costei d’orgogli, e d’ire” 214<br />

“Su quell’altero colle, ove gli allori” 209<br />

XXXIII. Anna Maria Ardoini Ludovisi (Getilde Faresia)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cigno gentile, il tuo canoro ingegno” 215<br />

“Questo è quel giorno, in cui sul Firmamento” 216<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Questi è l’Eroe, cui dal destin fu dato” 216<br />

291


XXXIV. Clarina Rangoni di Castelbarco (Idalia Elisiana)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sillo, nol niego: la dolente, e cara” 217<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Della mia gioventù nel primo fiore” 217<br />

“Mira, Erminia gentil, come qui intorno” 218<br />

XXXV. Tommaso Alessandro Vitali (Ilindo Paragenite)<br />

N. testi: 33<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cadrà, Belgrado. A’ miei pensier la spene” 229<br />

“Ilindo, sotto un’elce canterai” 223<br />

“Io fui, Signor, quel traviato figlio” 226<br />

“La Morte Io vidi (ahi dura vista rea!)” 232<br />

“Mentr’io nel sonno, gran obblio del male” 233<br />

“Su fronte giovanil con vago errore” 226<br />

• Sonetti (26) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al chiaro Sole, alla più vaga stella” 224<br />

“All’eterno del Cielo almo soggiorno” 221<br />

“Appena io nacqui, che ancor nacque meco” 219<br />

“Ardito alzommi un mio pensier da terra” 233<br />

“Arsi di bel desire, e il desir mio” 234<br />

“Chi fia questa, che in Ciel sì chiara, e bella” 231<br />

“Cinta di nero luttuoso ammanto” 230<br />

“Come il Pastor con amorosi accenti” 230<br />

“D’Arcadia il chiaro stil, ch’oggi risuona” 225<br />

“Dell’Aventino colle all’erte cime” 220<br />

“È sì fosca la nebbia de’ pensieri” 219<br />

“Industre agricoltor, che a mille stenti” 225<br />

“Io dormo, e nel dormir mi sento al cuore” 232<br />

“Io veggio l’Adria, che la chioma incolta” 220<br />

“Laddove il suo gran capo un alto monte” 224<br />

“L’Eroe bambin, che con invitta mano” 229<br />

“Mugghia dall’Oriente orribil tuono” 228<br />

“Purch’io su ’l colle, o al biondo Tebro in riva” 218<br />

“Qual’Arco trionfal, qual Tempio, e quale” 228<br />

292


“Qual Cacciator per selve affaticato” 223<br />

“Qualor dell’Oceano i flutti annera” 221<br />

“Quando di tue Virtudi il santo, e altero” 234<br />

“Questo eccelso dell’Austria Ercol bambino” 227<br />

“Se incauto mai libero Agnello il corso” 231<br />

“Tacitamente sì di vena in vena” 222<br />

“Veggio il senso, che qual destrier feroce” 227<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Mentre di lieti paschi al bel soggiorno” 222<br />

XXXVI. Filippo Cattaneo (Laristo Carmoneo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Qual’ape industre in odoroso prato” 235<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Avido di punir le ree vicende” 235<br />

“Or che la benda sua resi ad Amore” 236<br />

“Usasti, o Lidia, invano arti, ed inganni” 236<br />

XXXVII. Ludovico Antonio Muratori (Leucoto Gateate)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quest’alma, cui per tempo a i santi Amori” 238<br />

“Ricco di merci, e vincitor de’ venti” 237<br />

“Se il Mar, che dorme, e l’ingemmato Aprile” 238<br />

“Tempo divorator, che tanta fai” 237<br />

XXXVIII. Corrado Gonzaga (Nelindo Acontimacario)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

293


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché d’Italia in ogni parte appare” 239<br />

• Canzone di tredici stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBAcBCadEeDdFF<br />

/ aBAbCCaDD<br />

“Alto Signor del fato” 239-45<br />

XXXIX. Maria Elisabetta Strozzi (Nice Euripiliana)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ascolta, o vago Tirsi: appena avea” 246<br />

“Dolcissimo usignuol, che a tutte l’ore” 247<br />

“Gentil Filarco, allor ch’io m’era accinta” 249<br />

“I’vidi un giorno agile al corso, e presta” 248<br />

“Qual breve rosa, o qual caduco fiore” 247<br />

“Quando il tempo, ed il loco, ov’io perdei” 246<br />

“Qui, dove sfoga con canori accenti” 248<br />

XL. Vincenzo Maria Gabellotti (Odalmo Apesanzio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, chi è questa, che sì lieta move” 249<br />

“Folli pensieri, che sol vaghi in vista” 251<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi vuol veder gentil nuova beltate” 251<br />

“No, non potea, no non doveva Amore” 250<br />

“Poiché a noi riede il giorno (ahi nero giorno!)” 250<br />

XLI. Francesco Maria Ruspoli (Olinto Arsenio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

294


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“D’Arcadia un tempo il peregrino ovile” 252<br />

XLII. Filippo Resta (Ormonte Pereteo)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, dov’è, dov’è l’antico dardo” 260<br />

“Io cerco in Cielo, che sì vaga mostra” 258<br />

“O bella Donna, o fonte d’onestate” 253<br />

“Questo torello, a cui le corna ancora” 256<br />

“Qui vidi Clori: ah giorno infausto, ahi vista” 256<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Freddo vapor, che colle tacit’ali” 254<br />

“Il Sol pria dell’usato è giunto a sera!” 260<br />

“Non uscir tai sospiri, e tai querele” 258<br />

“O pastorelli, che nella capanna” 255<br />

“O Sol, che il Cielo, e le Titanie stelle” 257<br />

“O zeffiretto, che movendo vai” 255<br />

“Perché sì pronta torni al mio pensiero” 259<br />

“Quando non era ancor chiusa nell’urna” 259<br />

“Scioglierai tu dall’arenosa sponda” 252<br />

“Scorre le vene mie doppio veleno” 253<br />

“Veggio, ohimè quel, che io bramo, e veggio quella” 254<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Un’ombra, un’ombra, senza corpo, ond’ella” 257<br />

XLIII. Giovanni Benedetto Gritti (Placisto Amitaonio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Con ira dolce, e con soave orgoglio” 262<br />

“Qual stanco Peregrin, che poi che scorge” 261<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“La prima volta, ch’io conobbi quella” 261<br />

295


XLIV. Giovanni Tommaso Baciocchi (Perideo Trapezunzio)<br />

N. testi: 20<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Avranno il Tebro, e l’Arno invidia, e scorno” 263<br />

“Cinto il canuto crin di regie bende” 267<br />

“Fuggiva l’empio, e il suo fuggir tal’era” 269<br />

“Grazia, e favore amico Cielo appresta” 263<br />

“Peccai; ma qual del mio peccar vendetta” 269<br />

“Questa cotanto alle bell’arti amica” 262<br />

“Sorgete omai da vostre cene immonde” 270<br />

“Sulla bella di Giano amena sponda” 264<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Brama il desio di dolce gloria amico” 265<br />

“Come nel Mondo al chiaro dì succede” 264<br />

“Di mio pensier lo sguardo io volgo, ed ergo” 271<br />

“Già due fiate di Virtù provvisto” 267<br />

“Io dir volea piangendo in meste rime” 266<br />

“L’empio, se strinse d’amicizia unquanco” 268<br />

“M’appar sì lieta, in sì gentile aspetto” 265<br />

“Morta è colei, che d’ogni sacro ingegno” 266<br />

“Qual feroce Leon, che invitto, e franco” 270<br />

“Se Dio non è delle Città custode” 268<br />

• Ode di dodici stanze di endecasillabi e settenari: AbbAcc<br />

“Se l’usato desio ti sprona ancora” 271-3<br />

• Canzone pindarica di settenari: abcbaccdeedff (strofe); abcbaccdeedff (antistrofe);<br />

abcbaccdd (epodo).<br />

“Almo Fanciullo eterno” 273-7<br />

XLV. Giuseppe Coluccio Alaleona (Rosindo Lisiade)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dolce aura, e pura, che, spirando intorno” 282<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi alto spiegar l’ale si consiglia” 283<br />

296


“Dunque fia ver, che quell’Italia, quella” 278<br />

“Grave d’affanni, e più di colpe carco” 282<br />

“O degli altri nemico, empio pensiero” 279<br />

“Or che da’ colli Euganei, e dal soggiorno” 278<br />

“Pur vuol, né so se fiera, o lieta, sorte” 281<br />

“Quella somma beltà, che già solea” 280<br />

“Re degli altri felice altiero Monte” 279<br />

“Seguendo scorta adorna il viso, e piena” 280<br />

“Vago augellin, che da lacciuolo, o rete” 281<br />

XLVI. Giulio Mattei (Salenzio Itomeo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Di quell’ardor, che sparso in ogni parte” 284<br />

“Il faggio è questo, in cui Serrano incise” 284<br />

“Poiché di tristo umor gravida il ciglio” 285<br />

“Quell’io, ch’un tempo nell’età servente” 283<br />

XLVII. Giovanni Enriquez (Simandro Inachio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mosso da un’amorosa gelosia” 291<br />

“Signor, che tutto il Mondo orni, e rischiari” 286<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Se della magra Invidia il rio veleno” 287<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alto Signor vorrei versare in carte” 289<br />

“Fuggo, ahi lasso, sovente, e indietro torno” 289<br />

“Or che nell’almo tuo dolce soggiorno” 288<br />

“Ovunque il piede, ovunque il passo io giri” 288<br />

“Questo è quel dì, che pien di fasto altero” 291<br />

“Selve, felici selve, in cui sovente” 285<br />

“Solitario, e pensoso un dì men giva” 286<br />

“Voi, ch’intessete in rime varie il serto” 287<br />

297


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“L’angelico sembiante, e le serene” 290<br />

“Mesto più giorni in queste amene, e belle” 292<br />

“Saggio pastor, che lungo il bel Permesso” 290<br />

XLVIII. Antonio Vidman (Talete Elateo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Da’ tuoi begli occhi uscio l’alto splendore” 293<br />

“La gran Donna, appo cui del Paradiso” 293<br />

“Mentre che in Vaticano il gran Pastore” 292<br />

XLIX. Matteo Egizio (Timaste Pisandeo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ombre de’ prischi Eroi, che al Tebro in riva” 295<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Questa Mole superba, in cui si vede” 296<br />

“Se quel desio gentil, che già molti anni” 294<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ferma l’aurato carro, alma, e splendente” 294<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Languia mesta l’Italia, e il bel Tirreno” 295<br />

• Canzone di undici stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACcDEeDFF<br />

/ PABbACC<br />

“Vago pensier, che per l’oscura valle” 296-301<br />

L. Virginio Gritti (Torralbo Maloetide)<br />

N. testi: 11<br />

298


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Togliendo dal mio sen quell’aureo dardo” 303<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, questo è quel giorno, in cui già tolto” 302<br />

“Dice, e ben’erra il volgo, allor che solo” 305<br />

“Là ’ve s’apre fra’ boschi erma valletta” 303<br />

“Oh quante volte io dissi: Amor, quei santi” 302<br />

“Punta da amica man Rosalba un giorno” 304<br />

“Quel picciol rio, che il vicin prato bagna” 305<br />

“Una leggiadra Pecorella io vidi” 304<br />

“Volgi altrove, Signor, le mie pupille” 301<br />

• Egloga dialogica: due sequenze di terzine (1-84 e 114-23) e altrettante di<br />

endecasillabi frottolati (85-113).<br />

“Dimmi, Torralbo mio, poiché nell’onde” 311-5<br />

• Egloga dialogica: terzine (1-72); due sequenze di endecasillabi sciolti (73-149; i vv.<br />

101, 146, 148-9 sono settenari); terzine (150-6).<br />

“Svegliati omai, Torralbo: ah come ponno” 306-11<br />

LI. Giuseppe Bini (Tegeso Acroniano)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“La bellezza, che ’l cor tutto t’ingombra” 317<br />

“Siasi chi curioso abbia diletto” 316<br />

• Sonetti (16) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aglauro, e Tirsi, onde sen va superba” 322<br />

“Ahi quanto afflitto, e sconsolato io trassi” 323<br />

“Chi è costui, che per più ingiuria farmi” 322<br />

“Con forze aperte, e con occulto inganno” 321<br />

“Di purissimo amor l’affetto mio” 318<br />

“Doppio raggio divino ampie scintille” 321<br />

“Dotti pastori, or che da noi si gode” 323<br />

“Dunque, io diceva, al tuo Pastor fedele” 317<br />

“Fatto sereno il Ciel, l’aure tranquille” 315<br />

“Filli, amato mio bene, odi: se mai” 318<br />

“Il fuoco già creduto impuro, e rio” 319<br />

“Il mio cuor, che infelice, e reo già nacque” 319<br />

“Io credea, che il mio Amor fosse infinito” 320<br />

299


“Qual dolente Usignuol di ramo in ramo” 316<br />

“Quando tra noi l’eterno Figlio nacque” 324<br />

“Sollecita al lavoro Ape vezzosa” 320<br />

LII. Ottavio Barattieri (Tisameno Pelopide)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dopo tante d’Amor veraci prove” 325<br />

“Quel faggio umil, che di Dorinda impresso” 326<br />

“Questo pianto, o Signor, che in larga vena” 327<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amo Filli, amo Tirsi; entro tenace” 326<br />

“Dissi un giorno ad Amore: oh se l’amico” 324<br />

“Donna, in quel dì, che il primo sguardo amante” 327<br />

“Pur’io ti vidi, né gran tempo scorse” 325<br />

LIII. Antonio Tommasi (Vallesio Gareatico)<br />

N. testi: 31<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti anacreontici (7) di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Ier, menando i bianchi agnelli” 337<br />

“O Sileno, il tuo giumento” 337<br />

“Quante, oh quante ingorde fiere” 335<br />

“Questa capra è la più smunta” 338<br />

“Questo capro maledetto” 339<br />

“Vedi, Elpin, colui, che fissi” 336<br />

“Viddi Mopso (ohimè, che al solo” 335<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cde, cde<br />

“Questo bianco, e grasso agnello” 336<br />

• Sonetti anacreontici (8) di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Così Dafne un dì fuggiva” 341<br />

“Il figliuol di Citerea” 342<br />

“Io cantar volea d’Eroi” 334<br />

“Quando apparve il Sol, che adori” 341<br />

“Senti, Elpin, quella Cornacchia” 338<br />

300


“Stanco un dì l’arciero Amore” 340<br />

“Tirsi, Tirsi, quel Montone” 339<br />

“Tortorella vedovella” 340<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dettico mio, che per l’alpestre, e duro” 331<br />

“Musa, tu, che de’ sacri Inni canori” 330<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arbor Regale, e dove or son le tante” 329<br />

“Coronata di gigli, e di viole” 333<br />

“Cura, che furiando entro il mio seno” 328<br />

“Dov’è, Signor, la tua grandezza antica” 330<br />

“Limpido rio, che desioso a i bassi” 332<br />

“Non è Amor, non è Amor; ma un folle, e rio” 331<br />

“Non perché a te di regal serto, e d’ostro” 328<br />

“Re de’ secoli eterni, ond’è, ch’io veggio” 333<br />

“Riveggio pur dall’alta poppa omai” 334<br />

“Se dell’immensa tua somma bontade” 332<br />

“Spirto gentil, che sovra noi v’alzate” 329<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF /<br />

PaA<br />

“Care, soavi, e liete” 342-5<br />

• Polimetro: tre sequenze di strofe saffiche (A11sB11A11sb5, 1-28, 72-95, 142-9) e due<br />

strofe di endecasillabi frottolati (29-71, 96-141).<br />

“Io canterò d’Elpin le rime nobili” 345-50<br />

LIV. Lorenzo Zanotti (Verildo Eleuterio)<br />

N. testi: 26<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Febo, o tu, che all’onda nera” 357<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ah dove son le prische glorie, dove?” 360<br />

“Santo pensier, che appresso alla possente” 356<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Da un pensier, non so come, al Cielo un giorno” 357<br />

“Quella, o sacro Orator, faconda piena” 355<br />

“Se ’l Mondo ammirator, gran Padre, intesse” 352<br />

301


• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Spiega candide vele, e in crudo verno” 355<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Com’esser può, che dell’ardente lume” 354<br />

“Molti altri segni entro il gran Tempio intanto” 358<br />

“Non mai l’illustre Roma, o pur la forte” 361<br />

“O bella Pianta, che del mio sudore” 354<br />

“Pellegrin, che t’arresti, e segni espressi” 360<br />

“Per poco io crederei, che in fogge nuove” 359<br />

“Per quella via, che ancor tien l’orme impresse” 351<br />

“Più veloce costei, che Damma, o Pardo” 353<br />

“Se lo spirto infedel, che il rio pensiero” 362<br />

“Spirto immortal, cui Dio nel gran momento” 361<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Colei, che cieca la volubil ruota” 359<br />

“Sì dunque reo destin di nero ammanto” 356<br />

“Tal forse un dì, sparte le chiome al vento” 352<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Dov’è, dov’è, del Pico la famosa” 351<br />

“I vivi almi colori, onde superba” 350<br />

“I’volgo gli occhi a ricercar se pinto” 358<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Ben’io dentro a quegli occhi, onde uscian strali” 353<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbCBaCCdEdE /<br />

pAAbCbC<br />

“Tempo, o tu, che d’obblio col nero manto” 365-7<br />

• Canzone di sei stanze di endecasillabi e settenari: ABaCBCddEeFfGG<br />

“Gran Donna, entro il cui seno il divo Amore” 362-5<br />

Indice de’ capiversi delle Rime, che formano il presente Sesto Tomo, e de’ loro Autori,<br />

pp. [368-402].<br />

Protesta degli Autori, p. [403].<br />

302


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO SETTIMO | Alle Altezze Sereniss. de’ Principi |<br />

FILIPPO MAURIZIO, | E | CLEMENTE AUGUSTO | DI BAVIERA. | (impresa<br />

dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”,<br />

incluso in una corona di alloro e di pino) | IN ROMA, Per Antonio de Rossi alla Piazza di<br />

Ceri. | M DCC XVII. | Con licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Filippo<br />

Maurizio e Clemente Augusto Wittelsbach, pp. [III-IX].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [X-XII].<br />

Protesta degli Autori, p. [XIII].<br />

Alcune correzioni, p. [XIV].<br />

I. Pier Maria Dalla Rosa Prati (Alidalgo Epicuriano)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Al mio pensier lungo le sponde altere” 4<br />

“Mentre all’ombra d’un faggio al Sol m’involo” 2<br />

“Unì scaltra Giuditta al suo bel viso” 5<br />

“Vanta la mia nemica un cuor di smalto” 3<br />

“Volgi, o Donna infedel, lo sguardo altero” 4<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Di Bizanzio l’Impero intorno ardea” 3<br />

“Nel sen d’Adamo in forte nodo avvinti” 1<br />

“Uom frale in Ciel con temeraria mano” 2<br />

II. Elisabetta Credi Fortini (Alinda Panichia)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Da quel, che noi governa, alto splendore” 6<br />

• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al sacro delle Muse eccelso Monte” 8<br />

303


“Ben mi scorgea quel dì benigna stella” 7<br />

“Fra sterili virgulti in loco umile” 11<br />

“In dolce, e lieto volto al cuor l’infida” 9<br />

“M’ardea nel seno intenso alto desio” 5<br />

“M’arde talor nel sen nobil desio” 8<br />

“M’ingemmi il crin serto d’onore, e il manto” 11<br />

“Nocchier, che vede dal furor de’ venti” 9<br />

“Or che fra boschi solitarj amici” 7<br />

“Quando addivien, che intorno gli occhi giri” 10<br />

“Quando talor mi volgo a mirar queste” 6<br />

“Reggere il fren con man soave, e forte” 12<br />

“Scherza vago Augellin di fronda in fronda” 10<br />

• Sestina lirica (ABCDEF, FADBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA,<br />

BDE)<br />

“Vissi, e gran tempo, involta in densa nube” 13-5<br />

• Sestina lirica (ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA,<br />

BDF)<br />

“Quando da mille affanni oppresso il cuore” 12-3<br />

• Ode di sedici sestine di settenari: abbacc<br />

“Lungi profana lira” 15-8<br />

III. Floriano Maria Amigoni (Alpago Milaonzio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Rapido Fiume, che d’alpestre vena” 19<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qui dove gli Augelletti, e l’aure, e l’onde” 18<br />

IV. Michele Brugueres (Amicla Orio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Ecco sculta ne’ bronzi, Alme Latine” 20<br />

“Pur qual già ti bramai, con sorte amica” 22<br />

304


“Qual Uom, qual Dio, mentre l’Europa è in armi” 19<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Con rozza veste, e con incolta chiome” 21<br />

“Di bei Giacinti, ch’empia Morte atterra” 21<br />

“Vidi l’Uom come nasce, e chi sostiene” 20<br />

• Ode di ventisette tetrastici di endecasillabi: ABBA<br />

“Quando del Ciel per l’ampie strade, e belle” 22-6<br />

• Odi (3) di endecasillabi e settenari: ABBAaCC<br />

“Io non credea, che in letterati sdegni” (9) 29-31<br />

“Non de’ Fabj il valor, non de’ Pompei” (9) 31-3<br />

“Non perch’Invidia rea mi punga il dorso” (13) 26-8<br />

V. Pandolfo Spannocchi (Arbio Gortiniano)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cinta rimiro del natio splendore” 36<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor tiranno avaro al cor mi pose” 33<br />

“Cessa, se puoi, dal pianto, Etruria, e senti” 34<br />

“Due carnefici Amori ecco vegg’io” 34<br />

“Fra Spighe d’or candida Cerva ascosa” 35<br />

“Scorgo due grandi Altari. Uno è d’Abelle” 36<br />

“Vennero un giorno a singolar cimento” 35<br />

• Ode di diciotto strofe di endecasillabi e settenari: aBCcBAaDD<br />

“Quel faretrato Arciero” 37-42<br />

• Terzine<br />

“O Sacra Immago, che l’immago sei” 42-6<br />

VI. Emiliano Emiliani (Archidamo Acheliano)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

305


• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ergi, Eridano altier, dal letto ondoso” 50<br />

“Morte, ahi che festi? ecco la salma estinta” 49<br />

“O nata di terren basso desio” 47<br />

“Per le strade del senso empie, e fallaci” 51<br />

“Suda il buon Villanello allor, che fende” 52<br />

“Tardi sei giunto, Elpin; già tolto è a noi” 54<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“E nol diceva io dunque, occhi miei lassi” 49<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Talor sulla mia Cetra incolta, e vile” 53<br />

• Sonetti (20) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi vuol veder quantunque in cuor gentile” 57<br />

“Desio di gloria, che nel cuor mi stai” 57<br />

“Dunque si mora: eccoti l’arco, e i dardi” 59<br />

“Ecco il campo, ecco l’armi, ecco le schiere” 50<br />

“Era il mio cuor, Vergine bella, armato” 58<br />

“Filli a Tirsi dicea: Tirsi, che fai” 53<br />

“Gelar per tema, e respirar con pena” 58<br />

“Gran Reina del Cielo, io pur vorrei” 60<br />

“Il dolce, onesto portamento adorno” 54<br />

“Italia, Italia, e pur convien, ch’io miri” 56<br />

“La speme ecco cader, che sì profonde” 48<br />

“Mentre vinta da duol grave, e soverchio” 55<br />

“Non per sovente variar d’albergo” 59<br />

“O fra quanti dal Gange il Sol rimena” 48<br />

“O sacro, ed immortal Cigno, per cui” 52<br />

“Questa, d’alte virtudi illustre albergo” 60<br />

“Speme infedel, se pur vuoi nel mio petto” 47<br />

“Spirto gentil, che i giovanetti passi” 55<br />

“Un confuso desio nel cuor mi sento” 51<br />

“Vaga notte gentil, di cui più bella” 56<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCCaBbDEdEfGfG<br />

/ PaBaB<br />

“Dogliosi affetti miei” 61-4<br />

• Canzone di dieci stanze di endecasillabi e settenari: ABCCaBbDEdEfGfG<br />

“Era quel dì, che per gran doglia il Sole” 64-9<br />

VII. Francesco Forzoni Accolti (Aristile Pentelio)<br />

N. testi: 10<br />

306


Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ampio fiume reale, allor che l’onda” 69<br />

“Come depone alla stagion novella” 71<br />

“Perché superbo oltre il mortal costume” 70<br />

“Qual buon cultor, che della terra in seno” 71<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Allor che d’alta immensa luce adorno” 74<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che ruinoso ampio torrente” 72<br />

“Chi vide un rapidissimo torrente” 73<br />

“Come bramoso suol Cervo assetato” 73<br />

“Come, se cacciatore ardito, e franco” 72<br />

“Fuoco è la bionda chioma ricciutella” 70<br />

VIII. Pietro Grimani (Armiro Elettreo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“D’un falso ben disingannato, e stanco” 76<br />

“O della Brenta sacro illustre fonte” 75<br />

“Sedeami un dì sopra una verde riva” 74<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“In altra età cantai sotto l’amena” 75<br />

IX. Ulisse Giuseppe Gozzadini (Astaco Elicio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“E tu nel duro sen nutrisci ancora” 77<br />

“Sire: il Sol nel vedersi impresso ognora” 77<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io non so ben di questa umana vita” 78<br />

“Pinga d’ogni furor l’idea più viva” 78<br />

307


“Pria, che torni Gesù, che un tronco ascese” 76<br />

X. Ubertino Landi (Atelmo Leucasiano)<br />

N. testi: 22<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahimè tutto in tempesta è l’Oceano” 86<br />

“E in qual parte di Ciel torbido, e nero” 87<br />

“Gran Padre Alfeo, che fra l’amene, erbose” 81<br />

“Irene, Irene, ah pria, ch’io ’l dica, Irene” 82<br />

“Mormora a me d’intorno aspra, e rubella” 85<br />

“Ninfe, e Pastor d’Arcadia, oh se vedeste” 81<br />

“Oh qual mi scende ignoto Nume in seno!” 86<br />

“Quello è il mio ovil, questa è la patria sponda” 84<br />

“Sulla bella del Po riva gentile” 88<br />

“Sulle sponde d’un rivo appiè d’un colle” 82<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Alto Signor, la Mosa io vidi, e ’l Reno” 85<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Lungo le siepi, e tra l’erbette ascosa” 83<br />

“Pastore io sono, e tra gli applausi, e i gridi” 83<br />

“Questo, che coll’altere onde frementi” 88<br />

“Scuoti l’umido scettro, ergi il possente” 87<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“Oh vaghi boschi! oh dolci aure serene!” 79<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché la sorte in fiero, orribil tuono” 84<br />

“Dal faggio all’elce, e poi dall’elce all’ischio” 79<br />

“Preso ha in uso quel Capro al bosco intorno” 80<br />

“Questa, che sulla sabbia erma, infeconda” 80<br />

• Ode-canzonetta di diciannove esastici e congedo di settenari: ababcc / paa<br />

“Prode Signor, che il piede” 89-92<br />

• Ode-canzonetta di ventisette strofe (206 vv.), di lunghezza disuguale, di settenari e<br />

endecasillabi variamente rimati.<br />

“Sorgea già l’alba, e asperso” 92-9<br />

308


XI. Giulio Cesare Grazini (Benaco Deomeneio)<br />

N. testi: 42<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Benché conviemmi il piè lasso, e ramingo” 110<br />

“Certo che Amor d’un saldo marmo, e bianco” 118<br />

“Certo, che il mio Cignan fu in Paradiso” 103<br />

“Come la real giuba aspro, e feroce” 115<br />

“Già tanto omai quest’aure, e queste arene” 111<br />

“Qual dalle piante rigogliosi innesti” 101<br />

“Quest’angeletta, che dal sommo coro” 108<br />

“Questa parte di noi, che viva, e pura” 110<br />

“Santa ragione, ecco il mio cor presento” 105<br />

“Signor, vegg’io nel tuo consiglio espressa” 109<br />

“S’io per le vie delle invisibili ombre” 108<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Dicemi Amor sovente: ancor s’oppone” 112<br />

• Sonetti (27) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bei colli, un tempo già riechi, e fecondi” 112<br />

“Benché di duro, ed infrangibil smalto” 115<br />

“Benché m’allunghi Amor la mia catena” 100<br />

“Come il gregge tornando al pasco usato” 117<br />

“Come in suo real soglio, almo soggiorno” 114<br />

“Come tra’ gigli, e flessuosi acanti” 106<br />

“Da’ fioretti di Pindo almi, e soavi” 109<br />

“Da quel giorno fatal, ch’aspra partita” 113<br />

“Donna, dal dì, che di me prese impero” 101<br />

“Idalba, Idalba, ancor non senti? Idalba” 100<br />

“Misero tronco, a cui con folte, e spesse” 118<br />

“Mopso, e Lucrino al suon delle ribebe” 107<br />

“Mosso da interno sdegno, e da cordoglio” 107<br />

“Nel bel tesor della sua immensa luce” 119<br />

“Pensai, fuor che a me stesso, a tutti ignoto” 104<br />

“Per dar tregua al mio cor, che per le tante” 111<br />

“Piove da’ bei vostri occhi un dolce raggio” 114<br />

“Platani ombrosi, che in quest’almo loco” 113<br />

“Qual mai pensier può immaginar, che quella” 99<br />

“Qualor costei, che sembra a gli atti, al viso” 117<br />

“Quella, ch’io nutro in mio pensiero interno” 102<br />

“Quella nave, che or franta, e in secca arena” 104<br />

“Se pur cura di voi, vergini Dive” 103<br />

“Se quante in voci, od in sudate carte” 106<br />

“Sì fere avventa in me la face, e l’armi” 116<br />

“Torna l’avaro a riveder sovente” 119<br />

309


“Voi ben mi fate un grazioso invito” 102<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ben da più ricche, e preziose vene” 116<br />

• Sonetto di endecasillabi frottolati<br />

“Io vo narrando alle sord’aure, a i venti” 120<br />

“Quando, per rara sorte, avvien, ch’io veggia” 105<br />

XII. Eustachio Crispi (Benalgo Chelidorio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ardo, e la fiamma mia celar m’ingegno” 125<br />

“Così liete spiravano, e seconde” 121<br />

“D’immagini, e pensier pascer la mente” 122<br />

“Grande Annibal, che da’ piacer tiranni” 127<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi vuol veder quanto di Ciel risplende” 126<br />

“Come un tempo sì bella, e al Ciel diletta” 123<br />

“Contro di me la sorte ria congiuri” 124<br />

“Fumo accecommi ambizioso, e rio” 122<br />

“Gran Duce, ai vinto la Città più forte” 125<br />

“Le carte mie talor con bel disegno” 127<br />

“Nel laberinto, ove divora i cori” 126<br />

“Non dovea Morte usar l’antico stile” 121<br />

“Qualor spiego ad Irene i miei tormenti” 124<br />

“Vergine pura, che del Tempo figlia” 123<br />

XIII. Pietro Paolo Pagliai (Cerinto Alcmeonio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sestine liriche (2): ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA,<br />

BED (CAF nella seconda sestina).<br />

“Pastori udite: mentre io stava un giorno” 128-9<br />

“Quando ripenso a quel funesto giorno” 129-30<br />

310


• Egloga dialogica di terzine<br />

“Dov’eri tu, Cerinto, l’altro giorno” 130-6<br />

XIV. Carlo Doni (Cesennio Issunteo)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (15) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allorché di Madonna il fragil velo” 137<br />

“D’ogni prato vezzoso, e lusinghiero” 142<br />

“Ecco vinte già sono, Almo Pastore” 145<br />

“Entro gli abissi dell’eterna Idea” 145<br />

“Giunto all’estremo irreparabil male” 143<br />

“I miei pensier, che fra la gioia, e ’l duolo” 146<br />

“L’alma, del senso già la via negletta” 139<br />

“Mio cor, se in te nacque l’incendio, e crebbe” 142<br />

“Nell’Ungarico suol palme già mieti” 151<br />

“Poiché la cara libertà perdei” 141<br />

“Quel nuovo Apelle, che non vide eguale” 149<br />

“Senza che scopra il tempo il tuo desio” 147<br />

“Sovra mal corredata Navicella” 149<br />

“Tante in amor provai pene, ed affanni” 143<br />

“Un tempo già sotto nemico impero” 141<br />

• Sonetti (15) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Donna, la tua bellezza, in cui risplende” 137<br />

“Ecco langue dell’Arno il più bel fiore” 140<br />

“Gitene almeno a ricercar la salma” 147<br />

“Laddove il Nilo dalle fauci ingorde” 148<br />

“Mostro di crudeltà, Donna incostante” 148<br />

“Non chi morto si chiude in tomba oscura” 144<br />

“Oh te beato cento volte, e cento” 144<br />

“Qual gioia or sento a’ nostri boschi intorno” 146<br />

“Qual navicella, che si vede in alto” 150<br />

“Questa, che qui giacer distesa al suolo” 140<br />

“Se il vostro bello a vagheggiare inteso” 138<br />

“Signor, non più: l’innamorato seno” 151<br />

“Stolto amator, che a folli cure inteso” 138<br />

“Tempo già fu, che spaventosa, e fiera” 150<br />

“Vago, e saggio Pastor, che il fato elesse” 139<br />

311


XV. Pier Francesco Scotti (Cillabari Asterioneo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Impressa ognor della beltà di lei” 152<br />

“Indi seguendo il bel moto natio” 152<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arde, Signor, di doppia lume, è vero” 153<br />

“Signor, che dell’invitto Avo guerriero” 153<br />

XVI. Giovanni Battista Carminati (Clangio Agoriense)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“De’ vostri carmi il suon sì colto, e solo” 154<br />

“Quest’è l’amena valle, ove il bel viso” 156<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Enilo, se così fosse cortese” 155<br />

“In sì acerba stagione a i fior nemica” 156<br />

“Non perché qui feconda sia l’arena” 155<br />

“Tratto da sdegno al tribunal d’Amore” 154<br />

XVII. Giovanni Cernuschi (Cleote Literio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quando in me risvegliossi il bel desio” 157<br />

“Voi, che Cittadi, e Regni, e ad una ad una” 158<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“O Mente eterna, eterna alma motrice” 157<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Allor, che d’Asia il poderoso Impero” 158<br />

312


XVIII. Niccolò Madrisio (Cleone Epitese)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Fertili di sciagure adunque solo” 164<br />

“Quant’osi, o Morte! In pochi rei momenti” 161<br />

• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi Francia! afflitta Francia! E quando in tutto” 166<br />

“Care selve, ombre chete, alme pendici” 163<br />

“Florio, chi vuol saper, sovra qual traccia” 164<br />

“Inclito Eroe, che non rifiuti, o sdegni” 160<br />

“L’Italia io son, ch’oltre l’Erculeo segno” 163<br />

“Mentre fra scogli, e dirupati abissi” 162<br />

“Questa, o Rodolfo, è la Provincia altera” 159<br />

“Questo, che in regio pian bronzo ammirando” 160<br />

“Saggio pittor, ch’a figurar t’accingi” 162<br />

“Scorresti in fresca età l’Istro, e i Germani” 161<br />

“Se mi dovesse il fiero duolo intenso” 165<br />

“Venni d’Alfeo pellegrinando al lido” 159<br />

“Vieni, deh vieni, amica Pale, ed ora” 165<br />

“Altri s’innalzi, e della mente il volo” 166<br />

XIX. Giovanni Battista Gamberucci (Cloanto Epizio)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Altri, in carte non già con puro inchiostro” 169<br />

“Gran PADRE, un dì, che dall’usato scempio” 171<br />

“Poiché, o Signor, dal fero stral di morte” 171<br />

“Quella io son’, o Mortal, che ignota al Mondo” 167<br />

“Questa d’ossa, e di nervi in un composta” 170<br />

“Questo, ove inciso è il Nome almo, immortale” 172<br />

“Signor, quel dì, che il tuo leggiadro pegno” 170<br />

“Signor, quel dì, che per voler de’ fati” 167<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco, Ninfe, e Pastor, dal fier cimento” 169<br />

“Io lo dicea, prode Guerrier, che il forte” 173<br />

“Mentr’io giacea dormendo appiè d’un orno” 172<br />

313


“Quando Maria su vaga nube aurata” 168<br />

“Tre dolci, e cari nomi ha in Te raccolti” 168<br />

XX. Giovanni Benzoni (Cloasco Echeo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Langue del Ciel la più gentil fattura” 175<br />

“Pastor gentil, tu, che vantavi un giorno” 173<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, che forse vezzosetto intorno” 174<br />

“Questo è il suol fortunato, e questo è il loco” 175<br />

“Vieni, Ergesto, a veder come vezzosa” 174<br />

XXI. Matteo Franzoni (Clorano Alesiceate)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Al gran Fattor, che il tuo bel volto accende” 178<br />

“Per consolare in parte il mio dolore” 177<br />

“Qualor ne’ boschi, e nelle valli ombrose” 178<br />

“Quando sull’ali io vo d’un mio pensiero” 179<br />

“Se bel desire in me nascere io sento” 179<br />

“Sempre fisso il pensier nel suo Diletto” 180<br />

“Sento spesso destarsi entro ’l mio core” 176<br />

“Tu, che mortal dall’alta tua magione” 176<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“E qual fia mai del fral nostro intelletto” 180<br />

“Ragion, che spesso a buon cammin conduce” 177<br />

• Terzine<br />

“Aure tranquille, e chete, onde beate” 181-3<br />

314


XXII. Ignazio De Bonis (Cloriso Scotaneo)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Augello io son, che su mal fide penne” 185<br />

“Cingi di nuovo alloro il crine adorno” 187<br />

“Colei, che su i Pastori, e sull’altere” 189<br />

“Ecco l’età, che riconduce il giorno” 185<br />

“Non gir superba del passato acquisto” 187<br />

“O pastorelli, di ben largo pianto” 184<br />

“Qualor co i lumi di mia mente io guardo” 189<br />

“Quell’incauto Nocchier, che al suo naviglio” 186<br />

“Signor, se già del tuo natale il frutto” 188<br />

“Un tempo io già vivea libero, e sciolto” 190<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dappresso alla capanna, in sulla sponda” 188<br />

“Ecco, o Giulia, il tuo Fabio: a te sen riede” 190<br />

“Fragil barca vegg’io, che la funesta” 186<br />

“Rivolto il guardo alla superna mole” 184<br />

XXIII. Marco Antonio Mozzi (Darisco Gortinio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Come se il Villanello a un ceppo verde” 193<br />

“Fiorenza mia, se lagrimoso il ciglio” 193<br />

“O nera invidia, d’ignoranza figlia” 192<br />

“Poiché Vincenzo colla Cetra d’oro” 192<br />

“Qual vasto fiume impetuoso, e fiero” 191<br />

“Questi, che colla vaga, e nobil’Arte” 191<br />

XXIV. Niccolò Cicognari (Doralio Egemonio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

315


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Se mai corser le vie de’ prischi Eroi” 194<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alto sen corre il Tebro, e ferve Roma” 194<br />

“Chi mi schiude Parnaso, e chi mi crea” 195<br />

“O quai candidi spirti apronsi il volo” 196<br />

“O vana del saper brama possente” 195<br />

XXV. Guido Grandi (Dubeno Erimanzio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Qual dolce aura soave ora mi spiega” 196<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco un angue, ecco un angue: Elpino, in fretta” 197<br />

• Canzone di ventuno stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: aBCcBAaDdEE /<br />

aBabCcdD<br />

“Addio, Terra: addio, Mare” 197-205<br />

XXVI. Francesco Antonio Liverani (Edelio Acheliano)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco la saggia gloriosa, e forte” 206<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Candido giglio, che di giorno in giorno” 207<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Vago di fare una gentil vendetta” 205<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Chi vuol veder quant’alto poggi, e quanto” 205<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbAbcdcDeE / apAbB<br />

“Non più de’ gloriosi eterni allori” 207-9<br />

316


XXVII. Bernardino Leoni Montenari (Enilo Ammonio)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“L’anima, con che vivo, ad amar prese” 210<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cento bianche giovenche, e cento tori” 212<br />

“Io porsi umil preghiera a’ sommi Dei” 213<br />

“L’altr’ier spuntando il Sol sull’orizzonte” 214<br />

“Meco io diceva: oh se veder le stelle” 212<br />

“Per liberarmi dal cocente ardore” 211<br />

“Pur giunto è il giorno, in cui salir si vede” 213<br />

“Quella, che tanto e Sorga, ed Arno onora” 211<br />

“Quell’usignuol, che sta tra fronda, e fronda” 214<br />

“Quel pastorel, che con sì attenta fede” 215<br />

“Questo di verdi mirti, e sacri allori” 210<br />

“Senti quel tortorel come si lagna” 215<br />

“Sotto un ombroso faggio al fiume in riva” 216<br />

XXVIII. Giulia Sarega Pellegrini (Erminia Meladia)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Come potrò cantar, com’io solea” 217<br />

“Fra queste selve, e questi boschi errante” 217<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCD<br />

“Per mia ventura a rivedervi io torno” 216<br />

XXIX. Niccolò Di Negro (Euchero Tiriano)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Caldo sospir, che dell’interno affanno” 219<br />

317


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amene valli, e belle piagge apriche” 218<br />

“Poiché sempre più forte a mio dispetto” 219<br />

“Qui, dove sol si vede arena, ed erba” 218<br />

XXX. Carlo Marini (Eudalbo Enuseo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dopo vinta la terra, il tempo invitto” 220<br />

XXXI. Francesco Arisi (Eufemo Batio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Celia che un tempo a me parve sì bella” 220<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Incauto Augel, cui più d’un laccio è teso” 221<br />

“Quelle pupille tue, dove raccolte” 221<br />

“Qui, dove pria boscaglie, antri, e dirupi” 222<br />

“Tal vedo fiamma inusitata, e rara” 222<br />

XXXII. Pietro Bonaventura Savini (Eurialo Liceano)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Non paga ancor della sconfitta acerba” 225<br />

“Signor, cui l’alto glorioso impero” 224<br />

“Verso l’eccelso glorioso Colle” 223<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Eccelso Re, cui dalla patria cuna” 225<br />

“Quando sul doppio di virtù sentiero” 223<br />

318


“Quando verrà dell’Ira il fatal giorno” 224<br />

• Ode-canzonetta di nove esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Aure amiche, aure beate” 226-7<br />

XXXIII. Sperello Sperelli (Eutemio Calidio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Neve di bel candor sopra le tele” 228<br />

XXXIV. Carlo Antonio Bedori (Fabillo Giunonio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Il cor sovente udj, che disse: oh s’io” 231<br />

“Se della benda, onde mi cinse Amore” 228<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Col pensier da i pensier stanco, ed oppresso” 232<br />

“Italia, se ben miri al collo intorno” 231<br />

“Non mai sì pronta, e sì veloce spinse” 230<br />

“Odio, e dispetto, ahi quanto ingiusto, e rio” 233<br />

“Quando la mente vostra il guardo attento” 229<br />

“Quanto più dal principio di mia vita” 230<br />

“Questa deformità sol d’odio degna” 232<br />

“Stiamo, o luci, a veder, come dal fondo” 229<br />

XXXV. Diotallevo Buonadrati (Forbante Ippodamico)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allorché Morte a lacerar fu volta” 234<br />

“Sopra un pensier, che alla ragion prevale” 235<br />

319


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qualor tra’ miei pensier men vo sospeso” 233<br />

“Signor, che lume spandi ampio, e profondo” 234<br />

XXXVI. Pietro Marazzani Visconti (Idauro Leontino)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, quel vel, che per sua gloria ordìo” 236<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alla più eccelsa Donna, itene, o Carte” 235<br />

• Ode-canzonetta di dieci strofe: a8a4b8b4c8d8d8c8<br />

“Nel confin di prato ameno” 236-9<br />

XXXVII. Giovanni Battista Bertucci (Inalbo Eumenidio)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Almo Bambin, che la perduta pace” 241<br />

“Caro Fileno, addio: breve, ma rea” 241<br />

“Come augellin; che infra canoro stuolo” 242<br />

“Come vago Augellino, allorché rende” 239<br />

“Da una medesma idea formate, e tolte” 244<br />

“Nella parte miglior, che chiudo in seno” 242<br />

“O vero, e buon Pastor, c’hai data ancora” 243<br />

“Pria che fuori di sé si fosse espresso” 244<br />

“Pria, che il fatale ultimo dì la spoglie” 240<br />

“Qual pecorella abbandonata, e sola” 243<br />

“Vide sue forze, e ben conobbe il core” 240<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCDEdEE /<br />

ABaBB<br />

“Benché spirto creato in questo immondo” 245-8<br />

320


XXXVIII. Giuseppe Bianchini (Inaste Dindimenio)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bello è quel rio, che in liquidi cristalli” 250<br />

“Ben d’altro ornossi, che di perle, e d’ostro” 250<br />

“Mostro crudel, che il velenoso dente” 251<br />

“Quand’io giunsi d’Amor nell’empia Corte” 248<br />

“Questa che muove generosa l’ale” 249<br />

“Veggiomi, ahimè, vicino a un rio periglio” 251<br />

“Donna, s’io miro la beltà divina” 249<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata.<br />

“Questa di fior ghirlanda” 252-3<br />

XXXIX. Romualdo Magnani (Laddaco Teledamio)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco il felice, ecco il beato giorno” 254<br />

“Lasso, dopo un cammin ben lungo in quella” 260<br />

“Volasi un pensier mio là, dove estinto” 258<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Ahimè il fiero angue ecco già stride, e fischia” 255<br />

“E il bel riso, e il bel guardo, onde costei” 254<br />

“Qui pur s’assise il gran Bernardo, e vosco” 257<br />

“Tacite grotte, ombrose oltre misura” 258<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io veggio il volto tuo d’alti lucenti” 255<br />

“Qualor del chiaro estinto Atleta io canto” 261<br />

“Se in sull’erbetta la dolente spoglia” 256<br />

“Veglio edace vegg’io scorrer pel vasto” 259<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Chi già te vide con fulminea spada” 261<br />

“Gentili leggiadrette Pastorelle” 257<br />

“Tal forse Efeso, e Rodi, e l’altra parte” 253<br />

321


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Qui pur dianzi atra nebbia intorno intorno” 260<br />

“S’io ’l dissi mai, che di veneno è intriso” 256<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Pittor, che il vago fanciulletto Amore” 259<br />

XL. Fulvio Brigante Colonna (Liseno Apaturio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Veggio, o Tirsi, in Ciel le stelle” 262<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di Terebinto alla gran valle scorto” 262<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Si appresta il tempo alle conquiste altere” 263<br />

XLI. Giovanni Antonio Pucci (Megalbo Oileio)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“All’alto Ciel da questa bassa terra” 265<br />

“All’armi, all’armi, o forti miei pensieri” 267<br />

“Pianta gentil, se ’l mio cuor t’ama, e onora” 268<br />

“Se di non pure brame un folto orrore” 266<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Sovra placido mar la speme ardita” 268<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Gran madre è la mia mente, e a un parto solo” 271<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma mia, se per te non sorge mai” 271<br />

“Bench’io scorga la strada alpestre, e dura” 265<br />

“Come l’antica Madre a noi produce” 266<br />

“Con diverse sembianze, e notte, e giorno” 264<br />

322


“D’Amor l’aspre radici empie, che m’anno” 267<br />

“Donna, è pur ver, che una minuta parte” 269<br />

“Donna, è ver, che s’io miro a parte a parte” 272<br />

“Non mai il terror de’ Filistei, quel forte” 270<br />

“O dell’ingegno mio piante infeconde” 263<br />

“Piovan dolce rugiada aure seconde” 264<br />

“Spiritello d’Amor, che vieni, e fuggi” 270<br />

“Sulla gran tela de’ miei propri inganni” 269<br />

XLII. Giovanni Battista Grappelli (Melanto Arateo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahimè, preda fatal d’Arabi, e Mori” 274<br />

“D’Eugenio, e prode in guerra, e saggio in pace” 275<br />

“Era la notte, ed io tra molli piume” 273<br />

“Per questi ameni, e floridi sentieri” 272<br />

“Vaga di riveder l’amato figlio” 274<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Fabbri industri, che fate? al Tebro in riva” 273<br />

XLIII. Salvatore Squarciafico (Miralbo Calunteo)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“A riposarsi il Sole appiè d’Atlante” 279<br />

“Sciolto il laccio io credeva, in cui molti anni” 279<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Là proprio, Emiro, in su quel poggio aprico” 276<br />

“Pallida in volto, e quasi estinta or giace” 278<br />

“Vid’io poc’anzi in solitaria parte” 276<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Già venti, e venti volte il Sol dall’onde” 278<br />

“Il tuo gran nome, alto Signore, oscura” 277<br />

“Quella, cui sempre il plettro mio celebra” 280<br />

“Se intento il guardo io fermo in quel sereno” 277<br />

323


• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Aure tranquille, acque ridenti, e chiare” 275<br />

“D’ebano il crine in vaghe anella avvolto” 280<br />

XLIV. Simone Pancotti (Namiro Etidio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché qui dura sorte il piè m’annode” 282<br />

“Io dissi al mio desir: tu caderai” 281<br />

“Passa la nave tua di merci piena” 283<br />

“Signore, apristi a quel pensier le porte” 282<br />

“Timido a riguardar la via, che corsi” 281<br />

XLV. Giuseppe Ercolani (Neralco Castrimeniano)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Levommi un giorno il vago mio pensiero” 284<br />

“Ogni qualvolta ch’io rimiro adorno” 285<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bella cagion della gran Donna sei” 286<br />

“Faccia pur quanto vuole il fier rivale” 285<br />

“Il Padre, il Figlio, e l’increato Amore” 289<br />

“Io mi rivolgo indietro a mirar quella” 284<br />

“Mosso da nostra universal querela” 286<br />

“Musa, non più d’Amor, non più di quelle” 283<br />

“Non d’atra, e tenebrosa ombra notturna” 290<br />

“Quel, che infinito prende esser superno” 287<br />

“Questa del Re d’Averno alta nimica” 289<br />

“Stiamo, Adamo, a veder la gloria nostra” 288<br />

“Tratte da Morte al sempiterno esiglio” 288<br />

“Tutte l’Alme del Ciel fuor di se stesse” 287<br />

324


XLVI. Leone Strozzi (Nitilo Geresteo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“È fola, che rinasca la Fenice” 292<br />

“Nasce tra i ghiacci delle rupi alpine” 291<br />

“O muoia il Cigno, o nasca il Rusignuolo” 291<br />

“Talor vagheggio una conchiglia, un fiore” 290<br />

• Ode di diciannove esastici di settenari ed endecasillabi: aBaBcC<br />

“Apollo, io non t’invoco” 292-6<br />

XLVII. Giovanni Battista Gambi (Olandro Pentelio)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Altri le memorande opre vetuste” 302<br />

“Mentre io bramo lodare il vago aspetto” 302<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Occhi rubelli, è ben tre volte stolto” 298<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A’ ciechi abissi in sen miste le cose” 301<br />

“Al dolce risonar de’ canti altrui” 299<br />

“Chi non sa come Amor dall’arco scocchi” 300<br />

“Cilauda, se avverrà, che a voi ritorno” 300<br />

“Colei, che di beltà porta corona” 303<br />

“Delle vostre bellezze a dir mi sforza” 301<br />

“Di qual piacer sentj la mente accesa” 299<br />

“Dolce è la pena, ed è soave il foco” 297<br />

“Qual’Augel, cui sovvien della dolc’esca” 297<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Amor, de’ casti labbri il dolce riso” 304<br />

“Già spero alzarmi ov’Uom per se non sale” 303<br />

“Quell’interna beltà, che non si vede” 298<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Se quel, che nella mente Amor m’ha impresso” 296<br />

325


XLVIII. Giacinto Silvestri (Orgildo Egireo)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sdegnato Amor, che libero mi vante” 304<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Ardeano, o Filli, entro d’un astro solo” 305<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Colà, dove il Muson placido corre” 308<br />

“Di duo Corsier la Mente nostra è guida” 307<br />

“Or’eccovi, crudel, la cagion vera” 306<br />

“Se giunger mai tant’oltre in te non puote” 305<br />

“Sotto il duro, pesante, ed aspro pondo” 306<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Oggi è il dì, che del Ciel s’aprir le porte” 307<br />

XLIX. Scipione Maffei (Orildo Berenteatico)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi mi vide soletto, in viso smorto” 313<br />

“Deh mira a quanto dura, ed aspra vita” 310<br />

“Non per mirar di mille destre illustri” 312<br />

“Quanto cieco fu l’uomo, allorche altero” 316<br />

“Quella fierezza a’ miei desir nemica” 311<br />

“Turbe d’Amanti al grand’acquisto intese” 311<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bell’Arno, o tu, che alle canore Dive” 314<br />

“Chi mai pensar potea, che ’l passar l’ore” 310<br />

“I’ho veduti talvolta i miei desiri” 315<br />

“O caro sasso, che sì in alto ascendi” 309<br />

“Quanto vi deggio mai, vergini Dive” 316<br />

“Que’ fieri lacci, onde il mio core avvolsi” 313<br />

“Queste mie rime, ov’io vostra beltate” 312<br />

“Spirto gentil, per cui d’Atene a scorno” 308<br />

“Tosto, o Ninfe dell’Arno, un’ara ergete” 315<br />

326


“Veggio ben’io, ch’oltre il mortal costume” 314<br />

“Vidi sorger l’abisso, e della rea” 309<br />

• Ode-canzonetta di nove strofe di settenari: abbaacddc<br />

“Quel tuo chiaro soggiorno” 319-21<br />

• Ode di undici stanze di settenari ed endecasillabi: aBBacc<br />

“O dell’obblìo nemiche” 317-9<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCCBAaDEDEfFGG / PAbBCC<br />

“Alma real, che la tua frale spoglia” 321-5<br />

• Terzine (3)<br />

“Alma gentil, che la tua bella spoglia” 326-8<br />

“Di là, dove salir non lice altrui” 328-31<br />

“O mortali desir, voi, che per queste” 331-5<br />

L. Ottaviano Lecce (Orintio Aminiano)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dissemi Amor, mentre io da lui fuggiva” 339<br />

“Era il giorno più lieto, e più sereno” 338<br />

“Muse, già non bramo io cetra, che dia” 336<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore, e quale è mai la bella mano” 336<br />

“Benché per guida abbia propizia stella” 338<br />

“Come cervetta, che fuggendo errante” 337<br />

“Sol di sospir mi nutro, e questo seno” 337<br />

LI. Romano Merighi (Retilo Castoreo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alzommi un dì sull’ale del desio” 341<br />

“Tra lacci d’oro imprigionato il core” 340<br />

327


• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Combattono tra lor con pari ardore” 339<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Vedi quel Sol, come vezzoso appare” 340<br />

LII. Alessandro Marazzani (Tirseno Liconeo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Sentimi, e dimmi Albin: tu Eurinda, io Nice” 343<br />

“Tu dunque, Albino, in sì festevol giorno” 342<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Signor, che d’Avi gloriosi al Mondo” 341<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Alma gentil, che de’ beati, e santi” 342<br />

LIII. Angelo Marchetti (Ulindo Briseo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Gloria del già trascorso, e del presente” 344<br />

“Saggio Signor, di cui più saggio forse” 343<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Filli, il tuo vago portamento altero” 344<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Neri, qualora in nuove forme spieghi” 345<br />

[segue:] VARIE RIME | DEGLI | ARCADI | IN OCCASIONE DELLA DISFATTA DELL’ |<br />

ESERCITO TURCHESCO, E | DELLA CONQUISTA DI | BELGRADO | FATTA | DALLE ARMI<br />

CESAREE | Nel presente Anno MDCCXVII. [p. 347]<br />

[Introduzione], p. [348].<br />

328


I. Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S. Anna; Adalsio Metoneo)<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alto levommi un giorno il mio pensiero” 349<br />

“Qual se formato dall’impura massa” 349<br />

II. Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Asia superba, pria d’orgoglio, e sdegno” 350<br />

III. Galeazzo Fontana (Celisto Tegeatico)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Tal già si vide a i tre Nemici a fronte” 351<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“È questa, è questa l’Asia, o augusta Roma” 350<br />

IV. Giacomo Sardini (Citisso Bleninio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“San le vicine genti, e le remote” 351<br />

V. Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna vid’io, gran CARLO, a te davanti” 352<br />

VI. Ignazio De Bonis (Cloriso Scotaneo)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Pur ti riveggio in lagrimoso ciglio” 352<br />

VII. Antonio Ottoboni (Eneto Ereo)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Prence Guerrier, ch’al gran natale unisti” 353<br />

329


VIII. Girolamo Ferrari (Eristo Filattridio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché invan, mercé tua, l’Asia minaccia” 353<br />

IX. Saverio Maria Barlettani Attavanti (Eulisto Macariano)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Qual Libico Leon, che la feroce” 354<br />

X. Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco)<br />

• Polimetro: terzine (1-114) e dieci esastici di ottonari, con schema ababcc (115-74).<br />

“Tornar poi volle a rivestir l’usbergo” 354-60<br />

XI. Romano Agostino Roberti (Faleso Alfeoniano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Oh Duce invitto, o memoranda, e forte” 360<br />

XII. Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Piangi, e ’l guardo infelice intorno gira” 361<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Non va, con vostra pace, illustri ingegni” 361<br />

XIII. Florindo Tartarini (Gelindo Teccaleio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O del Popol fedel salute, e speme” 362<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Che non ottenne, e che ottener non spera” 362<br />

XIV. Domenico Antonio Battisti (Laudeno)<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché Belgrado la superba, e forte” 363<br />

“Tu, che le Greche, e le Latine carte” 363<br />

330


XV. Fulvio Brigante Colonna (Liseno Apaturio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poich’ebbe fine il formidabil scempio” 364<br />

XVI. Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo)<br />

• Sonetto con schema ABBA ABBA CDC DCD<br />

“Or vada l’Asia, e appiè del Caspio monte” 364<br />

XVII. Giovanni Battista Grappelli (Melanto Arateo)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ad inondar della Pannonia il piano” 365<br />

XVIII. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

• Ode-canzonetta di quindici sestine di ottonari: ababcc<br />

“Io, Pastori, io quel, che in pria” 365-8<br />

XIX. Carlo Francesco Martello (Mirtilide Langiano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O vestita di Sol, Vergine bella” 368<br />

XX. Brandaligio Venerosi (Nedisto Collide)<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dov’è il superbo formidabil campo” 369<br />

“Ferma Eugenio sull’Istro il gran Cavallo” 369<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Di Belgrado espugnato è il forte muro” 370<br />

XXI. Mattia Nardi (Olmino Titanidio) e Giovanni Angelo Salvi (Eupalte Lampeo)<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-88); sequenza di<br />

endecasillabi piani (89-104); terzine (105-124); due strofe di ottonari ed<br />

endecasillabi, ababccDD (125-140); endecasillabi sdruccioli sciolti (141-68, il v. 153<br />

è tronco).<br />

“Questo, s’io non m’inganno, è il prato lugubre” 370-6<br />

331


XXII. Ottaviano Lecce (Orintio Aminiano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Appena vide la fatal tua spada” 376<br />

XXIII. Filippo Resta (Ormonte Pereteo)<br />

• Terzine<br />

“Omai ritorna all’ermo tuo covile” 377-8<br />

XXIV. Silvio Stampiglia (Palemone Licurio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Fabio che fa? Così dicea di Roma” 379<br />

XXV. Giovanni Carlo Crocchiante (Teone Cleonense)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Questo è Belgrado; e già sull’alte mura” 379<br />

XXVI. Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio)<br />

• Polimetro: due sequenze di endecasillabi (1-14 e 45-58) e tre strofe di settenari, con<br />

schema ababcdcdee (15-44).<br />

“Anime illustri, il cui gran nome in queste” 380-1<br />

XXVII. Domenico Chelucci (P. Paolino di S. Giuseppe; Trinuro Naviano)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Scempio recava, e morte al Gregge eletto” 382<br />

XXVIII. Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Santo Pastor, che al forte, e pio Guerriero” 382<br />

Indice de’ capiversi delle Rime, che formano il presente settimo Tomo, e de’ loro<br />

Autori, pp. [383-414].<br />

Indice degli Autori, e de’ Capiversi delle Rime fatte per le presenti Vittorie, e annesse a<br />

questo Tomo, pp. [414-5].<br />

332


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO OTTAVO | All’Eminentissimo, e Reverendissimo |<br />

PRINCIPE | FRA MARCO ANTONIO | ZONDADARI | Gran Maestro della Sacra<br />

Religione | Gerosolimitana. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a<br />

sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | IN<br />

ROMA, Per Antonio de’ Rossi. MDCCXX. | CON LICENZA DE’ SUPERIORI.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Marco<br />

Antonio Zondadari, pp. [iii-vi]. 1<br />

CORONA POETICA | OFFERTA DAGLI ARCADI | All’Eminentissimo, e Reverendissimo |<br />

PRINCIPE | FRA MARCO ANTONIO | ZONDADARI | Nella sua Esaltazione alla<br />

Dignità | di Gran Maestro della Sacra | Religione Gerosolimitana.<br />

Elegia di Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Nympha Ego Parrhasiae praeses<br />

notissima sylvae”, pp. [ix]-I.<br />

Sonetti<br />

Carlo Giustiniani (Adelindo Gerenio), “Il pio brando fatal poiché impugnasti” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. II.<br />

Gabriele Enriquez (Tirsindo Lusiano), “Di sacrosanto Usbergo armato il petto” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. III.<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “E dal suolo, e dal mar spesso sgombrasti”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. IV.<br />

Nicola Salvi (Lindreno Issuntino), “Il popol’empio al rio Macon soggetto” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. V.<br />

Azzolino Malaspina (Erildo Teumesio), “Ammirò il Vatican tuoi pensier vasti” (ABAB,<br />

ABAB; CDE, CDE), p. VI.<br />

Giovanni Angelo Salvi (Eupalte Lampeo), “Nel dir facondo, a nobil’opra eletto”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. VII.<br />

Francesco Maria Cagnani (Eustasio Oeio), “Gran Rocca ergesti, e nuovi Legni armasti”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. VIII.<br />

Marcello Malaspina (Automedonte Abeatico), “Col senno, che ti fe’ di gloria oggetto”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. IX.<br />

Pier Francesco Lugaresi (Nealce Euriteo), “Or godi del tuo zelo alta mercede” (ABBA,<br />

ABBA; CDE, CDE), p. X.<br />

Pietro Bonaventura Savini (Eurialo Liceano), “Da te già reso più temuto, e altero”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. XI.<br />

Silvio Stampiglia (Palemone Licurio), “Il soglio, che ti offrir Giustizia, e Fede” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. XII.<br />

Domenico Fabbretti (Elasgo Crannonio), “Grande è l’onor; ma non già ’l premio intero”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. XIII.<br />

Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio), “Qualor Tuo sommo merto il premio<br />

eccede” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. XIV.<br />

1 Utilizzo questo tipo di indicazione per le pagine non numerate, alle quali segue la corona di sonetti per<br />

Marco Antonio Zondadari, che presenta una numerazione con cifre romane (tranne la pagina recante il<br />

sonetto finale di Crescimbeni).<br />

333


Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Alma Real degnissima d’Impero” (ABBA, ABBA;<br />

CDC, DCD), p. XV.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Il pio brando fatal poiché impugnasti”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. [xvi].<br />

Imprimatur, permessi di stampa e Protesta degli Autori, pp.[xvii-xix].<br />

I. Eustachio Manfredi (Aci Delpusiano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Or che la rende al gran culto primiero” 2<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Così di Mare in Mar, di Regno in Regno” 1<br />

• Ode-canzonetta di diciassette esastici bipartiti: a5a5b7 ; c5c5b7<br />

“Ninfe, e Pastori” 2-5<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACCDDEeFGfG / ABBCaC<br />

“Spirto gentil, che in giovanetta etade” 5-9<br />

• Egloga dialogica di terzine (1-27 e 86-8) e di endecasillabi frottolati (28-85).<br />

“Tutto questo dirupo, e tutta quella” 9-12<br />

• Egloga dialogica di terzine.<br />

“Maraco, tu per questa piaggia aprica” 12-6<br />

II. Niccolò Duodo (Aclasto Eurotano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allorché Aclasto infra di voi fu accolto” 16<br />

334


III. Alessandro Buonaccorsi (Adelno Deomeneio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arruota l’armi, e baldanzosa i tuoi” 18<br />

“Quel ben, che mai non muor, da cui quel santo” 17<br />

“Quella pietà, con cui, Sommo Signore” 18<br />

“Ruscelletto gentil da chiaro fonte” 17<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbCAbCcDEeDFF<br />

/ AaPBB<br />

“Orridi avanzi, e voi, funeste scene” 19-21<br />

IV. Fulvio Astalli (Alasto Liconeo)<br />

N. testi: 3<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mi apparve un giorno un, che alla benda, e all’ali” 21<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cercai lunga stagione ov’io credea” 22<br />

“Fatto di me signor l’Ozio, e tiranno” 22<br />

V. Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“D’ogni Tosco Cantor l’illustre idea” 25<br />

“Questa, che veneriam su sacro Altare” 27<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aure soavi, ameni, e verdi prati” 23<br />

“Poteva, e ’l dovea forse, alto Signore” 27<br />

“Se avvien, che di Natura oggi tra voi” 24<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Spirto gentil, che in Elicona or cogli” 26<br />

335


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Del Signor, che qui mira i vostri pregi” 24<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Piange il Metauro, ed a ragion, quel Figlio” 23<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Saggio Fanciul, che nell’etade appunto” 25<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, DCE<br />

“Questa vellosa Spoglia, ed innocente” 26<br />

• Egloghe dialogiche di terzine<br />

“Orché nostra Campagna alluma intorno” 36-40<br />

“Tirsi, se’ tu pur desso? il Ciel cortese” 28-36<br />

VI. Emilio Emili (Alminto Tereano)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dorme colei, che sopra ogn’altra il vanto” 41<br />

“Nel dolce immaginare i lieti accenti” 42<br />

“O fortunato Pastorel, che fuori” 43<br />

“Oh quante volte benedico il loco” 41<br />

“Si scuote indarno per uscir d’impaccio” 42<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Lasso di girmi per lo mare infido” 40<br />

“Vanne, selvaggia Musa, ove co’ lenti” 43<br />

VII. Floriano Maria Amigoni (Alpago Milaonzio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Eccoti, o CARLO, al Trono augusto avanti” 44<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Addio, Santa Città, ’ve la Colonna” 44<br />

“E un folgor parve, e alle nimiche schiere” 45<br />

336


• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“CARLO, quel dì, che al Savo incontro fersi” 45<br />

VIII. Giuseppe Lanzoni (Alzindo Epiziano)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Felice te, che l’ingannevol’esca” 49<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi qual mi scorre per le vene intorno” 50<br />

“La bella Filli allorché m’ode, o vede” 47<br />

“Qual per questi occhi miei più dolce oggetto” 46<br />

“Roma, allorché vedea, nudo le piante” 48<br />

“Se colla voce, e più col zelo ardente” 49<br />

“Vergine Santa, che sul Cielo intendi” 47<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“La bella Donna, che per gli occhi miei” 48<br />

“Laura, che di beltà quaggiù splendea” 46<br />

IX. Francesco Redi (Anicio Traustio)<br />

N. testi: 25<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di Mongibello in sull’arsiccia balza” 61<br />

“Ferimmi un giorno, e non a fior di sangue” 56<br />

“Già dirozzata, e ben disposta al ratto” 57<br />

“Spirando verso me rabbia, e vendetta” 53<br />

• Sonetti (20) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Antonio, poi che il vincitore Augusto” 60<br />

“Batti pur quanto sai, batti tamburo” 53<br />

“D’un’invitta costanza esempio raro” 54<br />

“Ingiustamente, Amore, io non mi dolgo” 50<br />

“In libertade io mi vivea beato” 62<br />

“Io correva alla gloria, e l’empio Amore” 59<br />

“Io fui ben folle, e fuor del senno, quando” 54<br />

337


“Io vo gridar, finché colà si senta” 58<br />

“Non così bianco mai nel verde prato” 59<br />

“Non posso più tacere: omai conviene” 61<br />

“Non vo, che ’l sappia, e nol saprà giammai” 55<br />

“Occhio lucente a meraviglia, e nero” 57<br />

“Per quel sentiere, onde alla gloria vanno” 51<br />

“Porta l’insegne sue vittoriose” 56<br />

“Porta negli occhi un arco Persiano” 62<br />

“Quando colei, ch’io già fanciullo amai” 52<br />

“Quel primo strale, che avventommi Amore” 58<br />

“Tra le Donne più belle onesta, e bella” 51<br />

“Vago augellin, che allo spuntar del giorno” 60<br />

“Voi, che piangete in servitù d’Amore” 55<br />

“Degg’io mai sempre sospirare, e deggio” 52<br />

X. Giulio Cesare Mantelli (Ardenio Platanio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Quando scese tra noi l’Anima bella” 64<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor ch’io miro in donna il Bello esterno” 63<br />

“Candido, vezzosetto Cagnolino” 63<br />

“Come talor fida Nutrice amante” 64<br />

“Con mill’altri Amoretti il Duce Amore” 65<br />

“Urta pur quanto sai, urta col corno” 65<br />

XI. Ubertino Landi (Atelmo Leucasiano)<br />

N. testi: 20<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco gli ami, ecco l’esca, ecco le reti” 74<br />

“E dove spieghi i dolci vanni tuoi” 75<br />

“La mia Irene dov’è, più non è meco” 70<br />

“S’arma di ferro, e di pietà si spoglia” 67<br />

“Sorgi, Elpin, vedi il Sol, gli augelli ascolta” 74<br />

338


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Quella sì eccelsa, altera Quercia antica” 67<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Arsi lunga stagion fuori di spene” 72<br />

“Candido, vago, e solo a te simile” 70<br />

“Dov’eri, Elpin, nel gran momento? ah tardi” 69<br />

“Il Ciel ti salvi, o Elpin, l’erbe, e le zolle” 71<br />

“Non era Irene ancor giunta alla bella” 69<br />

“Ohimè quel Capro, che del Gregge è guida” 66<br />

“Tinta di duolo, di pietà, di rabbia” 72<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“Lunga stagion fra ciechi orror sepulta” 66<br />

“Pietà, mio Dio, mio Dio, pietà, perdono” 73<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Presso è quel dì (ma oh come lento, e tardo” 71<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Che? non ancor sei doma Asia superba?” 68<br />

“Ov’è, misera Arcadia, ov’è il tuo Tirsi?” 68<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Amor, che fai? già sull’eterno corso” 73<br />

“Sempre da Ninfe, e da Pastor negletto” 75<br />

XII. Carlo Emanuele d’Este (Ateste Mirsinio)<br />

N. testi: 24<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Non perché tra più bei fiori” 83<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi con qual volto io mi vedrò rapito” 83<br />

“Che al primo sguardo de’ begli occhi vostri” 82<br />

“Come soffri in costei cotanto orgoglio” 77<br />

“E pur tu m’ami, e ad onta ancor di quella” 80<br />

“Io tel confesso, ingrata Donna, e il giuro” 77<br />

“O dal tuo sen, sempre a’ miei danni intesa” 80<br />

“Se togliesse alla morte, Anima bella” 81<br />

“Sorgi, Eurilla, col Sole, e il sonno in pria” 76<br />

339


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Poiché la forte, la pudica Sposa” 84<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aer fosco, e maligno, e qual conviensi” 78<br />

“Benché del mar d’Amore i venti, e l’onde” 78<br />

“Ch’io vedessi due volte all’onda Eusina” 81<br />

“Col cor dolente, e co’ pensieri immersi” 82<br />

“Donne, che in breve al caro albergo andrete” 76<br />

“Il dissi pur, che alle lusinghe infide” 79<br />

“Pianse, e il fido Consorte, e il Padre antico” 84<br />

“Se Amor, che solo i miei pensier governa” 79<br />

• Ode-canzonetta di due strofe, di lunghezza diversa, di distici di settenari a rima<br />

baciata.<br />

“Eurilla, del mio core” 87-9<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdedEFfGG / ABaBCC<br />

“Orché lontana da i guerrier nitriti” 85-7<br />

• Capitoli elegiaci (3)<br />

“Eurilla, Eurilla, ahi quante volte il giorno” 93-5<br />

“Qualor con gli occhi del pensier vi guardo” 91-3<br />

“Se quei sospir, che io vo spargendo al vento” 95-7<br />

• Terzine di endecasillabi faleci<br />

“Vezzoso, amabile, caro Angioletto” 89-91<br />

XIII. Giovanni Battista Zappata (Britone Dionisiopolita)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io ho un pensier sì temerario, e stolto” 100<br />

“S’io di mio forte immaginar talora” 98<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Come dal Sol tutta esce fuor la luce” 98<br />

“Su questa ancora illustre salma, e degna” 99<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Malnata pianta, che orgogliosa stendi” 101<br />

340


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Sì, fremi pur, sì pur ti rodi, e stendi” 100<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“E tu pur riedi? e pure ancor contrasti” 99<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: PABBCAddCcEE /<br />

pAaBB<br />

“S’io arsi un tempo, ed in mio ardor non pago” 101-4<br />

XIV. Carlo Doni (Cesennio Issunteo)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ah fiera Morte! e non ti sazj ognora” 109<br />

“Amor, che giva tra le selve errando” 105<br />

“Cadde alfin l’alta Rocca, ed il furore” 110<br />

“Donna, in quel vago tuo divino aspetto” 106<br />

“Questo, Signor, che ascendi, è il Campidoglio” 108<br />

“Se fia mai, che Pastor per la foresta” 105<br />

“Un saggio mio pensier diceami un giorno” 108<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Del chiaro Germe, che da noi si attese” 104<br />

“O verdi piante, e voi tranquille, e quete” 107<br />

“Poiché adornando il suo bel crin di fiori” 106<br />

“Poiché in mirar mio biondo crin già bianco” 107<br />

“Qual mesta Tortorella egra, e languente” 109<br />

XV. Giovanni Battista Carminati (Clangio Agoriense)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“È questo il Colle d’orror sacro adorno” 110<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Oh lieta di bei colli ombrosa Chiostra” 111<br />

341


XVI. Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi sia colei, che su per l’alto muove” 112<br />

“Del buon sangue Latino a me parea” 117<br />

“Dell’esser vinta il disonor mi toglie” 114<br />

“Di lui, che in duolo Italia, e ’l Mondo or tiene” 111<br />

“Di lui, che si dirà, che noi di spene” 113<br />

“O tu chi sei, che del color di morte” 114<br />

“Sai perché l’acque sue quel rio distenda” 116<br />

“Vibrò tre strali, e tre grand’Alme accese” 117<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al mirarvi, che fo coll’occhio interno” 115<br />

“La Fama Io son, che l’alto Eroe non pieno” 112<br />

“Non è suo senno ignoto, ov’ei d’accorto” 113<br />

“Quel sì dolce infocarmi al caldo raggio” 115<br />

“Sedianci; ed or, che più vento non freme” 118<br />

“Vidi (e tanto m’increbbe il caso fiero” 116<br />

XVII. Cesare Bigolotti (Clidemo Trivio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Fastose Mura, che col piè robusto” 119<br />

“L’Eroe del Tago, in cui per sangue scese” 119<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alta virtù, che gl’incoroni il crine” 118<br />

“Se alla vostra giustizia, o alla pesante” 120<br />

XVIII. Giuseppe Maria Querini (Cloristo Meradio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

342


• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quella beltà, che a Dio n’unisce, e fura” 121<br />

“Stanca di più soffrir gli acerbi affanni” 120<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Mentr’io sedendo alla mia Ninfa allato” 121<br />

“Occhi vaghi, e leggiadri, onde distilla” 122<br />

“Talor men vado in compagnia di quella” 122<br />

• Ode-canzonetta di sette esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Oimè lasso! il cieco Arciero” 123-4<br />

XIX. Girolamo Baruffaldi (Cluento Nettunio)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cieca di mente, e di consiglio priva” 128<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Solo, se non ch’è meco il pensier mio” 128<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“E non è già, ch’Io non ritenga il morso” 130<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alle porte d’Autunno omai languente” 127<br />

“Chi mi precorre colla chioma bianca” 129<br />

“Chi vuol veder quanto di Ciel risplende” 126<br />

“Né perch’io venga spesso a sparger fiori” 124<br />

“Presso l’urna funebre io veggio intenti” 125<br />

“Questa, che mi diè ’l Ciel, vigna gentile” 129<br />

“Se fosse Amor così, qual si dipinge” 125<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, ECD<br />

“Questa è la valle, questa è l’aria, e queste” 126<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Come sen va l’Aurora innanzi al Sole” 127<br />

XX. Giuseppe Maria Passagni (Crotingo Epineo)<br />

N. testi: 3<br />

343


Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Colà, dove orgogliosa, e mai non chiara” 131<br />

“Come fanciul, che in erta via fra sassi” 131<br />

“Per l’erta via, che guida, ove riluce” 130<br />

XXI. Nicolò degli Albizzi (Damisto Aristodemio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi con qual forza de’ tormenti l’onda” 134<br />

“Ben mi credeva un dì ritrarre il piede” 132<br />

“Celeste Dea non solito ardimento” 133<br />

“Colei, che sola la mia mente assale” 135<br />

“Quando lungi da voglia indegna, e vile” 133<br />

“Quando mira, Madonna, in te la luce” 134<br />

“Se t’innalzi, Alma mia, se forza prendi” 132<br />

“Tal da’ begli occhi una crudel battaglia” 135<br />

“Tal vibrò luce da’ begli occhi alteri” 136<br />

• Ode-canzonetta di dieci esastici bipartiti: a8a8b8t ; c8c8b8t<br />

“Entro a questa navicella” 136-8<br />

XXII. Francesco Borgiassi (Egelio Tesmiano)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Pinger fece i vostr’Avi; indi dicea” 139<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Intorno a i rai d’alta virtù, che splende” 138<br />

“Mille volte pensai cantar di quella” 139<br />

“Vive sì, vive ancor l’illustre, e chiaro” 140<br />

• Egloga di terzine<br />

“Entro una selva di funeste piante” 140-6<br />

344


XXIII. Curzio Doni (Eliaste Macistiaco)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allorch’Elpino a dissetar traea” 150<br />

“Avvezzo al crudo mar solca il Nocchiero” 153<br />

• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor, che sulle piume in dolce obblio” 153<br />

“Carca qualor di meste cure ho l’Alma” 149<br />

“Che da due vaghi rai vibro lo strale” 154<br />

“Chi alfin trionferà Senso, o Ragione?” 148<br />

“Due nemici tra loro in gran cimento” 147<br />

“Fra l’aspre mie catene ognor mi giaccio” 149<br />

“Io seguo Amore, e chi lo sprezza abbraccio” 151<br />

“O dell’Arbia gentil, sulle cui sponde” 152<br />

“Oh con qual torvo ciglio, e fier sembiante” 148<br />

“Più, che di ferro ostil, d’empio furore” 152<br />

“Quella, che il cor dolente aggrava, e stringe” 150<br />

“Quella, che m’ange il sen, cura molesta” 151<br />

“Vuole, e disvuole a un tempo il mio pensiero” 147<br />

XXIV. Vincenzo Margarita (Elnoro Epionio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di sedici stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbCAbCDdEE /<br />

PAABB<br />

“Nella più interna solitaria parte” 154-9<br />

XXV. Giovanni Battista Cotta (Estrio Cauntino)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, che in sé vedea, pria di crearmi” 160<br />

345


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor di me, che in tua balìa mi porti” 160<br />

“Questo Amor nostro lusinghiero, e rio” 161<br />

“Sabaudo Eroe, mirasti pur la face” 161<br />

XXVI. Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Certo sempre tu fosti in Paradiso” 345<br />

“Giunta MARIA col pargoletto Figlio” 163<br />

“Mentre all’offese d’implacabil fato” 162<br />

“O Colombina mia, che al tuo soggiorno” 345<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Augusta Donna, che lieta ti stai” 162<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, DEC<br />

“Eccelsa Donna, que’ duo germi eletti” 164<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Se a questa luce gli occhi vezzosetti” 346<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi è Costei, che fra noi spunta, e nasce” 163<br />

“Miro una Stella, che dal Ciel discende” 164<br />

“Uno è il Gran Dio, che all’Universo impera” 165<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Figlia, più non ti veggo; io ti perdei” 346<br />

• Odi-canzonette (2) di distici di settenari a rima baciata<br />

“Se cela il viso adorno” 172-3<br />

“Seguite pur seguite” 171-2<br />

• Odi-canzonette (2) di esastici di ottonari: ababcc (l’ultima strofa della prima odecanzonetta<br />

e la nona della seconda recano lo schema abbacc).<br />

“Amor veggio, il santo Amore” (7) 167-8<br />

“Solitaria, e polverosa” (10) 165-7<br />

• Ode di dodici esastici di ottonari: abbacc<br />

“Io, Signor, dicea Davide” 168-71<br />

346


• Ode di quattordici esastici di endecasillabi e settenari: AbbAcc<br />

“La Figlia del Menfitico Tiranno” 173-5<br />

XXVII. Romano Agostino Roberti (Faleso Alfeoniano)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alza, o fiera empietà, dalla fumante” 176<br />

“Qualor la Donna umil verso le stelle” 176<br />

“Signor, verso l’Italia egra, e languente” 177<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Uom non truova piacer, finché da terra” 178<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Poiché l’uom cadde nel poter di morte” 177<br />

XXVIII. Domenico Lazzarini (Felicio Orcomeniano)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Se da te apprese, Amore, e non altronde” 179<br />

“Spirti del Ciel, che trenta lustri, e trenta” 178<br />

XXIX. Alessandro Cerrati Galanti (Gantila Pelleneo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Per te, Donna gentil, solo al primiero” 179<br />

“Tu, che piangesti alla grand’Urna accanto” 180<br />

347


XXX. Florindo Tartarini (Gelindo Teccaleio)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Veggio pien di mestizia il Colle, e ’l Prato” 180<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Non ti struggi, o dell’Uom ingrato cuore” 182<br />

“O vaga Rondinella, che ten vieni” 181<br />

“Ti veggio, Giano, la tua doppia antica” 181<br />

“Vidi famosa Tela, ove il pennello” 182<br />

• Ode-canzonetta di nove esastici di ottonari: abbacc<br />

“Lascia, o Musa, la campagna” 184-6<br />

• Ode-canzonetta di cinque strofe di ottonari: aabbccdd<br />

“Io non so, se Amore accenda” 183-4<br />

XXXI. Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Elettra, Elettra, ahimè, Ninfa gentile” 190<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arcadi, o voi, che i fior di vostre rime” 186<br />

“Dacché Innocenzo al Vaticano ascese” 187<br />

“D’angusta Rocca al sacro albergo eletto” 190<br />

“Di fé, di speme, e d’amor puro ardente” 189<br />

“Ecco del Ciel dalla più eccelsa parte” 191<br />

“Era già il verno, ed io piangeva un giorno” 188<br />

“La libertà, l’onor primiero in parte” 188<br />

“Perché l’Uom fosse al ben desto, e giocondo” 187<br />

“Vid’io, sognando nel primiero albore” 189<br />

• Ode-canzonetta di sei strofe di tetrastici doppi: a4b4b4c8 ; a4d4d4c8<br />

“Ecco nato” 191-3<br />

348


XXXII. Giambattista Vico (Laufilo Terio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Canzoni (3) di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACCDEeDFGHHFGII / ABCCABDD<br />

“Alto Signor, più di fallace il nome” 197-202<br />

“Poiché l’umil, devota, accesa voglia” 202-6<br />

“Qual nuovo lume col divin suo raggio” 193-7<br />

XXXIII. Giacinto Vincioli (Leonte Prineo)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Già cinto son da quei tuoi dolci amari” 210<br />

“Il cor va per la via d’Amore, e vede” 207<br />

“Non si conosce Amor, né quel, che possa” 209<br />

“Qual nuova luce il Colle orna, e rischiara?” 209<br />

“Se colle mie pupille un sol momento” 211<br />

“Un lustro è corso, che d’Amor sospiro” 210<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, ECE<br />

“Fuggo dagli occhi, dove alberga Amore” 208<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Un doppio raggio di Beltà mi punge” 207<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DED<br />

“Un dì, che Amore, e il mio bel Sol vid’io” 208<br />

XXXIV. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

N. testi: 18<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cantar più volte Io d’Imeneo sdegnai” 213<br />

“Che mai finse Almeon, che su quest’ora” 213<br />

“Chiuso è l’Arcade Bosco; ogni Pastore” 220<br />

349


“Forse perché tra lieta, e folta gente” 211<br />

“Nacque sull’Arno una gran Pianta augusta” 219<br />

“Oh quali, o Pastorelli, oh quanti appresta” 218<br />

“O tu, che vinci ogni più basso affetto” 215<br />

“Potrei col forte immaginar possente” 217<br />

“Questo è l’augusto Tebro, e questo è il Ponte” 218<br />

“Signor, del tempo or mi sovvien primiero” 214<br />

“Sotto il grand’antro nella valle ascoso” 215<br />

“Su questo lauro, a questo fiume appresso” 212<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché dell’armi dell’invitto Achille” 214<br />

“Benché l’antica, trionfal tua chioma” 217<br />

“Chi fia questa, ch’io miro, umil Donzella” 216<br />

“Io so, Spirto immortal, che il tuo primiero” 219<br />

“Io vidi un picciol legno; e il mare irato” 216<br />

“Qui nacque Arcadia, in questo Colle, in questa” 212<br />

XXXV. Giovanni Vizzaron (Mirteo Teneate)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mossi poc’anzi alla foresta Ascrea” 221<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Caro leggiadro Pesce, in cui natura” 220<br />

“Da i Tusculani Colli il volo stendi” 221<br />

“Roma tu cerchi in Roma, o Pellegrino” 222<br />

XXXVI. Pier Francesco Lugaresi (Nealce Euriteo)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Dieci del gregge mio sono le agnelle” 223<br />

“Dunque il gran Dio, che nell’Empireo regna” 223<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ecco il giocondo avventuroso giorno” 226<br />

“Invitta Donna, ch’hai già ’l monte asceso” 226<br />

350


“O Ciel, di cui l’aspetto, e il Sol, che appresta” 224<br />

“Se quegli, che ’l Romano alto Senato” 222<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Natura, e Morte alteramente io vidi” 225<br />

“Superno, augusto, di pietate adorno” 224<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Ah questo è pur l’avventurato Chiostro” 225<br />

• Endecasillabi sciolti<br />

“M’udite, o voi mortali, e m’oda il cielo” 227-30<br />

XXXVII. Brandaligio Venerosi (Nedisto Collide)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cresce il nembo oltraggioso, e l’arbor nuda” 235<br />

“Di gioventù spunta il ridente Sole” 233<br />

“D’intelligenza coll’impresse forme” 232<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amo, Donna, di voi l’alta immortale” 235<br />

“Amor pensando stabilir sua reggia” 236<br />

“Amor, se vuoi soggiorno entro al mio petto” 236<br />

“Chi è costui, che in fresca etade acerba” 231<br />

“Crescon le lievi spiritali penne” 232<br />

“Del buon Foggini l’ingegnosa mente” 231<br />

“Di Giovinezza la ferace pianta” 234<br />

“Miro il Ciel, che si turba, il Mar, che freme” 237<br />

“Omai ribolle in le sanguigne vene” 233<br />

“Ragion, siamo assaliti, all’arme, all’arme” 237<br />

“Scuote dell’età verde acerbo vento” 234<br />

“Volgo al tempo lo sguardo, ed il trascorso” 230<br />

XXXVIII. Niccolò Forteguerri (Nidalmo Tiseo)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

351


• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“A chi dirà di voi, Ninfe, e Pastori” 240<br />

“Non giunse mai, mercé d’amica sorte” 239<br />

“Se questa, ove desio ferve di lode” 239<br />

• Sonetti (12) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Così va, Linco: quando men tel pensi” 243<br />

“Disse Lesbino, lagrimando forte” 241<br />

“L’altro ier, Dorinda mia, mi fece muso” 243<br />

“Lesbino mio, non ho quasi più voce” 242<br />

“Linco, mi giura non far mai palese” 244<br />

“Peregrinando un giorno, ahi fero giorno” 240<br />

“Possa morir, se più ti guardo in volto” 241<br />

“Questo Sol, questa Luna, e queste Stelle” 238<br />

“Signor, la fede a questa mi sospinge” 245<br />

“Silvino mio, conosci tu la figlia” 244<br />

“S’uom nasce a vita sì dogliosa, e ria” 238<br />

“Un dì Fortuna minacciosa in volto” 242<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“Io lo so, lo veggio ognora” 245-6<br />

• Ode-canzonetta di ottonari liberi.<br />

“Al bel giogo maritale” 246-56<br />

XXXIX. Silvio Stampiglia (Palemone Licurio)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con due parole-rima (ABAB, ABAB; ABA, BAB)<br />

“Dorinda ha un non so che nel sen, negli occhi” 261<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi come io vidi impetuosa, e fiera” 258<br />

“Io credea, che Dorinda al mio ritorno” 257<br />

“Io mi credea dopo tant’anni, e tanti” 260<br />

“Oh quante volte al gran Danubio in riva” 257<br />

“Presso nobil Colonna, a cui d’intorno” 258<br />

“Qual’uomo unqua non uso a gir per l’onde” 259<br />

“Rividi alfin la vaga Pastorella” 262<br />

“Signor, più volte a gravi imprese intento” 259<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Nato è Francesco: oh come al suo natale” 261<br />

“Quando MARIA con tanta Gloria, e tanto” 262<br />

352


“Sorge tra i sassi limpido un ruscello” 260<br />

XL. Vincenzo da Filicaia (Polibo Emonio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O ’l dolce tempo, ch’io di te godei” 263<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Così con saggio avviso i giorni, e l’ore” 266<br />

“Da i chiari orrori di quel puro inchiostro” 266<br />

“Ecco l’Anno già vecchio, eccol canuto” 265<br />

“Già stende all’Olmo la feconda Moglie” 265<br />

“Io son sì vago dell’orror natìo” 264<br />

“Ma quando Sirio le campagne accende” 264<br />

“Pensier robusto nell’età men forte” 263<br />

“Vidi poc’anzi un torbido, e veloce” 267<br />

“Mostrommi un giorno il mio pensier le tante” 267<br />

• Canzone di dieci strofe e congedo di settenari ed endecasillabi: abCaaBcddEe /<br />

pAaBbCc<br />

“Al fortunato speco” 279-83<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: abCcaBddEFEeF / pAA<br />

“Padre del muto obblio” 277-9<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

aBCBACCDEeDdfGfG / pAaBB<br />

“O di Provincie mille” 272-7<br />

• Canzone di dieci stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABbCACDEeDdFF /<br />

PaA<br />

“Stanco, e già sazio di soffrir la dura” 268-72<br />

XLI. Francesco Maria Baciocchi (Polindo Cautoneo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

353


• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allorch’io penso al mio sdegnato Amore” 286<br />

“Poiché ’l mio basso stil non giunge al segno” 285<br />

“Se a quel, c’ho d’onorarvi, alto desio” 285<br />

“Se avvien, che a’ versi miei l’orecchio porga” 284<br />

“S’è ver, che Amor sia di Beltà desio” 284<br />

“Tu, che mercé dell’Idol mio, sostieni” 286<br />

XLII. Giuseppe Coluccio Alaleona (Rosindo Lisiade)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Città, che a prova il Ciel, Natura, ed Arte” 288<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Donna, anzi Dea, sovra di bianco manto” 287<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Felici Euganei Colli, e d’ombre, e d’acque” 288<br />

“Tra questi Colli, ove lasciò la frale” 287<br />

• Terzine<br />

“Porgete, o Dive d’Aretusa amiche” 289-93<br />

XLIII. Luca Terenzi (Rutilio Teneo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di dieci stanze di endecasillabi e settenari: AbCbaCcDdEeFF<br />

“Oh fra quante del Sol l’occhio rimira” 297-301<br />

• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: ABBACddecEFFGGhH<br />

“Felice chi lunge dal volgo errante” 293-7<br />

XLIV. Innocenzo Montini (Sirante Melichio)<br />

N. testi: 4<br />

354


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Altri per trarre dagli estranei lidi” 301<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Della candida aurora al fresco pianto” 302<br />

“Donna real di maestoso aspetto” 302<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DED<br />

“Vedi, Signor, l’Europa egra, e dolente” 303<br />

XLV. Paolo Antonio Del Nero (Siringo Reteo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Spesso mi levo col pensiero in alto” 304<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ardo; e non già d’amor, che il piede, e l’ale” 303<br />

“Donna Real, nella cui man recaro” 304<br />

“Poiché tornando dal famoso Fiume” 305<br />

• Ode di trenta strofe di tristici doppi: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Tu, che sei d’amore ignuda” 305-11<br />

• Egloga dialogica di terzine sdrucciole, composta da Paolo Antonio Del Nero e<br />

Giuseppe Paolucci.<br />

“Siringo mio, dimmi qual cieca insania” 311-20<br />

XLVI. Francesco Maria dell’Antoglietta (Sorasto Trisio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Per fare al Tempo, alla Fortuna, e a Morte” 320<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché l’inclito Blanco, il saggio, il giusto” 321<br />

“Qualor colui, che i miei pensier governa” 321<br />

355


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Qual timido Nocchier, che quasi assorto” 322<br />

XLVII. Giovanni Carlo Crocchiante (Teone Cleonense)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io vissi un tempo in servitù di un Nume” 322<br />

“Ohimè, ch’io veggio Amor, quello, che tende” 324<br />

“Oh in quanti affanni io mi ritrovo, oh in quante” 323<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Il cieco Arcier, che sempre guerra apporta” 323<br />

• Ode-canzonetta di sedici esastici di ottonari: abbacc<br />

“In goder per la campagna” 324-7<br />

XLVIII. Lodovico Adimari (Termisto Marateo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma, se la ragion non è sì forte” 328<br />

“Care Selve innocenti, amabil Rio” 331<br />

“Chi fia Costei, che i vanni al Ciel distende” 329<br />

“Come improvvisa, il tergo a me rivolto” 330<br />

“Orché Donna Real nel Trono assisa” 329<br />

“Quando dall’alto a noi drizzò le penne” 328<br />

“Siam pellegrini in terra, e il patrio albergo” 330<br />

XLIX. Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

356


• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Oh se tornar dopo tant’anni, e tanti” 333<br />

“Questi è il gran Raffaello. Ecco l’idea” 334<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Nasce l’illustre CIRO, e nasce appena” 332<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A governar di Piero il sacro Legno” 335<br />

“Ecco il Parnaso: ecco gli allori, e ’l biondo” 334<br />

“Un giorno a i miei pensier disse il cor mio” 333<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Che si farà di questa ampia Antonina” 332<br />

“Questo è il dì, che nel Cielo il Sol vestissi” 331<br />

• Ode-canzonetta di otto strofe di quinari, con schemi atbbccddeeatat (I) e<br />

ptaabbccddetet (II-VIII).<br />

“Come farò” 337-40<br />

• Ode-canzonetta di nove sestine di ottonari: abbacc<br />

“Gelsomini, onor di Flora” 335-7<br />

• Ode-canzonetta di tre strofe di ottonari e quadrisillabi: a8b8b8c4c8a8d8a8d8<br />

“Dissi a Febo: una ghirlanda” 340-1<br />

• Madrigale di settenari: aabbcc<br />

“Fillide al suo Pastore” 341<br />

• Madrigale di settenari ed endecasillabi: aabBccDdee<br />

“Disse Giove a Cupido” 341<br />

• Madrigale di endecasillabi e settenari: AabBCcdD<br />

“Manca ad Acon la destra, a Leonilla” 341<br />

L. Gabriele Enriquez (Tirsindo Lusiano)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Furia gentil dell’amoroso Regno” 342<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Ecco, che il viver mio noioso, e grave” 342<br />

357


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se quel, che di ragion saggio pensiero” 343<br />

LI. Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Non perché in Voi l’altero sangue, e degno” 343<br />

“Se quei, che spargo ognor, sospiri ardenti” 344<br />

Indice de’ capiversi delle Rime, che formano il presente Ottavo Tomo, e de’ loro Autori,<br />

pp. [347-76].<br />

358


RACCOLTA | DI VARJ POEMETTI LIRICI, | DRAMMATICI, E DITIRAMBICI |<br />

DEGLI ARCADI | TOMO PRIMO, | CHE È IL NONO DELLE RIME. |<br />

All’Eminentiss. e Reverendiss. Principe | IL CARDINAL | PIETRO OTTHOBONI |<br />

VICECANCELLIERE DI S. CHIESA | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto<br />

di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino)<br />

| IN ROMA, Per Antonio de’ Rossi. 1722. | Con licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Giovan Mario Crescimbeni custode generale (Alfesibeo Cario) a Pietro<br />

Ottoboni, pp. [III-IX].<br />

A chi legge, pp. [X-XI].<br />

Imprimatur, permessi di stampa e protesta degli autori, pp. [XII-XIV].<br />

CORONA POETICA | RINTERZATA | OFFERTA | Alla Santità di Nostro Signor<br />

Papa | INNOCENZIO | DECIMOTERZO | Dalla Ragunanza d’Arcadia, e dalle sue |<br />

Colonie, Campagne, e Rappresentanze.<br />

Sonetti<br />

Gregorio Redi (Autone Manturese), “Questa, che ordì non vile alma Corona” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 3.<br />

Giovanni Battista Ridolfi (Ferildo Azzaniano), “Di frondi ignote al basso uman<br />

pensiero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 4.<br />

Floriano Maria Amigoni (Alpago Milaonzio), “Emulo del famoso alto Elicona”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 5.<br />

Giovanni Guasco (Matildo Stinfelio), “Il suol d’Arcadia, ch’è per Te sì altero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 6.<br />

Giuseppe Benedetti (Alcidalgo Sparziate), “Se a te l’offrisce il nostro Amor, perdona”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 7.<br />

Saverio Del Giudice (Olasco Panacheo), “Sommo Pastore dell’Ovil di Piero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 8.<br />

Angelo Antonio Sacco (Leandro Oresteo), “A Te, cui fulgid’oro il crin corona” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 9.<br />

Carlo Francesco Marcheselli (Corisbo Catarsio), “A Te, cui servo inchina il Mondo<br />

intero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 10.<br />

Giacinto Vincioli (Leonte Prineo): “Nostro tributo al gran Triregno intorno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 11.<br />

Ubertino Landi (Atelmo Leucasiano), “Far pompa non desia del suo splendore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 12.<br />

Gaspere Romagnoli (Olasto Teario), “Tra i bei serti regali, ond’Egli è adorno” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 13.<br />

Giovanni Battista Boccolini (Etolo Silleneo), “Fia sol suo pregio, e non fia già minore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 14.<br />

Giovanni Battista Palma (Callimbo Feneio), “Farsi veder del tempo edace a scorno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 15.<br />

359


Girolamo Tozzi (Silauro Pandosiano), “Bell’ornamento in fronte al tuo valore” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 16.<br />

Giovanni Abati (Neralbo Miragetico), “A Te, cui fulgid’oro il crin corona” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 17.<br />

Pietro Ignazio Della Torre (Eumante Acheleio), “A Te, cui Servo inchina il Mondo<br />

intero” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 18.<br />

Antonio Bonaventura Crescimbeni (P. Filippo Antonio della Concezione; Sofronio<br />

Ladeo): “Nostro tributo al gran Triregno intorno” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 19.<br />

Michele Toni (Tigello Gorgasio), “Sommo Pastore dell’Ovil di Piero” (ABAB, BABA;<br />

CDC, DCD), p. 20.<br />

Pietro Antonio Crevenna (Salento Elafieio), “Far pompa non desia del suo splendore”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 21.<br />

Giovanni Francesco Baldini (Brennalio Reteo), “Se a Te l’offrisce il nostro Amor,<br />

perdona” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 22.<br />

Girolamo Baruffaldi (Cluento Nettunio), “Tra i bei serti regali, ond’egli è adorno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 23.<br />

Bernardino Leoni Montenari (Enilo Ammonio), “Il suol d’Arcadia, ch’è per Te sì<br />

altero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 24.<br />

Francesco Benci (Olpindo Coccigio), “Fia sol suo pregio, e non fia già minore” (ABAB,<br />

BABA; CDC, DCD), p. 25.<br />

Biagio Maioli d’Avitabile (Agero Nonacride), “Emulo del famoso alto Elicona”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 26.<br />

Giovanni Carlo Crocchiante (Teone Cleonense), “Farsi veder del tempo edace a scorno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 27.<br />

Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio), “Di frondi ignote al basso uman<br />

pensiero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 28.<br />

Antonio Tommasi (Vallesio Gareatico), “Bell’ornamento in fronte al tuo valore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 29.<br />

Niccolò Madrisio (Cleone Epitese), “Farsi veder del tempo edace a scorno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 30.<br />

Pietro Bonaventura Savini (Eurialo Liceano), “Fia sol suo pregio, e non fia già minore”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 31.<br />

Camillo Ranieri Zucchetti (Nadasto Licoate), “Tra i bei serti regali, ond’egli è adorno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 32.<br />

Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Far pompa non desia del suo splendore” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 33.<br />

Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S. Anna; Adalsio Metoneo), “Nostro tributo<br />

al gran Triregno intorno” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 34.<br />

Salvino Salvini (Criseno Elissoneo), “A Te, cui servo inchina il Mondo intero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 35.<br />

Antonio Maria Salvini (Aristeo Cratio), “A Te, cui fulgid’oro il crin corona” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 36.<br />

Ermenegildo Blasetti (Lamisto Dafneo), “Sommo Pastore dell’Ovil di Piero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 37.<br />

Carlo Emanuele d’Este (Ateste Mirsinio), “Se a te l’offrisce il nostro Amor, perdona”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 38.<br />

Francesco Maria Mancurti (Clonimo Evoreo), “Il suol d’Arcadia, ch’è per Te sì altero”<br />

(ABBA, BAAB; CDE, ECD), p. 39.<br />

360


Domenico Fabbretti (Elasgo Crannonio), “Emulo del famoso alto Elicona” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 40.<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Di frondi ignote al basso uman pensiero”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 41.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Questa, che ordì, non vile alma Corona”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 42.<br />

CORONA | POETICA | RINTERZATA, | Offerta dalla Ragunanza d’Arcadia | ALLA<br />

SANTITA’ DI PAPA | CLEMENTE XI. | L’Anno MDCCI. che fu il primo | del suo<br />

Pontificato.<br />

Sonetti<br />

Cesare Bigolotti (Clidemo Trivio), “Alto Signor, di lei Padre, e sostegno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 45.<br />

Pompeo Figari (Montano Falanzio), “Di cui già fosti difensore, e Figlio” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 46.<br />

Gregorio Malisardi (Metagene Erio), “A governar di Pietro il sacro Legno” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 47.<br />

Paul Bernardy (Lamindo Cratidio), “Dal Cielo eletto nel maggior periglio” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 48.<br />

Giulio Fagnani (Floristo Gnausonio), “D’Arcadia ecco a’ tuoi piè l’agreste Regno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 49.<br />

Paolo Ranucci (Ati Argiretico), “Cui tragge sol di fido Amor consiglio” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 50.<br />

Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio), “Deh non aver suoi puri voti a sdegno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 51.<br />

Giovanni Giuseppe Felice Orsi (Alarco Erinnidio), “Al rozzo stato suo volgendo il<br />

ciglio” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 52.<br />

Filippo Fabri (Alindo Scirtoniano), “Quell’invitta Umiltà, che ti fu guida” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 53.<br />

Silvio Stampiglia (Palemone Licurio), “Dell’universo al glorioso pondo” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 54.<br />

Rutilio Parracciani (Acarinto Oressio), “Odi, qual per noi parla, e qual n’affida”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 55.<br />

Domenico De Angelis (Arato Alalcomenio), “Di tua mente uno sguardo almo, e<br />

giocondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 56.<br />

Giulio Cesare Grazini (Benaco Deomeneio), “Se alle nostre foreste avvien, che arrida”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 57.<br />

Pier Jacopo Martello (Mirtilo Dianidio), “Qual fia di noi gente più chiara al Mondo”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 58.<br />

Giuseppe Antonio Vaccari (Fedrio Epicuriano), “Deh non aver suoi puri voti o sdegno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 59.<br />

Giovanni Bartolomeo Stanislao Casaregi (Eritro Faresio), “Al rozzo stato suo volgendo<br />

il ciglio” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 60.<br />

Flaminio Piccioni (Flamindo Irmineo), “Quell’invitta Umiltà, che ti fu guida” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 61.<br />

361


Francesco Forzoni Accolti (Aristile Pentelio), “Cui tragge sol di fido Amor consiglio”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 62.<br />

Eustachio Manfredi (Aci Delpusiano), “Dell’Universo al glorioso pondo” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 63.<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “D’Arcadia ecco a’ tuoi piè l’agreste Regno”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 64.<br />

Antonio Maria Salvini (Aristeo Cratio), “Odi, qual per noi parla, e qual n’affida”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 65.<br />

Alamanno Isolani (Agaristo Teutidio), “Dal Cielo eletto nel maggior periglio” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 66.<br />

Pietro Ottoboni (Crateo Ericinio), “Di tua mente uno sguardo almo, e giocondo”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 67.<br />

Alessandro Cerrati Galanti (Gantila Pelleneo), “A Governar di Piero il sacro Legno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 68.<br />

Salvino Salvini (Criseno Elissoneo), “Se alle nostre Foreste avvien, che arrida” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 69.<br />

Brandaligio Venerosi (Nedisto Collide), “Di cui già fosti difensore, e Figlio” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 70.<br />

Giovanni Battista Cotta (Estrio Cauntino), “Qual fia di noi Gente più chiara al Mondo”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 71.<br />

Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide), “Se alle nostre Foreste avvien, che<br />

arrida” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 72.<br />

Giovanni Battista Brancadori Perini (Aurindo Buraico), “Di tua mente uno sguardo<br />

almo, e giocondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 73.<br />

Francesco Del Teglia (Elenco Bocalide), “Odi, qual per noi parla, e qual n’affida”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 74.<br />

Pier Andrea Forzoni Accolti (Arpalio Abeatico), “Dell’Universo al glorioso pondo”<br />

(ABAB, BABA; CDC, DCD), p. 75.<br />

Pompeo Camillo di Montevecchio (Fertilio Lileo), “Quell’invitta Umiltà, che ti fu<br />

guida” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 76<br />

Pietro Antonio Bernardoni (Cromiro Dianio), “Al rozzo stato suo volgendo il ciglio”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 77.<br />

Fabio Ferrante (Florimbo Efirio), “Deh non aver suoi puri voti a sdegno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 78.<br />

Romano Merighi (Retilo Castoreo), “Cui tragge sol di fido amor consiglio” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 79.<br />

Gaetana Passerini (Silvia Licoatide), “D’Arcadia ecco a’ tuoi piè l’agreste Regno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 80.<br />

Carlo Enrico Sanmartino (Lucanio Cinureo), “Dal Cielo eletto nel maggior periglio”<br />

(ABBA ABBA; CDC DCD), p. 81.<br />

Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio), “A governar di Piero il Sacro Legno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 82.<br />

Marco Antonio Mozzi (Darisco Gortinio), “Di cui già fosti difensore, e Figlio” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 83.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Alto Signor, di lei Padre, e sostegno”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 84.<br />

362


CORONA POETICA | Offerta dagli Arcadi | L’ANNO MDCCXIX. | ALLA SACRA<br />

IMMAGINE | DI | S. MARIA IN COSMEDIN | In occasione del cospicuo ristoramento |<br />

FATTO | Dalla Santità di N. S. Papa | CLEMENTE XI. | Della Piazza di quella<br />

Basilica, dentro | la cui Parrocchia è situato il loro | Bosco Parrasio.<br />

Sonetti<br />

Giuseppe Ercolani (Neralco Castrimeniano), “Questa, che veneriam su sacro Altare”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 87.<br />

Giovanni Angelo Salvi (Eupalte Lampeo), “Della Vergine Madre Immago antica”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 88.<br />

Giovanni Francesco Baldini (Brennalio Reteo), “Terrena opra non è: sì bella appare”<br />

(ABBA, ABBA; CDE, CDE), p. 89.<br />

Ignazio De Bonis (Cloriso Scotaneo), “Sì maestosa in volto, e sì pudica” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 90.<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Ben conservò l’alme sembianze, e rare”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 91.<br />

Pietro Bonaventura Savini (Eurialo Liceano), “Dall’empia rabbia Oriental nemica”<br />

(ABAB, BABA; CDC, DCD), p. 92.<br />

Florido Tartarini (Gelindo Teccaleio), “L’Ira ben vinse dell’etadi avare” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 93.<br />

Pier Jacopo Martello (Mirtilo Dianidio), “Pur negletta era omai tra gente amica”<br />

(ABAB, BABA; CDC, DCD), p. 94.<br />

Eustachio Manfredi (Aci Delpusiano), “Or che la rende al gran culto primiero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 95.<br />

Faustina Maratti Zappi (Aglaura o Aglauro Cidonia), “Nuovo al bel Tempio suo<br />

crescendo onore” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 96.<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “L’alta pietà del Successor di Piero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 97.<br />

Giovanni Battista Gambi (Olandro Pentelio), “Voi, cui cinge di gloria il suo favore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 98.<br />

Pier Maria Dalla Rosa Prati (Alidalgo Epicuriano), “Co’ chiari carmi, c’han sugli anni<br />

impero” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 99.<br />

Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide), “La degna opra lodate, e il pio Signore<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 100.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Questa, che veneriam su sacro Altare”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 101.<br />

CORONA | POETICA | Offerta dalla Ragunanza | d’Arcadia | All’Augustissimo<br />

IMPERADORE | CARLO VI. | Nella sua Assunzione all’Imperio.<br />

Sonetti<br />

Diotallevo Buonadrati (Forbante Ippodamico), “Signor, che lume spandi ampio, e<br />

profondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 105.<br />

Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo), “Qual mai non vide in terra, occhio, o pensiero”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 106.<br />

363


Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico), “Il bel di tue virtù splendor<br />

giocondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 107.<br />

Francesco Borgiassi (Egelio Tesmiano), “Unendo a i rai del prisco sangue altero”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 108.<br />

Antonio Francesco De Felici (Semiro Acidonio), “Era al suo gran valor ben lieve<br />

pondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 109.<br />

Andrea Diotallevi (Velalbo Trifiliano), “L’Indico Scettro, e’ l vasto Soglio Ibero”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 110.<br />

Giuliano Sabbatini (P. Giuliano di S. Agata; Ottinio Corineo), “Se non prendevi ancor<br />

Giove secondo” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 111.<br />

Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio), “L’immenso fren dell’Universo<br />

intero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 112.<br />

Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco), “Pure in tanta grandezza oh qual<br />

risplende” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 113.<br />

Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Bella Clemenza al tuo gran Nume accanto” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 114.<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Oh qual da lei benigno guardo scende”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 115.<br />

Pietro Antonio Bernardoni (Cromiro Dianio), “Questa, che tien sopra il tuo cuore il<br />

vanto” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 116.<br />

Floriano Maria Amigoni (Alpago Milaonzio), “De’ gran tributi al par grato ti rende”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 117.<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “Quel, che t’offre l’Arcadia, umil suo canto”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 118.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Signor, che lume spandi ampio, e<br />

profondo” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 119.<br />

CORONA | POETICA | IN LODE | DI MARIA | CASIMIRA | Regina Vedova di<br />

Pollonia, | Tessuta dalla Ragunanza d’Arcadia, | e recitata avanti la Maestà Sua |<br />

l’anno 1699.<br />

Sonetti<br />

Pompeo Figari (Montano Falanzio), “Che sol di Voi l’augusto Tebro è degno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 123.<br />

Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo), “Oh con quanta sua gioia il Mondo or<br />

vede” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 124.<br />

Giovanni Bartolomeo Stanislao Casaregi (Eritro Faresio), “Poiché di Gloria omai<br />

toccaste il segno” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 125.<br />

Filippo Fabri (Alindo Scirtoniano), “L’Istro, che sol per Voi libero ha il piede” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 126.<br />

Tommaso Politi (Silvago Teneo), “La Vistola, che già chiamovvi al Regno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 127.<br />

Carlo Sigismondo Capece (Metisto Olbiano), “Parli la Senna, a cui già il Ciel vi diede”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 128.<br />

Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio), “Come diffonde in terra almo splendore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 129.<br />

364


Brandaligio Venerosi (Nedisto Collide), “Miro lo stuol delle Virtuti accolto” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 130.<br />

Giorgio Gizzarone (Oratino Boreatico), “Il magnanimo vostro invitto core” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 131.<br />

Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Se col pensiero a contemplar mi volto” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 132.<br />

Paul Bernardy (Lamindo Cratidio), “Insieme uniti Maestade, e Amore” (ABBA, ABBA;<br />

CDC, DCD), p. 133.<br />

Rutilio Parracciani (Acarinto Oressio), “Veggio di grazie in mezzo ad ordin folto”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 134.<br />

Domenico De Angelis (Arato Alalcomenio), “Donna immortal, del secol nostro onore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 135.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Se fiso il guardo al real vostro volto”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 136.<br />

CORONA | POETICA | Intrecciata dalla Ragunanza | d’Arcadia | PER LA NASCITA |<br />

DEL | PRINCIPE | DEL PIEMONTE, | E recitata nel Bosco Parrasio | l’Anno 1699.<br />

Sonetti<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “Cantin gli Omeri, ecco risorto Achille” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 139.<br />

Tommaso Politi (Silvago Teneo), “Or gridi ove il Sol muore, ove rinasce” (ABAB,<br />

ABAB; CDE, CDE), p. 140.<br />

Alessandro Cerrati Galanti (Gantila Pelleneo), “La Fama al suon di mille trombe, e<br />

mille” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 141.<br />

Paul Bernardy (Lamindo Cratidio), “E Pietade, e Virtù t’offron le fasce” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 142.<br />

Carlo Sigismondo Capece (Metisto Olbiano), “Di vivaci di Gloria alme faville” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 143.<br />

Francesco Primerio (Simaco Egano), “Il paterno valor largo ti pasce” (ABBA, ABBA;<br />

CDC, DCD), p. 144.<br />

Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio), “La bella Cipro ritornar già vede” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 145.<br />

Giorgio Gizzarone (Oratino Boreatico), “Sotto i suoi segni gloriosi, e santi” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 146.<br />

Rutilio Parracciani (Acarinto Oressio), “Riconoscendo in te Roma, e la Fede” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 147.<br />

Giovanni Battista Cotta (Estrio Cauntino), “De’ famosi Avi tuoi gli eccelsi vanti”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 148.<br />

Domenico De Angelis (Arato Alalcomenio), “Ponesti pur nel basso Mondo il piede”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, EDE), p. 149.<br />

Lorenzo Poliziani (Sidonte Linnate), “Lasciasti pur gli eterni Orbi stellanti” (ABAB,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 150.<br />

Pompeo Figari (Montano Falanzio), “Del Signor della Dora inclito erede” (ABAB,<br />

BABA; CDC, DCD), p. 151.<br />

365


Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “O aspettato per tanti anni, e tanti”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 152.<br />

CORONA | POETICA | Tessuta dalla Ragunanza d’Arcadia | IN LODE DI MONSIGNORE |<br />

ANNIBALE | ALBANI | Tra gli Arcadi Acclamati POLIARCO | TAIGETIDE, Nipote di<br />

Clemente XI. | Sommo Pontefice, ora Cardinale | della S. R. C. | In occasione della<br />

Laurea Dottorale | in ambe le Leggi presa da lui nell’ / Università d’Urbino sua Patria,<br />

| l’anno 1704.<br />

Sonetti<br />

Francesco Maria Gasparri (Eurindo Olimpiaco), “D’illustri Ulivi, o di famosi Allori”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 155.<br />

Giuseppe Antonio Maggi (Lavillo Elicese), “Sebben tu cingi il dotto crin gentile”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 156.<br />

Filippo Fabri (Alindo Scirtoniano), “Lascia, che Arcadia anch’ella oggi t’onori”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 157.<br />

Antonio Zampieri (Dareno Minteo), “Nel consueto suo semplice stile” (ABAB, ABAB;<br />

CDC, DCD), p. 158.<br />

Carlo Emanuele d’Este (Ateste Mirsinio), “Questa Ghirlanda di leggiadri fiori” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 159.<br />

Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo), “Colti in povero suol da man non vile”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 160.<br />

Giovanni Vizzaron (Mirteo Teneate), “Offron colmi d’ossequio i nostri cori” (ABAB,<br />

BABA; CDC, DCD), p. 161.<br />

Petronilla Paolini Massimi (Fidalma Partenide), “A Te, che vivi in tua grandezza umile”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 162.<br />

Antonio Francesco De Felici (Semiro Acidonio), “Se già del Mondo presagir l’Impero”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 163.<br />

Rutilio Parracciani (Acarinto Oressio), “I chiari fregi del Febeo soggiorno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 164.<br />

Fabrizio Monsignani (Lauso Diofanio), “Al gran Clemente in sul fiorir primiero”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 165.<br />

Florido Tartarini (Gelindo Teccaleio), “Teco partir l’alte sue cure un giorno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 166.<br />

Pompeo Figari (Montano Falanzio), “El si vedrà, saggio Garzone altero” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 167.<br />

Fabio Ferrante (Florimbo Efirio), “Per tanti Serti, ond’or ti mostri adorno” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 168.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “D’illustri Ulivi, e di famosi Allori”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 169.<br />

CORONA | POETICA | OFFERTA DAGLI ARCADI | All’Eminentissimo, e Reverendissimo |<br />

PRINCIPE | FRA MARCO ANTONIO | ZONDADARI | Nella sua Esaltazione alla<br />

366


Dignità | di Gran Maestro della Sacra | Religione Gerosolimitana, | seguita l’anno<br />

1720.<br />

La ghirlanda di sonetti (pp. 171-87) è anche in RdA, vol. VIII, pp. [ix-xvi].<br />

CORONA | POETICA | TESSUTA DA DIVERSI | PASTORI ARCADI | Per lo<br />

Nobilissimo Dramma | DEL | COSTANTINO | PIO | Fatto rappresentare in Roma, dall’<br />

Emi- | nentissimo Cardinale Pietro Otthoboni | Vicecancelliere di S. Chiesa, nel Pa- |<br />

lazzo della Cancelleria Apostolica | l’anno 1710.<br />

Sonetti<br />

Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo), “Il primo, ch’offrì Roma a Cristo, onore” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 191.<br />

Pier Jacopo Martello (Mirtilo Dianidio), “Signor, vostra mercé, fa a noi ritorno”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 192.<br />

Alessandro Cerrati Galanti (Gantila Pelleneo), “Ecco di COSTANTINO il pio valore”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 193.<br />

Francesco Maria Della Volpe (Cleogene Nassio), “Col santo Segno trionfar d’intorno”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 194.<br />

Pompeo Figari (Montano Falanzio), “Voi d’ogni uman pensier reso maggiore” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 195.<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “Fate al tempo, e all’obblio sì illustre scorno”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 196.<br />

Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio), “La prisca Roma, dal sepolcro fuore”<br />

(ABAB, ABAB; CDE, CDE), p. 197.<br />

Cesare Bigolotti (Clidemo Trivio), “Chiamando entro al regal vostro soggiorno”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 198.<br />

Faustina Maratti Zappi (Aglaura o Aglauro Cidonia), “Or qual mai darem lode al pregio<br />

vostro” (ABBA, ABBA; CDC, EDE), p. 199.<br />

Floriano Maria Amigoni (Alpago Milaonzio), “Alma immortal degnissima d’Impero”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 200.<br />

Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo), “Se non che a tanto è scarso il merto<br />

nostro” (ABBA, BAAB; CDC, DCD), p. 201.<br />

Niccolò De Simoni (Anasco Ninfadio), “Esclami (e pur fia poco) il Mondo intero”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 202.<br />

Angelo Antonio Somai (Ila Orestasio), “Questo in terra di gloria inclito Mostro”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 203.<br />

Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico), “Finse il gran COSTANTINO, ed egli è<br />

il vero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 204.<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Il primo, che offrì Roma a Cristo,<br />

onore” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 205.<br />

CORONA | POETICA | Tessuta l’Anno MDCCXVII. | DA DIVERSI | PASTORI<br />

ARCADI | PER IL SIGNOR ABATE | D. ALESSANDRO | ALBANI | Nipote del<br />

367


Sommo Pontefice Clemen- | te XI. ora Cardinale di S. Chiesa, | detto tra gli Arcadi<br />

Acclamati | CRISALGO ACIDANTEO, | In occasione del suo Dottorato in ambe le / Leggi<br />

nell’Università d’Urbino.<br />

Sonetti<br />

Giovan Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario), “Va del Metauro a riveder la sponda”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 209.<br />

Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico), “Disse al saggio Alessandro il gran<br />

Clemente” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 210.<br />

Francesco Maria Lorenzini (Filacida Luciniano), “Vedrai Donna immortal presso a<br />

quell’onda” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 211.<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Figlia d’eccelsa infaticabil mente”<br />

(ABAB, BABA; CDC, DCD), p. 212.<br />

Francesco Saverio Gori (Orminto Agoreo), “La chioma tua per man di Lei circonda”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 213.<br />

Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio), “D’allor, che adorna l’Eliconia Gente”<br />

(ABAB, ABAB; CDC, EDE), p. 214.<br />

Ignazio De Bonis (Cloriso Scotaneo), “Scarso premio a gran merto è lieve fronda”<br />

(ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 215.<br />

Pompeo Rinaldi (Coralbo Aseo), “Alto gridai mosso da zelo ardente” (ABBA, ABBA;<br />

CDC, DCD), p. 216.<br />

Florido Tartarini (Gelindo Teccaleio), “Altro serto, Signor, che i lauri suoi” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 217.<br />

Enea Antonio Bonini (Acasto Lampeatico), “E le remote Piagge, e le vicine” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 218.<br />

Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Ornar l’alto Garzon veggan fra noi” (irregolarità<br />

rimica nei vv. 9, 11, 13), p. 219.<br />

Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio), “Veggan fra le più degne Alme Latine” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 220.<br />

Antonio Colloreti (Corsildo Alfeio), “Col cerchio d’or, che sol serba agli Eroi” (ABAB,<br />

BABA; CDC, DCD), p. 221.<br />

Cesare Bigolotti (Clidemo Trivio), “Alta Virtù, che gl’incoroni il Crine” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD), p. 222.<br />

Andrea Diotallevi (Velalbo Trifiliano), “Va del Metauro a riveder la sponda” (ABAB,<br />

ABAB; CDC, DCD), p. 223.<br />

Alla Santità di Nostro Signore | PAPA | CLEMENTE XI. | Nel terminare l’Anno<br />

vigesimo della | sua gloriosa Esaltazione. | CORONA POETICA | DELL’AB.<br />

FRANCESCO MARIA | DELLA VOLPE Imolese, | DETTO CLEOGENE NASSIO.<br />

Sonetti<br />

“Quel tuo negar Te stesso al sommo Impero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 225.<br />

“Quel Pianto illustre oh quanto dir volea!” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 226.<br />

“La Nave, oh Dio, la Nave, ohimè, di Piero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 226.<br />

“Solcar fra scogli oh quanto Mar dovea” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 227.<br />

368


“Dell’immortal Rifiuto il gran pensiero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 227.<br />

“Le speranze del Porto a noi togliea” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 228.<br />

“Tra suoi gran Figli altro miglior Nocchiero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 228.<br />

“No, che il Tebro di Te, no non avea” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 229.<br />

“Ti mosse alfin Pietà de i nostri danni” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 229.<br />

“Già quattro lustri, alle procelle in seno” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 230.<br />

“Sul santo Abete a pro di noi t’affanni” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 230.<br />

“Già quattro lustri, e senza un dì sereno” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 231.<br />

“Altri ne veggio in sulle vie degli anni” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 231.<br />

“Deh sian più lieti, ed altrettanti almeno” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 232.<br />

“Quel tuo negar Te stesso al sommo Impero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 232.<br />

Ghirlanda di Fronde, e Fiori | TESSUTA | DA GIO. MARIO CRESCIMBENI |<br />

Maceratese, | DETTO | ALFESIBEO CARIO | Custode d’Arcadia l’anno 1699. ed<br />

offerta a nome | di diversi Pastori, e Pastorelle Arcadi | a SILVILLA nel suo dì Natalizio.<br />

Sonetti<br />

“Perché fregi non ha d’oro, né d’ostro” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 233.<br />

“Adorna sì, che al vulgo vil non splende” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 234.<br />

“Ride la gloria sol tra l’orror nostro” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 234.<br />

“Dove chiara virtù giammai non scende” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 235.<br />

“Non v’esser pregio entro il terreno Chiostro” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 235.<br />

“Ella ben vede, e col pensier comprende” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 236.<br />

“Volge bramosa i begli occhi modesti” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 236.<br />

“Silvilla oh come a i vostri rozzi onori” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 237.<br />

“Offrite il bel tributo agili, e presti” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 237.<br />

“Affrettatevi omai, Ninfe, e Pastori” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 238.<br />

“Poiché mi nega il Ciel, che più t’appresti” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 238.<br />

“Grati in dono ti sieno e fronde, e fiori” (ABBA, BAAB; CDC, DCD), p. 239.<br />

“Eccelsa Diva, che tra noi scendesti” (ABBA, ABBA; CDC, DCD), p. 239.<br />

“Sorgon del dì felice i chiari albòri” (ABAB, ABAB; CDC, DCD), p. 240.<br />

IL FERRAGOSTO | EGLOGA | DI GIO. BATISTA ZAPPI | DETTO TIRSI<br />

LEUCASIO, | E DI GIO. MARIO CRESCIMBENI | DETTO ALFESIBEO CARIO, |<br />

Recitata dagli stessi Autori, col tramischiamento | di varie Canzoni, cantate da’ Musici,<br />

la sera | delle Calendi d’Agosto l’anno 1701. | nel Palazzo | DELL’EMINENTISSIMO<br />

CARDINALE | PIETRO OTTHOBONI | Vicecancelliere di S. Chiesa, detto tra gli |<br />

Arcadi Acclamati CRATEO ERICINIO.<br />

“M’hai tu condutto alle Magion celesti” (pp. 241-257): terzine (1-189); strofa doppia,<br />

a7sa7sb7sb7sc5t ; d5e5sd5e5sc5t (190-9); esastico, a7B11b7A11p7P11t (200-5); terzine (206-26);<br />

primo canto (227-53); terzine (254-83); secondo canto (284-313); terzine (314-49);<br />

terzo canto (350-64); terzine (365-79); coro (380-411); terzine (412-7); endecasillabi<br />

frottolati (418-68); terzine (469-90).<br />

369


FESTA POETICA | PER LA SOLENNITÀ | DEL | SS. NATALE | Celebrata dagli<br />

Arcadi nella Cancel- | leria Apostolica la Sera de’ 4. | di Gennaio MDCCXXII. |<br />

ALL’EMINENTISS. E REVERENDISS. PRINCIPE | IL CARDINALE | PIETRO OTTHOBONI<br />

| VICECANCELLIERE DI S. CHIESA.<br />

EGLOGA | DELL’ABATE MICHEL GIUSEPPE MOREI | Fiorentino, | DETTO |<br />

MIREO ROFEATICO, | Dentro la quale s’include tutta la presente | FESTA POETICA.<br />

“Sei qui Tersillo? e chi ti trasse fuori” (pp. 261-93): terzine (vv. 1-25); terzine<br />

(“Sinfonia d’Istrumenti Musicali da fiato, e da arco”, vv. 26-113); prima parte della<br />

cantata del Morei sulle note di Giovanni Battista Costanzi (“Su Pastori”, pp. 265-70);<br />

terzine (vv. 114-50); notizia del discorso di Domenico Maria Corsi (p. 271); terzine (vv.<br />

151-205); seconda parte della cantata (“Quel fervido affetto”, pp. 273-77); terzine (vv.<br />

206-15); sonetti (pp. 277-87); 2 terzina (vv. 216-8); endecasillabi faleci (vv. 219-62);<br />

terza parte della cantata (“Padre, che luogo è questo?”, pp. 289-93).<br />

DITIRAMBO | DI | ANTON DOMENICO | NORCIA, | TRA GLI ARCADI | GOMERO<br />

ALONEO, | In occasione del sontuoso Stravizzo fatto | DALL’EMINENTISS. SIG.<br />

CARDINALE | PIETRO OTTHOBONI | La sera de’ 10. di Febbraio 1706.<br />

“Poiché si vide soggiogato, e vinto”, pp. 294-303.<br />

BACCO | IN TOSCANA. | DITIRAMBO | DI | FRANCESCO REDI | Detto tra gli<br />

Arcadi ANICIO TRAUSTIO.<br />

“Dell’indico Oriente”, pp. 304-35.<br />

I BRINDISI. | DITIRAMBO | DI GIOVAN MARIO | CRESCIMBENI, | DETTO |<br />

ALFESIBEO CARIO Custode d’Arcadia, | Recitato da lui in occasione di Stravizzo | l’anno<br />

1704. | A MONSIGNOR | DOMENICO RIVIERA, | Detto METAUREO GERUNTINO.<br />

“Beviamo, Amici, olà”, pp. 335-49.<br />

2 Andrea Trabucco (Albiro Mirtunziano), “Godiam, Pastori; e con Noi goda ancora (ABAB, BABA;<br />

CDC, DCD, pp. 277-8); Carlo Doni (Cesennio Issunteo), “Cinto d’umana spoglia è ver, che giace<br />

(ABBA, BAAB; CDC, DCD, p. 278); Dionigi Fiorilli (Simonide Acheloio), “Nacqu’io dal Genitor nel<br />

tempo eterno” (ABAB, ABAB; CDE, CDE, p. 279); Domenico Fabbretti (Elasgo Crannonio), “E pure ad<br />

onta de’ suoi danni il Trace” (ABBA, ABBA; CDC, DCD, pp. 279-80); Ermenegildo Blasetti (Lamisto<br />

Dafneo), “Pria, che forma si desse alla natura” (ABBA, ABBA; CDC, DCD, p. 280); Ermenegildo Del<br />

Cinque (Pomildo Geraniarco), “Questo, amici Pastori, è quel felice” (ABAB, ABAB; CDC, DCD, p.<br />

281); Francesco Domenico Clementi (Agesilo Brentico), “Questi è quel Dio, che su nel Cielo ha il<br />

Trono?” (ABAB, ABAB; CDC, DCD, pp. 281-2); Francesco Maria Cagnani (Eustasio Oeio), “Vidi la<br />

colpa antica, e’l van desio” (ABBA, ABBA; CDC, DCD, p. 282); Giovanni Biavi (Fiorillo Cromonio),<br />

“Qual giel t’ingombra, Anima mia, qual gielo” (ABBA, ABBA; CDE, CDE, p. 283); Giovanni<br />

Bernardino Pontici (Solimbo Badio), “L’Alto Fattor, che le create cose”; Giovanni Angelo Salvi (Eupalte<br />

Lampeo), “Diceami Aminta, (e in mezzo agli occhi avea”; Michele Maria Vicentini (Vormindo<br />

Amasiano), “Al nascer di GESÙ la pietra istessa”; Niccolò Liborio Verzoni (Dolasco Pierio), “Piange la<br />

Tortorella, e si dispera”; Saverio Maria Barlettani Attavanti (Eulisto Macariano), “Morso il pomo fatal,<br />

pianse la rea”; Silvio Stampiglia (Palemone Licurio), “Sotto spoglia mortale un Dio s’asconde” (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD, pp. 283-7); Azzolino Malaspina (Erildo Teumesio), “Se l’aspetto del Serpe<br />

lusinghiero” (ABAB, ABAB; CDC, DCD, p. 287).<br />

370


DITIRAMBO | DEL MARCHESE | UBERTINO LANDI | PIACENTINO, | Detto<br />

ATELMO LEUCASIANO | P. A. della Colonia Trebbiense.<br />

“Che sarà mai, che sarà mai, Pastori?”, pp. 350-4.<br />

IL BACCANALE | IN GIOVENCA | DEL DOTTOR | GIROLAMO BARUFFALDI |<br />

FERRARESE, | Detto tra gli Arcadi CLUENTO NETTUNIO. | A MONSIGNORE | ANDREA<br />

GIUSTINIANI | Prolegato di Ferrara nell’anno 1710.<br />

“Finché regna il Carnovale”, pp. 355-65.<br />

FESTA | DE’ BACCANALI | Celebrata in Napoli, e descritta | DALL’ABATE |<br />

ANTON FRANCESCO | DE’ FELICI Romano, | Detto SEMIRO ACIDONIO. | Uno de’<br />

XII. Colleghi d’Arcadia.<br />

“La maggior Tromba, onde sì chiaro uscìo”, pp. 365-8: sedici sestine (ABABCC;<br />

l’ultima con schema ABABCtCt).<br />

COMPONIMENTO DITIRAMBICO | INTITOLATO | BACCO | IN AMERICA, |<br />

DELL’ABATE | MARCELLO MALASPINA | FIORENTINO, DE’ MARCHESI | DI<br />

FILATTIERA, | Letto da lui nella Capanna del Serbatoio d’Arca- | dia, in occasione di<br />

Stravizzo la sera | di Carnasciale dell’anno MDCCXXI.<br />

“Terminato, ch’egli ebbe il Dio del Vino”, pp. 369-86.<br />

MASCHERATA | DI DAME, E CAVALIERI | Nell’aprirsi in Milano il Carnovale |<br />

dell’anno corrente 1722. | STANZE | DI D. CARLO EMANUELLO | D’ESTE<br />

MILANESE, | Marchese di S. Cristina, tra gli Arcadi | ATESTE MIRSINIO, Vicecustode |<br />

della Colonia Milanese.<br />

“Un allegro pensier, che in gioia, e in riso”, pp. 387-9: sei ottave.<br />

371


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO DECIMO. | AL SERENISSIMO PRINCIPE |<br />

PIETRO GRIMANI | DOGE DI VENEZIA. | (impresa dell’accademia dell’Arcadia) | In<br />

ROMA, Per Antonio de’ Rossi nella Strada del Sem. | Romano. 1747. | CON LICENZA<br />

DE’SUPERIORI.<br />

Dedica di Michele Giuseppe Morei custode generale (Mireo Rofeatico) a Pietro<br />

Grimani, pp. [III-V].<br />

A chi legge, pp. [VI-VII].<br />

Imprimatur, permessi di stampa e Protesta degli Autori, pp. [VIII-X].<br />

I. Giovanni Filippo Adami (Abasto Tiseo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Le boschereccie Deità chiamando” 1<br />

“Regio Garzon, che dell’età sul fiore” 2<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“L’opre più belle, onde sudò Natura” 2<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Come colui, che rapido torrente” 3<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se fia, che un giorno impietosito Amore” 3<br />

II. Giuseppe Brogi (Acamante Pallanzio)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dal cupo Abisso io strido: odami l’empio” 11<br />

“Dato alla colpa universal riparo” 6<br />

“Delle celesti Porte a me la Fede” 4<br />

“Funesto Carro uscir da nere porte” 10<br />

“Lieto d’Averno nell’orrendo soglio” 6<br />

“Nella vorago, che sfavilla, e avvampa” 13<br />

372


“Qual pastorello, che sul piano erboso” 4<br />

“Quello smunto Destrier squallido, e nero” 5<br />

“Se de’ nemici più crudeli a scorno” 12<br />

“Sedotto dalla credula Consorte” 5<br />

“Sovente d’Alba sull’ameno colle” 13<br />

“Sovra la bassa region de’ Sensi” 11<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Giunto all’etade, in cui della Ragione” 7<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Due sentieri, o Mortal ti addito: in uno” 9<br />

“Nel gran volume degli eterni fasti” 14<br />

“O mi conduca in cavo alpestre speco” 8<br />

“O Roma, se l’origine traesti” 14<br />

“Poiché non ho stabile Patria, il piede” 7<br />

“Povera disadorna Pastorella” 12<br />

“Presi in età più verde il camin torto” 8<br />

“Qual dentro di me fassi orribil pugna?” 9<br />

“Udite o Cieli: Chi a voi parla è Dio!” 10<br />

• Ottave<br />

“Ecco sovra di me m’inalza, e scuote” 15-8<br />

III. Carlo Valenti Gonzaga (Adimanto Autonidio)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abab, abab; cdc, dcd<br />

“Vedi Tirsi come il prato” 20<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ov’è quel volto d’ogni grazia adorno” 19<br />

“Poiché di Fille il vago, e bel sembiante” 19<br />

“Sciolto da’ lacci era io del crudo Amore” 18<br />

“Silvio la Ninfa, che ti punse il core” 21<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Questa ghirlanda umìl, che in Elicona” 20<br />

• Ode di dodici strofe di ottonari: abbacc<br />

“Se del biondo, e vago Appollo” 21-3<br />

373


IV. Faustina Maratti Zappi (Aglaura o Aglauro Cidonia)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“A qual mai non portò vietato errore” 24<br />

“Donna vidd’Io gran Carlo a te d’avanti” 26<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Questa è la tomba, ove Alessandro giace” 25<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Inclita illustre Donna, or ch’io ravviso” 25<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Chi è costei, che in volto delicato” 24<br />

V. Nicola Maria Antonelli (Algindo Ileo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ferma, grido al pensier, qualor s’accinge” 27<br />

“Pietà, giustizia, ed equità s’aduna” 26<br />

VI. Giampietro Tagliazucchi (Alidauro Pentalide)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Poiché voi stesse in altre conoscete” 27<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Aggio Madonna sudato, e tremato” 29<br />

“Che diranno, Madonna, le brigate” 31<br />

“Chiunque, Madonna, m’incontra per via” 28<br />

“Madonna, alfine el medico m’ha ditto” 29<br />

“Madonna io son questa mattina andato” 30<br />

“Sebben Madonna mossa da vertute” 28<br />

374


“Spesso taluno m’arresta per via” 30<br />

• Capitoli elegiaci (3)<br />

“Ben or m’avveggo manifestamente” 33-5<br />

“In ira a’ be’ vostri occhi aggio pensato” 35-9<br />

“O voi, che del mio lungo lagrimare” 31-3<br />

• Ditirambo<br />

“Perché sì lenta, e pavida” 39-47<br />

VII. Pietro Metastasio (Artino Corasio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Terzine<br />

“Già l’ombrosa del giorno atra nemica” 47-53<br />

• Ottave<br />

“Nel vasto grembo alla tirrena Dori” 53-8<br />

VIII. Giuseppe Odazzi (Atreno Alittorio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna d’eterne piume, e d’anni carca” 60<br />

“Dov’è, dov’è Colui, che in seno a queste” 59<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Era lontano Amore, e le quadrella” 60<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Poiché mi vide errar libero, e franco” 59<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Le Sante Suore, che sì liete un giorno” 61-3<br />

375


IX. Girolamo Teodoli (Audalgo Toledermio)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor, che nella età più bella è giunto” 64<br />

“Allor, ch’ergeva Babilonia altera” 65<br />

“Di chiara fonte in mezzo a bianca neve” 68<br />

“Di cinque Regni io miro là schierate” 66<br />

“Giunto, ch’è l’Uomo all’atra età cadente” 65<br />

“L’acqua, che pura sorge, e corre sciolta” 68<br />

“O sorga l’alba ruggiadosa, e grata” 69<br />

“Pria, che de’ Monti il Sol le cime indori” 64<br />

“Qual nell’umido suol placida giace” 67<br />

“Vidi fuori di me quasi portato” 69<br />

“Qual si presenta mai tenero oggetto” 66<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Saggio Nocchiero dall’amiche sponde” 67<br />

“Verdi Olivi, aspri Monti in vario aspetto” 63<br />

X. Giuseppe Alessandro Ascani (Ciminio Nedano)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi la falce crudele a morte fura” 70<br />

“Oh morte, oh morte che a ragion superba” 71<br />

“Stiamo o Genti a veder la gloria nostra” 71<br />

“Verginella gentil di Nazarette” 73<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Pensoso stette il Padre Tiberino” 72<br />

“Placido sonno colle tarde piume” 73<br />

“Prode Signor nel cui sublime aspetto” 70<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Misera Italia nel tuo error gia dura” 72<br />

376


XI. Filippo Maria Pirelli (Doralbo Triasio)<br />

N. testi: 20<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Non quel, che il vulgo teme, odio, e dispetto” 82<br />

“Quella incontro d’Amore alma superba” 76<br />

“Questa che incontro a’ miei caldi disiri” 83<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ben di sì dure adamantine tempre” 82<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Amor nudria infedel’empio disegno” 78<br />

“Come novo al mio petto acuto strale” 81<br />

“Dietro al tuo lume, Amore, i teneri anni” 75<br />

“Non credev’io che tanti, e sì diversi” 74<br />

“Presso è, cor mio, che faccia a noi ritorno” 79<br />

“Qualunque uom vide il mio primo colore” 74<br />

“S’io vinca ne le tante inique lutte” 83<br />

“Sol da’ begli occhi alteri in pria mi venne” 76<br />

“Tempra, mio cor, l’acerbo, e rio sospetto” 80<br />

“Vedi, Amor, come fugge occulta, e sola” 78<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Ben mi rimembra, quando al mio dolore” 79<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Forse udrà ’l Mondo un dì queste ch’io canto” 81<br />

“Lungi era un tempo Amor dal mio pensiero” 75<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Amor, quanto più forza ha nel suo braccio” 77<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Mentre io d’almo sudor la fronte aspergo” 77<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBCAADeDFFEfgGHH / APabBCC<br />

“Spirto gentil, l’acerbo onorat’anno” 84-7<br />

XII. Margherita Corradini Stelluti (Egina Tritonia)<br />

N. testi: 1<br />

377


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Tu mi sfidi Pastore al Suono, al Canto” 88<br />

XIII. Domenico Ottavio Petrosellini (Eniso Pelasgo)<br />

N. testi: 72<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (30) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor ch’Italia si slacciò dal petto” 105<br />

“Amor crudel m’ha posto al duro giogo” 111<br />

“Anima eccelsa, che da Noi disciolta” 102<br />

“Dov’è, dov’è Colei, che d’armi cinta” 90<br />

“Ecco quel forte Alcide, a cui diè tanto” 112<br />

“Folle è Colui, che nell’amar si appiglia” 110<br />

“Giunto del Regio Fiume alle chiare onde” 99<br />

“Il Tempio augusto, ad esser primo eletto” 118<br />

“La divina a ritrarre alta figura” 91<br />

“Legno, che dalla fera Affrica uscito” 101<br />

“Mira quell’immortal superbo Ponte” 93<br />

“Morta è Colei, che con la sua bellezza” 117<br />

“Nascesti, o sasso, già figlio di dura” 93<br />

“Nei tristi dì, che dal turbato ciglio” 115<br />

“Occhi leggiadri, occhi amorosi, e dove” 111<br />

“O dell’Arno, e del Tebro alto ornamento” 96<br />

“O del Sarmata Re decoro, e Figlio” 107<br />

“O Fanciulla crudel, Fanciulla ingrata” 110<br />

“O nere, o vive pupillette amate” 112<br />

“Or, che d’Adria la Vergine sdegnata” 98<br />

“Perché gran Donna, con penose, e meste” 108<br />

“Poiché da’ suoi tenaci nodi sciolta” 117<br />

“Qual naviglio agitato in mezzo al Mare” 104<br />

“Qual per l’ondoso Mar di Galilea” 115<br />

“Qual’uom, che all’alto grido disonora” 104<br />

“Se in un vaso commossa acqua si mira” 109<br />

“Signor’eccelso, allorché Morte ardita” 100<br />

“Suora diletta, che nel fior degl’anni” 97<br />

“Vaga Isabella, oh come ben sapete” 113<br />

“Vergine illustre, nel cui vago aspetto” 99<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Allor che il Tebro sull’antico dorso” 101<br />

“Altri, o Signore, in Voi lodi le tante” 92<br />

“La bell’Arte, che fu seme, e misura” 107<br />

378


“Quando al Figliol su la Sidonia arena” 113<br />

“Se la grand’Ombra di Colui, che scrisse” 103<br />

• Sonetti (25) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al fin forte ragione, e forte sdegno” 89<br />

“Allor che contro Noi dalla divina” 102<br />

“Chiara, o Signor, nol niego è la mercede” 116<br />

“Come se il Padre a mensa, o presso al foco” 108<br />

“Da man di Morte inesorabil fiera” 105<br />

“Dentro la Sagra d’Alba eccelsa Mole” 106<br />

“Eccelsa Donna, Altri lodando Voi” 97<br />

“Ecco la Donna, che dal Regno franco” 103<br />

“E qual di Navi orribil Selva è quella” 114<br />

“E qual mai Furia disperata è questa” 90<br />

“Il Sol riporta da’ bei lidi Eoi” 106<br />

“Io te di ferità già non accuso” 116<br />

“Italia mia, che sconsolata, e mesta” 91<br />

“L’alta parola, che fra il lampo, e il tuono” 92<br />

“Magnanimo Clemente; allor che Voi” 94<br />

“Mentre la generosa, alma Donzella” 98<br />

“O Arte illustre, ch’oggi altrui fai noto” 96<br />

“O dell’eccelsa Urbino inclito Figlio” 95<br />

“Quando Fetonte pel grand’aer vano” 109<br />

“Quando, o gran Donna, il Nome, ed il Soggetto” 114<br />

“Queste soavi Collinette, e queste” 100<br />

“Signor’aspetta da Tessaglia un giorno” 94<br />

“Su i Teatri de’ Scauri, e de’ Pompei” 95<br />

“Un tempo anch’Io per l’ampio Mar d’Amore” 88<br />

“Ve’ colei, che dapresso ne minaccia” 89<br />

• Ode-canzonetta di undici esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Già due volte il Mietitore” 149-51<br />

• Canzone di otto stanze di endecasillabi e settenari: ABCaCBpPDdEeFF<br />

“Bello il veder la Gioventù feroce” 133-7<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCddPeffEGgHH / aaPbccBDdEE<br />

“Non canterò la fuggitiva fonte” 129-33<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCdedefGgfhH /<br />

pAapbB<br />

“Ecco, che sceso giù dalla Montagna” 145-9<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdeDEFgGFHH / abABCdDCEE<br />

“Ecco alfin dopo lungo amaro esiglio” 151-6<br />

379


• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdefdEFGghhII / abcaBCDdeeFF<br />

“Regnò l’Assiro in sul veloce Eufrate” 137-42<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCACBddPEePfF /<br />

PAaBbP<br />

“Allor che il forte Condottier Romano” 125-9<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCACBdedEfgfgHhII / ababCcDD<br />

“E t’è sì presto dalla mente uscita” 142-5<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCACBdEdEFfPggHH / PaaBB<br />

“Nella stagion d’Autunno in su l’aurora” 118-21<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACdEdeFgfgHhII / AbabCcDD<br />

“Non per ornare atrio superbo, ò loggia” 122-5<br />

• Terzine<br />

“O Muse Voi, che su l’alpestri, e liete” 156-9<br />

• Otto strofe, di lunghezza diversa, di endecasillabi sdruccioli sciolti.<br />

“Meco sdegnato Io crederotti, o Apolline” 159-63<br />

XIV. Giovanni Battista Riccheri (Eubeno Buprastio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Nacque dagl’ozi de’ Caldèi Pastori” 165<br />

“Talor nell’alta Region de i venti” 164<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Son vani sogni della Plebe Achèa” 164<br />

XV. Giovanni Angelo Salvi (Eupalte Lampeo)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

380


• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Occhi, dove Amor regna, e d’onde fuora” 169<br />

“Vieni Imenèo dolce Signor de’ Cuori” 166<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Colui, che solo a gran contesa accinto” 167<br />

“Lungo è omài troppo l’aspettar, ch’io faccio” 165<br />

“Negre Chiome leggiadre, Occhi lucenti” 168<br />

“Qual mi serpe nel sen vivace Ardore” 168<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DED<br />

“Dissi all’Etadi antiche, ed alle nuove” 167<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“O della Notte Figlio, e dell’Oblìo” 166<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-180); due sequenze di<br />

endecasillabi frottolati (181-92); due esastici di settenari, aabbcc (193-204); due<br />

strofe di settenari, aabccbdd (205-20); quartina di endecasillabi, PPAA (221-4).<br />

“Che fai Callindo mio sì mesto, e tacito” 169-76<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-183); terzine (184-234);<br />

tre strofe di ottonari, abbaacc (235-55); sequenza di endecasillabi piani e sdruccioli<br />

(256-85).<br />

“Che fai Mopso costì sopra quell’Elice” 176-86<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine di endecasillabi sdruccioli (1-12);<br />

endecasillabi sdruccioli liberi (13-104); cinque strofe di settenari ed endecasillabi,<br />

pabccbAcDEeD (105-16), PAAbbcc (117-23), paBbAcc (124-30), PpPaaBbPCc<br />

(131-40), pAapbB (141-6).<br />

“E dove sono le nostr’erbe tenere” 186-91<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-227); terzine (228-75);<br />

strofa bipartita, a7b7b7C11 ; a7d7d7C11 (276-83); due sequenze di settenari a rima<br />

baciata (284-327); terzine (328-33, il verso centrale è irrelato); due tetrastici di<br />

ottonari, abab (334-41); due sequenze di settenari baciati (342-401, i vv. 398-401<br />

sono a rima alternata); 402-9, endecasillabi sdruccioli (i vv. 407-8 sono settenari<br />

tronchi).<br />

“È questa, Eupalte mio, questa è l’Arcadia?” 199-212<br />

• Egloga dialogica: endecasillabi sciolti (1-28, 38-118, 176-231), terzine (29-37, 119-<br />

54), tre strofe di settenari, con schema aabbcca (155-75).<br />

“Eupalte pastorel sull’erba tenera” 191-8<br />

XVI. Bernardo Bucci (Falanto Partenio)<br />

N. testi: 6<br />

381


Genere metrico:<br />

• Terzine (6)<br />

“Il sermon saggio del buon Duca mio” 218-24<br />

“La cieca Invidia, che a se stessa incresce” 212-8<br />

“Lettor, se quando tolsi il primo assunto” 239-44<br />

“Salve Madre di Dio, salve Divina” 229-33<br />

“Tacque ciò detto; ed indi in suon più forte” 224-9<br />

“Tacque il mio Duca, e in un con esso tacque” 234-8<br />

XVII. Francesco Maria Lorenzini (Filacida Luciniano)<br />

N. testi: 39<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (12) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mentre Io volea dire ad Amore: Amore” 246<br />

“Morte, dimmi chi sei? se al mio pensiero” 253<br />

“Negli Elisi, colà volse il pensiero” 253<br />

“O antica alma Città, che or mesta giaci” 258<br />

“Poiché la Vita al par del tempo corre” 261<br />

“Poiché pensosa, e colla man tremante” 260<br />

“Quando gl’occhi son lungi dall’oggetto” 262<br />

“Questo è quel colle, ch’oggi ancor si noma” 252<br />

“Saturnio Colle, che d’opime spoglie” 257<br />

“Scrivi, dissemi Amor, su quella scorza” 245<br />

“Sommo Pastor, Tu sai, che il Campidoglio” 257<br />

“Va pur, va, Ninfa, a quella rea capanna” 251<br />

• Sonetti (23) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alfin mi lasci, o forte, e pio sostegno” 254<br />

“Amarilli ad Elpin dicea: la bruna” 247<br />

“Amore alfin, che cosa è questo Amore?” 261<br />

“Apri Morte quell’Urna, ove chiudesti” 247<br />

“Da che m’innamorai Bella di Voi” 249<br />

“Della mia Ninfa io non vo far parole” 248<br />

“Disse Apollo a Saturno: e quando avranno” 246<br />

“Fiume, se Febo il suo Lion non faccia” 259<br />

“In mezzo a vasto Campo io rimirai” 260<br />

“Italia, Italia Ancella di dolore” 250<br />

“Là dove sopra il natural costume” 245<br />

“Mie pecorelle, che per queste prata” 250<br />

“Nel dì, che fuori delle tombe ombrose” 252<br />

“O Verginella Mammola Viola” 251<br />

“O zeffiretto dalle pinte piume” 256<br />

382


“Proteo pastore de’ marini armenti” 259<br />

“Qual fosse Roma al Secolo vetusto” 258<br />

“Quando apre gl’occhi la mia Ninfa, il Sole” 249<br />

“Quando s’appressa a me la donna mia” 248<br />

“Questa è l’Imago, o pure il Volto vero” 254<br />

“S’io sapessi parlar dell’alma Donna” 255<br />

“Tempo fu già, che il vano pensier mio” 255<br />

“Un giorno lusingando mi dicea” 256<br />

• Canzone di sei stanze e congedo di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDfF / PaA<br />

“O collinetta aprica” 268-70<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABBAAcDDcEE /<br />

aBBaCC<br />

“Negl’occhi belli di Madonna Amore” 265-8<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Vorrei spiegar l’inestinguibil fiamma” 262-5<br />

• Ditirambo<br />

“Prema oblio col piè pesante” 270-81<br />

XVIII. Giacinto Speranza (Nealmo Pirronio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Tu sei l’audace sventurato figlio” 282<br />

“Vieni dal bel Metauro, almo Marcello” 283<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahimè, che ascolto quella Tromba altera” 284<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Inclito Germe de’ Crescenzi Eroi” 282<br />

“Sul nobil Colle, che già un tempo è stato” 283<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A Te Gesù, d’ogni Signor più degno” 284<br />

XIX. Antonio Baldani (Nicalbo Cleoniense)<br />

N. testi: 20<br />

383


Genere metrico:<br />

• Sonetti (14) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Aita aita il debol mio Naviglio” 286<br />

“Alma grande, e beata, che t’aggiri” 293<br />

“Amor, perché sì tardi mi rammento” 290<br />

“Compiè Febo tre volte il gran camino” 285<br />

“Illustre Donna, allor che cinta miro” 287<br />

“Le Ninfe del Tirren, che altere ancora” 290<br />

“Men crudele, o Velalbo, e men feroce” 291<br />

“Nudi sassi, erti Monti, aspre caverne” 288<br />

“Poiché l’illustre, e memorando esempio” 288<br />

“Quel, che miri a sinistra altero Monte” 292<br />

“Solo, se non che meco, era il dolore” 291<br />

“Stanco di più soffrir l’acerbo Impero” 286<br />

“Superbo Colle, che bagnarti il piede” 289<br />

“Turbato, e mosso da ria febre ardente” 289<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Placossi al fin la sorte, e all’or che vidi” 285<br />

“Quando meco talor penso a quel die” 292<br />

“Tolta al furor delle Nemiche spade” 287<br />

• Terzine (3)<br />

“Ah non fosse mai nata in Ciel l’Aurora” 298-302<br />

“Giovani incauti seguaci d’Amore” 296-8<br />

“Poiché sorda qual’Aspe i miei lamenti” 293-6<br />

XX. Bartolomeo De Rossi (Nidastio Pegeate)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Non pensi Morte d’involar sì tosto” 303<br />

“Quel dì! quel dì! no; per mille anni, e cento” 302<br />

“Sta Niso; odo una voce, che dall’erto” 305<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alfesibeo lo disse! Et Io rammento” 304<br />

“Qual tu pingi Costei? Togli a quel ciglio” 303<br />

“Senti vecchio Capron; già a Te non resta” 304<br />

“Vedesti Eurillo il Tempio? e quai d’intorno” 306<br />

“Zeuside è questi: alle onorate spoglie” 305<br />

384


XXI. Gioacchino Pizzi (Nivildo Amarinzio)<br />

N. testi: 34<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (13) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor, tu che alla massa informe, antica” 308<br />

“Arde, né m’ingann’io, verde Roveto” 314<br />

“Dagli occhi al cor, dal Cor di vena in vena” 312<br />

“Mai sempre Amor mi tiene al modo usato” 310<br />

“Occhi, e quando per sempre vi chiuderete” 313<br />

“O grande, o invitta, o sempre augusta Roma” 317<br />

“Or l’uno, or l’altro de’ pensieri miei” 311<br />

“O tese indarno a custodir la vista” 314<br />

“Quando penso a i consigli di ragione” 309<br />

“Talor meco medesimo mi rido” 308<br />

“Ti sei Tu fatto, Amor così funesto” 319<br />

“Tu, che il cauto tardare, e le dimore” 317<br />

“Vide la mia Ragion turbati, e sparsi” 320<br />

• Sonetti (15) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amo, né so perché, so ben, che astretto” 306<br />

“Amor mi fe’ vedere una Catena” 310<br />

“Amor non sapev’Io, che quando cresci” 313<br />

“Chi prende a lodar voi, Donna sublime” 307<br />

“Dalla fama dipinta entro il pensiero” 315<br />

“Del Cuor, de’ Sensi, e del Voler l’impero” 311<br />

“Esce picciol desio dalla mia Mente” 318<br />

“Forse avverrà, che tua mercede, o sdegno” 312<br />

“Ite o infelici, ed ultimi sospiri” 319<br />

“Molti pensieri mobili, e incostanti” 321<br />

“Quando nuovo ad amare incominciai” 316<br />

“Sdegno, che sei delle più grandi imprese” 318<br />

“Tempo tu vedi, come Amor mi tiene” 315<br />

“Tristo pensiero, ecco noi siamo a fronte” 307<br />

“Vidi mercé d’un chiaro, e vivo lume” 309<br />

“Amor mi prese per la chioma, e fiero” 316<br />

“E sarà ver, che rotte le catene” 320<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-72); due sestine di ottonari, abbacc (73-<br />

84); tre sestine di ottonari, con schemi ababcc e abbacc (85-102); due strofe di<br />

settenari ed endecasillabi, abbaccDD (103-18); due sequenze di settenari variamente<br />

rimati, chiuse da un distico-refrain di endecasillabi baciati (119-96); endecasillabi<br />

sdruccioli e piani (197-204).<br />

“Che fai Micon fra quelle irsute selci?” 350-6<br />

385


• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-201); due strofe,<br />

A11P11A11b8c8b8c8d8d8e4e4f8g8f8g8h8h8 (202-18) e a8b8a8b8c8c8d4d4e8f8e8f8g8g8 (219-<br />

32); endecasillabi frottolati (233-44); distici di settenari a rima baciata (245-56, ma i<br />

vv. 247-50 sono a rima incrociata); distico di endecasillabi a rima baciata (257-8);<br />

endecasillabi frottolati (259-69); distici di settenari a rima baciata (270-81, ma i vv.<br />

272-5 sono a rima incrociata); distico di endecasillabi a rima baciata (282-3); terzine<br />

(284-305).<br />

“Eletto io sono del Prudente Armiro” 321-31<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-153); due sequenze di<br />

distici di settenari a rima baciata (154-217, i vv. 172-5 e 203-6 sono a rima alternata,<br />

mentre i vv. 183-6 e 214-7 a rima incrociata); endecasillabi sdruccioli liberi (218-<br />

23); distico di endecasillabi a rima baciata (224-5).<br />

“Quando il verno a far legne al Bosco spingene” 343-50<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-214); sequenza di quinari,<br />

asasbbascsddcsesffesasggasas (215-32); endecasillabi sdruccioli (233-8); sequenza di<br />

quinari, asbsccbsdseedsfsggfshsiihsasllasas (239-61); strofe bipartite di ottonari, abba ;<br />

cddc (262-9); endecasillabi sdruccioli (270-317); strofe saffiche, P11sP11sA11a5 (318-<br />

45); endecasillabi sdruccioli (346-51).<br />

“Tessala, ah tu non sai, non sai tu Tessala” 331-42<br />

XXII. Eutizio Chiodi (Selago Galeatico)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amorosetta, e pallida Viola” 357<br />

“Colei, che già di me qualche cura ebbe” 358<br />

“O pastorello delle bionde Chiome” 357<br />

“Un lustro è già, che in sua Prigion mi tiene” 359<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A tergo un dì del numeroso Armento” 360<br />

“Questo cane, o Filen, ch’un tempo fido” 359<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Giovin, che il quarto lustro empivo appena” 358<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“O Galatea, che l’umida tua treccia” 360<br />

386


XXIII. Ranieri Francesco Mari (Silvillo Coritense)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ferma, mio Bene, a che disciorre al Vento” 362<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, CDC<br />

“Là ’ve da un sasso zampillando fuore” 362<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quando dall’Alpi il barbaro Anniballe” 361<br />

“Veggio dell’Asia la Città Regina” 361<br />

XXIV. Giovanni Battista Felice Zappi (Tirsi Leucasio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta di ottonari (117 vv.), per lo più in distici a rima baciata.<br />

“Allor, quando la più bella” 368-72<br />

• Ode-canzonetta di nove strofe (di lunghezza diversa) di distici di ottonari a rima<br />

baciata.<br />

“Se volete mascherarvi” 363-8<br />

XXV. Mario Guarnacci (Zelalgo Arassiano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Fuma già da due Lustri il Sacro Altare” 374<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dice l’orgoglio Umano a me la Terra” 373<br />

“Ombre eccelse di Roma al fin’potrete” 373<br />

“Se sapesse il Destrier perché col freno” 372<br />

387


• Canzone di otto stanze di endecasillabi e settenari: ABcDABCeDEFGFHIHGILL<br />

“O dei Campi d’Italia alto ornamento” 374-9<br />

• Terzine<br />

“Pensando io stava a quell’acerbo strazio” 379-86<br />

XXVI. Francesco Maria Ricci (Zitalce Melenidio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi mi dischiuse le Tartaree porte?” 388<br />

“O degli Austriaci Eroi magnanim’Ombre” 387<br />

“Poich’in Tessaglia, e fra vil gente misto” 389<br />

“Vide i prodigj, e i chiari segni intese” 389<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Di voi farsi lavacro a Nice piacque” 388<br />

“Poiché le Rime mie non son sì conte” 387<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [390-411].<br />

388


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO UNDECIMO | ALLE SACRE REALI MAESTÀ | DI<br />

| CARLO DI BORBONE | E | MARIA AMALIA | DI SASSONIA | Re, e Regina delle<br />

due Sicilie. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il<br />

motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | IN ROMA, per Antonio<br />

de’ Rossi, MDCCXLIX. | CON LICENZA DE’ SUPERIORI.<br />

Dedica di Michele Giuseppe Morei custode generale (Mireo Rofeatico) a Carlo III di<br />

Borbone e Maria Amalia di Sassonia, pp. [III-VI].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [VII].<br />

Protesta degli Autori, p. [VIII].<br />

I. Sigismondo Gonzaga (Abaristo Temidense)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O bennata, o felice Anima grande” 3<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Felsina: E non sei Tu Madre d’Eroi” 2<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Non è questi Colui, Sionne infida” 4<br />

“Quel, che dà legge dal suo Trono augusto” 3<br />

“Vaghi augelletti, che su verdi fronde” 2<br />

“Vidi ciò, che d’eccelso, e di più adorno” 1<br />

• Ode di dodici strofe di ottonari: ababcc<br />

“Scuoti pur la polverosa” 6-8<br />

• Ode di otto strofe di endecasillabi e settenari: ABbACC<br />

“Sento dirmi talor dal Vulgo insano” 4-6<br />

II. Carlo Valenti Gonzaga (Adimanto Autonidio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

389


• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, poiché saran mie luci spente” 9<br />

“Io veggio aimè l’inesorabil Parca” 12<br />

“Se fia che un dì, Io pur faccia ritorno” 11<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arcadia, Arcadia, o qual mai fausto giorno” 13<br />

“Che sì, che sì, che ti schiaccio la testa” 12<br />

“E la mia meraviglia, e il mio piacere” 9<br />

“Filli dinanzi a questo sacro Altare” 10<br />

“Io vi prego ad aver di me pietate” 10<br />

“O molli, o verdi, o tenerelle erbette” 11<br />

“Vidi l’alta Cittade di Quirino” 8<br />

III. Curzio Reginaldo Boni (Argino Calcodonteo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amato mio German, che l’onorate” 14<br />

“Quando a legger, Morei, prendo i tuoi versi” 13<br />

IV. Nunzio Vettini (Aiace Giardaneo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Quella, che dell’altrui ben si rattrista” 15<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore, Amor, da ognun si sente Amore” 15<br />

“Fors’è quegli Annibal, che sì veloce” 14<br />

V. Lucio Ceccarelli (Caricleo Chermario)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

390


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“L’Arco augusto, che a noi ritorna in mente” 17<br />

“Poiché del Mondo ebbe il gran Fabro eterno” 16<br />

“Tutto allegro mirava il rio Serpente” 16<br />

• Endecasillabi sciolti dislocati in strofe di lunghezza diversa.<br />

“Ecco il Figlio Minor del Re Britanno” (2) 23-4<br />

“Io la Cetra non prendo in man giammai” (2) 21-3<br />

• Endecasillabi sdruccioli sciolti distribuiti in strofe di lunghezza disuguale.<br />

“In questo dì, che la letizia illumina” (2) 20-1<br />

“O vago giorno, e più d’ogni altro lucido” (4) 17-9<br />

VI. Pietro Paolo Carrara (Clarimbo Palladico)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alma, che sciolta dal mortal tuo velo” 27<br />

“Veggendo il duro inevitabil strale” 24<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Misero passaggier, ch’entro foresta” 27<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Perché pur Io, perché non ho la sorte” 26<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sì fluttuarmi in sen odo gl’affetti” 25<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Figli dall’aria tenebrosa, e nera” 25<br />

“Rimena il tempo l’ore atre funeste” 28<br />

“S’io dell’aurea eloquenza andassi adorno” 26<br />

VII. Giovanni De Leva (Clario Pedotrosoniano)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Tempo già fu, che d’atro obblìo cospersi” 28<br />

391


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Prega armato il buon Duce d’Israelle” 29<br />

“Taci, o superbo, taci. In van credesti” 29<br />

VIII. Giacomo Diol (Cleante Corintiense)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Aurato stame Amor fanciullo un giorno” 30<br />

“Come Uom, che per sinistro avvenimento” 32<br />

“L’Uom non di tempra adamantina, e dura” 33<br />

“Quando coll’occhio della mente io scerno” 31<br />

“Stanco di più servir canuto amante” 31<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“D’eterni affanni, e d’implacabil ira” 34<br />

“Non già qual prima in veste umìle avvolto” 32<br />

“Oltre l’eccelsa più stella lucente” 34<br />

“Sulla sponda di Lete afflitto, e lasso” 30<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Suona la fatal Tromba, e in ampia Valle” 33<br />

IX. Anna Maria Parisotti Beati (Efiria Corilea)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amo, e quel dolce amor, che chiudo in petto” 37<br />

“Anime imbelli, voi, che mal soffrite” 36<br />

“Dalle ciglia alla mente, e quindi al core” 38<br />

“Driadi Silvestri delle piante amiche” 35<br />

“Non perché io vada in solitaria parte” 35<br />

“Poiché gl’insulti per lungo uso appresi” 36<br />

“Ragion, che mira i suoi vassalli affetti” 38<br />

“Velato il volto sotto lunga vesta” 37<br />

392


X. Giuseppe Petrosellini (Enisildo Prosindio)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Coppia gentil dell’età nostra onore” 41<br />

“Stommi talor del mio pensier sull’ale” 39<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bologna eccelsa de’ Licei Regina” 40<br />

“Poiché Adamo osò tanto alzare il ciglio” 41<br />

“Se Voi Madonna non frenate l’ira” 39<br />

“S’io sapessi lodar l’eccelsa Donna” 40<br />

• Ditirambo<br />

“Io già non curo Apollo” 42-8<br />

XI. Filippo Buttari (Ergisto Balirio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dacché il prim’Uomo cadde, e reo divenne” 49<br />

“Del bel Vatreno nel gentil soggiorno” 51<br />

“Dicea superbo l’Arno: è mio Clemente” 50<br />

“O se il Duce Affricano oggi il sentiero” 49<br />

“Qui finto è il grand’Eroe, che il soglio a Piero” 53<br />

“Viddi il Vatreno, che lugubri l’onde” 51<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arde il Rovo in Orebbe, e tutta accoglie” 50<br />

“È morta? ah non è vero: A noi presente” 52<br />

“Io viddi, e non fu sogno, io viddi un giorno” 52<br />

XII. Scipione Giuseppe Casale (Evagora Acroceraunio)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

393


• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“L’Eterno Amor, che colle immense braccia” 54<br />

“O venticello, che scuotendo vai” 56<br />

“S’io non posso discior l’empia catena” 57<br />

“Sì: voglio gir; né sia, che il Padre irato” 55<br />

“Vorrei saper dov’è quella fontana” 56<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O antiche Età, che dentro il fosco orrore” 54<br />

“S’erge fuori dal Mar tenue vapore” 55<br />

“Sotto di un Cielo minaccioso, e scuro” 53<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari baciati (i vv. 5-8 e 27-30 sono a rima alternata).<br />

“L’odorosa Primavera” 57-8<br />

• Terzine<br />

“In villa oggi sen va la Ninfa mia” 58-60<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-24, 44-162, 166-70, 177-<br />

92, 205-11, 215-9, 241-50, 263-90, 320-58, 412-26); endecasillabi frottolati (25-43);<br />

terzine (163-5, 171-6, 193-204, 212-4, 220-40); terzine di endecasillabi faleci (251-<br />

62, 291-319); due sequenze di quinari piani e settenari sdruccioli liberi (359-411).<br />

“E così? Fino a quando avrem da scorrere” 61-74<br />

XIII. Gaetano Golt (Euridalco Corinteo)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alfine in questo solitario Bosco” 78<br />

“Non è bella così l’eburnea mano” 77<br />

“O incolta, opaca, inospita pianura” 76<br />

“Sovente all’ombra degli eterni allori” 75<br />

“Talun del volgo, che à la mente avvezza” 78<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Come allor, che dispare amica Stella” 79<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Quand’io talor rivolgo il mio pensiero” 75<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Certo i bei labbri della Donna mia” 77<br />

“Molti, e molti begli occhi io rimirai” 76<br />

“Siccome è molto sminuito il danno” 79<br />

394


• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCCDDCceffEpGG / aBABpcCpDD<br />

“Pria che l’Eterno sapiente Duce” 92-6<br />

• Terzine<br />

“Arcade fiume, pastorale Alfeo” 80-4<br />

• Egloga di terzine<br />

“Lieta sen giva per lo Mar spumante” 96-100<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Amor, che superò la mia Ragione” 89-92<br />

• Ottave<br />

“Allorché fece dalla spoglia frale” 100-3<br />

• Ditirambo<br />

“Datemi, amici” 84-9<br />

XIV. Paolo Vannini (Fausto Erasineo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Già spiravan le faci odor Sabèo” 104<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Illustre Colle, il tuo valor primiero” 104<br />

“Mentre col tosco stil, ch’alto rimbomba” 103<br />

XV. Tommaso Palleschi (Ferecide Leonideio)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Celebri Amanti, che la forma amica” 106<br />

“Dissi ad Apollo: E qual mai nuova fronde” 107<br />

“Poiché già tutte impallidir le cose” 108<br />

“Se da taluno della dotta Gente” 105<br />

“So, che Tu sai, che al bello degl’Iddei” 107<br />

395


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“L’Invidia Fera alle tue Mandre infesta” 106<br />

“Pane, ecco Pane! e strider non udite” 105<br />

“S’oggi a cingerti il crine Arcadia riede” 108<br />

• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: ABCABCCdeeDdFF<br />

“Se incoraggite il giovanil mio fianco” 109-12<br />

• Terzine<br />

“Se avvien, che tratto dal piacer del vero” 112-5<br />

• Endecasillabi sciolti dislocati in otto strofe di lunghezza diversa.<br />

“Nella Faretra eterna avea riposti” 115-24<br />

XVI. Pasquale Fantauzzi (Fibreno Melissiaco)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ogni dì da quell’orrida Foresta” 125<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“A questi tetri, e magici delubri” 126<br />

“Dietro pesante Carro trionfale” 127<br />

“Di salcio un forte ramo ho già ficcato” 125<br />

“Dunque Roma, che strinse alla catena” 126<br />

“Filli, s’appressa l’ora matutina” 127<br />

• Ode-canzonetta di due strofe (di lunghezza diversa) di distici di quinari baciati (gli<br />

ultimi quattro versi sono a rima alternata).<br />

“Sei vaga, e bella” 128<br />

XVII. Giuseppe Casali (Lauresto Pegeo)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dico spesso a Colei, che le mie voglie” 131<br />

“La Donna mia, per vezzo un de’ bei rai” 133<br />

“Se poteste internarvi nel mio petto” 132<br />

396


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Dolce Nemica mia dall’alba a sera” 130<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cessi il pianto, o mio Cor: La mia Nemica” 130<br />

“Che giova, o Donna, ch’io per ogni via” 132<br />

“Ditemi, o Donne voi, che per la via” 129<br />

“Ecco s’appressa la Tiranna Mia” 129<br />

“Tanto mi alletta il dolce salutare” 131<br />

XVIII. Pietro Bagnari (Laurillo Geronteo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Care pupille, che negl’occhi state” 134<br />

“L’altr’jer io viddi la mia Pastorella” 134<br />

“Pupille care, s’io vi miro ognora” 133<br />

XIX. Antonio Di Gennaro (Licofonte Trezenio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Forte Città de la Giudea Reina” 136<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Scorsi i foschi Pianeti, e le spirali” 136<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Nuovo d’Arcadia Pastorello io sono” 135<br />

“O quanto bramerei che dall’Eliso” 138<br />

“Qual talor per gran tratto in Ciel s’accende” 135<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Miro il Sole, e le Stelle, e di Natura” 137<br />

“Questo è il gran Colle sì temuto un giorno” 137<br />

“Titiro forse sotto l’ombra amena” 138<br />

397


• Terzine<br />

“Già il Mondo sotto il freddo, e vaporoso” 139-46<br />

XX. Francesco Antonio Lolli (Lisippo Inacheo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Mentre il Tempo, e l’obblio volgean la fronte” 147<br />

“Or che nobil desìo lasciar l’Aniene” 147<br />

“Se l’Idol veggio, che da Greca mano” 148<br />

“Io quella son che i Marziali ardori” 148<br />

XXI. Carlo Marcus (Melesigene Penelopeo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amici ho risoluto: in un Deserto” 151<br />

“Pastori il credereste? ho ritrovata” 150<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ad Esculapio in dono io voglio offrire” 149<br />

“Due sole Agnelle io aveva: un rio Pastore” 150<br />

“Platano antico, che dispieghi intorno” 152<br />

“Quella bell’Alma, che dal vivo lume” 151<br />

“Un’agnelletta bianca com’il latte” 149<br />

XXII. Niccolò Maria Di Fusco (Mirteno Melpeo)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Avrà mai pace? Avrà mai triegua almeno” 155<br />

“Gl’occhi, che fur crudi Ministri, e rei” 153<br />

“Ombra del Caro mio terreno sole” 154<br />

398


“Quando averrà com’io pur credo, e spero” 155<br />

“Se mai l’aprico, il dolce almo terreno” 152<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, ECD<br />

“Ora, lasso, intend’io quel che dir volle” 154<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Ond’è, che innanzi tempo irato il Mare” 153<br />

XXIII. Giacinto Speranza (Nealmo Pirronio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“L’Ombre guerriere degli Eroi di Rodi” 156<br />

“Questa infedel barbara Donna, e fiera” 158<br />

“Vieni dal bel Metauro almo MARCELLO” 157<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Almo Signore, che tra ciglio, e ciglio” 156<br />

“Dai MONTI eterni, ove il bell’ASTRO splende” 157<br />

“Oh dolce Immago, Tu pur quella sei” 159<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DED<br />

“Ahi cara Immago, tu mi guardi, e taci?” 159<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, ECE<br />

“Lasciati un giorno questi bassi chiostri” 158<br />

• Ode di dieci sestine di ottonari: ababcc<br />

“Dal bel colle di Quirino” 160-1<br />

XXIV. Giovanni Felice Candela (Nedalco Garanziaco)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Colle figlie di Giove un tempo scorsi” 162<br />

“Io viddi l’uman cuor sovra d’un scanno” 164<br />

399


• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Le ali nere battendo un pensier viene” 162<br />

“Quest’Ara, onde veggiamo il Tempio ornarse” 164<br />

“Se talor dalle nubi al suol discende” 163<br />

“Sul far del giorno una gentil Donzella” 163<br />

XXV. Alessandro Pompeo Berti (Nicasio Poriniano)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“E questa è Roma? O dell’antico Marte” 167<br />

“Festosi i bronzi tuoi sonar da lunge” 167<br />

“Ieri mi disse Alcon; ch’egro languiva” 169<br />

“Mira, Arcadia, quel volto, in cui si vede” 168<br />

“Nocchier, che in notte tempestosa oscura” 166<br />

“Quale selvaggia timida cervetta” 165<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Quando stese la mano al gran lavoro” 166<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Forte, e robusto il giovenil mio fianco” 165<br />

“Lasciare Arcadia? Pria vedrò l’Armento” 168<br />

“Qual Bambinel, che al comparire oggetto” 169<br />

XXVI. Gioacchino Pizzi (Nivildo Amarinzio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCcDeDEFfgG / pAbABCcdD<br />

“Non sempre al falso immaginar s’appoggia” 174-8<br />

• Terzine<br />

“Se de’ raggi solari alle sferzate” 170-3<br />

• Egloga dialogica e polimetrica, composta da Gioacchino Pizzi e Carlo Valenti<br />

Gonzaga: terzine di endecasillabi piani e sdruccioli (1-138); ottave (139-54); due<br />

strofe, a7b7sa7b7sc7c7d7d7e7E11 (155-74); distici di settenari a rima baciata (175-82);<br />

due esastici di settenari ed endecasillabi, aabbcC (183-94); terzine (195-201).<br />

400


“Addio Parrasio Bosco, addio Pastori” 178-85<br />

XXVII. Veronica Cantelli Tagliazucchi (Oriana Echalidea)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Come destrier, ch’è in mezzo all’armi usato” 187<br />

“Dal gran Pianeta, che ne aggiorna, parte” 188<br />

“Lauri amici, che forse una gran parte” 186<br />

“Vergine, che nel Ciel fai scorno al Sole” 190<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benché di vaghe rime, e di purgati” 188<br />

“Io penso, e perché penso adunque io sono” 189<br />

“Mie pupille, abbastanza alfin piangeste” 186<br />

“Più non udran l’Arcadi selve intorno” 187<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Talora il mio pensier m’alza su l’ale” 189<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Oh chiusa valle, che sì spesso sei” 185<br />

• Ode-canzonetta di distici di quinari a rima baciata<br />

“Chi può mirarvi” 205-6<br />

• Ode-canzonetta di sei esastici: a8a4b8b4c8c8<br />

“Belle chiome, che spargete” 206-7<br />

• Terzine<br />

“Qual Uom, che per gran cura a capo chino” 190-8<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-135); endecasillabi frottolati (136-41);<br />

dodici tetrastici, s7a7s7a7 (142-89); terzine (190-9).<br />

“Oriana, Oriana; Vedi? questa” 198-205<br />

XXVIII. Niccolò Coluzzi (Ormido Leuttronio)<br />

N. testi: 30<br />

Genere metrico:<br />

401


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, CDC<br />

“Ohimè, che io veggo involta in vesta nera” 213<br />

• Sonetti (14) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ah morte, e come mai render potesti” 215<br />

“Borea, che irato giù dall’Alpi scende” 216<br />

“Donna i vostri occhi invan coprir tentate” 217<br />

“Felice Bosco ove a Colei che nacque” 213<br />

“Il gran Vate, appo cui divenne roco” 210<br />

“La cetra ov’è d’Eniso, e il dolce suono” 216<br />

“L’ombra di Stazio, che la sorte acerba” 211<br />

“Orché si vede sulle placide acque” 214<br />

“Ponmi, ove il Sole coll’ardente raggio” 209<br />

“Qual fiamma alla sua sfera, al Cielo sale” 215<br />

“Quando Clemente, nell’età più bella” 212<br />

“Quando sulle acque del Nocchier Romano” 214<br />

“Se quel piacer, che sente l’Alm’avvezza” 210<br />

“S’è ver che Amor nel sangue altrui si mesce” 208<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Questo è il Velin che del sassoso Monte” 217<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Del cieco Edippo la fatal sciagura” 211<br />

“Diana illustre chi lodar presume” 218<br />

“Furia, che solo di velen ti pasci” 208<br />

“Illustri Sposi, quando Amor v’unìo” 212<br />

“Se fosse ver, che al Mondo si trovasse” 209<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdeFdfEGhhGIiLL / AbaPcDcDEFeBfgG<br />

“Ecco l’Albergo, che al Soratte Monte” 229-32<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdEdEfggFGgHH / aBABcdcD<br />

“Già la mia Mente del tuo Nume è piena” 242-7<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCDedEfGFGHhII / AbAccDeDbEFF<br />

“Quel dì, che giunse di Parnaso al Monte” 238-42<br />

• Canzone di dodici stanze di endecasillabi e settenari: ABCABCDeFFeGhgHDII<br />

“Io vidi, ohimè! delle vedute cose” 218-25<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACdEdeFgfgHhII / aBaCbCdDeFeF<br />

“Scendete a schiera dall’alpestre monte” 233-8<br />

402


• Canzone di sei stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACdEdeFgfgHhII / AbabCcDD<br />

“Amore Io so, che la tua dolce forza” 225-9<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBACDeeFgFgHDhIiLL / AbaCdCDeeBB<br />

“Italia dentro il tuo regal soggiorno” 248-53<br />

• Capitoli elegiaci (2)<br />

“O Amarilli te il mio cor disìa” 255-7<br />

“O sconsolata flebile Elegia” 253-5<br />

XXIX. Alberto Baccanti (Penteo Alcimedonziaco)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Che far dovrà la sfortunata Dido” 261<br />

“Il fato, il fato sol dopo tant’anni” 262<br />

“Leggiero d’anni, e meno d’armi onusto” 258<br />

“L’incauta mente, che i pensieri scioglie” 263<br />

“Onesto Amor, che fai sopra la terra” 264<br />

“S’è ver, che il lauro sia per fin da Giove” 264<br />

“Un’Ombra veggio colla falce adonca” 259<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Anime elette, che nel vero Eliso” 263<br />

“A te, Numidia, a te mi volgo, e parlo” 260<br />

“Con fé costante, e con venusto aspetto” 258<br />

“Dove, dove portasti i Teucri Legni” 261<br />

“Ecco per vendicar la sua Regina” 260<br />

“Possente Dio, che fra gl’oscuri Abissi” 259<br />

“Provo sovente un impeto d’affetto” 262<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCCdeeDdFF /<br />

AbaAbCC<br />

“O misera Città, che in faccia al Sole” 265-8<br />

• Terzine<br />

“La Vedova Real, che ruppe Fede” 268-70<br />

403


XXX. Nicola Sabbioni Orsini (Racleto Preteio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Col piè sinistro sovra l’altro piede” 273<br />

“Non sì leggiera nel cammin s’affretta” 272<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“E l’ozio, e l’ore ad ingannar del giorno” 274<br />

“S’è ver, che l’Alma alla sua propria Stella” 271<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al semplicetto Pastorel Montano” 272<br />

“Come a velar di tenebrosa veste” 275<br />

“Se a me fo speglio di ben terso vetro” 271<br />

“Su curva pianta lieve capro asceso” 273<br />

“Tu sembri, o tempo, si palese a noi” 275<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“In erto poggio in selva, e giù nel piano” 274<br />

XXXI. Giovanni Carlo Antonelli (Ramisco Marachio)<br />

N. testi: 43<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (11) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dopo l’emenda io sento ancor, che freme” 287<br />

“Ecco il Sina, Israel, odi d’intorno” 280<br />

“Facciasi l’Uom, disse Chi legge impose” 278<br />

“Lascia, mi dice la Ragion già stanca” 286<br />

“L’immagini, che passan dal pensiero” 289<br />

“Oimè la sferza alza il Maestro eterno!” 294<br />

“Padre, ma sento, che già vengo meno” 281<br />

“Quei, che primiero per invidia asperse” 279<br />

“Se mi volgi, o Signor lo sguardo irato” 287<br />

“Tenero Augel, che l’ali sue non sente” 284<br />

“Vergine eccelsa al sagro Altare, e degno” 276<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Benché fra lo spavento, e fra la doglia” 286<br />

404


• Sonetti (28) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che Adamo del suo Figlio esangue” 279<br />

“A quel principio, che non ha misura” 283<br />

“Chi è costui, ch’al tenebroso Regno” 289<br />

“Colei, ch’a danno di natura, e lutto” 288<br />

“Croce, spine, flagelli, obbrobrj, e sdegno” 281<br />

“Delle possenti sue quadrella scarco” 285<br />

“Destrier, che rotto il laccio, e in campo uscito” 292<br />

“Duce, ch’entrato in mischia orrida, e fiera” 292<br />

“Ecco l’estinto Genitore mio” 294<br />

“Era Natura all’opre eccelse intesa” 293<br />

“Guari non è, che Marte a noi dappresso” 295<br />

“Inclita Patria, s’a girare io torno” 295<br />

“La nostra speme le sembianze prende” 290<br />

“La sculta immago, e la funerea è questa” 293<br />

“Nel Getsemani, o Dio, mesto, e tremante” 282<br />

“Poiché la tua virtù Ti fe’ di Piero” 277<br />

“Qualor alla voragine d’Averno” 284<br />

“Qualor l’Alma sia giunta a creder vero” 285<br />

“Quando dal Chaos orrido, e deforme” 277<br />

“Quando dal patrio suolo al Reno algente” 276<br />

“Questa, che miro abominevol fossa” 282<br />

“Questa di nervi, fibre, arterie, ed ossa” 291<br />

“Questo, che scorre in tante vene, e tante” 291<br />

“Se della Terra per le vie profonde” 290<br />

“Se penso al dì, ch’al suo primiero albergo” 283<br />

“Signor Tu nasci appena, e in quel momento” 280<br />

“Spesso di Roma a contemplare io torno” 288<br />

“Tornato in mente al primo Genitore” 278<br />

• Ode-canzonetta di venti quartine di ottonari: abba<br />

“Per la bella mia Collina” 300-2<br />

• Terzine<br />

“Il vario seme, che Natura avea” 302-4<br />

• Esastici di ottonari: ababcc<br />

“Poiché udite ebbe Davidde” 296-300<br />

XXXII. Marco Antonio Maldotti (Silvano Zacintio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor che io vidi dal furor di Marte” 305<br />

405


“Armato di que’ vetri, che palese” 305<br />

“L’eccelso ingegno, o gran Donna regale” 306<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Castalie Dive, che di verdi allori” 306<br />

“Mentre io contemplo il bel secol vetusto” 307<br />

XXXIII. Dionigi Fiorilli (Simonide Acheloio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cinto d’innumerabili mortali” 310<br />

“Non v’è dal Mar gelato all’onda Maura” 309<br />

“Principe, caro al Ciel, non fu la stella” 308<br />

“Qual’Alma è questa, che l’eccelse, e belle” 307<br />

“Saliste al Ciel, di nostra nebbia scarco” 309<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché da valle paludosa, ed ima” 310<br />

“Qual’ Elce ombrosa, che più s’erge, ed alza” 308<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli liberi (1-289), terzine (290-<br />

344), ottave (345-61).<br />

“Ancor, Febo risplendi? Ancor dall’aria” 311-22<br />

• Egloga dialogica di endecasillabi sdruccioli sciolti.<br />

“Titiro, e Coridon, l’uno d’Arcadia” 322-36<br />

XXXIV. Domenico Rolli (Tiresia Timosteniano)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di quindici stanze di endecasillabi e settenari: ABABCBcddEeFF<br />

“Non già per quello, che la Patria esigge” 349-55<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-69), terzine (70-99),<br />

endecasillabi frottolati (100-44).<br />

“O Fortunate amene piagge floride” 341-5<br />

406


• Egloga dialogica: terzine (1-90) ed endecasillabi frottolati (91-110).<br />

“Smisurato è il piacer, che in cuor m’abbonda” 345-9<br />

• Egloga dialogica: terzine (1-90), endecasillabi frottolati (91-126), sonetto (ABBA,<br />

ABBA; CDC, DCD).<br />

“Tiresia?” 336-40<br />

XXXV. Giunio Bernardino Pera (Tirside Antinoide)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di quell’illustre, e gloriosa Fronda” 357<br />

“I Numi, o Aminta, che l’Arcadia onora” 356<br />

“Nella stagion che il flebile Alcione” 359<br />

“Poiché tra mille furie alfin cadeo” 356<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Bevvi sul primo mio fatal momento” 358<br />

“Israel che farà! La tumid’onda” 358<br />

“Or che siam giunti alla Spelonca, o Aminta” 359<br />

“Poiché men grave all’Uom si feo l’esiglio” 357<br />

• Polimetro: terzine (1-175); endecasillabi frottolati (176-211); endecasillabi sdruccioli<br />

liberi (212-6); quartina, ABAB (217-20).<br />

“Nella Stagion, che sorse il primo Padre” 360-7<br />

XXXVI. Gabriele Enriquez (Tirsindo Lusiano)<br />

N. testi: 33<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O fra mill’altre a me diletta e cara” 369<br />

“Scende per gli occhj al cor l’amato riso” 382<br />

“Se da quell’una aquilonar tempesta” 381<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Dove or dietro mi guidi, acerba sorte” 369<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CEC<br />

“La Donna, i cui dolci atti onesti e cari” 368<br />

407


• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma felice, o ne’ superni giri” 372<br />

“Arsi un tempo, e cantai l’intensa doglia” 367<br />

“Chi mi richiama? e da sì lungo obblìo” 374<br />

“Corri, Amore, a veder (che il tempo un’ora” 375<br />

“Cupidigia, ed Amor, forti guerrieri” 381<br />

“Dolce è lo stral d’Amor se punge, o fiede” 374<br />

“Dov’è, dolce mio caro amato Pegno” 372<br />

“Ecco a noi torna verdeggiante il Maggio” 379<br />

“Ecco d’Amor l’Amazone guerriera” 368<br />

“E di qual’aspra vena alpestra e dura” 370<br />

“Né sì dolce garrì, né lieto tanto” 370<br />

“Or che la terra e il Mar tace d’intorno” 375<br />

“Placida ombrosa notte, il van desìo” 380<br />

“Poiché lo spirto lasso alfin predice” 371<br />

“Quel mesto sguardo umìl, che lagrimando” 376<br />

“Saggi amici Pastori, oneste e belle” 378<br />

“Se dolce susurrar tra fronda e fronda” 377<br />

“Son pur vani i desiri, e vana e folle” 380<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Or che Fillide alfin più non vi cura” 376<br />

“Or che ’l rigido verno e l’erba el fiore” 373<br />

“Lasso, qualor fra’ miei pensier cercando” 377<br />

“Quel denso nuvol rio, che in lontananza” 378<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Alma beata onnipotente e bella” 371<br />

“Ben lo diss’io quel dì, mentre all’usato” 373<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“S’egli avverrà, che in tenebroso orrore” 379<br />

• Canzone di sette stanze di endecasillabi e settenari: ABcaBCcDefDEFdE<br />

“Oh fra mille disastri amata e cara” 384-7<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Ecco Amore, Alma mia, qual si trastulla” 382-4<br />

• Sestina lirica (ABCDEF, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA,<br />

BFC)<br />

“Alma, che pensi? avrassi un dì mai pace?” 387-8<br />

XXXVII. Giampietro Zanotti (Trisalgo Larisseate)<br />

N. testi: 6<br />

408


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Che soave morir! Che amabil sorte” 389<br />

• Terzine (5), con il secondo verso irrelato.<br />

“Al Ciel, sì come vento arida paglia” 395-7<br />

“Gioite, o Genti: il Re del Ciel si move” 389-91<br />

“Quale a torrente minaccioso, irato” 391-3<br />

“Quel, che termine al mar, quand’anco è in ira” 393-5<br />

“Signor, d’un servo, che a lodarti intende” 398-400<br />

XXXVIII. Giovanni Saverio Pirelli (Zelindo Cillenio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dove più l’aure a noi spiran gioconde” 400<br />

“Mentre novo disio lega, e congiunge” 401<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [402-26].<br />

[segue:] ADUNANZA | Tenuta nel Bosco Parrasio | PER L’ACCLAMAZIONE | seguita in<br />

Arcadia | DELLE SACRE REALI MAESTÀ | DI | CARLO DI BORBONE | E | MARIA<br />

AMALIA DI SASSONIA | RE’, E REGINA DELLE DUE SICILIE | Il giorno delle Calende<br />

di Agosto | dell’Anno MDCCXLVIII. | Alla Presenza dell’Eminentissimo, e<br />

Reverendissimo | SIG. CARDINALE DOMENICO ORSINI | Protettore de’ suddetti<br />

due Regni | FRA GLI ARCADI ACCL. RODASPE AGORETICO.<br />

Introduzione di Michele Giuseppe Morei, pp. [III-VIII].<br />

Corona poetica (ottave)<br />

Pietro Bagnari (Laurillo Geronteio), “D’ERACLIDE, e d’OLIMPIA i Nomi, e il vanto”, p.<br />

[i].<br />

Antonio Gasparri (Rivisco Smirnense), “Del Mar Partenopeo presso a le sponde”, p. [i].<br />

Paolo di Campello (Logistide Ippomedonteo), “Tutti scendan d’Arcadia oggi i Pastori”,<br />

p. [i].<br />

Carlo Giovio (Febisco Fesaniese), “Oggi che in velo pastoral s’asconde”, p. [ii].<br />

Giovanni Pizzella (Tirteo Solaidio), “Coppia regal degna d’eterni onori”, p. [ii].<br />

Tommaso Palleschi (Ferecide Leonideio), “Di Mirto, e Lauro colle verdi fronde”, p. [ii].<br />

409


Eugenio Maria Pizzi (Genisto Nidemio), “S’intrecci un serto de’ più scelti fiori”, p. [iii].<br />

Giovanni Battista Sampieri (Tersindo Drianteo), “Mentre risuonan tra gli applausi, e il<br />

canto”, p. [iii].<br />

Giuseppe Antonio Boccacciari (Quiristo Calcidonense), “Del Mar Partenopeo presso le<br />

sponde”, p. [iii].<br />

Giuseppe Imperiali (Fabisio Chelidonio), “Coppia regal degna d’eterni onori”, p. [iv].<br />

Francesco Saverio Sabbioni Orsini (Firmisco Zetiense), “D’ERACLIDE, e d’OLIMPIA i<br />

nomi, e il vanto”, p. [iv].<br />

Lucio Ceccarelli (Caricleo Chermario), “Tutti scendan d’Arcadia oggi i Pastori”, p. [iv].<br />

Giuseppe Petrosellini (Enisildo Prosindio), “Di Mirto, e Lauro colle verdi fronde”, p.<br />

[v].<br />

Giovanni Battista Nicolai (Fibildo Palladiaco), “S’intrecci un serto de’ più scelti fiori”,<br />

p. [v].<br />

Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico), “Del Mar Partenopeo presso alle sponde”,<br />

p. [v].<br />

I. Pasquale Caetani (Abarinto Dionisiaco)<br />

• Ode di dieci esastici di ottonari: ababcc<br />

“O Gran Rege invitto, e forte” [vi-vii]<br />

II. Vincenzo Sabbioni Orsini (Abisio Cratidio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Tal era il cuore, e tal’era il sembiante” [viii]<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Non sdegnar, o gran Re, che intorno al crine” [viii]<br />

III. Giuseppe Brogi (Acamante Pallanzio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O degli Arcadi estinti ombre onorate” [ix]<br />

IV. Giampietro Tagliazucchi (Alidauro Pentalide)<br />

• Polimetro: distici di settenari a rima baciata (1-32, i vv. 1-2, 17-8 e 25-6 sono<br />

tronchi); terzine (33-63); distici di settenari a rima baciata (64-77, i vv. 64-5 sono<br />

tronchi).<br />

“Ho in petto un non so che” [ix-xi]<br />

V. Giacomo Cemmi (Amildo Cilleneo)<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

410


“L’Arcade suol questo è, o gran Donna: intorno” [xii]<br />

“Odi, SIGNOR, l’armonico concento” [xii]<br />

VI. Antonio Giuseppe Della Torre di Rezzonico (Argesto Dafneo)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Quanto a ragione il Giovine Pellèo” [xiii]<br />

VII. Lucio Ceccarelli (Caricleo Chermario)<br />

• Endecasillabi sdruccioli sciolti<br />

“O Arcadia illustre Arcadia, Io veggo all’Etera” [xiii-xiv]<br />

VII. Filippo Saverio Franceschini (P. Odoardo di S. Francesco Saverio; Carminio<br />

Tennacriano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“COPPIA REAL degnissima d’Impero” [xv]<br />

VIII. Giovanni De Leva (Clario Pedotrosoniano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Parrasio Bosco, a cui non già natura” [xv]<br />

IX. Niccolò Angelio (Cleanore Palladiaco)<br />

• Distici di esametri<br />

“Quod faelix, faustum, fortunatumque, tibique” [xvi]<br />

X. Leonardo Giordani (Crispino Dardanio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Poiché son giunte all’arcade foresta” [xvi]<br />

XI. Giuseppe Petrosellini (Enisildo Prosindio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Roma è ver, che superba un tempo andasti” [xvii]<br />

XII. Scipione Giuseppe Casale (Evagora Acroceraunio)<br />

411


• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCABCCddEE /<br />

PaaBB<br />

“Figlie di Giove, che le mie capanne” [xvii-xx]<br />

XIII. Pietro Francesco Versari (Eurasio Nonacride)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quest’armonìa di Pastorali avene” [xx]<br />

XIV. Gaetano Golt (Euridalco Corinteo)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“È gran tempo ch’io t’amo, e t’ho in pensiero” [xxi]<br />

XV. Alessandro Torelli (Fabesio Meganitico)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Sì sì vivrai, o Arcadia mia, vivrai” [xxi]<br />

XVI. Domenico De Sanctis (Falcisco Caristio)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quei che colà di rozze avene al suono” [xxii]<br />

XVII. Pasquale Fantauzzi (Fibreno Melissiaco)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Poiché d’Arcadia dentro il sacro orrore” [xxii]<br />

XVIII. Eugenio Maria Pizzi (Genisto Nidemio)<br />

• Ode-canzonetta di distici di settenari a rima baciata.<br />

“Vien meco Elisa; intorno” [xxiii-xxv]<br />

XIX. Giovanni Amedeo Ricci (Isimbro Mirtidio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Signor quella virtù, che in te risplende” [xxv]<br />

XX. Pietro Bagnari (Laurillo Geronteio)<br />

412


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“È dunque ver, che trai silvestri orrori” [xxvi]<br />

XXI. Giovanni Battista Rizzardi (Narindo Tritonide)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“È questo ALME REGALI, il lieto giorno” [xxvi]<br />

XXII. Alessandro Pompeo Berti (Nicasio Porriniano)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Pur ti riveggo, o bell’Arcadia antica” [xxvii]<br />

XXIII. Bartolomeo De Rossi (Nidastio Pegeate)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Oh Germe degl’Eraclidi, oh d’Eroi” [xxvii]<br />

XXIV. Ruggero Giuseppe Boscovich (Numenio Anigreo)<br />

• Distici di esametri<br />

“Aegram si vacuis vitam traducimus arvis” [xxviii]<br />

XXV. Giacomo Mistichelli (Polimedonte Eutresio)<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Qualor a mirar te, SIGNOR, m’appiglio” [xxix]<br />

XXVI. Giuseppe Antonio Boccacciari (Quiristo Calcidonense)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor, ch’il Sole dal nostro orizonte” [xxx]<br />

XXVII. Filippo Caselli (Sillace Stomiate)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Nel desiato avventuroso giorno” [xxxi]<br />

XXVIII. Giovanni Battista Carro (Sillano Eurinomico)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

413


“Vati di Arcadia, in su ’l colle di Giano” [xxxi]<br />

XXIX. Carlo De Sanctis (Sisimbro Tersiliano)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Vedi, o SIGNOR que’ boscarecci orrori” [xxxii]<br />

XXX. Giovanni Battista Sampieri (Tersindo Drianteo)<br />

• Canzone di otto stanze di endecasillabi e settenari: ABCcBAADEeDFfGG<br />

“Qual Uomo, o quale Eroe lungo Ippocrene” [xxxii-xxxvi]<br />

XXXI. Filippo Van Stryp (Tibrio Ellespontiaco)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Nel seno del vastissimo Oceano” [xxxvi]<br />

XXXII. Pietro Antonio Di Costanzo (Valdisto Calcidico)<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Odimi, Arcadia, e la più culta prole” [xxxvii]<br />

XXXIII. Giacomo Zaghetti (Viminio Delfense)<br />

• Esametri<br />

“Cingite fróde comas, et carmina fundite ovantes” [xxxvii]<br />

XXXIV. Giacomo Diol (Cleante Corintiense)<br />

• Sonetto con schema AtBtAtBt, AtBtAtBt; CtDtCt, DtCtDt<br />

“Quello è il Sebeto, il Tebro eccolo là” [xxxviii]<br />

XXXV. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

• Ottava<br />

“Del Tebro augusto sulla destra riva” [xxxviii]<br />

Indice degli Arcadi che hanno operato nella presente Adunanza, pp. [xxxix-xl].<br />

414


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO DUODECIMO | All’Emo, e Rmo Principe | IL<br />

CARDINALE | GIO: FRANCESCO | ALBANI | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il<br />

flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e<br />

di pino) | IN ROMA MDCCLIX. | PER NICCOLÒ E MARCO PAGLIARINI | Con Licenza de’<br />

Superiori.<br />

Dedica di Michele Giuseppe Morei custode generale (Mireo Rofeatico) a Giovanni<br />

Francesco Albani, pp. [III-V].<br />

Imprimatur e permessi di stampa, pp. [VI-VIII].<br />

Protesta degli Autori, p. [IX].<br />

I. Francesco Landi (Antistio Trochio)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di sua fama Ginevra afflitta, e bella” 2<br />

“Su maestoso Carro io veggio alzarsi” 1<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“A che piangete Amici? il vostro pianto” 8<br />

“A’ miei sguardi, o signor qual’atra benda” 6<br />

“Donna Real, cui d’Appollinea fronda” 5<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi non sa quanto Amore imperi, e vaglia” 6<br />

“Di Siracusa intorno all’alte mura” 7<br />

“Germe, che altero sorgi all’Elba in riva” 4<br />

“La salda Rocca, che all’invitta Fede” 4<br />

“Ligure Eroe, ch’oltre l’Erculeo segno” 3<br />

“Lungo la Dora nel mirar dispersi” 5<br />

“Mira Alessandro il sasso, ove s’asconde” 7<br />

“Pende da duro tronco (hai cruda vista!)” 3<br />

“Qual di più lustri al tardo volger riede” 2<br />

“Quando s’asconde il sol nell’Orizonte” 8<br />

II. Ubertino Landi (Atelmo Leucasiano)<br />

N. testi: 11<br />

415


Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco dalle lor cupe atre ruine” 12<br />

“O Mergellina sì agli Dei diletta” 13<br />

“Quelle che prima in guisa occulta e ignota” 13<br />

“Queste, ch’io pur col piè calco, e misuro” 10<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Più che d’Alghe, e d’Allor cinto la fronte” 9<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Io te riveggio, o bella augusta Roma” 9<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“I famosi tuoi colli io al fin saluto” 11<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ov’è la mia, d’aurata ambra, e di bianco” 12<br />

“Uso all’erma di Trebbia ignuda ghiaja” 10<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Quando l’alta immortal Figlia di Eunièlo” 11<br />

• Terzine<br />

“Su per queste deserte orride rupi” 14-21<br />

III. Ignazio Cianci (Dasmone Andriaco)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ninfe innocenti, e semplici Pastori” 23<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se mai da valle paludosa, ed ima” 22<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Signor, è tempo, che quest’alma sciolta” 22<br />

IV. Giuseppe Leone Montani (Emalgo Acritanio)<br />

416


N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor, che fia di me? fra due pensieri” 24<br />

“Avea prefisso un dì venirti avante” 24<br />

“Corrono all’armi i rei pensieri, e fanno” 25<br />

“Quelle virtù, che nell’età passate” 25<br />

“Se pari avessi al gran desire il canto” 23<br />

“Sotto la scorta luminosa, e bella” 26<br />

V. Giuseppe Petrosellini (Enisildo Prosindio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Roma, che il braccio formidabil stese” 27<br />

“Roma, è ver, che superba un tempo andasti” 26<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Fra le candide mie poche agnellette” 27<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACcDEeDFF /<br />

pABbACC<br />

“Ecco che alfin dalle rimote Arene” 28-31<br />

• Ottave<br />

“S’è ver, che i bellicosi epici carmi” 31-5<br />

VI. Stefano Benedetto Pallavicini (Erifilo Criuntino)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al braccio di Colui, che tutto doma” 36<br />

“Arte de’ Carmi addìo; toccar la Cetra” 38<br />

“In faccia là delle Dardanie mura” 37<br />

“Quel fiume ove è di Maestà ripieno” 38<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

417


“Gonfio più che non suol sovra la sponda” 37<br />

“Saggio Cultor, che in vecchia pianta vede” 36<br />

• Egloga di terzine<br />

“Questo è dunque il Parrasio? Ozj d’Arcadia” 39-41<br />

VII. Giovanni Battista Riccheri (Eubeno Buprastio)<br />

N. testi: 20<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Al feroce destriero il corso arresta” 51<br />

“Aridi Teschi ignudi, udite udite” 43<br />

“Dell’Alma, o Cinzia, luminosa, e bella” 50<br />

“Gerusalemme ingrata, il guardo gira” 42<br />

“Nel taciturno orror della foresta” 50<br />

“Non è già solo il portator del giorno” 47<br />

“Precipitoso, e rapido torrente” 44<br />

“Quando coll’aurea luce il dì nascente” 48<br />

“Questa di brune Violette, e gialle” 45<br />

“Se mai volgo lo sguardo ai dì primieri” 49<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cadrà, cadrà dal mio furore acceso” 42<br />

“Chiedi in van la cagion prima del moto” 47<br />

“Iddio parlò: Nuda comparve allora” 43<br />

“Io più Cintia non amo, e pure al core” 46<br />

“Quando il Pianeta, che a noi porta il giorno” 44<br />

“Quando l’alta di Dio mente infinita” 49<br />

“Quando nella più verde età novella” 46<br />

“Quell’Ombra taciturna, e lagrimosa” 45<br />

“Se vedi, o Cinzia, quando il Ciel s’annera” 48<br />

“Tu lo volesti Iddio; rapirmi il Figlio” 51<br />

VIII. Alessandro Sappa (Eumaro Marateo)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dov’è la gloria del beato monte” 54<br />

“Fuor del fido ricetto, in cui dall’ira” 59<br />

418


“Giace l’Eroe sul suolo: orrido letto” 52<br />

“Quel di virtude vivo raggio eletto” 53<br />

“S’io volgo intorno il guardo al Germe umano” 52<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDE, EDC<br />

“Compito ormai l’eterno Figlio avea” 55<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Ardua è la via che guida al core, e mille” 61<br />

“Aspra Colonna, che mi narri ognora” 53<br />

“Bastò per Giuda, che dal mio tesoro” 57<br />

“Fra la Chiesa, che pugna in questo esiglio” 56<br />

“Nobile insetto industre un dì mirai” 60<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, ECD<br />

“Dalle rive dell’Elba origin prese” 59<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, EDE<br />

“Languìa la regal Donna, e al mesto letto” 58<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Grande è il poter dei vati: ad essi ognora” 60<br />

“Madre infelice, io con pietà rimiro” 57<br />

“Morte fra sé dicea: se questi è Dio” 56<br />

“Sopra l’infame arena Abel languìa” 55<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Lasciami usar questa terribil spada” 54<br />

“Con quel poter, ch’ebbi da sacri allori” 58<br />

IX. Giovanni Antonio Sandoval (Euresto Leontiniade)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ninfe gentili j lieto mi vivea” 62<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arcadia Arcadia io non di Gregge, o Armenti” 63<br />

“L’Anno rinverde, e nuovamente il Sole” 63<br />

“O Boschi, o testimonj de la doglia” 61<br />

“O selve ombrose, o fresche aure soavi” 62<br />

419


• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACCDEeDeFF<br />

/ PABbAbCC<br />

“Già la Donzella dalla rosea veste” 64-7<br />

X. Marianna Lanfranchi Aulla (Euriclea Doriense)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Fidansi a un tempo istesso al procelloso” 68<br />

“No non è vero, che soverchio affanno” 69<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Cara, ahi tu mi abbandoni, e ten ritorni” 68<br />

“S’alla virtù, che all’Alme Saggie è guida” 69<br />

XI. Gaetano Golt (Euridalco Corinteo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta di ottonari variamente alternati e rimati<br />

“O Celeste e vaga stella” 70-3<br />

• Ottave<br />

“Ne’ spazj eterni dell’immenso Vuoto” 73-6<br />

XII. Giacinta Orsini (Euridice Aiacidense)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Or più non veggo florido, e ridente” 77<br />

“Questa Selva, e quest’aure, e questo Cielo” 77<br />

“Rime così gentili, e così grate” 78<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

420


“Deh perché mai degnarvi, Arcadi Illustri” 78<br />

• Terzine (2)<br />

“E che! forse pensaste, o miei Pastori” 81-3<br />

“Vorrei poter nell’erudite scuole” 79-81<br />

• Egloga di terzine<br />

“In sì bel dì che Arcadia ha per costume” 84-6<br />

XIII. Domenico De Sanctis (Falcisco Caristio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Distici di endecasillabi a rima baciata<br />

“Questo è il Parasio! voi che qui siete” 87-9<br />

• Terzine di endecasillabi faleci<br />

“Sei tutta amabile sei tutta bella” 89-90<br />

XIV. Luigi Subleyras (Galisio Enopeo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O Dea de boschi in questa bianca pietra” 91<br />

“Se ancor’ vivesse il mio Padre diletto” 91<br />

XV. Fabrizio Paulucci (Gilindo Arpinatide)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ottave (2)<br />

“Alma regal, che sei da noi partita” 94-7<br />

“Oh della ombrosa Agannipèa foresta” 92-4<br />

421


XVI. Giulio Cesare Bianchini (Idalce Trofeio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Prendi dissemi un giorno Il Padre mio” 98<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Allor che manca il sole alla Capanna” 100<br />

“Ciò dissi appena, quando il vecchio fora” 99<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Due caprioli, che dal covo tolti” 99<br />

“Io viddi un dì con la sua bianca agnella” 98<br />

XVII. Paolo Teresio di S. Francesco (Ilisso Glafiride)<br />

N. testi: 19<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di tua Clemenza al simulacro altero” 104<br />

“Fido pensier, che tenti ognor mostrarmi” 105<br />

“L’alto, e sì grande agitator possente” 100<br />

“Ovunque il piè rivolgi, Augusta Donna” 102<br />

“Pingi Te stessa in maestevol Sede” 102<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Or m’ascolta, o Sionne, e frena intanto” 108<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Gode, o real Garzon, l’augusta Madre” 107<br />

“O Germano valor, gloria di Marte” 106<br />

“Qualor nobil vaghezza il cuor ti prenda” 101<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alla real Clemenza ergasi un Arco” 104<br />

“A’ tuoi pennelli, Emulator del vero” 106<br />

“Dal fondo algoso, ov’hai la Sede, e il Regno” 103<br />

“Dalla più rara, e preziosa vena” 108<br />

“Non di Regia grandezza il fasto e l’auro” 105<br />

“Quei che a Te ved’intorno Augusti Figli” 101<br />

“Questa e dell’or l’avventurosa Etade” 103<br />

“Se tu leggiadra in petto ardente voglia” 107<br />

422


“Tentai più volte al fiammeggiante lume” 109<br />

“Tu l’Estro sei animator de’ Vati” 109<br />

XVIII. Lorenzo Fusconi (Labisco Teredonio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Terzine<br />

“Non era ancor di lacrimar satollo” 116-20<br />

• Ottave<br />

“Gran Dio, che in tutte alle create cose” 110-6<br />

XIX. Niccolò Casoni (Laonico Parorio)<br />

N. testi: 23<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor che d’Asia il Regnator possente” 129<br />

“Dov’è la pompa, che circonda il Trono” 123<br />

“Felicità, che della Gente umana” 128<br />

“Fugge il vento dal lido scelerato” 126<br />

“Il Giovane Pellèo, che l’Orbe intero” 130<br />

“Odio col Tebro, ed inplacabil guerra” 125<br />

“Scomposta il crin la Libertà Latina” 127<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“A conquistar nuove Provincie intento” 130<br />

“Che cosa è mai quella, che sento al core” 123<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ancor non sazio degli affanni miei” 122<br />

“Anima grande, che del Corpo uscita” 124<br />

“Chi è costui, che in pio volto, e devoto” 124<br />

“Grida arme Grecia, e giura alto vendetta” 125<br />

“Io mi vivea con libertà serena” 121<br />

“La bella Italia un tempo già poteo” 129<br />

“Minacci pur con torvo aspetto il Fato” 128<br />

“O come lieto fra la Gente Achiva” 126<br />

“Scusa or de’ Numi collo sdegno atroce” 127<br />

“Se alcun dal lido mira il tempestoso” 122<br />

423


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“In suolo ignoto il Villanel le dure” 121<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCABCdeeDfgFGhhII / ABBAccDEedFEfGG<br />

“Non perché del possente, e lungo Impero” 131-5<br />

• Canzone di undici stanze e congedo di endecasillabi e settenari:<br />

ABCBCADedEfgFGHhIiLlMM / ABCBCAdeDEfgfGHhII<br />

“Poiché l’Immago del gran Fabbro Eterno” 136-44<br />

• Terzine<br />

“Quel dì, Signor, che la tua destra ottenne” 145-8<br />

XX. Gerolamo Melani (Lealgo Iranese)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Mi ferma il mio pensier nella tremenda” 149<br />

“Qui mi crucia mi strazia, e grave pure” 151<br />

• Sonetti con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“O gran momento in cui Morte divide” 149<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amor di Figlio, e non servil timore” 151<br />

“Dalla Terra, dal tempo, e dalla Morte” 150<br />

“Nel centro della Terra è una vorago” 150<br />

“Volgete a me, Somma del Ciel Regina” 152<br />

XXI. Francesco Maria di Campello (Logisto Nemeo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io te piangea da troppo acerbo fato” 152<br />

424


XXII. Luigi Bandini (Maurimbo Pirgense)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io moveva fanciullo il gregge appena” 153<br />

“Quel pastorel, che steso appiè del faggio” 153<br />

• Ode-canzonetta di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“A chi mai tesson gli amori” 154-7<br />

XXIII. Giuseppe Laureana (Mesamo Medamio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“E sarà ver, ch’io nella Età matura” 158<br />

“Perché di tua follia siegui l’ambasce” 158<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Finoché Roma si vantò regina” 159<br />

XXIV. Michele Giuseppe Morei (Mireo Rofeatico)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Laggiù del bosco nel orror più folto” 164<br />

“O chiunque Tu sia fra i Dei Celesti” 160<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Di mille destre, e mille età lavoro” 162<br />

• Sonetti (9) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Che importa a me se intorno a Cuma, e ad Ischia” 163<br />

“Di Popol denso, e d’aurea Pompa adorno” 163<br />

“Ho vinto, o Ninfe, o Pastorelli, ho vinto” 159<br />

“O degli altri Poeti onore, e lume” 165<br />

“O fiumicello, che fra sterpi, e sassi” 164<br />

425


“Presso alla Terra, ond’ebbe Adamo esiglio” 161<br />

“Un Orto chiuso, un salutevol Fonte” 161<br />

“Veggo l’ampia del Ciel esterna faccia” 160<br />

“Veggo nel mar fremente una barchetta” 162<br />

• Ode di undici strofe di endecasillabi e settenari: AabbccdD<br />

“Chiunque fra’ Pastori aspira al vanto” 165-8<br />

• Otto strofe di endecasillabi frottolati, chiuse da un distico di endecasillabi piani a<br />

rima baciata: A(a5)B(b5)C(c5)A(a5)BDD<br />

“Opre tutte d’Iddio, che dal niente” 168-70<br />

XXV. Bartolomeo Gaetano Aulla (Mitrindo Collide)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Da Te mio Dio, da Te Fonte primiera” 173<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Non telo disser cento fiate, e cento” 171<br />

“Oh quanto al Divin Sol ben si assomiglia” 172<br />

“Sbigottito Nocchier, cui ria tempesta” 172<br />

“Sgombrato da’ terrestri umidi veli” 173<br />

“Sovra Carro di gloria infra i minori” 171<br />

XXVI. Giuseppe Ercolani (Neralco Castrimeniano)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Un dì volai col mio pensier sul Monte” 178<br />

• Sonetti (11) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Chi è questa mai che dalla Terra ascende” 181<br />

“Due Donne ambo Divine innanzi al Trono” 176<br />

“Già presso è il fin del mio mortal viaggio” 184<br />

“Io dir vorrei cosa non detta ancora” 182<br />

“Io lo dissi gran Madre, e a dirlo io torno” 179<br />

“Parrà forse a talun, che quella spene” 185<br />

“Pria di Raccomandar lo Spirto al Padre” 179<br />

426


“Re de’ Spirti rubelli Angue d’Averno” 175<br />

“Se Voi Madre immortal non foste quella” 182<br />

“Sì sì Maria qual propria cosa, e quale” 185<br />

“Vergine eccelsa che alla Destra siedi” 176<br />

• Sestine liriche (5): ABABCC, CACABB, BCBCAA, ABABCC, CACABB,<br />

BCBCAA, ACC (o BCC)<br />

“Chi è fermato d’esaltare in Rima” 186-7<br />

“Quella che vanta per suo manto il Sole” 180-1<br />

“Sommo Padre, e Signor che regni in Cielo” 174-5<br />

“Stavami assiso sotto un verde lauro” 177-8<br />

“Vergine Madre che nel Tuo bel seno” 183-4<br />

XXVII. Muzio Scevola (Nevillo Aracinzio)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io so, che trae piangendo i mesi, e gli anni” 191<br />

“Mentre la Donna, ch’ha di me l’impero” 189<br />

“O Sagge Abitatrici d’Elicona” 188<br />

“Poiché, o Signore, ne lasciò dolenti” 193<br />

“Vergine bella, che di Sol vestita” 192<br />

• Sonetti (7) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al fin cangiaro i lieti dì la faccia” 192<br />

“Al mio pensiero è sì molesta, e dura” 189<br />

“Chi nel veder l’estremo Fato amaro” 193<br />

“O del valor gran Padre, o forte sdegno” 190<br />

“O piaggia, dove più che mai risorta” 191<br />

“Stava presso a gentil Ninfa Cupido” 188<br />

“Tu, che fosti, o Ruscel, coll’onda pura” 190<br />

• Ode-canzonetta di sette tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Senza l’onor de grappoli” 194<br />

• Ode-canzonetta di sei strofe di esastici doppi: a7b7s7b7c7c7 ; a7d7s7d7e7e7<br />

“O Nobil Donzelletta” 195-7<br />

• Ottave<br />

“Poiché non sdegni, o nobil’Euridìce” 197-200<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Se tu crudel non fossi, o Ninfa mia” 200-03<br />

427


XXVIII. Domenico Dionigi (Nigidio Misiate)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Orrido è il Mare allor che in alto spinge” 204<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“De Filistei crudel Gigante un giorno” 203<br />

“Un Mare io veggo di tempeste armato” 204<br />

XXIX. Giancarlo Passeroni (Niceno Alcimedonzio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Velen, che corso m’è di vena in vena” 205<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Parlar sol di rigor, di crudeltate” 206<br />

“Se mai pensato avessi o bella Nice” 205<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Se a la futura età mie rime andranno” 206<br />

XXX. Francesco Cenacchi (Nitidio Lisiaco)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di dieci stanze di endecasillabi e settenari: ABCABCcdEEDFfGG<br />

“S’io potessi ridire con parole” 221-6<br />

• Capitoli elegiaci (5)<br />

“D’uve vermiglie, e d’uve bionde riede” 214-6<br />

“O Fama di Callimaco onorata” 207-10<br />

“Posso io sperare, o mute rupi, e sorde” 218-21<br />

“Scendi dal carro, e non curar del giorno” 216-7<br />

“Vada alla guerra quei, che crede avere” 210-3<br />

428


XXXI. Gioacchino Pizzi (Nivildo Amarinzio)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Il trionfal vagito udissi a pena” 226<br />

“L’Uom, ch’è nato d’affanno, e di dolore” 227<br />

“O dell’eccelsa Etruria inclito Figlio” 229<br />

“O Teti, o Dori, o Galatea fugace” 231<br />

“Regga pure il Guerrier forte Michele” 228<br />

“Se il Franco Vate nel formar l’idea” 230<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco, che giù dall’albero vietato” 227<br />

“No, non s’erga all’Eroe Pira funesta” 230<br />

“Ritorna, o Roma, allo splendor primiero” 228<br />

“Se in Te, o Gran Prence, garregiar rimiro” 229<br />

• Terzine (4)<br />

“Desio di gloria, ch’a virtù conduce” 246-51<br />

“Fra il silenzio, e l’orror di notte oscura” 240-6<br />

“Io, che sull’ali d’immortal virtude” 231-2<br />

“Non era ancor spuntato il dolce lume” 232-40<br />

XXXII. Francesco Morso (Norildo Acheo)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di undici stanze di endecasillabi e settenari: ABcBbAcddeFeFGG<br />

“Arcadia Arcadia il cui gran Nome vola” 252-7<br />

XXXIII. Gaetano De Carli (Numicio Filosorgio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, DCD<br />

“Al sermon dolce, alle sante ire ardenti” 259<br />

429


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“Altri anderanno ad abitar foreste” 258<br />

“Certo, Resani, certo già tu festi” 259<br />

“Che fan qui gli archi stesi, e le colonne” 258<br />

• Ode-canzonetta di dodici strofe di doppi pentastici: s5s5s5s5a5t ; s5s5s5s5a5t<br />

“Quella, in cui videsi” 265-9<br />

• Ode-canzonetta di sei strofe di doppie sestine: s5s5s5s5s5a5t ; s5s5s5s5s5a5t<br />

“O Reno, or alzati” 269-71<br />

• Ode-canzonetta di otto strofe di doppi pentastici: s5s5s5s5a5t ; s5s5s5s5A11t<br />

“O Bella Vergine” 260-2<br />

• Inno di dodici sestine di settenari: s7a7s7s7s7a7<br />

“Voi Inni audaci, ed agili” 262-5<br />

• Terzine (2)<br />

“Ma qual poi rimarrà rifugio allora” 271-3<br />

“Spada, non fia giammai, che io taccia sempre” 274-7<br />

XXXIV. Ranieri Bernardino Fabbri (Odisio Licurio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O Selve, o Prati, o Valli, o gran Torrenti” 277<br />

“Quale il Naviglio, che per l’ampio Mare” 280<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“D’Europa al pianto, ah! crebbe il pianto mio” 278<br />

“Di semplice Fanciul non è follìa” 279<br />

“L’aurea etade al Nocchier sembra sull’onde” 279<br />

“Levar sull’Universo il gran pensiero” 278<br />

XXXV. Luigi Querini (Ormildo Emeresio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Dacché, del numer vostro (o splendor vero” 280<br />

430


XXXVI. Giovanni Battista Felletti (Palmerino Parebasio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O troppo altero, e rigoglioso Fiume” 281<br />

“Quel, che Patria gentil ora tu plori” 282<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Piangea il Villano, e ognun con lui piangea” 281<br />

XXXVII. Giacomo Mistichelli (Polimedonte Eutresio)<br />

N. testi: 27<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“No, non poteva il portentoso serto” 288<br />

“Qual? ... non già pace; che il sofferto danno” 290<br />

“Quel freddo sasso fra que’ due Cipressi” 287<br />

“Questa gran Pelle, che tu vedi appesa” 291<br />

“Se a pro dell’Uom tu sei la Nave eletta” 284<br />

“Sopra le nubi ai lati d’Aquilone” 283<br />

• Sonetti (18) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ancorché io sia rustico, e vil Pastore” 286<br />

“Dunque Israello potè andare esente” 285<br />

“Dunque sull’Arco non mai teso invano” 289<br />

“E ancor vivrò? disse due volte Elpino” 289<br />

“Felici voi Pastor, che lo vedeste” 285<br />

“Ho detto a Dorco, che m’aspetti al fosso” 292<br />

“Ier tra que’ folti salci, riva riva” 292<br />

“L’indomito pensier, che s’avvicina” 286<br />

“Non d’Archimede il sovruman pensiero” 290<br />

“Non di Dedalo è questo il Laberinto” 291<br />

“Nuovo pensier, che sopra le mortali” 282<br />

“O generosa su Destrier spumante” 294<br />

“Questa di squame armata, e di ferrigno” 293<br />

“Queste ghirlande di novelli fiori” 287<br />

“Se dai begli occhj della Vergin pura” 284<br />

“Sopra un de’ piedi tutto se librato” 293<br />

“T’arresta alquanto, o portentoso Auriga” 283<br />

“Vedi que’ Lauri già cresciuti al paro” 288<br />

431


• Ode di diciannove strofe (di lunghezza diversa) di ottonari variamente rimati.<br />

“Ancor io per farti onore” 294-300<br />

• Terzine<br />

“Qual Garzoncello affaticato, e lasso” 300-4<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: endecasillabi sdruccioli (1-141); terzine (142-71);<br />

due esastici di ottonari, ababcc (172-83); due sestine di endecasillabi e settenari,<br />

PPaaBB (184-95); sequenza di endecasillabi sdruccioli (196-202); strofa bipartita,<br />

a5b5s5a5 ; b5c5s5c5 (203-10); due strofe, a8b8a8b8c8c8d4d4e8f8e8f8g8g8 (211-38); ottave<br />

(239-54); strofa bipartita, abbaacc ; addaaee (255-68); sequenza di endecasillabi<br />

(269-305).<br />

“Affé! che sotto il tedioso incarico” 305-16<br />

XXXVIII. Marco Antonio Colonna (Protenore Attico)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“O di Magdalo onor, se in rime io voglio” 319<br />

“Qual veggo il Tebro andar lieto, e fastoso” 324<br />

• Sonetti (14) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al risuonar de’ bellici metalli” 320<br />

“Che di tua saggia impresa a dir m’accinga” 322<br />

“Desio d’onor, che sol virtù comparte” 317<br />

“Dov’è chi dice, che gentil Donzella” 323<br />

“Ite fastosi, o carmi, itene a volo” 321<br />

“Mio cor, che dici, avrem riposo un giorno” 318<br />

“Qualor rivolgo a te Germana il ciglio” 321<br />

“Si desti alfine il gran Cantor di Manto” 320<br />

“Signor, non istupir, se i giorni tuoi” 319<br />

“Sorge dall’Ocean la vaga Aurora” 317<br />

“Taci superbo Amor, non è tuo vanto” 324<br />

“Talora un bel desìo nell’alma io sento” 318<br />

“Trionfa ancor degli anni, e dell’obblìo” 322<br />

“Vergine saggia a coronar tuo merto” 323<br />

• Terzine<br />

“Qual meraviglia io sento in sen destarmi” 325-7<br />

432


XXXIX. Girolamo Sersale (Racilio Euboico)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Ahi Morte! ahi fatal colpo! ahi giorni miei” 328<br />

“Altro che Morte a togliermi d’affanni” 328<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Queste Rime infelici e questo pianto” 329<br />

XL. Antonio Gasparri (Rivisco Smirnense)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco ritornan sui Parrasij Colli” 330<br />

“O Gran Donna del Tebro invan rammenti” 331<br />

“Or che il Genio de’ Secoli vetusti” 333<br />

“Talora il Leon forte ha per costume” 332<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Quando il celeste Messaggiero eletto” 334<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Amore, e Genio s’abbracciar fra loro” 332<br />

“E ver, che Scipio col valor guerriero” 331<br />

“Mentre l’egro pensier più dell’usato” 330<br />

“Non è già ver, che ai prischi tempi Atlante” 333<br />

“Teti in udir ciò che d’Achille infante” 329<br />

XLI. Carlo De Sanctis (Sisimbro Tersiliano)<br />

N. testi: 16<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Donna, poiché per me non v’è più scampo” 340<br />

“E qual mai per l’aereo ampio sentiero” 339<br />

“Gerusalemme: e qual cieco furore” 338<br />

433


“Io vo dicendo al povero mio cuore” 340<br />

“La donna ria, che furibonda spira” 337<br />

“Saggio Mireo: chi fia che non rammente” 334<br />

“Signore, è ver, che l’opre eccelse, e chiare” 335<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Achille alfin morì: con questa mano” 336<br />

“Invano, iniquo spirto, or dall’orrore” 338<br />

“O Grecia, o Grecia, la tua forte mano” 335<br />

“O tu, che un dì dalle giocose Scene” 336<br />

“Se Giove, Giove, che il gran braccio armato” 339<br />

“Volgi a quel Tronco, che colà inalzato” 337<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Tel dissi pure mille volte: io t’amo” 341<br />

• Ode-canzonetta di tredici strofe (di lunghezza diversa) di distici di ottonari a rima<br />

baciata.<br />

“Io sovente, o Donzelletta” 341-5<br />

• Terzine<br />

“Dalle rupi di gel carche, e di brine” 345-9<br />

XLII. Vincenzo Cavazzi (Stellidio Frissanio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Egloga polimetrica e dialogica: terzine (1-106); ottave (107-38); due strofe di quinari<br />

ed endecasillabi, con schemi sasasbsbscscsdsdEEFF e sasaspspsbsbscscDDEE (139-<br />

78); terzine (179-84); due esastici di ottonari, aabbcc (185-96); strofa di endecasillabi<br />

e settenari, AbbCcDD (197-203); terzine (204-13).<br />

“Dove corri Dasmon con tanta fretta” 361-8<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-39); ottava (40-7); endecasillabi<br />

sdruccioli (48-59); distico di endecasillabi piani a rima baciata (60-1); terzine (62-<br />

71); endecasillabi sdruccioli (72-84); quartina (85-8); ottave (89-104); terzine<br />

sdrucciole (105-22); quartine di settenari ed endecasillabi, aabB e aaBB (123-30);<br />

esastico bipartito di settenari ed endecasillabi, abB ; acC (131-6); due strofe di<br />

settenari ed endecasillabi, abbaccdEed (137-56); due quartine di settenari, abba<br />

(157-64); due tetrastici, a7a7B11b7 (165-72); due quartine, a7a7b7B11 (173-80); due<br />

sestine, a7b7a7b7C11C11 (181-92); ottave (193-208); endecasillabi sdruccioli (209-<br />

16).<br />

“Giuro pel Santo Pane che a Narindo” 353-60<br />

434


• Egloga dialogica: terzine (1-88); endecasillabi frottolati (89-112); terzine (113-22).<br />

“Tutto d’Arcadia il venerando Coro” 349-53<br />

XLIII. Domenico Ferrari (Tamirisco Falonetide)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Io non ti chieggo il Sol, di cui t’ammanti” 369<br />

“L’onda ministra del gran Dio possente” 370<br />

“Ond’è, che dell’Arcadico soggiorno” 371<br />

“Vedi in quel solitario ermo soggiorno” 370<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Appena sorge la vermiglia aurora” 368<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“Se il vago Sol d’accesi raggj altero” 369<br />

XLIV. Giuseppe Bini (Tegeso Acroniano)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“È Monarchìa, benché, come discerno” 372<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Gente già eletta, or Plebe vil, che a sdegno” 371<br />

“Io vidi un giorno, o di veder credei” 373<br />

“Sazio di vagheggiar beltà mortale” 372<br />

XLV. Francesco Di Napoli (Terimbo Manturese)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Se aggio sviato mai rigida Jole” 373<br />

435


XLVI. Luigi Zappi (Tirsillo Erinnidio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Forse o Signor l’ultima volta è questa” 374<br />

“Vidi l’Arcadia avvolta in bruna veste” 375<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, DCD<br />

“Ambo i Tritoni in mezzo al Mar spumante” 374<br />

XLVII. Filippo Maria Pirelli (Doralbo Triasio)<br />

N. testi: 33<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“A che rimembri Amor l’alte tue prove” 384<br />

“Da l’intenso tormento, ond’io mi doglio” 381<br />

“Rara gloria da l’armi in prìa v’offerse” 378<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Con tale acerbo, e sì vario tormento” 379<br />

“D’allor ch’ i’ fui del mortal colpo anciso” 377<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“Amor, se la mia vita incendi, e chiudi” 389<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Se mai da’ lunghi, e rei strazj di morte” 392<br />

• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cantai con dolci note il lume adorno” 391<br />

“Entro io mi struggo al vostro alto e divino” 376<br />

“LELIO, è ben ver che a l’amorosa corte” 386<br />

“Mentr’io con sì dolente, e trista voce” 390<br />

“Muse, che ne la mia più verde etate” 392<br />

“Non ch’io fugga da voi, Donna, lontano” 377<br />

“Occulte insidie ad ambeduo noi tende” 385<br />

“Quando Amor m’invescò tenero ancora” 388<br />

“Quel pianger mio, che da l’incendio ardente” 378<br />

“Queste, che un dì del mio duro destino” 391<br />

“Se i versi, e sospir miei forza non hanno” 380<br />

“Sì ch’io brev’ora almen dal duro artiglio” 388<br />

436


“Spirto gentil, che i lievi e presti vanni” 387<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ampia al mio cor mercede è sol ch’io miri” 387<br />

“Dal dì, che ’n fin del mio pugnar già stanco” 380<br />

“Fra quanti intorno al suo gran carro accolse” 376<br />

“Quel bel viso, che a duolo, e a pianto sfida” 385<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Amor, che a spirar fiamme entro al mio seno” 384<br />

“Dolce un tempo, e gentil, quanto più lice” 390<br />

“Questa, ch’ebbe ne l’Asia ancor suo regno” 375<br />

“Sai quanti miei pensier corsero al vento” 389<br />

“Se co’ begli occhi al mio languir discenda” 386<br />

“Se da’ primi anni miei tua forte mano” 381<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“China, e solinga a’ tuoi dì tristi, e neri” 379<br />

• Canzone di sette stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCaBCcDeDEdEfF<br />

/ aBAbAcC<br />

“Io canterò d’Amor, sì che gl’inganni” 395-8<br />

• Canzone di cinque stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCcdABEdE /<br />

ApA<br />

“S’udrete un dì, che ’l dispietato e rio” 393-4<br />

XLVIII. Giampietro Zanotti (Trisalgo Larisseate)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Questi, che agli occhi or parmi aver presenti” 399<br />

XLIX. Guido Riviera (Ugildo Oronteio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Questo è dei Vati l’immortal ricetto” 399<br />

437


L. Francesco Maria Ricci (Zitalce Melenidio)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Con qual mai larga vena i raggi suoi” 405<br />

“Così parlò, così di zel s’accese” 402<br />

“Costui, ch’ha in terra onor d’Ara, e di Tempio” 403<br />

“Le nemiche ingannò Schiere Toscane” 404<br />

“Non quel, che in Mar via non usata aperse” 403<br />

“Tal di beltà vegg’io luce in Costei” 405<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Dunque, o terribil Dio, dunque dell’empio” 402<br />

“Se a quel, che m’arde in cor, puro disìo” 400<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dal profond’antro, ove sempr’orrid’ombra” 401<br />

“Nel monte, Armento mio, vanne a tua voglia” 401<br />

“Or dimmi: ov’è la tua vittoria, o Morte?” 400<br />

“Poiché il pomo fatal morse Colei” 404<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. 406-26.<br />

438


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO DECIMOTERZO | A Sua Eccellenza il Signor<br />

Conte | JACOP’ANTONIO | SANVITALE | Cavaliere degli Ordini di S.M.<br />

Cristianissima. | (impresa dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne,<br />

con il motto “Gli Arcadi”, incluso in una corona di alloro e di pino) | IN ROMA 1780.<br />

PRESSO PAOLO GIUNCHI. | Con Licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Gioacchino Pizzi custode generale (Nivildo Amarinzio) a Jacopo Antonio<br />

Sanvitale, pp. V-XI.<br />

Ai leggitori, pp. XII-XIII.<br />

Imprimatur, permessi di stampa e protesta degli autori, pp. XIV-XVI.<br />

I. Pellegrino Salandri (Alceste Priamideo)<br />

N. testi: 48<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (21) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Da l’ardente meriggio arsa la gota” 7<br />

“Dal Mar respinto e d’alte piogge carco” 15<br />

“Deh t’arresta per poco, ove torreggia” 17<br />

“E tardi ancor? forse t’arresta il pianto” 23<br />

“Felice te, che ne l’età più acerba” 4<br />

“L’agile danza, che tra i Mimi Achei” 3<br />

“Langue Teresa; che Giustizia, stanca” 15<br />

“Lungo il solcato trionfal sentiero” 20<br />

“No, Clori, de’ tuoi pregi altri non canti” 2<br />

“Pietro, la cui mercé l’Itale scene” 14<br />

“Più che leggiadra sei, più che vezzosa” 5<br />

“Qual s’alza simulacro a me davante” 23<br />

“Questa è Colei, che già col piè la balda” 25<br />

“Salve Italica Atene, a cui d’intorno” 18<br />

“Se l’alme de’ Monarchi, e i lor natali” 9<br />

“Spenta non è la tua virtude antica” 12<br />

“Stenda inopia se può l’ali nemiche” 22<br />

“Stendea l’opaco velo in fronte al giorno” 19<br />

“Stendete a l’augurata urna la mano” 17<br />

“Sul fatal varco, onde si giunge in questa” 6<br />

“Vidi il Tempo agitar la fatal’urna” 12<br />

• Sonetti (26) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi mi si oscura il Cielo, e ’l tuono mugge!” 8<br />

“Alza Titiro il capo, e amor gli nasce” 25<br />

“Cantar che giova, se quand’io sotterra” 1<br />

439


“E qual Diva è Costei, che in sen l’accoglie” 4<br />

“Forma Scultor su l’onorata pietra” 21<br />

“Grifagno Augel, chiuso tra fronda e fronda” 6<br />

“Il Condottier del giorno in seno a gli ampi” 14<br />

“Il forte è questo a gli avi tuoi sì caro” 21<br />

“L’anima in noi reina e prigioniera” 2<br />

“L’Ombra de l’Alighier bieca guatando” 13<br />

“Leva, o gran Verbo, per un solo istante” 11<br />

“Menzogna e frode impallidiro quando” 16<br />

“Mira, Signor, come mi pesi al core” 5<br />

“Nuovi danni a sé stessa, e nuove offese” 3<br />

“Oh come acerbo mi divenne il santo” 16<br />

“Oh qual d’ombre coperta oscure e crebre” 10<br />

“Pingi, Euterpe, l’Eroe: di virtù viva” 13<br />

“Quale un giorno sarà l’adulta speme” 20<br />

“Quando a l’Eliso la gran Donna scese” 7<br />

“Sospir traendo da la gelid’anca” 9<br />

“Te pur riveggio, e umìle a te mi prostro” 11<br />

“Tratto Noè fuor de l’antico legno” 8<br />

“Veggo l’anima sua, veggo che brilla” 24<br />

“Vide Eridano a l’opra agili e pronte” 18<br />

“Vidi l’Austriaca Donna, e tal mi prese” 19<br />

“Vieni aspettata in Ciel, vieni gran Diva” 24<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Le figlie de le Grazie e del disìo” 10<br />

II. Camillo Zampieri (Alceta Eseno)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Gran Dio, di cui son dono i buon desiri” 27<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Del quinto Pio l’alma tra i Divi accolta” 26<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Le nere querce, che fann’ombra e vesta” 27<br />

“Non lungi al marmo, ove col sacro editto” 26<br />

“Quando l’ira di Dio stanca non puote” 28<br />

• Ode-canzonetta di sedici esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Care luci del mio Bene” 30-3<br />

440


• Ode di otto strofe di settenari ed endecasillabi: abbAacdcd<br />

“Aquilon procelloso” 28-30<br />

III. Gregorio Casali (Aminta Orciano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Che fate in questi orrori, estremi avanzi” 36<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Angeli eterni, dappoiché soggiorno” 35<br />

“Fier Mal, che porti a i lassi membri doglia” 36<br />

“No il muto armento abitator de l’acque” 34<br />

“Sempre, ch’io riedo a te, vedova soglia” 35<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, EDE<br />

“Padre Neutòn, che in la superna chiostra” 34<br />

IV. Angelo Rota (Arcesindo Menalio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta di trentotto tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Leggiadra alma Calliope” 37-41<br />

• Ode di undici strofe bipartite: a7b7a7b7s7s7C11t ; d7e7d7e7s7s7C11t<br />

“E perch’io dunque in parte” 42-6<br />

V. Cesare Franchini Taviani (Arcesio Iziano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Felice te, che al fianco tuo sì forte” 47<br />

“Sì fieri pianti un dì su le triste orme” 48<br />

441


• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quel dì d’oscura tinto orribil ombra” 48<br />

“Quel dì funesto, in cui di bruno ammanto” 49<br />

“Tu che su i Toschi fiumi imperi, e ’l freno” 49<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Levami il mio pensiero oltre il soggiorno” 47<br />

VI. Giuseppe Luigi Pellegrini (Armeste Pelopide)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ode di dieci strofe bipartite: p7a7a7B11t ; p7c7c7B11t<br />

“Di larga messe ingordo” 50-2<br />

• Ode di venti strofe bipartite: s7a7a7B11t ; s7c7c7B11t<br />

“Perché la Dea, che a Pindaro” 52-7<br />

VII. Angelo Mazza (Armonide Elideo)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quand’io ripenso a le stagioni andate” 60<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dopo le tante, vigilate e sparte” 58<br />

“E giudizio di padri, e lungo d’avi” 59<br />

“Perché s’emendi il rio tenor de’ tempi” 59<br />

“Pigra Filosofia, che veli e fasci” 60<br />

“Signor, che imprimi inimitabil orme” 58<br />

• Ode-canzonetta di quattordici tetrastici: s7a7s7a7<br />

“O graziosa e placida” 61-5<br />

• Ode: dieci strofe, con schema s7a7s7a7b7s7b7 (1-70); strofa bipartita, a7sb7sa7sb7sc7t ;<br />

d7se7sd7se7sc7t (71-80); terzine di endecasillabi faleci (81-104); endecasillabi<br />

sdruccioli (105-59); strofa di endecasillabi e settenari, ApaBbPccdD (160-9).<br />

“O del più limpid’etere” 65-70<br />

442


• Odi (2) di pentastici doppi: a7s7A11s7B11t ; s7S11s7s7B11t<br />

“Non è di mente Achea” (9) 73-7<br />

“Se buon lavor di cetra” (10) 71-3<br />

• Endecasillabi sciolti distribuiti in cinque strofe di lunghezza diversa.<br />

“Di Te grand’opra, e variata immago” 77-82<br />

• Ottave sdrucciole<br />

“Or che le mura cittadine avvampano” 82-92<br />

VIII. Luigi Godard (Cimante Micenio)<br />

N. testi: 11<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (5) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi questo è il vorticoso orrido speco” 93<br />

“Come da Boreal soffio percossa” 95<br />

“Feroce il guardo, d’Acheronte avaro” 94<br />

“Franto a morte lo stral, che in Lete tinse” 95<br />

“Quando sul Tebro il fier Caton già sazio” 93<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Giuro per l’Avernal Letea palude” 94<br />

• Ode di quattordici strofe di settenari: ababacdcd<br />

“O de l’uman pensiero” 101-5<br />

• Ode di quindici esastici doppi: s7a7s7a7s7b7t ; s7c7s7c7s7b7t<br />

“Se vuoi, Greca Melpomene” 96-101<br />

• Ottave<br />

“Torbido Veglio guidator de gli anni” 106-9<br />

• Ottave sdrucciole<br />

“E dov’è la celeste arpa di Davide” 110-3<br />

• Endecasillabi sciolti dislocati in cinque strofe di lunghezza diversa.<br />

“Torvo d’abisso Condottier, che siedi” 113-8<br />

IX. Carlo Innocenzo Frugoni (Comante Eginetico)<br />

N. testi: 17<br />

443


Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ferocemente la visiera bruna” 120<br />

“Foco eran l’ale folgoranti, ed era” 121<br />

“L’Angelo ahi veggo: odo l’orribil tromba” 122<br />

“Tre volte intorno sopra il capo rota” 120<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DEC<br />

“Se talor quercia, che ne l’Alpi pose” 124<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Naviga il viver mio per queto e piano” 119<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CED<br />

“O pieno di salute, o pien d’impero” 121<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Questo è il beato Ciel? questa è la sede” 123<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quando il gran Scipio da l’ingrata terra” 119<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Avrem più questa sì ostinata e sorda” 122<br />

“La man, che a suo piacer tempra il futuro” 124<br />

“S’apre l’ampia vorago: ardon là cinte” 123<br />

• Ode-canzonetta di sette pentastici doppi: a5p5a5p5b5t ; p5c5c5p5b5t<br />

“Mia Clori, vieni” 125-7<br />

• Ode-canzonetta di nove strofe bipartite (pentastico e tetrastico): a7tp7a7tt7b5 ; c7tc7tt7b5<br />

“Clori, mio dolce ben” 127-9<br />

• Ode-canzonetta di due strofe bipartite (tetrastico e tristico), p8a8a8c8t ; b8b8c7t (1-7 e<br />

33-9), e cinque con schema p8d8d8e7te7t (8-32); il v. 7 è ripetuto alla fine di ogni<br />

strofa.<br />

“Ben venuto il pampinoso” 130-1<br />

• Ode-canzonetta di sette strofe doppie: a4a8b4b8c8t ; d8d8c8t<br />

“Lascia il bosco” 131-3<br />

• Endecasillabi sciolti distribuiti in cinque strofe di lunghezza diversa.<br />

“Tanti, o Bernieri, son per tutto, il sai” 133-6<br />

444


X. Maria Maddalena Morelli Fernandez (Corilla Olimpica)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quando, alma mia, da la prigion dolente” 137<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Rotta è la cetra, e l’Apollinea fronde” 139<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Iddio, che impera a l’universo intero” 136<br />

“Oimè infelice! Che più temo, o spero?” 137<br />

“Santa Religion, dentro il mio core” 138<br />

“Scese dal Ciel su bianca nuvoletta” 138<br />

XI. Giuseppe Parini (Darisbo Elidonio)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abtbta, abtbta; cdc, dcd<br />

“Rondinella garruletta” 146<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quella pianta gentil, ch’avea battuta” 143<br />

“Sì vaga pianta, e sì gentile avea” 142<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Quand’io sto innanzi a que’ due lumi bei” 140<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Accendi il foco, Elpin, mentr’io mi bendo” 143<br />

“Ahi quante, ahi quante di pietate ignudi” 142<br />

“Colei, Damon, colei che più d’un angue” 144<br />

“Ecco Bromio, Pastori, ecco Lieo” 141<br />

“Né d’erba, né di rio vaghezza prende” 145<br />

“Questa, che or vedi, Elpin, crinita stella” 140<br />

“Sciogli, Fillide, il crine, e meco t’ungi” 144<br />

“Virtù donasti al sol, che i sei pianeti” 139<br />

• Sonetto di endecasillabi faleci: ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O Sonno placido, che con liev’orme” 145<br />

445


• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Che pietoso spettacolo a vedersi” 141<br />

• Ode di undici strofe: s7a7s7a7b7c7tb7c7t<br />

“Perché turbarmi l’anima” 146-9<br />

XII. Saverio Bettinelli (Diodoro Delfico)<br />

N. testi: 13<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ben veggio, ove ch’io vada, i segni aperti” 150<br />

“Signor, del Mincio in su la destra riva” 152<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Ahi quante volte Anglico pino ardito” 152<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“Poiché al fin de l’incerto aspro cammino” 153<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Attila quando al mal tentato ponte” 151<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Io del secol fuggii la perfid’onda” 151<br />

“Pellegrin vago, a piè de la montagna” 154<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Dal roseo nembo, ove il sol crea le bionde” 150<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Quest’è la mano immacolata e pura” 153<br />

“Mentre spiegate le purpuree penne” 149<br />

• Ode di diciassette sestine di settenari: ababcc<br />

“Certo l’Aonie Dee” 158-61<br />

• Ode di diciotto strofe di tetrastici doppi: p7a7a7b7 ; p7c7c7b7<br />

“Benché giurai su l’arco” 161-6<br />

• Ode di diciotto sestine bipartite: s7a7B11t ; a7s7B11t<br />

“Possente Diva elettrica” 154-7<br />

446


XIII. Carlo Castone Della Torre di Rezzonico (Dorillo Dafneio)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (14) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Bronzo guerrier, che l’aria tutta intorno 170<br />

“Col sole il giovinetto anno sorgea 166<br />

“Dal gelido Trion le procellose 169<br />

“Del livido torrente ecco la riva 170<br />

“Infino al petto uscì Trebbia de l’onda 173<br />

“L’Alma lucente, che le ferree porte 171<br />

“Neve non tocca in fredde Alpi la veste 171<br />

“O Dea, cui son le molli fasce in cura 173<br />

“O de l’opaca terra umida figlia 172<br />

“Qual mai m’udì sul colle aura pietosa 167<br />

“Questo, che in lungo pueril lamento 169<br />

“Su le agitate penne ancor non era 167<br />

“Te, non ben anco a morbo aspro ritolta 168<br />

“Vergine, o tu che al minacciato scorno 172<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“D’onde, gentil Pittrice, uscì l’idea” 168<br />

• Ode di tredici strofe bipartite: s7a7a7b7t ; s7c7c7b7t<br />

“Ascolta, o sonno, o placido” 174-7<br />

• Ode di ventisette quartine: s7a7s7a7<br />

“Al fin de l’arsa Semele” 177-80<br />

XIV. Jacopo Antonio Sanvitale (Eaco Panellenio)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Gloria, che in Dio può solo aver sua stanza” 181<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Qual, togliendo a la notte il velo oscuro” 183<br />

“Quell’io de’ Filistei flagello e scorno” 183<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“De la micidial fraterna pugna” 184<br />

447


“Ecco egli è giunto, o Simeon, quel giorno” 182<br />

“Non già, non già perché di macchia lorda” 182<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Tutto sente d’Amor l’immensa forza” 181<br />

• Ode di ventisei tetrastici: a7b7ta7b7t<br />

“La florida vecchiezza” 184-7<br />

• Canzone di diciotto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: AbAabCDCDEE /<br />

AbAbCC<br />

“In quel sì amaro e memorabil giorno” 187-94<br />

XV. Anton Maria Perotti (Egimo Afroditico)<br />

N. testi: 14<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alta è già l’urna su l’Insubre sponda” 198<br />

“Il nome di Teresa è un nome altero” 198<br />

“Oh Grazia, e che non puoi? trionfi d’alto” 196<br />

“Onnipotente Dio tra i forti invitto” 195<br />

“Quel volator più, che scorrente piede” 199<br />

“Superba morte, ah no che ugual tua possa” 199<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi questo d’Imeneo frutto si coglie” 196<br />

“Al nascer tuo fu tra gli Dei diviso” 200<br />

“Di cinque Eroi l’almo tuo grembo onusto” 197<br />

“Tu del Romano impavido Pompeo” 200<br />

“Vasta, nuda, infeconda e pigra arena” 195<br />

“Vespa ronzava al vago orecchio intorno” 197<br />

• Ode di trentotto sestine: s7a7s7a7b7b7<br />

“Nel rozzo mio tugurio” 201-8<br />

• Ode di ventitré sestine: a7s7a7b7s7b7<br />

“Selve d’Arcadia liete” 208-12<br />

XVI. Giuseppe Maria Pagnini (Eritisco Pileneio)<br />

N. testi: 12<br />

448


Genere metrico:<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abba, abba; cdc, cdc<br />

“Non è ver, che armato Orfeo” 218<br />

• Sonetto anacreontico di ottonari: abba, abba; cdc, dcd<br />

“Già pien d’anni il buon Sileno” 218<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dio parla, e ’l suon de le possenti note” 213<br />

“Poiché deposto il fral terreno incarco” 216<br />

“Veggio al gran Dio mirabil tazza in mano” 215<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, DCE<br />

“Se per condurre oltre il prescritto segno” 217<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Pur tu fuggendo al successor comparti” 215<br />

“Tu che l’agili piume impazienti” 214<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, CDC<br />

“Al mobile s’appressa ondoso piano” 214<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Tu, cui di Pindo il doppio giogo è sacro” 217<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Poiché d’usberghi e Latin elmi infranti” 216<br />

“Vigna di dolci elette uve feconda” 213<br />

XVII. Antonio Perabò (Ermonide Epirio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Di suo corso mortale allor che vede” 219<br />

“Misera Umanità! chi porge aita” 220<br />

“Quando vedrò l’aspre catene infrante” 220<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Oh come in fronte al buon Mian traluce” 219<br />

449


XVIII. Agostino Paradisi (Falimbo Tilangiense)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Su questo legno, ostia d’amor sé stesso” 221<br />

• Ode di diciannove strofe di settenari: ababcdcd<br />

“A Te che siedi immota” 225-30<br />

• Ode di venti esastici di settenari sdruccioli (due schemi metrici: saasbb e sasabb).<br />

“Chi può tacer? si scotono” 238-41<br />

• Ode di sette strofe bipartite: s7a7s7a7s7b7t ; s7c7s7c7s7b7t<br />

“Al freddo sasso, al nobile” 235-8<br />

• Ode di sedici strofe di settenari ed endecasillabi: aBaBcdcd<br />

“Ed io del canto amica” 221-5<br />

• Ode di dieci strofe: a8b8a8b8c8d8d4c8<br />

“Se leggiadra oltre il costume” 230-3<br />

• Ode di diciassette strofe saffiche: A11B11A11b7<br />

“Bella Felicità, dov’hai tu sede” 233-5<br />

• Ottave sdrucciole<br />

“Cantate, o sacre Muse. A voi rispondono” 242-5<br />

XIX. Giacomo Alessandro Calvi (Felsineo Macedonico)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Tunisi ancora, e l’empia Algier pe i vasti” 245<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Dacché Morte crudel la fredda mano” 246<br />

“Neri, s’è ver, che in questi aprici seggi” 247<br />

“Veggo l’aurata cuna e ’l regio altero” 246<br />

450


XX. Giovanni Battista Vicini (Filidoro Meonidense)<br />

N. testi: 15<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del più amoroso cigno, e più gentile” 252<br />

“L’elmo si trasse da la testa bionda” 247<br />

“Orribilmente il mar fuor del mar esce” 248<br />

“Quantunque l’orme tue superbe antiche” 248<br />

“Qui dove arida felce, e sterpo ed erba” 251<br />

“Sul Colle, che da l’alta Alba si noma” 252<br />

“Tu fra mille donzelle il crin spiranti” 251<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Del fiume Babilonico a la sponda” 250<br />

“Non del piacere in su la molle traccia” 253<br />

“O sole, o luna, o tu pruina e gelo” 249<br />

“Qui dove surse un dì famosa reggia” 250<br />

“Sionne, il divin sdegno in volto acceso” 249<br />

• Ode di doppie quartine (13): s7a7a7b7t ; s7s7s7b7t<br />

“Mentre, o vezzosa Egeria” 253-6<br />

• Ode di undici stanze di endecasillabi e settenari: aBABCdCDEE<br />

“Non l’aver Padre un Giove” 256-60<br />

• Terzine<br />

“Ecco il Lione da la fulva chioma” 260-6<br />

XXI. Aurelio Bernieri (Iperide Foceo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quel Dio, che solo fa splendere eletta” 266<br />

• Ode di tredici sestine: s7a7s7a7b7b7<br />

“Non è, non è l’Iliade” 267-9<br />

451


XXII. Lorenzo Fusconi (Labisco Teredonio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sceso Giuseppe dal suo fral diviso” 270<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Giunta del Precursor l’alma severa” 270<br />

“Venne, girò tre volte orrido il guardo” 271<br />

• Terzine<br />

“Per gli atrj immensi e le purpuree sale” 271-5<br />

XXIII. Ludovico Savioli Fontana (Lavisio Eginetico)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sollevava dal Gange il roseo petto” 276<br />

“T’è scudo un Nume; ei la mortal saetta” 276<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“E qui lontano da la patria ingrata” 277<br />

• Ode di sei strofe (le ottave dispari presentano lo schema pApApbPb, mentre le pari<br />

recano il modulo pApApbpB).<br />

“Ardea per l’auree spire” 277-8<br />

• Canzone di cinque strofe e congedo di settenari e endecasillabi: aPBAPBpcPCdpd /<br />

Abab<br />

“Da le porte vermiglie” 279-81<br />

XXIV. Vincenzo Corazza (Licinio Foloniano)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Venti strofe (di lunghezza diversa) di endecasillabi sciolti.<br />

“Già la Stigia palude e i lenti gorghi” 281-94<br />

452


XXV. Melchiorre Cesarotti (Meronte Larisseo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“O de la notte soporoso figlio” 296<br />

“Puro sereno ciel che i sguardi alletta” 295<br />

“Santo dover, tu di terren diletto” 294<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“M’ama la Ninfa mia, l’attesta e ’l giura” 296<br />

“Tal forse apparve avvolta in negro manto” 295<br />

• Undici strofe (di lunghezza diversa) di endecasillabi sciolti.<br />

“Tempo già fu che le celesti Muse” 297-316<br />

XXVI. Lorenzo Rondinetti (Nidasio Leuttroniense)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Arbore avventurosa, arbor sublime” 317<br />

“Innanzi a l’atra aquilonar tempesta” 319<br />

“Languìa l’altero, indomito Affricano” 318<br />

“Quando ne l’Astro, che per lui si accese” 319<br />

“Quando vide Satan Morte veloce” 318<br />

“Questo vago fanciul, che se le piume” 317<br />

XXVII. Gioacchino Pizzi (Nivildo Amarinzio)<br />

N. testi: 21<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi perché ti vid’io, perché cortesi” 321<br />

“Qual se per arte, o per destino ignoto” 327<br />

“Tacita notte, che le fosche piume” 324<br />

453


• Sonetti (13) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma che levi a la celeste sfera” 323<br />

“Che fortuna da me, che vuole Amore” 321<br />

“Cinto di luce in atto trionfale” 326<br />

“Come augel, che nel nascere la spoglia” 322<br />

“Dal vasto sen de l’Ocèan spumante” 326<br />

“Non pingo un Dio, che a corso obbliquo e tondo” 323<br />

“O speme, o gloria del Romano impero” 327<br />

“Più non ha il mio pensier forza, né piume” 320<br />

“Pompeo non già, che la Latina sorte” 325<br />

“Quando il buon Genio di mia sorte amico” 320<br />

“Quando Tullia con fronte alta e sicura” 325<br />

“S’erge in aprico suol pianta frondosa” 324<br />

“Un alto io misi e doloroso grido” 322<br />

• Ode di quindici strofe di settenari: ababcdcd<br />

“E qual cagion t’arresta” 328-31<br />

• Terzine (4)<br />

“Là dove eresse il fortunato Augusto” 342-7<br />

“Nel giorno infausto, che ravvolse insieme” 348-53<br />

“Pien de la tetra vision funesta” 337-42<br />

“Sdegno e ragion entro al mio cor ristretti” 332-7<br />

XXVIII. Alfonso Varano (Odimo Olimpico, Odinto Taliadeo)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Che guardi e pensi? Squallid’urna algente” 354<br />

• Egloga dialogica di terzine<br />

“Appiè del simulacro di Diana” 354-60<br />

• Terzine<br />

“Io mi rivolgo a chi mi siegue, e grido” 360-72<br />

XXIX. Annibale Mariotti (Orminto Gnossiano)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

454


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Poiché l’aquila augusta al gran tragitto” 372<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Qui la Reggia di Menfi: e a’ Dei temuti” 373<br />

XXX. Antonio Cerati (Parmenio Dirceo)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Strofe saffiche (20): A11B11A11b5<br />

“Gran Dio, pietà! Co l’umil core afflitto” 374-7<br />

• Ode di dieci quartine di endecasillabi: ABBA<br />

“Non ricusa, Signor, non si ritira” 373-4<br />

XXXI. Francesco Algarotti (Polianzo Dorico)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“O di selve e di ninfe, o d’odorate” 377<br />

“Spirto felice, onde pur è che questa” 378<br />

• Canzone di sette strofe bipartite: a7s7A11s7B11t ; s7S11s7s7B11t<br />

“Già due volte col Sole” 378-80<br />

XXXII. Ippolito Pindemonte (Polidete Melpomenio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Ottave<br />

“Grazie al propizio ciel. Contrario il fato” 380-5<br />

455


XXXIII. Iacopo Agnelli (Rimero Celenio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Il regno tutto de’ Poeti io sfido” 386<br />

“La terribil di Dio spada guerriera” 386<br />

XXXIV. Francesco Soave (Sargesio Cretense)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Apre il fiero Selim le vele al vento” 387<br />

• Ode di cinque esastici bipartiti: a7s7b7t ; a7s7B11t<br />

“Corron, Filippo, gli anni” 388-9<br />

• Ode di sette esastici bipartiti: s7a7b7t ; a7s7B11t<br />

“De le vivaci immagini” 387-8<br />

XXXV. Durante Duranti (Senarte Linnatico)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Nel sentier di virtù securi e presti” 391<br />

“Notte non scorre mai, Donna, né giorno” 391<br />

“Se di nube talor turba e confonde” 392<br />

“Se spesso in vita non ti furo a sdegno” 390<br />

“Sparsa d’insidie e perigliosi inciampi” 392<br />

“Tu che l’atro velen sparger non temi” 390<br />

XXXVI. Prospero Valeriano Manara (Tamarisco Alagonio)<br />

N. testi: 9<br />

456


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Cessa, bronzo lugubre, il tristo metro” 395<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“A che pur tardi, e lenta urtando vai” 394<br />

“Luce improvvisa il cieco aere accese” 395<br />

“Quando la noja del cammin già corso” 393<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Dove il breve cammin di nostra vita” 394<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Fernando, il sai, non dove ardea gemmato” 393<br />

• Odi (2) di tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Dircea cetera eburnea” (28) 398-402<br />

“Dolce Armonia, che ’l vario” (20) 396-8<br />

• Egloga dialogica di terzine.<br />

“Se v’ha cui Febo ornarsi il crin non vieti” 402-06<br />

XXXVII. Antonio Maria Vannucchi (Teleio Focidense)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Giunto Cesare al soglio, ove s’asside” 407<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Gran Donna, onor del Reno, onor di quella” 407<br />

XXXVIII. Luigi Rondinelli (Tereo Ciparissio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dal soglio augusto, ove immortal ti assidi” 408<br />

“Se di virtù l’inessiccabil fiume” 408<br />

457


XXXIX. Aurelio de’ Giorgi Bertola (Ticofilo Cimmerio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Le Grazie a l’aurea cuna eran custodi” 409<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Sorgi Micon: l’aurora porporina” 409<br />

• Ode di ventitré quartine: s7a7s7a7<br />

“È pronto già su l’Adria” 410-2<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [413-34].<br />

458


RIME | DEGLI | ARCADI | TOMO DECIMOQUARTO | A sua Eccellenza il Signor |<br />

DON BALDASSARE | ODESCALCHI | Duca di Ceri, Commendatore dell’Ordine |<br />

Reale di S. Stefano d’Ungheria, Ciam- | ber. di S.M.I.R.A. & c. & c. | (impresa<br />

dell’Accademia dell’Arcadia: il flauto di Pan a sette canne, con il motto “Gli Arcadi”,<br />

incluso in una corona di alloro e di pino) | IN ROMA 1781. Presso Paolo Giunchi. | Con<br />

Licenza de’ Superiori.<br />

Dedica di Gioacchino Pizzi custode generale (Nivildo Amarinzio) a Baldassare<br />

Odescalchi, pp. V-XV.<br />

Imprimatur e permessi di stampa, p. XVI.<br />

I. Giuliano Cassiani (Acasto Larissiano)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, ECD<br />

“Diè un alto strido, gittò i fiori, e volta” 2<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Desto al fragor, tremar la Stigia riva” 3<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDC, EDE<br />

“Guazza e tempra nel fonte, a cui fan sponda” 4<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Sovra lo sposo al guardo suo disdetto” 5<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“La pudica gelò d’alto ribrezzo” 4<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Toro Acheloo si fe’, visto che invano” 5<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Vien, qui siedi: a l’Ebreo garzon diletto” 3<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, ECD<br />

“Del figlio al grido, che del suo piacere” 2<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, EDC<br />

“Appiè del Tronco, in che purgar dovea” 6<br />

“Poiché del Genitor la via non tenne” 1<br />

459


II. Leopoldo Camillo Volta (Acato Evoetico)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del Mincio in riva, e in mezzo i fiori e l’erba” 6<br />

“Io vo narrando, ovunque il duol mi mena” 7<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Povero cor, qual astro rio, qual fato” 8<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Cura, che da l’abisso imo d’Averno” 9<br />

“Quel flebil Rio, che urta fra sasso e sasso” 8<br />

“Se per aver pietà convien ch’io pera” 7<br />

III. Carlo Valenti Gonzaga (Adimanto Autonidio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Sciolto già son da l’amoroso impaccio” 10<br />

“Vate son io: e il mio parlar non erra” 12<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Pianto, che sgorghi da le mie palpebre” 10<br />

“Questa mia Cetra, che negletta tace” 11<br />

“Talora lusingando il mio pensiero” 11<br />

“Tornami a mente quel fatal momento” 9<br />

• Terzine (3) di endecasillabi faleci<br />

“Da le Cimmerie profonde grotte” 13-4<br />

“Leggiadra Silvia, perché severa” 12-3<br />

“Tua bella immagine, o cara Dori” 14-5<br />

• Terzine<br />

“Qual uomo oppresso d’affannosa febre” 15-6<br />

IV. Appiano Buonafede (Agatopisto Cromaziano)<br />

N. testi: 16<br />

460


Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Notte non mai percossa da baleno” 22<br />

“Se opposti studi, e idee nimiche e crebre” 19<br />

“Se più mi suona quel vil grido intorno” 18<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Pianta gentile, che nel buon terreno” 20<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Ben vedo il raro magistero e l’arte” 21<br />

• Sonetto con schema ABAB, BAAB; CDE, CED<br />

“Qual gran Popolo è questo? ed in qual parte” 21<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABAB; CDC, DCD<br />

“L’ordine arcano e la catena intera” 22<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Già vidi il Po men gonfio, e il picciol Reno” 20<br />

“In volto altero, e in barbaro ornamento” 17<br />

“Mentre un torrente limaccioso e rio” 18<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, EDE<br />

“Certo che annida insiem falco e colomba” 17<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, ECD<br />

“Sì, volgi pur per nostra colpa e pena” 19<br />

• Endecasillabi sciolti (4)<br />

“Donne gentili, che le nostre spiagge” 25-7<br />

“Ercole, figlio de la lunga notte” 28-30<br />

“Quando il più chiaro Parlator d’Atene” 23-5<br />

“Questi arboscelli teneri e negletti” 30-2<br />

V. Giuseppe Mattioli (Alfesindo Criuntino)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chiedea dal ciglio del Fattor primiero” 34<br />

“Dunque, o Vergin, dovrà questa sì bella” 35<br />

“È questo il Fabbro, senza cui non era” 33<br />

“Poiché per colpa de l’Idèo Pastore” 35<br />

461


“Spunta, o Vergin, quell’alba, in cui l’ordita” 34<br />

“Stava dubbiosa con la man sul ciglio” 33<br />

VI. Giovanni Battista Riva (Arbante Calcidico)<br />

N. testi: 12<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Scossa la sepolcral polve dal crine” 40<br />

• Sonetti (7) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Dilegua il nulla: voto globo, informe” 36<br />

“Marte mi generò: me ne la cuna” 37<br />

“Misera, dove son? Qual bruno e lento” 39<br />

“Nudò il sen, strinse il ferro; e in giro torto” 39<br />

“Per l’aer fosco su la Stigia foce” 38<br />

“Per la terrestre impenetrabil massa” 41<br />

“Traballa il lido; e nel balzar da l’onda” 37<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Rompe tonando il Polo: ecco il gran Giove” 36<br />

“Son’io, misera Europa, io son, che strinsi” 38<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Fugge l’oste Amorrea: Ecco già pinge” 41<br />

“Va, Figlio, e regna; e sul regnar primiero” 40<br />

VII. Pietro Antonio Novelli (Aristeno Parraside)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (10) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ahi che la faccia moribonda al petto” 45<br />

“Altri piangan che Amor co’ strali suoi” 42<br />

“Driadi e Napèe, che i graziosi volti” 42<br />

“Già l’alme Grazie ministranti avea” 43<br />

“L’idea de l’arte più sublime e bella” 46<br />

“Pittura un dì le luci sue serene” 46<br />

“Qual’or vegg’io non sol le sculte forme” 44<br />

“Quando l’alme di Pindo imperatrici” 45<br />

“Queste le piagge son dove mia Fille” 43<br />

462


“Ricco di nova luce il gran Pianeta” 44<br />

VIII. Tommaso Maria Celoni (Arenio Triense)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (8) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Chi di Minerva, e chi di Temi figlio” 49<br />

“Col crin di bende vario-pinte avvolto” 48<br />

“Entro un orrido albergo in ferreo trono” 47<br />

“Giurai per l’acqua del Castalio fonte” 47<br />

“O ruscelletto, che l’arsura estiva” 50<br />

“Quando, o Coppia Real, per fausto evento” 48<br />

“Se v’incontrate, o Amici, per la via” 49<br />

“Vergine, udisti? Il sacro bronzo ha dato” 50<br />

IX. Guido Ascanio Scutellari Aiani (Aristofonte Enonio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-42); terzine di endecasillabi faleci (43-60);<br />

quartine di ottonari, abab (61-76); terzine di ottonari (77-89); quartina di<br />

endecasillabi, ABAB (90-3).<br />

“Esci di quella ruinosa mole” 51-4<br />

X. Giovanni Battista Paziani (Armindo Triasio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Alfin per opra di vil ferro indegno” 56<br />

“La forbice ministra al gran delitto” 54<br />

“Poiché l’artiglio de l’augel Romano” 55<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Questo, al nascer di cui su bianca pietra” 55<br />

463


XI. Vincenzo Monti (Autonide Saturniano)<br />

N. testi: 9<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del cieco Limbo allor le tenebrose” 58<br />

“Quando scendeva ne le valli inferne” 57<br />

“Sei tu quel Dio, che nel furor cammina” 57<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Da l’Alpi estreme per orrenda traccia” 56<br />

• Ode di trentanove quartine: s7a7s7a7<br />

“Io de gli Achèi magnanimi” 58-63<br />

• Poemetto di sette strofe (di lunghezza diversa) di settenari variamente rimati.<br />

“Lo san Febo e le Dive” 63-70<br />

• Ottave<br />

“Qui stette, qui superbo alzò la fronte” 70-4<br />

• Terzine (2)<br />

“Dolce de’ mali obblìo, dolce de l’alma” 79-83<br />

“Tristo pensier, che dal funereo monte” 75-9<br />

XII. Angelo Mazza (Armonide Elideo)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Io non credea, che far men gravi e corte” 85<br />

“Tempo verrà, che il gaudio d’oggi e il canto” 84<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Misera Grecia, che ne’ fieri ludi” 86<br />

“Somiglianza d’affetti e lunga prova” 84<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“O se il buon Greco, che a le prime ascese” 85<br />

• Ode libera<br />

“Svegliati, Eolia cetra” 86-92<br />

464


• Endecasillabi sciolti distribuiti in sette strofe di lunghezza diversa.<br />

“Io questo a te consacro Inno festoso” 101-10<br />

• Ottave sdrucciole (2)<br />

“Poiché rotto si vide il mar trascendere” 92-5<br />

“Se mai per maraviglia il Sol risorgere” 96-101<br />

• Terzine<br />

“Se ne l’abisso d’infiniti rai” 110-5<br />

XIII. Luigi Godard (Cimante Micenio)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ahi su lurido vien carro di piombo” 117<br />

“Ecco l’Immenso cui natura cole” 115<br />

“Nereggia Dite, e al torbido Acheronte” 117<br />

“Prora, che dei su l’ocèano infido” 116<br />

“Stella, che in Orìente ardi amorosa” 116<br />

“Tempo, che la maligna ala tacente” 118<br />

• Ode di quarantasei tetrastici di settenari: papa<br />

“Figlia del ciel soave” 118-24<br />

• Ode di quindici strofe bipartite: s7a7s7a7B11t ; s7c7s7c7B11t<br />

“Su forti penne insolite” 124-9<br />

• Ottave<br />

“Qual mette novo suon Pindo e ’l torrente” 129-35<br />

• Sei strofe (di lunghezza diversa) di endecasillabi sciolti.<br />

“Spenta non è con la virtude antica” 135-41<br />

XIV. Giuseppe Vendettini (Cleanto Ereate)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor, che Tifi su la poppa Achèa” 142<br />

“Fermo su l’ale il trionfal momento” 142<br />

465


“Mentre, o Donna regal, stringi l’altera” 143<br />

“Ninfa immortale a coronar v’appella” 143<br />

XV. Luigi Uberto Giordani (Cloridano Dulichiense)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Terzine<br />

“Io vidi l’ombre de’ miei cari estinti” 144-50<br />

XVI. Francesco Giannetti (Darcilo Egiride)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ottave<br />

“Canto il trionfo e la gran Donna augusta” 150-8<br />

• Capitolo elegiaco<br />

“Se mai vera cagion di largo pianto” 158-64<br />

XVII. Giuseppe Torelli (Daulide Omagiriano)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Pria che lo spirto mio si sgombri e sciolga” 167<br />

• Sonetti (5) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ben fu quel giorno più ch’altro sereno” 166<br />

“Ben quegli indarno a i dolci rai del giorno” 166<br />

“Non già d’erbe il valor, dolce mia vita” 165<br />

“Quando alcun bene l’intelletto apprende” 167<br />

“Rapida spiega verso il ciel sereno” 165<br />

466


XVIII. Girolamo Pompei (Decilio Liciense)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Canzone di sei stanze di settenari ed endecasillabi: abCabCcdeeDff<br />

“Ah che si cerca in vano” 168-70<br />

XIX. Pietro Antonio Serassi (Desippo Focense)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Diva, che un nuovo e non più udito esempio” 171<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Pittor, se di formar l’immagin tenti” 171<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Olmo gentil, che tue sacre radici” 172<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Pura colomba, che a seguir m’inviti” 172<br />

• Canzoni (2) di dieci stanze di settenari ed endecasillabi: aBaBCcDD<br />

“Questa di fila d’oro” 173-5<br />

“Se a l’alme infide e vili” 175-8<br />

XX. Filippo Ercolani (Doriclo Dioneo)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“O tu che al suon di tue soavi accorte” 181<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, EDC<br />

“Deponi de gli strali il grave incarco” 182<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Non piango, che di Te, son già nov’anni” 178<br />

467


• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Non perché pochi Carraresi sassi” 181<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qui non logge, e non tetto oltra il costume” 179<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, EDE<br />

“Non per l’aer salubre, e perché intorno” 180<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Quei che in riva del mar Ligure nacque” 180<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CED<br />

“Ben Tu in tela ritrar a parte a parte” 179<br />

XXI. Giuseppe Marotti (Egisto Iparmeo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Allor che a Lui, onde l’immenso è pieno” 182<br />

“Lo stuolo eletto, che primier sen venne” 184<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Quei voti, o Pio, che un dì superba e strana” 183<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, CDE<br />

“Il dissi pure, che di Borea nato” 183<br />

XXII. Angelo Battaglini (Ergeade Tifeo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Sarò dunque tuo figlio, e meco intanto” 185<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, BABA; CDC, DCD<br />

“Stanco omai di pugnar lo sguardo altero” 186<br />

“Vergin, cui poche in giovenile etate” 186<br />

468


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Pieno del vero Dio lo sguardo mise” 184<br />

“Renditi, o qui t’uccido: a lei, che stretta” 185<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDC, EDE<br />

“Del minaccioso Capanèo gli accenti” 187<br />

XXIII. Giovanni Giacomo Monti (Ermildo Isauride)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Da gli ampi alberghi tuoi a questa sede” 188<br />

“Un verde e vivo giovinetto lauro” 188<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Pur salva in porto ti ricovri o Nave” 187<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Un chiaro suon di nuove cetre elette” 189<br />

XXIV. Angelo Maria della Mirandola (Euridamante Cassiopeo)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Dove sono, e quali aure oggi respiro” 190<br />

“L’alma cetra, che appese al collo mio” 194<br />

“O funesto pensier, che mi rammenti” 190<br />

“Quando scorrean per le Affricane tende” 193<br />

“Qui spesso venne il buon Lauriso, e quivi” 191<br />

“Vivrà l’Arcadia: il mio pensier non erra” 191<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“L’aura, che pura move da orìente” 189<br />

“Questa è l’invidia: al ceffo la conosco” 192<br />

“Vieni dolce e gentil aura, che spiri” 192<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ecco Scipione e Annibale venuti” 193<br />

469


XXV. Giacomo Alessandro Calvi (Felsineo Macedonico)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Di tua stirpe, Signor, la Gente altera” 195<br />

“Non più l’Arcade piaggia, e non la riva” 196<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Già sul Mincio e sul Po secondo arrise” 195<br />

“Tu vedi or come in su le Renie sponde” 194<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di settenari e endecasillabi: abCabCcdeeDfF / PaA<br />

“Non io cantor di morte” 196-9<br />

XXVI. Francesco Carcano (Floreno Corcirense)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Come fortuna va cangiando stile” 200<br />

“D’un Dio vendicator la tremend’ira” 202<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Al balenar de l’una e l’altra face” 202<br />

“Ben puoi l’oro, onde va lieta e superba” 201<br />

“L’innamorata anima mia si fugge” 201<br />

“Perché perché sì varie larve assembri” 200<br />

XXVII. Luigi Subleyras (Galisio Enopeo)<br />

N. testi: 10<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Di cieco sdegno e di crudel furore” 207<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Io veggo, ahi dura inevitabil sorte!” 205<br />

470


• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Benigno Padre se a punir la prole” 206<br />

“Ecco ondoso torrente i boschi atterra” 204<br />

“Mentre a l’ombra d’un verde antico alloro” 207<br />

“Ogni esser puro e ogni più grave oggetto” 206<br />

“O selva opaca, e contro al tempo immota” 204<br />

“Perché l’orno ramoso, o l’arduo faggio” 203<br />

“Presso a un ruscello, che con lucid’onde” 205<br />

“Tra queste selve inospiti e lugubri” 203<br />

XXVIII. Placido Placidi (Ilmeno Iretrio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Ombre tacite, e voi ermi recessi” 208<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Ognor pensoso e pallido d’aspetto” 208<br />

XXIX. Aurelio Bernieri (Iperide Foceo)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta di sei tetrastici: s5a5s5a5<br />

“Meco già Niside” 209<br />

• Ode-canzonetta di sette tetrastici doppi: s5s5s5a5t ; s5s5s5a5t<br />

“Lascia il tuo Libano” 209-11<br />

• Ode-canzonetta di ventiquattro quartine di ottonari: abab<br />

“Un perenne monumento” 211-4<br />

• Ode di dodici esastici: s7a7s7a7b7b7<br />

“Chi cela mai sì barbaro” 214-7<br />

471


XXX. Giuseppe Muratori (Labinto Pisauro)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Fremo d’orrore al rimirare in croce” 218<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDC, EDE<br />

“È questa la stagion, che a te ricorda” 217<br />

XXXI. Francesco Martini (Lauso Olitorio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Allor che Roma incerta e palpitante” 218<br />

“O libertà, che de’ viventi al core” 221<br />

“Pien di quella Virtù, che lo sostiene” 220<br />

“Quando Maria per l’ampie vie de’ venti” 219<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Come a colomba timida innocente” 220<br />

“Mentre a Giuseppe un’agonìa penosa” 219<br />

XXXII. Paolina Secco Suardo Grismondi (Lesbia Cidonia)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Ode di quattordici quartine: s7a7s7a7<br />

“Ei che di mirto Idalio” 221-3<br />

• Endecasillabi sciolti<br />

“Queste ch’or leggi d’ogni grazia ignude” 223-4<br />

XXXIII. Antonio Di Gennaro (Licofonte Trezenio)<br />

N. testi: 6<br />

472


Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Amor per lungo tempo a scherno ho preso” 226<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Beato l’uom, che da moleste cure” 226<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Alma gentile amor non prende a sdegno” 225<br />

“Bella e ridente è la vezzosa Flora” 227<br />

“Di folte nubi il luminoso e bello” 227<br />

“Ne l’ingiusta d’Amor rigida corte” 225<br />

XXXIV. Luigi Lega (Lidinio Teseio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ecco il barbaro teschio, ecco quel duro” 228<br />

“Oimè! son questi i marmi algenti e l’urna” 228<br />

• Ode di sedici tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Lode agli Dei: sparirono” 229-31<br />

XXXV. Nicola Martelli (Lisideo Ozoneo)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Ecco l’Etna, che in alto erge la fronte” 231<br />

“Entro un tempio di mirti coronato” 232<br />

“La Donna, che non nasce in ogni etate” 232<br />

• Aria di due tetrastici di ottonari (abab, 1-4; ccdd, 7-10), separati da un refrain di<br />

quadrisillabi a rima baciata (5-6, 11-2), chiusa da un distico di ottonari baciati.<br />

“Non sdegnarti, o bionda Nice” 233<br />

473


• Terzine di endecasillabi faleci<br />

“Poiché le fervide ore d’estate” 233-5<br />

XXXVI. Clemente Bondi (Metabo Prianeo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Ama i Poeti; e a la stagion futura” 237<br />

“Con l’uno e l’altro piè fermo e raccolto” 238<br />

“Da grotta uscito solitaria e nera” 238<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Fra il silenzio e la notte Orfeo reggea” 236<br />

“O d’Anglia nata su l’estreme rive” 236<br />

“Stretta gli omeri e il fianco in viril manto” 237<br />

XXXVII. Antonio Mariotti (Moronte Tespiense)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Or che l’Europa d’alto sdegno accesa” 241<br />

“Signor, che sotto Imperìal bandiera” 241<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Corre Arianna de l’amante in traccia” 239<br />

“Qui un rio che scorre fra le verdi sponde” 239<br />

“Torniam, Pastori, al ritornar di Flora” 240<br />

“Pel ceruleo del mar placido manto” 240<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-72); sei strofe bipartite, s7a7s7a7s7b7t ;<br />

s7c7s7c7s7b7t (73-144); terzine (145-201); due strofe di doppi esastici, p7a7p7a7p7b7t ;<br />

p7c7p7c7p7b7t (202-25); due strofe bipartite, a5b5a5b5c5t ; d5e5d5e5c5t (226-45); due<br />

sequenze di ottonari, aabbccdd (246-61); terzine (262-71); endecasillabi sdruccioli<br />

(272-7).<br />

“Durisono, tu invan tenti eccitarmi” 242-51<br />

474


XXXVIII. Gioacchino Pizzi (Nivildo Amarinzio)<br />

N. testi: 24<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Debil femmineo sesso e qual destino” 256<br />

“Duce di forti e d’animose schiere” 252<br />

“Nel trapassare il Ligure nocchiero” 253<br />

“Non così impetuoso si disserra” 253<br />

“Se in mente io volgo i giorni, i mesi e gli anni” 252<br />

“Senza cagion di noi si lagna il core” 255<br />

• Sonetti (6) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“D’Eternità su l’orlo, ov’ha la cuna” 251<br />

“Forse al suo fin s’affretta il ferreo mondo” 257<br />

“Lungi dal volto amato ahi! così bene” 254<br />

“Non è la lingua, che si lagna, o Amore” 256<br />

“Nutrir che giova a un’alma abbandonata” 255<br />

“Pugnan spesso fra loro amore e sdegno” 254<br />

• Ode di ventidue strofe di settenari: ababcdcd<br />

“Alma Diva possente” 265-70<br />

• Odi (2) di tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Ah! non è ver, che il Tracio” (19) 260-2<br />

“O Niccolini! o immagine” (20) 262-5<br />

• Ode di quattro strofe bipartite: s7a7s7a7s7b7s7b7s7c7t ; s7d7s7d7s7e7s7e7s7c7t<br />

“Alme Suore d’Apolline” 257-60<br />

• Canzone di nove stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACcDdEeFF /<br />

pAaBbCC<br />

“Quando al chiaror de l’alba mattutina” 274-8<br />

• Canzone di otto stanze e congedo di endecasillabi e settenari: ABCBACdEdEFF /<br />

aBaBCC<br />

“Giove, che ’l primo seggio avesti in cielo” 270-4<br />

• Terzine (6)<br />

“Dal cupo abominevol speco io uscia” 278-83<br />

“Nel dolce tempo, in cui disciolto il gelo” 296-301<br />

“Nel mirar due nemici ad una spada” 283-90<br />

“Poiché ad un vate immaginoso è dato” 290-6<br />

“Pur nel gran Tempio, che non ha misura” 301-07<br />

“Quando a più forte coraggiosa guerra” 307-11<br />

475


XXXIX. Giulio Civetti (Orneo Saturniaco)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Inno di dieci sestine: s7p7p7a7p7A11<br />

“O de l’eletto farmaco” 311-3<br />

XL. Antonio Cerati (Parmenio Dirceo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Madre amata, tu piangi? i tuoi lamenti” 314<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, CDE<br />

“Qual da l’Ibero suol rapidamente” 315<br />

• Sonetto con schema ABAB, BABA; CDE, EDC<br />

“Il dotto spirto, ch’a l’umana vita” 314<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDC, DCD<br />

“Lucina, odi un mio voto. Egli dal core” 315<br />

• Ode di venti tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Quale orror melanconico” 316-8<br />

• Sestine (ABABCC)<br />

“Invida Morte, l’affrettato passo” 318-26<br />

XLI. Baldassare Odescalchi (Pelide Lidio)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Sole, perché d’un velo atro e funèbre” 329<br />

• Sonetti (4) con schema ABBA, ABBA; CDE, CDE<br />

“Del più sottile fuoco, e del più eletto” 328<br />

476


“Pietà, Morte, pietà; l’ottenga il pianto” 328<br />

“Questa Fenice da le piume d’oro” 329<br />

“Se i bei pensier, che Amor mi pone in mente” 327<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, CED<br />

“Giorno felice, in cui superbo Amore” 327<br />

• Ode-canzonetta di quindici esastici bipartiti: a8a4b8 ; c8c4b8<br />

“Belle Ninfe, che ascoltate” 330-2<br />

• Terzine<br />

“Annosi boschi, e voi colline apriche” 333-5<br />

XLII. Michelangelo Monti (Penelao Zacintio)<br />

N. testi: 1<br />

Genere metrico:<br />

• Ode-canzonetta di trentaquattro tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Ah! no, non è sacrilego” 335-40<br />

XLIII. Ippolito Pindemonte (Polidete Melpomenio)<br />

N. testi: 3<br />

Genere metrico:<br />

• Ode di distici di ottonari a rima baciata.<br />

“Lice, udiro alfin gli Dei” 341-2<br />

• Ode saffica (ABAb5).<br />

“Venere eterna, in variopinto soglio” 340-1<br />

• Nove strofe (di lunghezza diversa) di endecasillabi sciolti.<br />

“Espero appar: su, giovanetti. In cielo” 342-5<br />

XLIV. Giuseppe Antonio Taruffi (Polifilo Alfeio)<br />

N. testi: 4<br />

Genere metrico:<br />

477


• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Superbi avanzi de l’antico Impero” 345<br />

• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Quando, per colpa del fatal tiranno” 346<br />

“Sgombra, Ninfa gentil, deh sgombra omai” 346<br />

• Ode di diciannove tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Quando la cetra flebile” 347-9<br />

XLV. Giovanni Devoti (Robesio Tornaceo)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (4) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Ben tu d’Averno uscisti, e te l’immonda” 350<br />

“Giace il sopito mondo, il sol non vibra” 351<br />

“Odi, o Dio de le fredde ombre tacenti” 351<br />

“Sei tu, che desti al suon la cetra eburna” 349<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Ecco il Delfico bosco; ombra e corona” 350<br />

• Endecasillabi sciolti<br />

“Perché, spirto gentil, perché la cetra” 352-6<br />

XLVI. Claudio Todeschi (Rosmiro Celenio)<br />

N. testi: 6<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (6) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Del sangue sparso da l’Ebreo furore” 357<br />

“Di grazia un fonte al nulla in seno Iddio” 356<br />

“E quando ombre di morte alfin levate” 358<br />

“L’onore, che a la Senna in riva ha impero” 358<br />

“Non tremo, o Festo, a le minaccie e a l’angue” 357<br />

“Quel genio io son, che di timor disgombra” 359<br />

478


XLVII. Luigi Cerretti (Tagete Castalio)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Tal schiudea la tua man dolce concento” 360<br />

• Sonetti (3) con schema ABAB, ABAB; CDC, EDE<br />

“Io Donna e Madre? E come ciò? Se pura” 360<br />

“Lungi lungi da me l’alloro e il mirto” 361<br />

“Sei pur tu diva Immago. A le tue piante” 359<br />

• Ode costruita sull’alternanza di due schemi metrici: s7a7s7a7b7t ; s7c7s7c7s7b7t (I-II, IV-<br />

V, VII-IX, XI) e s7a7s7a7s7b7t ; s7c7s7c7b7t (III, VI, X).<br />

“Tornan, Dorillo, i placidi” 361-5<br />

• Terzine<br />

“Per Te nacquer miei versi, e a Te gli dono” 365-8<br />

• Endecasillabi sciolti (2)<br />

“Ben sotto il raggio di propizia stella” (9) 370-2<br />

“Movea, Signor, fuor del tranquillo Eliso” (2) 368-70<br />

XLVIII. Prospero Valeriano Manara (Tamarisco Alagonio)<br />

N. testi: 2<br />

Genere metrico:<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-36); strofe saffiche, ABAb5 (37-76); due<br />

sequenze di endecasillabi (77-97); terzina (98-100); sestine (101-18); quartina,<br />

ABAB (119-22).<br />

“Chi fia, che al suon d’avena or canti meco?” 376-80<br />

• Egloga dialogica e polimetrica: terzine (1-36); endecasillabi frottolati (37-92);<br />

terzine sdrucciole (93-102).<br />

“Perché, o Dameta, il gregge oggi s’aduna” 372-6<br />

XLIX. Pietro Pasqualoni (Telesindo Matunno)<br />

N. testi: 2<br />

479


Genere metrico:<br />

• Terzine<br />

“Compunto il cor da gravi acerbe doglie” 380-2<br />

• Endecasillabi sciolti distribuiti in due strofe di lunghezza diversa.<br />

“Vieni, Amor, vieni in questo sacro albergo” 382-5<br />

L. Clemente Filomarino (Tersalgo Lidiaco)<br />

N. testi: 8<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Inerme e nudo in ferrei lacci stretto” 388<br />

• Sonetti (3) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Arse il losco Affrican di rabbia in volto” 386<br />

“Già il fiero Duce avea nel sen versato” 387<br />

“Per me surser dal suol marmoree mura” 387<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“Vieni, o Signor, che regni in Vaticano” 386<br />

• Ode-canzonetta di undici strofe bipartite: s5a5a5s5b5t ; s5c5c5s5b5t<br />

“Al pel più candido” 392-5<br />

• Ode di ventotto tetrastici: s7a7s7a7<br />

“Qual’improvviso scuotemi” 388-92<br />

• Ottave sdrucciole<br />

“Tornate, o agnelle mie, tornate a pascere” 395-8<br />

LI. Domenico Testa (Virbinio Naupazio)<br />

N. testi: 17<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (9) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Al gelido fischiar di rea procella” 400<br />

“Che d’angui avvolta la terribil testa” 402<br />

“Io chi son? donde mai venni? qual fine” 399<br />

“L’onda orgogliosa, che le Volsche apriche” 403<br />

480


“Oh me felice appieno! ed io simìle” 402<br />

“O Tempo, e chi narrar potrà tue lodi” 404<br />

“Pera il fellon, che da gli umani petti” 399<br />

“Quasi la voce di soave cigno” 405<br />

“Senti Mirtillo mio: l’insidie e l’onte” 406<br />

• Sonetti (8) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Appiè de l’aureo Trono, u’ Dio s’asside” 400<br />

“D’acerbo pianto e di funeree grida” 403<br />

“D’amor fallace e del tartareo mostro” 404<br />

“L’altrjer si cinse il pastorello Alcèo” 405<br />

“Non io di socco umìl mi calzo il piede” 398<br />

“Quel mago Fanciullin, che Amore è detto” 406<br />

“Sparso di sangue, e in vel funereo avvolto” 401<br />

“Tu vivi a l’ozio in braccio ed al piacere” 401<br />

LII. Giuseppe Petrucci (Virbindo Climenio)<br />

N. testi: 5<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetti (2) con schema ABAB, ABAB; CDC, DCD<br />

“Quando de l’Asia la città reina” 409<br />

“Quando per morte al fin dal suo bel frale” 408<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Entro speco d’orribili tenèbre” 407<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDC, EDE<br />

“V’è chi pensa se intorno al Sol la terra” 408<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DCE<br />

“Mista fra ’l crudo stuol l’afflitta Madre” 407<br />

LIII. Vittore Vettori (Zerindo Iameio)<br />

N. testi: 7<br />

Genere metrico:<br />

• Sonetto con schema ABAB, ABAB; CDE, CDE<br />

“Sul dorso di un destrier, che mai non posa” 411<br />

481


• Sonetti (2) con schema ABBA, ABBA; CDC, DCD<br />

“Qual da ignoto lacciuol preso augelletto” 412<br />

“Visto l’avrei d’elmo e lorica adorno” 410<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, DEC<br />

“Ahi qual da me lungo Ocèan si varca!” 411<br />

• Sonetto con schema ABBA, ABBA; CDE, EDC<br />

“Donna, se per voi scrivo, e per voi canto” 409<br />

• Sonetto con schema ABBA, BAAB; CDE, EDC<br />

“Ne l’età lieta de’ miei giorni gai” 410<br />

• Sonetto con schema ABBA, BABA; CDE, CED<br />

“La misera precede anima mia” 412<br />

Indice de’ capiversi delle presenti Rime, e de’ loro Autori, pp. [413-36].<br />

482


Autori: 503 (fra cui 27 poetesse)<br />

Autori più rappresentati:<br />

Rilievi statistici<br />

Gioacchino Pizzi (96 testi; voll. X-XIV).<br />

Giovan Mario Crescimbeni (95 testi; voll. I, III, VIII-IX).<br />

Francesco Redi (86 testi; voll. V, VIII-IX).<br />

Domenico Ottavio Petrosellini (72 testi; vol. X).<br />

Michele Giuseppe Morei (65 testi; voll. II-III, VII-IX, XI-XII).<br />

Giuseppe Paolucci (64 testi; voll. I, VIII-IX).<br />

Francesco Maria Cagnani (63 testi; voll. III, V, IX).<br />

Giovanni Battista Felice Zappi (63 testi; voll. I, III, VII-X).<br />

Niccolò Forteguerri (62 testi; voll. II, VIII).<br />

Filippo Leers (57 testi; vol. I).<br />

Antonio Zampieri (55 testi; voll. III, IX).<br />

Giovanni Battista Ciappetti (54 testi; vol. III).<br />

Orazio Pedrocchi (P. Giovanni Antonio di S. Anna; 54 testi: voll. III-IV, VII, IX).<br />

Vincenzo Leonio (53 testi; voll. I, VII-IX).<br />

Angelo Antonio Somai (50 testi; voll. I, VIII-IX).<br />

Vincenzo da Filicaia (49 testi; voll. III, VIII).<br />

Francesco Del Teglia (48 testi; voll. VI, IX).<br />

Pellegrino Salandri (48 testi; vol. XIII).<br />

Eustachio Manfredi (45 testi; voll. II, VIII-IX).<br />

[…]<br />

Francesco Maria Lorenzini (41 testi; voll. III, IX-X).<br />

[…]<br />

Giuseppe Brogi (24 testi; voll. X-XI).<br />

483


Altri autori:<br />

Faustina Maratti Zappi (36 testi; voll. II, IX-X).<br />

Benedetto Menzini (33 testi; vol. II).<br />

Carlo Maria Maggi (32 testi; vol. IV).<br />

Petronilla Paolini Massimi (28 testi; voll. I, III, VII, IX).<br />

Alessandro Guidi (23 testi; vol. I).<br />

Scipione Maffei (23 testi; vol. VII).<br />

Angelo Mazza (22 testi; voll. XIII-XIV).<br />

Luigi Godard (21 testi; voll. XIII-XIV).<br />

Carlo Innocenzo Frugoni (17 testi; vol. XIII).<br />

Giuseppe Parini (15 testi; vol. XIII).<br />

Saverio Bettinelli (13 testi; vol XIII).<br />

Vincenzo Monti (9 testi; vol. XIV).<br />

Melchiorre Cesarotti (6 testi; vol. XIII).<br />

Ludovico Antonio Muratori (4 testi; vol. VI).<br />

Ippolito Pindemonte (4 testi; voll. XIII-XIV).<br />

Francesco Algarotti (3 testi; vol. XIII).<br />

Aurelio de’ Giorgi Bertola (3 testi; vol. XIII).<br />

Giambattista Vico (3 testi; vol. VIII).<br />

Pietro Metastasio (2 testi; vol. X).<br />

N. componimenti: 5961, di cui 5252 sonetti, 418 odi/odi-canzonette/canzoni, 110<br />

capitoli/terzine, 70 egloghe e 111 componimenti vari.<br />

484


Bibliografia<br />

I. Sillogi ufficiali dell’Accademia dell’Arcadia<br />

AC 1 -AC 3 : Arcadum carmina […], Romae, 1721-68, 3 voll.; il vol. I presso Antonio De<br />

Rossi (“de Rubeis”), i voll. II-III per Giuseppe e Filippo De Rossi (“Josephi et Philippi<br />

de Rubeis”).<br />

Notizie istoriche: Notizie istoriche degli Arcadi morti, Roma, de’ Rossi, 1720-21, 3 voll.<br />

PdA: Prose degli Arcadi, 1718-54, 4 voll.; i voll. I-III a Roma, presso Antonio De Rossi<br />

(“de’ Rossi”), IV, “Bologna A Colle Ameno, All’Insegna dell’Iride”.<br />

RdA: Rime degli Arcadi, Roma, 1716-81, 14 voll.; i voll. I-IX presso Antonio De Rossi<br />

(“Rossi” nei voll. I-IV, “de Rossi” nei voll. V-VII, “de’ Rossi” nei voll. VIII-XI), XII “per<br />

Niccolò e Marco Pagliarini”, XIII-XIV “presso Paolo Giunchi”.<br />

VdA: Le vite degli Arcadi illustri, Roma, de’ Rossi, 1708-51, 5 voll.<br />

I. I Altre edizioni dell’Accademia<br />

I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi nell’Olimpiade DCXX in lode della Santità di<br />

N.S. Pontefice Clemente XI e pubblicati da Giovan Mario Crescimbeni, custode<br />

d’Arcadia […], Roma, Monaldi, 1701.<br />

I Giuochi olimpici celebrati in Arcadia nell’Olimpiade DCXXI in lode degli Arcadi<br />

defunti, e pubblicati da Gio. Mario De’ Crescimbeni Custode della medesima Arcadia,<br />

Roma, de Rossi, 1705.<br />

I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi nell’ingresso dell’Olimpiade DCXXV in lode<br />

della Santità di N.S. Papa Innocenzo XIII e pubblicati da Gio. Mario Crescimbeni,<br />

Roma, de’ Rossi, 1721.<br />

I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi per l’ingresso dell’Olimpiade DCXXVI. In lode<br />

della Sacra Real Maestà di Giovanni V Re di Portogallo, Roma, de’ Rossi, 1726.<br />

I Giuochi olimpici celebrati in Arcadia nell’ingresso dell’Olimpiade DCXXXIII in onore<br />

degli Arcadi illustri defunti, Roma, Monaldini, 1754.<br />

I Giuochi olimpici celebrati dagli Arcadi nel Bosco Parrasio per onorar la memoria<br />

dell’inclito Artino Abate Pietro Metastasio, Roma, Fulgoni, 1784.<br />

485


Componimenti diversi de’ Pastori Arcadi della colonia Sebezia nel dottorato<br />

dell’Eccellentiss. Principe Signor D. Annibale Albani fra gli Arcadi Poliarco Taigetide<br />

Acclamato, Nipote del Sommo Pontefice Clemente XI. Pubblicati dal Dottor Biagio de<br />

Avitabile fra’ medesimi Arcadi “Agero Nonacride” Vice Custode della stessa Colonia,<br />

Napoli, Parrino, 1705.<br />

Atti della solenne coronazione dell’Illustrissimo Signore Bernardino Perfetti tra gli<br />

Arcadi Alauro Euroteo, Nobile sanese, Cavaliere di Santo Stefano, e Poeta insigne<br />

estemporaneo, fatta in Campidoglio, colla descrizione dell’apparato per la medesima,<br />

cavati dagli Archivj Capitolino, e Arcadico, Roma, de’ Rossi, 1725.<br />

Componimenti Poetici dedicati alla Santità di N.S. Papa Benedetto XIII dalla<br />

Ragunanza degli Arcadi nel gettarsi la prima pietra ne’ fondamenti del nuovo teatro<br />

per li congressi letterarj della medesima […], Roma, de’ Rossi, 1725.<br />

Adunanza di canto solennemente tenuta da gli Arcadi della colonia Parmense nella<br />

universal gioja del nuovo nato Serenissimo arciduca d’Austria, ed alla Sacra Reale<br />

Maestà di Maria Teresa Regina d’Ungheria, e di Boemia &c. Arciduchessa d’Austria &<br />

c. Duchessa di Milano, di Parma, e Piacenza, e di Mantova &c. Gran duchessa di<br />

Toscana &c. […] sovrana nostra clementissima da Eaco Panellenio Vicecustode della<br />

predetta colonia in argomento di profondissimo ossequio dedicata, Parma, Rosati,<br />

1741.<br />

Componimenti degli Arcadi nella morte di Filacida Luciniano Custode Generale di<br />

Arcadia. All’Eminentiss., e Reverendiss. Principe il Signor Cardinale Francesco<br />

Borghese, Roma, de’ Rossi, 1744.<br />

Rime degli Arcadi sulla Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, Roma, de’ Rossi, 1744.<br />

Accademia di poetici componimenti dai Pastori Arcadi della colonia Trebbiense a<br />

richiesta del pubblico di Piacenza tenuta in occasione del giocondissimo avvenimento<br />

della sospirata nascita del Real Principe Don Ferdinando primogenito di S.A.R. il<br />

Serenissimo Infante delle Spagne Don Filippo Borbone Duca di Piacenza, Parma,<br />

Guastalla, ec., Piacenza, Salvoni, 1751.<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi in onore de i Fondatori d’Arcadia. Aggiuntavi una<br />

lettera intorno a i luoghi, ove le Arcadiche Adunanze si sono fin’ora tenute, Roma, de’<br />

Rossi, 1753.<br />

Adunanze degli Arcadi pubblicate nelle nozze di sua Eccellenza la Signora D. Giacinta<br />

Orsini de’ duchi di Gravina con sua Eccellenza il Signor Don Antonio Boncompagno<br />

Ludovisi duca d’Arce de’ princ. di Piombino […], Roma, Salomoni, 1757.<br />

Componimenti recitati nell’adunanza d’Arcadia in lode dell’Inclita, ed Erudita<br />

Madama Du Boccage celebre poetessa francese detta fra gli Arcadi Doriclea<br />

Parteniate, Roma, Salomoni, 1758.<br />

Rime degli Arcadi in onore della Gran Madre di Dio, Roma, de’ Rossi, 1760.<br />

486


Raccolta di prose pastorali recitate in diversi tempi nell’adunanza degli Arcadi in<br />

Roma, Roma, de’ Rossi, 1762 (II ed. 1763).<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi per l’elezione della Sacra Real Maestà di Giuseppe II Re<br />

de’ romani, Roma, Komarek, 1764.<br />

Adunanza degli Arcadi per l’esaltazione alla Dignità di Senatore di Roma di Sua<br />

Eccellenza il Signor Don Abondio Rezzonico Nipote della Santità di N. S. Papa<br />

Clemente XIII, Roma, Casaletti, 1766.<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi della colonia Virgiliana per la ricuperata salute della<br />

Sacra Cesarea Maestà di Maria Teresa Imperadrice Regina Apostolica, Mantova,<br />

Braglia, 1767.<br />

Le Pastorelle d’Arcadia. Festa campestre nelle Augustissime nozze delle Altezze Reali<br />

del Reale Infante di Spagna Don Ferdinando di Borbone […] e della Reale<br />

Arciduchessa d’Austria Maria Amalia, Parma, Stamperia Reale, 1769.<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi per la coronazione della celebre Pastorella Corilla<br />

Olimpica, Roma, Salomoni, 1775.<br />

Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa Donna<br />

Maria Maddalena Morelli Fernandez pistoiese fra gli Arcadi Corilla Olimpica, Parma,<br />

Stamperia Reale, 1779.<br />

I Voti Quinquennali celebrati dagli Arcadi […] ad Onore della Santità di Nostro<br />

Signore Papa Pio VI, Roma, Salomoni, 1779.<br />

Adunanza tenuta dagli Arcadi nel Bosco Parrasio per l’acclamazione dell’EE. LL. il<br />

Signor Conte D. Luigi Braschi Onesti e la Signora D. a Costanza Falconieri in<br />

occasione delle loro faustissime nozze, Roma, Fulgoni, 1781.<br />

Festa pastorale celebrata dagli Arcadi nel fausto giorno in cui nella sala del Serbatoio<br />

di Roma fu collocata la dipinta effige dell’Inclito Meronte abate Melchiorre Cesarotti,<br />

Roma, Vescovi e Neri, 1785.<br />

II. Studi sull’Arcadia<br />

Maria Grazia Accorsi, Pastori e teatro. Poesia e critica in Arcadia, Modena, Mucchi,<br />

1999.<br />

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Giuntella, Roma, Palombi, 1993).<br />

Giovanni Cristofano Amaduzzi, La filosofia alleata della religione, Livorno, Dai Torchj<br />

dell’Enciclopedia, 1778 (cfr. ora la rist. anast. con appendice a cura di Antonio<br />

Montanari, Rimini, Il Ponte, 1993).<br />

Giovanni Cristofano Amaduzzi, Discorso funebre in lode del cavaliere Antonio Raffaele<br />

Mengs, recitato nella generale Adunanza tenuta nella sala del Serbatoio d’Arcadia il dì<br />

11 maggio 1780 […], Roma, Francesi, 1780.<br />

Antologia della poesia italiana, diretta da Cesare Segre e Carlo Ossola, Torino,<br />

Einaudi-Gallimard, 1997-99, 3 voll., nel vol. II (Quattrocento-Settecento), 1998 (la<br />

sezione settecentesca [pp. 1119-413 e 1531-68, note], comprendente i Poeti<br />

dell’Arcadia a cura di Gianmarco Gaspari [pp. 1210-62 e 1540-48, note], è stata<br />

ristampata in volume autonomo, Antologia della poesia italiana. Settecento, Torino,<br />

Einaudi, 2002).<br />

496


Domenico Balestrieri, Lagrime in morte di un gatto, introduzione e note di Anna Bellio,<br />

Azzate, Edizioni Otto/Novecento, 1984.<br />

Giuseppe Baretti, La Frusta letteraria, a cura di Luigi Piccioni, Bari, Laterza, 1932, 2<br />

voll.<br />

Giuseppe Baretti, Epistolario, a cura di Luigi Piccioni, Bari, Laterza, 1936, 2 voll.<br />

Giuseppe Baretti, Lettere familiari a’ suoi tre fratelli Filippo, Giovanni e Amedeo,<br />

nuova edizione condotta sulla originale con Introduzione, note e Indice a cura di Luigi<br />

Piccioni, Torino, Società subalpina editrice, 1941.<br />

Le belle arti in lega con la poesia per l’Accademia del Disegno celebrata in<br />

Campidoglio il dì 6 maggio 1706, Roma, Zenobi, 1706.<br />

Aurelio Bernieri, Versi […], Parma, co’ tipi bodoniani, 1811, 3 voll.<br />

Saverio Bettinelli, Versi sciolti di Diodoro Delfico P. A., Milano,<br />

Marelli, 1755.<br />

Saverio Bettinelli, Opere edite ed inedite in prosa ed in versi […]. Seconda edizione<br />

riveduta, ampliata, e corretta dall’Autore, Venezia, Cesare, 1799-1801, 24 voll.<br />

Saverio Bettinelli, Lettere virgiliane e inglesi e altri scritti critici, a cura di Vittorio<br />

Enzo Alfieri, Bari, Laterza, 1930.<br />

Giuseppe Bianchini, La villeggiatura. Dialogo […] nel quale si discorre sopra un<br />

giudizio dato da Pier Jacopo Martello intorno al poetare del Menzini, e d’Alessandro<br />

Guidi, Firenze, Stamperia S.A.R., 1732.<br />

Giovanni Maria Bicetti de’ Buttinoni, Osservazioni sopra alcuni innesti di vajuolo […]<br />

con l’aggiunta di varie lettere d’uomini illustri, e un’ode dell’Ab. Parini su lo stesso<br />

argomento, Milano, Galeazzi, 1765.<br />

Maria Selvaggia Borghini, Il canzoniere, a cura di Agostino Agostini, Alessandro<br />

Panajia, con un saggio di Elisabetta Benucci, Pisa, ETS, 2001.<br />

Cristina Cappelletti, Ozio e virtù in fatto di belle lettere. Corrispondenza di Ippolito<br />

Pindemonte con Angelo Mazza e Smeraldo Benelli 1778-1828, Verona, Fiorini, 2009.<br />

Il carteggio tra Amaduzzi e Corilla Olimpica 1775-1792, a cura di Luciana Morelli,<br />

prefazione di Enza Biagini e Simonetta Merendoni, Firenze, Olschki, 2000.<br />

Francesco Cassoli, Poesie, a cura di Bianca Danna, Modena, Mucchi, 1995.<br />

Melchiorre Cesarotti, Opere, 40 voll. (Pisa, Tipografia della Società Letteraria, voll. I-<br />

IX e XVII-XVIII; Firenze, Molini, Landi e Comp., voll. X-XVI e XIX-XXXVII; Pisa,<br />

Capurro, voll. XXXVIII-XL, 1800-13).<br />

497


Tommaso Ceva, Memorie d’alcune virtù del signor conte Francesco de Lemene con<br />

alcune riflessioni su le sue Poesie […] Rivedute e accresciute in questa nuova edizione<br />

[…], Milano, Bellagatta, 1718 2 (I ed. Milano, Malatesta, 1706).<br />

Gabriello Chiabrera, Maniere, Scherzi e Canzonette morali, a cura di Giulia Raboni,<br />

Milano-Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1998.<br />

Gabriello Chiabrera, Opera lirica, a cura di Andrea Donnini, Torino, Res, 2005, 5 voll.<br />

Angelo Colombo, Il carteggio Monti-Bodoni. Con altri documenti montiani, Roma,<br />

Archivio Guido Izzi, 1994.<br />

Componimenti in morte del Conte Giuseppe Maria Imbonati Ristoratore e<br />

Conservatore perpetuo […], Milano, Galeazzi, 1769.<br />

Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, Venezia, Mora, 1726, 2<br />

voll. (ora nella rist. anast. con nota critica e bio-bibliografica di Adriana Chemello,<br />

Mirano, Eidos, 2006).<br />

Giovan Mario Crescimbeni, Rime, Roma, de’ Rossi, 1723 (I ed. Roma, Molo, 1695; II<br />

ed. Roma, de’ Rossi, 1704).<br />

Giovan Mario Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia (1700 e 1712), in Id.,<br />

L’Istoria della volgar poesia, vol. VI, pp. 1-204.<br />

Tommaso Crudeli, Opere, a cura di Marco Catucci, Roma, Bulzoni, 1989.<br />

Carlo Delcorno, Per il carteggio Redi-De Lemene. Tre lettere inedite di Francesco De<br />

Lemene, in Culture regionali e letteratura nazionale, Atti del VII Congresso<br />

dell’A.I.S.L.L.I. (Bari, 31 marzo-4 aprile 1970), Bari, Adriatica, 1970, pp. 217-26.<br />

Carlo Castone Della Torre di Rezzonico, Opere […], raccolte e pubblicate dal<br />

professore Francesco Mocchetti, Como, Ostinelli, 1815-30, 10 voll.<br />

Carlo Castone Della Torre di Rezzonico, Opere poetiche. Poemetti. Poesie liriche.<br />

Alessandro e Timoteo, allegato Ragionamento su la volgar poesia, a cura di Elvio<br />

Guagnini, Ravenna, Longo, 1977.<br />

Carlo Denina, Discorso sopra le vicende della letteratura […], Napoli, Porcelli, 1792, 2<br />

voll. (cfr. ora l’ed. a cura di Carlo Corsetti, Roma, Librerie editrici universitarie Tor<br />

Vergata, 1988).<br />

Angelo Di Costanzo, Le Rime […]. Sesta edizione accresciuta. Si aggiungono per la II<br />

volta le “Rime” di Galeazzo Di Tarsia, autore contemporaneo, Padova, Comino, 1750.<br />

Anne-Marie Le Page Du Boccage, Lettres sur l’Italie, in Ead., Recueil des œuvres […],<br />

Lyon, Perisse (poi Barret), 1762-64, 3 voll., nel vol. III (Lettres sur l’Angleterre, la<br />

Hollande et l’Italie), pp. 127-408.<br />

498


Edizione nazionale delle opere di Lazzaro Spallanzani. Parte prima. Carteggi, a cura di<br />

Pericle Di Pietro, Modena, Mucchi, 1984-90, 11 voll. e Indici.<br />

Giovanni Fantoni, Odi di Labindo, [Massa], a Bordo del Formidabile con permesso<br />

dell’ammiraglio Rodney, 1782.<br />

Vincenzo da Filicaia, Opere, Venezia, Longo, 1804 7 , 2 voll.<br />

Carlo Innocenzo Frugoni, Opere poetiche […], Parma, Stamperia Reale, 1779, 10 voll.<br />

Antonio Genovesi, Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze, in Riformisti<br />

napoletani, a cura di Franco Venturi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1962, pp. 84-131 (si<br />

veda ora l’ed. a cura di Nicola D’Antuono, Bologna, Millennium, 2010).<br />

Il Giammaria ovvero l’Arcadia Liberata. Poema satirico-giocoso inedito di Domenico<br />

Ottavio Petrosellini cornetano (fra gli arcadi Eniso Pelasgo) ed uno dei fondatori<br />

dell’Accademia Quirina in Roma, Corneto Tarquinia, Tarquini, 1892.<br />

Michele Giustiniani, Lettere memorabili […], Roma, Tinassi, 1667-75, 3 voll.<br />

Luigi Godard, Poesie di Cimante Micenio […], Roma, Salviucci, 1823.<br />

Carlo Goldoni, Tutte le opere, a cura di Giuseppe Ortolani, Milano, Mondadori, 1935-<br />

56, 14 voll.<br />

Luigi Gonzaga di Castiglione, Il letterato buon cittadino. Discorso filosofico e politico<br />

[…] colle note dell’Abate Luigi Godard, Roma, Francesi, 1776.<br />

Gasparo Gozzi, Giudizio degli antichi poeti sopra una moderna censura di Dante<br />

attribuita ingiustamente a Virgilio […], Venezia, Zatta, 1758 (nota come Difesa di<br />

Dante; cfr. l’ed. a cura di Renzo Guerci, presentazione di Antonio Lanza, Torino,<br />

Aragno, 2000).<br />

Gian Vincenzo Gravina, Scritti critici e teorici, a cura di Amedeo Quondam, Roma-<br />

Bari, Laterza, 1973.<br />

Gian Vincenzo Gravina, Della ragion poetica, a cura di Giuseppe Izzi, Roma, Archivio<br />

Guido Izzi, 1991.<br />

Gian Vincenzo Gravina, Hydra mystica, con la ristampa della traduzione italiana del<br />

1761, a cura di Fabrizio Lomonaco, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002.<br />

Alessandro Guidi, Poesie liriche consagrate all’Altezza Serenissima di Ranuccio II<br />

Farnese Duca di Parma, e di Piacenza &c., Parma, Viotti, 1671.<br />

Alessandro Guidi, Poesie […] non più raccolte con la sua vita novamente scritta dal<br />

signor Canonico Crescimbeni e con due Ragionamenti di Vincenzo Gravina non più<br />

divulgati, Verona, Tumermani, 1726.<br />

499


Alessandro Guidi, Poesie approvate. L’“Endimione” - “La Dafne” - Rime - Sonetti -<br />

Sei omelie, a cura di Bruno Maier, Ravenna, Longo, 1981.<br />

Francesco de Lemene, Poesie diverse, Milano-Parma, Monti, 1726, 2 voll.<br />

Francesco de Lemene, Scherzi e favole per musica, a cura di Maria Grazia Accorsi,<br />

Modena, Mucchi, 1992.<br />

Lettere di Benedetto Menzini e del senatore Vincenzo da Filicaia a Francesco Redi,<br />

Firenze, Magheri, 1828.<br />

I lirici del Seicento e dell’Arcadia, a cura di Carlo Calcaterra, Milano-Roma, Rizzoli,<br />

1936.<br />

Lirici del Settecento, a cura di Bruno Maier, con la collaborazione di Mario Fubini,<br />

Dante Isella, Giorgio Piccitto, introduzione di Mario Fubini, Milano-Napoli, Ricciardi,<br />

1959.<br />

Francesco Maria Lorenzini, Poesie […] raccolte da un dotto e diligente uomo in Roma<br />

e pubblicate in Napoli da Gioseffo Pasquale Cirillo Regio Professore di Leggi […]<br />

Edizione seconda accresciuta, Venezia, Occhi, 1755 (I ed. Napoli, Stamperia Muziana,<br />

1744).<br />

Scipione Maffei, Nell’aprirsi della nuova Colonia d’Arcadia in Verona. S’accennano i<br />

migliori poeti italiani (1705), in Id., Rime e prose […] parte raccolte da varj libri, e<br />

parte non più stampate. Aggiunto anche un saggio di Poesia Latina dell’istesso autore,<br />

Venezia, Coleti, 1719, pp. 132-7.<br />

Alessandro Marchetti, Della natura delle cose di Lucrezio, a cura di Mario Saccenti,<br />

Modena, Mucchi, 1992 (ora anche nell’ed. a cura di Denise Aricò, Roma, Salerno,<br />

2003).<br />

Giambattista Marino, La Galeria, a cura di Marzio Pieri e Alessandra Ruffino, in<br />

Appendice La Galeria del Cavalier Marino considerata vien dal Paganino, CD-ROM<br />

Pitture per la Galeria a cura di Alessandra Ruffino, Trento, La Finestra, 2005.<br />

Giambattista Marino, La Lira, a cura di Maurizio Slawinski, Torino, Res, 2007, 3 voll.<br />

Pier Jacopo Martello, Scritti critici e satirici, a cura di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza,<br />

1963.<br />

Pier Jacopo Martello, Rime per la morte del figlio, a cura di Giacinto Spagnoletti,<br />

Torino, Einaudi, 1972.<br />

Lorenzo Mascheroni, L’Invito. Versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia, a cura<br />

di Irene Botta, Bergamo, Moretti & Vitali, 2000.<br />

Angelo Mazza, Lettera […] al sig. abate Vincenzo Monti, Parma, Carmignani, 1788.<br />

500


Angelo Mazza, Opere […], Parma, Paganino, 1816-20, 5 voll.<br />

Benedetto Menzini, Opere […] accresciute, e riordinate […], Firenze, Stamperia di<br />

S.A.R., 1731-32, 4 voll.<br />

Pietro Metastasio, Tutte le opere, a cura di Bruno Brunelli, Milano, Mondadori, 1943-<br />

54, 5 voll.<br />

Pietro Metastasio, Poesie, a cura di Rosa Necchi, Torino, Aragno, 2009.<br />

Giuseppe Micheli, Alcune lettere di Vincenzo Monti ad Angelo Mazza, Parma,<br />

Fiaccadori-Scuola Tipografica Salesiana, 1899 (nozze Micheli-Bianchi).<br />

Vincenzo Monti, Epistolario, raccolto ordinato e annotato da Alfonso Bertoldi, Firenze,<br />

Le Monnier, 1928-31, 6 voll.<br />

Vincenzo Monti, Poesie, a cura di Guido Bezzola, Torino, Utet, 1969.<br />

Vincenzo Monti, Aristodemo, a cura di Arnaldo Bruni, Milano-Parma, Fondazione<br />

Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1998.<br />

Vincenzo Monti, Saggio di poesie, a cura di Alessandra di Ricco, presentazione di<br />

Gennaro Barbarisi, Trento, Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici,<br />

2006 (rist. anast. Livorno, Dai Torchj dell’Enciclopedia, 1779).<br />

Michele Giuseppe Morei, Elogio […] steso in una lettera al padre Odoardo De Vitry<br />

della Compagnia di Gesù revisore di Francia (1728), in Raccolta d’opuscoli scientifici<br />

e filologici, Venezia, Zane (poi Occhi), 1728-57, 51 voll., nel vol. XVII, 1738, pp. 479-<br />

500.<br />

Michele Giuseppe Morei, Ragionamento […] intorno all’“Eneida” di Virgilio, Roma,<br />

de’ Rossi, 1729.<br />

Michele Giuseppe Morei, Autunno Tiburtino, Roma, de’ Rossi, 1743 (poi in Le tre<br />

Arcadie, Venezia, Poletti, 1746; Venezia, Novelli, 1756; Venezia, Remondini-Santini,<br />

1784).<br />

Michele Giuseppe Morei, Il rapimento di Proserpina di Claudiano ridotto in ottava<br />

rima, Roma, de’ Rossi, 1743.<br />

Michele Giuseppe Morei, Poesie, Roma, de’ Rossi, 1745.<br />

Michele Giuseppe Morei, Prose, Roma, de’ Rossi, 1752.<br />

Michaelis Josephi Morei, Carmina, Romae, Josephi et Philippi de Rubeis, 1762 (I ed.<br />

Roma, Zempel, 1740; II ed. Roma, Salomoni, 1757).<br />

Ludovico Antonio Muratori, Opere, a cura di Giorgio Falco e Fiorenzo Forti, Milano-<br />

Napoli, Ricciardi, 1964, 2 voll.<br />

501


Ludovico Antonio Muratori, Della perfetta poesia italiana, a cura di Ada Ruschioni,<br />

Milano, Marzorati, 1971-72, 2 voll.<br />

Agostino Paradisi, Poesie scelte, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1830.<br />

Giuseppe Parini, Le Odi, edizione critica a cura di Dante Isella, Milano-Napoli,<br />

Ricciardi, 1975.<br />

Giuseppe Parini, Il Giorno, edizione critica a cura di Dante Isella, commento di Marco<br />

Tizi, Milano-Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, 1996, 2 voll.<br />

Giuseppe Parini, Odi. Edizioni 1791 e 1802, a cura di Stefano Carrai, Trento, Università<br />

degli Studi, 1999.<br />

Giuseppe Parini, Prose II. Lettere e scritti vari, edizione critica a cura di Gennaro<br />

Barbarisi e Paolo Bartesaghi, Milano, LED, 2005.<br />

Giuseppe Parini, Alcune poesie di Ripano Eupilino, seguite dalle scelte d’autore per le<br />

“Rime degli Arcadi” e le “Rime varie”. Con il saggio di Giosue Carducci “Il Parini<br />

principiante”, edizione critica a cura di Dante Isella, Milano-Parma, Fondazione Pietro<br />

Bembo-Ugo Guanda, 2006.<br />

Giuseppe Parini, Le Odi, a cura di Nadia Ebani, Milano-Parma, Fondazione Pietro<br />

Bembo-Ugo Guanda, 2010.<br />

Alessandro Pegolotti, Ditirambo […] con alcuni Sonetti del medesimo a i Nominati in<br />

esso, Mantova, Pazzoni, 1711.<br />

Alessandro Pegolotti, Raccolta di rime varie […], con una copiosa giunta di esse non<br />

più stampate, Venezia, Pasinello, 1730.<br />

Bernardino Perfetti, Saggi di poesie parte dette all’improvviso, e parte scritte […].<br />

Raccolte, e date alla luce dal dottor Domenico Cianfogni sacerdote fiorentino,<br />

canonico dell’Imperial Basilica Laurenziana, ed accademico apatista, Firenze,<br />

Bonducciana, 1774 2 (I ed. 1748).<br />

Francesco Petrarca, Canzoniere, edizione commentata a cura di Marco Santagata,<br />

Milano, Mondadori, 2004 (nuova ed. aggiornata).<br />

Gioacchino Pizzi, Dissertazione sopra un antico cameo esibito alla Reale Accademia<br />

delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi, Roma, Casaletti, 1772.<br />

Gioacchino Pizzi, Ragionamento sulla tragica e comica poesia, Roma, Casaletti, 1772.<br />

Gioacchino Pizzi, La visione dell’Eden. Canti quattro, Roma, s.e., 1778.<br />

Poesia del Settecento, a cura di Carlo Muscetta e Maria Rosa Massei, Torino, Einaudi,<br />

1967, 2 voll.<br />

502


Poesia italiana del Settecento, a cura di Giovanna Gronda, Milano, Garzanti, 1978.<br />

Poesie italiane di rimatrici viventi raccolte da Teleste Ciparissiano [Giovanni Battista<br />

Recanati] pastore arcade, Venezia, Coleti, 1716.<br />

Poeti del Settecento, a cura di Raffaella Solmi, Torino, Utet, 1989.<br />

Poeti minori del Settecento, a cura di Alessandro Donati, Bari, Laterza, 1912-13, 2 voll.,<br />

I (Savioli - Pompei - Paradisi - Cerretti ed altri) e II (Mazza - Rezzonico - Bondi -<br />

Fiorentino - Cassoli - Mascheroni).<br />

Il premio tra gli applausi del Campidoglio per l’Accademia del Disegno celebrata il dì<br />

7 maggio 1705 presedendo il cavalier Carlo Maratti celebre dipintore, descritto da<br />

Giuseppe Ghezzi pittore, e segretario accademico; e dedicato dagli accademici alla<br />

santità di N.S. Clemente XI Pont. Ott. Mass., Roma, Zenobi, 1705.<br />

Amedeo Quondam, Filosofia della luce e luminosi nelle egloghe del Gravina.<br />

Documenti per un capitolo della cultura filosofica di fine Seicento, prefazione di Nicola<br />

Badaloni, Napoli, Guida, 1970 (contiene le egloghe del Gravina, pp. 59-129).<br />

Francesco Redi, Bacco in Toscana, con una scelta delle Annotazioni, a cura di Gabriele<br />

Bucchi, Roma-Padova, Antenore, 2005.<br />

Paolo Rolli, Rime […] dedicate dal medesimo all’eccellenza di My Lord Bathurst,<br />

Londra, Pickard, 1717.<br />

Paolo Rolli, Liriche, con un saggio su La melica italiana dalla seconda metà del<br />

Cinquecento al Rolli e al Metastasio e note di Carlo Calcaterra, Torino, Utet, 1926.<br />

Jacopo Antonio Sanvitale, Poema parabolico diviso in morale, politico e fisico […],<br />

Venezia, Bassaglia, 1746.<br />

Jacopo Antonio Sanvitale, Il vajuolo […] consecrato al Real Principe di Parma<br />

Ferdinando di Borbone dopo la sofferta sicurissima operazione dell’Inoculazione,<br />

Parma, Carmignani, 1764.<br />

Ludovico Savioli Fontana, Amori. Con una scelta di liriche neoclassiche, [a cura di<br />

Attilio Momigliano], Firenze, Sansoni, 1944.<br />

Scelta di sonetti, e canzoni de’ più eccellenti rimatori d’ogni secolo […]. Quarta<br />

edizione con nuova aggiunta, a cura di Agostino Gobbi, Venezia, Basegio, 1739, 4 voll.<br />

(I ed., Bologna, Pisarri, 1709-11; II ed., Bologna, Pisarri, 1718; III ed., Venezia, Basegio,<br />

1727).<br />

Ludovico Sergardi, Le satire, a cura di Amedeo Quondam, Ravenna, Longo, 1976.<br />

Il Trionfo della Primavera. Festa di fuochi per la nascita del Serenissimo Arciduca<br />

Leopoldo Principe delle Asturie, Milano, Malatesta, 1716.<br />

503


Domenico Vaccolini, Epistola di Michele Giuseppe Morei […]: Sugli studi e costumi<br />

convenienti a nobil giovane, in “Giornale arcadico di scienze lettere ed arti”, n. LXIV<br />

(luglio, agosto e settembre 1834-35), pp. 118-25.<br />

Alfonso Varano, Visioni sacre e morali, edizione critica a cura di Riccardo Verzini,<br />

Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2003.<br />

Alfonso Varano, Visioni sacre, e morali, a cura di Stefano Strazzabosco, Milano-Parma,<br />

Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, 2007.<br />

Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori con alcune lettere non più stampate,<br />

Venezia, Fenzo, 1758 (ora nella rist. anast. per cura di Alessandra Di Ricco, Trento,<br />

Università degli Studi, 1997).<br />

Giambattista Vico, L’autobiografia, il carteggio e le poesie varie, a cura di Benedetto<br />

Croce e Fausto Nicolini, Bari, Laterza, 1929 2 (I ed. 1911).<br />

Giambattista Vico, Versi d’occasione e scritti di scuola con appendice e bibliografia<br />

generale delle opere, a cura di Fausto Nicolini, Bari, Laterza, 1941.<br />

Giambattista Vico, Opere, a cura di Andrea Battistini, Milano, Mondadori, 1990<br />

(2007 4 ), 2 voll.<br />

Carlo Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, Milano, Tip. Bortolotti,<br />

1892 (estr. dall’“Archivio storico lombardo”, XVIII [1892], pp. 345-76 e 629-70).<br />

Voltaire, Correspondence and related documents, definitive edition by Theodore<br />

Besterman, Genève-Toronto-Oxford, The Voltaire Foundation, 1968-77, 50 voll. (Best.<br />

D), vol. IX (november 1743-april 1746, letters D2874-D3372), 1970.<br />

Voltaire, Les œuvres completes […], Oxford, The Voltaire Foundation, vol. XLV a<br />

(Writings of 1753-1757), 2009.<br />

Francesco Maria Zanotti, Dell’arte poetica. Ragionamenti cinque, Bologna, Dalla<br />

Volpe, 1768.<br />

Giovanni Battista Felice Zappi-Faustina Maratti, Rime […]. Quarta edizione. Espurgata<br />

ed accresciuta d’altre Rime de’ più celebri dell’Arcadia di Roma, Venezia, Storti, 1731,<br />

2 voll. (I ed. Venezia, Hertz, 1723).<br />

Apostolo Zeno, Lettere, Venezia, Sansoni, 1785 2 , 6 voll.<br />

IV. Strumenti, repertori, opere di consultazione<br />

Aequa potestas. Le arti in gara a Roma nel Settecento, a cura di Angela Cipriani, Roma,<br />

Edizioni De Luca, 2000.<br />

504


Ireneo Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani […], Parma, Stamperia<br />

Reale, 1789-97 (rist. anast. Bologna, Forni, 1969), 5 voll.<br />

Arcadia-Accademia Letteraria Italiana, Inventario dei manoscritti (1-41), a cura di<br />

Barbara Tellini Santoni, Roma, La meridiana, 1991.<br />

Johan Arckenholtz, Mémoires concernant Christine reine de Suède, pour servir<br />

d’éclaircissement à l’histoire de son règne et principalement de sa vie privée, et aux<br />

événemens de l’histoire de son tems civile et litéraire […], Mortier, Amsterdam et<br />

Leipzig, 1751-60, 4 voll.<br />

Filippo Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani, in Aedibus<br />

Palatinis, 1745 (rist. anast. Ridgewood NJ, poi Farnborough Hants, The Gregg Press,<br />

1965-66), 4 voll.<br />

Bandini Buti: Poetesse e scrittrici, a cura di Maria Bandini Buti, Roma, E.B.B.I. -<br />

Istituto editoriale italiano Bernardo Carlo Tosi, 1941-42, 2 voll.<br />

Francesco Bausi-Mario Martelli, La metrica italiana. Teoria e storia, Firenze, Le<br />

Lettere, 1993.<br />

Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, Bologna, il Mulino, 1991 (2002).<br />

Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani dal secolo XI<br />

fino ai nostri giorni, Roma, Tip. Eredi Botta, 1880.<br />

Francesco Cancellieri, Il mercato, il lago dell’Acqua Vergine ed il palazzo Panfiliano<br />

nel Circo Agonale detto volgarmente Piazza Navona […] Con un’appendice di XXXII<br />

documenti ed un trattato sopra gli Obelischi, Roma, Bourlié, 1811.<br />

Giacinto Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città di<br />

Ascoli nel Piceno, Ascoli, Cardi, 1830 (rist. anast. Bologna, Forni, 1972).<br />

Louis-Mayeul Chaudon, Nuovo dizionario istorico ovvero storia in compendio di tutti<br />

gli Uomini che si sono resi illustri segnando le epoche delle Nazioni […], Bassano,<br />

Remondini, 1796, 22 voll. (trad. del Nouveau dictionnaire historique portatif […],<br />

Caen, Le Roy, 1789 7 , 9 voll.).<br />

Giambattista Chiaramonte, Dissertazione istorica delle accademie letterarie bresciane,<br />

in Dissertazioni istoriche, scientifiche, erudite recitate da diversi autori in Brescia<br />

nell’adunanza letteraria del Signor Conte Giammaria Mazzuchelli, Brescia, Rizzardi,<br />

1765, 2 voll., nel vol. I, pp. 53-7.<br />

Giovan Mario Crescimbeni, Stato della Basilica Diaconale, Collegiata, e Parrocchiale<br />

di S. Maria in Cosmedin […], Roma, de’ Rossi, 1719.<br />

Giovan Mario Crescimbeni, L’Istoria della volgar poesia […]. Nella seconda<br />

impressione, fatta l’anno 1714 d’ordine della Ragunanza degli Arcadi, corretta,<br />

riformata, e notabilmente ampliata; e in questa terza pubblicata unitamente co i<br />

505


Comentarj intorno alla medesima, riordinata, ed accresciuta […], Venezia, Basegio,<br />

1730-31, 6 voll.<br />

La cultura a Milano nell’età di Maria Teresa. Catalogo della mostra, a cura di<br />

Gianmarco Gaspari, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, 1980.<br />

DBI: Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,<br />

1960-.<br />

DCLI: Dizionario critico della letteratura italiana, diretto da Vittore Branca, con la<br />

collaborazione di Armando Balduino, Manlio Pastore Stocchi, Marco Pecoraro, Torino,<br />

Utet, 1986 2 , 4 voll.<br />

Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, introduzione di René Wellek,<br />

note di Grazia Melli Fioravanti, Milano, Rizzoli, 2006 (1983).<br />

De Tipaldo: Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII,<br />

e de’ contemporanei compilata da letterati italiani di ogni provincia, a cura di Emilio<br />

De Tipaldo, Venezia, Alvisopoli (poi Cecchini e Comp.), 1834-45, 10 voll.<br />

“Diario ordinario”, Roma, 7 febbraio 1728 (n. 1639); I° gennaio 1729 (n. 1780); 18<br />

febbraio 1736 (n. 2894); 11 febbraio 1741 (n. 3672); 22 giugno, 6 luglio, 5 ottobre, 23<br />

novembre 1743 (nn. 4041, 4047, 4086, 4107); 4 gennaio 1766 (n. 7569).<br />

Dictionary of scientific biography, directed by Charles Coulston Gillispie, New York,<br />

Scribner, 1970-90, 18 voll.<br />

DMb: Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie,<br />

diretto da Alberto Basso, Torino, Utet, 1985-90, 8 voll. e Appendice.<br />

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floruerunt, Pisa, Ginesius, 1778-1805, 20 voll.<br />

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Fiamminghi e altri Maestri. Gli artisti stranieri nel patrimonio del Fondo Edifici di<br />

Culto del Ministero dell’Interno, Roma, «L’Erma» di Bretschneider, 2008.<br />

506


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stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800,<br />

ricerca storica, bibliografica e archivistica condotta in collaborazione con Orietta<br />

Sartori, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1994.<br />

Saverio Franchi, Drammaturgia romana II (1701-1750). Annali dei testi drammatici e<br />

libretti per musica pubblicati a Roma e nel Lazio dal 1701 al 1750, con introduzione sui<br />

teatri romani nel Settecento e commento storico-critico sull’attività teatrale e musicale<br />

romana dal 1701 al 1730, ricerca storica, bibliografica e archivistica condotta in<br />

collaborazione con Orietta Sartori, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1997.<br />

Carlo Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV<br />

al XIX, raccolto e pubblicato da Albano Sorbelli, Firenze, Olschki, 1933 (rist. anast.<br />

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voll.<br />

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1737 (rist. anast. Cosenza, Casa del Libro, 1963), 5 voll.<br />

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Letteratura italiana. I minori, Milano, Marzorati, 1961-62, 4 voll., vol. III, 1961.<br />

Antonio Mambelli, La cultura in Romagna nella prima metà del Settecento. Arti -<br />

Biblioteche - Accademie e Accademici - Scuole - Scienza - Erudizione - Giornalismo,<br />

prefazione di Aldo Spallicci, Ravenna, Longo, 1971.<br />

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Sesto Matteucci, Memorie storiche intorno ai Forlivesi benemeriti della umanità e degli<br />

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d’istruzione in Forlì, Faenza, Conti, 1842.<br />

Michele Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, con prefazione di Luigi Rava,<br />

Bologna, Cappelli, 1926-30 (rist. anast. Bologna, Forni, 1976), 5 voll.<br />

Gaetano Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come<br />

che sia aventi relazione all’Italia, Milano, Pirola, 1848-59, 3 voll.<br />

Aldo Menichetti, Metrica italiana. Fondamenti metrici, prosodia, rima, Padova,<br />

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recentiora saecula illustrarunt notitiae locupletissime, Panormi, Bua (1708), poi<br />

Felicella, 1714 (rist. anast. Bologna, Forni, 1971), 2 voll.<br />

Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai<br />

nostri giorni […], Venezia, Tip. Emiliana, 1840-79, 103 voll. e Indici.<br />

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Onomasticon: Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, a cura di Anna Maria<br />

Giorgetti Vichi, Roma, Arcadia-Accademia Letteraria Italiana, 1977.<br />

Pezzana: Memorie degli scrittori e letterati parmigiani raccolte dal Padre Ireneo Affò e<br />

continuate da Angelo Pezzana, Parma, Ducale Tipografia, 1825-33 (ora nella rist. anast.<br />

Bologna, Forni, 1973), 4 voll.<br />

Bartolomeo Piazza, Eusevologio romano, overo delle opere pie di Roma, accresciuto, &<br />

ampliato secondo lo stato presente con due Trattati delle Accademie, e Librerie celebri<br />

di Roma, Roma, Andreoli, 1699 (I ed. 1698).<br />

La pittura del ’700 a Roma, a cura di Stella Rudolph, 732 illustrazioni, Milano,<br />

Longanesi, 1983, 2 voll.<br />

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Amedeo Quondam, L’Accademia, in Letteratura italiana, diretta da Alberto Asor Rosa,<br />

vol. I (Il letterato e le istituzioni), Torino, Einaudi, 1982, pp. 823-94.<br />

508


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La Sapienza che contiene anche un saggio storico della letteratura romana dal<br />

principio del secolo XIII sino al declinare del secolo XVIII, Roma, Pagliarini, 1803-06<br />

(rist. anast. Bologna, Forni, 1971), 4 voll.<br />

Carlo Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Milano, Sonzogno, 1937-38, 2 voll.<br />

e Supplemento.<br />

SI: Gianmaria Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia cioè notizie storiche, e critiche intorno<br />

alle vite, e agli scritti dei letterati italiani, Brescia, Bossini, 1753-63, 6 voll.<br />

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Tipografica, 1781-86 (rist. anast. Bologna, Forni, 1970), 6 voll.<br />

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tragica, in “Studi storici”, XLV (2004), pp. 259-77.<br />

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522


Pastori d’Arcadia<br />

Abarinto Dionisiaco, v. Caetani<br />

Pasquale.<br />

Abaristo Temidense, v. Gonzaga<br />

Sigismondo.<br />

Abasto Tiseo, v. Adami Giovanni<br />

Filippo.<br />

Abati Giovanni (Neralbo<br />

Miragetico), 360.<br />

Abisio Cratidio, v. Sabbioni Orsini<br />

Vincenzo.<br />

Acamante Pallanzio, v. Brogi<br />

Giuseppe.<br />

Acarinto Oressio, v. Parracciani<br />

Rutilio.<br />

Acasto Lampeatico, v. Bonini Enea<br />

Antonio.<br />

Acasto Larissiano, v. Cassiani<br />

Giuliano.<br />

Acato Evoetico, v. Volta Leopoldo<br />

Camillo.<br />

Aci Delpusiano, v. Manfredi<br />

Eustachio.<br />

Aclasto Eurotano, v. Duodo<br />

Niccolò.<br />

Acquaviva Giovanni Girolamo<br />

d’Aragona (Idalmo Trigonio),<br />

241.<br />

Adalsio Metoneo, v. Pedrocchi<br />

Orazio (P. Giovanni Antonio di<br />

S. Anna).<br />

Adami Giovanni Filippo (Abasto<br />

Tiseo), 99 n., 101, 372.<br />

Adelindo Gerenio, v. Giustiniani<br />

Carlo.<br />

Adelno Deomeneio, v. Buonaccorsi<br />

Alessandro.<br />

Adimanto Autonidio, v. Valenti<br />

Gonzaga Carlo.<br />

Adimari Lodovico (Termisto<br />

Marateo), 356.<br />

Affò Ireneo (al sec. Davide; Filesio<br />

Enifeo), 76 n., 124 e n., 126 e n.,<br />

505, 508.<br />

Agaristo Teutidio, v. Isolani<br />

Alamanno.<br />

Agatopisto Cromaziano, v.<br />

Buonafede Appiano.<br />

Agero Nonacride, v. Maioli<br />

d’Avitabile Biagio.<br />

Agesilo Brentico, v. Clementi<br />

Francesco Domenico.<br />

Aglaura (o Aglauro) Cidonia, v.<br />

Maratti Zappi Faustina.<br />

Agnelli Iacopo (Rimero Celenio),<br />

127 e n., 456.<br />

Aiace Giardaneo, v. Vettini Nunzio.<br />

Alaleona Giuseppe Coluccio<br />

(Rosindo Lisiade), 34 e n., 230,<br />

296, 354.<br />

Alarco Erinnidio, v. Orsi Giovanni<br />

Giuseppe Felice.<br />

Alasto Liconeo, v. Astalli Fulvio.<br />

Alauro Euroteo, v. Perfetti<br />

Bernardino.<br />

Albani Alessandro (Crisalgo<br />

Acidanteo), 8 n., 9, 59, 61, 62,<br />

80, 107, 367-8.<br />

Albani Annibale (Poliarco<br />

Taigetide), 6, 36 n., 37, 38 n.,<br />

54, 59, 61, 149, 366, 486.<br />

Albani Carlo (Cleandro Elideo), 60,<br />

145, 233, 281.<br />

Albani Giovanni Francesco<br />

(pronipote di Clemente XI;<br />

Alcindio Elideo), 82, 97, 402,<br />

415.<br />

Albiro Mirtunziano, v. Trabucco<br />

Andrea.<br />

Albizzi Nicolò degli (Damisto<br />

Aristodemio), 344.<br />

Alceste Priamideo, v. Salandri<br />

Pellegrino.<br />

Alceta Eseno, v. Zampieri Camillo.<br />

Alcidalgo Sparziate, v. Benedetti<br />

Giuseppe.<br />

523


Alcippo Perseio, v. Bodoni<br />

Giambattista.<br />

Alcrindo, v. Manfroni Gaetano.<br />

Aldrovandi Ercole (Griseldo<br />

Toledermio), 63 n., 228, 240.<br />

Alessandri Buonaccorsi Maria<br />

(Leucride Ionide), 53 n., 64 e n.,<br />

243.<br />

Alessi Cillenio, v. Paolucci<br />

Giuseppe.<br />

Alfesibeo Cario, v. Crescimbeni<br />

Giovan Mario.<br />

Alfesindo Criuntino, v. Mattioli<br />

Giuseppe.<br />

Alfieri Vittorio (Filaerio<br />

Eratrostico), 82 n., 130 n., 131 e<br />

n., 165 e n., 492, 496, 510, 511,<br />

512, 519.<br />

Algarotti Francesco (Polianzo<br />

Dorico), 69 n., 89, 90 n., 94 e n.,<br />

95 n., 97 e n., 102, 116 n., 127 e<br />

n., 152-7 e nn., 455, 484, 496.<br />

Algindo Ileo, v. Antonelli Nicola<br />

Maria.<br />

Alidalgo Epicuriano, v. Dalla Rosa<br />

Prati Pier Maria.<br />

Alidauro Pentalide, v. Tagliazucchi<br />

Giampietro.<br />

Alinda Panichia, v. Credi Fortini<br />

Elisabetta.<br />

Alindo Scirtoniano, v. Fabri Filippo.<br />

Alisco Tortunio, v. Canti Giacomo.<br />

Almaspe Steniclerio, v. Spinola<br />

Agostino.<br />

Almedonte Cleoneo, v. Braschi<br />

Onesti Luigi.<br />

Alminto Tereano, v. Emili Emilio.<br />

Alpago Milaonzio, v. Amigoni<br />

Floriano Maria.<br />

Altemio Leucianitico, v. Frosini<br />

Francesco.<br />

Alterio Eleo, v. Marchetti<br />

Alessandro.<br />

Alzindo Epiziano, v. Lanzoni<br />

Giuseppe.<br />

Amaduzzi Giovanni Cristofano<br />

(Biante Didimenio), 111 e n.,<br />

112-3, 124 n., 496, 497.<br />

Amaranto Sciaditico, v. Gigli<br />

Girolamo.<br />

Amarilli Etrusca, v. Bandettini<br />

Teresa.<br />

Ambrogi Antonio Maria (Selisto<br />

Macistanio), 102 n.<br />

Amenta Nicolò (Pisandro<br />

Antiniano), 38 n., 144 e n., 250.<br />

Amicla Orio, v. Brugueres Michele.<br />

Amigoni Floriano Maria (Alpago<br />

Milaonzio), 78, 304, 336, 359,<br />

364, 367.<br />

Amildo Cilleneo, v. Cemmi<br />

Giacomo.<br />

Aminta Orciano, v. Casali Gregorio.<br />

Amireno Manturico, v. Filipponi<br />

Tommaso.<br />

Amiro Citeriano, v. De Mari<br />

Lorenzo.<br />

Anasco Ninfadio, v. De Simoni<br />

Niccolò.<br />

Andreozzi Pietro (Bandalio Fezzeo),<br />

66, 187.<br />

Angelio Niccolò (Cleanore<br />

Palladiaco), 152, 411.<br />

Anicio Traustio, v. Redi Francesco.<br />

Ansidei Marco Antonio (Aristandro<br />

Iaseo), 44, 73 n.<br />

Antidreo Lapitio, v. Ghislieri<br />

Filippo Carlo.<br />

Antistio Trochio, v. Landi<br />

Francesco.<br />

Antoglietta Francesco Maria dell’<br />

(Sorasto Trisio), 355.<br />

Antonelli Giovanni Carlo (Ramisco<br />

Marachio), 150 e n., 404.<br />

Antonelli Nicola Maria (Algindo<br />

Ileo), 374.<br />

Aquilio Naviano, v. Odescalchi<br />

Livio.<br />

Aquino Carlo d’ (Alcone Sirio), 58 e<br />

n.<br />

Aquino Tommaso d’ (Melinto<br />

Leuttronio), 245.<br />

Araste Ceraunio, v. Marcheselli<br />

Filippo.<br />

Arato Alalcomenio, v. De Angelis<br />

Domenico.<br />

Arbante Calcidico, v. Riva Giovanni<br />

Battista.<br />

Arbio Gortiniano, v. Spannocchi<br />

Pandolfo.<br />

524


Arcesindo Menalio, v. Rota Angelo.<br />

Arcesio Iziano, v. Franchini Taviani<br />

Cesare.<br />

Archidamo Acheliano, v. Emiliani<br />

Emiliano.<br />

Arcomelo Erimanteo, v. Corelli<br />

Arcangelo.<br />

Ardenio Platanio, v. Mantelli Giulio<br />

Cesare.<br />

Ardoini Ludovisi Anna Maria<br />

(Getilde Faresia), 65 e n., 291.<br />

Arenio Triense, v. Celoni Tommaso<br />

Maria.<br />

Arete Melleo, v. Giovanni V di<br />

Braganza, re di Portogallo.<br />

Arezio Gateatico, v. Lemene<br />

Francesco de.<br />

Argeste Melichio, v. Newton Henry.<br />

Argesto Dafneo, v. Della Torre di<br />

Rezzonico Antonio Giuseppe.<br />

Arginio Scirtoniano, v. Mainardi<br />

Giovanandrea.<br />

Argino Calcodonteo, v. Boni Curzio<br />

Reginaldo.<br />

Arionte Geresteo, v. Mainardi<br />

Giuseppe.<br />

Arisi Francesco (Eufemo Batio), 41<br />

e n., 318.<br />

Aristeno Parraside, v. Novelli Pietro<br />

Antonio.<br />

Aristeo Cratio, v. Salvini Antonio<br />

Maria.<br />

Aristile Pentelio, v. Forzoni Accolti<br />

Francesco.<br />

Aristofonte Enonio, v. Scutellari<br />

Aiani Guido Ascanio.<br />

Armeste Pelopide, v. Pellegrini<br />

Giuseppe Luigi.<br />

Armindo Triasio, v. Paziani<br />

Giovanni Battista.<br />

Armiro Elettreo, v. Grimani Pietro.<br />

Armonide Elideo, v. Mazza Angelo.<br />

Arpalio Abeatico, v. Forzoni Accolti<br />

Pier Andrea.<br />

Artino Corasio, v. Metastasio Pietro<br />

(Pietro Trapassi).<br />

Ascani Giuseppe Alessandro<br />

(Ciminio Nedano), 376.<br />

Astaco Elicio, v. Gozzadini Ulisse<br />

Giuseppe.<br />

Astalli Fulvio (Alasto Liconeo),<br />

220, 232, 255, 335.<br />

Asti Antonio Maria (Tiaso<br />

Nemesiaco), 83.<br />

Atelmo Leucasiano, v. Landi<br />

Ubertino.<br />

Ateste Mirsinio, v. Este Carlo<br />

Emanuele d’.<br />

Ati Argiretico, v. Ranucci Paolo.<br />

Atreno Alittorio, v. Odazzi<br />

Giuseppe.<br />

Audalgo Toledermio, v. Teodoli<br />

Girolamo.<br />

Aulideno Melichio, v. Gonzaga<br />

Ottavio.<br />

Aulla Bartolomeo Gaetano<br />

(Mitrindo Collide), 99 e n., 100,<br />

426.<br />

Aurasco Pamisiano, v. Pico della<br />

Mirandola Ludovico.<br />

Aurindo Buraico, v. Brancadori<br />

Perini Giovanni Battista.<br />

Aurisco Elafio, v. Ciappetti<br />

Giovanni Battista.<br />

Aurispa Niccolò (Pinaco Linneate),<br />

34 e n.<br />

Automedonte Aleatico, v. Malaspina<br />

Marcello.<br />

Autone Manturese, v. Redi<br />

Gregorio.<br />

Autonide Saturniano, v. Monti<br />

Vincenzo.<br />

Avogaro degli Azzoni Rambaldo<br />

(Targilio Ambracio), 89 e n.<br />

Baccanti Alberto (Penteo<br />

Alcimedonziaco), 89 e n., 93 n.,<br />

100, 150 e n., 403.<br />

Bacchini Benedetto (Ereno<br />

Panormio), 7.<br />

Baciocchi Francesco Maria (Polindo<br />

Cautoneo), 353.<br />

Baciocchi Giovanni Tommaso<br />

(Perideo Trapezunzio), 63 n., 145<br />

e n., 146 e n., 162 e n., 296.<br />

Baglivi Giorgio (Epidauro<br />

Pirgense), 55.<br />

Bagnari Pietro (Laurillo Geronteo),<br />

397, 409, 412.<br />

525


Baldani Antonio (Nicalbo<br />

Cleoniense), 229, 232, 383.<br />

Baldini Giovanni Francesco<br />

(Brennalio Reteo), 8 n., 72 n., 88<br />

n., 360, 363.<br />

Ballati Orlandini Emilia (Eurinda<br />

Annomidia), 64 e n., 290, 328.<br />

Balletti Riccoboni Elena (Mirtinda<br />

Parraside), 64 e n., 194.<br />

Bandettini Teresa (Amarilli<br />

Etrusca), 68 n., 89 e n.<br />

Bandini Luigi (Maurimbo Pirgense),<br />

425.<br />

Barattieri Ottavio (Tisameno<br />

Pelopide), 63 n., 300.<br />

Barbarigo Giovanni Francesco<br />

(Aristalgo Melateo), 41 e n.<br />

Barlettani Attavanti Saverio Maria<br />

(Eulisto Macariano), 13 n., 15 n.,<br />

330, 370 n.<br />

Baruffaldi Girolamo (Cluento<br />

Nettunio), 343, 360, 371.<br />

Basilide Etiadeo, v. Cunha Nuño de<br />

Attayde.<br />

Basilissa, v. Cristina Alessandra<br />

Vasa, regina di Svezia.<br />

Battaglini Angelo (Ergeade Tifeo),<br />

134 e n., 468.<br />

Battelli Giovanni Cristoforo<br />

(Arisostene Parorio), 59 e n.<br />

Battisti Domenico Antonio<br />

(Laudeno), 330.<br />

Beccaria Giovanni Battista<br />

(Ligesto), 97 n.<br />

Bedori Carlo Antonio (Fabillo<br />

Giunonio), 63 n., 319.<br />

Bellini Lorenzo (Ofelte Nedeo), 63<br />

n., 247.<br />

Benaco Deomeneio, v. Grazini<br />

Giulio Cesare.<br />

Benalgo Chelidorio, v. Crispi<br />

Eustachio.<br />

Benci Francesco (Olpindo<br />

Coccigio), 360.<br />

Benedetti Giuseppe (Alcidalgo<br />

Sparziate), 359.<br />

Benedetto XIII (Vincenzo Maria<br />

Orsini; Teofilo Samio), papa, 67<br />

e n., 69, 72, 486.<br />

Benedetto XIV (Prospero<br />

Lambertini; Egano Aluntino),<br />

papa, 6, 85, 96, 511.<br />

Benedetto Fiorentino, v. Menzini<br />

Benedetto.<br />

Bentivoglio Cornelio d’Aragona<br />

(Entello Epiano), 267.<br />

Bentivoglio Luigi d’Aragona<br />

(Amalteo Ciparissio), 36 n.<br />

Benzoni Giovanni (Cloasco Echeo),<br />

314.<br />

Bergalli Gozzi Luisa (Irminda<br />

Partenide), 64 n., 90, 513.<br />

Bernardoni Pietro Antonio (Cromiro<br />

Dianio), 38 n., 362, 364.<br />

Bernardy Paul (Lamindo Cratidio),<br />

63, 361, 365.<br />

Bernieri-Terrarossa Aurelio (Iperide<br />

Foceo), 77 e n., 78 n., 105 n., 123<br />

n., 126, 127 n., 128 n., 135 e n.,<br />

155, 156-9 e nn., 444, 451, 471,<br />

497, 512.<br />

Berti Alessandro Pompeo (Nicasio<br />

Poriniano), 61 n., 82, 83, 89, 99<br />

n., 400, 413.<br />

Bertola de’ Giorgi Aurelio (Ticofilo<br />

Cimmerio), 127 e n., 155 e n.,<br />

458, 484.<br />

Bertucci Giovanni Battista (Inalbo<br />

Eumenidio), 320.<br />

Betti Zaccaria (Telgonte Arionio),<br />

153.<br />

Bettinelli Saverio (Diodoro<br />

Delfico), 1, 93-5 e nn., 102, 115,<br />

116 n., 117 e n., 120, 127, 142,<br />

154, 156-7 e nn., 163-4 e nn.,<br />

168, 446, 484, 497, 512.<br />

Bevilacqua Ippolito (Eusebeo<br />

Tereano), 129, 130 e n.<br />

Bianchi Orazio (Isicrate), 44 n.<br />

Bianchini Francesco (Selvaggio<br />

Afrodisio), 8 e n., 14 n., 15 n.,<br />

30, 72 e n.<br />

Bianchini Giulio Cesare (Idalce<br />

Trofeio), 421.<br />

Bianchini Giuseppe (Inaste<br />

Dindimenio), 18 n., 62 n., 321,<br />

497.<br />

526


Bianchini Giuseppe (Silvagide<br />

Tomirio), 72 n.<br />

Bianciardi Michelangelo Maria<br />

(Sincero Partenio), 28 n.<br />

Biavi Giovanni (Fiorillo Cromonio),<br />

370 n.<br />

Bigolotti Cesare (Clidemo Trivio),<br />

51, 52 n., 60 n., 63 n., 146 e n.,<br />

187, 342, 361, 367, 368.<br />

Binda Francesco (Andocide<br />

Filadelfio), 106 n.<br />

Bini Giuseppe (Tegeso Acroniano),<br />

6 e n., 63 n., 99, 101, 104 n., 63<br />

n., 299, 435.<br />

Bione Crateo, v. Gravina Gian<br />

Vincenzo.<br />

Blasetti Ermenegildo (Lamisto<br />

Dafneo), 360, 370 n.<br />

Boccacciari Giuseppe Antonio<br />

(Quiristo Calcidonense), 410,<br />

413.<br />

Boccolini Giovanni Battista (Etolo<br />

Silleneo), 359.<br />

Bodoni Giambattista (Alcippo<br />

Perseio), 94 e n., 138 n., 139 n.,<br />

140 e n., 491, 495, 498, 511, 514,<br />

522.<br />

Böhme Johann Gottlieb (Crisenio<br />

Beroense), 100 n., 105.<br />

Bolis Lorenzo (Siloe Ennizio), 112.<br />

Boncompagni Gregorio (Vitalbo<br />

Cinosurio), 201.<br />

Bondi Clemente (Metabo Prianeo),<br />

128 n., 164 e n., 474, 503, 521.<br />

Boni Curzio Reginaldo (Argino<br />

Calcodonteo), 89, 99 n., 390.<br />

Bonini Enea Antonio (Acasto<br />

Lampeatico), 63 n., 145 e n., 253,<br />

368.<br />

Borghese Francesco (Sulmonio), 74,<br />

82 e n., 486.<br />

Borghi Alessandro (Dalete<br />

Carnasio), 283.<br />

Borghini Maria Selvaggia (Filotima<br />

Innia), 53 n., 64 e n., 162 e n.,<br />

238, 497.<br />

Borgiassi Francesco (Egelio<br />

Tesmiano), 344, 364.<br />

Borgondio Orazio (Achemenide<br />

Megalopolita), 101 e n.<br />

Boscovich Ruggero Giuseppe<br />

(Numenio Anigreo), 99 n., 101<br />

n., 102 e n., 106, 152, 413.<br />

Brancadori Perini Giovanni Battista<br />

(Aurindo Buraico), 362.<br />

Brasavola Carlo Ireneo (Cresfonte<br />

Cauconeo), 263.<br />

Braschi Onesti Luigi (Almedonte<br />

Cleoneo), 136 e n., 487.<br />

Brennalio Reteo, v. Baldini<br />

Giovanni Francesco.<br />

Brigante Colonna Fulvio (Liseno<br />

Apaturio), 322, 331.<br />

Britone Dionisiopolita, v. Zappata<br />

Giovanni Battista.<br />

Brogi Giuseppe (Acamante<br />

Pallanzio), 1, 72 n., 82 e n., 98 e<br />

n., 103-6 e nn., 107 e n., 151 e n.,<br />

163, 372, 410, 483, 488.<br />

Brugueres Michele (Amicla Orio),<br />

146 e n., 304.<br />

Brulart Marie de Sillery Gontieri<br />

(Cidippe Dereia), 53 n., 54 n.<br />

Brunamonti Francesco (Diante<br />

Prosense), 264.<br />

Bucchi Sante (Echeno<br />

Eurimedonzio), 285.<br />

Bucci Bernardo (Falanto Partenio),<br />

44 n., 101 e n., 151 e n., 381.<br />

Bufi Giovanni Niccolò (Stenonte<br />

Orciano), 28 n.<br />

Bulgarini Giovanni Francesco<br />

(Elmante Lirceate), 225, 288.<br />

Buonaccorsi Alessandro (Adelno<br />

Deomeneio), 335.<br />

Buonadrati Diotallevo (Forbante<br />

Ippodamico), 319, 363.<br />

Buonafede Appiano (Agatopisto<br />

Cromaziano), 129, 130 e n., 134,<br />

155 e n., 164 e n., 460, 510, 511,<br />

518.<br />

Buoncompagni Giustiniani Maria<br />

Costanza, 60, 184.<br />

Bussi Giulio (Tirinto Trofeio), 252.<br />

Buttari Filippo (Ergisto Balirio),<br />

393.<br />

Caetani Nicolò (Elviro Triasio),<br />

289.<br />

527


Caetani Pasquale (Abarinto<br />

Dionisiaco), 150 e n., 410.<br />

Caetani Sanseverino Aurora<br />

(Lucinda Coritesia), 64 e n., 212.<br />

Cagnani Francesco Maria (Eustasio<br />

Oeio), 226, 270, 333, 370 n., 483.<br />

Callimbo Feneio, v. Palma Giovanni<br />

Battista.<br />

Caloprese Gregorio (Alcimedonte<br />

Cresio), 47 e n.<br />

Calvi Giacomo Alessandro<br />

(Felsineo Macedonico), 127 n.,<br />

130, 134, 450, 470.<br />

Campeggi Ferdinando Antonio<br />

(Eureno Licio), 63 n., 168, 237.<br />

Campello Bernardino di (Verindo<br />

Tueboate), 231.<br />

Campello Francesco Maria di<br />

(Logisto Nemeo), 28 n., 49 n.,<br />

66, 101, 143 e n., 211, 228, 331,<br />

364, 366, 367, 424.<br />

Campello Paolo di (Logistide<br />

Ippomedonteo), 409.<br />

Candela Giovanni Felice (Nedalco<br />

Garanziaco), 399.<br />

Canevari Antonio (Elbasco<br />

Agroterico), 66-7 e nn., 515.<br />

Canevari Giovanni Tommaso<br />

(Dettico Foriano), 39.<br />

Cantelli Tagliazucchi Veronica<br />

(Oriana Ecalidea), 82 e n., 83, 99<br />

n., 100, 150 e n., 151, 401.<br />

Cantelmo Stuart Ippolita (Elpina<br />

Aroate), 64 e n., 288.<br />

Canti Giacomo (Alisco Tortunio),<br />

202.<br />

Cantoni Carlo (Cidaspe<br />

Achemoriaco), 135 n.<br />

Capalli Giovanni Battista (Erimone<br />

Palio), 33 e n.<br />

Capece Carlo Sigismondo (Metisto<br />

Olbiano), 364, 365.<br />

Capece Minutolo Enriquez Cecilia<br />

(Egeria Nestanea), 64 e n., 285.<br />

Cappellari Michele (Olenio<br />

Liceate), 15 e n.<br />

Capponi Alessandro Gregorio<br />

(Sofileo Cefisio), 44-5 nn.<br />

Caraccio Antonio (Lacone<br />

Cromizio), 49 n., 149, 242.<br />

Caracciolo Carmine Niccolò (Salico<br />

Lepreonio), 61 n., 274.<br />

Caracciolo Giovanna (Nosside<br />

Ecalia), 53 n., 64 e n., 274.<br />

Carafa Francesco Maria (Nicandro<br />

Tueboate), 61 n., 214, 239.<br />

Carafa Tiberio (Eliso Euteo), 266.<br />

Carafa Vincenzo (Locridio<br />

Falanzio), 64 n.<br />

Carcano Francesco (Floreno<br />

Corcirense), 135 e n., 153 n.,<br />

470.<br />

Caricleo Chermario, v. Ceccarelli<br />

Lucio.<br />

Carino Dipeo, v. Viti Paolo Antonio.<br />

Carletti Ignazio, v. Lorenzini<br />

Francesco Maria.<br />

Carli Paolo Francesco (Coridone<br />

Marachio), 28 n., 281.<br />

Carlo III di Borbone, re di Spagna e<br />

delle Due Sicilie (Eraclide<br />

Samio), 98 e n., 99, 107, 150,<br />

151, 156, 389, 409, 410.<br />

Carlo VI d’Asburgo, imperatore, 38,<br />

60, 61, 77, 213, 226, 227, 231,<br />

329, 336, 337, 363, 374.<br />

Carlo Emanuele IV di Savoia, re di<br />

Sardegna (Ruggiero Erimanteo),<br />

87 n.<br />

Carminati Giovanni Battista<br />

(Clangio Agoriense), 312, 341.<br />

Carminio Tennacriano, v.<br />

Franceschini Filippo Saverio (P.<br />

Odoardo di S. Francesco<br />

Saverio).<br />

Carrara Pietro Paolo (Clarimbo<br />

Palladico), 75 e n., 99 n., 261,<br />

391.<br />

Carrara Ubertino (Eudosso<br />

Pauntino), 15 e n.<br />

Carro Giovanni Battista (Sillano<br />

Eurinomico), 99 n., 413.<br />

Casale Scipione Giuseppe (Evagora<br />

Acroceraunio), 99, 154 n., 393,<br />

411.<br />

Casali Federico (Licasio<br />

Catebasiano), 96.<br />

Casali Giuseppe (Lauresto Pegeo),<br />

396.<br />

528


Casali Gregorio (Aminta Orciano),<br />

127 n., 441.<br />

Casaregi Giovanni Bartolomeo<br />

Stanislao (Eritro Faresio), 39 e n.,<br />

162 e n., 267, 361, 364, 488, 494.<br />

Caselli Filippo (Sillace Stomiate),<br />

413.<br />

Casini Francesco Maria (Aretimo<br />

Sireo), 59 e n.<br />

Casoni Niccolò (Laonico Parorio),<br />

99, 423.<br />

Cassiani Giuliano (Acasto<br />

Larissiano), 134 e n., 158, 165 e<br />

n., 168, 459.<br />

Cassoli Francesco, 122, 142, 156-8<br />

e nn., 497, 503.<br />

Casti Giambattista (Niceste<br />

Abideno), 105.<br />

Castiglioni Giuseppe Antonio<br />

(Nigeno Sauridio), 38 n., 39 e n.<br />

Cattaneo Filippo (Laristo<br />

Carmoneo), 293.<br />

Cavazzi Vincenzo (Stellidio<br />

Frissanio), 434.<br />

Ceccarelli Lucio (Caricleo<br />

Chermario), 82, 83 n., 154 e n.,<br />

390, 410, 411.<br />

Celiro Straziano, v. Sanseverino<br />

Leopoldo Giuseppe.<br />

Celisto Tegeatico, v. Fontana<br />

Galeazzo.<br />

Celoni Tommaso Maria (Arenio<br />

Triense), 463.<br />

Cemmi Giacomo (Amildo Cilleneo),<br />

83 e n., 410.<br />

Cenacchi Francesco (Nitidio<br />

Lisiaco), 428.<br />

Cenni Giacomo Maria (Ameto<br />

Ninfadio), 28 n.<br />

Cerati Antonio (Parmenio Dirceo),<br />

125 e n., 127 n., 128 n., 140 e n.,<br />

158, 160 e n., 455, 476.<br />

Cerinto Alcmeonio, v. Pagliai Pietro<br />

Paolo.<br />

Cernuschi Giovanni (Cleote<br />

Literio), 63 n., 312.<br />

Cerrati Galanti Alessandro (Gantila<br />

Pelleneo), 209, 347, 362, 365,<br />

367.<br />

Cerretti Luigi (Tagete Castalio), 130<br />

e n., 134, 142, 159, 479, 503.<br />

Cesarotti Melchiorre (Meronte<br />

Larisseo), 115, 120, 121 n., 124<br />

n., 125, 127, 137 e n., 138 e n.,<br />

140, 155 e n., 160, 453, 484, 487,<br />

492, 497, 517.<br />

Cesennio Issunteo, v. Doni Carlo.<br />

Cesi Ruspoli Maria Isabella<br />

(Almiride Ecalia), 52, 60 e n.,<br />

253.<br />

Ceva Tommaso (Callimaco<br />

Neridio), 21 n., 36 n., 38 n., 161,<br />

496, 498.<br />

Ceva Grimaldi Bartolomeo<br />

(Clarisco Egireo), 261.<br />

Chauderon Giuseppe (Solindo<br />

Cirreo), 104 n.<br />

Chaudon Majolo (P. Majolo da<br />

Valensole; Tarsotimo<br />

Amfidolio), 113.<br />

Chelucci Domenico (P. Paolino di S.<br />

Giuseppe; Trinuro Naviano), 332.<br />

Chiaramonte Giambattista (Lacrinio<br />

Gortiniade), 41 n., 505.<br />

Chiari Pietro (Egerindo Criptonide),<br />

91.<br />

Chigi Flavio (Aufilo Sireo), 105.<br />

Chigi Sigismondo (Astridio<br />

Dafnitico), 104 e n.<br />

Chiodi Eutizio (Selago Galeatico),<br />

386.<br />

Ciampini Giovanni Giustino<br />

(Immone Oeio), 5 e n., 7.<br />

Cianci Ignazio (Dasmone<br />

Andriaco), 90, 99 n., 416.<br />

Ciappetti Giovanni Battista (Aurisco<br />

Elafio), 81 n., 204, 221, 483.<br />

Cicognari Niccolò (Doralio<br />

Egemonio), 63 n., 315.<br />

Cidippe Dereia, v. Brulart Marie de<br />

Sillery Gontieri.<br />

Cillabari Asterioneo, v. Scotti Pier<br />

Francesco.<br />

Cimante Micenio, v. Godard Luigi.<br />

Ciminio Nedano, v. Ascani<br />

Giuseppe Alessandro.<br />

Cirillo Giuseppe Pasquale<br />

(Nomichide Orcomeniano), 75 n.,<br />

79 e n., 81 n., 500.<br />

529


Citisso Bleninio, v. Sardini<br />

Giacomo.<br />

Civetti Giulio (Orneo Saturniaco),<br />

128 e n., 159, 476.<br />

Clangio Agoriense, v. Carminati<br />

Giovanni Battista.<br />

Clarimbo Palladico, v. Carrara<br />

Pietro Paolo.<br />

Clario Pedotrosoniano, v. De Leva<br />

Giovanni.<br />

Clarisco Egireo, v. Ceva Grimaldi<br />

Bartolomeo.<br />

Cleandro Elideo, v. Albani Carlo.<br />

Cleanore Palladiaco, v. Angelio<br />

Niccolò.<br />

Cleante Corintiense, v. Diol<br />

Giacomo.<br />

Cleanto Ereate, v. Vendettini<br />

Giuseppe.<br />

Clemente XI (Giovanni Francesco<br />

Albani; Alnano Melleo), papa, 6,<br />

7, 14, 15 n., 19 e n., 20, 34, 36 n.,<br />

37, 45 n., 52 n., 57 n., 59 e n., 60,<br />

65, 66, 69, 97, 149, 177, 181,<br />

225, 233, 290, 361, 363, 366,<br />

368, 485, 486, 503.<br />

Clemente XII (Lorenzo Corsini;<br />

Lerimo Alifireo), papa, 44, 45 n.,<br />

60 n., 69, 74, 81, 97 n., 379, 393.<br />

Clemente XIII (Carlo Rezzonico;<br />

Auronte), papa, 96, 103, 104 n.,<br />

487.<br />

Clemente XIV (Giovanni Vincenzo<br />

Ganganelli; Pistofilo Elidense),<br />

104 e n., 107 e n., 127 n., 514,<br />

516, 518.<br />

Clementi Francesco Domenico<br />

(Agesilo Brentico), 148 e n., 220,<br />

254, 329, 364, 367, 368, 370 n.<br />

Cleogene Nassio, v. Della Volpe<br />

Francesco Maria.<br />

Cleomanto Tasiano, v. Cristofori<br />

Filippo.<br />

Cleone Epitese, v. Madrisio Niccolò.<br />

Cleote Literio, v. Cernuschi<br />

Giovanni.<br />

Clidemo Trivio, v. Bigolotti Cesare.<br />

Cloanto Epizio, v. Gamberucci<br />

Giovanni Battista.<br />

Cloasco Echeo, v. Benzoni<br />

Giovanni.<br />

Clonimo Evoreo, v. Mancurti<br />

Francesco Maria.<br />

Clorano Alesiceate, v. Franzoni<br />

Matteo.<br />

Clorasto Eubeio, v. Spada Bernardo.<br />

Cloridano Dulichiense, v. Giordani<br />

Luigi Uberto.<br />

Cloriso Scotaneo, v. De Bonis<br />

Ignazio.<br />

Cloristo Meradio, v. Querini<br />

Giuseppe Maria.<br />

Cluento Nettunio, v. Baruffaldi<br />

Girolamo.<br />

Coardi Paolo (Elpino Menalio), 28 e<br />

n.<br />

Colbert Francesca du Terron<br />

Carpegna (Clorinda Larissense),<br />

48 n.<br />

Coletti Giuseppe (Coribante<br />

Tebanico), 113.<br />

Colloredo Carlo di (Lauriseno<br />

Deliaco), 89.<br />

Colloredo Rodolfo di (Armindio<br />

Ellanico), 313.<br />

Colloreti Antonio (Corsildo Alfeio),<br />

44, 224, 368.<br />

Colonna Marco Antonio (Protenore<br />

Attico), 107, 117, 432.<br />

Coluzzi Niccolò (Ormido<br />

Leuttronio), 150 e n., 401.<br />

Comante Eginetico, v. Frugoni<br />

Carlo Innocenzo.<br />

Compagnoni Giulio Cesare (Italo<br />

Sanniano), 34 n.<br />

Contini Giambattista (Euclio<br />

Tragiense), 52 e n.<br />

Contucci Cantuccio (Lireno<br />

Boleio), 106 e n.<br />

Coralbo Aseo, v. Rinaldi Pompeo.<br />

Corazza Vincenzo (Licinio<br />

Foloniano), 125 e n., 127 n., 132<br />

n., 452.<br />

Cordara Giulio Cesare (Panemo<br />

Cisseo), 106 e n.<br />

Corelli Arcangelo (Arcomelo<br />

Erimanteo), 12 e n., 13 n., 19,<br />

519.<br />

530


Coreso Evanziano, v. Maidalchini<br />

Andrea.<br />

Corilla Olimpica, v. Morelli<br />

Fernandez Maria Maddalena.<br />

Corineo Lessio, v. Montevecchio<br />

Niccolò di.<br />

Corisbo Catarsio, v. Marcheselli<br />

Carlo Francesco.<br />

Corradini Stelluti Margherita (Egina<br />

Tritonia), 100 e n., 377.<br />

Correa Sebastino Maria (Archeo<br />

Alfeiano), 29 n., 86 n.<br />

Corsi Domenico Maria (Lisalno<br />

Sosipolita), 370.<br />

Corsignani Pietro Antonio (Eningio<br />

Burense), 53 n.<br />

Corsildo Alfeio, v. Colloreti<br />

Antonio.<br />

Corsini Neri (Adrane), 74 e n.<br />

Cortese Lanfranco (Tigreno<br />

Anfigeneo), 113.<br />

Cotta Giovanni Battista (Estrio<br />

Cauntino), 63 n., 168, 236, 345,<br />

362, 365.<br />

Crateo Ericinio, v. Ottoboni Pietro.<br />

Credi Fortini Elisabetta (Alinda<br />

Panichia), 64 e n., 149 e n., 303.<br />

Cremona Giuseppe (P. Giovanni<br />

Giuseppe di S. Francesco;<br />

Plasone Ecatombeo), 106 n.<br />

Crescenzi Marcello (Partenio), 383.<br />

Crescimbeni Antonio Bonaventura<br />

(P. Filippo Antonio della<br />

Concezione; Sofronio Ladeo),<br />

360.<br />

Crescimbeni Giovan Mario<br />

(Alfesibeo Cario), 1, 13 n., 14 n.,<br />

15 n., 18 n., 19 n., 20 e n., 27-70<br />

e nn., 71, 73 n., 80 n., 85, 86 n.,<br />

87 e n., 90, 91, 96 n., 103 n., 104,<br />

142-52 e nn., 154 n., 161, 162 e<br />

n., 170, 172, 184, 201, 214, 220,<br />

221, 233, 253, 276, 303, 333 e n.,<br />

334, 335, 359, 361, 363-70, 384,<br />

483, 485, 489, 491, 492, 493,<br />

494, 498, 499, 500, 505.<br />

Cresfonte Cauconeo, v. Brasavola<br />

Carlo Ireneo.<br />

Crevenna Pietro Antonio (Salento<br />

Elafieio), 39 e n., 63 n., 360.<br />

Crisalgo Acidanteo, v. Albani<br />

Alessandro.<br />

Crisenio Beroense, v. Böhme<br />

Johann Gottlieb.<br />

Criseno Elissoneo, v. Salvini<br />

Salvino.<br />

Crispi Eustachio (Benalgo<br />

Chelidorio), 222, 280, 310.<br />

Crispi Girolamo (Eucriso<br />

Linnatide), 59 e n.<br />

Crispino Dardanio, v. Giordani<br />

Leonardo.<br />

Cristina Alessandra Vasa, regina di<br />

Svezia (Basilissa), 1, 7 e n., 9-26<br />

e nn., 28 e n., 30, 34 n., 49 n., 52,<br />

53, 54 n., 71, 141, 149, 161, 490,<br />

492, 496, 505, 509, 510, 511,<br />

513-20.<br />

Cristofori Filippo (Cleomanto<br />

Tasiano), 223.<br />

Crocchiante Giovanni Carlo (Teone<br />

Cleonense), 40 e n., 230, 251,<br />

332, 356, 360.<br />

Cromeno Tegeatico, v. Giannelli<br />

Basilio.<br />

Cromiro Dianio, v. Bernardoni<br />

Pietro Antonio.<br />

Crotingo Epineo, v. Passagni<br />

Giuseppe Maria.<br />

Cunha Nuño de Attayde (Basilide<br />

Etiadeo), 66 e n.<br />

Cunich Raimondo (Perelao<br />

Megaride), 106 e n.<br />

Dafne Eurippea, v. Viali Rivaroli<br />

Pellegrina Maria.<br />

Dafni Orobiano, v. Mascheroni<br />

Lorenzo.<br />

Dalete Carnasio, v. Borghi<br />

Alessandro.<br />

Dalindo Cinosurio, v. Serra<br />

Giuseppe Maria.<br />

Dalla Rosa Prati Pier Maria<br />

(Alidalgo Epicuriano), 63 n., 77,<br />

303, 363.<br />

Dameta Clitorio, v. Maggi<br />

Melchiorre.<br />

Damisto Aristodemio, v. Albizzi<br />

Nicolò degli.<br />

531


Darcilo Egiride, v. Giannetti<br />

Francesco.<br />

Dareno Minteo, v. Zampieri<br />

Antonio.<br />

Dari Domenico (Epineto Isiate),<br />

225.<br />

Darisbo Elidonio, v. Parini<br />

Giuseppe.<br />

Darisco Gortinio, v. Mozzi Marco<br />

Antonio.<br />

Dasmone Andriaco, v. Cianci<br />

Ignazio.<br />

Daulide Omagiriano, v. Torelli<br />

Giuseppe.<br />

D’Auria Giorgio, 95.<br />

De Angelis Domenico (Arato<br />

Alalcomenio), 361, 365.<br />

De Bonis Ignazio (Cloriso<br />

Scotaneo), 223, 315, 329, 363,<br />

368.<br />

De Carli Gaetano (Numicio<br />

Filosorgio), 154 e n., 429.<br />

Decilio Liciense, v. Pompei<br />

Girolamo.<br />

De Felici Antonio Francesco<br />

(Semiro Acidonio), 66, 67, 150 e<br />

n., 226, 364, 366, 371.<br />

Degli Azzi Forti Faustina (Selvaggia<br />

Eurinomia), 33 e n., 53 n.<br />

Del Cinque Ermenegildo (Pomildo<br />

Geraniarco), 370 n.<br />

De Leva Giovanni (Clario<br />

Pedotrosoniano), 99 n., 391, 411.<br />

Del Giudice Saverio (Olasco<br />

Panacheo), 359.<br />

Della Noce Angelo (Ismenio<br />

Langiano), 14 e n.<br />

Della Penna Camillo (Erillio<br />

Filippeo), 144 n., 225.<br />

Della Torre Pietro Ignazio (Eumante<br />

Acheleio), 41 e n., 360, 495.<br />

Della Torre di Rezzonico Antonio<br />

Giuseppe, 100 e n., 411.<br />

Della Torre di Rezzonico Carlo<br />

Castone (Dorillo Dafneio), 2, 77<br />

n., 105 n., 100, 114, 115 e n., 116<br />

n., 117 e n., 120 e n., 127 n., 141<br />

e n., 157 e n., 159 e n., 447, 479,<br />

498, 503.<br />

Della Volpe Francesco Maria<br />

(Cleogene Nassio), 223, 329,<br />

333, 342, 360, 364, 367, 368.<br />

Della Volpe Giovanni Francesco<br />

(Flamisto Termeo), 227, 239.<br />

Della Valle Guglielmo (Ismerio<br />

Peliaco), 112 e n.<br />

Del Nero Paolo Antonio (Siringo<br />

Reteo), 29 e n., 49 n., 61 e n., 63,<br />

179, 355.<br />

Del Teglia Francesco (Elenco<br />

Bocalide), 16 n., 63 n., 145 e n.,<br />

150 n., 168, 286, 362, 483.<br />

De Luca Giovanni Antonio (Inaco<br />

Festiano), 106 n.<br />

De Mari Lorenzo (Amiro Citeriano),<br />

277.<br />

De Rossi Bartolomeo (Nidastio<br />

Pegeate), 384, 413.<br />

De Sanctis Carlo (Sisimbro<br />

Tersiliano), 82, 83 n., 414, 433.<br />

De Sanctis Domenico (Falcisco<br />

Caristio), 154 e n., 412, 421.<br />

De Simoni Niccolò (Anasco<br />

Ninfadio), 367.<br />

Desippo Focense, v. Serassi Pietro<br />

Antonio.<br />

De Vico Francesco (Timofilo<br />

Enispeo), 59, 66.<br />

De Vitry Odoardo (Nicomaco), 87<br />

n., 501.<br />

Devoti Giovanni (Robesio<br />

Tornaceo), 478.<br />

Diante Prosense, v. Brunamonti<br />

Francesco.<br />

Di Costanzo Pietro Antonio<br />

(Valdisto Calcidico), 414.<br />

Di Fusco Niccolò Maria (Mirteno<br />

Melpeo), 398.<br />

Di Gennaro Antonio (Licofonte<br />

Trezenio), 75 n., 135 e n., 397,<br />

472.<br />

Di Napoli Francesco (Terimbo<br />

Manturese), 435.<br />

Di Negro Niccolò (Euchero<br />

Tiriano), 317.<br />

Diodoro Delfico, v. Bettinelli<br />

Saverio.<br />

532


Diol Giacomo (Cleante<br />

Corintiense), 151, 392, 414.<br />

Dionigi Domenico (Nigidio<br />

Misiate), 428.<br />

Diotallevi Andrea (Velalbo<br />

Trifiliano), 62 e n., 231, 275,<br />

364, 368, 384.<br />

Dolasco Pierio, v. Verzoni Niccolò<br />

Liborio.<br />

Doni Carlo (Cesennio Issunteo), 32<br />

n., 311, 334, 341, 360, 364, 365,<br />

368, 370 n.<br />

Doni Curzio (Eliaste Macistiaco),<br />

345.<br />

Doralbo Triasio, v. Pirelli Filippo<br />

Maria.<br />

Doralgo Euritidio, v. Omodei Luigi.<br />

Doralio Egemonio, v. Cicognari<br />

Niccolò.<br />

Doriclea Parteniate, v. Du Boccage<br />

Anne-Marie Le Page.<br />

Doriclo Dioneo, v. Ercolani Filippo.<br />

Dorillo Dafneio, v. Della Torre di<br />

Rezzonico Carlo Castone.<br />

Dorinda Parraside, v. Tolomei<br />

Marescotti Maria Settimia.<br />

Dubeno Erimanzio, v. Grandi<br />

Guido.<br />

Du Boccage Anne-Marie Le Page<br />

(Doriclea Parteniate), 90-1 e nn.,<br />

486, 498, 513.<br />

Duodo Niccolò (Aclasto Eurotano),<br />

334.<br />

Duranti Durante (Senarte<br />

Linnatico), 78 e n., 127 e n., 456.<br />

Du Tillot Guillaume-Léon (Euresio<br />

Cissio), 93 e n., 94, 114 e n., 511.<br />

Eaco Panellenio, v. Sanvitale Jacopo<br />

Antonio.<br />

Echeno Eurimedonzio, v. Bucchi<br />

Sante.<br />

Edelio Acheliano, v. Liverani<br />

Francesco Antonio.<br />

Efesio Arneo, v. Severoli Carlo.<br />

Efiria Corilea, v. Parisotti Beati<br />

Anna Maria.<br />

Egelio Tesmiano, v. Borgiassi<br />

Francesco.<br />

Egeo Bufagiano, v. Sanseverino<br />

Carlo.<br />

Egeria Caritea, v. Falconieri Braschi<br />

Onesti Costanza.<br />

Egeria Nestanea, v. Capece<br />

Minutolo Enriquez Cecilia.<br />

Egimo Afroditico, v. Perotti Anton<br />

Maria.<br />

Egina Tritonia, v. Corradini Stelluti<br />

Margherita.<br />

Egisto Iparmeo, v. Marotti<br />

Giuseppe.<br />

Egizio Matteo (Timaste Pisandeo),<br />

298.<br />

Egone Cerausio, v. Giubilei Pietro.<br />

Eladio Maleo, v. Leonardi Donato<br />

Antonio.<br />

Elagildo Leuconio, v. Lavaiani<br />

Marco Antonio.<br />

Elasgo Crannonio, v. Fabbretti<br />

Domenico.<br />

Elbasco Agroterico, v. Canevari<br />

Antonio.<br />

Elenco Bocalide, v. Del Teglia<br />

Francesco.<br />

Elettra Citeria, v. Gabrielli<br />

Capizucchi Prudenza.<br />

Eliaste Macistiaco, v. Doni Curzio.<br />

Eliso Euteo, v. Carafa Tiberio.<br />

Elmante Lirceate, v. Bulgarini<br />

Giovanni Francesco.<br />

Elmiro Miceneo, v. Spada Leonida<br />

Maria.<br />

Elnoro Epionio, v. Margarita<br />

Vincenzo.<br />

Elpina Aroate, v. Cantelmo Stuart<br />

Ippolita.<br />

Elpino Menalio, v. Coardi Paolo.<br />

Elviro Triasio, v. Caetani Nicolò.<br />

Emaldi Tommaso Antonio (Cadmite<br />

Dorico), 88 n.<br />

Emalgo Acritanio, v. Montani<br />

Giuseppe Leone.<br />

Emaro Simbolio, v. Zeno Apostolo.<br />

Emili Emilio (Alminto Tereano), 62<br />

e n., 336.<br />

Emiliani Emiliano (Archidamo<br />

Acheliano), 266, 305.<br />

Emireno Alantino, v. Gonzaga Luigi<br />

di Castiglione.<br />

533


Emiro Plausteriano, v. Garibaldi<br />

Niccolò.<br />

Eneto Ereo, v. Ottoboni Antonio.<br />

Enide Asopico, v. Tarasconi<br />

Smeraldi Alessandro Antonio<br />

Felice.<br />

Enilo Ammonio, v. Leoni Montenari<br />

Bernardino.<br />

Enisildo Prosindio, v. Petrosellini<br />

Giuseppe.<br />

Eniso Pelasgo, v. Petrosellini<br />

Domenico Ottavio.<br />

Enotro Pallanzio, v. Piazza<br />

Vincenzo.<br />

Enriquez Gabriele (Tirsindo<br />

Lusiano), 61 n., 143 e n., 151,<br />

333, 357, 407.<br />

Enriquez Giovanni (Simandro<br />

Inachio), 61 n., 64, 297.<br />

Entello Epiano, v. Bentivoglio<br />

Cornelio d’Aragona.<br />

Epineto Isiate, v. Dari Domenico.<br />

Eraclide Samio, v. Carlo III di<br />

Borbone, re di Spagna e delle<br />

Due Sicilie.<br />

Ercolani Filippo (Doriclo Dioneo),<br />

134 e n., 456, 467.<br />

Ercolani Giuseppe (Neralco<br />

Castrimeniano), 101 e n., 154,<br />

273, 324, 363, 426.<br />

Ergeade Tifeo, v. Battaglini Angelo.<br />

Ergisto Balirio, v. Buttari Filippo.<br />

Erifilo Criuntino, v. Pallavicini<br />

Stefano Benedetto.<br />

Erildo Teumesio, v. Malaspina<br />

Azzolino.<br />

Erillio Filippeo, v. Della Penna<br />

Camillo.<br />

Erilo Cleoneo, v. Guidi Alessandro.<br />

Eristo Filattridio, v. Ferrari<br />

Girolamo.<br />

Eritisco Pileneio, v. Pagnini<br />

Giuseppe Maria (al sec. Luca<br />

Antonio).<br />

Eritro Faresio, v. Casaregi Giovanni<br />

Bartolomeo Stanislao.<br />

Ermelinda Talea, v. Maria Antonia<br />

Walburga di Baviera, elettrice di<br />

Sassonia.<br />

Ermildo Isauride, v. Monti Giovanni<br />

Giacomo.<br />

Erminia Meladia, v. Sarega<br />

Pellegrini Giulia.<br />

Ermonide Epirio, v. Perabò Antonio.<br />

Este Carlo Emanuele d’ (Ateste<br />

Mirsinio), 38 n., 63 n., 148, 150,<br />

151 n., 279, 339, 360, 366, 371.<br />

Estrio Cauntino, v. Cotta Giovanni<br />

Battista.<br />

Etolo Silleneo, v. Boccolini<br />

Giovanni Battista.<br />

Eubeno Buprastio, v. Riccheri<br />

Giovanni Battista.<br />

Euchero Tiriano, v. Di Negro<br />

Niccolò.<br />

Eudalbo Enuseo, v. Marini Carlo.<br />

Eufemo Batio, v. Arisi Francesco.<br />

Euganio Libade, v. Menzini<br />

Benedetto.<br />

Eugenio di Savoia (Eralgo<br />

Ermioneo), 60 e n., 201, 225,<br />

226, 227, 228, 232, 255, 323,<br />

510.<br />

Eulibio Brenteatico, v. Rolli Paolo.<br />

Eulisto Macariano, v. Barlettani<br />

Attavanti Saverio Maria.<br />

Eumante Acheleio, v. Della Torre<br />

Pietro Ignazio.<br />

Eumaro Marateo, v. Sappa<br />

Alessandro.<br />

Eumelo Olenio, v. Martí y Zaragoza<br />

Emanuel.<br />

Eupalte Lampeo, v. Salvi Giovanni<br />

Angelo.<br />

Eurasio Nonacride, v. Versari Pietro<br />

Francesco.<br />

Eureno Licio, v. Campeggi<br />

Ferdinando Antonio.<br />

Euresto Leontiniade, v. Sandoval<br />

Giovanni Antonio.<br />

Eurialo Liceano, v. Savini Pietro<br />

Bonaventura.<br />

Euriclea Doriense, v. Lanfranchi<br />

Aulla Marianna.<br />

Euridalco Corinteo, v. Golt Gaetano.<br />

Euridamante Cassiopeo, v.<br />

Mirandola Angelo Maria della.<br />

534


Euridice Aiacidense, v. Orsini<br />

Ludovisi Ruspoli Giacinta.<br />

Eurinda Annomidia, v. Ballati<br />

Orlandini Emilia.<br />

Eurindo Olimpiaco, v. Gasparri<br />

Francesco Maria.<br />

Eustasio Oeio, v. Cagnani Francesco<br />

Maria.<br />

Eutemio Calidio, v. Sperelli<br />

Sperello.<br />

Eutimio Alifireo, v. Stanislao I<br />

Leszczyski, re di Polonia.<br />

Evagora Acroceraunio, v. Casale<br />

Scipione Giuseppe.<br />

Everno Ippiano (detrattore di<br />

Francesco Maria Lorenzini), 72<br />

n.<br />

Fabbretti Domenico (Elasgo<br />

Crannonio), 15 n., 36 n., 38 n.,<br />

333, 361, 370 n.<br />

Fabbretti Raffaele (Iasiteo Nafilio),<br />

8 n.<br />

Fabbri Ranieri Bernardino (Odisio<br />

Licurio), 99 e n., 430.<br />

Fabesio Meganitico, v. Torelli<br />

Alessandro.<br />

Fabillo Giunonio, v. Bedori Carlo<br />

Antonio.<br />

Fabisio Chelidonio, v. Imperiali<br />

Giuseppe.<br />

Fabri Filippo (Alindo Scirtoniano),<br />

221, 255, 361, 364, 366.<br />

Fabroni Angelo (Finarbo Euroteo),<br />

68 n., 71 n., 74 n., 78 n., 80 n.,<br />

127 n., 506.<br />

Fagnani Giulio (Floristo<br />

Gnausonio), 361.<br />

Falanto Partenio, v. Bucci Bernardo.<br />

Falcisco Caristio, v. De Sanctis<br />

Domenico.<br />

Falconieri Alessandro (Idante Ofio),<br />

79.<br />

Falconieri Alessio (Floridante<br />

Treicio), 140 n.<br />

Falconieri Paolo (Fronimo Epirio),<br />

240.<br />

Falconieri Braschi Onesti Costanza<br />

(Egeria Caritea), 136 e n., 487.<br />

Faleso Alfeoniano, v. Roberti<br />

Romano Agostino.<br />

Falimbo Tilangiense, v. Paradisi<br />

Agostino.<br />

Fantauzzi Pasquale (Fibreno<br />

Melissiaco), 150 e n., 396, 412.<br />

Fantoni Giovanni (Labindo<br />

Arsinoetico), 142, 158 e n., 499.<br />

Farnese Antonio (Carisio Alantino),<br />

42 e n.<br />

Fasanella Giovanni Francesco<br />

(Alessio), 44 n.<br />

Fausto Erasineo, v. Vannini Paolo.<br />

Febisco Fesaniese, v. Giovio Carlo.<br />

Federico Cristiano Wettin, elettore<br />

di Sassonia e principe di Polonia<br />

(Lusazio Argireo), 75, 81.<br />

Fedrio Epicuriano, v. Vaccari<br />

Giuseppe Antonio.<br />

Felicio Orcomeniano, v. Lazzarini<br />

Domenico.<br />

Felletti Giovanni Battista<br />

(Palmerino Parebasio), 431.<br />

Felsineo Macedonico, v. Calvi<br />

Giacomo Alessandro.<br />

Fenicio Larisseo, v. Pamphili<br />

Benedetto.<br />

Ferdinando di Borbone, duca di<br />

Parma e Piacenza (Dafni<br />

Ipsunteo), 40 n., 93 e n., 94 e n.,<br />

105 e n., 120 n., 135 n., 138, 158,<br />

486, 487, 503.<br />

Ferecide Leonideio, v. Palleschi<br />

Tommaso.<br />

Ferildo Azzaniano, v. Ridolfi<br />

Giovanni Battista.<br />

Fernandez Pacheco Giovanni<br />

Emanuele de Villena (Megarto<br />

Parrasio), 37.<br />

Fernandez Portocarrero Gioacchino<br />

(Leasco), 96 n.<br />

Ferrante Fabio (Florimbo Efirio),<br />

362, 366.<br />

Ferrari Domenico (Tamirisco<br />

Falonetide), 101 n., 435.<br />

Ferrari Girolamo (Eristo Filattridio),<br />

330.<br />

Fertilio Lileo, v. Montevecchio<br />

Pompeo Camillo di.<br />

535


Fibildo Palladiaco, v. Nicolai<br />

Giovanni Battista.<br />

Fibreno Melissiaco, v. Fantauzzi<br />

Pasquale.<br />

Fidalma Partenide, v. Paolini<br />

Massimi Petronilla.<br />

Figari Pompeo (Montano Falanzio),<br />

10, 29 e n., 49 n., 54 e n., 61 e n.,<br />

63, 68, 162 e n., 195, 208, 241,<br />

361, 364, 365, 366, 367.<br />

Filacida Eliaco, v. Lorenzini<br />

Francesco Maria.<br />

Filacida Luciniano, v. Lorenzini<br />

Francesco Maria.<br />

Filaerio Eratrostico, v. Alfieri<br />

Vittorio.<br />

Filicaia Vincenzo da (Polibo<br />

Emonio), 16 n., 17 n., 22 e n., 23<br />

e n., 24, 25 e n., 27, 49 n., 51, 54<br />

n., 63 n., 82 e n., 87 n., 144, 145<br />

n., 160, 216, 287, 315, 353, 483,<br />

490, 499, 500, 516.<br />

Filidoro Meonidense, v. Vicini<br />

Giovanni Battista.<br />

Filillo Lipareo, v. Turner Enrico.<br />

Filippo di Borbone, duca di Parma e<br />

Piacenza (Leontide Eucleio), 40-<br />

1 n., 93, 486.<br />

Filipponi Tommaso (Amireno<br />

Manturico), 221.<br />

Filisto Trezenio, v. Isimbardi<br />

Agostino.<br />

Filomarino Clemente (Tersalgo<br />

Lidiaco), 135 e n., 159 e n., 480.<br />

Filomolpo Corebio, v. Lucina<br />

Giuseppe.<br />

Filotima Innia, v. Borghini Maria<br />

Selvaggia.<br />

Fiorilli Dionigi (Simonide<br />

Acheloio), 81 n., 370 n., 406.<br />

Fiorillo Cromonio, v. Biavi<br />

Giovanni.<br />

Firmisco Zetiense, v. Sabbioni<br />

Orsini Francesco Saverio.<br />

Fisio Aponconeniano, v. Mainardi<br />

Pietro.<br />

Fiumana Maffeo (Affemo<br />

Dirceliense), 89.<br />

Flamindo Irmineo, v. Piccioni<br />

Flaminio.<br />

Flamisto Termeo, v. Della Volpe<br />

Giovanni Francesco.<br />

Floreno Corcirense, v. Carcano<br />

Francesco.<br />

Florimbo Efirio, v. Ferrante Fabio.<br />

Floristo Gnausonio, v. Fagnani<br />

Giulio.<br />

Foggini Pietro Francesco (Cleonda<br />

Dirrachiense), 351.<br />

Fogli Aldebrando Luigi (Florisco<br />

Cibelico), 140 n.<br />

Fontana Galeazzo (Celisto<br />

Tegeatico), 63 n., 280, 329.<br />

Fontanini Giusto (Milesio<br />

Meneladio), 6.<br />

Forbante Ippodamico, v. Buonadrati<br />

Diotallevo.<br />

Forteguerri Niccolò (Nidalmo<br />

Tiseo), 63 n., 144 e n., 147 e n.,<br />

148, 196, 351, 483.<br />

Fortunio Maloetide, v. Segni<br />

Alessandro.<br />

Forvia Giovanni Paolo (Sinesio<br />

Troconeo), 230.<br />

Forzoni Accolti Francesco (Aristile<br />

Pentelio), 62 e n., 306, 362.<br />

Forzoni Accolti Pier Andrea<br />

(Arpalio Abeatico), 54 n., 143 n.,<br />

278, 362.<br />

Franceschelli Donato Antonio<br />

(Albilo Origio), 64 n.<br />

Franceschini Filippo Saverio (P.<br />

Odoardo di S. Francesco Saverio;<br />

Carminio Tennacriano), 411.<br />

Franchini Taviani Cesare (Arcesio<br />

Iziano), 127 e n., 441.<br />

Franzoni Matteo (Clorano<br />

Alesiceate), 314.<br />

Frondisio Leonideio, v. Ghislieri<br />

Antonio Maria.<br />

Fronimo Epirio, v. Falconieri Paolo.<br />

Frosini Francesco (Altemio<br />

Leucianitico), 276.<br />

Frugoni Carlo Innocenzo (Comante<br />

Eginetico), 29 n., 40 n., 41 e n.,<br />

75, 76 n., 77 e n., 78 n., 94 e n.,<br />

102, 116 e n., 123 e n., 127 n.,<br />

137 n., 148 n., 151 e n., 152, 153<br />

e n., 154, 155 e n., 156 e n., 157,<br />

536


158 e n., 160, 164, 443, 484, 492,<br />

499, 510, 512, 522.<br />

Fusconi Lorenzo (Labisco<br />

Teredonio), 127 e n., 159 e n.,<br />

423, 452.<br />

Gabellotti Vincenzo Maria (Odalmo<br />

Apesanzio), 294.<br />

Gabrielli Pirro Maria (Eufisio<br />

Clitoreo), 36 n., 54, 55, 149.<br />

Gabrielli Capizucchi Prudenza<br />

(Elettra Citerea), 53 e n., 64, 65<br />

n., 81 n., 207, 348.<br />

Galisio Enopeo, v. Subleyras Luigi.<br />

Gamberucci Giovanni Battista<br />

(Cloanto Epizio), 313.<br />

Gambi Giovanni Battista (Olandro<br />

Pentelio), 325, 363.<br />

Gantila Pelleneo, v. Cerrati Galanti<br />

Alessandro.<br />

Garibaldi Niccolò (Emiro<br />

Plausteriano), 289, 323.<br />

Gasparri Antonio (Rivisco<br />

Smirnense), 409, 433.<br />

Gasparri Francesco Maria (Eurindo<br />

Olimpiaco), 40 n., 62 e n., 146 e<br />

n., 191, 222, 226, 330, 346, 364,<br />

366.<br />

Gelindo Teccaleio, v. Tartarini<br />

Florido.<br />

Genisto Nidemio, v. Pizzi Eugenio<br />

Maria.<br />

Gentile Ricci Onorato (Ratildo<br />

Langiense), 89.<br />

Gentili Antonio Saverio (Ligentio),<br />

74 e n.<br />

Getilde Faresia, v. Ardoini Ludovisi<br />

Anna Maria.<br />

Ghedini Ferdinando Antonio (Idaste<br />

Pauntino), 63 n., 145 e n., 209,<br />

218.<br />

Gherardesca Gherardo della<br />

(Nidaste Patroclio), 229.<br />

Ghezzi Giuseppe (Afideno Badio),<br />

59 n., 503.<br />

Ghislieri Antonio Maria (Frondisio<br />

Leonideio), 63 n., 96 n., 145 e n.,<br />

273.<br />

Ghislieri Filippo Carlo (Antidreo<br />

Lapitio), 96 e n.<br />

Giacomelli Michelangelo (Dorilo<br />

Caradreo), 75.<br />

Giannelli Basilio (Cromeno<br />

Tegeatico), 143 e n., 282.<br />

Giannetti Francesco (Darcilo<br />

Egiride), 134 e n., 159 e n., 466.<br />

Gianni Francesco (Tirteo<br />

Megarense), 68 n.<br />

Gigli Girolamo (Amaranto<br />

Sciaditico), 55, 63 n., 203.<br />

Gilindo Arpinatide, v. Paulucci<br />

Fabrizio.<br />

Gimma Giacinto (Liredo Messoleo),<br />

9 n., 507.<br />

Ginobili Fiore Teresa (Arminda<br />

Efesiaca), 82.<br />

Ginori Lorenzo (Teodomante<br />

Mantineo), 111.<br />

Giordani Leonardo (Crispino<br />

Dardanio), 411.<br />

Giordani Luigi Uberto (Cloridano<br />

Dulichiense), 128 n., 466.<br />

Giordano Vitale (Serrano Condileo),<br />

12 e n., 297.<br />

Giovanni V di Braganza, re di<br />

Portogallo (Arete Melleo), 8, 65,<br />

66 e n., 67 e n., 81 e n., 87 n., 88,<br />

100 n., 485, 489, 515, 516, 517.<br />

Giovardi Vittorio (Zetindo Elaita),<br />

67 n.<br />

Giovenazzi Bonaventura (Feranto<br />

Perseio), 104 n.<br />

Giovio Carlo (Febisco Fesaniese),<br />

409.<br />

Girolami Ambra Elisabetta (Idalba<br />

Corinetea), 53 n., 62 n., 64 e n.,<br />

241, 309.<br />

Giubilei Pietro (Egone Cerausio),<br />

286.<br />

Giudice Niccolò (Emireno<br />

Pirgense), 54.<br />

Giuseppe II d’Asburgo-Lorena<br />

(Dardano Aluntino), 77, 87 n.,<br />

100 n., 105 n., 487.<br />

Giustiniani Andrea (Telesicrate<br />

Siteo), 371.<br />

537


Giustiniani Carlo (Adelindo<br />

Gerenio), 201, 333.<br />

Giustiniani Vincenzo (Eutimene<br />

Gliteio), 53, 60.<br />

Gizzarone Giorgio (Oratino<br />

Boreatico), 365.<br />

Godard Luigi (Cimante Micenio),<br />

102 n., 108 e n., 109 e n., 110,<br />

111 e n., 114, 115 e n., 116 n.,<br />

118, 119 n., 120, 122 e n., 123 e<br />

n., 124 n., 127 e n., 133, 134 e n.,<br />

136, 137 e n., 139, 157 e n., 158<br />

n., 160 e n., 165 e n., 166 n., 443,<br />

465, 484, 490, 499.<br />

Goldoni Carlo (Polisseno Fegejo),<br />

70 n., 90 e n., 91, 100 e n., 490,<br />

499.<br />

Golt Gaetano (Euridalco Corinteo),<br />

83 e n., 85 e n., 88 n., 98 e n., 104<br />

n., 110, 394, 412, 420.<br />

Gomero Aloneo, v. Norcia Anton<br />

Domenico.<br />

Gonzaga Corrado (Nelindo<br />

Acontimacario), 63 n., 293.<br />

Gonzaga Luigi di Castiglione<br />

(Emireno Alantino), 109 e n., 111<br />

e n., 127, 138, 499.<br />

Gonzaga Ottavio (Aulideno<br />

Melichio), 63 n., 279.<br />

Gonzaga Sigismondo (Abaristo<br />

Temidense), 99 n., 150, 151 n.,<br />

389.<br />

Gonzaga Cybo Ricciarda (Olinda<br />

Anoneia), 158.<br />

Gori Francesco Saverio (Orminto<br />

Agoreo), 368.<br />

Gozzadini Ulisse Giuseppe (Astaco<br />

Elicio), 32 n., 59 n., 63 n., 307.<br />

Gozzi Gasparo, 64 n., 95 n., 129,<br />

130 e n., 153, 499.<br />

Grandi Guido (Dubeno Erimanzio),<br />

143, 316.<br />

Grappelli Giovanni Battista<br />

(Melanto Arateo), 323, 331.<br />

Gravina Gian Vincenzo (Bione<br />

Crateo, Opico Erimanteo,<br />

Philodemum, Prisci Censorini<br />

Photistici), 15 n., 20 e n., 21 n.,<br />

28-9 e n., 31, 32 n., 34 n., 42 e n.,<br />

44-51 e nn., 56, 69 e n., 70 n., 73,<br />

101, 131, 145 e n., 148, 152 e n.,<br />

161, 166 n., 492, 493, 499, 500,<br />

503, 513, 517, 519.<br />

Grazini Giulio Cesare (Benaco<br />

Deomeneio), 53 e n., 74 n., 144<br />

n., 162 e n., 309, 361.<br />

Grazioli Alessandro (Glorizio<br />

Luciano), 157 n.<br />

Grillo Pamphili Teresa (Irene<br />

Pamisia), 64 n., 65 e n., 177.<br />

Grimani Pietro (Armiro Elettreo),<br />

97, 307, 372, 386.<br />

Griseldo Toledermio, v. Aldrovandi<br />

Ercole.<br />

Gritti Giovanni Benedetto (Placisto<br />

Amitaonio), 295.<br />

Gritti Virginio (Torralbo<br />

Maloetide), 153, 154 n., 298,<br />

299.<br />

Guarnacci Mario (Zelalgo<br />

Arassiano), 54 n., 99 n., 387.<br />

Guasco Giovanni (Matildo<br />

Stinfelio), 359.<br />

Guidi Alessandro (Erilo Cleoneo),<br />

15 e n., 17 n., 18 e n., 19 n., 20 e<br />

n., 21 n., 22, 25, 28, 31 n., 35, 39,<br />

42 e n., 43 n., 46 n., 47 n., 49 n.,<br />

51, 52 e n., 59 n., 69, 144, 145,<br />

146 n., 160, 174, 484, 490, 497,<br />

499, 500, 517, 518.<br />

Heerkens Gerardus Nicolaus<br />

(Curillo Calcidico), 105 e n.<br />

Idalba Corinetea, v. Girolami Ambra<br />

Elisabetta.<br />

Idalce Trofeio, v. Bianchini Giulio<br />

Cesare.<br />

Idalgo Erasiano, v. Maillard de<br />

Tournon Carlo Tommaso.<br />

Idalia Elisiana, v. Rangoni di<br />

Castelbarco Clarina.<br />

Idalmo Trigonio, v. Acquaviva<br />

Giovanni Girolamo d’Aragona.<br />

Idaste Pauntino, v. Ghedini<br />

Ferdinando Antonio.<br />

Idauro Leontino, v. Marazzani<br />

Visconti Pietro.<br />

538


Ignazio Sisti (Demaco Maseteo), 14<br />

n.<br />

Ila Orestasio, v. Somai Angelo<br />

Antonio.<br />

Ilindo Paragenite, v. Vitali<br />

Tommaso Alessandro.<br />

Ilisso Glafiride, v. S. Francesco<br />

Paolo Teresio di.<br />

Ilmeno Iretrio, v. Placidi Placido.<br />

Imbonati Giuseppe Maria (Vesalno<br />

Acreio), 38 n., 92 e n., 498, 516.<br />

Imperiali Giuseppe (Fabisio<br />

Chelidonio), 99, 410.<br />

Inalbo Eumenidio, v. Bertucci<br />

Giovanni Battista.<br />

Inaste Dindimenio, v. Bianchini<br />

Giuseppe.<br />

Innocenzo XIII (Michelangelo Conti;<br />

Aretalgo Argireo), papa, 33, 61,<br />

65, 66 e n., 149, 359, 485.<br />

Iperide Foceo, v. Bernieri-<br />

Terrarossa Aurelio.<br />

Ircano Lampeo, v. Paolucci<br />

Benedetto.<br />

Irene Pamisia, v. Grillo Pamphili<br />

Teresa.<br />

Irseto, v. Soretti Giuseppe Maria.<br />

Isimbardi Agostino (Filisto<br />

Trezenio), 63 n., 232.<br />

Isimbro Mirtidio, v. Ricci Giovanni<br />

Amedeo.<br />

Isolani Alamanno (Agaristo<br />

Teutidio), 362.<br />

Jacquier François (Ecateo<br />

Cerinatico, Deiofanto Ecateo),<br />

115, 157.<br />

Jannucci Giovanni Battista (Erasmio<br />

Botachido), 47 n.<br />

Labinto Pisauro, v. Muratori<br />

Giuseppe.<br />

Labisco Teredonio, v. Fusconi<br />

Lorenzo.<br />

Lacone Cromizio, v. Caraccio<br />

Antonio.<br />

Laddaco Teledamio, v. Magnani<br />

Romualdo.<br />

Lamberti Luigi (Musonio<br />

Filagense), 142.<br />

Lamindo Cratidio, v. Bernardy Paul.<br />

Lamindo Pritanio, v. Muratori<br />

Ludovico Antonio.<br />

Lamisto Dafneo, v. Blasetti<br />

Ermenegildo.<br />

Lancisi Giovanni Maria (Ersilio<br />

Macariano), 9 e n.<br />

Landi Francesco (Antistio Trochio),<br />

99 n., 415.<br />

Landi Ubertino (Atelmo<br />

Leucasiano), 40 e n., 41 n., 63 n.,<br />

78 e n., 99 n., 101 e n., 156, 308,<br />

338, 359, 371, 415.<br />

Lanfranchi Aulla Marianna<br />

(Euriclea Doriense), 100 e n.,<br />

168, 420.<br />

Lante Federico Marcello (Vitalgo<br />

Irneteo), 383.<br />

Lanzoni Giuseppe (Alzindo<br />

Epiziano), 337.<br />

Laonico Parorio, v. Casoni Niccolò.<br />

Laristo Carmoneo, v. Cattaneo<br />

Filippo.<br />

Lattanzi Giuseppe Battista (Elicaone<br />

Egerio), 113.<br />

Laudeno, v. Battisti Domenico<br />

Antonio.<br />

Laufilo Terio, v. Vico Giambattista.<br />

Laureana Giuseppe (Mesamo<br />

Medamio), 99 n., 425.<br />

Lauresto Pegeo, v. Casali Giuseppe.<br />

Laurillo Geronteo, v. Bagnari Pietro.<br />

Lauso Diofanio, v. Monsignani<br />

Fabrizio.<br />

Lauso Olitorio, v. Martini<br />

Francesco.<br />

Lavaiani Marco Antonio (Elagildo<br />

Leuconio), 80 n., 144 n., 145 e n.,<br />

189, 224.<br />

Lavillo Elicese, v. Maggi Giuseppe<br />

Antonio.<br />

Lavini Giuseppe (Eromede<br />

Sumiziano), 100.<br />

Lavisio Eginetico, v. Savioli<br />

Fontana Ludovico.<br />

Lazzarini Domenico (Felicio<br />

Orcomeniano), 272, 347.<br />

Lealgo Iranese, v. Melani Gerolamo.<br />

539


Leandro Oresteo, v. Sacco Angelo<br />

Antonio.<br />

Leasco, v. Fernandez Portocarrero<br />

Gioacchino.<br />

Lecce Ottaviano (Orintio<br />

Aminiano), 327, 332.<br />

Leers Filippo (Siralgo Ninfasio), 20,<br />

31, 49 n., 52 e n., 55, 147, 162 e<br />

n., 178, 483.<br />

Lega Luigi (Lidinio Teseio), 134 e<br />

n., 473.<br />

Lemene Francesco de (Arezio<br />

Gateatico), 17 n., 21 e n., 22 e n.,<br />

25 e n., 36 n., 38 n., 49 n., 63 n.,<br />

259, 490, 496, 498, 500, 504,<br />

515, 519.<br />

Léon François Michel de (Tirsinio<br />

Spartense), 113.<br />

Leonardi Donato Antonio (Eladio<br />

Maleo), 63 n., 265.<br />

Leoni Montenari Bernardino (Enilo<br />

Ammonio), 312, 317, 360.<br />

Leonio Vincenzo (Uranio Tegeo), 5<br />

n., 10, 27, 28 e n., 30 n., 31, 49 e<br />

n., 52 e n., 54 n., 55, 60 n., 61 n.,<br />

69 n., 161, 182, 332, 358, 363,<br />

367, 483.<br />

Leonte Prineo, v. Vincioli Giacinto.<br />

Lesbia Cidonia, v. Secco Suardo<br />

Grismondi Paolina.<br />

Leucoto Gateate, v. Muratori<br />

Ludovico Antonio.<br />

Leucride Ionide, v. Alessandri<br />

Buonaccorsi Maria.<br />

Licida Orcomenio, v. Strinati<br />

Malatesta.<br />

Licinio Foloniano, v. Corazza<br />

Vincenzo.<br />

Licofonte Trezenio, v. Di Gennaro<br />

Antonio.<br />

Lidinio Teseio, v. Lega Luigi.<br />

Linco Telpusio, v. Passerini<br />

Francesco.<br />

Lindoro Elateo, v. Magalotti<br />

Lorenzo.<br />

Lindreno Issuntino, v. Salvi Nicola.<br />

Lisalno Sosipolita, v. Corsi<br />

Domenico Maria.<br />

Liseno Apaturio, v. Brigante<br />

Colonna Fulvio.<br />

Lisideo Ozoneo, v. Martelli Nicola.<br />

Lisippo Inacheo, v. Lolli Francesco<br />

Antonio.<br />

Litta Alessandro (Irtide Ionidico),<br />

41.<br />

Liverani Francesco Antonio (Edelio<br />

Acheliano), 316.<br />

Logistide Ippomedonteo, v.<br />

Campello Paolo di.<br />

Logisto Nemeo, v. Campello<br />

Francesco Maria di.<br />

Lolli Francesco Antonio (Lisippo<br />

Inacheo), 99 e n., 228, 398.<br />

Lopez Teresa Francesca (Sebetina<br />

Lileia), 38 n.<br />

Lorenzini Francesco Maria (Filacida<br />

Luciniano, Filacida Eliaco,<br />

Ignazio Carletti, Quinto Attilio<br />

Serrano), 1, 70, 71-84 e nn., 85 e<br />

n., 86 e n., 87, 95, 97 n., 99, 100<br />

n., 101, 103, 106 n., 107 e n.,<br />

163, 227, 368, 382, 483, 486,<br />

500.<br />

Lucanio Cinureo, v. Sanmartino<br />

Carlo Enrico.<br />

Lucina Giuseppe (Filomolpo<br />

Corebio), 291.<br />

Lucinda Coritesia, v. Caetani<br />

Sanseverino Aurora.<br />

Lugaresi Pier Francesco (Nealce<br />

Euriteo), 63 n., 153, 154 n., 333,<br />

350.<br />

Lusazio Argireo, v. Federico<br />

Cristiano Wettin, elettore di<br />

Sassonia e principe di Polonia.<br />

Madrisio Niccolò (Cleone Epitese),<br />

38, 63 n., 313, 360.<br />

Maffei Scipione (Orildo<br />

Berenteatico), 34, 36 n., 39, 40<br />

n., 46 e n., 47 n., 48 n., 105, 146<br />

e n., 152 e n., 161, 326, 484, 496,<br />

500, 517, 519, 520.<br />

Magalotti Lorenzo (Lindoro Elateo),<br />

2, 54 e n., 147 e n., 150 e n., 151<br />

n., 244.<br />

Maggi Carlo Maria (Nicio<br />

Meneladio), 17 n., 22 e n., 25 e<br />

540


n., 40 e n., 49 n., 63, 246, 484,<br />

490, 517.<br />

Maggi Giuseppe Antonio (Lavillo<br />

Elicese), 366.<br />

Maggi Melchiorre (Dameta<br />

Clitorio), 29 e n.<br />

Maggi Michele (Erisso Laliemiano),<br />

38 n.<br />

Maggiore Giuseppe (Elato Alconio),<br />

104.<br />

Magliabechi Antonio (Diotimo<br />

Oeio), 55, 62 n.<br />

Magnani Jacopo (Elio Acacesiate),<br />

15 n.<br />

Magnani Romualdo (Laddaco<br />

Teledamio), 321.<br />

Maidalchini Andrea (Coreso<br />

Evanziano), 262.<br />

Maillard de Tournon Carlo<br />

Tommaso (Idalgo Erasiano), 28 e<br />

n., 29 n., 66, 514.<br />

Mainardi Carlo (Temistio<br />

Scirtonianio), 112 n.<br />

Mainardi Giovanandrea (Arginio<br />

Scirtoniano), 112 e n.<br />

Mainardi Giuseppe (Arionte<br />

Geresteo), 112 n.<br />

Mainardi Pietro (Fisio<br />

Aponconeniano), 112 n.<br />

Mainoni Francesco Antonio<br />

(Democore Macistaneo), 90 n.<br />

Maioli d’Avitabile Biagio (Agero<br />

Nonacride), 37 e n., 38 n., 56 e<br />

n., 201, 360, 486.<br />

Malaspina Azzolino (Erildo<br />

Teumesio), 333, 370 n.<br />

Malaspina Marcello (Automedonte<br />

Abeatico), 333, 371.<br />

Maldotti Marco Antonio (Silvano<br />

Zacintio), 100 e n., 405.<br />

Malisardi Gregorio (Metagene<br />

Erio), 361.<br />

Manara Prospero Valeriano<br />

(Tamarisco Alagonio), 117 n.,<br />

120 e n., 125, 126, 127 n., 128 n.,<br />

134 n., 159 e n., 165 e n., 456,<br />

479.<br />

Mancurti Francesco Maria (Clonimo<br />

Evoreo), 27 n., 58 n., 360.<br />

Manfredi Eustachio (Aci<br />

Delpusiano), 29 n., 30 e n., 35,<br />

57, 63 n., 97 e n., 137 n., 145,<br />

147, 184, 334, 362, 363, 483,<br />

492, 514.<br />

Manfroni Gaetano (Alcrindo), 231.<br />

Mantelli Giulio Cesare (Ardenio<br />

Platanio), 63 n., 338.<br />

Mantovani Camillo (Sildoro<br />

Acontimacario), 89.<br />

Marachio Coridone, v. Carli Paolo<br />

Francesco.<br />

Maratti Carlo (Disfilo Coriteo), 55 e<br />

n., 59 n., 262, 503.<br />

Maratti Zappi Faustina (Aglaura o<br />

Aglauro Cidonia), 29 n., 53 e n.,<br />

54 n., 64 e n., 65 n., 79 n., 100 e<br />

n., 101, 142, 143 n., 162 e n., 163<br />

e n., 185, 199, 299, 363, 367,<br />

374, 484, 492, 504.<br />

Marazzani Alessandro (Tirseno<br />

Liconeo), 63 n., 328.<br />

Marazzani Visconti Pietro (Idauro<br />

Leontino), 63 n., 320.<br />

Marcheselli Carlo Francesco<br />

(Corisbo Catarsio), 359.<br />

Marcheselli Filippo (Araste<br />

Ceraunio), 38 e n., 278.<br />

Marchetti Alessandro (Alterio Eleo),<br />

62 e n., 80 n., 149 e n., 152, 256,<br />

500, 520.<br />

Marchetti Angelo (Ulindo Briseo),<br />

328.<br />

Marcus Carlo (Melesigene<br />

Penelopeo), 83, 398.<br />

Margarita Vincenzo (Elnoro<br />

Epionio), 41 n., 345.<br />

Mari Ranieri Francesco (Silvillo<br />

Coritense), 387.<br />

Maria Amalia d’Asburgo-Lorena,<br />

arciduchessa d’Austria (Fille<br />

Ladonia), 105 e n., 135 n., 159,<br />

487.<br />

Maria Amalia di Sassonia, regina di<br />

Spagna e delle Due Sicilie<br />

(Olimpia Esperia), 98 e n., 99,<br />

150, 151, 389, 409, 410.<br />

Maria Antonia Walburga di Baviera,<br />

elettrice di Sassonia (Ermelinda<br />

Talea), 88, 104 n.<br />

541


Maria Casimira Sobieska, regina di<br />

Polonia (Amirisca Telea), 32 e n.,<br />

145, 364.<br />

Maria Eleonora Holstein-<br />

Wiesenburg, duchessa di<br />

Guastalla (Doralba Ermionea),<br />

89.<br />

Mariani Marsilio (Pereto<br />

Amasiano), 54.<br />

Marini Carlo (Eudalbo Enuseo),<br />

318.<br />

Mariotti Annibale (Orminto<br />

Gnossiano), 127 e n., 454.<br />

Mariotti Antonio (Moronte<br />

Tespiense), 169, 474.<br />

Marotti Giuseppe (Egisto Iparmeo),<br />

134 n., 468.<br />

Martelli Nicola (Lisideo Ozoneo),<br />

132 e n., 159 e n., 160 e n., 164 e<br />

n., 473.<br />

Martello Carlo Francesco (Mirtilide<br />

Langiano), 63 n., 212, 229, 331.<br />

Martello Pier Jacopo (Mirtilo<br />

Dianidio), 18 e n., 19 n., 20 n., 35<br />

e n., 44 e n., 51 e n., 52 e n., 63<br />

n., 73, 96, 145 n., 148, 162 e n.,<br />

193, 215, 361, 363, 367, 497,<br />

500.<br />

Martí y Zaragoza Emanuel (Eumelo<br />

Olenio), 100 n.<br />

Martignone Andrea (Pedasco<br />

Ippodromio), 38 n.<br />

Martinelli Giuseppe (Tigrasto<br />

Eveo), 37 e n.<br />

Martini Francesco (Lauso Olitorio),<br />

472.<br />

Mascheroni Lorenzo (Dafni<br />

Orobiano), 134 e n., 500, 503.<br />

Matildo Stinfelio, v. Guasco<br />

Giovanni.<br />

Mattei Giulio (Salenzio Itomeo),<br />

297.<br />

Mattei Saverio (Callidio Crissano),<br />

47 n.<br />

Mattei Orsini Girolamo (Licota<br />

Ostracinio), 42 n.<br />

Mattioli Giuseppe (Alfesindo<br />

Criuntino), 461.<br />

Maurimbo Pirgense, v. Bandini<br />

Luigi.<br />

Mazza Angelo (Armonide Elideo),<br />

2, 107 n., 110, 111 n., 114-41 e<br />

nn., 155 e n., 156, 157 e n., 158,<br />

159 e n., 160 e n., 168, 442, 464,<br />

484, 497, 500, 501, 503, 510,<br />

514, 516, 517.<br />

Mazzolari Giuseppe Maria (Gildisto<br />

Batiense), 68-9 nn.<br />

Megalbo Oileio, v. Pucci Giovanni<br />

Antonio.<br />

Melani Gerolamo (Lealgo Iranese),<br />

99 n., 424.<br />

Melanto Arateo, v. Grappelli<br />

Giovanni Battista.<br />

Melesigene Penelopeo, v. Marcus<br />

Carlo.<br />

Melinto Leuttronio, v. Aquino<br />

Tommaso d’.<br />

Mello Andrés de Castro (Ramiro<br />

Naiadeo), 67.<br />

Mengs Anton Raphael (Dinia<br />

Sipilio), 112, 113 n., 138, 164,<br />

496.<br />

Menzini Benedetto (Benedetto<br />

Fiorentino, Euganio Libade), 15-<br />

8 e nn., 25, 42, 43 n., 49 n., 51,<br />

52 e n., 63 n., 86, 87 n., 147 e n.,<br />

148, 149 n., 161, 162 e n., 190,<br />

484, 490, 497, 500, 501.<br />

Merighi Romano (Retilo Castoreo),<br />

327, 362.<br />

Meronte Larisseo, v. Cesarotti<br />

Melchiorre.<br />

Mesamo Medamio, v. Laureana<br />

Giuseppe.<br />

Messere Gregorio (Argeo<br />

Coraconasio), 47.<br />

Metabo Prianeo, v. Bondi Clemente.<br />

Metagene Erio, v. Malisardi<br />

Gregorio.<br />

Metastasio Pietro (Pietro Trapassi;<br />

Artino Corasio), 15 n., 17 n., 19<br />

n., 20 n., 45 e n., 47 n., 69 e n.,<br />

81 n., 93 n., 98 e n., 104 e n., 108<br />

e n., 116 n., 137 n., 146 n., 148 e<br />

n., 151 e n., 155, 156 e n., 157,<br />

161 n., 166 n., 375, 484, 485,<br />

487, 488, 501, 503, 522.<br />

Metaureo Geruntino, v. Riviera<br />

Domenico.<br />

542


Metisto Olbiano, v. Capece Carlo<br />

Sigismondo.<br />

Mezzabarba Giovanni Antonio<br />

(Vitanio Gateatico), 38 e n.<br />

Milani Pier Maria (Filidauro<br />

Amarinteo), 112.<br />

Miralbo Calunteo, v. Squarciafico<br />

Salvatore.<br />

Mirandola Angelo Maria della<br />

(Euridamante Cassiopeo), 134 e<br />

n., 469.<br />

Mireo Rofeatico, v. Morei Michele<br />

Giuseppe.<br />

Mirteno Melpeo, v. Di Fusco<br />

Niccolò Maria.<br />

Mirteo Teneate, v. Vizzaron<br />

Giovanni.<br />

Mirtilide Langiano, v. Martello<br />

Carlo Francesco.<br />

Mirtillo Aroanio, v. Vicinelli<br />

Jacopo.<br />

Mirtilo Dianidio, v. Martello Pier<br />

Jacopo.<br />

Mirtinda Parraside, v. Balletti<br />

Riccoboni Elena.<br />

Mistichelli Giacomo (Polimedonte<br />

Eutresio), 101 e n., 104 n., 413,<br />

431.<br />

Mitrindo Collide, v. Aulla<br />

Bartolomeo Gaetano.<br />

Moncada Giovanni Antonio (Erice<br />

Acradinio), 60, 276.<br />

Mongitore Antonino (Lipario<br />

Triziano), 6 n., 508.<br />

Monsignani Fabrizio (Lauso<br />

Diofanio), 366.<br />

Montani Giuseppe Leone (Emalgo<br />

Acritanio), 416.<br />

Montano Falanzio, v. Figari<br />

Pompeo.<br />

Montevecchio Niccolò di (Corineo<br />

Lessio), 232.<br />

Montevecchio Pompeo Camillo di<br />

(Fertilio Lileo), 81 n., 208, 362.<br />

Monti Giovanni Giacomo (Ermildo<br />

Isauride), 132 e n., 469.<br />

Monti Michelangelo (Penelao<br />

Zacintio), 134 e n., 477.<br />

Monti Vincenzo (Autonide<br />

Saturniano), 83, 131-3 e nn., 136,<br />

137, 138-40 e nn., 156 e n., 159 e<br />

n., 160 e n., 165 e n., 464, 484,<br />

492, 498, 500, 501, 511, 512,<br />

515, 520, 521, 522.<br />

Montini Innocenzo (Sirante<br />

Melichio), 354.<br />

Moraldi Santi (Clonico Stinfalio),<br />

28 n.<br />

Morei Michele Giuseppe (Mireo<br />

Rofeatico), 1 e n., 15 n., 27 n., 28<br />

n., 45 n., 66, 70 n., 71, 72 n., 80 e<br />

n., 82, 83, 85-102 e nn., 103, 104,<br />

105 e n., 112 e n., 113, 143, 149,<br />

150, 152, 154 e n., 156, 163, 192,<br />

222, 229, 331, 333, 349, 361,<br />

363, 364, 368, 370, 372, 389,<br />

390, 409, 410, 414, 415, 425,<br />

434, 483, 491, 492, 501, 504,<br />

509.<br />

Morelli Fernandez Maria Maddalena<br />

(Corilla Olimpica), 33 n., 109 e<br />

n., 110 e n., 111 e n., 115 n., 127<br />

e n., 131, 133, 137, 163, 445,<br />

487, 497, 507, 509.<br />

Moronte Tespiense, v. Mariotti<br />

Antonio.<br />

Morso Francesco (Norildo Acheo),<br />

429.<br />

Mozzi Marco Antonio (Darisco<br />

Gortinio), 315, 362.<br />

Muratori Giuseppe (Labinto<br />

Pisauro), 134 e n., 472.<br />

Muratori Ludovico Antonio<br />

(Lamindo Pritanio, Leucoto<br />

Gateate), 20 n., 21 n., 23 n., 35 e<br />

n., 36 e n., 37, 39 e n., 40 e n., 45<br />

n., 57, 63 n., 70 n., 72 n., 161 e<br />

n., 166 n., 215, 293, 484, 491,<br />

496, 501, 502, 511, 517, 520,<br />

521.<br />

Murena Isabella (Manto Acacesia),<br />

82.<br />

Museo Pegaside, v. Voltaire<br />

(François-Marie Arouet).<br />

Nadasto Licoate, v. Zucchetti<br />

Camillo Ranieri.<br />

Namiro Etidio, v. Pancotti Simone.<br />

Nardi Carlo (Annio), 56.<br />

543


Nardi Mattia (Olmino Titanidio),<br />

331.<br />

Narindo Tritonide, v. Rizzardi<br />

Giovanni Battista.<br />

Nealce Euriteo, v. Lugaresi Pier<br />

Francesco.<br />

Nealmo Pirronio, v. Speranza<br />

Giacinto.<br />

Nedalco Garanziaco, v. Candela<br />

Giovanni Felice.<br />

Nedisto Collide, v. Venerosi<br />

Brandaligio.<br />

Nelindo Acontimacario, v. Gonzaga<br />

Corrado.<br />

Neralbo Miragetico, v. Abati<br />

Giovanni.<br />

Neralco Castrimeniano, v. Ercolani<br />

Giuseppe.<br />

Nevillo Aracinzio, v. Scevola<br />

Muzio.<br />

Newton Henry (Argeste Melichio),<br />

100 n.<br />

Nicalbo Cleoniense, v. Baldani<br />

Antonio.<br />

Nicandro Tueboate, v. Carafa<br />

Francesco Maria.<br />

Nicasio Poriniano, v. Berti<br />

Alessandro Pompeo.<br />

Niccolini Antonio (Isarco), 475.<br />

Nice Euripiliana, v. Strozzi Maria<br />

Elisabetta.<br />

Niceno Alcimedonzio, v. Passeroni<br />

Giancarlo.<br />

Niceste Abideno, v. Casti<br />

Giambattista.<br />

Nicio Meneladio, v. Maggi Carlo<br />

Maria.<br />

Nicolai Giovanni Battista (Fibildo<br />

Palladiaco), 99 n., 410.<br />

Nidalmo Tiseo, v. Forteguerri<br />

Niccolò.<br />

Nidasio Leuttroniense, v. Rondinetti<br />

Lorenzo.<br />

Nidaste Patroclio, v. Gherardesca<br />

Gherardo della.<br />

Nidastio Pegeate, v. De Rossi<br />

Bartolomeo.<br />

Nigidio Misiate, v. Dionigi<br />

Domenico.<br />

Nitidio Lisiaco, v. Cenacchi<br />

Francesco.<br />

Nitilo Geresteo, v. Strozzi Leone.<br />

Nivildo Amarinzio, v. Pizzi<br />

Gioacchino.<br />

Noceti Carlo (Niceta Falantio), 102<br />

e n.<br />

Norcia Anton Domenico (Gomero<br />

Aloneo), 54 n., 370.<br />

Norildo Acheo, v. Morso Francesco.<br />

Noris Enrico (Eucrate Agoretico),<br />

14 n., 15 e n..<br />

Nosside Ecalia, v. Caracciolo<br />

Giovanna.<br />

Novelli Pietro Antonio (Aristeno<br />

Parraside), 134 e n., 462.<br />

Numenio Anigreo, v. Boscovich<br />

Ruggero Giuseppe.<br />

Numicio Filosorgio, v. De Carli<br />

Gaetano.<br />

Odalmo Apesanzio, v. Gabellotti<br />

Vincenzo Maria.<br />

Odazzi Giuseppe (Atreno Alittorio),<br />

151 e n., 375.<br />

Odescalchi Baldassare (Pelide<br />

Lidio), 131 e n., 132, 159 e n.,<br />

459, 476.<br />

Odescalchi Livio (Aquilio Naviano),<br />

31 n., 44 e n., 56, 73 e n.<br />

Odescalchi Chigi Flaminia<br />

(Eurinome Elidea), 104 n., 151,<br />

156.<br />

Odimo Olimpico, v. Varano<br />

Alfonso.<br />

Odinto Taliadeo, v. Varano Alfonso.<br />

Odisio Licurio, v. Fabbri Ranieri<br />

Bernardino.<br />

Ofelte Nedeo, v. Bellini Lorenzo.<br />

Olandro Pentelio, v. Gambi<br />

Giovanni Battista.<br />

Olarco Cefisio, v. Spada Orazio<br />

Filippo.<br />

Olasco Panacheo, vedi Del Giudice<br />

Saverio.<br />

Olasto Teario, v. Romagnoli<br />

Gaspare.<br />

544


Olimpia Esperia, v. Maria Amalia di<br />

Sassonia, regina di Spagna e<br />

delle Due Sicilie.<br />

Olimpio Batilliano, v. Passerini<br />

Ferdinando.<br />

Olinto Arsenio, v. Ruspoli<br />

Francesco Maria.<br />

Olmino Titanidio, v. Nardi Mattia.<br />

Olpindo Coccigio, v. Benci<br />

Francesco.<br />

Omodei Luigi (Doralgo Euritidio),<br />

63 n., 286,<br />

Onconio Esquiliano (detrattore di<br />

Francesco Maria Lorenzini), 72<br />

n.<br />

Ondedei Albani Maria Bernarda, 52<br />

n.<br />

Onemio Dianio, v. Zanotti Ercole<br />

Maria.<br />

Opico Erimanteo, v. Gravina Gian<br />

Vincenzo.<br />

Oratino Boreatico, v. Gizzarone<br />

Giorgio.<br />

Orgildo Egireo, v. Silvestri Giacinto.<br />

Orialo Minieiano, v. Pegolotti<br />

Alessandro.<br />

Oriana Ecalidea, v. Cantelli<br />

Tagliazucchi Veronica.<br />

Orildo Berenteatico, v. Maffei<br />

Scipione.<br />

Orintio Aminiano, v. Lecce<br />

Ottaviano.<br />

Orito Piliaco, v. Zanotti Francesco<br />

Maria.<br />

Ormido Leuttronio, v. Coluzzi<br />

Niccolò.<br />

Ormildo Emeresio, v. Querini Luigi.<br />

Orminto Agoreo, v. Gori Francesco<br />

Saverio.<br />

Orminto Gnossiano, v. Mariotti<br />

Annibale.<br />

Ormonte Pereteo, v. Resta Filippo.<br />

Orneo Saturniaco, v. Civetti Giulio.<br />

Orsatto Cidario, v. Poggesi Angelo.<br />

Orsi Giovanni Giuseppe Felice<br />

(Alarco Erinnidio), 20 n., 35 e n.,<br />

63 n., 142-3 e n., 161, 202, 361,<br />

509, 522.<br />

Orsini Domenico di Gravina<br />

(Rodaspe Agoretico), 91, 98 n.,<br />

409.<br />

Orsini Ludovisi Ruspoli Giacinta<br />

(Euridice Aiacidense), 91 e n.,<br />

100 e n., 156, 420, 486.<br />

Ottinio Corineo, v. Sabbatini<br />

Giuliano (P. Giuliano di S.<br />

Agata).<br />

Ottoboni Antonio (Eneto Ereo), 225,<br />

235, 329.<br />

Ottoboni Pietro (Crateo Ericinio), 10<br />

e n., 30 n., 58, 59 e n., 61, 68, 71,<br />

78 n., 81, 82 n., 147, 224, 263,<br />

359, 362, 367, 369, 370, 517,<br />

522.<br />

Pagliai Pietro Paolo (Cerinto<br />

Alcmeonio), 28 n., 149 e n., 310.<br />

Pagnini Giuseppe Maria (al sec.<br />

Luca Antonio; Eritisco Pileneio),<br />

110 e n., 127 n., 143, 144 n., 168,<br />

448.<br />

Palemone Licurio, v. Stampiglia<br />

Silvio.<br />

Pallavicini Niccolò Maria (Salicio<br />

Boreo), 14 n.<br />

Pallavicini Stefano Benedetto<br />

(Erifilo Criuntino), 71 n., 98, 99<br />

n., 417.<br />

Palleschi Tommaso (Ferecide<br />

Leonideio), 395, 409.<br />

Palma Giovanni Battista (Callimbo<br />

Feneio), 359.<br />

Palmerino Parebasio, v. Felletti<br />

Giovanni Battista.<br />

Pamphili Benedetto (Fenicio<br />

Larisseo), 15 n., 38, 78 n., 80,<br />

226, 227, 290.<br />

Pancotti Simone (Namiro Etidio),<br />

324.<br />

Paolini Massimi Petronilla (Fidalma<br />

Partenide), 33 n., 53 e n., 54 e n.,<br />

64 e n., 65 n., 100 n., 144 e n.,<br />

175, 227, 330, 362, 363, 366,<br />

484, 496.<br />

545


Paolucci Benedetto (Ircano<br />

Lampeo), 272.<br />

Paolucci Fabrizio (Mistarco<br />

Nuntino), 59 e n.<br />

Paolucci Giuseppe (Alessi Cillenio),<br />

10, 15 n., 16 n., 17 n., 20, 29 e n.,<br />

35, 49 e n., 51 e n., 52 e n., 53, 61<br />

e n., 66, 86 e n., 145 n., 149 e n.,<br />

152, 154 n., 170, 171, 355, 362,<br />

363, 364, 365, 367, 368, 483.<br />

Paradisi Agostino (Falimbo<br />

Tilangiense), 117 e n., 126, 142,<br />

157-8 e nn., 160 e n., 165 e n.,<br />

450, 488, 502, 503.<br />

Parini Giuseppe (Darisbo Elidonio,<br />

Ripano Eupilino), 25 n., 27 n., 83<br />

n., 90 n., 92 n., 93 e n., 122 e n.,<br />

123 n., 124, 127, 135 n., 143, 144<br />

n., 153 e n., 155, 156 e n., 157 e<br />

n., 158 n., 160, 162 n., 163 e n.,<br />

164 e n., 166 n., 445, 484, 495,<br />

497, 502, 511, 512, 513, 519,<br />

521.<br />

Parisotti Beati Anna Maria (Efiria<br />

Corilea), 82 e n., 100 e n., 392.<br />

Parmenio Dirceo, v. Cerati Antonio.<br />

Parracciani Rutilio (Acarinto<br />

Oressio), 361, 365, 366.<br />

Pasqualoni Pietro (Telesindo<br />

Matunno), 132 e n., 155 e n., 479.<br />

Pasquini Bernardo (Protico<br />

Azetiano), 12, 13 n., 19.<br />

Passagni Giuseppe Maria (Crotingo<br />

Epineo), 343.<br />

Passerini Ferdinando (Olimpio<br />

Batilliano), 65 n., 144 e n., 247.<br />

Passerini Francesco (Linco<br />

Telpusio), 65 n., 210, 219, 352.<br />

Passerini Gaetana (Silvia Licoatide),<br />

53 n., 54, 64 e n., 65 n., 219, 362.<br />

Passeroni Giancarlo (Niceno<br />

Alcimedonzio), 83, 92 n., 99 n.,<br />

428.<br />

Passionei Domenico (Tileno<br />

Caradrio), 85.<br />

Pastrizio Giovanni (Ergino Parorio),<br />

5 e n., 6.<br />

Paulucci Fabrizio (Gilindo<br />

Arpinatide), 99 n., 135 n., 421.<br />

Paziani Giovanni Battista (Armindo<br />

Triasio), 463.<br />

Pedrocchi Orazio (P. Giovanni<br />

Antonio di S. Anna; Adalsio<br />

Metoneo), 63 n., 163 e n., 224,<br />

233, 329, 360, 483.<br />

Pegolotti Alessandro (Orialo<br />

Minieiano), 28 n., 37 e n., 45 n.,<br />

63 n., 143 e n., 214, 502.<br />

Pelide Lidio, v. Odescalchi<br />

Baldassare.<br />

Pellegrini Giuseppe Luigi (Armeste<br />

Pelopide), 127 e n., 157 e n., 442.<br />

Penelao Zacintio, v. Monti<br />

Michelangelo.<br />

Penteo Alcimedonziaco, v. Baccanti<br />

Alberto.<br />

Pera Giunio Bernardino (Tirside<br />

Antinoide), 99 n., 104 n., 407.<br />

Perabò Antonio (Ermonide Epirio),<br />

127 e n., 449.<br />

Pereira José de Lacerda (Retimo<br />

Sideate), 66 e n.<br />

Perfetti Bernardino (Alauro<br />

Euroteo), 68-70 e nn., 162, 486,<br />

502, 522.<br />

Perideo Trapezunzio, v. Baciocchi<br />

Giovanni Tommaso.<br />

Perotti Anton Maria (Egimo<br />

Afroditico), 77 e n., 78 n., 127 n.,<br />

156 e n., 448.<br />

Perrimezzi Giuseppe Maria<br />

(Alcandro Condileo), 5 n.<br />

Perrone Tommaso (Edisio Atteo),<br />

14 n.<br />

Petrioli Gaetano (Temiso Apomyio),<br />

80.<br />

Petrosellini Domenico Ottavio<br />

(Eniso Pelasgo), 44 n., 45, 55, 73<br />

n., 91 n., 101 n., 150 e n., 378,<br />

402, 483, 492, 499.<br />

Petrosellini Giuseppe (Enisildo<br />

Prosindio), 91 e n., 110, 154 e n.,<br />

393, 410, 411, 417, 492.<br />

Petrucci Giuseppe (Virbindo<br />

Climenio), 481.<br />

Philodemum, v. Gravina Gian<br />

Vincenzo.<br />

Piazza Vincenzo (Enotro Pallanzio),<br />

63 n., 208.<br />

546


Piccioni Flaminio (Flamindo<br />

Irmineo), 361.<br />

Pico della Mirandola Ludovico<br />

(Aurasco Pamisiano), 260.<br />

Piersanti Carlo Gaetano (Areteo), 44<br />

n.<br />

Piersanti Giuliano (Libanio), 44 n.,<br />

45 n.<br />

Pignatelli Francesco (Aumedonte<br />

Agoretico), 29, 38 n.<br />

Pinaco Linneate, v. Aurispa Niccolò.<br />

Pindemonte Ippolito (Polidete<br />

Melpomenio), 109, 118, 119 n.,<br />

125, 127 e n., 128 n., 129, 134,<br />

136 n., 138 e n., 140 n., 155, 159,<br />

160 e n., 455, 477, 484, 497.<br />

Pio VI (Giovanni Angelo Braschi;<br />

Timio Nemeo), papa, 118, 130 e<br />

n., 131 e n., 133 n., 134 n., 136,<br />

140 n., 156, 164, 468, 487, 493,<br />

512, 515, 520.<br />

Pirelli Filippo Maria (Doralbo<br />

Triasio), 96 e n., 150 e n., 377,<br />

436.<br />

Pirelli Giovanni Saverio (Zelindo<br />

Cillenio), 409.<br />

Pisandro Antiniano, v. Amenta<br />

Nicolò.<br />

Pizzella Giovanni (Tirteo Solaidio),<br />

409.<br />

Pizzi Eugenio Maria (Genisto<br />

Nidemio), 410, 412.<br />

Pizzi Gioacchino (Nivildo<br />

Amarinzio), 1, 2, 81 n., 91 e n.,<br />

104 n., 107-41 e nn., 143, 150 e<br />

n., 154, 156, 159 e n., 163, 164,<br />

165, 166 n., 168, 385, 400, 429,<br />

439, 453, 459, 475, 483, 491,<br />

492, 496, 502.<br />

Placidi Placido (Ilmeno Iretrio),<br />

471.<br />

Placisto Amitaonio, v. Gritti<br />

Giovanni Benedetto.<br />

Poggesi Angelo (Orsatto Cidario),<br />

215, 230.<br />

Polianzo Dorico, v. Algarotti<br />

Francesco.<br />

Poliarco Taigetide, v. Albani<br />

Annibale.<br />

Polibo Emonio, v. Filicaia Vincenzo<br />

da.<br />

Polidete Melpomenio, v.<br />

Pindemonte Ippolito.<br />

Polifilo Alfeio, v. Taruffi Giuseppe<br />

Antonio.<br />

Polignac Melchior de (Teodosso<br />

Cefisio), 81 e n.<br />

Polimedonte Eutresio, v. Mistichelli<br />

Giacomo.<br />

Polindo Cautoneo, v. Baciocchi<br />

Francesco Maria.<br />

Polisseno Fegejo, v. Goldoni Carlo.<br />

Politi Tommaso (Silvago Teneo),<br />

364, 365.<br />

Poliziani Lorenzo (Sidonte Linnate),<br />

365.<br />

Pomildo Geraniarco, v. Del Cinque<br />

Ermenegildo.<br />

Pompei Girolamo (Decilio<br />

Liciense), 129, 130 e n., 134,<br />

467, 503.<br />

Pontici Giovanni Bernardino<br />

(Solimbo Badio), 370 n.<br />

Primerio Francesco (Simaco<br />

Egano), 365.<br />

Prisci Censorini Photistici, v.<br />

Gravina Gian Vincenzo.<br />

Procuranti Giuseppe Antonio<br />

(Artemio Langiano), 44 n.<br />

Protenore Attico, v. Colonna Marco<br />

Antonio.<br />

Protico Azetiano, v. Pasquini<br />

Bernardo.<br />

Pucci Giovanni Antonio (Megalbo<br />

Oileio), 228, 322.<br />

Pujati Giuseppe Maria (Deifilo<br />

Calidonio), 106 n.<br />

Quadrio Francesco Saverio (Ornisco<br />

Ippocreneo), 9 n., 10 n., 36 n.,<br />

496, 508.<br />

Quartaroni Domenico (Cratilo<br />

Erculeo), 8 e n., 520.<br />

Querini Giuseppe Maria (Cloristo<br />

Meradio), 342.<br />

Querini Luigi (Ormildo Emeresio),<br />

99 n., 430.<br />

547


Quinto Attilio Serrano, v. Lorenzini<br />

Francesco Maria.<br />

Quiristo Calcidonense, v.<br />

Boccacciari Giuseppe Antonio.<br />

Rabisinzio Ermeatico (detrattore di<br />

Francesco Maria Lorenzini), 72<br />

n.<br />

Racilio Euboico, v. Sersale<br />

Girolamo.<br />

Racleto Preteio, v. Sabbioni Orsini<br />

Nicola.<br />

Ramisco Marachio, v. Antonelli<br />

Giovanni Carlo.<br />

Rangoni di Castelbarco Clarina<br />

(Idalia Elisiana), 53 e n., 64 n.,<br />

65, 292.<br />

Ranucci Paolo (Ati Argiretico), 361.<br />

Recanati Giovanni Battista (Teleste<br />

Ciparissiano), 64 e n., 200, 503.<br />

Redi Francesco (Anicio Traustio),<br />

15 e n., 16 n., 21, 22 e n., 25, 33,<br />

63 n., 168, 257, 337, 370, 483,<br />

498, 500, 503.<br />

Redi Gregorio (Autone Manturese),<br />

33 n., 59 e n., 222, 234, 359.<br />

Resta Filippo (Ormonte Pereteo), 81<br />

n., 295, 332.<br />

Retilo Castoreo, v. Merighi<br />

Romano.<br />

Retimo Sideate, v. Pereira José de<br />

Lacerda.<br />

Reviglio Bartolomeo (Vetaldo<br />

Timenio), 41 e n., 495.<br />

Rezzonico Abbondio (Crisandro<br />

Prieneo), 104 e n., 487.<br />

Riccheri Giovanni Battista (Eubeno<br />

Buprastio), 63 n., 81 n., 99, 269,<br />

380, 418.<br />

Ricchini Tommaso Agostino<br />

(Gesalte Scandeio), 41 n.<br />

Ricci Domenico Maria (Solino<br />

Piliano), 34.<br />

Ricci Francesco Maria (Zitalce<br />

Melenidio), 388, 438.<br />

Ricci Giovanni Amedeo (Isimbro<br />

Mirtidio), 102, 412.<br />

Ridolfi Giovanni Battista (Ferildo<br />

Azzaniano), 359.<br />

Rimero Celenio, v. Agnelli Iacopo.<br />

Rinaldi Pompeo (Coralbo Aseo),<br />

146 e n., 188, 224, 368.<br />

Ripano Eupilino, v. Parini Giuseppe.<br />

Riva Giovanni Battista (Arbante<br />

Calcidico), 134 n., 165 e n., 462.<br />

Riviera Domenico (Metaureo<br />

Geruntino), 370.<br />

Riviera Guido (Ugildo Oronteio), 99<br />

n., 437.<br />

Rivisco Smirnense, v. Gasparri<br />

Antonio.<br />

Rizzardi Giovanni Battista (Narindo<br />

Tritonide), 99 n., 413.<br />

Roberti Romano Agostino (Faleso<br />

Alfeoniano), 330, 347.<br />

Robesio Tornaceo, v. Devoti<br />

Giovanni.<br />

Rodaspe Agoretico, v. Orsini<br />

Domenico di Gravina.<br />

Rolli Domenico (Tiresia<br />

Timosteniano), 44 n., 71 n., 82,<br />

101 n., 406, 407.<br />

Rolli Paolo (Eulibio Brenteatico), 43<br />

e n., 44 n., 45 n., 55, 62 n., 69,<br />

73, 146 n., 148 e n., 157, 495,<br />

503, 522.<br />

Romagnoli Gaspare (Olasto Teario),<br />

359.<br />

Rondinelli Luigi (Tereo Ciparissio),<br />

126 n., 127 e n., 457.<br />

Rondinetti Lorenzo (Nidasio<br />

Leuttroniense), 125, 127 e n.,<br />

453.<br />

Rosindo Lisiade, v. Alaleona<br />

Giuseppe Coluccio.<br />

Rosmiro Celenio, v. Todeschi<br />

Claudio.<br />

Rota Angelo (Arcesindo Menalio),<br />

127 n., 155 e n., 157 e n., 441.<br />

Rubbi Andrea (Floriseno<br />

Acricorinto), 93 e n.<br />

Ruspoli Francesco Maria (Olinto<br />

Arsenio), 43 n., 52 e n., 60, 65,<br />

66, 170, 294.<br />

Rutilio Teneo, v. Terenzi Luca.<br />

548


Sabbatini Giuliano (P. Giuliano di S.<br />

Agata; Ottinio Corineo), 63 n.,<br />

198, 364.<br />

Sabbioni Orsini Francesco Saverio<br />

(Firmisco Zetiense), 410.<br />

Sabbioni Orsini Nicola (Racleto<br />

Preteio), 89, 99 n., 404.<br />

Sabbioni Orsini Vincenzo (Abisio<br />

Cratidio), 410.<br />

Sacco Angelo Antonio (Leandro<br />

Oresteo), 63 n., 145 e n., 210,<br />

359.<br />

Salandri Pellegrino (Alceste<br />

Priamideo), 93 n., 123 e n., 124,<br />

127, 439, 483.<br />

Salento Elafieio, v. Crevenna Pietro<br />

Antonio.<br />

Salenzio Itomeo, v. Mattei Giulio.<br />

Salico Lepreonio, v. Caracciolo<br />

Carmine Niccolò.<br />

Salvi Giovanni Angelo (Eupalte<br />

Lampeo), 331, 333, 363, 370 n.,<br />

380, 381.<br />

Salvi Nicola (Lindreno Issuntino),<br />

333.<br />

Salviati Antonio Maria (Iliso<br />

Linnatide), 42.<br />

Salvini Antonio Maria (Aristeo<br />

Cratio), 25 n., 54 e n., 198, 221,<br />

259, 360, 362.<br />

Salvini Salvino (Criseno Elissoneo),<br />

62 n., 63 n., 281, 360, 362.<br />

Sampieri Giovanni Battista<br />

(Tersindo Drianteo), 410, 414.<br />

Sandoval Giovanni Antonio<br />

(Euresto Leontiniade), 154 e n.,<br />

419.<br />

Sanmartino Carlo Enrico (Lucanio<br />

Cinureo), 63 n., 143, 362.<br />

Sanseverino Carlo (Egeo<br />

Bufagiano), 61 n., 285.<br />

Sanseverino Leopoldo Giuseppe<br />

(Celiro Straziano), 61 n., 280.<br />

Sanvitale Jacopo Antonio (Eaco<br />

Panellenio), 75, 76 n., 77 e n., 93<br />

e n., 105, 117 e n., 119 n., 126,<br />

127 n., 137 n., 156, 164, 439,<br />

447, 486, 503.<br />

Sappa Alessandro (Eumaro<br />

Marateo), 100, 418.<br />

Sardini Giacomo (Citisso Bleninio),<br />

63 n., 186, 223, 329.<br />

Sarega Pellegrini Giulia (Erminia<br />

Meladia), 53 e n., 64 n., 65, 292,<br />

317.<br />

Sargesio Cretense, v. Soave<br />

Francesco.<br />

Sarro Domenico (Daspio), 86 n.<br />

Savini Pietro Bonaventura (Eurialo<br />

Liceano), 221, 318, 333, 360,<br />

363.<br />

Savioli Fontana Ludovico (Lavisio<br />

Eginetico), 127 n., 130, 151 e n.,<br />

155, 452, 503, 519.<br />

Scarlatti Alessandro (Terpandro<br />

Politeio), 12, 13 n., 55.<br />

Scarpelli Antonio (Alesindo<br />

Latmio), 133.<br />

Scarselli Flaminio (Locresio Tegeo),<br />

96, 101.<br />

Scevola Muzio (Nevillo Aracinzio),<br />

104 n., 154 e n., 427.<br />

Scotti Pier Francesco (Cillabari<br />

Asterioneo), 63 n., 312.<br />

Scutellari Aiani Guido Ascanio<br />

(Aristofonte Enonio), 77 e n., 78<br />

n., 128 n., 158, 160, 463, 512.<br />

Secco Suardo Grismondi Paolina<br />

(Lesbia Cidonia), 134 e n., 155 e<br />

n., 156 e n., 472, 500, 521.<br />

Segni Alessandro (Fortunio<br />

Maloetide), 62 e n., 240.<br />

Selago Galeatico, v. Chiodi Eutizio.<br />

Selvaggia Eurinomia, v. Degli Azzi<br />

Forti Faustina.<br />

Semiro Acidonio, v. De Felici<br />

Antonio Francesco.<br />

Senarte Linnatico, v. Duranti<br />

Durante.<br />

Serassi Pier Antonio (Desippo<br />

Focense), 118 e n., 132 e n., 159<br />

n., 467, 520.<br />

Sergardi Ludovico (Licone<br />

Trachio), 45 e n., 47 n., 503, 519.<br />

Serra Giuseppe Maria (Dalindo<br />

Cinosurio), 284.<br />

Serrano Condileo, v. Giordano<br />

Vitale.<br />

Sersale Girolamo (Racilio Euboico),<br />

433.<br />

549


Servanzi Gaspare (Garaspe<br />

Adrasteio), 89.<br />

Severoli Carlo (Efesio Arneo), 265.<br />

S. Francesco Paolo Teresio di (Ilisso<br />

Glafiride), 99 n., 422.<br />

Sherlock Martin (Filete Ateneo),<br />

133 e n., 137.<br />

Sidonte Linnate, v. Poliziani<br />

Lorenzo.<br />

Silauro Pandosiano, v. Tozzi<br />

Girolamo.<br />

Sillace Stomiate, v. Caselli Filippo.<br />

Sillano Eurinomico, v. Carro<br />

Giovanni Battista.<br />

Silvago Teneo, v. Politi Tommaso.<br />

Silvano Zacintio, v. Maldotti Marco<br />

Antonio.<br />

Silvestri Giacinto (Orgildo Egireo),<br />

326.<br />

Silvia Licoatide, v. Passerini<br />

Gaetana.<br />

Silvillo Coritense, v. Mari Ranieri<br />

Francesco.<br />

Silvio Pereteo, v. Taia Agostino<br />

Maria.<br />

Simaco Egano, v. Primerio<br />

Francesco.<br />

Simandro Inachio, v. Enriquez<br />

Giovanni.<br />

Simonide Acheloio, v. Fiorilli<br />

Dionigi.<br />

Sinesio Troconeo, v. Forvia<br />

Giovanni Paolo.<br />

Siralgo Ninfasio, v. Leers Filippo.<br />

Sirante Melichio, v. Montini<br />

Innocenzo.<br />

Siringo Reteo, v. Del Nero Paolo<br />

Antonio.<br />

Sisimbro Tersiliano, v. De Sanctis<br />

Carlo.<br />

Soave Francesco (Sargesio<br />

Cretense), 127 e n., 132 n., 456.<br />

Sobieski Alessandro, principe di<br />

Polonia (Armonte Calidio), 32,<br />

52, 374.<br />

Sofronio Ladeo, v. Crescimbeni<br />

Antonio Bonaventura (P. Filippo<br />

Antonio della Concezione).<br />

Solimbo Badio, v. Pontici Giovanni<br />

Bernardino.<br />

Somai Angelo Antonio (Ila<br />

Orestasio), 31, 52 e n., 54 n., 148<br />

e n., 176, 348, 361, 364, 365,<br />

367, 483.<br />

Sorasto Trisio, v. Antoglietta<br />

Francesco Maria dell’.<br />

Soretti Giuseppe Maria (Irseto), 78 e<br />

n.<br />

Spada Bernardo (Clorasto Eubeio),<br />

262.<br />

Spada Leonida Maria (Elmiro<br />

Miceneo), 40 e n., 266.<br />

Spada Orazio Filippo (Olarco<br />

Cefisio), 32 n.<br />

Spannocchi Pandolfo (Arbio<br />

Gortiniano), 305.<br />

Speranza Giacinto (Nealmo<br />

Pirronio), 151 e n., 383, 399.<br />

Sperelli Sperello (Eutemio Calidio),<br />

319.<br />

Spinola Agostino (Almaspe<br />

Steniclerio), 63 n., 276.<br />

Spinola Giovanni Battista (Temistio<br />

Argireo), 29, 35.<br />

Squarciafico Salvatore (Miralbo<br />

Calunteo), 323.<br />

Stampa Giuseppe Maria (Euristeo<br />

Parebasio), 38 n.<br />

Stampiglia Silvio (Palemone<br />

Licurio), 29 e n., 42, 49 n., 61 e<br />

n., 62 n., 199, 230, 332, 333, 352,<br />

361, 370 n.<br />

Stanislao I Leszczynski, re di<br />

Polonia (Eutimio Alifiero), 88 n.<br />

Stellidio Frissanio, v. Cavazzi<br />

Vincenzo.<br />

Strinati Malatesta (Licida<br />

Orcomenio), 244.<br />

Strozzi Leone (Nitilo Geresteo), 54,<br />

229, 325.<br />

Strozzi Maria Elisabetta (Nice<br />

Euripiliana), 64 n., 294, 328.<br />

Stuart Carlo Edoardo (Toante<br />

Melleo), 79.<br />

Stuart Giacomo Edoardo (Basilarco<br />

Genestio), 75 n., 79 e n.<br />

Subleyras Luigi (Galisio Enopeo),<br />

421, 470.<br />

550


Tagete Castalio, v. Cerretti Luigi.<br />

Tagliazucchi Giampietro (Alidauro<br />

Pentalide), 83 e n., 98 e n., 99 n.,<br />

151-2, 374, 410.<br />

Taia Agostino Maria (Silvio<br />

Pereteo), 8, 28, 29 e n.<br />

Talete Elateo, v. Vidman Antonio.<br />

Tamarisco Alagonio, v. Manara<br />

Prospero Valeriano.<br />

Tamirisco Falonetide, v. Ferrari<br />

Domenico.<br />

Tarasconi Smeraldi Alessandro<br />

Antonio Felice (Enide Asopico),<br />

77 e n.<br />

Tartarini Florido (Gelindo<br />

Teccaleio), 86 n., 164, 192, 227,<br />

330, 348, 363, 366, 368.<br />

Taruffi Giuseppe Antonio (Polifilo<br />

Alfeio), 132 e n., 477.<br />

Tegeso Acroniano, v. Bini<br />

Giuseppe.<br />

Teleio Focidense, v. Vannucchi<br />

Antonio Maria.<br />

Telesicrate Siteo, v. Giustiniani<br />

Andrea.<br />

Telesindo Matunno, v. Pasqualoni<br />

Pietro.<br />

Teleste Ciparissiano, v. Recanati<br />

Giovanni Battista.<br />

Temistio Scirtoniano, v. Mainardi<br />

Carlo.<br />

Teodoli Girolamo (Audalgo<br />

Toledermio), 376.<br />

Teone Cleonense, v. Crocchiante<br />

Giovanni Carlo.<br />

Terenzi Luca (Rutilio Teneo), 354.<br />

Tereo Ciparissio, v. Rondinelli<br />

Luigi.<br />

Terimbo Manturese, v. Di Napoli<br />

Francesco.<br />

Termisto Marateo, v. Adimari<br />

Lodovico.<br />

Terpandro Politeio, v. Scarlatti<br />

Alessandro.<br />

Tersalgo Lidiaco, v. Filomarino<br />

Clemente.<br />

Tersindo Drianteo, v. Sampieri<br />

Giovanni Battista.<br />

Testa Domenico (Virbinio<br />

Naupazio), 134 n., 480.<br />

Tibrio Ellespontiaco, v. Van Stryp<br />

Filippo.<br />

Ticofilo Cimmerio, v. Bertola de’<br />

Giorgi Aurelio.<br />

Tigello Gorgasio, v. Toni Michele.<br />

Timaste Pisandeo, v. Egizio Matteo.<br />

Tiraboschi Girolamo (Cratillo Ideo),<br />

6 n., 37 n., 509.<br />

Tiresia Timosteniano, v. Rolli<br />

Domenico.<br />

Tirinto Trofeio, v. Bussi Giulio.<br />

Tirseno Liconeo, v. Marazzani<br />

Alessandro.<br />

Tirsi Leucasio, v. Zappi Giovanni<br />

Battista Felice.<br />

Tirside Antinoide, v. Pera Giunio<br />

Bernardino.<br />

Tirsillo Erinnidio, v. Zappi Luigi.<br />

Tirsindo Lusiano, v. Enriquez<br />

Gabriele.<br />

Tirteo Megarense, v. Gianni<br />

Francesco.<br />

Tirteo Solaidio, v. Pizzella<br />

Giovanni.<br />

Tisameno Pelopide, v. Barattieri<br />

Ottavio.<br />

Titolivio Giovanni (Lugano<br />

Stinfalio), 45 n.<br />

Todeschi Claudio (Rosmiro<br />

Celenio), 134 e n., 478.<br />

Tolomei Marescotti Maria Settimia<br />

(Dorinda Parraside), 53 n.<br />

Tommasi Antonio (Vallesio<br />

Gareatico), 39 e n., 52 e n., 57,<br />

63 n., 143 e n., 148 e n., 300,<br />

360.<br />

Toni Michele (Tigello Gorgasio),<br />

360.<br />

Torelli Alessandro (Fabesio<br />

Meganitico), 412.<br />

Torelli Giuseppe (Daulide<br />

Omagiriano), 129, 130 n., 134,<br />

466.<br />

Torralbo Maloetide, v. Gritti<br />

Virginio.<br />

Tozzi Girolamo (Silauro<br />

Pandosiano), 360.<br />

Trabucco Andrea (Albiro<br />

Mirtunziano), 370 n.<br />

551


Trinuro Naviano, v. Chelucci<br />

Domenico (Paolino di S.<br />

Giuseppe).<br />

Trisalgo Larisseate, v. Zanotti<br />

Giampietro.<br />

Troy Giovanni Francesco de<br />

(Zeuside Parrasiaco), 384.<br />

Turner Enrico (Filillo Lipareo), 112<br />

n.<br />

Ugildo Oronteio, v. Riviera Guido.<br />

Ulindo Briseo, v. Marchetti Angelo.<br />

Uranio Tegeo, v. Leonio Vincenzo.<br />

Vaccari Giuseppe Antonio (Fedrio<br />

Epicuriano), 290, 361.<br />

Valdisto Calcidico, v. Di Costanzo<br />

Pietro Antonio.<br />

Valenti Gonzaga Carlo (Adimanto<br />

Autonidio), 89, 99 n., 134, 135<br />

n., 160 e n., 373, 389, 400, 460.<br />

Valenti Gonzaga Luigi (Cassandro<br />

Gerastio), 78.<br />

Valenti Gonzaga Silvio (Fidalbo<br />

Tomeio), 89.<br />

Vallemani Giuseppe (Leodoco<br />

Sofidio), 59 e n.<br />

Vallesio Gareatico, v. Tommasi<br />

Antonio.<br />

Vallisneri Antonio (Volano<br />

Fenicio), 34.<br />

Vannetti Clementino (Cimone<br />

Doriano), 133 e n.<br />

Vannini Paolo (Fausto Erasineo),<br />

69, 101, 395.<br />

Vannucchi Antonio Maria (Teleio<br />

Focidense), 127 e n., 457.<br />

Van Stryp Filippo (Tibrio<br />

Ellespontiaco), 414.<br />

Varano Alfonso (Odimo Olimpico,<br />

Odinto Taliadeo), 80 n., 83, 124,<br />

125 n., 127, 133 n., 159 e n., 454,<br />

504, 521.<br />

Varisco Camillo (Sivarco Epitiano),<br />

106 n.<br />

Velalbo Trifiliano, v. Diotallevi<br />

Andrea.<br />

Vendettini Giuseppe (Cleanto<br />

Ereate), 465.<br />

Venerosi Brandaligio (Nedisto<br />

Collide), 143 n., 245, 331, 351,<br />

362, 365.<br />

Verildo Eleuterio, v. Zanotti<br />

Lorenzo.<br />

Verindo Tueboate, v. Campello<br />

Bernardino di.<br />

Verri Pietro (Midonte Priamideo),<br />

83 n., 90 e n., 521.<br />

Versari Pietro Francesco (Eurasio<br />

Nonacride), 412.<br />

Verzoni Niccolò Liborio (Dolasco<br />

Pierio), 370 n.<br />

Vettini Nunzio (Aiace Giardaneo),<br />

99, 390.<br />

Vettori Vittore (Zerindo Iameio),<br />

134, 135 n., 481.<br />

Viali Rivaroli Pellegrina Maria<br />

(Dafne Eurippea), 53 n., 64 n., 65<br />

e n., 168, 283.<br />

Vicentini Michele Maria (Vormindo<br />

Amasiano), 370 n.<br />

Vicinelli Jacopo (Mirtillo Aroanio),<br />

29 e n., 49 n.<br />

Vicini Giovanni Battista (Filidoro<br />

Meonidense), 127, 157 e n., 451.<br />

Vico Giambattista (Laufilo Terio),<br />

47 n., 62 e n., 64 e n., 79, 349,<br />

484, 504, 510, 519.<br />

Vidman Antonio (Talete Elateo), 63<br />

n., 298.<br />

Viminio Delfense, v. Zaghetti<br />

Giacomo.<br />

Vincioli Giacinto (Leonte Prineo),<br />

40 n., 243, 349, 359.<br />

Violante Beatrice di Baviera<br />

(Wittelsbach), principessa di<br />

Toscana (Elmira Telea), 33, 68,<br />

69.<br />

Virbindo Climenio, v. Petrucci<br />

Giuseppe.<br />

Virbinio Naupazio, v. Testa<br />

Domenico.<br />

Visconti Antonio Eugenio Annibale<br />

(Timostene Nemesiano), 103.<br />

Vitali Tommaso Alessandro (Ilindo<br />

Paragenite), 59 e n., 228, 292.<br />

552


Vitanio Gateatico, v. Mezzabarba<br />

Giovanni Antonio.<br />

Vitelleschi Maria Battista (Nicori<br />

Derriatide), 40.<br />

Viti Paolo Antonio (Carino Dipeo),<br />

29 e n.<br />

Vizzaron Giovanni (Mirteo<br />

Teneate), 63, 279, 350, 366.<br />

Volta Leopoldo Camillo (Acato<br />

Evoetico), 134, 135 n., 460.<br />

Voltaire (François-Marie Arouet;<br />

Museo Pegaside), 89, 91 e n.,<br />

160, 504.<br />

Vormindo Amasiano, v. Vicentini<br />

Michele Maria.<br />

Wittelsbach Clemente Augusto<br />

(Etindo Aristerio), 60, 303.<br />

Wittelsbach Clemente Francesco<br />

(Norisio Aretuseo), 88 n.<br />

Wittelsbach Filippo Maurizio (Italgo<br />

Ermioneo), 60, 303.<br />

Zaccagni Lorenzo Alessandro<br />

(Procippo Esculapiano), 6.<br />

Zaghetti Giacomo (Viminio<br />

Delfense), 152, 414.<br />

Zampieri Antonio (Dareno Minteo),<br />

168, 205, 366, 483.<br />

Zampieri Camillo (Alceta Eseno),<br />

127 e n., 157 e n., 158 e n., 440.<br />

Zanotti Ercole Maria (Onemio<br />

Dianio), 63 n., 78 e n., 143 e n.,<br />

248.<br />

Zanotti Francesco Maria (Orito<br />

Piliaco), 63 n., 96, 97 e n., 110 e<br />

n., 249, 504.<br />

Zanotti Giampietro (Trisalgo<br />

Larisseate), 63 n., 99 e n., 147 e<br />

n., 148 n., 151 e n., 168, 209,<br />

217, 408, 437.<br />

Zanotti Lorenzo (Verildo Eleuterio),<br />

301.<br />

Zappata Giovanni Battista (Britone<br />

Dionisiopolita), 340.<br />

Zappi Giovanni Battista Felice<br />

(Tirsi Leucasio), 20, 29 e n., 49<br />

n., 52 e n., 54 n., 55 e n., 59 n.,<br />

61 e n., 68, 79 n., 82 n., 101, 147,<br />

148 n., 149 e n., 150 e n., 163,<br />

171, 180, 231, 286, 332, 356,<br />

362, 367, 368, 369, 387, 383,<br />

492, 504.<br />

Zappi Luigi (Tirsillo Erinnidio),<br />

436.<br />

Zelalgo Arassiano, v. Guarnacci<br />

Mario.<br />

Zelindo Cillenio, v. Pirelli Giovanni<br />

Saverio.<br />

Zeno Apostolo (Emaro Simbolio),<br />

34, 35 n., 38 n., 289, 488, 504.<br />

Zerindo Iameio, v. Vettori Vittore.<br />

Zeuside Parrasiaco, v. Troy<br />

Giovanni Francesco de.<br />

Zitalce Melenidio, v. Ricci<br />

Francesco Maria.<br />

Zondadari Marco Antonio (Ippodo<br />

Miagriano), 60 e n., 87 n., 333 e<br />

n., 366.<br />

Zucchetti Camillo Ranieri (Nadasto<br />

Licoate), 213, 229, 360.<br />

553

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