Simbolica Massonica del terzo millennio di Irene Mainguy - panasur

Simbolica Massonica del terzo millennio di Irene Mainguy - panasur Simbolica Massonica del terzo millennio di Irene Mainguy - panasur

08.06.2013 Views

Prefazione di Paolo Lucarelli Simbolica Massonica del terzo millennio Irène Mainguy - 2004 Sin dalla sua nascita, nel XVII secolo, la Libera Muratoria moderna – o Massoneria Simbolica – si presenta come un luogo privilegiato di riflessione, condotta in comune da uomini che sentirono prepotentemente la necessità di trovare risposte alle fondamentali domande esistenziali. I massoni speculativi avevano ereditato un ambiente singolare dai loro predecessori operativi. Un modo particolare di riunirsi. I muratori si incontravano in logge, e avevano la consuetudine di iniziare e terminare i loro incontri, detti lavori, con un’apertura e una chiusura cerimoniale. Sistema gerarchico che si percorreva tramite speciali rituali di ammissione, che prevedevano un giuramento di obbedienza. Questo modo di operare in una ricerca spirituale, e di tradurne i risultati in un sistema rituale e simbolico, ha costituito nell’arco di poco più di un secolo l’attuale struttura della Massoneria moderna. Due leggende: la prima sostenere che i muratori, cioè le maestranze di mestieri delle gilde medievali, possedessero arcani misteri esoterici che erano stati dati loro in deposito di gloriose e illustri; e che questi misteri trasmessi “by immemorial time”, costituirono e costituiscono ancora il deposito sapienziale e iniziatico dell’Oriente massonico: L’invenzione della Tradizione. L’altra è nota come la leggenda del Terzo Grado: si narra di come l’edificazione del Tempio fosse diretta da 3 maestri, Salomone stesso, Hiram re di Tiro e Hiram l’architetto. I 3 possedevano la conoscenza di una particolare Parola, detta di Maestro, che aveva la caratteristica di poter essere pronunciata e trasmessa solo se tutti e tre erano presenti, e in modo molto singolare. L’architetto Hiram fu assassinato da 3 Compagni che volevano farsi comunicare la Parola, per cui rimasti solo in due a conoscerla, questa diventava non più trasmissibile e la costruzione del Tempio nella sua forma perfetta si interruppe. Nasce qui il dramma della Parola Perduta, e il compito, l0obiettivo dei fratelli massoni, diventa quello di partire alla sua ricerca. Questo racconto è la descrizione di una tragedia che ha impedito il perfezionamento di tutta la Creazione, di cui la costruzione del Tempio è simbolo e allegoria. E’ possibile nell’Ordine muratorio, grazie alla ricerca e al lavoro che i fratelli conducono in comune, ritrovare la parola perduta e quindi ricondurre il mondo sulla via della giustizia e della perfezione, passare dal caos all’ordine. La ricerca portò a evoluzioni successive, e quindi a gradi superiori al terzo. I fratelli si divisero, creando nel corso del XVIII secolo e parte del XIX secolo vari sistemi di gradi superiori, regimi o Alti Gradi costituirono quelli che oggi definiamo riti: Rito francese, Rito Scozzese Antico ed Accettato e Rito Emulation. Oltre a questi esistono ancora il Rito Scozzese Rettificato, l’Arco Reale, Rito di York, Rito Svedese, l’Antico e Primitivo Rito di Menphis e Misraim, il Rito Filosofico Italiano, il Rito Simbolico Italiano. L’importante è la riflessione, non lo strumento che serve a riflettere. Il 24 giugno 1717, 4 logge di Londra si riunirono per fondare la prima Grande Loggia ed eleggere un Gran Maestro, nacque la Massoneria moderna come Istituzione, come struttura organizzata e accentrata. Molte logge inglesi rimasero indipendenti. Anni dopo 6 di queste fondarono sempre a Londra un’altra Grande Loggia che si definì degli Antients, degli Antichi, per differenziarsi dalla prima che chiamavano Moderns. Si trascinò a lungo, con molta asprezza, finché fu creata nel 1813 la United Grand Lodge of England, quella attuale. Fu anche creata una loggia ad hoc, detta of Riconciliation, che operò dal 1813 al 1816 dove sorsero subito due logge cosiddette “di istruzione”, la Stability e l’Emulation.

Prefazione <strong>di</strong> Paolo Lucarelli<br />

<strong>Simbolica</strong> <strong>Massonica</strong> <strong>del</strong> <strong>terzo</strong> <strong>millennio</strong><br />

Irène <strong>Mainguy</strong> - 2004<br />

Sin dalla sua nascita, nel XVII secolo, la Libera Muratoria moderna – o Massoneria <strong>Simbolica</strong> – si presenta<br />

come un luogo privilegiato <strong>di</strong> riflessione, condotta in comune da uomini che sentirono prepotentemente la<br />

necessità <strong>di</strong> trovare risposte alle fondamentali domande esistenziali.<br />

I massoni speculativi avevano ere<strong>di</strong>tato un ambiente singolare dai loro predecessori operativi. Un modo<br />

particolare <strong>di</strong> riunirsi. I muratori si incontravano in logge, e avevano la consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> iniziare e terminare i<br />

loro incontri, detti lavori, con un’apertura e una chiusura cerimoniale. Sistema gerarchico che si percorreva<br />

tramite speciali rituali <strong>di</strong> ammissione, che prevedevano un giuramento <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza. Questo modo <strong>di</strong><br />

operare in una ricerca spirituale, e <strong>di</strong> tradurne i risultati in un sistema rituale e simbolico, ha costituito<br />

nell’arco <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> un secolo l’attuale struttura <strong>del</strong>la Massoneria moderna.<br />

Due leggende: la prima sostenere che i muratori, cioè le maestranze <strong>di</strong> mestieri <strong>del</strong>le gilde me<strong>di</strong>evali,<br />

possedessero arcani misteri esoterici che erano stati dati loro in deposito <strong>di</strong> gloriose e illustri; e che questi<br />

misteri trasmessi “by immemorial time”, costituirono e costituiscono ancora il deposito sapienziale e<br />

iniziatico <strong>del</strong>l’Oriente massonico: L’invenzione <strong>del</strong>la Tra<strong>di</strong>zione. L’altra è nota come la leggenda <strong>del</strong> Terzo<br />

Grado: si narra <strong>di</strong> come l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>del</strong> Tempio fosse <strong>di</strong>retta da 3 maestri, Salomone stesso, Hiram re <strong>di</strong><br />

Tiro e Hiram l’architetto. I 3 possedevano la conoscenza <strong>di</strong> una particolare Parola, detta <strong>di</strong> Maestro, che<br />

aveva la caratteristica <strong>di</strong> poter essere pronunciata e trasmessa solo se tutti e tre erano presenti, e in modo<br />

molto singolare. L’architetto Hiram fu assassinato da 3 Compagni che volevano farsi comunicare la Parola,<br />

per cui rimasti solo in due a conoscerla, questa <strong>di</strong>ventava non più trasmissibile e la costruzione <strong>del</strong> Tempio<br />

nella sua forma perfetta si interruppe. Nasce qui il dramma <strong>del</strong>la Parola Perduta, e il compito, l0obiettivo<br />

dei fratelli massoni, <strong>di</strong>venta quello <strong>di</strong> partire alla sua ricerca. Questo racconto è la descrizione <strong>di</strong> una<br />

trage<strong>di</strong>a che ha impe<strong>di</strong>to il perfezionamento <strong>di</strong> tutta la Creazione, <strong>di</strong> cui la costruzione <strong>del</strong> Tempio è<br />

simbolo e allegoria. E’ possibile nell’Or<strong>di</strong>ne muratorio, grazie alla ricerca e al lavoro che i fratelli conducono<br />

in comune, ritrovare la parola perduta e quin<strong>di</strong> ricondurre il mondo sulla via <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la<br />

perfezione, passare dal caos all’or<strong>di</strong>ne.<br />

La ricerca portò a evoluzioni successive, e quin<strong>di</strong> a gra<strong>di</strong> superiori al <strong>terzo</strong>. I fratelli si <strong>di</strong>visero, creando nel<br />

corso <strong>del</strong> XVIII secolo e parte <strong>del</strong> XIX secolo vari sistemi <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> superiori, regimi o Alti Gra<strong>di</strong> costituirono<br />

quelli che oggi definiamo riti: Rito francese, Rito Scozzese Antico ed Accettato e Rito Emulation. Oltre a<br />

questi esistono ancora il Rito Scozzese Rettificato, l’Arco Reale, Rito <strong>di</strong> York, Rito Svedese, l’Antico e<br />

Primitivo Rito <strong>di</strong> Menphis e Misraim, il Rito Filosofico Italiano, il Rito Simbolico Italiano. L’importante è la<br />

riflessione, non lo strumento che serve a riflettere.<br />

Il 24 giugno 1717, 4 logge <strong>di</strong> Londra si riunirono per fondare la prima Grande Loggia ed eleggere un Gran<br />

Maestro, nacque la Massoneria moderna come Istituzione, come struttura organizzata e accentrata. Molte<br />

logge inglesi rimasero in<strong>di</strong>pendenti. Anni dopo 6 <strong>di</strong> queste fondarono sempre a Londra un’altra Grande<br />

Loggia che si definì degli Antients, degli Antichi, per <strong>di</strong>fferenziarsi dalla prima che chiamavano Moderns. Si<br />

trascinò a lungo, con molta asprezza, finché fu creata nel 1813 la United Grand Lodge of England, quella<br />

attuale.<br />

Fu anche creata una loggia ad hoc, detta of Riconciliation, che operò dal 1813 al 1816 dove sorsero subito<br />

due logge cosiddette “<strong>di</strong> istruzione”, la Stability e l’Emulation.


Una Grande Loggia è regolare se la Gran Loggia Unita d’Inghilterra lo afferma e la riconosce. I suoi membri<br />

non devono essere atei, ma devono credere nell’esistenza <strong>di</strong> un Essere Supremo, le logge devono operare<br />

alla presenza <strong>di</strong> un libro sacro aperto, non devono accettare donne e non devono trattare né politica né<br />

religione. Ce ne sono, come il Grande Oriente <strong>di</strong> Francia, che non si adeguano a tutti questi punti, e che<br />

hanno comunque dei riconoscimenti internazionali.<br />

Il segreto inviolabile è in fondo una leggenda massonica che dura da molti secoli e consiste nell’emozione,<br />

tutta personale, <strong>di</strong> una cerimonia vissuta intensamente, nell’esperienza <strong>di</strong> un incontro fraterno e<br />

affettuoso, nel senso <strong>di</strong> quieta pace <strong>di</strong> una serata <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione con<strong>di</strong>vise. Tutti i massoni possono<br />

affermare che nel loro percorso sono partiti inevitabilmente dall’affermazione <strong>di</strong> Sant’Agostino, inquietum<br />

est cor nostrum, inquietu<strong>di</strong>ne che talvolta i più fortunati hanno potuto placare con serietà, senno, benefizio<br />

e giubilo nel lavoro <strong>di</strong> loggia.<br />

Prefazione<br />

Il libro, la simbologia massonica, de Jules Boucher <strong>del</strong> 1948, ha fatto la felicità <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse generazioni <strong>di</strong><br />

massoni. Boucher si sforzava <strong>di</strong> insegnarci la via <strong>di</strong> mezzo passando tra le opposizioni apparentemente<br />

contrad<strong>di</strong>ttorie <strong>di</strong> caselle bianche e nere. L’immaginazione dei giovani massoni, quelli <strong>di</strong> ieri come quelli <strong>di</strong><br />

domani, corre al passo <strong>di</strong> un cavallo a briglia sciolta.<br />

Con questa nuova <strong>Simbolica</strong> massonica, un’altra donna contribuisce con una nuova pietra, una pietra <strong>di</strong><br />

coronamento, all’e<strong>di</strong>ficio <strong>del</strong> quale Jules Boucher pose le fondamenta.<br />

L’uso dei simboli è alla base <strong>di</strong> ogni nostro insegnamento: esso consente il gioco <strong>del</strong>le analogie e <strong>del</strong>le<br />

corrispondenze. Ma il simbolismo mal compreso può trasformarsi in un ostacolo o, peggio ancora, in un<br />

dogma ancora più avvilente <strong>di</strong> quelli che condanniamo. Lezione <strong>di</strong> Rabelais: “la scienza senza coscienza è la<br />

rovina <strong>del</strong>l’anima”.<br />

Narcisse Flubacher: Or <strong>di</strong> Ginevra, giugno 2001.<br />

Premessa<br />

Nel 1948, Jules Boucher scrisse: “se il nostro lavoro stimolerà altri stu<strong>di</strong> che lo correggano o lo completino,<br />

ne saremo felici”. Questo importante <strong>di</strong> Boucher ha fortemente segnato il mezzo secolo passato, facendo<br />

seguito all’opera <strong>di</strong> altri pioneri: Oswald Wirth, Edouard Plantagener, Amélie Gédalge, Marcel Spaeth,<br />

Edmond Gloton.<br />

I tre primi gra<strong>di</strong>, massoneria azzurra, da soli contengono e potenzialmente riassumono tutti gli altri (definiti<br />

superiori).<br />

Il simbolo suggerisce, lasciando a tutti la possibilità <strong>di</strong> percepirlo e svilupparlo all’infinito, a seconda <strong>del</strong>le<br />

proprie capacità.<br />

Questa guida intende fornire a ogni lettore basi sicure che consentano <strong>di</strong> trovare un filo d’Arianna coerente<br />

nel dedalo labirintico <strong>di</strong> quella foresta <strong>di</strong> simboli che deve e può essere progressivamente decifrata.<br />

I. Considerazioni preliminari<br />

Linguaggio analogico universale. Un simbolo non impone nulla: piuttosto, invita a scoprire, a comprendere<br />

e a me<strong>di</strong>tare. E’ definito da un termine, <strong>del</strong> quale è quin<strong>di</strong> importante ricercare l’etimologia, per valutarne il


significato completo. Diceva Goethe: “<strong>di</strong>ventano una finestra spalancata sull’ineffabile realtà”. A Ciascuno<br />

<strong>di</strong> noi aspetta lo sforzo <strong>di</strong> aprire questa finestra. Il simbolismo forma un tutto coerente, poiché tutti i<br />

simboli sono legati tra loro.<br />

II. Introduzione per l’appren<strong>di</strong>sta<br />

Prima <strong>di</strong> essere introdotti nel Gabinetto <strong>di</strong> Riflessione, si viene spogliati <strong>di</strong> tutti i metalli che significa, tra<br />

l’altro, che si devono abbandonare preconcetti, giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> valore, passioni e interessi venali, orgoglio e così<br />

via. (semplicità evangelica: beati i poveri <strong>di</strong> spirito, poiché loro è il regno dei cieli) E’ in questo ambiente <strong>di</strong><br />

preparazione e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione che <strong>di</strong>viene possibile prepararsi a morire a se stessi, re<strong>di</strong>gendo un<br />

testamento filosofico. Sempre con gli occhi bendati, si effettuano subito dopo tre viaggi nella loggia, e si<br />

viene sottoposti a tre prove purificatrici, per mezzo <strong>del</strong>l’aria, <strong>del</strong>l’acqua e <strong>del</strong> fuoco. L’or<strong>di</strong>ne, i segni, i<br />

toccamenti, l’età e la batteria costituiscono elementi nuovi. Virtualmente iniziati, si ricevono gli strumenti<br />

necessari al perfezionamento, per procedere nella conoscenza <strong>di</strong> se stessi. La costruzione <strong>del</strong>l’opera è da<br />

avviare, aiutati dal Secondo Sorvegliante e dal padrino.<br />

L’appren<strong>di</strong>sta viene sempre a Nord, il luogo meno illuminato <strong>del</strong>la Loggia, in cui è tenuto a osservare il<br />

silenzio.<br />

III. Introduzione per il Compagno<br />

Si passa dalla perpen<strong>di</strong>colare alla livella. Nuovi strumenti <strong>di</strong> questo grado sono il regolo, compasso, leva,<br />

livella, in grado <strong>di</strong> permettergli <strong>di</strong> realizzare un capolavoro. L’opera da compiere su se stessi, uno stato <strong>di</strong><br />

perfezione umana da realizzare. Il percorso <strong>del</strong> compagno è innanzi tutto interiore.<br />

Sei un compagno? Ho visto la stella fiammeggiante.<br />

Si tratta evidentemente <strong>di</strong> una visione interiore, percepita dall’occhio <strong>del</strong> cuore. Vedere con l’occhio<br />

interiore significa conoscere, e conoscere vuol <strong>di</strong>re identificarsi con l’oggetto <strong>del</strong>la Conoscenza, perché si<br />

<strong>di</strong>venta ciò che si vede realmente. La virtù essenziale <strong>di</strong> questo simbolo era il numero aureo o Divina<br />

Proporzione, che regola il pentagono stellato e si manifesta anche in tutte le forme viventi <strong>del</strong>l’universo,<br />

<strong>di</strong>sponendo le leggi <strong>di</strong> Armonia, Bellezza ed Equilibrio, al contrario <strong>del</strong> caos informe <strong>di</strong> ciò che è sparso.<br />

Le due sfere, la terrestre e la celeste, <strong>di</strong>ventano da questo momento il suo campo <strong>di</strong> ricerca. E’ n periodo<br />

ricco <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> coscienza, <strong>di</strong> lavoro costruttivo e <strong>di</strong> trasformazioni, chiarite e guidate dalla sua buona<br />

stella.<br />

IV. Introduzione per il maestro<br />

Dopo la notte più nera torna sempre la luce. E’ ciò che insegna il mito <strong>di</strong> Hiram. Si potrebbe essere colti da<br />

un salutare sgomento realizzando la brevità <strong>del</strong>la vita, <strong>di</strong> fronte al lavoro da compiere, a quest’onere<br />

immenso, mentre con ogni respiro ci si avvicina ineluttabilmente alle porte <strong>del</strong>l’Oriente eterno. In ognuno<br />

<strong>di</strong> noi <strong>di</strong>mora la possibilità <strong>di</strong> operare una metanoia, fino a che sussista un soffio <strong>di</strong> vita. Avendo ormai<br />

varcato la porta <strong>del</strong>la morte, conosco l’acacia.<br />

Possiamo paragonare ciascun maestro a un capitano, il solo responsabile a bordo <strong>del</strong>la nave, che tenta <strong>di</strong><br />

attraversare il mare <strong>del</strong>le passioni per trovare la terra <strong>del</strong>la serenità, quella <strong>del</strong>l’Unità originaria. E’ la<br />

volontà spirituale <strong>di</strong> ciascuno che deve servire da timone alla nave. Il viaggio è lungo e non bisogna perdere<br />

<strong>di</strong> vista le motivazioni iniziali, quelle che ci hanno fatto bussare alla porta <strong>del</strong> tempio. Il magistero<br />

rappresenta il passaggio dall’esterno all’interiorità, che è anche passaggio dalla molteplicità all’Unità.


Ora beneficiare <strong>del</strong>la pienezza dei <strong>di</strong>ritti massonici, che in contropartita comportano dei doveri. Il <strong>di</strong>fficile<br />

cammino <strong>del</strong> maestro massone impone <strong>di</strong> operare per riunire ciò che è sparso, nella speranza <strong>di</strong> ritrovare,<br />

un giorno lontano, forse, la parola perduta!<br />

V. Abbreviazioni<br />

In Massoneria l’abbreviazione è sempre un’apocope, seguita da tre punti.<br />

VI. I tre punti<br />

Ignorato dai paesi anglosassoni, questo simbolo ha un’origine puramente latina e corporativa.<br />

Avviene per ricordare che il massone cerca <strong>di</strong> tendere verso il giusto mezzo (tesi, antitesi, sintesi) in tutte le<br />

cose. I due punti inferiori rappresentano le opinioni opposte, mentre il <strong>terzo</strong> attesta il superamento <strong>di</strong><br />

quelle opposizioni che le sintetizza me<strong>di</strong>ante la via <strong>di</strong> mezzo.<br />

Rappresentano un richiamo al ternario.<br />

Contrassegnano la manifestazione <strong>del</strong> Verbo.<br />

Ricordano all’uomo che egli nasce, vive e muore.<br />

Possiamo pensare alle tre celebri frasi <strong>del</strong>la Scrittura: Chiedete a vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto,<br />

cercate e troverete.<br />

Principi Generali<br />

1. L’iniziazione<br />

Iniziazione designa l’ammissione <strong>di</strong> un appren<strong>di</strong>sta. Comparve per la prima volta nel 1801 e <strong>di</strong>viene ufficiale<br />

nel 1826.<br />

Significa sia inizio che avviamento.<br />

Essere iniziati significa rinascere a se stessi in modo <strong>di</strong>verso. L’iniziazione corrisponde a un processo<br />

volontario <strong>di</strong> tirarsi fuori dal mondo profano e caotico <strong>del</strong>la materia per ricevere, grazie a una catena<br />

ininterrotta, un’influenza spirituale.<br />

Il neofita (la nuova pianta) prende coscienza <strong>del</strong> carattere effimero <strong>del</strong>la vita, <strong>del</strong>la relatività <strong>del</strong> tempo, da<br />

cui la necessità <strong>di</strong> trovare il proprio posto in questa ricerca <strong>di</strong> unità.<br />

Secondo Benoist, le con<strong>di</strong>zioni più imperative per ricevere l’iniziazione possono riassumersi in 4 punti:<br />

purità <strong>del</strong> corpo, nobiltà dei sentimenti, l’ampiezza <strong>di</strong> orizzonti intellettuale e la <strong>di</strong>gnità <strong>del</strong>lo spirito.<br />

2. Il simbolismo<br />

Dal greco Symbolon, vuol <strong>di</strong>re segno, nel senso <strong>di</strong> rappresentazione concreta <strong>di</strong> un’idea astratta. Se ci<br />

riferiamo alla parola latina symbolus, il senso viene ampliato per in<strong>di</strong>care un segno <strong>di</strong> riconoscimento che<br />

viene consegnato a due persone che vogliono separarsi.<br />

Analizzare intellettualmente un simbolo è come sbucciare un frutto per scoprirne il nocciolo. Il linguaggio<br />

simbolico è profondamente coerente. Il simbolo invita a scoprire una realtà che sta oltre le apparenze. Luc


Benoist considera che nell’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>le idee, un simbolo costituisce tra l’altro un elemento <strong>di</strong> relazione ricco<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione e <strong>di</strong> analogia. Esso compone le contrad<strong>di</strong>zioni e concilia gli opposti.<br />

Il simbolismo appare come un linguaggio universale, un insieme <strong>di</strong> segni e co<strong>di</strong>ci che ognuno percepisce in<br />

funzione <strong>del</strong> proprio intelletto, <strong>del</strong>la propria facoltà <strong>di</strong> ragionamento analogico e <strong>del</strong>lo stato <strong>di</strong> risveglio<br />

interiore <strong>del</strong>la propria coscienza. Le parole non possono esprimere il contenuto, non più <strong>di</strong> quanto possano<br />

esprimere la totalità <strong>del</strong>l’arte pittorica o <strong>del</strong>l’arte musicale. Definire un simbolo significa limitarlo e<br />

attribuirgli un significato riduttivo. Un simbolo rivela velando e vela rivelando.<br />

Il simbolo può essere paragonato anche a un cristallo che rifrange la luce in modo <strong>di</strong>verso, a seconda <strong>del</strong>la<br />

faccetta che la riceve. I simboli hanno un aspetto pluri<strong>di</strong>mensionale. Ogni simbolo adempie una funzione <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>azione: getta dei ponti, riunisce elementi separati, la realtà sensibile e soprasensibile (informale), la<br />

ragione umana e la realtà essenziale, la terra e il cielo, la materia e lo spirito.<br />

Non deve essere idolatrato, deve unicamente servire quale strumento <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> esplorazione<br />

così che possa essere trasmesso anche ad altri ricercatori.<br />

La funzione <strong>del</strong> Simbolo consiste nel collegare ciò che è in alto con ciò che è in basso. Vi è <strong>di</strong>fferenza<br />

fondamentale da stabilire tra il simbolo e le allegorie, che rappresentano l’espressione <strong>di</strong> un’idea astratta<br />

per mezzo <strong>di</strong> una immagine concreta. L’allegoria rinvia a un concetto preciso che non lascia alcuna libertà <strong>di</strong><br />

interpretazione.<br />

Benoist precisa che ogni simbolo è suscettibile <strong>di</strong> almeno due interpretazioni opposte che devono essere<br />

unite per ottenere il senso completo. M.M. Davy osserva che sul piano sacrale il simbolo resta polivalente,<br />

rivelando significati <strong>di</strong>versi, anzi contrari, presentati a coppie.<br />

3. Riti e rituali<br />

Quattro segni principali caratterizzano i Liberi Muratori: Gutturale, Manuale, Pettorale, Relativo ai Pie<strong>di</strong>.<br />

Il rito è, dal punto <strong>di</strong> vista etimologico, ciò che viene compiuto conformemente all’or<strong>di</strong>ne.<br />

I quattro principali riti praticati in Francia, secondo l’or<strong>di</strong>ne cronologico <strong>del</strong>la loro fondazione: 1) Rito<br />

Scozzese Rettificato (1778-1790); 2) Rito Francese (1780 – 1801); 3) Rito Scozzese Antico ed Accettato<br />

(1805 – 1820); 4) Rito Inglese <strong>di</strong> stile Emulation (1813 – 1823) nato dalla riconciliazione degli Ancients e dei<br />

Moderns)<br />

Tre tipi <strong>di</strong> simboli: figurati (quadro <strong>di</strong> loggia, decorazioni, gioielli); sonori (colpo <strong>di</strong> maglio, parola <strong>di</strong> passo,<br />

parole sacre, leggende dei gra<strong>di</strong>, suoni prodotti durante i viaggi); agiti ( rappresentano i riti propriamente<br />

detti).<br />

I rituali rappresentano un mezzo <strong>di</strong> accesso in quanto veicoli <strong>di</strong> simboli. Ogni fase <strong>del</strong> rituale (colpi <strong>di</strong><br />

maglio, parole, gesti) prepara un clima <strong>di</strong> ricettività e <strong>di</strong> apertura interiore.<br />

La comprensione <strong>del</strong> rituale da parte <strong>di</strong> un ufficiale <strong>di</strong> loggia viene evidenziata dalla qualità <strong>del</strong>l’applicazione<br />

che ne fa. Vivere il rituale significa vivere attivamente la Massoneria e accedere a una <strong>del</strong>le sue più<br />

profonde ricchezze.<br />

Commissione dei rituali: un poco ovunque si manifesta la volontà <strong>di</strong> restaurare i testi d’origine, <strong>di</strong> tornare<br />

alla fonte.


4. Il ritmo e i suoni nel rituale<br />

Ogni forma ed ogni movimento che abbia origine in un numero o in una figura si inscrive <strong>di</strong> conseguenza in<br />

un ritmo.<br />

5. La Tra<strong>di</strong>zione<br />

Termine “tra<strong>di</strong>zione” deriva dal latino tra<strong>di</strong>tio, che in<strong>di</strong>ca l’azione <strong>di</strong> consegnare, <strong>di</strong> trasmettere. La<br />

tra<strong>di</strong>zione trascende le nozioni <strong>di</strong> spazio e <strong>di</strong> tempo. La tra<strong>di</strong>zione abramica si sud<strong>di</strong>vise in tre rami<br />

(Giudaismo, Cristianesimo, Islam). La tra<strong>di</strong>zione cerca <strong>di</strong> trasmettere <strong>del</strong>la modalità <strong>di</strong> accesso alla<br />

conoscenza <strong>del</strong>l’Universo. Il termine viene impiegato comunemente per designare un uso, un’abitu<strong>di</strong>ne,<br />

ad<strong>di</strong>rittura un costume.<br />

6. L’esoterismo<br />

Viene dal greco esoterikos, io apro una porta e faccio passare dall’esterno (esoterismo) all’interno<br />

(esoterismo), con ciò svelando <strong>del</strong>le verità nascoste. Questo concerto stabilisce una gerarchia tra due livelli<br />

<strong>di</strong> insegnamento, uno destinato a tutti (esoterismo), l’altro riservato a pochi (esoterismo). L’esoterismo<br />

permette <strong>di</strong> comprendere la verità interiore da tutte le vie tra<strong>di</strong>zionali. L’esoterismo si pone al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> tutte<br />

le forme dogmatiche, rappresentando per il ricercatore una ricerca <strong>del</strong>la conoscenza <strong>di</strong> se stesso.<br />

L’esoterismo favorisce la conoscenza <strong>di</strong> ciò che è nascosto nell’origine <strong>di</strong> tutte le cose. Ciò che la religione<br />

chiama mistero, viene definito segreto nell’esoterismo. La Cabbala è l’esoterismo <strong>del</strong> Giudaismo, l’Esicasmo<br />

<strong>del</strong> Cristianesimo e il Sufismo <strong>del</strong>l’Islam.<br />

La parola occultismo è comparsa sotto la penna <strong>di</strong> Eliphas Lévi nel 1856, definito come credenza in forze<br />

occulte e la pratica <strong>del</strong>le scienze occulte, come la magia, l’astrologia, la me<strong>di</strong>cina occulta, la <strong>di</strong>vinazione o<br />

mantica, l’utilizzazione <strong>del</strong>la Cabbala e <strong>del</strong>l’Alchimia per acquisire potere sugli esseri e sulle cose. Agli occhi<br />

degli esoteristi non vi sono misure comuni.<br />

7. Sacro e profano<br />

L’aggettivo che ha come contrario la parola “sacro” è profano, chi non è iniziato. L’uomo materialista che<br />

<strong>di</strong>mentica la volta stellata sopra la sua testa possiede un senso assai marcato <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>vidualità, e ne<br />

rendono assai spesso testimonianze le arti, la letteratura e la filosofia contemporanee, improntate ad<br />

incoerenza e assur<strong>di</strong>tà.<br />

Sacro deriva dal latino sacer, termine che ritroviamo nella parola “sacerdote” e che significa messo da<br />

parte.<br />

Ogni loggia massonica rappresenta uno spazio sacro, consacrato durante i lavori, la quale compen<strong>di</strong>a il<br />

cosmo. Essere sensibile ad esso significa possedere il senso <strong>del</strong> sacro e, per ciò stesso, la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>l’onnipresenza <strong>di</strong> un Principio motore <strong>di</strong> tutte le cose.<br />

E’ il dominio sacro che deve essere il centro <strong>del</strong> lavoro massonico. I riti <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong> chiusura favoriscano<br />

la manifestazione <strong>di</strong> una Presenza spirituale tra gli iniziati riuniti, mentre nello stesso tempo creano una<br />

sacralizzazione <strong>del</strong> tempo, <strong>del</strong>lo spazio e <strong>del</strong> luogo. Andare sempre più avanti nella via <strong>del</strong>la Luce e <strong>del</strong>la<br />

Conoscenza, in uno sviluppo la cui remunerazione o ricompensa sono anch’esse <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sacro.<br />

8. Sapere e conoscenza


Il sapere appartiene al dominio <strong>del</strong>l’eru<strong>di</strong>zione, riguarda una somma <strong>di</strong> conoscenze acquisite con lo stu<strong>di</strong>o;<br />

il lavoro mentale analitico si effettua in un secondo momento e la comprensione frammentaria che ne<br />

risulta forma ciò che chiamiamo personalità cognitiva acquisita <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo. E’ legato alla nozione <strong>di</strong><br />

avere: si possiede un sapere.<br />

La conoscenza appartiene a un ambito <strong>di</strong>verso. Conoscere è nascere con, è aprire agli occhi sulla natura <strong>di</strong><br />

una cosa come se si nascesse con essa, in modo tale che questa percezione risvegli la coscienza a ciò che<br />

abbiamo <strong>di</strong> analogo in noi. La conoscenza non è dunque una scienza, un sapere, ma uno stato: lo stato <strong>di</strong><br />

identificazione, o l’identificazione a qualcosa, significa unificarsi con quella cosa, fondersi con essa. Meister<br />

Eckart afferma che la conoscenza pura è sconosciuta a quanti non siano spogliati <strong>del</strong> proprio ego e <strong>di</strong> tutte<br />

le cose materiali. La conoscenza precede il sapere, poiché lo ingloba completamente.<br />

Il sapere è comunicabile, mentre la conoscenza è il più <strong>del</strong>le volte incomunicabile.<br />

Il sapere appartiene al dominio <strong>del</strong>l’avere, la conoscenza a quello <strong>del</strong>l’essere.<br />

9. Il Segreto<br />

Il segreto iniziatico non può mai essere rivelato, in quanto è per definizione inaccessibile e incomunicabile,<br />

e non potrebbe essere penetrato dai profani, poiché la sua conoscenza è legata alla stessa iniziazione. La<br />

natura <strong>del</strong> segreto massonico è legata all’uso dei riti e dei simboli, che suggeriscono più <strong>di</strong> quanto<br />

esprimano, e costituiscono l’essenza stessa <strong>del</strong>l’insegnamento iniziatico. Il segreto massonico è una facenda<br />

tra se stessi e il Sé, tra se stessi e noi, se stessi e Lui.<br />

Leggere opere sulla Massoneria non rivelerà mai l’essenziale al lettore, poiché esso risiede nel <strong>di</strong>namismo<br />

proprio <strong>del</strong> vissuto. La Massoneria è innanzi tutto una società iniziatica che trasmette ai suoi membri un<br />

soffio <strong>di</strong> vita interiore.<br />

Definizione <strong>del</strong> segreto data dalla Masonry Dissectea: Quali sono i segreti dei Massoni? Segni, toccamenti e<br />

molte parole. Dove conservate i vostri segreti? Sotto il mio seno sinistro. Avete una chiave per i vostri<br />

segreti? Si. Dove la tenete? In una scatola d’osso che non si apre né si chiude se non con chiave d’avorio: La<br />

lingua è la bocca e la chiave d’avorio sono i denti.<br />

10. Il Silenzio<br />

Proviene dal latino silentium, silentiosus (da silere: tacere). Se è interiore <strong>di</strong>viene me<strong>di</strong>tazione.<br />

Costituisce la prima <strong>di</strong>sciplina iniziatica. Lo si trova in tutte le tra<strong>di</strong>zioni, dai 7 anni <strong>di</strong> silenzio osservati dai<br />

<strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Pitagora, ai 12 anni che si era imposto colui che sarebbe poi <strong>di</strong>venuto Rabbi Akiba. Il primo<br />

insegnamento <strong>del</strong> Buddha è: Fai silenzio in te stesso, e ascolta.<br />

11. La loggia e il tempio<br />

Il tempio è un grande e<strong>di</strong>ficio elevato in onore <strong>di</strong> qualche Dio, in cui il popolo si riunisce per onorarlo.<br />

Dal latino templum, è un termine <strong>di</strong> origine specificamente romana, che in<strong>di</strong>ca il settore <strong>del</strong> cielo <strong>del</strong>imitato<br />

dall’augure romano con l’aiuto <strong>di</strong> un bastone, nel quale venivano osservati sia i fenomeni naturali, sia il<br />

passaggio <strong>di</strong> uccelli. In seguito esso <strong>di</strong>viene il luogo o l’e<strong>di</strong>ficio sacro in cui si praticava questa osservazione<br />

<strong>del</strong> cielo e al quale venne attribuito il termine tempio: luogo <strong>di</strong> congiunzione tra il cielo e la terra, il riflesso


<strong>del</strong> mondo <strong>di</strong>vino. Il tempio massonico rappresenta una ierofania (luogo sacro o sacralizzato) soltanto per la<br />

durata dei lavori e dei rituali.<br />

La loggia è il luogo in cui i massoni si incontrano per lavorare. La loggia viene considerata come un simbolo<br />

<strong>del</strong> mondo o <strong>del</strong> cosmo. Cos’è una loggia giusta e perfetta? Il centro <strong>di</strong> un cuore sincero.<br />

Il tempio può dunque designare il locale che ospita il lavoro dei massoni, mentre la loggia può<br />

rappresentare il raggruppamento vivente che si riunisce in questo luogo chiamato tempio, ma il valore<br />

intrinseco <strong>del</strong> termine loggia è l’entità che essa illustra.<br />

12. La gerarchia<br />

13. L’egregoro<br />

La parola egregio è <strong>di</strong> origine greca e significa vegliare, colui che veglia. E’ nel 1860 che Eliphas Levi avrebbe<br />

ripreso questo termine <strong>di</strong> egregio, scritto con due g, ammodernandolo e definendo questo termine nel suo<br />

Dogma <strong>del</strong>l’altra magia come guar<strong>di</strong>ani <strong>del</strong>la notte. Esso corrisponderebbe a una forza, una presenza<br />

sintetica, che realizza la comunione armoniosa e positiva <strong>di</strong> una assemblea, eventualmente <strong>di</strong> massoni. E’<br />

necessario <strong>di</strong>stinguere due tipi <strong>di</strong> egregio: il primo è considerato qualitativamente positivo, il secondo<br />

qualitativamente negativo.<br />

I Gesti Rituali<br />

1. Il segno d’or<strong>di</strong>ne<br />

Il segno d’or<strong>di</strong>ne corrisponde al segno penale e ricorda: preferirei farmi tagliare la gola piuttosto che<br />

rivelare i segreti che mi sono stati confidati.<br />

Questo segno separa la testa dal resto <strong>del</strong> corpo, l’intelletto dalla sfera emotiva. Il segno d’or<strong>di</strong>ne favorisce<br />

il risveglio <strong>del</strong>la coscienza e la concentrazione necessaria ad ogni lavoro <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne interiore.<br />

2. L’or<strong>di</strong>ne<br />

Or<strong>di</strong>ne si traduce in greco con la parola kosmos. Questi gesti rituali possiedono tre virtù: or<strong>di</strong>nano il corpo,<br />

assicurano il potere <strong>del</strong>lo spirito e collegano all’universale. Essi unificano il corpo, l’anima e lo spirito.<br />

3. Il toccamento<br />

Nel primo grado, il toccamento è ternario, e riproduce la batteria <strong>del</strong> grado secondo il ritmo, continuo o<br />

<strong>di</strong>scontinuo, <strong>del</strong> rituale praticato.<br />

4. La batteria e l’acclamazione<br />

Ogni batteria è preceduta dal segno d’or<strong>di</strong>ne e seguita dall’acclamazione. Simbolo sonoro e manuale <strong>del</strong>la<br />

Massoneria. Annuncia l’apertura e chiusura dei lavori, tracciando un limite, un confine, ma essa serve<br />

anche a celebrare un evento importante: onore <strong>di</strong> un nuovo Venerabile, esultanza per celebrare un<br />

avvenimento lieto, lutto quando un massone passa all’Oriente Eterno. Rappresenta insieme un mezzo <strong>di</strong><br />

espressione e <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

Nel R.S.A.A. la batteria è composta da colpi eguali, seguiti dalla parola Houzé; nel Rito Francese segue la<br />

parola Vivat.


Libertà – Uguaglianza –Virtù – Onore) insieme all’invocazione al Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo.<br />

5. La marcia<br />

Ogni volta che il piede avanza, si riunisce all’altro formando una squadra. I tre passi vengono effettuati da<br />

colui che chiede <strong>di</strong> entrare nel tempio. La marcia ha un ritmo regolare, che allude al significato degli sforzi<br />

costanti e <strong>del</strong>le lotte che l’appren<strong>di</strong>sta deve condurre contro se stesso per avanzare in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la luce.<br />

6. Catena d’unione<br />

Tale catena unisce i liberi muratori al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>lo spazio e <strong>del</strong> tempo. Questa catena, formata da persone<br />

<strong>di</strong> buona volontà, rappresenta una comunità <strong>di</strong> cuore e <strong>di</strong> pensiero. Tutti i massoni <strong>del</strong> mondo formano una<br />

sola famiglia nel tempo e nello spazio. Nel termine catena si percepisce anche una nozione <strong>di</strong> legame<br />

in<strong>di</strong>ssolubile, come quello che unisce ogni massone, me<strong>di</strong>ante il giuramento prestato, alla catena d’unione<br />

fraterna su tutta la superficie <strong>del</strong> globo.<br />

Questa catena appare essenzialmente come il simbolo <strong>del</strong>la solidarietà umana, o più <strong>del</strong>la riconciliazione<br />

universale. Si ritiene che la mano destra comunichi alla sinistra, che viene considerata ricettiva, l’energia<br />

ricevuta e trasmessa dal Venerabile. Essa include simbolicamente nella sua memoria tutti i membri <strong>del</strong>la<br />

loggia e, per estensione, <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne, fin dalla sua fondazione.<br />

Tutti gli anelli <strong>del</strong>la catena sono sullo stesso piano: il Venerabile come l’appren<strong>di</strong>sta, l’intellettuale come chi<br />

esegue lavori manuali. In una presenza in<strong>di</strong>spensabile alla soli<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>la catena, e tutti sono in<strong>di</strong>vidualmente<br />

responsabili <strong>del</strong>la sua continuità.<br />

7. La circumambulazione (circolazione nel tempio)<br />

Circumbambulare significa camminare girando intorno, <strong>del</strong>la preposizione latina circum, che significa<br />

intorno e deambulazione. Marcia effettuata intorno a un elemento sacro.<br />

Guenòn osserva che in Massoneria, nella sua forma attuale, il senso <strong>del</strong>le circumbambulazioni è solare, ma<br />

in origine, nell’antico rituale operativo, esso era probabilmente polare.<br />

L’abito<br />

1. Né nudo, né vestito<br />

E’ in questo stato che il can<strong>di</strong>dato viene preparato fisicamente all’iniziazione, vale a <strong>di</strong>re né nudo, né<br />

vestito, ma in stato <strong>di</strong> decenza, spogliato in parte dei suoi abiti: braccio e seno sinistro scoperti, gamba e<br />

ginocchio destri messi a nudo, piede sinistro scalzo, con una lunga corda intorno al collo che termina con un<br />

nodo scorsoio e gli occhi coperti da una spessa benda.<br />

Al secondo grado, la spalla e il seno destro vengono scoperti, con i capelli sciolti e la bavetta <strong>del</strong> grembiule<br />

alta.<br />

Al <strong>terzo</strong> grado, il compagno deve essere scoperto fino all’addome. E legato con un triplice corda tenuta<br />

dall’Esperto; inoltre, egli porta sul braccio destro una piccola squadra, indossa il grembiule <strong>di</strong> compagno e<br />

porta i capelli sciolti.<br />

2. Il grembiule


Il grembiule dei tagliapietre era <strong>di</strong> pelle, <strong>di</strong> un candore straor<strong>di</strong>nario, simboleggia la purità, lo stato <strong>di</strong><br />

virginità virtualmente posseduto dal neofita. Vi ricorderà incessantemente che l’uomo è condannato al<br />

lavoro, e che un massone deve condurre una vita attiva e laboriosa.<br />

Il ruolo <strong>del</strong> grembiule consiste nel proteggere il massone durante il lavoro, evitando che resti ferito dalle<br />

schegge che si <strong>di</strong>staccano dalla pietra grezza. <strong>Simbolica</strong>mente le sue imperfezioni, i suoi vizi e le sue<br />

passioni.<br />

Il grembiule <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta ha cinque lati (con la bavetta alzata) che possono essere messi in<br />

corrispondenza con i cinque sensi. E’ costituita da due parti <strong>di</strong> forme geometriche <strong>di</strong>verse: una triangolare,<br />

simbolo <strong>del</strong> Principio spirituale, e una quadrangolare simbolo <strong>del</strong>la Materia prima. Il triangolo, si<br />

sovrappone al quadrato, <strong>del</strong>imitando così la zona <strong>di</strong> attività <strong>del</strong>l’influenza spirituale. Ricordano il<br />

quaternario <strong>del</strong>la materia sormontato dal ternario <strong>del</strong>lo spirito, il quale rappresenta l’apice <strong>del</strong>la coscienza<br />

umana. Nel grado <strong>di</strong> compagno, la bavetta ripiegata esprime il lavoro <strong>di</strong> spiritualità <strong>del</strong>la materia.<br />

3. I guanti bianchi<br />

Suggeriscono che le mani <strong>di</strong> un massone devono restare da ogni atto deprecabile, simbolo <strong>del</strong>la purezza<br />

<strong>del</strong>le opere e <strong>del</strong> cuore. Sono un simbolo, ma anche un oggetto rituale, ricevuti il giorno <strong>del</strong>l’iniziazione,<br />

serviranno a rammentare gli impegni solennemente presi.<br />

4. La tunica<br />

Diverse obbe<strong>di</strong>enze femminili francesi hanno adottato una tunica nella loro tenuta. Questo uso presenta,<br />

tra gli altri vantaggi, quello <strong>di</strong> mettere i partecipanti all’unisono e allo stesso livello, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

<strong>del</strong>l’abbigliamento, permettendo loro <strong>di</strong> nascondere reciprocamente, all’occorrenza, eventuali metalli.<br />

L’Appren<strong>di</strong>sta<br />

1. Privarsi dei metalli<br />

IN origine questo spogliarsi dai metalli corrispondeva a una vera rinuncia ai propri beni, <strong>di</strong> cui il can<strong>di</strong>dato<br />

veniva spossessato, in prefigurazione <strong>del</strong>le opere <strong>di</strong> beneficenza che avrebbe praticato in seguito. Si prende<br />

coscienza che si è nel mondo senza essere <strong>del</strong> mondo.<br />

Questo rito sta pertanto a significare che il neofita deve abbandonare passioni, orgoglio, eroismo, opinioni<br />

e pregiu<strong>di</strong>zi. Privandosi dei propri valori, l’essere ri<strong>di</strong>venta virtualmente semplice, da molteplice che era.<br />

Semplicità significa anche ritorno allo stato <strong>di</strong> innocenza. Alla fine <strong>del</strong>la cerimonia <strong>di</strong> iniziazione, i metalli<br />

che appartenevano al profano vengono restituiti all’appren<strong>di</strong>sta, e queste due operazioni <strong>di</strong> spoliazioni e<br />

restituzione dei metalli esprimono la sintesi <strong>del</strong>le operazioni alchemiche.<br />

2. Libero e <strong>di</strong> buoni costumi<br />

Libero viene dal latino liber. Socialmente libero, non schiavo; affrancato da doveri; libero nel senso <strong>di</strong><br />

vacante, non occupato, in<strong>di</strong>pendente, padrone. Libertà <strong>di</strong> scelta, che agisce senza ostacoli, senza<br />

opposizioni e senza subire controlli arbitrari, libero <strong>del</strong>le proprie azioni. Può <strong>di</strong>sporre <strong>del</strong>la propria persona.<br />

La qualità consiste in una <strong>di</strong>sposizione personale interiore, che possiede la volontà <strong>di</strong> liberarsi sempre <strong>di</strong> più<br />

da tutto ciò che non è essenziale alla propria realizzazione, e ciò impone <strong>di</strong> trovare il tempo necessario a<br />

procedere in vista <strong>di</strong> questo obiettivo.


Si elevano templi alla virtù e si scavano oscure e profonde pigioni al vizio.<br />

3. La luce<br />

Perché avete volute essere ammesso alla Massoneria? Perché ero nelle tenebre e desideravo vedere la<br />

luce.<br />

La luce simboleggia le influenze celesti e spirituali, costituisce la parte più importante <strong>del</strong>l’insegnamento<br />

iniziatico. Le frontiere tra la luce/simbolo e la luce/metafora restano indefinite. Ad ogni fase <strong>di</strong> oscurità, <strong>di</strong><br />

tenebra. Segue una fase <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> purità e <strong>di</strong> rigenerazione. Si può pensare, con Mircea Eliade, che il<br />

significato <strong>del</strong>la Luce sia in definitiva una scoperta personale e, d’altra parte, ognuno scopre <strong>di</strong> essere stato<br />

spiritualmente preparato a scoprirlo.<br />

Secondo il prologo <strong>del</strong> Vangelo <strong>di</strong> Giovanni, la luce primor<strong>di</strong>ale si identifica con il Verbo.<br />

La conoscenza <strong>del</strong>la Luce in<strong>di</strong>ca l’insieme <strong>di</strong> tutte le virtù, simbolo <strong>del</strong> Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo.<br />

Il punto ottimale <strong>del</strong>la Luce corrisponde a mezzogiorno pieno, l’istante in cui simbolicamente si aprono i<br />

lavori, che si chiuderanno invariabilmente a mezzanotte in punto.<br />

Le tre Luci <strong>di</strong>rigono la loggia, cinque la illuminano e sette la rendono giusta e perfetta.<br />

4. La corda al collo / Le catene<br />

5. La porta bassa o stretta<br />

La porta può essere definita come una superficie piatta, in genere rettangolare, corrispondente a un piano<br />

verticale che scivola su uno orizzontale. La porta stretta, o porta bassa, non ha lo stesso significato <strong>del</strong>la<br />

porta solstiziale. Al profano viene chiesto <strong>di</strong> attraversare una porta che non vede. Per tale motivo egli deve<br />

abbassarsi, con ciò dando prova <strong>di</strong> umiltà.<br />

La porta <strong>del</strong> tempio è bassa per in<strong>di</strong>care le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> passaggio <strong>del</strong> mondo profano al mondo iniziatico.<br />

Questa porta fa pensare alle porte <strong>del</strong>la nascita e <strong>del</strong>la morte. La porta degli Dei è il solstizio d’inverno, il<br />

San Giovanni invernale, il periodo natalizio. La porta degli uomini corrispondeva invece al solstizio estivo, a<br />

Giovanni Battista, rappresenta insieme il giorno più lungo e la notte più corta.<br />

6. La benda<br />

Simboleggia le tenebre in opposizione alla luce, invita a fare il vuoto su tutto ciò che si crede <strong>di</strong> sapere.<br />

Rappresenta un fattore <strong>di</strong> concentrazione e un catalizzatore <strong>del</strong>le percezioni esterne, annullando l’uso<br />

<strong>del</strong>la vista, gli altri sensi si fanno più vigili. Serve anche per impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> vedere il tempio e i presenti, per<br />

scrupolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzione e <strong>di</strong> protezione.<br />

7. La coppa e la bevanda amara<br />

Dopo avergli fatto bere un poco d’acqua e chiesto <strong>di</strong> impegnarsi, egli berrà <strong>di</strong> nuovo e scoprirà l’amarezza<br />

contenuta nel calice, nella cui acqua pura e stata versata a sua insaputa una dose <strong>di</strong> liquido amaro.<br />

Bere alla coppa significa impegnarsi fermamente nel cammino <strong>del</strong>la conoscenza <strong>di</strong> se stessi; Bere il calice<br />

fino in fondo significa accettare <strong>di</strong> perseverare fino alla fine, quale che sia la natura <strong>del</strong>le prove da<br />

sopportare, e impegnarsi a trionfare <strong>del</strong>le proprie tenebre interiori.; Prestare giuramento sulla coppa<br />

significa impegnarsi nella via iniziatica con la ferma determinazione <strong>di</strong> liberarsi da tutti gli ostacoli.


Boucher considera le tre fasi che caratterizzano la bevanda <strong>del</strong>l’iniziato: la prima come liquido insipido,<br />

senza sapore, simbolo <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> profano nella quale lo spirito non è stato risvegliato; la seconda amara<br />

simboleggia la vita <strong>del</strong>l’iniziato che ha intrapreso la ricerca e la scoperta <strong>di</strong> se stesso; la terza rappresenta la<br />

vita <strong>del</strong>l’adepto, essa gli conferisce serenità, profonda pace interiore, la quiete assicurata dall’iniziazione.<br />

8. Il giuramento<br />

Termine giuri<strong>di</strong>co: deposito de<strong>di</strong>cato agli dei a garanzia <strong>del</strong>la propria buona fede. Il giuramento viene<br />

richiamato in occasione <strong>di</strong> ogni tornata con il segno d’or<strong>di</strong>ne: preferirei farmi tagliare la gola piuttosto che<br />

rivelare i segreti che mi sono confidati, tradendo il mio giuramento.<br />

9. L’ara dei giuramenti<br />

Le Tre Gran<strong>di</strong> Luci <strong>del</strong>la Massoneria formano simbolicamente un Tutto. Il Volume <strong>del</strong>la Legge Sacra<br />

contiene il messaggio <strong>di</strong> una Tra<strong>di</strong>zione atemporale, espressione <strong>del</strong> rapporto tra la Verità e la Saggezza; un<br />

livello inferiore, tuttavia, esso contiene la norma morale che deve sostenere ogni massone.<br />

10. I tre viaggi o purificazioni<br />

La terra è l’immagine <strong>del</strong> concreto. Il neofita esce dunque dal concreto per trovarsi <strong>di</strong> fronte a<br />

manifestazioni <strong>di</strong> energia più astratta. Nel piano <strong>del</strong>l’aria, che corrisponde a quello <strong>del</strong>le idee, <strong>del</strong> mondo<br />

interme<strong>di</strong>o.<br />

Pellegrino: viaggiatore esterno che deve coprire senza sosta il tragitto che va dall’ignoranza alla<br />

Conoscenza. I luoghi <strong>di</strong> pellegrinaggio sono costituiti da stazioni. Pellegrinus, da cui deriva pellegrino,<br />

significa straniero. Il vero viaggio consiste nel <strong>di</strong>rigersi dalla periferia verso il centro <strong>di</strong> se stessi, per<br />

accedere al proprio cuore e aprire il tempio interiore paragonabile a un Santo dei santi in<strong>di</strong>viduale, in tutto<br />

e per tutto assimilabile all’Unico.<br />

Prova <strong>del</strong>l’aria: questo piano aereo corrisponde a quello <strong>del</strong>le idee, <strong>del</strong>la psiche, <strong>del</strong> regno interme<strong>di</strong>o.<br />

L’andatura <strong>del</strong> recipiendario, in queste con<strong>di</strong>zioni, non può essere che zigzagante, e senza sostegno si<br />

troverebbe nell’incapacità <strong>di</strong> trovare una <strong>di</strong>rezione. L’aria evoca idee <strong>di</strong> ascensione, <strong>di</strong> elevazione,<br />

materializzate dalla tavola basculante. Chi non è stato sottoposto a una solida preparazione ne ricava la<br />

misura nella propria me<strong>di</strong>ocrità. Credendo <strong>di</strong> avere acquisito un briciolo <strong>del</strong>la suprema scienza, egli<br />

potrebbe credersi per tale motivo superiori ai fratelli, ma rapidamente si ritrova a terra, riportato alla<br />

realtà, bruscamente <strong>di</strong>sceso dalla vetta <strong>del</strong>la sua presunzione. Questo primo viaggio, o prova <strong>di</strong><br />

purificazione <strong>del</strong>l’aria, corrisponde al lavoro <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta.<br />

Prova <strong>del</strong>l’acqua: l’acqua non ha forma, ma si adatta all’elemento solido che la contiene; è vita e<br />

movimento. Fonte <strong>di</strong> vita, mezzo <strong>di</strong> purificazione e sorgente <strong>di</strong> rigenerazione. Questo secondo viaggio<br />

corrisponde all’opera <strong>del</strong> compagno che passa dalla perpen<strong>di</strong>colare alla livella, acquistando la conoscenza<br />

<strong>di</strong> se stesso e <strong>del</strong> cosmo.<br />

Prova <strong>del</strong> fuoco: deve svolgersi nel più grande silenzio, in una calma e una serenità che prefigurano la<br />

grande Pace alla quale dovrà un giorno accedere il futuro maestro, cercando in ogni cosa la misura e<br />

l’equità. Il fuoco in<strong>di</strong>spensabile alla vita <strong>del</strong>l’uomo è ambivalente, poiché può riscaldare e anche bruciare. E’<br />

attraverso il fuoco che il futuro massone brucia le ultime scorie <strong>del</strong> suo ego, prima <strong>di</strong> rinascere in un essere<br />

deciso a cercare il Bello, il Bene e il Vero in tutte le cose.<br />

11. Il pavimento a mosaico


Due luci: quella <strong>del</strong> giorno e <strong>del</strong>la realtà, quella <strong>del</strong>la notte con le sue illusioni e sogni. Simboleggiano la<br />

contrapposizione degli opposti. Il nero non è considerato un colore, ma l’assenza <strong>di</strong> luce. In senso<br />

superiore, è il non manifestato, la sostanza in<strong>di</strong>fferenziata e anche le tenebre inferiori. Il bianco<br />

rappresenta l’unità; è il simbolo <strong>del</strong>la <strong>di</strong>vinità, <strong>di</strong> tutto ciò che è manifesto e principio <strong>del</strong> manifesto. E’<br />

costituito dalla fusione <strong>di</strong> tutti i colori.<br />

Nella figura <strong>di</strong> yin/yang, il punto chiaro al centro <strong>del</strong>lo yin scuro e il punto scuro al centro <strong>del</strong>lo yang chiaro<br />

in<strong>di</strong>cano che ogni elemento <strong>del</strong> binario racchiude il suo contrario: la vita nella morte, la morte nella vita; la<br />

vittoria nella sconfitta, la sconfitta nella vittoria; la forza nella debolezza, la debolezza nella forza e via<br />

<strong>di</strong>cendo. L’opposizione è una con<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> <strong>di</strong>venire. Su un piano relativo, si può considerare che nella<br />

con<strong>di</strong>zione umana non c’è niente <strong>di</strong> assolutamente nero o assolutamente bianco, poiché la visione<br />

<strong>del</strong>l’Assoluto che tutto trascende sorpassa le nostre capacità.<br />

12. Le due colonne<br />

Due colonne situate a Occidente segnano la separazione tra il mondo sacro e il profano. La luce totale come<br />

la notte totale rendono egualmente ciechi. E per essere percepito e realizzato, l’Assoluto deve scindersi in<br />

due o in parti costituenti che, opponendosi, si affermano … La materia e lo spirito, come le tenebre e la<br />

luce, sembrano formare la prima dualità <strong>di</strong>scernibile. Le due colonne B e J possono essere assimilate alle<br />

due porte solstiziali: Boaz per il solstizio d’inverno, Giovanni Evangelista; Jakin per il solstizio d’estate,<br />

Giovanni Battista. Il nome <strong>del</strong>le colonne serve come parola sacra all’appren<strong>di</strong>sta e al compagno. Essere<br />

sulle colonne significa prendere posto in loggia. L’Uno manifestato si sdoppia nel Due.<br />

13. Le melagrane<br />

La melagrana può essere assimilata alla Libera Muratoria. Gli alveoli possono essere paragonati a logge<br />

massoniche. I chicchi sono solidali gli uni con gli altri, come saldati tra loro. Un chicco <strong>di</strong> melagrana non si<br />

stacca facilmente. La melagrana simboleggia la vita. Il sapore dei chicchi rossi, racchiusi sotto una scorza<br />

amara, fa pensare alla Conoscenza esoterica che nessun iniziato può ottenere se non dopo essersi<br />

emancipato da tutte le prove <strong>del</strong>la via iniziatica. Il rosso è il simbolo <strong>del</strong> calore e <strong>del</strong>la luce. La melagrana<br />

rientra propriamente nell’ambito dei simboli <strong>del</strong>la dualità, dalla ra<strong>di</strong>ce <strong>del</strong> melograno, che è velenosa,<br />

mentre il frutto è zuccherino.<br />

Cantico spirituale, san Giovanni <strong>del</strong>la Croce: le melagrane rappresentano i misteri più alti <strong>di</strong> Dio, i suoi più<br />

profon<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi e le sue più sublimi grandezze. I chicchi <strong>del</strong>la melagrana sono simbolo degli innumerevoli<br />

effetti <strong>del</strong>la perfezione <strong>di</strong>vine. La forma rotonda esprime l’eternità <strong>di</strong> Dio che non ha, come il cerchio, né<br />

inizio né fine. Il succo <strong>di</strong> melagrana in<strong>di</strong>ca il go<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l’anima, per mezzo <strong>del</strong>la conoscenza e<br />

<strong>del</strong>l’amore, <strong>del</strong>la natura degli attributi <strong>di</strong> Dio, e la mirabile letizia che essa trae da tale possesso.<br />

Nell’infinità dei chicchi si può <strong>di</strong>scernere anche l’immagine <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> esseri in apparenza tutti simili,<br />

giunti un giorno a bussare alla porta <strong>del</strong> tempio, ma tutti <strong>di</strong>versi nella ricerca e nell’espressione <strong>del</strong>la Verità.<br />

14. Il bordo dentellato <strong>del</strong> tappeto <strong>di</strong> loggia<br />

15. La corda con i no<strong>di</strong> o nappa dentellata<br />

Cordone che contorna il tappeto <strong>di</strong> loggia su tre lati. Essa è formata da un numero variabile <strong>di</strong> no<strong>di</strong> e lacci<br />

d’amore e termina ad ogni estremità con un grosso fiocco o nappa sfrangiata. Rappresenta il limite <strong>del</strong><br />

mondo manifestato. Ogni esistenza è complessa, fatta <strong>di</strong> legami e <strong>di</strong> no<strong>di</strong>, e se i primi rappresentano la vita,


i secon<strong>di</strong> rappresentano l’insi<strong>di</strong>a. Lo scopo <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> noi è quello <strong>di</strong> liberarsi per accedere infine alla<br />

conoscenza <strong>del</strong> Bello, <strong>del</strong> Buono e <strong>del</strong> Vero. Ogni nodo simboleggia una stazione, un incrocio, un crocevia,<br />

simile alle svolte che cambiano l’esistenza. Il laccio d’amore è un nodo lento, non stretto, e la sua forma<br />

particolare evidenzia la facilità <strong>di</strong> scioglierlo. La nappa terminale può rappresentare la collettività, formata<br />

da fili in<strong>di</strong>viduali, che richiama a ciascuno dei suoi membri la responsabilità <strong>del</strong> singolo.<br />

16. I tre pilastri (o can<strong>del</strong>abri)<br />

La saggezza è rappresentata dall’or<strong>di</strong>ne ionico, la Forza dall’or<strong>di</strong>ne dorico e la Bellezza dall’or<strong>di</strong>ne corinzio. I<br />

tre pilastri (colonnine) portano ciascuno una can<strong>del</strong>a accesa, definita stella. E’ possibile riconoscere e<br />

identificare ogni ufficiale dal pilastro che lo rappresenta. Il pilastro <strong>del</strong> Venerabile si chiama Saggezza;<br />

quello <strong>del</strong> Primo Sorvegliante si chiama Forza e quello <strong>del</strong> Secondo Sorvegliante si chiama Bellezza. I tre<br />

pilastri, Luci su cui si sostiene la loggia e si costituisce il tempio, simboleggiano la realizzazione spirituale<br />

<strong>del</strong>l’iniziato. La Saggezza inventa, la forza sostiene e la Bellezza adorna. La Saggezza possiede la capacità <strong>di</strong><br />

concepire l’opera, la Forza <strong>di</strong> costruirla e la Bellezza <strong>di</strong> conferirle armonia e <strong>di</strong> esprimere all’esterno ciò che<br />

contiene interiormente. La Saggezza ne simboleggia l’essenza, la forza la potenza infinita e la Bellezza<br />

esprime la perfezione e l’eccellenza <strong>del</strong>le opere <strong>di</strong> Dio.<br />

I pilastri sono proprio tre e non quattro perché, pur sostenendo in qualche modo la volta <strong>del</strong>la loggia (il suo<br />

cielo) il piano sul quale poggiano è celeste e non terrestre. Si tratta <strong>di</strong> tre pilastri celesti che sostengono il<br />

mondo terrestre. Sul piano celeste la loro posizione sarebbe quella <strong>di</strong> un triangolo equilatero e sul piano<br />

terrestre vengono <strong>di</strong>sposti a squadra.<br />

La Saggezza viene definita come una piena conoscenza, un perfetto <strong>di</strong>scernimento <strong>del</strong>le cose. Tutto il<br />

mondo è opera <strong>del</strong>la saggezza infinita <strong>di</strong> Dio. La si chiama anche Verbo, saggezza incarnata.<br />

Forza significa Virtù, è la facoltà naturale <strong>di</strong> fare qualcosa. La Forza è una <strong>del</strong>le quattro Virtù car<strong>di</strong>nali, e<br />

consiste in una grandezza d’animo e <strong>di</strong> coraggio che conferisce la fiducia per sopportare le afflizioni o<br />

l’audacia per compiere gran<strong>di</strong> imprese.<br />

La Bellezza allude figurativamente a cose spirituali e morali. La Bellezza <strong>del</strong>lo spirito e dei sentimenti è più<br />

pregevole <strong>di</strong> quella <strong>del</strong> corpo. La Bellezza <strong>del</strong>la Virtù è opposta alla mostruosità <strong>del</strong> vizio.<br />

Nessuna <strong>di</strong> esse è più importante <strong>del</strong>le altre.<br />

17. Il sole<br />

18. La luna<br />

Essa è simbolo <strong>del</strong>l’anima <strong>del</strong> mondo, dei riflessi, <strong>del</strong>l’apparenza sottile <strong>del</strong>l’essere. La Luna è associata<br />

all’acqua come il Sole lo è al fuoco. Essendo la sua luce in<strong>di</strong>retta essa è simbolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza, ma anche <strong>di</strong><br />

rinnovamento, in virtù <strong>del</strong>la sua perio<strong>di</strong>ca ricomparsa.<br />

19. Il <strong>del</strong>ta luminoso<br />

E’ la rappresentazione simbolica più significativa <strong>di</strong> uno degli aspetti <strong>del</strong> Principio; l’occhio che tutto vede.<br />

Simboleggia la coscienza permanentemente risvegliata. L’occhio frontale è simbolo <strong>di</strong> trascendenza.<br />

Rappresenta la proiezione <strong>del</strong> cuore e <strong>del</strong>l’eternità in un eterno presente. Quest’unico occhio frontale che<br />

vede tutto e <strong>di</strong>scerne l’Unità <strong>del</strong>la molteplicità è la superiore intelligenza pensante <strong>del</strong>la Sefirah Binah. Il<br />

Delta, quarta lettera <strong>del</strong>l’alfabeto greco, è formato da un triangolo. Sotto forma <strong>di</strong> triangolo equilatero, il


Delta rappresenta la prima <strong>del</strong>le figure geometriche. I tre lati <strong>del</strong> triangolo sono tradotti con la formula<br />

pensare bene, <strong>di</strong>re bene, fare bene, o ancora con il motto repubblicano Libertà – Uguaglianza – Fraternità.<br />

Luce – Tenebre – Durata. Esso è anche un simbolo <strong>di</strong> equilibrio.<br />

20. La volta stellata<br />

Volta deriva dal latino volvere, che ha il senso <strong>di</strong> girare, ruotare. I tempio massonico non ha tetto, al<br />

coperto sul piano orizzontale con la porta chiusa, è scoperto sul piano verticale. La scala spirituale si<br />

estende dalla terra al cielo, aprendosi sulla scoperta <strong>del</strong>la Conoscenza, paragonabile a un oceano senza<br />

sponde.<br />

21. Il colore <strong>del</strong>le logge azzurre<br />

Tale appellativo ricorda che i primi tre gra<strong>di</strong> riguardano il lavoro su un piano cosmico che non è possibile<br />

oltrepassare finché si rimane su questo livello. Essa è a cielo aperto, sotto la volta stellata, che in<strong>di</strong>ca le<br />

possibilità <strong>di</strong> elevazione spirituale alle quali ogni massone può tendere.<br />

22. Le tre finestre<br />

Sul tappeto <strong>di</strong> loggia ve<strong>di</strong>amo tre finestre con grate, la prima a Oriente, la seconda a Mezzogiorno, la terza<br />

a Occidente. Non troviamo finestre a Nord, poiché non vi è luce, ed è la colonna <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta a trovarsi<br />

nel freddo e nell’oscurità, o meglio a ricevere la luce per riflesso. Le finestre nel grado <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>sta hanno<br />

le grate.<br />

23. I tre gra<strong>di</strong>ni<br />

Troviamo la presenza <strong>di</strong> questi tre gra<strong>di</strong>ni anche nelle rappresentazioni <strong>del</strong> tappeto <strong>di</strong> loggia. Ai pie<strong>di</strong><br />

<strong>del</strong>l’Oriente, i tre gra<strong>di</strong>ni formano una frontiera ascensionale che conduce verso il punto più illuminato <strong>del</strong><br />

tempio massonico. La scala partecipa <strong>del</strong> simbolismo <strong>del</strong>la verticalità, <strong>del</strong>l’asse <strong>del</strong> mondo, e permette la<br />

circolazione nei due sensi, quello <strong>del</strong>la salita e quello <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scesa. Quando il massone sarà <strong>di</strong>venuto<br />

maestro, potrà accedere al <strong>terzo</strong> gra<strong>di</strong>no, e se ha ben compreso il senso <strong>del</strong>la sua missione, saprà<br />

ri<strong>di</strong>scendere i tre gra<strong>di</strong>ni per illuminare e trasmettere la luce ricevuta.<br />

24. La pietra grezza<br />

La materia minerale rappresenta nell’universo il regno più lontano dal Principio, d’altronde, se ci riferiamo<br />

alle leggi <strong>del</strong>l’analogia, secondo le quali ciò che è in basso è come ciò che è in alto, possiamo considerare<br />

che la pietra è il simbolo <strong>del</strong> Principio. Simboleggia la natura umana allo stato bruto, ma perfettibile. E’ il<br />

simbolo <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta appena entrato.<br />

Lo scalpello rappresenta la facoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento, la pietra rappresenta l’elemento passivo e gli<br />

strumenti l’elemento attivo. Lo scalpello, attivo nei confronti <strong>del</strong>la pietra, è passivo nei confronti <strong>del</strong><br />

maglietto.<br />

Nel silenzio <strong>del</strong>la concentrazione, l’appren<strong>di</strong>sta si mette all’opera e sgrossa la pietra grezza, al fine <strong>di</strong> uscire<br />

dalla cava, <strong>di</strong> trovare la norma che gli permetterà <strong>di</strong> incorporarsi all’e<strong>di</strong>ficio con armonia e anche <strong>di</strong> trovare<br />

il suo posto nel cantiere.<br />

25. Fare una tavola


Lavoro <strong>di</strong> architettura: si chiama così ogni <strong>di</strong>scorso pronunciato in loggia e ogni scritto sui misteri <strong>del</strong>la<br />

Massoneria.<br />

Tavola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno: il registro sul quale sono scritte le <strong>del</strong>iberazioni <strong>del</strong>la loggia.<br />

Tavola tracciata: è una lettera/missiva in<strong>di</strong>rizzata alla loggia, e in genere ogni scritto <strong>di</strong> questa natura.<br />

Le tavole presentate in loggia sono saggi simbolici elaborati. Ogni argomento <strong>di</strong> riflessione richiede un<br />

approccio preliminare alla documentazione, che si attua con la ricerca <strong>del</strong>le fonti. Il massone deve stabilire<br />

una riflessione personale a partire degli elementi <strong>di</strong> documentazioni riuniti. Gli scambi <strong>di</strong> opinioni, i <strong>di</strong>versi<br />

punti <strong>di</strong> vista devono permettere <strong>di</strong> ampliare la riflessione e <strong>di</strong> assicurare, in base a una tavole presentata in<br />

loggia, una visione globale <strong>del</strong> soggetto.<br />

26. Il numero tre<br />

Le cifre (<strong>di</strong>eci arabe e sette romane) sono innanzitutto i segni grafici che permettono <strong>di</strong> comporre i numeri.<br />

Ma ogni cifra possiede anche le qualità <strong>di</strong> un numero. La cifra: lo scheletro <strong>del</strong> numero. La etimologia latina<br />

numerus in<strong>di</strong>ca che ha come funzione quella <strong>di</strong> partecipare, <strong>di</strong>stribuire, <strong>di</strong>videre.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o dei numeri è uno dei più utili sul cammino <strong>del</strong>la Conoscenza, poiché ci fa scoprire la genesi e la<br />

struttura <strong>del</strong>l’universo, i rapporti tra gli esseri e le cose.<br />

Pitagora insegnava che i numeri sono forze viventi. Platone sosteneva nel Timeo che la matematica forma<br />

la base <strong>del</strong>l’armonia universale. Zoroastro afferma che il numero regna nell’universo.<br />

Ogni numero rappresenta un’espressione <strong>di</strong>versa <strong>del</strong>la stessa unità primor<strong>di</strong>ale, che si <strong>di</strong>vide come la<br />

cellula <strong>di</strong> un organismo per moltiplicarsi.<br />

Il numero 2 non è un’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> due unità <strong>di</strong>stinte,ma la <strong>di</strong>visione in parti uguali <strong>del</strong>l’unità, dalla quale<br />

nascono tutte le coppie <strong>di</strong> opposti e <strong>di</strong> complementari. La chiave dei numeri si situa tra l’1, che è insieme<br />

essere e non essere, sostanza ed essenza, e il 2, che rappresenta due metà o due poli <strong>del</strong>la medesima<br />

realtà.<br />

Se l’appren<strong>di</strong>sta ha tre anni, l’essere che vive nell’universo possiede tre <strong>di</strong>mensioni: fisica, psichica e<br />

spirituale. Il tre è un numero archetipico: rappresenta il Principio, l’Unità che contiene la molteplicità;<br />

rappresenta la manifestazione: i contrari, gli estremi, il cielo e la terra, ecc; rappresenta il ritorno all’unità e<br />

l’essere primor<strong>di</strong>ale.<br />

L’1 non ha forma, è il simbolo <strong>del</strong>l’Assoluto, è il punto, il germe. Il 2 è la linea, il dominio <strong>del</strong>l’informale; il 3,<br />

numero creatore per eccellenza, genera la prima figura geometrica possibile, il triangolo. Tra i ternari più<br />

importanti possiamo citare il ternario <strong>del</strong> tempo (passato, presente e futuro), <strong>del</strong>l’esistenza (nascere, vivere<br />

e morire), le tre <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>lo spazio (lunghezza, larghezza, altezza).<br />

Ternari massonici: si riconoscono con un segno, una parola e un toccamento; il toccamento è triplo; i tre<br />

punti che caratterizzano la firma, un <strong>terzo</strong> termine che mostra la via <strong>di</strong> mezzo; i tre gran<strong>di</strong> colpi: bussate e vi<br />

sarà aperto, chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; i tre percorsi in loggia <strong>del</strong> can<strong>di</strong>dato; le tre gran<strong>di</strong><br />

luci dei Moders; tre gran<strong>di</strong> luci <strong>del</strong>la Massoneria: la squadra, il compasso e il Volume <strong>del</strong>la Legge Sacra;<br />

Oriente dal <strong>del</strong>ta, dal sole e dalla luna; i tre pilastri: Saggezza, Forza e Bellezza; la marcia si fa per tre passi;<br />

la loggia è tri<strong>di</strong>mensionale; il segno è ternario. Esso si fa con la squadra, la livella e la perpen<strong>di</strong>colare, che<br />

rappresentano i tre gioielli mobili o le tre luci <strong>del</strong>la loggia: Venerabile, Primo e Secondo Sorvegliante; alla


ichiesta <strong>del</strong>la parola sacra, la risposta viene fornita in tre tempi: non so né leggere/né scrivere/posso solo<br />

compitare; il primo lavoro si fa su una pietra grezza per mezzo <strong>di</strong> due strumenti; tre gra<strong>di</strong>: appren<strong>di</strong>sta,<br />

compagno e maestro; l’appren<strong>di</strong>sta ha tre anni.<br />

27. La parola <strong>di</strong> passo nel rito francese<br />

28. Non so leggere, né scrivere, posso solamente compitare<br />

La parola sacra <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta si riferisce al nome dato nella Bibbia a una <strong>del</strong>le due colonne situate<br />

all’entrata principale <strong>del</strong> Tempio <strong>di</strong> Salomone. L’insegnamento consiste nel modo <strong>di</strong> compitare lettera per<br />

lettera il nome <strong>del</strong>la prima colonna. Su un piano iniziatico, imparare a leggere e scrivere consiste nel<br />

ritrovare la traccia <strong>del</strong> Principio nelle fasi sparse <strong>del</strong>la manifestazione.<br />

29. Il quadro <strong>del</strong> grado <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>sta<br />

Rettangolo 1:2 che corrisponde quin<strong>di</strong> a due quadrati sovrapposti. All’inizio <strong>del</strong>la Massoneria speculativa<br />

non esisteva un locale massonico vero e proprio: il locale prescelto doveva permettere <strong>di</strong> non essere né<br />

visti, né compresi. Il fratello Esperto tracciava con il gesso o con un carboncino i simboli principali <strong>del</strong> grado<br />

al quale doveva lavorare la loggia, per poi cancellarli <strong>di</strong>ligentemente alla chiusura dei lavori. Questo modo<br />

<strong>di</strong> fare aveva il vantaggio <strong>di</strong> permettere a tutti membri <strong>del</strong>la loggia <strong>di</strong> conoscere l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> successione dei<br />

simboli. Inoltre, al momento <strong>del</strong>l’esecuzione <strong>del</strong> tracciato, l’attenzione dei massoni veniva attirata su<br />

ognuno dei simboli, il che favoriva un’autentica me<strong>di</strong>tazione sui possibili significati.<br />

Si è presa l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> rappresentare il quadro su una tela <strong>di</strong>pinta. Sintesi figurata dei simboli.<br />

Il Gabinetto <strong>di</strong> riflessione (o prova <strong>del</strong>la terra)<br />

La prova <strong>del</strong>la terra, vissuta nel Gabinetto <strong>di</strong> Riflessione, sarebbe stata introdotta probabilmente verso il<br />

1765-1770. Ciò nonostante, il Gabinetto <strong>di</strong> Riflessione sembra essere un elemento antico dei rituali<br />

<strong>del</strong>l’iniziazione massonica. Questa prova figura solo nei rituali massonici <strong>di</strong> origine latina.<br />

Durante questo isolamento, egli deve affrontare quattro fattori ambientali: il silenzio, la solitu<strong>di</strong>ne,<br />

l’immobilità e l’oscurità. Questi fattori dovranno favorire il confronto con se stesso, poiché si troverà<br />

bruscamente proiettato in un universo sconosciuto, che potrebbe percepire come ostile.<br />

Questo luogo permette a ciascuno <strong>di</strong> fare un’incursione nella tomba prima che giunga la sua ora.<br />

Simboleggia una <strong>di</strong>scesa interiore al centro <strong>del</strong>la terra. Il Gabinetto <strong>di</strong> Riflessione invita il postulante a<br />

morire a se stesso per rinascere, e lo incita a proseguire il percorso <strong>del</strong>la sua esistenza, rettificandola, al fine<br />

<strong>di</strong> risvegliare la sua coscienza a un’altra <strong>di</strong>mensione, per dare un senso <strong>di</strong>verso alla sua vita.<br />

I simboli <strong>del</strong> Gabinetto <strong>di</strong> Riflessione, possiamo classificarli in 5 categorie: natura fisica, temporali, natura<br />

intellettuale, luminosi, ermetici.<br />

Naturali: L’acqua e il pane rappresentano gli elementi soli<strong>di</strong> e liqui<strong>di</strong>. Il pane evoca anche il simbolismo <strong>del</strong><br />

chicco <strong>di</strong> grano che sepolto nella terra rappresenta soltanto la prima fase <strong>del</strong>l’iniziazione. L’acqua è simbolo<br />

<strong>del</strong>l’anima, mutevole quanto la forma <strong>del</strong> recipiente che la contiene.<br />

Temporali: la clessidra è simbolo <strong>del</strong> tempo che scorre tra nascita e morte, la sterilità <strong>del</strong>la sabbia evoca qui<br />

la nullità <strong>del</strong>le cose omogenee che scivolano via, come la vita senza ideale, senza realizzazione, un semplice<br />

accidente terreno. L’arresto <strong>del</strong> suo movimento suggerisce l’arresto dei battiti <strong>di</strong> un cuore. Il passaggio tra i


due compartimenti si effettua attraverso uno stretto orifizio che si può assimilare alle <strong>di</strong>fficoltà che l’essere<br />

sperimenta per passare da uno stato a un altro. Il movimento <strong>di</strong> deflusso <strong>del</strong>la sabbia da un compartimento<br />

all’altro è impercettibile all’inizio <strong>del</strong>la sua <strong>di</strong>scesa e accelera gradualmente. Girare la clessidra significa<br />

avviare un nuovo ciclo <strong>di</strong> possibilità.<br />

Intellettuale: il cranio viene messo al posto <strong>del</strong>lo scheletro come simbolo <strong>del</strong>la fine <strong>di</strong> un ciclo vitale.<br />

Rappresenta la brevità <strong>del</strong>la vita e l’uomo ridotto alla sua più semplice espressione. Ci rammenta quanto la<br />

vita in questo mondo sia relativa e la carne sia apparenza: tutto è passeggero e transitorio.. Il testamento<br />

significa nella etimologia greca, patto, e in ebraico alleanza. E’ una <strong>di</strong>sposizione che si re<strong>di</strong>ge in previsione<br />

<strong>di</strong> una morte prossima. Quali sono i doveri <strong>del</strong>l’uomo verso Dio?, verso i suoi simili? Verso se stesso?. E’<br />

anche un punto <strong>di</strong> passaggio verso un altro <strong>di</strong>venire, una nuova qualità <strong>del</strong>l’essere.<br />

Luminosi: la can<strong>del</strong>a è costituita da tre elementi: lo stoppino, la sostanza grassa e la fiamma. La can<strong>del</strong>a si<br />

spegne soltanto quando arriva alla fine <strong>del</strong>lo stoppino: analogamente, per effetto <strong>del</strong>la vecchiaia, l’uomo<br />

arriva al termine <strong>del</strong>la sua vita. Ogni can<strong>del</strong>a accesa è paragonabile a una vita. Un soffio sposta la fiamma,<br />

ama essa si risolleva. Una forza ascensionale la ristabilisce. La can<strong>del</strong>a è ciò che illumina il mondo (mitsvah),<br />

e la Torà è la Luce.<br />

Avvertimenti a caratteri profetico: se una vana curiosità ti ha condotto qui, vai via; se temi <strong>di</strong> essere<br />

illuminato sui tuoi <strong>di</strong>fetti, non sei benvenuto tra noi; se sei capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimulare, trema, perché verrai<br />

trafitto; se tieni alle <strong>di</strong>stinzioni umane, esci da questo luogo, qui non ve ne sono; se la tua anima ha provato<br />

spavento, non andare più oltre; se tu perseveri, sari purificato dagli elementi, verrai fuori dall’abisso <strong>del</strong>le<br />

tenebre, vedrai la luce; si potranno esigere da te i più gran<strong>di</strong> sacrifici, anche quello <strong>del</strong>la vita. Sei pronto?<br />

Ermetici: lo zolfo è simbolo <strong>del</strong>lo spirito, il mercurio <strong>del</strong>l’anima, il sale <strong>del</strong>la sapienza e <strong>del</strong> sapere. Essi sono<br />

<strong>di</strong>sposti in una coppa, essa stessa simbolo ideografico <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scesa al centro, tronco <strong>di</strong> cono rovesciato; è in<br />

fondo alla coppa che si deposita il se<strong>di</strong>mento. Questo ternario alchemico sale, zolfo e mercurio secondo<br />

l’ermetismo, ogni cosa è composta da questi tre principi posti in relazione: - con la sfera <strong>di</strong> equilibrio che<br />

risulta dalla neutralizzazione <strong>del</strong>l’azione sulfurea centrifuga e <strong>del</strong>la reazione mercuriale centripeta,<br />

penetrante e compressiva. Il ternario alchemico può essere messo in corrispondenza con quello <strong>di</strong> spirito,<br />

anima e corpo. Lo zolfo è il principio attivo maschile, il mercurio il principio passivo femminile e il sale è<br />

neutro.<br />

Al canto <strong>del</strong> gallo ciascuno si risveglia dopo un periodo <strong>di</strong> sonno per riprendere l’attività cosciente.<br />

Simboleggia la forza e il coraggio. Per combattere l’ignoranza, vincere le passioni e i pregiu<strong>di</strong>zi, l’errore e<br />

l’ipocrisia, per padroneggiare infine le pulsioni degli istinti inferiori. Il canto <strong>del</strong> gallo annuncia con certezza<br />

il giorno che nasce.<br />

V.I.T.R.I.O.L. è l’abbreviazione <strong>di</strong> un motto alchemico latino composto da 7 parole: Visita Interiora Terrae<br />

Rettificando Invenies Occultum Lapidem. Potrai alfine trovare la pietra nascosta dei Saggi. Discen<strong>di</strong> nelle<br />

viscere <strong>del</strong>la terra, nell’intimo <strong>di</strong> te stesso e troverai il nucleo in<strong>di</strong>visibile sul quale potrai costruire un’altra<br />

personalità, un uomo nuovo. E’ anche il nome <strong>del</strong>l’acido solforico che permette agli alchimisti <strong>di</strong> produrre il<br />

sale a partire da determinati metalli.<br />

Il Compagno<br />

1. La mano, strumento <strong>del</strong> pensiero in azione


Aristotele: la mano è lo strumento degli strumenti. Gli consentono <strong>di</strong> realizzare concretamente ciò che la<br />

sua intelligenza concepisce. La mano è l’agente <strong>di</strong> esecuzione <strong>del</strong>la mente. Quando si parla <strong>del</strong>lo strumento<br />

<strong>del</strong>la mano, più che altro si pensa alla destra <strong>del</strong> latino dextra, da cui deriva destrezza. In matematica i segni<br />

e i simboli orientati verso destra sono positivi, mentre quelli orientati a sinistra negativi. Ogni essere è unico<br />

nella molteplicità; così anche la sua mano riflette il carattere unico <strong>del</strong>la sua personalità, come è<br />

ulteriormente confermato dalle impronte <strong>di</strong>gitali.<br />

Il nome <strong>di</strong> Dio, Allah, si scrive con cinque lettere, e la sua grafia corrisponde alla posizione <strong>del</strong>le cinque <strong>di</strong>ta<br />

<strong>del</strong>la mano aperta. Nella tra<strong>di</strong>zione ebraica la parola Yada, che significa conoscenza, si costruisce sulla<br />

ra<strong>di</strong>ce Yad, che significa mano.<br />

2. I Cinque Viaggi<br />

Primo viaggio: Maglietto e Scalpello. Perfezionamento nella pratica <strong>del</strong> taglio <strong>del</strong>la pietra secondo le<br />

<strong>di</strong>mensioni volute. Primo anno de<strong>di</strong>cato alle istruzioni.<br />

Secondo viaggio: Compasso e Regolo. L’arte <strong>di</strong> tracciare linee sui materiali sgrossati e levigati. Secondo<br />

anno de<strong>di</strong>cato ad acquisire gli elementi.<br />

Terzo viaggio. Regolo e Pinza. Conduzione, trasporto e posa dei materiali lavorati. Terzo anno de<strong>di</strong>cato al<br />

trasporto <strong>del</strong>le pietre e dei materiali tagliati.<br />

Quarto viaggio: Squadra e Regolo. Elevazione <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio, orientamento <strong>del</strong>l’insieme, verifica <strong>del</strong>la posa e<br />

squadra dei materiali per terminare l’opera massonica. Quarto anno de<strong>di</strong>cato alle costruzione e<br />

all’elevazione <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio.<br />

Quinto viaggio: Mani Libere. Istruito a sufficienza nelle pratiche manuali, il compagno deve de<strong>di</strong>care<br />

l’ultimo anno allo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la teoria. Quinto anno nello stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la “teoria”.<br />

3. La marcia <strong>del</strong> Compagno<br />

E’ composta da cinque passi. Il compagno scopre <strong>di</strong> proseguire la marcia avviata nel grado <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>sta<br />

effettuando un passo a squadra a destra. Il quinto passo gli permetterà <strong>di</strong> tornare sull’asse iniziale che non<br />

deve mai perdere <strong>di</strong> vista. Il quarto passo, detto passo <strong>di</strong> lato, invita il compagno ad agire, a viaggiare.<br />

4. Il segno d’or<strong>di</strong>ne<br />

Si fa con l’azione <strong>del</strong>le due braccia a squadra. Il braccio destro è a squadra, la mano poggiata sul cuore.<br />

5. La stella fiammeggiante<br />

Con la sua misteriosa lettera G stia al compagno come il Delta sta all’appren<strong>di</strong>sta. Tre gioielli: il pavimento a<br />

mosaico, la stella fiammeggiante e il bordo dentellato. Il mondo appare come un grande uomo, l’uomo<br />

come un piccolo mondo. Una parte importante <strong>del</strong> simbolismo massonico è derivata <strong>di</strong>rettamente dai<br />

Pitagorici.<br />

Il numero 5 è anche quello <strong>del</strong>l’armonia nella salute e nella bellezza realizzate nel corpo umano. La stella<br />

appare agli occhi <strong>del</strong> compagno soltanto al termine <strong>del</strong> quinto viaggio, come la quintessenza <strong>del</strong>la<br />

Conoscenza che egli deve trovare.


Siete un compagno? Ho visto la stella fiammeggiante. Quest’ultima corrisponde alla visione interiore con<br />

l’occhio <strong>del</strong> cuore. Vedere con l’occhio interiore significa conoscere.<br />

6. Il numero aureo<br />

Numero onnipresente in tutte le opere <strong>del</strong>l’Antichità. Abbandonato a partire dal XVII secolo. Sotto<br />

l’influenza <strong>del</strong> metodo analitico <strong>di</strong> Cartesio. E’ insieme matematico e simbolico. Il numero aureo è<br />

contenuto in tutte le proporzioni <strong>del</strong> suo corpo. I rapporti 3 e 5 sono sufficienti quando non si cerca una<br />

precisione rigorosa.<br />

7. La lettera G<br />

La si vede menzionata per la prima volta solo nel 1730: Geometria, Gravitazione, Generazione, Genio,<br />

Gnosi.<br />

Geometria: è la quinta <strong>del</strong>le arti liberali; Gravitazione: forza attrattiva che si esercita tra tutti i corpi forniti<br />

<strong>di</strong> massa; Generazione: riguarda l’età o la vita <strong>del</strong>l’uomo; Genio: capacità straor<strong>di</strong>naria che supera i limiti<br />

umani abituali, è lo spirito <strong>di</strong>vino che presiede alla nascita; Gnosi: significa conoscenza sacra, che è insieme<br />

conoscenza e sapienza.<br />

8. La spiga <strong>di</strong> grano<br />

Per essere ammesso in loggia come compagno, il massone pronuncia la parola <strong>di</strong> passo Shibboleth, che<br />

significa spiga.<br />

Nulla viene dato gratuitamente all’uomo senza la sua partecipazione attiva. Il chicco <strong>di</strong> grano <strong>di</strong>venterà<br />

spiga grazie agli sforzi continui e attenti <strong>del</strong> coltivatore, alleati con quelli <strong>del</strong>la natura.<br />

Ognuno matura secondo il proprio ritmo, le proprie capacità <strong>di</strong> crescita. L’opera <strong>del</strong> compagno è un lavoro<br />

<strong>di</strong> realizzazione e <strong>di</strong> ricerca <strong>del</strong>la Conoscenza.<br />

9. Parola <strong>di</strong> passo<br />

La parola <strong>di</strong> passo Shibboleth significa spiga, o torrente.<br />

10. La parola sacra<br />

Boaz si compita in ebraico con 3 lettere: beth, ain, zain. La forza in lui<br />

Jachin si compita in ebraico con 4 lettere: iod, caph, iod, nun. Agli stabilirà. Stabilire viene dall’omonimo<br />

verbo latino che significa sistemare con forza, fissare, costruire. Stabile vuol <strong>di</strong>re fermo, solido, durevole.<br />

Boaz e Jachin totalizzarono in ebraico 7 lettere. Il loro significato congiunto (con forza egli stabilirà) fornisce<br />

al compagno un primo approccio al settenario.<br />

11. Il colore rosso<br />

La loggia <strong>di</strong> compagno deve essere tappezzata <strong>di</strong> rosso. Questo colore è presente sul tappeto <strong>di</strong> loggia. Puro<br />

colore <strong>del</strong> fuoco, è anche il colore <strong>del</strong>la conoscenza e <strong>del</strong>l’amore, dei cuori avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> conoscenza spirituale,<br />

<strong>del</strong> fuoco interiore <strong>del</strong>la Conoscenza. Il rosso colore <strong>del</strong> sangue, <strong>del</strong> principio vitale, pone l’accento<br />

sull’importanza <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong> vivente.


12. I cinque sensi<br />

U<strong>di</strong>to – intelletto.<br />

Vista – chiaroveggenza.<br />

Gusto – apprezzamento dei valori spirituali e <strong>di</strong> ciò che è sottile<br />

Tatto – prudenza e <strong>di</strong>scernimento<br />

Olfatto – intuito<br />

13. Gli or<strong>di</strong>ni architettonici<br />

Il tema <strong>del</strong> secondo viaggio è l’architettura. Simmetria, <strong>di</strong> origine greca, significa con misura. Fa appello al<br />

senso <strong>del</strong>l’armonia e <strong>del</strong>l’equilibrio.<br />

Tre or<strong>di</strong>ni attribuiti ai tre pilastri: Saggezza, Maestro Venerabile, Ionico – Forza, Primo Sorvegliante, Dorico;<br />

Bellezza, Secondo Sorvegliante, Corinzio.<br />

All’austerità <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne dorico succede la grazia <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne ionico; il corinzio è l’or<strong>di</strong>ne romano per<br />

eccellenza. L’or<strong>di</strong>ne toscano è un or<strong>di</strong>ne romano derivato dal dorico portato in Italia. L’or<strong>di</strong>ne composito<br />

rappresenta una sorta <strong>di</strong> miscela ibrida dei tre or<strong>di</strong>ni greci per ornare gli archi <strong>di</strong> Trionfo.<br />

14. Le Sette Arti Liberali<br />

Vi sono 7 scienze liberali: grazie ad esse sono state inventate tutte le scienze e le tecniche <strong>di</strong> questo mondo.<br />

Ed è la scienza <strong>del</strong>la geometria, fondamento <strong>di</strong> tutte le altre.<br />

Il Trivio <strong>del</strong>le Arti <strong>del</strong>la parola: E’ composta dalla Grammatica, dalla Retorica e dalla Logica. Sono da<br />

mettere in correlazione con il Verbo creatore e or<strong>di</strong>natore <strong>del</strong> caos descritto nella genesi.<br />

Grammatica – origine greca: gramma significa lettera, da cui il latino grammatica, l’arte <strong>di</strong> leggere e scrivere<br />

lettere. L’arte che insegna a parlare e scrivere correttamente, e che si articola in tre parti: morfologia<br />

(vocabolario), sintassi (regola <strong>di</strong> accordo <strong>del</strong>le parole tra loro), stile (arte <strong>di</strong> servirsi <strong>del</strong>la morfologia e <strong>del</strong>la<br />

sintassi, applicandole alla composizione). La saggezza è sinonimo <strong>di</strong> sapere, la forza proviene dall’or<strong>di</strong>ne e<br />

dalla logica <strong>del</strong>la sintassi, e la bellezza è l’arte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le frasi secondo le leggi <strong>del</strong>l’armonia. La<br />

Grammatica in<strong>di</strong>cava l’interpretazione dei racconti e <strong>del</strong>le favole <strong>del</strong>la mitologia.<br />

Retorica – è l’arte <strong>del</strong> ben <strong>di</strong>re e <strong>di</strong> parlare qualcosa in modo conveniente.<br />

Logica – scienza che insegna a perfezionare il ragionamento. Aristotele viene considerato il padre <strong>del</strong>la<br />

Logica. Logikos viene da logos. Secondo Platone, il logos è <strong>di</strong>o, considerato come la ragione e il verbo <strong>del</strong><br />

mondo.<br />

Da questo trivio deriva il quadrivio: Aritmetica, Geometria, Astronomia che conducono all’approfon<strong>di</strong>mento<br />

<strong>del</strong>la conoscenza dei numeri, <strong>del</strong>la terra, <strong>del</strong> cielo, coronata dall’arte <strong>del</strong>le nove muse, la Musica.<br />

Aritmetica – e soprattutto la scienza dei numeri, dei rapporti e <strong>del</strong>le proporzioni, o ritmologia. Tutti gli<br />

esseri temporali possiedono due numeri, uno per la loro esistenza, l’altro per la loro azione. La Cabbala<br />

ebraica si nutre in gran parte <strong>del</strong>la scienza dei numeri nonché <strong>di</strong> quella <strong>del</strong>le lettere. L’espressione <strong>di</strong><br />

scienza dei numeri per evitare ogni confusione con l’aritmetica profana ritmologia e rifiuta quello <strong>di</strong>


numerologia, termine <strong>di</strong> invenzione recente che speso designa una sorta <strong>di</strong> arte <strong>di</strong>vinatoria che non ha<br />

quasi nessun rapporto con la vera scienza tra<strong>di</strong>zionale dei numeri.<br />

Geometria – geo, terra e metron misura. E’ una scienza che ha per oggetto la misura <strong>del</strong>la terra, la<br />

<strong>di</strong>mensione considerata nei suoi tre aspetti: linea, superficie e volume. Le 7 arte liberali si basano sulla<br />

Geometria, inventata da Euclide.<br />

Musica – i teorici me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong>stinguevano nella musica quattro <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong>: musica celesti, musica<br />

mundana, musica humana, musica instrumentalis.<br />

Astronomia – scienza che insegna a osservare e conoscere il movimento e la <strong>di</strong>sposizione degli astri.<br />

15. Gran<strong>di</strong> iniziati<br />

Socrate – iniziava sempre con l’esaminare le opinioni <strong>del</strong>la persona con cui <strong>di</strong>scuteva, per poi portarla<br />

progressivamente a constatare <strong>di</strong> essere in realtà ignorante sull’argomento e <strong>di</strong> aver bisogno <strong>di</strong> imparare.<br />

Questa prima fase <strong>del</strong> <strong>di</strong>alogo si chiamava ironia socratica, poiché egli la manifestava fingendo sempre<br />

ammirazione <strong>di</strong>nanzi alla risposta piena <strong>di</strong> sicurezza data alla domanda che aveva appena posto<br />

sull’argomento <strong>del</strong> Vero, <strong>del</strong> Bello, <strong>del</strong> Bene e <strong>del</strong>la Virtù. Nessuno è volontariamente cattivo, la cattiveria è<br />

ignoranza, perché conoscere il bene significa fare il bene. La Temperanza era per Socrate una <strong>del</strong>le prime<br />

virtù.<br />

Pitagora – la comunità pitagorica era chiamata eteria o sinedrio, e contava al massimo 300 membri, dei<br />

quali Pitagora era il maestro incontestato. L’etica pitagorica è fondata sull’armonia <strong>del</strong>l’universo. Pitagora<br />

considerava l’Uno come numero completo. Le serie dei 4 primi numeri (1+2+3+4=10) costituisce la decade,<br />

la quale, composta con i quattro primi numeri, forma il quaternario che genera tutti gli altri numeri. Il<br />

quaternario, fonte <strong>del</strong>l’eterna <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong> mondo, non è altro che Dio stesso, l’Organizzatore supremo.<br />

Il quaternario racchiude tutta la potenza <strong>del</strong>la decade e perciò stesso <strong>di</strong> tutti i numeri. Tra i Pitagorici si<br />

<strong>di</strong>stinguevano tre gran<strong>di</strong> classi: i Matematici (si applicavano all’approfon<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>le scienze geometriche<br />

e astronomiche, chiamati anche esoterici); i Venerabili (si de<strong>di</strong>cavano alla contemplazione); i Politici (si<br />

consacravano agli affari umani). Come in tutte le confraternite iniziatiche, i Pitagorici si riconoscevano per il<br />

tramite <strong>di</strong> simboli e segni <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

Maometto – nacque verso il 570 alla Mecca, in Arabia. Orfano da giovanissimo. Si ritirava spesso per<br />

me<strong>di</strong>tare in una grotta <strong>del</strong> deserto. La sua devozione era rivolta verso il Principio. All’età <strong>di</strong> 40 anni, nella<br />

grotta <strong>di</strong> Hira, ricevette una prima rivelazione da parte <strong>del</strong>l’Arcangelo Gabriele, giunto ad annunciargli che<br />

Dio l’aveva scelto come messaggero presso gli uomini. Si mise a pre<strong>di</strong>care il messaggio tra i suoi compatrioti<br />

<strong>del</strong>la Mecca, in seguito a una rivelazione si decide <strong>di</strong> eludere questo clima <strong>di</strong> persecuzione e <strong>di</strong> lasciare la<br />

Mecca per cercare rifugio a Me<strong>di</strong>na. Maometto significa colui che è lodato. Ogni fondatore <strong>di</strong> una nuova<br />

tra<strong>di</strong>zione exoterica, si tratti <strong>di</strong> Mosé, Gesù o Maometto, rappresenta un aspetto <strong>del</strong> verbo <strong>di</strong>vino, <strong>del</strong> logos<br />

universale. La parola Islam significa sottomissione a Dio e pace. Questa tra<strong>di</strong>zione si fonda sulla pratica <strong>di</strong> 5<br />

pilastri: la shahada o professione <strong>di</strong> fede; le cinque preghiere rituali quoti<strong>di</strong>ane; lo zakat, imposta o<br />

elemosina legale; il <strong>di</strong>giuno annuale durante il Ramadan; l’hadj o pellegrinaggio alla Mecca almeno una<br />

volta nella vita.<br />

16. La glorificazione <strong>del</strong> lavoro<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le persone lavora spesso in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fficili, che generano stress, fretta, pressioni <strong>di</strong><br />

ogni sorta, assoggettate a ritmi legati alla remunerabilità. Questo marcia o muori è profondamente


contrario al ritmo naturale, che tende al benessere e all’armonia. Solo un’infima minoranza <strong>di</strong> privilegiati<br />

gode <strong>di</strong> ciò che viene prodotto dallo sforzo <strong>del</strong>la maggioranza che lavora. Conviene scegliere<br />

assennatamente strumenti <strong>di</strong> lavoro adeguati, adatti al progetto considerato e maneggiarli con la massima<br />

efficacia, vale a <strong>di</strong>re con arte e abilità, in perfetta conformità con la natura <strong>del</strong> lavoro, cercando <strong>di</strong><br />

procedere <strong>di</strong> pari passo con la forza e la bellezza. Il lavoro <strong>di</strong>viene un dovere vissuto come un piacere.<br />

Glorificare il proprio lavoro significa caratterizzarlo con una qualità <strong>di</strong> stato d’animo, un modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong><br />

vivere che si manifestino nell’arte e nel modo in cui si fanno le cose.<br />

17. Le due sfere<br />

Tutti i punti <strong>del</strong>la sfera si trovano a eguale <strong>di</strong>stanza dal centro. Essa non ha destra, né sinistra, né alto, né<br />

basso. E’ considerata un simbolo <strong>di</strong> perfezione e <strong>di</strong> totalità, al punto che un essere concepito come perfetto<br />

sarebbe rappresentato simbolicamente con una sfera. La sfera è anche simbolo <strong>del</strong>l’androgine, l’unione <strong>di</strong><br />

Yin/Yang, ovvero <strong>del</strong> principio femminile e <strong>di</strong> quello maschile. Pitagora considerava l’universo come un<br />

Tutto animato che definisce con la parola greca kosmo, per esprimere la bellezza, l’or<strong>di</strong>ne e la regolarità<br />

che vi regnano. I Latini tradussero questa parola con mundus. Dall’Unità considerata come principio <strong>del</strong><br />

mondo deriva il nome <strong>di</strong> universo. Al grado <strong>di</strong> compagno le colonne sono sormontate da globi, al posto<br />

<strong>del</strong>le melagrane. Uno rappresenta il globo terrestre, l’altro la sfera celeste.<br />

18. La pietra cubica<br />

L’assoluta regolarità <strong>del</strong>le sei facce <strong>di</strong> ogni pietra assicura la perfetta stabilità <strong>del</strong>l’una sull’altra. Il cubo è la<br />

forma ultima <strong>del</strong>la manifestazione, mentre la sfera ne rappresenta la forma primor<strong>di</strong>ale. La sfera e il cubo<br />

corrispondono, rispettivamente, ai due punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>namico e statico. Le sei facce <strong>del</strong> cubo sono<br />

orientate secondo le tre <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>lo spazio. Il cubo non può né rotolare, né scivolare. La pietra cubica<br />

rappresenta la stabilità assoluta e in tal senso è un riflesso <strong>del</strong> Principio. Il cubo comporta sei facce e do<strong>di</strong>ci<br />

spigoli. Se <strong>di</strong>stese, le sei facce <strong>del</strong> cubo danno l’immagine <strong>del</strong>la croce latina, che simboleggia l’uomo<br />

universale nella sua pienezza. Quando si osserva un cubo, è possibile vedere solo tre facce. Il cammino<br />

iniziatico conduce al passaggio <strong>del</strong> manifestato al non manifestato, dal visibile all’invisibile, partendo dal<br />

relativo per accostarsi all’Assoluto. Se il compagno rimanesse allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una semplice pietra cubica, non<br />

vi sarebbe progresso, mentre in realtà il capolavoro da realizzare è la pietra cubica a punta.<br />

19. La pietra cubica a punta<br />

Un cubo sormontato da una piramide con quattro facce. Questa piramide in<strong>di</strong>vidua un punto <strong>di</strong><br />

convergenza <strong>del</strong>le quattro <strong>di</strong>rezioni <strong>del</strong>lo spazio. La piramide è solidamente unita alla terra con la sua base<br />

quadrata, e si eleva come una montagna verso il cielo; in tal senso veniva considerata dagli Egiziani come il<br />

tempio sacro per eccellenza. La pietra cubica a punta è suscettibile <strong>di</strong> comprendere in modo armonico e<br />

or<strong>di</strong>nato 26 punti, vale a <strong>di</strong>re il valore numerico <strong>del</strong>le lettere che formano il tetragramma ebraico (iod – he<br />

– vav – he), che egli definisce come uno dei nomi <strong>del</strong> Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo. La pietra cubica a<br />

punta simboleggia la pietra filosofale.<br />

20. Il numero cinque<br />

Il cinque è un numero <strong>di</strong>spari, somma <strong>del</strong> primo numero pari e <strong>del</strong> primo numero <strong>di</strong>spari: 2 + 3. Si chiama<br />

sferico. Sintesi <strong>del</strong> 3, o principio maschile, e il 2 o principio femminile.<br />

21. Il tappeto <strong>di</strong> loggia


Al grado <strong>di</strong> compagno il tappeto <strong>di</strong> loggia deve essere rosso. Gli elementi <strong>del</strong> tappeto <strong>di</strong> loggia si classificano<br />

in tre gruppi:<br />

• I simboli rappresentati sul tappeto <strong>del</strong> primo grado: le due colonne, il pavimento a mosaico, la<br />

squadra e il compasso (talvolta il Volume <strong>del</strong>la Legge Sacra), la luna e il sole, la pietra grezza a<br />

sinistra, la pietra cubica (o pietra cubica a punta) a destra, la perpen<strong>di</strong>colare, la livella, il simbolo<br />

<strong>del</strong>la tavola da <strong>di</strong>segno dei maestri, l’in<strong>di</strong>cazione dei quattro punti car<strong>di</strong>nali.<br />

• Gli elementi <strong>del</strong> secondo grado che troviamo mo<strong>di</strong>ficati: cinque gra<strong>di</strong>ni sostituiscono i tre<br />

precedenti, la stella fiammeggiante sostituisce il <strong>del</strong>ta luminoso, le tre finestre sono aperte e non<br />

più chiuse da griglie, la sfera terrestre e la sfera celeste sostituiscono le melagrane in cima alle due<br />

colonne, la squadra e il compasso sono intrecciati tra loro, con l’asticella <strong>di</strong> destra che passa sulla<br />

squadra.<br />

• I simboli specifici <strong>del</strong> grado <strong>di</strong> compagno: il colore rosso dominante <strong>del</strong> grado, la spiga <strong>di</strong> grano, la<br />

stella fiammeggiante con la lettera G al centro, le due sfere terrestre e celeste, il regolo e la leva,<br />

(nel rito Francese) la rappresentazione <strong>del</strong>la cazzuola.<br />

Gli strumenti<br />

Appartengono a tre categorie:<br />

a) 5 utensili <strong>di</strong> tracciato e <strong>di</strong> controllo: il calibro <strong>di</strong> 24 pollici; il filo a piombo/la perpen<strong>di</strong>colare; la<br />

livella; la squadra; il compasso.<br />

b) 3 utensili <strong>di</strong> lavorazione: l’ascia, il maglietto, lo scalpello.<br />

c) 2 utensili <strong>di</strong> posa: la leva; la cazzuola.<br />

Le associazioni principali in Massoneria sono:<br />

• La perpen<strong>di</strong>colare e la livella<br />

• La squadra e il compasso<br />

• IL maglietto e lo scalpello<br />

• Il regolo e la leva<br />

Il regolo o calibro <strong>di</strong> 24 pollici: corrisponde al tempo immutabile. La rettitu<strong>di</strong>ne e il rigore devono applicarsi<br />

alla mente, così da acquisire la padronanza <strong>del</strong> comportamento quoti<strong>di</strong>ano. Farne uso per trovare la<br />

misura, l’or<strong>di</strong>ne inerente in tutte le cose, la <strong>di</strong>sciplina nel quoti<strong>di</strong>ano, la presenza nell’istante, l’attenzione a<br />

tutto ciò che fa, la costanza in una linea <strong>di</strong> condotta liberamente scelta per l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>del</strong> suo Tempio<br />

interiore.<br />

Il filo a piombo, la perpen<strong>di</strong>colare: il termine appiombo designa parimenti il fatto <strong>di</strong> presentarsi o <strong>di</strong> parlare<br />

con sicurezza, senza timore. La perpen<strong>di</strong>colare ci invita a <strong>di</strong>scendere in noi stessi. Questo strumento ci<br />

invita a cercare in profon<strong>di</strong>tà, ma anche a trovare un equilibrio e una stabilità nel mantenimento <strong>di</strong> tutte le<br />

attitu<strong>di</strong>ni nel nostro essere.


La livella: assicura l’orizzontalità. Tutto ciò che si produce <strong>di</strong> essenziale nella nostra vita parte da un incrocio<br />

<strong>di</strong> percorsi, o arriva ad esso. Il compagno si situa al punto <strong>di</strong> congiunzione <strong>di</strong> questi due assi, quello verticale<br />

e quello orizzontale, La livella ci consente <strong>di</strong> trovare la misura <strong>del</strong> quoti<strong>di</strong>ano, o giusto mezzo, <strong>di</strong> tendere<br />

all’equità e all’equilibrio, nel momento in cui si realizza l’unione perfetta <strong>del</strong>la verticale e <strong>del</strong>l’orizzontale.<br />

Essa invita ad appianare gli ostacoli generati dall’ego, per accedere alla liberazione interiore.<br />

La squadra: si chiama in latino norma, che significa regola, mo<strong>del</strong>lo o esempio. Tardo latino exquadra,<br />

deriva dal verbo squadrare che significa squadrare, rendere quadrato. E’ possibile vedere nella squadra un<br />

doppio regolo che dà la misura dei piani orizzontali e verticale. La squadra è utensile che armonizza i<br />

contrari. Il maneggio <strong>del</strong>la squadra richiede una costante rimessa in <strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> se stessi, <strong>del</strong>le proprie<br />

azioni e <strong>del</strong> mondo. L’utilizzazione <strong>del</strong>la squadra permette <strong>di</strong> dare alle parole il loro senso appropriato,<br />

affinché non esprimano altro che idee precise, ragionamenti confortati da basi solide e giuste. Le sue aste<br />

devono essere <strong>di</strong> lunghezza ineguale: 3,4,5. Io voglio è l’orientamento creatore determinante <strong>di</strong> ogni opera<br />

in cantiere, Io devo significa accettare i vincoli e gli obblighi propri <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zione umana per rispettare i<br />

legami tra tutti i fratelli umani.<br />

Il compasso: dal latino compassare, che significa misurare con il passo. Permette simbolicamente <strong>di</strong><br />

valutare la portata e le conseguenze degli atti <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi. Simboleggia il <strong>di</strong>namismo costruttore <strong>del</strong><br />

pensiero, la sua libertà creatrice, nonché la capacità <strong>di</strong> invenzione, <strong>di</strong> concezione e <strong>di</strong> realizzazione <strong>del</strong>lo<br />

spirito. Concezione circolare <strong>del</strong>la vita, ciclica dalla nascita alla morte. Il cerchio è la figura che risulta dalla<br />

sua proiezione nello spazio. Richiama in forma <strong>di</strong>versa la concezione <strong>del</strong>la ruota, fattore <strong>di</strong> sviluppo <strong>del</strong>le<br />

civiltà.<br />

L’ascia: simboleggia la forza in movimento. La massoneria ci insegna che le armi sono anche utensili e che<br />

gli utensili possono essere utilizzati come armi.<br />

Il maglietto: corrisponde alla volontà spirituale che attualizza e stimola la conoscenza sottointesa dal gesto.<br />

Strumento <strong>di</strong> potere sulla materia, il maglietto simboleggia l’energia e la potenza, come pure la costanza<br />

nel lavoro. Corrisponde alla presenza <strong>di</strong> spirito, al controllo <strong>di</strong> se stessi, alla perseveranza e al coraggio. E’<br />

anche un simbolo <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> autorità per ogni maestro che adempie alla funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>del</strong>l’officina.<br />

Lo scalpello: simbolo <strong>di</strong> determinazione, vettore <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong>l’obiettivo scelto. E’ simbolo <strong>di</strong> una<br />

conoscenza <strong>di</strong>stintiva, <strong>del</strong>la facoltà <strong>di</strong> scegliere volontariamente in base a motivazioni serie, il cui<br />

fondamento sia oggettivamente verificabile. Strumento <strong>del</strong> <strong>di</strong>scernimento, virtù essenziale in ogni ricerca in<br />

cui vi sia la volontà <strong>di</strong> pervenire a un’opera compiuta.<br />

La leva: simboleggia la forza e il movimento, e per tale motivo può essere utilizzata solo con grande cautela.<br />

Permette <strong>di</strong> manipolare cariche molto pesanti. Serve a sollevare, muovere, sostenere un corpo troppo<br />

pesante per l’uomo, le cui forze sono insufficienti per sollevare il peso considerato, senza l’aiuto <strong>di</strong> uno<br />

strumento. Un interme<strong>di</strong>ario che offre la possibilità <strong>di</strong> sollevare un carico pesante moltiplicando la forza<br />

umana. La leva consente <strong>di</strong> issare in altezza le pietre le une sulle altre, permette il passaggio a uno sta<strong>di</strong>o<br />

superiore, consentendo al massone un lavoro <strong>di</strong> integrazione nella collettività, <strong>di</strong> assemblaggio <strong>del</strong>le pietre<br />

che, unite le une alle altre, erigono le mura <strong>del</strong> tempio. Archimede <strong>di</strong>sse: “datemi un punto d’appoggio e<br />

solleverò il mondo”. Definire il punto <strong>di</strong> fede che si è dato. La leva permette al massone <strong>di</strong> utilizzare la sua<br />

forza, che poggia sulla conoscenza che egli ha <strong>del</strong>l’universo, <strong>di</strong> controllare la sua energia nell’azione e nello<br />

sforzo, e <strong>di</strong> agire coscientemente secondo la legge <strong>del</strong>le interazioni causa/effetto. Offre il metodo per<br />

superare ostacoli, la resistenza materiale, fisica o morale, ma ciò è possibile solo sapendo utilizzare i propri


punti <strong>di</strong> appoggio con la volontà <strong>di</strong> superare ciò che sembra essere superiore alle proprie forze. La buona<br />

utilizzazione <strong>del</strong>la leva si fonda sulla conoscenza e sulla padronanza <strong>del</strong>le forze messe in movimento. Essa<br />

rappresenta la tenacia <strong>di</strong> una volontà stabile, la fe<strong>del</strong>tà ai propri impegni nel proseguire il cammino<br />

prescelto fino al termine.<br />

La cazzuola: serve a spalmare il cemento che unisce tutte le parti <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio. Ci insegna ad applicare il<br />

cemento <strong>del</strong>l’affetto e <strong>del</strong>la bontà per unire tutti i membri <strong>del</strong>la famiglia massonica, ovunque si trovino,<br />

<strong>di</strong>spersi nel mondo, in una sola comunità <strong>di</strong> amore fraterno. La cazzuola può essere considerata insieme al<br />

cemento come l’agente e il legame tra una pietra e l’altra. E’ simbolo <strong>di</strong> unità. E’ lo strumento <strong>di</strong> lavoro per<br />

la ricerca <strong>del</strong> Bello. Del Bene e <strong>del</strong> Vero nella costruzione <strong>del</strong>la nostra opera, che consiste in un’esistenza<br />

alla ricerca <strong>del</strong>l’Eternità, nonché <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>l’armonia tra tutti noi.<br />

Dalla perpen<strong>di</strong>colare alla livella: questo passaggio contribuisce al lavoro <strong>di</strong> trasformazione e trasmutazione<br />

avviato nel Gabinetto <strong>di</strong> riflessione con l’esortazione <strong>del</strong>la formula Vitriol.<br />

La squadra e il compasso: se la squadra rappresenta la terra, il compasso è il simbolo <strong>del</strong> cielo; il loro<br />

incrociarsi si richiama allo stretto intreccio tra microcosmo e macrocosmo. Può trattarsi solo <strong>di</strong> un<br />

passaggio dallo stato umano, rappresentato dalla terra, agli stati sopraumani, rappresentati dal Cielo (o dai<br />

Cieli). Al primo grado, l’apertura <strong>del</strong> compasso deve essere fissata a 30°. Al secondo sarà <strong>di</strong> 45°. Al <strong>terzo</strong><br />

grado sarà <strong>di</strong> 60°, limite ottimale <strong>del</strong>le nostre possibilità. Deve essere sempre un equilibrio nel rapporto tra<br />

squadra e compasso, e questo equilibrio ci mostra i limiti da non superare, poiché il compasso aperto a più<br />

<strong>di</strong> 90° <strong>di</strong>venta uno strumento instabile e inefficace. Al primo grado, aperto a 30° viene posto sotto la<br />

squadra, a significare che lo spirito è sotto il moggio, con la predominanza <strong>del</strong>le contingenze <strong>del</strong> mondo<br />

profano. Al secondo grado, i progressi <strong>del</strong> compagno sono simboleggiati dall’intreccio <strong>del</strong> compasso e <strong>del</strong>la<br />

squadra sull’ara dei giuramenti. I rapporti materia/spiritualità si equilibrano. Il compagno fa un passo <strong>di</strong> lato<br />

verso mezzogiorno prima <strong>di</strong> tornare in asse, esplorando quin<strong>di</strong> la superficie <strong>del</strong> globo terrestre. Al <strong>terzo</strong><br />

grado il compasso a 60° si sovrappone completamente alla squadra, all’inverso <strong>del</strong> primo grado. La materia,<br />

conosciuta e dominata, è <strong>di</strong>retta dallo spirito. Il maestro fa i suoi passi in semicerchio, tracciando un volume<br />

per scavalcare il feretro <strong>di</strong> Hiram.<br />

Il maglietto e lo scalpello associati: il maglietto corrisponde all’utilizzazione <strong>del</strong>la gravità nella mano <strong>del</strong><br />

massone, la forza centripeta intorno a un punto, mentre lo scalpello corrisponde alla rottura, alla forza<br />

centrifuga che fa sparire la materia superflua. L’uomo, però, non può agire <strong>di</strong>rettamente sulla materia, ed è<br />

allora che lo scalpello servirà da interme<strong>di</strong>ario. Spesso quest’ultimo dovrà essere affilato, ovvero rivedere<br />

continuamente le conoscenze acquisite, per non lasciarle smussare.<br />

Il regolo e la leva: il regolo, statico, è liscio e graduato, e dà la <strong>di</strong>stanza tra due punti che può essere definita<br />

come porzione <strong>di</strong> linee, <strong>di</strong>visione definita <strong>del</strong>lo spazio, <strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>la materia, principio <strong>di</strong> ogni misura.<br />

La leva può essere considerata come un regolo in movimento nello spazio e nel tempo. Il regolo graduato<br />

in<strong>di</strong>ca alla potente leva il senso e la portata utile <strong>del</strong>la sua forza. Al fine <strong>di</strong> riunire tutti questi dati, possiamo<br />

approntare un quadro riepilogativo <strong>del</strong> simbolismo degli strumenti, definendone l’aspetto attivo e passivo.<br />

Il Maestro<br />

1. La parola <strong>di</strong> passo nel R.S.A.A.<br />

Tubalcain, dà accesso alla Camera <strong>di</strong> Mezzo. E’ il nome <strong>di</strong> colui che per primo seppe lavorare i metalli.<br />

Questo termine significa possesso <strong>del</strong> mondo e, <strong>di</strong> fatto, la scoperta <strong>di</strong> metalli utili come ferro o rame


assicurò all’uomo il possesso <strong>di</strong> tutti i beni <strong>del</strong>la terra. Il maestro può viaggiare da Oriente a Occidente, da<br />

Mezzogiorno a Settentrione e viceversa. Egli è libero e sovrano, libero massone in una libera loggia. Il<br />

termine ebraico Tubalcain si trova una sola volta nella Bibbia e si scrive con sette lettere. Significa anche<br />

asse <strong>del</strong> mondo.<br />

2. La parola <strong>di</strong> passo nel R.F.<br />

Giblim, è il nome degli abitanti <strong>del</strong> Monte Gibel, che estraevano le pietre dalla casa e sagomavano i cedri<br />

per la costruzione <strong>del</strong> tempio.<br />

3. La marcia a ritroso<br />

Questa marcia a ritroso permette al recipiendario <strong>di</strong> non affrontare troppo bruscamente e senza<br />

preparazione la morte. E’ il momento <strong>del</strong>l’accettazione <strong>di</strong> ciò che si è. Il momento <strong>di</strong> arresto <strong>di</strong> fronte alla<br />

stella è importante, poiché gli consente <strong>di</strong> fare il punto su sé stesso. La stella fiammeggiante è un punto<br />

fisso, come la stella polare. Tutti i sentieri spirituali implicano una volontà <strong>di</strong> ritorno al centro, all’origine,<br />

all’Unità principale. E’ il passaggio dall’apparenza alla realtà, o ancora <strong>del</strong>la forma all’essenza.<br />

4. Maestro Hiram<br />

Un mito racconta un evento che appartiene completamente al passato. Non si sa nulla, o molto poco, sulla<br />

verità storica <strong>del</strong>l’evento stesso. Un mito offre un mo<strong>del</strong>lo esemplare (Hiram), crea il mo<strong>del</strong>lo a partire da<br />

un avvenimento che è accaduto (l’assassinio <strong>del</strong> maestro con tre colpi); esprime una realtà <strong>del</strong>l’essere: la<br />

verità <strong>del</strong> mito consiste in questa realtà. Il mito aiuta a percepire una <strong>di</strong>mensione nascosta <strong>del</strong>la realtà<br />

umana e attua la funzione simbolica e analogica <strong>di</strong> risveglio <strong>del</strong>l’intuizione spirituale. Hiram: piuttosto la<br />

morte, <strong>di</strong>ce, che svelare il segreto che mi è stato confidato. Questa risposta ha anche un significato<br />

alchemico. In tutte le lingue semitiche, tra cui l’ebraico, ogni parola è generalmente formata da tre<br />

consonanti, ra<strong>di</strong>ce che conserva, in tutte le parola derivate, un senso fondamentale. Hiram: tre lettere in<br />

ebraico è HRM, a prescindere dalle <strong>di</strong>fferenti vocalizzazioni. Hiram <strong>di</strong> Tiro, Hiram Abbi o Abbif; Hiram figlio<br />

<strong>di</strong> bela e nipote <strong>di</strong> Beniamino.<br />

5. La tomba <strong>di</strong> Hiram<br />

Le <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>la tomba <strong>di</strong> hiram: 3-5-7; ossia 3 cubiti <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, 5 <strong>di</strong> larghezza e 7 <strong>di</strong> lunghezza,<br />

ricapitolando il numero <strong>del</strong>le tre età dei gra<strong>di</strong>.<br />

6. La carne si stacca alle ossa<br />

La carne scomparsa ricorda il mondo transitorio, passeggero e relativo <strong>di</strong> una vita che scorre via. Hiram ha<br />

sacrificato la propria vita per liberare il massone dalla paura <strong>di</strong> morire e mostrare che l’essenziale risiede<br />

nell’opera realizzata e non nell’esistenza <strong>del</strong>la persona. Questa leggenda è un supporto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione che<br />

prepara a una conoscenza <strong>del</strong>la morte.<br />

7. Tutto si <strong>di</strong>ssolve<br />

Dal momento che la carne si è già staccata dalle ossa, non resta altro che lo scheletro <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione. Nel<br />

corpo umano esiste una particella in<strong>di</strong>struttibile, simbolicamente rappresentata come un osso<br />

particolarmente duro, alla quale l’anima resterebbe legata dopo la morte. Questo osso si chiama LUZ. Il LUZ<br />

contiene gli elementi virtuali necessari alla restaurazione <strong>del</strong>l’essere. Il LUZ imperituro nell’essere umano


corrisponderebbe al nocciolo <strong>di</strong> immortalità. A questo osso, situato all’estremità inferiore <strong>del</strong>la colonna<br />

vertebrale, viene dato l’appellativo <strong>di</strong> SACRO.<br />

8. I cinque punti perfetti <strong>del</strong> magistero<br />

Primo punto: consiste nel toccamento che si fa prendendosi reciprocamente il polso destro e formando n<br />

artiglio. Presenza <strong>di</strong> sostegno e <strong>di</strong> solidarietà. L’artiglio a forma <strong>di</strong> tridente fa pensare alla lettera shin in<br />

ebraico (W). Nello Zohar si <strong>di</strong>ce che shin designa con le sue tre aste i tre nomi <strong>di</strong>vini (Jehovah, Elohenou,<br />

Jehovah). Significa che io tenderò sempre la mano per assistere un Fratello.<br />

Secondo punto: avvicinare reciprocamente il piede destro dal lato interno. Possiamo vedere in questo gesto<br />

la volontà <strong>del</strong> maestro <strong>di</strong> correre in soccorso <strong>del</strong> suo fratello. Significa che non avrò mai paura <strong>di</strong><br />

allontanarmi dal mio cammino per assistere un Fratello.<br />

Terzo punto: toccarsi reciprocamente il ginocchio destro flesso. Può essere paragonato a una leva. La<br />

genuflessione è considerata segno <strong>di</strong> umiltà. Significa che quando mi inginocchierò per pregare, non dovrò<br />

mai <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> pregare per mio Fratello come per me stesso.<br />

Quarto punto: avvicinare il petto dal lato destro. E’ un segno <strong>di</strong> prossimità, <strong>di</strong> identificazione e <strong>di</strong> scambio. Il<br />

petto è la sede <strong>del</strong> coraggio e <strong>del</strong>l’affettività. Significa che serberò i segreti <strong>del</strong> mio Fratello come se fossero<br />

i miei.<br />

Quinto punto: appoggiare reciprocamente la mano sinistra sulla schiena, <strong>di</strong>etro la spalla destra. Se la spalla<br />

è passiva, la mano è attiva, vi è dunque l’unione <strong>di</strong> polarità contrarie. Viste dall’altro, esse formano un<br />

laccio d’amore o un otto. Significa che sarò sempre pronto ad assistere un Fratello fino quando ci sarà in<br />

mio potere.<br />

Rituale <strong>del</strong> Rito Scozzese Antico e Accettato: Come fu rialzato, F:. mio, quando era stato trovato morto? –<br />

Me<strong>di</strong>ante i cinque punti <strong>del</strong> compagnonaggio. Quali sono i cinque punti <strong>del</strong> compagnonaggio? – Lo si prese<br />

con il toccamento da appren<strong>di</strong>sta, ma la pelle si staccò dalla carne, poi con il toccamento da compagno, e <strong>di</strong><br />

nuovo la presa scivolò; allora lo si prese con il toccamento da maestro, conficcando cioè le cinque unghie<br />

<strong>del</strong>la mano destra nel suo polso destro e, trainando con tutta la forza, il piede destro contro il suo piede<br />

destro, il ginocchio destro contro il suo ginocchio destro, il lato destro <strong>del</strong> petto contro il lato destro <strong>del</strong><br />

suo, con la mano sinistra a sostenere la schiena; poi gli sussurrarono all’orecchio MAHHABONE, che<br />

significa putrefatto.<br />

9. I cattivi compagni<br />

Immaturi, non potendo attendere il tempo <strong>del</strong> loro aumento <strong>di</strong> salario, essi mostrano una mancanza <strong>di</strong><br />

perseveranza, <strong>di</strong> pazienza, oltre che <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento e <strong>di</strong> reali capacità. Essere coscienti <strong>di</strong> non sapere nulla<br />

o assai poco è un primo passo per vincere l’ignoranza, perché significa porsi in uno stato favorevole<br />

all’acquisizione <strong>del</strong>la conoscenza.<br />

10. I figli <strong>del</strong>la vedova<br />

I massoni sono designati con l’espressione figli <strong>del</strong>la vedova. Vidua significa “vuota, priva <strong>di</strong>”. Il termine<br />

vuoto si riferisce allo spazio e non al semplice nulla. Figli <strong>del</strong>la Vedova significherebbero figli <strong>del</strong>lo spazio. A<br />

me, figli <strong>del</strong>la Vedova! Tronco <strong>del</strong>l’Elemosiniere viene chiamato Tronco <strong>del</strong>la Vedova. Ogni massone che si<br />

trovi in una situazione <strong>di</strong>fficile implora l’aiuto dei fratelli, cosciente <strong>del</strong> proprio stato <strong>di</strong> debolezza. L’unione<br />

fa la forza e permette <strong>di</strong> superare tutte le <strong>di</strong>fficoltà in<strong>di</strong>viduali.


11. La parola perduta e le parole sostituite<br />

Tutte le tra<strong>di</strong>zioni testimoniano <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> perduto o <strong>di</strong> nascosto che occorre ritrovare. La per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la<br />

pronuncia <strong>del</strong> gran nome <strong>di</strong>vino presso gli Ebrei, la scomparsa <strong>del</strong> Graal nella tra<strong>di</strong>zione cristiana, <strong>del</strong>la<br />

bevanda <strong>di</strong> immortalità presso gli indù (Soma) e i Persiani (Haoma), e numerose leggende e fiabe che<br />

narrano analogamente la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> prezioso che va ritrovato. Nella tra<strong>di</strong>zione massonica,<br />

l’essenza <strong>del</strong> contenuto <strong>del</strong>la leggenda <strong>di</strong> Hiram si impernia sulla per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la Parola e sulla sua ricerca.<br />

Questa per<strong>di</strong>ta è la conseguenza <strong>del</strong>la scomparsa <strong>del</strong>l’architetto Maestro Hiram. Definire la parola umana è<br />

<strong>di</strong>fficile, l’unione <strong>di</strong> lettere in sillabe forma una parola, queste lettere, che hanno tutte un valore numerico,<br />

attingono la loro unità fondamentale dal Verbo creatore iniziale. Un Ebreo se deve pronunciare il<br />

Tetragramma, sostituita a questa parola Adoni (Aleph, valet, nun, iod). La per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la pronuncia <strong>del</strong> Nome<br />

ineffabile fu legata alla <strong>di</strong>struzione <strong>del</strong> Tempio <strong>di</strong> Gerusalemme, poiché la tra<strong>di</strong>zione ebraica ne vietava la<br />

pronuncia al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong> Tempio, il che spiega la comparsa <strong>di</strong> una parola <strong>di</strong> sostituzione. Parola sostituita<br />

nel R.S.A.A. si pronuncia Moahon (mem, vav, aleph, beith, nun) che significa creato dal padre e figlio <strong>del</strong><br />

padre. Parola sostituita nel Rito Francese è Machbenah che significa il costruttore colpito. Ineffabile è<br />

sinonimo <strong>di</strong> inesprimibile, poiché non può essere manifestato da un semplice essere umano, limitato, che<br />

assurgerebbe allo stesso livello <strong>di</strong> un Principio Creatore.<br />

12. Il cerchio e il punto centrale<br />

Il cerchio è il simbolo perfetto <strong>del</strong>la totalità, costituito da tre elementi: il centro, la circonferenza e il raggio<br />

che lega il primo alla seconda. La sua forma esprime pienezza, armonia e perfezione. Nel suo centro tutti i<br />

raggi coesistono in una sola unità, la sua periferia chiusa su se stessa forma una ruota che evoca l’idea <strong>di</strong> un<br />

movimento possibile. La circonferenza simboleggia l’universo senza inizio né fine, e rappresenta<br />

l’estensione <strong>del</strong> punto nello spazio. Il raggio rappresenta il legame permanente tra la circonferenza e il<br />

centro. Senza collegamento ad un centro, ogni essere si troverebbe privo <strong>di</strong> equilibrio. Se il centro<br />

rappresenta l’Uno, immagine <strong>del</strong> Principio da cui nasce ogni creazione, la circonferenza rappresenta la<br />

molteplicità. Tracciare un cerchio la cui circonferenza sia ovunque e in nessun luogo rappresenta per ogni<br />

maestro massone il primo lavoro da compiere. Il fatto che il centro sia ovunque può significare che ogni<br />

massone è per definizione libero <strong>di</strong> trovare la propria giusta misura, il proprio centro, il quale è specifico<br />

per ogni in<strong>di</strong>viduo, e l’ovunque <strong>del</strong> centro rappresenta l’ideale <strong>di</strong> una libertà fondamentale <strong>di</strong> pensare ed<br />

agire che non va mai persa <strong>di</strong> vista. Se il compasso è completamente aperto, <strong>di</strong>viene una retta sterile che<br />

non può tracciare nulla. E’ importante che il maestro massone non si perda e trovi la misura <strong>del</strong> compasso<br />

che corrisponde alla sfera <strong>del</strong>le proprie capacità <strong>di</strong> conoscenza. Simboleggiando la <strong>di</strong>scesa <strong>del</strong>lo spirituale<br />

sulla materia per coor<strong>di</strong>narla.<br />

13. L’età <strong>del</strong> maestro massone<br />

Sette anni e più. Perché Salomone impiegò sette anni e più per la costruzione <strong>del</strong> Tempio. Numero 7, il<br />

rango dei sette massoni che devono essere riuniti come numero minimo viene chiaramente menzionata in<br />

una raccolta <strong>del</strong> Rito Francese. Contrariamente all’idea alquanto <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> un minimo <strong>di</strong> sette maestri, ne<br />

sono sufficienti tre per aprire una loggia, a con<strong>di</strong>zione che siano assistiti da altri quattro massoni appren<strong>di</strong>ti<br />

o compagni. Due compagni e due appren<strong>di</strong>sti. I gra<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>la scala. I sette gironi <strong>del</strong>la settimana, le sette<br />

virtù, i sette peccati capitali, le sette Arti Liberali. Il 7 è la somma <strong>di</strong> 4 + 3, unione <strong>del</strong> quaternario e <strong>del</strong><br />

ternario che mostra la capacità <strong>del</strong> maestro <strong>di</strong> spiritualizzare la materia. E’ il quadrato sormontato da un<br />

triangolo, ed è anche 6 + 1 che corrisponde alle sei <strong>di</strong>rezioni <strong>del</strong>lo spazio più il centro. Ciò ricorda anche la<br />

creazione in sei giorni con il settimo giorno <strong>di</strong> riposo. E più fa pensare che la ricerca <strong>del</strong> maestro sia<br />

illuminata.


14. Riunire ciò che è sparso<br />

Il compito od opera essenziale <strong>di</strong> un maestro massone, che comporta <strong>di</strong>verso aspetti: <strong>di</strong>ffondere la luce e<br />

riunire ciò che è sparso. L’appren<strong>di</strong>stato e il compagnonaggio sono stati una preparazione, una ricerca<br />

preliminare, in vista <strong>del</strong>l’atto <strong>di</strong> riunire ciò che è sparso, poiché in tutte le cose nell’universo si trovano<br />

particelle <strong>del</strong>la Parola Perduta. I due gra<strong>di</strong> precedenti, con gli otto viaggi effettuali alla ricerca <strong>del</strong>la<br />

conoscenza dei quattro elementi, hanno fornito i mezzi per ricostituire nella sua Unità l’immenso<br />

rompicapo frammentato <strong>del</strong> nostro universo. Ritrovare la Parola Perduta significa recuperare l’or<strong>di</strong>ne<br />

principale in cui ogni cosa cercata si trova al suo posto, a cominciare da noi stessi. Nel mito <strong>di</strong> Osiride, Iside<br />

riunisce le membra sparse <strong>del</strong> suo sposo per restituirgli la vita. I maestri massoni uniscono i loro sforzi per<br />

far rinascere Hiram con i cinque punti <strong>del</strong> magistrato.<br />

15. La Camera <strong>di</strong> Mezzo<br />

Ricorda che un maestro massone si trova sempre tra la squadra e il compasso, vale a <strong>di</strong>re nel luogo stesso<br />

in cui si iscrive la stella fiammeggiante, la quale corrisponde anche a ciò che si chiama invariabile mezzo. Al<br />

centro <strong>del</strong> mondo, al centro <strong>di</strong> tutte le cose, come simbolo <strong>di</strong> unità. Al centro <strong>del</strong>l’unione. Punto <strong>di</strong> partenza<br />

<strong>di</strong> un nuovo ciclo.<br />

16. Il copricapo<br />

Il nuovo maestro porta un copricapo come segno <strong>del</strong>le prerogative <strong>del</strong>la sua funzione <strong>di</strong> comando, e tale<br />

copricapo si assimila così a una corona, segno <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> sovranità. Secondo un uso assai antico, che<br />

potevano mostrare tutte le persone che pregavano gli Dei. La Massoneria nel suo complesso può essere<br />

considerata come la sposa, la vedova <strong>di</strong> Maestro Hiram.<br />

17. L’acacia<br />

Può essere definita come una forza vitale che permane, un messaggio <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> speranza, un pegno <strong>di</strong><br />

pace, un segno che annuncia un’alleanza. Partiti alla ricerca <strong>del</strong>le spoglie <strong>di</strong> Hiram, i maestri trovano un<br />

ramo <strong>di</strong> acacia con cui in<strong>di</strong>viduano il luogo in cui la terra era stata rivoltata <strong>di</strong> fresco. Esso <strong>di</strong>viene il punto <strong>di</strong><br />

raduno dei maestri. Sul piano massonico vi è una evoluzione nel simbolismo vegetale. Al primo grado la<br />

melagrana fornisce dei chicchi racchiusi che fanno corpo unico con la materia. Al grado <strong>di</strong> compagno, le<br />

spighe <strong>di</strong> grano devono tornare alla materia prima per poter marcire e rinascere. Al grado <strong>di</strong> maestro, il<br />

ramo <strong>di</strong> acacia è pegno <strong>di</strong> resurrezione, il suo verde persistente simboleggia la speranza nell’immortalità <strong>del</strong><br />

essere, la fecon<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le conoscenze acquisite con il lavoro, l’incorruttibilità <strong>del</strong>la verità, dei mon<strong>di</strong>,<br />

conosciuti e sconosciuti, <strong>del</strong>l’essere. L’acacia annuncia così una meta formosi possibile, quella <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong><br />

noi. L’acacia che esce dalla tomba è simbolo <strong>del</strong>la vita che trae origine dalla morte, si tratta <strong>del</strong>la<br />

simbolizzazione <strong>del</strong>la formula: nulla si crea, nulla si <strong>di</strong>strugge; è la <strong>di</strong>mostrazione che la vita ha bisogno <strong>del</strong>la<br />

morte per riprodursi. L’acacia compare in <strong>di</strong>fferenti tra<strong>di</strong>zioni come promessa <strong>di</strong> resurrezione e <strong>di</strong><br />

immortalità. Il legno <strong>di</strong> acacia è considerato sacro senza dubbio in virtù <strong>del</strong>la sua immarcescibilità. Le sue<br />

foglie persistenti testimoniano la perpetuità <strong>del</strong>la vita, con ciò alludendo all’immortalità.<br />

18. Da Oriente a Occidente<br />

Si tratta <strong>di</strong> un costante viaggio iniziatico che ha per obiettivo, tra l’altro, quello <strong>di</strong> proseguire all’esterno <strong>del</strong><br />

tempio l’opera avvita al suo interno. Ogni maestro massone ha il dovere <strong>di</strong> far risplendere a Occidente,<br />

simbolicamente nel mondo profano, la luce che ha ricevuto a Oriente, nella sua loggia. Viaggiare da<br />

Occidente a Oriente in<strong>di</strong>ca una ricerca permanente <strong>del</strong>la luce e un ritorno costante per trasmetterla


nuovamente. Questo viaggio verso Oriente configura un viaggio nell’interiorità, un viaggio <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong><br />

se stessi (microcosmo), che permette <strong>di</strong> accedere alla conoscenza <strong>del</strong>l’universo (macrocosmo). In<br />

massoneria la porta <strong>del</strong>la morte viene designata come passaggio all’Oriente Eterno, o accesso alla Vera<br />

Luce. Dal fiammeggia mento espansivo <strong>del</strong>la stella <strong>del</strong> compagno a Oriente, dove essa risplendeva, essa<br />

passa progressivamente a Mezzogiorno, poi a Occidente, invitando il futuro maestro a passare dalla ricerca<br />

alla riflessione, dal raccoglimento alla me<strong>di</strong>tazione, a mezzanotte. Questi percorsi assicurano scambi<br />

costruttivi tra l’esterno e l’interno, tra la Luce e le tenebre. Da Oriente a Occidente, il maestro <strong>di</strong>viene<br />

un’autentica fiaccola <strong>di</strong> luce per i suoi fratelli umani su tutta la superficie <strong>del</strong>la terra.<br />

19. La marcia <strong>del</strong> maestro massone<br />

La marcia <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta si effettua con tre passi in linea retta, il compagno continua la marcia<br />

effettuando due passi supplementari, un passo <strong>di</strong> lato a destra verso il Mezzogiorno, per poi tornare al<br />

centro. Al grado <strong>di</strong> maestro, il recipiendario effettua dunque cinque passi che lo conducono alla testa <strong>del</strong><br />

feretro <strong>di</strong> Hiram, che egli scavalca effettuando prima un semicerchio a destra, seguito da un altro a sinistra.<br />

Essa testimonia la continuità <strong>del</strong> cammino massonico nell’esplorazione approfon<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>le tre <strong>di</strong>mensioni:<br />

la linea, il piano e il volume. La marcia termina con le braccia levate verso il cielo, il segno <strong>di</strong> orrore e<br />

l’esclamazione: ah, Signore mio Dio!, in ricordo <strong>del</strong>la scoperta <strong>del</strong> cadavere <strong>di</strong> Hiram da parte dei maestri<br />

partiti alla sua ricerca. E’ il completamento <strong>di</strong> un ciclo e l’inizio <strong>di</strong> un altro. Il numero 8 è il primo cubico (2 x<br />

2 x 2), che corrisponde al numero manifestato su tutti i piani. L’otto posto in orizzontale è il simbolo<br />

<strong>del</strong>l’infinito al quale il maestro può cercare <strong>di</strong> tendere, fino al suo passaggio all’Oriente Eterno.<br />

20. Il Segno <strong>di</strong> orrore<br />

La marcia termina sempre con le braccia al cielo, le <strong>di</strong>ta aperte è l’esclamazione: ah, Signore mio Dio!,<br />

lasciando ricadere le mani sulle lettere M:.B:. <strong>del</strong> grembiule da maestro, come per nasconderle. Alla<br />

scoperta <strong>del</strong> corpo, esterrefatto, il maestro <strong>del</strong>la loggia leva le braccia al cielo, allargando le <strong>di</strong>ta <strong>del</strong>le mani<br />

ed esclamando. Questa costatazione <strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong>l’assassinio supera le capacità <strong>del</strong>l’intelletto. Il maestro<br />

fa appello alle forze superiori con questo gesto che è insieme esclamazione, segno <strong>di</strong> stupore e <strong>di</strong><br />

stupefazione, ma anche <strong>di</strong> prostrazione.<br />

21. Il segno d’or<strong>di</strong>ne<br />

I segni costituiscono mezzi <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

22. La tavola da <strong>di</strong>segno<br />

Rapporto tra la tavola da <strong>di</strong>segno <strong>del</strong> maestro e la tavola tracciata dal segretario <strong>di</strong> loggia, in occasione <strong>di</strong><br />

ogni tornata: la tavola da <strong>di</strong>segno rappresenta sul tappeto <strong>di</strong> loggia, con l’alfabeto massonico, <strong>del</strong>le lettere<br />

che <strong>di</strong>ventano simbolo tangibile <strong>del</strong> magistero, rappresenta il suo supporto <strong>di</strong> lavoro.<br />

23. Il quadro <strong>del</strong> grado <strong>di</strong> maestro<br />

Al <strong>terzo</strong> grado il nero e il tema <strong>del</strong>la scomparsa e <strong>del</strong>la morte predominano, invitando alla me<strong>di</strong>tazione. Il<br />

bianco rappresenta la sintesi <strong>di</strong> tutti i colori riflessi, mentre il nero è l’assorbimento <strong>di</strong> tutti i colori, ed è<br />

considerato anche come assenza <strong>di</strong> colore. Il quadro <strong>di</strong> loggia <strong>del</strong> grado ricapitola i principali simboli <strong>del</strong><br />

grado: un feretro, emblemi <strong>di</strong> morte quali tibie incrociate e cranio, squadra alla testa <strong>del</strong> feretro a<br />

Occidente, compasso ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong> feretro a Oriente, il simbolo <strong>del</strong>la tavola da <strong>di</strong>segno, un tumulo che<br />

ricorda la tomba <strong>di</strong> hiram sormontata da un ramo <strong>di</strong> acacia, lacrime <strong>di</strong> argento, nappa dentellata.


Le funzioni<br />

1. Le funzioni e gli ufficiali<br />

Gli ufficiali si alzano e vengono sostituiti, senza contrasti, in armonia. Alzarsi, essere sostituiti, significa<br />

accettare <strong>di</strong> partecipare al movimento <strong>del</strong>la vita, evitare ogni fissazione, ogni cristallizzazione contraria alla<br />

propria evoluzione. La vocazione <strong>del</strong>la Massoneria, tra l’altro, è quella <strong>di</strong> trasmettere alle generazioni, nel<br />

corso <strong>del</strong> tempo, gli elementi tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong>la conoscenza, affinché coloro che seguiranno contribuiscano<br />

al progresso e al miglioramento <strong>del</strong>l’umanità in generale, oltre che all’elevazione, se possibile fino al sacro,<br />

dei fratelli e in particolare <strong>di</strong> se stessi. Quella <strong>di</strong> sapersi ritirare è una lezione iniziatica. L’esperienza non si<br />

ottiene in altro modo che con la pratica, il tempo, il lavoro personale e l’assidua presenza. Una loggia è<br />

<strong>di</strong>retta da tre ufficiali, illuminata da cinque e resa giusta e perfetta da sette.<br />

2. Il maestro venerabile<br />

Il venerabile in carica detiene nelle sue mani tutti i poteri, il che implica una responsabilità assai gravosa. La<br />

sua funzione è immobile. Non basta <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un potere: è ben più necessario saperlo esercitare, poiché<br />

in questo risiede il vero talento. Egli deve vedere tutto, sapere tutto, controllare tutto, anche se per <strong>del</strong>ega.<br />

Il venerabile non può agitarsi nell’ambito <strong>del</strong>la manifestazione, poiché deve esserne il centro. Ecco perché è<br />

l’unico massone che in loggia non si alza in pie<strong>di</strong> all’or<strong>di</strong>ne per parlare. Non si tratta <strong>di</strong> un privilegio sugli<br />

altri, ma <strong>del</strong> segno in base al quale si presume che egli sia continuamente all’or<strong>di</strong>ne nella sua interiorità.<br />

Egli porta sul petto una squadra ad aste ineguali, il cui rapporto <strong>di</strong> proporzione è legato a un segreto <strong>del</strong><br />

mestiere. Tale squadra rappresenta l’unione e la sintesi <strong>del</strong>la perpen<strong>di</strong>colare e <strong>del</strong>la livella, attributi<br />

rispettivi dei due Sorveglianti. On ogni via iniziatica la nozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto è intimamente legata a quella <strong>di</strong><br />

dovere, e la nozione <strong>di</strong> libertà a quella <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza. Il Venerabile incarna la Sapienza che concepisce, il<br />

Primo Sorvegliante la Forza che esegue e porta a compimento, il Secondo Sorvegliante la Bellezza che<br />

adorna l’opera. Dopo la funzione più elevata a Oriente, egli va ad occupare, a Occidente, la funzione più<br />

umile <strong>di</strong> Copritore.<br />

3. Il Primo Sorvegliante<br />

Siede a Occidente, incaricato <strong>di</strong> procurare i materiali per la costruzione <strong>del</strong> Tempio <strong>di</strong> Salomone.<br />

Simboleggia la Forza. I Sorveglianti hanno la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la propria colonna ed è a loro che ogni fratello<br />

deve rivolgersi per chiedere la parola: essi, a loro volta, la chiedono al Venerabile in favore <strong>del</strong> fratello con<br />

un colpo <strong>di</strong> maglietto Adempie funzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong> lavoro massonico sotto il controllo <strong>del</strong> Maestro<br />

Venerabile che ne è l’or<strong>di</strong>natore. Reca sul petto la livella, è la ricerca <strong>del</strong> giusto mezzo che assicura l’accesso<br />

alla Camera <strong>di</strong> Mezzo e all’Unità.<br />

4. Il Secondo Sorvegliante<br />

Siede al centro <strong>del</strong>la colonna <strong>di</strong> mezzogiorno. Reca sul petto la perpen<strong>di</strong>colare, simbolo attivo <strong>del</strong>la ricerca<br />

interiore nelle profon<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> silenzio, <strong>del</strong>l’equilibrio e <strong>del</strong>la retta via. Adempie una funzione <strong>di</strong> accoglienza,<br />

<strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong> educazione per gli appren<strong>di</strong>sti, in quanto è incaricato <strong>del</strong> loro risveglio. Simboleggia la<br />

bellezza. Il filo a piombo guida lo spirito verso il proprio asse interiore. Osserva il sole al suo meri<strong>di</strong>ano,<br />

chiama i fratelli dalla ricreazione al lavoro e ricorda tutti loro <strong>di</strong> riposare. La sua funzione deve essere<br />

adempiuta con elasticità, tatto e fermezza, senza rigi<strong>di</strong>tà, ma con un rigore tinto <strong>di</strong> comprensiva dolcezza.<br />

5. L’oratore


Viene dal latino orare che significa pregare. E’ colui che può imporre silenzio, me<strong>di</strong>tazione e riflessione. E’ il<br />

guar<strong>di</strong>ano <strong>del</strong>la Legge, il custode <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione massonica. Egli reca sul petto un libro aperto su cui è<br />

scritto legge massonica. Il dovere <strong>del</strong>l’Oratore è innanzitutto quello <strong>del</strong>l’obiettività più attenta, il che<br />

significa che non deve tanto utilizzare l’arte <strong>del</strong>la persuasione (o retorica), quanto quella <strong>del</strong>la <strong>di</strong>alettica,<br />

tecnica <strong>di</strong> ragionamento in<strong>di</strong>ssociabile <strong>del</strong>la retorica. Al momento dei passaggi <strong>di</strong> grado l’Oratore è<br />

incaricato <strong>di</strong> presentare un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> benvenuto a nome <strong>del</strong>la loggia, adeguandosi al livello<br />

<strong>del</strong>l’interlocutore. Dopo le sue conclusioni, nessuno (neppure il Venerabile) è più autorizzato a prendere la<br />

parola sull’argomento trattato.<br />

6. Il Segretario<br />

Re<strong>di</strong>ge la tavola <strong>di</strong> architettura, da sottoporre all’approvazione <strong>del</strong>la loggia nella tornata seguente. Sul<br />

petto reca due penne incrociate. Il verbale dei lavori precedenti deve essere il giusto riflesso <strong>di</strong> tutto ciò che<br />

è stato tramandato e pronunciato nella loggia. Tale memoria <strong>del</strong>la loggia favorisce la consapevolezza <strong>del</strong>le<br />

decisioni prese. Se le parole volano, gli scritti restano. La tra<strong>di</strong>zione orale non è più considerata come<br />

sufficientemente affidabile. Lo scritto rimane, lasciando una traccia concreta <strong>del</strong> pensiero. Secondo l’origine<br />

<strong>del</strong> termine, il Segretario è il depositario dei segreti.<br />

7. Il Tesoriere<br />

Il tesoriere siede <strong>di</strong>nanzi alla colonna <strong>del</strong> Mezzogiorno. E’ incaricato <strong>di</strong> percepire le quote, i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />

ammissione e <strong>di</strong> aumento <strong>del</strong> salario. E’ il depositario dei metalli e dei valori che appartengono alla loggia. I<br />

suoi conti sono verificati dal Venerabile e chiusi una volta l’anno. Il tesoriere è annualmente responsabile<br />

<strong>del</strong> pagamento regolare dei tributi <strong>del</strong>la loggia nei confronti <strong>del</strong> tesoro principale <strong>del</strong>la sua obbe<strong>di</strong>enza.<br />

Reca sul petto due chiavi incrociate, che gli conferiscono il potere <strong>di</strong> aprire o chiudere il tesoro <strong>del</strong>l’officina.<br />

Rappresenta anche un “apriti Sesamo”. Due chiavi <strong>di</strong>sposte a forma <strong>di</strong> croce <strong>di</strong> Sant’Andrea dovuta<br />

all’immaginazione <strong>di</strong> un ricamatore per ragioni <strong>di</strong> estetica e <strong>di</strong> equilibrio <strong>del</strong> motivo.<br />

8. L’Ospedaliere<br />

Siede <strong>di</strong>nanzi alla colonna <strong>del</strong> Nord. Raccoglie in loggia le donazioni fatte al tronco <strong>del</strong>la beneficenza e la<br />

sua cassa è in<strong>di</strong>pendente da quella <strong>del</strong> tesoriere. I fon<strong>di</strong> che egli gestisce sono destinati esclusivamente a<br />

soccorrere i fratelli in stato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genza. Rende conto <strong>del</strong>la sua gestione stilando un bilancio annuale <strong>di</strong><br />

fronte all’officina al momento <strong>del</strong>la costituzione <strong>del</strong> nuovo collegio. L’Ospedaliere fa circolare il tronco <strong>del</strong>la<br />

vedova per raccogliere l’obolo dei fratelli. La vita è un perpetuo scambio tra dare e avere. E’ auspicabile che<br />

questa funzione venga espletata da un anziano Venerabile.<br />

9. L’Esperto<br />

Guida i can<strong>di</strong>dati nel corso <strong>del</strong>le prove iniziatiche, prende posto davanti all’Ospedaliere, voltandogli le<br />

spalle, con la spada in mano, sempre pronto a eseguire un or<strong>di</strong>ne proveniente dal Venerabile. Ha<br />

i’incombenza <strong>di</strong> raccogliere le palline e le schede <strong>di</strong> ogni votante e <strong>di</strong> assistere allo spoglio dei voti. Sul<br />

collare <strong>del</strong> esperto si trova un occhio, simbolo <strong>di</strong> vigilanza. La sua funzione è essenzialmente mobile, come<br />

quella dei Diaconi presso gli Antients.<br />

10. Maestro <strong>del</strong>le Cerimonie<br />

Siede davanti alla colonna <strong>del</strong> Mezzogiorno. Incaricato <strong>del</strong>l’ammissione dei Visitatori. Prima <strong>del</strong>l’apertura<br />

dei lavori, prepara la loggia. E’ l’incaricato <strong>di</strong> condurre la marcia per ogni circolazione nel tempio. La sua


funzione è essenzialmente mobile, porta sul collare due spade incrociate con un bastone al centro. Va a<br />

cercare i <strong>di</strong>gnitari sul sagrato e li annuncia alla porta <strong>del</strong>la loggia prima <strong>di</strong> introdurli solennemente.<br />

Distribuisce le palline per i voti. Aiuta l’Esperto a preparare i can<strong>di</strong>dati all’iniziazione e a sottoporli alle<br />

<strong>di</strong>verse prove. E auspicabile che la deambulazione <strong>del</strong> Maestro <strong>del</strong>le Cerimonie si facciano con solennità e<br />

sobrietà, secondo un ritmo calmo e posato.<br />

11. I Diaconi<br />

E’ un ufficio specifico degli Antients. La parola <strong>di</strong>acono viene dal latino <strong>di</strong>aconus, e a sua volta proveniente<br />

dal greco <strong>di</strong>acono, che significa ministro, servitore. Assistenti dei tre ufficiali principali che <strong>di</strong>rigono la<br />

loggia. Il primo Diacono siede a destra <strong>del</strong> Maestro Venerabile, <strong>del</strong> quale trasmette gli or<strong>di</strong>ni al Primo<br />

Sorvegliante. Il Secondo Diacono siede a destra <strong>del</strong> Primo Sorvegliante.<br />

12. Il Copritore<br />

Ha una funzione <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a. E’ buona consuetu<strong>di</strong>ne che sia il Venerabile che ha appena lasciato la carica ad<br />

assolvere tale funzione, insegnando in tal modo che ciò che è in alto è come ciò che è in basso. Concerne<br />

tutto ciò che attiene alla custo<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’accesso, esterno e interno, <strong>del</strong>la porta, ed è per questo che<br />

anticamente era chiamato Fratello Terribile. Il Copritore è seduto a Occidente.<br />

13. I Collari e le sciarpe<br />

In origine il collare aveva unicamente uno scopo : appendere i gioielli. Non si tratta <strong>di</strong> decorazioni<br />

onorifiche, ma <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento visivi <strong>del</strong>le funzioni occupate.<br />

14. I Gioielli<br />

Mobili: squadra, livella e filo a piombo. Immobili: tavola da <strong>di</strong>segno, pietra cubica a punta e la pietra grezza.<br />

15. Le spade<br />

Essa permette <strong>di</strong> fare giustizia, è il simbolo <strong>di</strong> protezione, vigilanza, coraggio, autorità e regalità. La spada<br />

fiammeggiante appoggiata sul seggio <strong>del</strong> Maestro Venerabile è una spada fiammeggiante.<br />

Etica e Consuetu<strong>di</strong>ni Massoniche<br />

1. Le indagini<br />

Le con<strong>di</strong>zioni preliminari: verificare tramite l’espe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> tre indagini che il can<strong>di</strong>dato sia libero e <strong>di</strong> buoni<br />

costumi. Agli inquirenti rimane la cura <strong>di</strong> apprezzare il valore <strong>del</strong> can<strong>di</strong>dato, la serietà e la profon<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le<br />

sue motivazioni. Domande: richiede <strong>di</strong> essere ammesso senza subire la minima pressione o sollecitazione<br />

dal suo ambiente?, il can<strong>di</strong>dato è equilibrato?, E’ perfettibile e in grado <strong>di</strong> mettersi sinceramente in<br />

<strong>di</strong>scussione?, E’ perseverante e capace <strong>di</strong> un’opera <strong>di</strong> ampio respiro?, Ha uno spirito <strong>di</strong> apertura sufficiente<br />

per accettare punti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>versi dai suoi?, Persegue una ricerca <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne spirituale?, Sarà un elemento<br />

positivo per l’officina che lo accoglierà?, Cosa può apportare alla loggia?, E’ iniziabile?<br />

2. Il padrino<br />

Dal latino patrinus, a sua volta da pater, padre. Colui che presenta il can<strong>di</strong>dato è un suo amico, che in<br />

seguito adempie tra<strong>di</strong>zionalmente il ruolo <strong>di</strong> padrino. Conoscente stretto o <strong>di</strong> opportunità.


3. I doveri <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta<br />

Assistere alle tornate e alle riunioni <strong>di</strong> istruzione; osservare il silenzio in tornata; sgrossare la pietra grezza,<br />

sforzarsi <strong>di</strong> vincere le proprie passioni e <strong>di</strong> correggere i <strong>di</strong>fetti; obbe<strong>di</strong>re alle richieste dei maestri, in quanto<br />

conformi allo spirito <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne.<br />

4. I doveri <strong>del</strong> Compagno<br />

E’ tenuto all’assiduità proprio come l’appren<strong>di</strong>sta, è importante che il compagno si rechi come visitatore in<br />

altre logge e obbe<strong>di</strong>enze, ciò contribuirà alla sua formazione massonica intellettuale e spirituale. Fa<br />

scoprire il lavoro in comune, sviluppa il senso <strong>del</strong>la comunità e permette <strong>di</strong> armonizzare gli atti e le parole.<br />

5. I doveri <strong>del</strong> maestro<br />

La saggezza nei costumi, la forza nell’unione con i fratelli e la bellezza nel carattere. Essere maestri significa<br />

innanzitutto essere maestri <strong>di</strong> se stessi, impone <strong>di</strong> trovare in ogni cosa il giusto mezzo, sia nei pensieri che<br />

negli atti e nel comportamento. Possiamo considerare il maestro sotto tre aspetti: 1) in formazione:<br />

“morte e resurrezione”; 2) in evoluzione: “proseguire all’esterno”; 3) in <strong>di</strong>venire: “maestro massone<br />

all’esterno come all’interno”: in rapporto con se stesso, alla sua loggia, all’Obbe<strong>di</strong>enza, ala sua cultura, alla<br />

sua famiglia, alla sua situazione socio-professionale.<br />

6. La tolleranza<br />

Deriva dal verbo latino tolo che significa tollerare, portare, sopportare, resistere, am anche sostenere,<br />

mantenere e, per estensione, combattere. Nasce dalla ra<strong>di</strong>ce indoeuropea tel, tol, sulla quale si forma il<br />

nome Atlante, il gigante che sostiene il mondo sulle spalle, come fosse pronto a portare tutti i mali dei suoi<br />

simili. Questa rappresentazione può fare pensare che l’atto <strong>di</strong> tollerare o <strong>di</strong> essere tollerante presupponga<br />

uno sforzo per elevarsi dal basso verso l’alto. E’ anche rispetto <strong>del</strong>le opinioni e <strong>del</strong>le convinzioni altrui. La<br />

nozione <strong>di</strong> tolleranza è estranea alla bibbia; essa appare come una nozione filosofica ed evolutiva, che<br />

comincia davvero a definirsi nei decenni che precedono la nascita <strong>del</strong>la Massoneria nella sua moderna<br />

forma speculativa. La tolleranza è una costruzione progressiva, un vero patto tra uomini <strong>di</strong> buona volontà,<br />

che si elabora innanzitutto per necessità vitale, e in un secondo momento grazie alla ragione. E’<br />

accettazione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze evidenti, siano esse fisiche, socioculturali, politiche o religiose. Si tratta <strong>di</strong><br />

sopportare con un’attitu<strong>di</strong>ne all’ascolto e all’apertura paziente i comportamenti altrui, anche se <strong>di</strong>versi,<br />

anzi opposti ai propri. Tale comportamento <strong>di</strong> tolleranza favorisce la libertà <strong>di</strong> essere se stessi. La tolleranza<br />

consiste nell’astenersi <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>care a priori gli altri, e rende attuali: non giu<strong>di</strong>care, se non vuoi essere<br />

giu<strong>di</strong>cato, o ancora non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. La tolleranza è un punto d’onore per<br />

tutti i massoni. Rappresenta il giusto mezzo tra due estremi: l’intolleranza e il lassismo, i cui effetti <strong>di</strong>versi<br />

sono ugualmente dannosi. La loggia rappresenta un microcosmo nel seno <strong>del</strong> macrocosmo.<br />

L’intolleranza viene definita dal <strong>di</strong>zionario come una <strong>di</strong>sposizione ostile verso persone che professano<br />

opinioni <strong>di</strong>verse dalle proprie.<br />

Il lassismo viene dal latino laxus, che significa rilassato. Dottrina che tende ad attenuare la gravità degli<br />

obblighi morali. Diventa un’eccessiva larghezza <strong>di</strong> idee in materia morale, che a sua volta può sfociare nella<br />

soppressione <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>vieti. Accettare tutto senza <strong>di</strong>scernimento, per timore <strong>di</strong> situazioni conflittuali,<br />

provoca un comportamento improntato a debolezza.<br />

7. La fraternità


Iene dal termine latino fraternitas – frater, che significa fratello.<br />

Manoscritto Sloane (1700): Di che cosa è fatta la chiave <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>la vostra loggia? Non è fatta, né <strong>di</strong><br />

pietra, <strong>di</strong> ferro, d’acciaio o <strong>di</strong> altro metallo; è la lingua <strong>del</strong> buon nome (che parla solo bene) <strong>del</strong> fratello, sia<br />

alle sue spalle che <strong>di</strong> fronte a lui.<br />

Manoscritto Wilkinson (1727): … la lingua <strong>di</strong> buona reputazione (è quella) che parla allo stesso modo sia<br />

alle spalle che <strong>di</strong>nanzi a un fratello.<br />

Nel senso esoterico è un’unione stretta tra uomini o gruppi umani. La fraternità massonica è uno stato <strong>di</strong><br />

fatto, dal momento che tutti i massoni si riconoscono come figli <strong>del</strong>la Vedova. La fraternità iniziatica<br />

impone all’iniziato <strong>di</strong> riconciliarsi preliminarmente con se stesso, per intraprendere un cammino volontario<br />

ed altruista fondato sull’amore e sulla consapevolezza che tutti gli esseri provengono da una stessa origine.<br />

8. La beneficenza<br />

Viene definita come una <strong>del</strong>le virtù la cui pratica ci è più cara, quella che più ci avvicina all’Autore <strong>del</strong> nostro<br />

essere.<br />

9. Le virtù massoniche<br />

Virtù proviene dal latino virtus, propriamente forza virile, da cui valore, coraggio. Regulateur du Macon:<br />

Cosa è un massone? E’ un uomo libero, amico sia <strong>del</strong> povero che <strong>del</strong> ricco, se sono virtuosi. Guide des<br />

Macon Ecossais: Che cosa intendete con il termine virtù? E’ una <strong>di</strong>sposizione d’animo che porta a fare il<br />

bene. La virtù consisterebbe nell’armonia interiore <strong>del</strong>l’anima. I sette gra<strong>di</strong>ni corrispondono alle tre virtù<br />

teologali. Fede, Speranza e Carità, alle quali si aggiungono le virtù car<strong>di</strong>nali, Forza, Temperanza, Prudenza e<br />

Giustizia.<br />

10. Il Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo<br />

Egli è uno, ed esiste per se stesso; a lui tutti gli esseri devono la loro esistenza. Egli opera ovunque e in ogni<br />

cosa. Invisibile agli occhi dei mortali, egli vede tutte le cose; è lui che invoco; è lui che rivolgo i miei voti e le<br />

mie preghiere. Infiamma i loro cuori <strong>del</strong>l’amore per le virtù. Davide dà a suo figlio Salomone i piani, ricevuti<br />

da Dio, che presi<strong>di</strong>eranno alla costruzione <strong>del</strong> nuovo tempio. In Massoneria esistono due correnti: quella<br />

che si richiama al Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo e quella che lo ignora. Tra i massoni vi sono quelli che<br />

credono al Cielo e quelli che non ci credono … Stante questa realtà, essa non deve costituire un ostacolo<br />

all’armonia ed alla fraternità che debbono regnare tra tutti. Ognuno crede in qualcosa o qualcuno. La<br />

<strong>di</strong>fficoltà consiste nel definire la natura <strong>di</strong> questa convinzione. Si può osservare che essa rappresenta il<br />

Principio spirituale <strong>di</strong> ogni costituzione.<br />

11. Le Agapi<br />

Deriva dal greco apapé, che significa amore, carità. Designa un pasto destinato a manifestare e favorire la<br />

carità reciproca o la comunione dei cuori. L’unione tra gli uomini era simboleggiata dal pasto consumato in<br />

comune.<br />

12. La colonna d’armonia<br />

Il repertorio utilizzato nelle colonne d’armonia dovrebbe essere costituito principalmente da opere<br />

massoniche <strong>di</strong> Mozart, Haydn, Liszt, Sibelius e così via. La musica rappresenta l’Arte <strong>di</strong> armonizzare il suono


che, regolato in altezza, lunghezza e intensità <strong>di</strong>venta una nota. La musica è l’organizzazione coerente <strong>del</strong><br />

suono, <strong>di</strong> molti suoni simultanei o consecutivi. La bellezza <strong>del</strong> suono è nella sua altezza, la forza nella sua<br />

densità e la saggezza è nella sua lunghezza. La colonna d’armonia deve accompagnare il rituale e servirlo in<br />

modo adatto ai suoi bisogni, rimanendo perfettamente adeguata ed esso, e da qui nasce la <strong>di</strong>fficoltà <strong>del</strong><br />

compito assegnato a colui che ne ha la responsabilità.<br />

Fondamenti <strong>del</strong>la Massoneria Francese<br />

1. I Landmark<br />

Un elemento topografico visibile da lontano, che serve come punto <strong>di</strong> riferimento; un mezzo utilizzato per<br />

<strong>del</strong>imitare i confini <strong>di</strong> un territorio; un elemento, un avvenimento o una caratteristica particolarmente<br />

evidenti. Un oggetto, un avvenimento o un cambiamento che segna le tappe <strong>di</strong> un processo o i momenti<br />

critici <strong>di</strong> un’evoluzione storica. I confini dei campi che non devono essere in nessun caso superati. I<br />

Landmark erano intoccabili. E’ una sorta <strong>di</strong> legge non scritta che esprime l’essenza stessa <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne e che<br />

ogni massone deve mantenere immutata: può essere aggiornato, mai creato; non può essere mo<strong>di</strong>ficato,<br />

né alterato. Gli elementi esistenti compilati da numerosi autori ne rivelano tra 5 e 75.<br />

2. Gli Old Charges (Antichi Doveri)<br />

Si chiamano Antichi Doveri alcuni manoscritti inglesi i quali insegnano la storia <strong>del</strong> mestiere. Costituzioni <strong>di</strong><br />

Anderson destinate a sostituire gli Old Charges.<br />

3. Gli Antichi Catechismi massonici<br />

Si chiamano Catechismi perché si presentano sotto forma <strong>di</strong> domande e risposte. Tre fonti principali<br />

appartenenti a questa categoria <strong>di</strong> documenti hanno ampiamente influenzato la Massoneria continentale:<br />

1) La Masonry Dissected (Massoneria notomizzata) <strong>di</strong> Samuel Prichard, apparsa nel 1730; 2) I Tres coups<br />

<strong>di</strong>stincts (La Porta <strong>del</strong>la più antica Massoneria aperta a tutti gli uomini) pubblicato nel 1760; 3) Jachin e<br />

Boaz (la Chiave autentica per la porta <strong>del</strong>la Massoneria, sia antica che moderna) <strong>del</strong> 1762.<br />

4. Costituzioni e regole<br />

Il pastore James Anderson (1680 – 1739) è <strong>di</strong>ventato una celebrità <strong>del</strong>la storia massonica in ragione <strong>del</strong>le<br />

prime Gran<strong>di</strong> Costituzioni da lui redatte. Si presentano sud<strong>di</strong>vise in tre parti più un’appen<strong>di</strong>ce: 1) una storia<br />

generale <strong>del</strong> Mestiere che riassume gli Antichi Doveri; 2) gli Obblighi dei liberi muratori; 3) I regolamenti<br />

<strong>del</strong>la Grande Loggia; 4) I Canti.<br />

5. L’Or<strong>di</strong>ne<br />

L’Or<strong>di</strong>ne come metafisico nella sua essenza e tra<strong>di</strong>zionale nella sua manifestazione. I massoni, <strong>di</strong>sponendo<br />

da una loggia, sono sottoposti all’Or<strong>di</strong>ne. L’Or<strong>di</strong>ne è depositario <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione massonica, e quin<strong>di</strong><br />

possiede un carattere universale e atemporale.<br />

6. Le Obbe<strong>di</strong>enze<br />

Le obbe<strong>di</strong>enze sono federazioni amministrative <strong>di</strong> logge (Officine) raggruppate generalmente in Granid<br />

Logge o Gran<strong>di</strong> Orienti. Per dare vita a un’obbe<strong>di</strong>enza, occorre come minimo l’unione preliminare <strong>di</strong> tre<br />

logge in<strong>di</strong>pendenti.<br />

7. L’Area massonica


Detta <strong>del</strong>la Vera Luce, fa risalire simbolicamente l’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la Massoneria alla creazione <strong>del</strong> mondo,<br />

secondo la tra<strong>di</strong>zione biblica. Il calendario massonico si ottiene aggiungendo 4.000 anni. Nel anno 708 <strong>del</strong>la<br />

fondazione <strong>di</strong> Roma, ossia 46 anni prima <strong>del</strong>la nostra era, Giulio Cesare volle riorganizzare il calendario.<br />

Inserì eccezionalmente due nuovi mesi tra novembre e <strong>di</strong>cembre, portando in tal modo il numero dei giorni<br />

<strong>del</strong>l’anno a 365, che <strong>di</strong>ventano 366 ogni 4 anni. Fu solo a partire <strong>del</strong> 1567 che la data attuale <strong>del</strong> primo<br />

gennaio fu adottata come giorno <strong>di</strong> inizio <strong>del</strong>l’anno.<br />

8. L’alfabeto massonico<br />

Sembra essere un’innovazione francese. Produce nove caselle, aperte e chiuse. Esistono numerose varianti<br />

<strong>del</strong>l’alfabeto massonico.<br />

Le obbe<strong>di</strong>enze e i loro Riti<br />

1. Grande Oriente <strong>di</strong> Francia (G.O.D.F.)<br />

E’ la più antica <strong>del</strong>le obbe<strong>di</strong>enze francesi. Il 1717 segna la data <strong>di</strong> nascita <strong>del</strong>la Massoneria speculativa<br />

moderna a Londra, le prime logge francesi fanno la loro comparsa a partire <strong>del</strong> 1725. Il Grande Oriente <strong>di</strong><br />

Francia è stato costituito a partire dal 1773. Un’assemblea generale annuale, chiamata Convento,<br />

costituisce l’organo legislativo <strong>del</strong>l’obbe<strong>di</strong>enza, rappresentata da un <strong>del</strong>egato per ogni loggia. Essa elegge<br />

un Consiglio <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 33 membri che costituisce l’esecutivo, e una Corte <strong>di</strong> Giustizia che rappresenta<br />

l’organo giu<strong>di</strong>ziario. Esiste anche una Commissione Nazionale <strong>del</strong>la Solidarietà. Il Consiglio <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne<br />

elegge annualmente un Gran Maestro. Il mandato dei consiglieri <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne dura 3 anni, ed ogni anno è<br />

possibile rinnovare un <strong>terzo</strong> <strong>di</strong> essi. Il Grande Oriente <strong>di</strong> Francia fa proprio il moto repubblicano: Libertà –<br />

Uguaglianza – Fraternità. E’ formata esclusivamente da uomini, ma moltissime <strong>del</strong>le sue logge accettano in<br />

qualità <strong>di</strong> visitatrici le donne, che fanno parte <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enze amiche. Rappresenta un’istituzione<br />

essenzialmente filantropica, filosofica e progressista che ha per oggetto la ricerca <strong>del</strong>la verità, lo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>del</strong>la morale e la pratica <strong>del</strong>la solidarietà. Il rito prevalentemente praticato nell’obbe<strong>di</strong>enza è il Rito<br />

Francese. Vengono praticati anche altri riti, come il Rito Scozzese Antico e Accettato (fondato in Francia nel<br />

1804), il Rito Scozzese Rettificato (fondato nel 1782), il Rito <strong>di</strong> Memphis e Misraim (creato nel 1813) e il Rito<br />

Inglese <strong>di</strong> stile Emulation a partire dall’anno 2000. Conta con 44.000 membri.<br />

2. La Grande Loggia Nazionale Francese (G.L.N.F.)<br />

Nel 1913 Edouard de Ribaucourt lasciò il GODF con un gruppo <strong>di</strong> massoni per fondare la Grande Loggia<br />

Nazionale In<strong>di</strong>pendente e Regolare per la Francia e le Colonie francesi, riconosciuta dalla Gran Loggia Unita<br />

d’Inghilterra. A partire dal 1948 prese il nome <strong>di</strong> Grande Loggia Nazionale Francese e ha come fondamento<br />

tra<strong>di</strong>zionale la fede in Dio, Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo, la necessità <strong>di</strong> osservare i Landmark e <strong>di</strong> essere<br />

educati dalla Legge Sacra, l’assenza <strong>di</strong> donne in loggia, il rispetto <strong>del</strong>le opinioni e convinzioni e infine<br />

l’assistenza fraterna verso i massoni che versano in stato <strong>di</strong> necessità. I principali riti praticati, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

importanza, il Rito Scozzese Antico e Accettato, il Rito inglese <strong>di</strong> stile Emulation, il Rito Francese, il Rito<br />

Scozzese Rettificato e il Rito <strong>di</strong> York. Dichiara <strong>di</strong> avere 1300 logge e 28000 membrei.<br />

3. La Grande Loggia <strong>di</strong> Francia (G.L.D.F.)<br />

Fondata il 7 novembre 1894. Lavora per la Gloria <strong>del</strong> Grande Architetto <strong>del</strong>l’Universo. Obbe<strong>di</strong>enza<br />

specificamente maschile e pratica il Rito Scozzese Antico e Accettato. Conta con 25000 membri attivi nelle<br />

680 logge che sono <strong>di</strong>stribuite per un <strong>terzo</strong> a Parigi.


4. Il Diritto Umano (D.H.)<br />

Nel 1882 ebbe luogo la prima iniziazione <strong>di</strong> una donna, Maria Deraismes, nella loggia dei Liberi Pensatori.<br />

Nel 1893, Maria Deraismes e il dottor Georges Martin crearono la Grande Loggia Mista <strong>di</strong> Francia, il Diritto<br />

Umano. Una nuova obbe<strong>di</strong>enza prese il nome <strong>di</strong> Or<strong>di</strong>ne Misto Internazionale il Diritto Umano. Prima<br />

obbe<strong>di</strong>enza mista ad affermare la uguaglianza <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la donna. E’ presente in 56 paesi. Lavora al<br />

Rito Scozzese Antico ed accettato e conta con 26000 membri, <strong>di</strong> cui 13000 per la federazione francese, con<br />

circa 440 logge azzurre.<br />

5. La Grande Loggia Femminile <strong>di</strong> Francia (G.L.F.F.)<br />

Per tutte le appartenenti è obbligatoria una tunica nera. I rituali <strong>del</strong>le logge azzurre sono femminilizzati. I<br />

massoni <strong>del</strong>le obbe<strong>di</strong>enze amiche possono assistere in qualità <strong>di</strong> visitatori ai lavori <strong>del</strong>le logge femminili. E’<br />

l’obbe<strong>di</strong>enza femminile numericamente più importante <strong>del</strong> mondo. Essa conta 362 logge e 11.000 affiliate.<br />

Testi Fondamentali<br />

1. La Guide des Macon Ecossais (Guida dei Massoni Scozzesi)<br />

In origine, il R.S.A.A. non era un rito <strong>di</strong> logge azzurre, bensì un sistema <strong>di</strong> alti gra<strong>di</strong>, che nei paesi<br />

anglosassoni è rimasto esclusivamente tale. Fu in Francia, nel 1801, che questo sistema arrivò dall’America<br />

attraverso il Supremo Consiglio <strong>di</strong> Charleston, e nel 1804 esso volle dotarsi dei tre gra<strong>di</strong> <strong>del</strong>le logge azzurre.<br />

2. Regulateur du Macon (Regolatore <strong>del</strong> Massone)<br />

La Massoneria Italiana<br />

Abbiamo notizie <strong>di</strong> logge massoniche nel 1730 a Napoli, nel 1731 a Firenze, nel 1735 a Roma, e in seguito<br />

un po’ dovunque. Per lo più fondate da stranieri, <strong>di</strong>plomatici o militari, e quin<strong>di</strong> a seconda <strong>del</strong>l’origine<br />

praticavano riti <strong>di</strong>versi. La Gran Loggia a Napoli nel 1750 ebbe come Gran Maestro Raimondo <strong>di</strong> Sangro, ma<br />

già nel 1751 scioglimento. Nel 1805 a Milano un Gran Loggia detta “Grande Oriente” sostituita dalla<br />

Carboneria. A Torino nel 1859 intorno alla Loggia “Ausonia” si ricostruì una Gran Loggia nazionale, chiamata<br />

ancora “Grande Oriente d’Italia”. Nel 1908 una scissione da cui nacque quella che fu chiamata Gran Loggia<br />

2<strong>di</strong> Piazza <strong>del</strong> Gesù” (mentre l’altra fu detta “<strong>di</strong> Palazzo Giustiniani”): l’avvento <strong>del</strong> fascismo cancellò in<br />

pratica la vita massonica <strong>del</strong> Paese. La rifondazione <strong>del</strong>la Massoneria italiana iniziò subito dopo la fine <strong>del</strong>la<br />

guerra. Nel 1993 un nucleo <strong>del</strong> Grande Oriente d’Italia “<strong>di</strong> Palazzo Giustiniani” guidato dal suo Gran<br />

Maestro in carica, Giuliano <strong>di</strong> Bernardo, costituì la Gran Loggia Regolare d’Italia. Al momento restano il<br />

Grande Oriente d’Italia <strong>di</strong> Palazzo Giustiniani, la Gran Loggia <strong>di</strong> Piazza <strong>del</strong> Gesù e la Gran Loggia Regolare<br />

d’Italia e un certo numero <strong>di</strong> piccoli corpi massonici che sembra siano qualche decina.<br />

Grande Oriente d’Italia: il G.O.I. ha sottoscritto protocolli d’intesa con i seguenti Corpi Rituali Regolari; il<br />

Rito Scozzese Antico ed Accettato, I Corpi Rituali associati al Rito <strong>di</strong> York, il Rito Simbolico Italiano, l’Antico e<br />

Primitivo Rito <strong>di</strong> Memphis e Misraim, il Rito Noachita e l’Oriente <strong>del</strong>la Croce Rossa <strong>di</strong> Costantino.Il G.O.I.<br />

permette ai fratelli che sono stati elevati al grado <strong>di</strong> Maestro <strong>di</strong> associarsi a questi Corpi Rituali. Il G.O.I. è la<br />

Massoneria regolare italiana. Mantiene relazioni fraterne con le principali Gran<strong>di</strong> Logge Massoniche<br />

Regolari in tutto il modo, tranne, al momento, con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra e le Gran<strong>di</strong> Logge ad<br />

essa più strettamente collegate. Attivi nel Grande Oriente d’Italia sono 15.000 Fratelli a 589 Logge. Iscritti<br />

per fasce <strong>di</strong> età: 40 – 60 anni, 40%; 25 – 40 anni 22%; 60 – 75 anni 20% e per con<strong>di</strong>zione professionali:


Liberi professionisti 30%, insegnanti 20%, impren<strong>di</strong>tori 15%, pensionati 22%, <strong>di</strong>pendenti ed operai 13% e<br />

per titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o: Laurea 70%.<br />

Gran Loggia degli A.L.A.M. obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> Piazza <strong>del</strong> Gesù: ammontano a 7.500 membri in 400 logge<br />

<strong>di</strong>stribuiti in 140 Orienti. Il Rito praticato è esclusivamente il R.S.A.A. Allargamento all’Iniziazione Femminile<br />

nel anno 1995. Ha colleganze con 98 Obbe<strong>di</strong>enze Estere. Ha origine dalla Serenissima Gran Loggia d’Italia a<br />

Roma nel 1910.<br />

Gran Loggia Regolare degli Antichi, Liberi e Accettati Muratori d’Italia: la GLRI è attualmente riconosciuta<br />

dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra e comprendeva 110 logge e circa 3000 affiliati. L’età me<strong>di</strong>a degli iscritti<br />

era <strong>di</strong> 43 anni.<br />

Gran Loggia <strong>Massonica</strong> Femminile d’Italia: è stata costituita nel 1990 a Roma. E’ attualmente l’unica<br />

obbe<strong>di</strong>enza femminile regolare operante in Italia.

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