funghi - Il divulgatore

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08.06.2013 Views

Il Divulgatore n° 7-8/2011 “TARTUFI E FUNGHI“ Regole a protezione dell'uomo e dell'ambiente FUNGHI Il raccoglitore di funghi può operare entro un vasto territorio mediante l’acquisto di un tesserino presso l’ente competente, osservando semplici regole di rispetto del bosco e degli organismi fungini. La commestibilità del prodotto viene assicurata attraverso il servizio gratuito di controllo da parte degli Ispettorati micologici e l’attività di formazione al riconoscimento svolta dalle associazioni. Marco Rizzoli Provincia di Bologna, Servizio Tutela e Sviluppo Fauna MUSHROOMS Rules to protect humans and environment By following some fundamental rules for forest and mushroom protection, mushroom harvesters can explore a wide territory purchasing a specific card permit released by the competent authorities. Mushroom edibility is certified by a free control service provided by mycological inspectorates. These also run important educational actions to associations by means of refresher courses, mycological shows as well as publications addressed to mushroom lovers, both to satisfy scientific needs and to provide the basic keys for the recognition of edible mushrooms. Fino alla primavera del 1996 la raccolta dei funghi era considerata una semplice attività del tempo libero soggetta a una regolamentazione che si limitava a dettare regole sulle modalità di raccolta e sul quantitativo prelevabile giornalmente. Questa gestione sommaria ha però dato origine a una pressione incontrollata di frequentazione dei boschi che nel tempo era divenuta incompatibile con la conservazione dei delicati equilibri degli habitat forestali. Da ciò la decisione dei legislatori regionali di elaborare una normativa specifica che disciplinasse la raccolta e la commercializzazione dei funghi anche in considerazione della loro importanza come componenti insostituibili ed equilibratori degli ecosistemi e della loro rilevanza per l’economia delle zone montane. nasce così la legge regionale n. 6/96 tuttora in vigore. Le autorizzazioni nei due ambiti di raccolta l’elemento di maggiore innovazione introdotto dalla L.R. n. 6/96 è stato sicuramente quello dell’obbligo del tesserino. La validità di questa autorizzazione può variare tra giornaliero, settimanale, mensile, semestrale, con possibilità per i residenti in zone montane di ottenere un tesserino annuale oppure per i proprietari di immobili, sempre in zone montane, di ottenere un tesserino semestrale a prezzo agevolato. Ogni ente competente si è visto assegnare la possibilità di emettere propri tesserini a costi e in quantitativi che ciascuno può determinare in base alle proprie esigenze di conservazione dell’equilibrio dell’ecosistema forestale. La normativa regionale, infatti, assegna le funzioni amministrative ai vari enti territoriali; nella sola provincia di Bologna sono state individuate 11 istituzioni che potrebbero autonomamente agire in materia di raccolta funghi sul territorio di rispettiva competenza, ma il forte spirito di collaborazione tra di esse e la disponibilità dei vari amministratori ha permesso di giungere positivamente alla sottoscrizione di specifiche convenzioni, che di fatto hanno raggruppato gli 11 enti di partenza in due sole cordate, Bologna funghi e Comunità Montana (si veda sotto). Per andare quindi a funghi nel bolognese il cercatore deve per prima cosa scegliere tra due aree di raccolta molto vaste e diversificate e successivamente deve procurarsi il tesserino autorizzativo per il quale può rivolgersi direttamente agli enti competenti oppure ai comuni o agli esercizi commerciali convenzionati. Con il tesserino così acquistato si può eseguire la raccolta sull’intero territorio dei vari soggetti aderenti alla specifica convenzione.

<strong>Il</strong> Divulgatore n° 7-8/2011 “TARTUFI E FUNGHI“<br />

Regole a protezione dell'uomo e dell'ambiente<br />

FUNGHI<br />

<strong>Il</strong> raccoglitore di <strong>funghi</strong> può operare entro un vasto territorio mediante<br />

l’acquisto di un tesserino presso l’ente competente, osservando<br />

semplici regole di rispetto del bosco e degli organismi fungini.<br />

La commestibilità del prodotto viene assicurata attraverso il servizio<br />

gratuito di controllo da parte degli Ispettorati micologici e l’attività di<br />

formazione al riconoscimento svolta dalle associazioni.<br />

Marco Rizzoli Provincia di Bologna, Servizio Tutela e Sviluppo Fauna<br />

MUSHROOMS<br />

Rules to protect humans and environment<br />

By following some fundamental rules for forest and mushroom protection, mushroom harvesters can explore<br />

a wide territory purchasing a specific card permit released by the competent authorities. Mushroom edibility<br />

is certified by a free control service provided by mycological inspectorates. These also run important<br />

educational actions to associations by means of refresher courses, mycological shows as well as<br />

publications addressed to mushroom lovers, both to satisfy scientific needs and to provide the basic keys for<br />

the recognition of edible mushrooms.<br />

Fino alla primavera del 1996 la raccolta dei <strong>funghi</strong> era considerata una semplice attività del tempo<br />

libero soggetta a una regolamentazione che si limitava a dettare regole sulle modalità di raccolta e<br />

sul quantitativo prelevabile giornalmente. Questa gestione sommaria ha però dato origine a una<br />

pressione incontrollata di frequentazione dei boschi che nel tempo era divenuta incompatibile con<br />

la conservazione dei delicati equilibri degli habitat forestali. Da ciò la decisione dei legislatori<br />

regionali di elaborare una normativa specifica che disciplinasse la raccolta e la<br />

commercializzazione dei <strong>funghi</strong> anche in considerazione della loro importanza come componenti<br />

insostituibili ed equilibratori degli ecosistemi e della loro rilevanza per l’economia delle zone<br />

montane. nasce così la legge regionale n. 6/96 tuttora in vigore.<br />

Le autorizzazioni nei due ambiti di raccolta<br />

l’elemento di maggiore innovazione introdotto dalla L.R. n. 6/96 è stato sicuramente quello<br />

dell’obbligo del tesserino. La validità di questa autorizzazione può variare tra giornaliero,<br />

settimanale, mensile, semestrale, con possibilità per i residenti in zone montane di ottenere un<br />

tesserino annuale oppure per i proprietari di immobili, sempre in zone montane, di ottenere un<br />

tesserino semestrale a prezzo agevolato.<br />

Ogni ente competente si è visto assegnare la possibilità di emettere propri tesserini a costi e in<br />

quantitativi che ciascuno può determinare in base alle proprie esigenze di conservazione<br />

dell’equilibrio dell’ecosistema forestale. La normativa regionale, infatti, assegna le funzioni<br />

amministrative ai vari enti territoriali; nella sola provincia di Bologna sono state individuate 11<br />

istituzioni che potrebbero autonomamente agire in materia di raccolta <strong>funghi</strong> sul territorio di<br />

rispettiva competenza, ma il forte spirito di collaborazione tra di esse e la disponibilità dei vari<br />

amministratori ha permesso di giungere positivamente alla sottoscrizione di specifiche<br />

convenzioni, che di fatto hanno raggruppato gli 11 enti di partenza in due sole cordate, Bologna<br />

<strong>funghi</strong> e Comunità Montana (si veda sotto).<br />

Per andare quindi a <strong>funghi</strong> nel bolognese il cercatore deve per prima cosa scegliere tra due aree di<br />

raccolta molto vaste e diversificate e successivamente deve procurarsi il tesserino autorizzativo<br />

per il quale può rivolgersi direttamente agli enti competenti oppure ai comuni o agli esercizi<br />

commerciali convenzionati.<br />

Con il tesserino così acquistato si può eseguire la raccolta sull’intero territorio dei vari soggetti<br />

aderenti alla specifica convenzione.


Le due cordate bolognesi competenti in materia di raccolta <strong>funghi</strong><br />

Bologna Funghi Comunità Montana<br />

• Provincia di Bologna(*) • Comunità Montana dell’Appennino Bolognese<br />

• Unione dei Comuni della Valle del Samoggia • Parco Regionale del Corno alle Scale<br />

• Unione Montana Valli Savena-Idice • Parco Storico Regionale di Monte Sole<br />

• Nuovo Circondario Imolese • Parco Regionale dei Laghi Suviana e Brasimone<br />

• Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi<br />

dell’Abbadessa<br />

• Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio<br />

• Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola<br />

(*) competente in materia di <strong>funghi</strong> solo per le zone esterne alle ex Comunità Montane.<br />

Per esempio con un tesserino acquistato a castel del rio (nuovo circondario imolese) si potrà<br />

andare per <strong>funghi</strong> sia a Monghidoro (Unione Montana Valli Savena-Idice) che a Savigno (Unione<br />

dei Comuni della Valle del Ssamoggia) che a Crevalcore (territorio non montano), ma per<br />

raccogliere <strong>funghi</strong> a Granaglione (Comunità Montana dell’Appennino Bolognese) bisognerà<br />

acquistare un tesserino autorizzativo relativo alla convenzione Comunità Montana.<br />

I costi dei diversi tesserini variano sensibilmente in relazione alla durata e alla zona di interesse,<br />

passando dai 6,50 euro del giornaliero dell’area della convenzione Bologna <strong>funghi</strong> ai 64 euro del<br />

semestrale senza agevolazioni della convenzione Comunità Montana. Quello indiscutibilmente più<br />

economico è il tesserino semestrale gratuito che consente la raccolta dei <strong>funghi</strong> esclusivamente<br />

nelle aree esterne alle ex comunità montane, che la provincia di Bologna distribuisce attraverso i<br />

comuni interessati. in questo territorio rientrano anche zone micologicamente valide come le aree<br />

collinari di Sasso Marconi, di Castel San Pietro Terme, di Ozzano Emilia, ecc.<br />

I giovanissimi appassionati di <strong>funghi</strong> sono esentati dall’obbligo del tesserino fino al compimento del<br />

14° anno di età, possono però operare solo se accompagnati da una persona munita di<br />

autorizzazione con cui concorrono a formare il quantitativo giornaliero personale di <strong>funghi</strong><br />

raccoglibili.<br />

Regole semplici a salvaguardia di un delicato equilibrio<br />

le regole da rispettare nella raccolta dei <strong>funghi</strong> sono poche, semplici e basate principalmente sul<br />

rispetto dell’ambiente e della salute degli utilizzatori. Infatti è vietato danneggiare o distruggere i<br />

<strong>funghi</strong> di qualsiasi specie, raccogliere esemplari in tutto o in parte decomposti ed è vietato l’uso di<br />

rastrelli, uncini o altri mezzi che possano danneggiare lo strato humifero del terreno.<br />

Per favorire la conservazione del prodotto raccolto e assicurare la massima diffusione delle spore<br />

è obbligatorio raccogliere esemplari interi e completi, eseguirne una sommaria pulizia in loco e<br />

riporre i <strong>funghi</strong> in contenitori rigidi e aerati (cestino). È inoltre vietato raccogliere i <strong>funghi</strong> di maggior<br />

pregio (porcini, ovuli, prugnoli e galletti) quando non abbiano ancora raggiunto dimensioni tali da<br />

poter essere classificati inequivocabilmente e quando non abbiano avuto ancora la possibilità di<br />

diffondere almeno un po’ delle loro spore.<br />

Viene inoltre fissato un limite quantitativo giornaliero raccoglibile di 3 kg a persona (massimo 1 kg<br />

di ovuli buoni e 1 kg di prugnoli) e una limitazione delle uscite settimanali di raccolta alle sole<br />

giornate di martedì, giovedì, sabato e domenica in orari di sufficiente visibilità che vanno da un’ora<br />

prima dell’alba a un’ora dopo il tramonto, così da offrire a tutti la possibilità di divertirsi e assicurare<br />

al sottobosco e ai <strong>funghi</strong> alcune giornate di riposo biologico.<br />

I <strong>funghi</strong> non raccolti costituiscono infatti una risorsa importantissima per l’equilibrio del sottobosco,<br />

a cui offrono un contributo prezioso sia come risorsa alimentare per insetti, lumache, e altri animali<br />

sia per la riproduzione dei <strong>funghi</strong> stessi attraverso la diffusione delle spore.<br />

Infine la raccolta dei <strong>funghi</strong> è vietata nelle riserve naturali regionali e statali cosi come nelle aree<br />

classificate “Zona a - Zona di protezione integrale” dei parchi regionali. per evitare comunque il<br />

rischio di incorrere in pesanti sanzioni è sempre opportuno prendere visione dell’eventuale<br />

regolamentazione specifica che i singoli parchi possono adottare.<br />

Nei giardini privati e nei terreni di pertinenza delle abitazioni la raccolta dei <strong>funghi</strong> è consentita<br />

invece ai soli proprietari.<br />

Convivenza con l’attività venatoria e aree riservate<br />

<strong>Il</strong> raccoglitore di <strong>funghi</strong> silenzioso, mimetico e armato solo del suo capiente cestino non arreca<br />

certamente alcun disturbo particolare alla fauna selvatica e quindi la normativa specifica non detta


egole o comportamenti speciali da adottare in presenza di ambiti di gestione venatoria.<br />

Si sottolinea infatti che la raccolta può essere effettuata nei boschi e nei terreni non coltivati esenti<br />

da specifici divieti, da parte di chiunque abbia titolo o ne abbia ottenuto l’autorizzazione. una<br />

particolare attenzione andrà comunque prestata nei casi di ricerca dei <strong>funghi</strong> in concomitanza con<br />

lo svolgimento di battute di caccia al cinghiale: il rischio di trovarsi in condizioni di involontario<br />

pericolo sono troppo alti e non valgono certamente il confronto con qualunque paniere dei migliori<br />

porcini. la normativa regionale prevede infatti che ogni azione di caccia al cinghiale svolta con la<br />

tecnica della battuta o braccata venga segnalata utilizzando opportuni cartelli amovibili disposti<br />

lungo i confini perimetrali dell’area interessata e lungo i percorsi di accesso. prestando quindi un<br />

po’ di attenzione prima di entrare nel bosco e agendo nel reciproco rispetto degli altri fruitori si<br />

potranno certamente trascorrere ore piacevoli alla ricerca di <strong>funghi</strong> in assoluta sicurezza.<br />

I coltivatori diretti o i conduttori di terreni boscati possono riservarsi il diritto esclusivo di raccolta dei<br />

<strong>funghi</strong> richiedendo all’ente territorialmente competente l’autorizzazione a tabellare l’area come<br />

“raccolta <strong>funghi</strong> riservata”. Questo consente ai titolari e agli altri soggetti autorizzati (famigliari e/o<br />

dipendenti) di impostare un’attività di raccolta a fini economici che li esenta da qualunque<br />

limitazione quantitativa e temporale. a supporto di questa iniziativa imprenditoriale il titolare si<br />

impegna a porre in atto un piano di conduzione silvicolturale dei terreni per garantire il<br />

mantenimento delle condizioni di equilibrio morfologico e idrogeologico dell’area.<br />

La presenza di tabelle non può comunque limitare il passaggio pedonale lungo sentieri e percorsi<br />

pedonali o carrabili su cui insistano comprovati diritti di passaggio.<br />

Perché il piacere non si trasformi in rischio<br />

una buona legge deve certamente regolare la raccolta dei <strong>funghi</strong> e prevedere le regole per<br />

salvaguardarne l’habitat, ma difficilmente può imporre ai raccoglitori percorsi formativi difficili su<br />

una materia complessa e in continua evoluzione come quella del riconoscimento delle varie specie<br />

e sul loro utilizzo ottimale. Questi due compiti fondamentali sono implicitamente delegati agli<br />

ispettorati micologici delle aziende sanitarie locali e alle associazioni micologiche; i primi<br />

supportano il raccoglitore nella precisa e certa commestibilità delle specie raccolte e le seconde<br />

oltre a ciò svolgono anche un prezioso lavoro di formazione e di sensibilizzazione attraverso corsi,<br />

seminari e mostre che coinvolgono sempre più persone. solo la conoscenza e la sensibilità dei<br />

raccoglitori potrà infatti garantire il giusto e doveroso livello di tutela che meritano forme di vita<br />

delicate, semplici e ancestrali come i <strong>funghi</strong>.<br />

UN UNICO TESSERINO NELL’ALTA VALLE DEL RENO<br />

Nel territorio della Comunità Montana Appennino Bolognese sono in vigore tre<br />

convenzioni che ripartiscono funzioni e risorse fra i soggetti competenti, ma per<br />

l’utente c’è un unico tesserino che autorizza alla raccolta sull’intero territorio.<br />

Gabriele Zaccoletti Comunità Montana dell’appennino Bolognese<br />

<strong>Il</strong> territorio dell’attuale Comunità Montana dell’Appennino Bolognese comprende per intero i comuni di<br />

Camugnano,<br />

Castel d’aiano, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano, Granaglione, Grizzana Morandi,<br />

Lizzano in Belvedere, Marzabotto, Monzuno, Porretta Terme, San Benedetto Val di Sambro e Vergato, per<br />

una superficie complessiva di oltre 81 mila ettari dei quali circa il 60% coperti da boschi e aree forestali<br />

tipiche di tutte le fasce altimetriche che dalla prima collina si susseguono progressivamente fino al limitare<br />

della vegetazione arborea in appennino.<br />

Su tale territorio, molto differenziato ed eterogeneo dal punto di vista floristico e più generalmente<br />

ambientale, sono stati istituiti ben tre parchi regionali (del corno alle scale, storico di Monte Sole, dei Laghi di<br />

Suviana e Brasimone) rappresentanti, ognuno per quanto appropriato, i diversi aspetti delle successioni<br />

ambientali dell’appennino bolognese e dell’evoluzione degli insediamenti antropici e sociali su queste terre. il<br />

volgere dei secoli ha localmente dato vita ad aspetti aggreganti e identitari del tutto particolari che, a seguito<br />

del riordino degli usi civici della fine del XIX secolo, ha originato delle proprietà forestali collettive e indivise<br />

identificate negli attuali consorzi degli utilisti che caratterizzano ampie porzioni di bosco nelle alte vallate del<br />

Reno.<br />

La gestione della L.R. 6/1996 in tale contesto è risultata quanto mai complessa ed eterogenea, sia per<br />

l’importanza che tale normativa ha rivestito per tutto il settore turistico-ricettivo della montagna, ma anche


per la contestuale riconferma della facoltà delle popolazioni montane di utilizzare un patrimonio intrinseco e<br />

proprio dei territori boscati come possibile fonte integrativa degli scarsi redditi garantiti dalla montagna.<br />

In un contesto così eterogeneo anche dal punto di vista sociale e amministrativo che nella superficie sopra<br />

indicata identificava ben quattro enti pubblici competenti (una Comunità montana e tre parchi regionali) a<br />

gestire in proprio la raccolta dei <strong>funghi</strong> epigei spontanei, si è ritenuto indispensabile procedere a una<br />

gestione coordinata tra gli enti e, in accordo con le espressioni sociali locali, a una condivisione delle linee<br />

generali di gestione con una ripartizione di funzioni e delle risorse derivate.<br />

Allo stato attuale sono tre le convenzioni in essere che regolano i rapporti tra i vari soggetti coinvolti, come di<br />

seguito riportato.<br />

Convenzione con gli Enti Parco regionali<br />

Questa convenzione prevede che gli organi amministrativi della Comunità montana e dei consorzi di<br />

gestione degli enti parco, operino in maniera coordinata sull’intero bacino di pertinenza della Comunità<br />

montana ai fini di una maggior semplificazione per l’utenza riconoscendo la validità di un unico tesserino<br />

autorizzativo per la raccolta dei <strong>funghi</strong> sull’intero territorio.<br />

<strong>Il</strong> numero, le tipologie e i prezzi di vendita dei tesserini sono stabiliti annualmente dalla giunta della comunità<br />

montana, la quale, a fronte degli introiti netti derivanti dalla vendita dei tesserini, trasferisce ai tre parchi una<br />

somma complessiva di 77.600 euro annui, secondo criteri di calcolo e di riparto differenziati e stabiliti nella<br />

convenzione.<br />

Convenzione con i Consorzi degli Utilisti<br />

I consorzi degli utilisti sono forme di proprietà collettiva e indivisa, amministrativamente ben identificate e<br />

catastalmente ammontanti a circa 2.700 ettari.<br />

Sono tutte dotate di piano economico di assestamento forestale che consente loro di potersi porre come<br />

soggetti titolari dei benefici esclusivi riconosciuti dall’art. 11 della L.R. 6/96. si tratta di importanti realtà sociali<br />

e insediative del territorio montano, che spesso costituiscono punti di riferimento fondamentali per la<br />

gestione forestale, per la protezione e la valorizzazione dell’ambiente di ampi territori boscati del crinale<br />

tosco-emiliano. sono quindi soggetti presenti e attivi sul territorio per i quali valgono considerazioni di<br />

riconoscimento e di sostegno.<br />

A fronte di tali valutazioni la Comunità montana ha stabilito di erogare un sostegno economico come<br />

contributo alle attività di queste proprietà forestali collettive, secondo i rispettivi obiettivi statutali e<br />

subordinate a finalità di pubblico interesse limitatamente a tipologie di intervento forestali e ambientali<br />

stabilite dalla Comunità Montana.<br />

La convenzione sottoscritta con i consorzi degli utilisti non entra nel merito dell’emissione dei tesserini<br />

autorizzativi, ma prevede soltanto un’erogazione contributiva straordinaria di 24.000 euro annui.<br />

Convezione con l’Unione Montana Savena-Idice<br />

Al pari di quanto stipulato con i consorzi di gestione dei parchi regionali, anche questa convenzione è stata<br />

avviata al fine di limitare il disagio derivante dalla difficoltà di effettuare una precisa e rigorosa individuazione<br />

dei confini comunali nei territori montani come limite di validità del tesserino individuale.<br />

A tale scopo, ormai da molti anni le ex Comunità Montane Cinque Valli Bolognesi e Alta e Media Valle del<br />

Reno hanno reciprocamente convenuto di estendere la validità territoriale dei rispettivi tesserini autorizza tori<br />

rilasciati ai residenti anche al territorio dei comuni reciprocamente confinanti. Questo accordo ha trovato la<br />

necessaria continuità anche dopo il riordino istituzionale intervenuto con la L.R. 10/2008. l’accordo estende<br />

quindi la validità dei tesserini autorizzatori rilasciati ai residenti dalla Comunità Montana Appennino<br />

Bolognese e dall’Unione Montana Valli Savena-Idice ai territori dei comuni di San Benedetto val di Sambro,<br />

Monzuno, Loiano, Monghidoro e Pianoro, fatte salve comunque le limitazioni sia di quantità di <strong>funghi</strong><br />

raccoglibili sia di ulteriore giornata riservata ai residenti, che si intendono non estese ai raccoglitori residenti<br />

nei territori confinanti. Questa convenzione non è onerosa per gli enti firmatari.


UNA CULTURA CHE CRESCE<br />

Le Associazioni micologiche svolgono un fondamentale servizio di formazione e sensibilizzazione<br />

mediante corsi, mostre, pubblicazioni rivolti a un pubblico crescente di appassionati, al fine di<br />

soddisfare interessi di tipo scientifico e di fornire gli strumenti utili al riconoscimento dei <strong>funghi</strong><br />

eduli.<br />

GRUPPO MICOLOGICO AVIS BOLOGNA<br />

Casa dei Donatori di Sangue<br />

Via dell’Ospedale, 20 - 40133 Bologna<br />

tel. 051.383412 fax 051.6429301<br />

<strong>Il</strong> Gruppo si costituì nel 1978 dopo una conferenza del Prof. Gilberto Govi dell’Università di Bologna, organizzata da due<br />

amici donatori di sangue, Roberto Mantovani e Paolo Cazzoli.<br />

Le finalità sono quelle di sviluppare le conoscenze micologiche fra gli aderenti e i simpatizzanti, di stabilire e mantenere<br />

contatti con gli altri gruppi naturalistici e con gli organi scientifici e culturali della regione, di promuovere iniziative volte a<br />

sviluppare la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio micologico e naturalistico del nostro territorio e nel contempo<br />

divulgare l’opera e la funzione dell’Avis, l’Associazione Volontari Italiani Sangue. <strong>Il</strong> Gruppo aderisce in campo nazionale<br />

all’Associazione Micologica Bresadola e all’Unione Micologica Italiana.<br />

Presso la sede si trovano una grande sala conferenze e una sala studio, attrezzate l’una con megaschermo e sistemi<br />

audiovisivi ad alta fedeltà e l’altra con microscopi e computer, e una vastissima biblioteca specialistica.<br />

Le attività del Gruppo si sono andate via via estendendo in varie direzioni: incontri didattici e ricreativi del lunedì sera,<br />

mostre a Bologna e in provincia, corsi di micologia, di botanica e di microscopia, conferenze su vari temi (micologici,<br />

botanici, storici, ambientali ecc.), pubblicazioni, escursioni didattiche, censimento della flora fungina in alcuni parchi e in<br />

varie zone della provincia, costituzione dell’erbario micologico provinciale, ecc. L’evento più importante rivolto alla<br />

cittadinanza bolognese è certamente la Mostra dei Funghi e delle Erbe: quest’anno si svolgerà il 15 e 16 ottobre 2011<br />

sotto il Voltone del Podestà mentre dal 10 al 16 ottobre si terrà una mostra fotografica nel Palazzo d’Accursio.<br />

I FONZARÙ<br />

Centro Croce Coperta<br />

Via G. Papini, 28 – 40128 Bologna<br />

tel. 051.6237817<br />

Prima associazione micologica operante nel bolognese, è cresciuta poi pian piano, dandosi connotati sempre più precisi:<br />

il primo statuto del 1978 è stato revisionato dai soci fino alla versione attualmente in vigore dal 2006.<br />

Le attività sono rivolte al mondo dei macromiceti, con percorsi di studio e divulgazione, ponendo particolare attenzione<br />

a ciò che concerne l’osservanza delle regole di rispetto e conservazione degli habitat nei quali i <strong>funghi</strong> si sviluppano.<br />

In particolare viene organizzato, ogni anno, un corso di micologia di base, nell’ambito del quale viene insegnato ai nuovi<br />

soci, o ribadito a coloro che volessero ripetere l’esperienza, l’uso delle chiavi micologiche e i metodi scientifici<br />

tassonomici per il riconoscimento delle varie specie fungine.<br />

<strong>Il</strong> percorso didattico prevede anche lezioni riguardanti i regolamenti regionali o locali (con particolare riferimento alla<br />

Regione Emilia-Romagna e alla Provincia di Bologna) e i comportamenti da osservare per non arrecare danni<br />

all’ambiente boschivo né riportare danni alla propria persona quando si svolge la raccolta dei <strong>funghi</strong>, oltre che lo studio<br />

del regno vegetale nel suo complesso. Tutto ciò viene svolto settimanalmente, il lunedì sera, presso la sede del gruppo.<br />

L’attività svolta dai soci è impreziosita da stage micologici e da esperienze “sul campo” che vengono organizzate e<br />

divulgate tramite il periodico Al Bandidour, distribuito trimestralmente ai soci stessi.<br />

GRUPPO MICOLOGICO IMOLESE<br />

“GIANBATTISTA LANZONI”<br />

c/o Istituto Tecnico Agrario “G. Scarabelli”<br />

Via Ascari 19 - 40026 Imola<br />

cell. 333.3212809<br />

Gli associati hanno in comune l’amore per l’ambiente naturale connesso ai boschi, ai prati e alle campagne in tutte le<br />

loro manifestazioni, ma in particolare i <strong>funghi</strong>. Alcuni soci coltivano la passione scientifica per la determinazione delle<br />

pecie fungine reperite, mentre per la maggioranza l’interesse primario è la ricerca dei <strong>funghi</strong> eduli.<br />

Per giungere senza problemi al consumo dei <strong>funghi</strong>, occorre pervenire con certezza alla corretta determinazione delle<br />

specie e questo è possibile solo con un’accurata analisi dei caratteri botanici degli stessi. <strong>Il</strong> compito degli ispettori<br />

micologi e degli esperti presenti nel gruppo è proprio quello di dare una sufficiente sicurezza a chi intende consumare<br />

i <strong>funghi</strong> raccolti.<br />

Gli appassionati botanici che invece vanno alla ricerca di <strong>funghi</strong> con motivazioni scientifiche, non si interessano alla loro<br />

commestibilità ma esclusivamente alla loro determinazione.<br />

La coesistenza di questi diversi approcci allo stupefacente mondo dei <strong>funghi</strong> si verifica continuamente anche nel gruppo<br />

imolese, che organizza su tali temi conferenze, gite, mostre micologiche in collaborazione anche con altri enti e<br />

associazioni.<br />

<strong>Il</strong> gruppo cura inoltre un erbario delle specie studiate e conservate in soluzione alcolica da più di trent’anni.


UMI - UNIONE MICOLOGICA ITALIANA<br />

c/o Dipartimento di Protezione e Valorizzazione Agroalimentare<br />

Università di Bologna<br />

Viale G. Fanin, 46 - 40127 Bologna<br />

tel. 051.2096564 fax 051.2096565<br />

www.agrsci.unibo.it/umi e-mail: umi@agrsci.unibo.it<br />

Costituita nel 1969 dai due docenti dell’Università di Bologna Gilberto Govi e Gabriele Goidànich, l’Umi raccoglie come<br />

associati sia singoli micologi sia gruppi micologici di tutta Italia.<br />

Gli scopi dell’Unione sono quelli di promuovere e di stimolare studi e ricerche in campo micologico, sia dal punto di vista<br />

botanico che da quello medico e tossicologico, e di sviluppare l’interesse e le conoscenze sui <strong>funghi</strong> fra gli amatori,<br />

stabilendo e mantenendo contatti fra di loro e con i vari cultori e centri di studio della materia.<br />

A questo fine l’Umi organizza ogni anno un convegno o un seminario, a cui regolarmente partecipano micologi amatori<br />

e ricercatori afferenti alle diverse istituzioni scientifiche (Università, Cnr, Ministeri). Questi appuntamenti rappresentano<br />

un momento importantissimo della vita associativa quali strumenti di scambio di esperienze pratiche e conoscenze<br />

scientifiche. Dal 13 al 16 ottobre 2011 si svolgerà il XXI Seminario di Micologia dell’Umi a Sant’Angelo D’Alife,<br />

organizzato dall’Associazione Micologica del Matese.<br />

L’organo ufficiale dell’Umi è la rivista Micologia Italiana, fondata nel 1972 dal prof. Govi, una delle poche riviste italiane<br />

che tratti di sistematica ed ecologia, fisiologia, biochimica e tossicologia dei <strong>funghi</strong>, coltivazione, aggiornando sia lo<br />

studioso sia il cultore sugli ultimi studi nel campo della genetica. Vengono inoltre esaminate le modalità di interazione<br />

fra i <strong>funghi</strong> e gli altri organismi in diversi ambienti. Da anni risulta il periodico fondamentale per chi desidera approfondire<br />

le proprie conoscenze in materia. Come supplemento alla rivista è pubblicato anche il Notiziario Micologico, che affronta<br />

esclusivamente argomenti divulgativi, curiosità ed eventi inerenti il mondo micologico.


Per un consumo in sicurezza<br />

I <strong>funghi</strong> sono alimenti poco digeribili e facilmente deperibili, occorre<br />

quindi adottare le necessarie precauzioni durante le fasi di raccolta,<br />

preparazione, cottura e conservazione. <strong>Il</strong> pericolo principale è<br />

comunque legato alla presenza di specie velenose oltre che alla<br />

diffusione di opinioni assolutamente false ma molto radicate.<br />

Mirko <strong>Il</strong>lice Renato Todeschini<br />

Ausl Bologna, Dipartimento Sanità Pubblica<br />

Rules for a safe mushroom consumption<br />

as mushrooms perish quickly and their digestion is not easy, it is necessary to adopt some precautions<br />

during harvesting, cleaning, cooking and storage. indeed, many cases of intoxication, following to mushroom<br />

consumption, occur yearly (above 200 cases in emilia-romagna region, between 2009 and 2010). Most of<br />

the hospitalized patients states to have eaten edible mushrooms and this is often true, as mycologists’<br />

analysis confirm afterwards. Poisonous species represent the main danger, although unfounded but deeprooted<br />

popular beliefs make victims, too. Cultivated mushrooms, usually snubbed by harvesters and also by<br />

many consumers, actually have the advantage of ensuring high quality nutritional properties and of being<br />

certified.<br />

Camminare per boschi e per prati immersi nella natura è di per sé un’attività molto appagante, ma<br />

se a ciò si associa la raccolta di <strong>funghi</strong> commestibili il tutto diventa ancor più stimolante.<br />

Farlo con attenzione e nel rispetto delle regole non costa nulla, ma evita inutili rischi e potenziali<br />

danni all’ambiente.<br />

La disponibilità di tempo libero e la grande divulgazione micologica esistente nel nostro paese ha<br />

comportato un notevole aumento, negli ultimi anni, della raccolta e del conseguente consumo dei<br />

<strong>funghi</strong> spontanei.<br />

Occorre innanzitutto sapere che ciò che utilizziamo con soddisfazione in cucina e che in queste<br />

pagine per comodità chiameremo impropriamente fungo, è in realtà solo il corpo fruttifero<br />

(carpoforo) dell’organismo fungino, nel suo insieme formato da un intreccio sotterraneo (o immerso<br />

in altro substrato, ad esempio il legno) di filamenti (micelio) composti da cellule allungate<br />

denominate ife. per fare un esempio, anche se un po’ grossolano, è come se il fungo fosse un<br />

melo e i corpi fruttiferi che noi consumiamo le mele da esso prodotte.<br />

Mangiare <strong>funghi</strong> però non è come mangiare mele, infatti ne esistono anche di talmente velenosi<br />

che possono danneggiare irreparabilmente organi vitali (reni o fegato) o addirittura portare alla<br />

morte. In altri casi il danno non è irreparabile ma i disturbi sono molto forti e spesso costringono al<br />

ricovero in ospedale.<br />

Attenzione anche a quelli commestibili<br />

Per poter consumare tranquillamente e in assoluta sicurezza i <strong>funghi</strong> trovati, occorre possedere le<br />

necessarie informazioni sia sulla loro potenziale pericolosità che sulle corrette modalità di raccolta,<br />

preparazione e conservazione: informazioni che proviamo a sintetizzare in queste pagine.<br />

Bisogna tenere presente che tutti i <strong>funghi</strong> sono, per la loro composizione, alimenti sempre poco<br />

digeribili e facilmente deperibili, per cui vanno adottate alcune basilari precauzioni.<br />

Infatti, anche se sembra strano, molte persone ricoverate in seguito al consumo di <strong>funghi</strong> (oltre 200<br />

in Emilia-Romagna tra 2009 e 2010) sostengono di avere mangiato specie commestibili e spesso,<br />

in seguito alle verifiche del micologo, ciò risulta vero. A volte ciò accade perché, a seguito di<br />

disturbi gastrointestinali insorti dopo un pasto comprendente, oltre ad altri alimenti, i <strong>funghi</strong>, di<br />

solito si attribuisce a questi ultimi la responsabilità del malessere. la vera causa potrebbe invece<br />

avere tutt’altra origine, ad esempio una contaminazione da batteri patogeni, un consumo eccessivo<br />

di alcol, un’influenza con sintomatologia gastroenterica, ecc.<br />

Altre volte però questa apparente stranezza è dovuta al fatto che frequentemente vengono<br />

disattese alcune precauzioni determinanti nelle fasi di raccolta e di preparazione dei <strong>funghi</strong>,


necessarie per poterli poi mangiare senza inconvenienti. Ecco allora alcune utili indicazioni per una<br />

raccolta non affrettata né superficiale e una corretta preparazione prima della cottura.<br />

ISTRUZI ONI PER LA SCELTA E LA PRI MA PREPARAZI ONE<br />

• Si deve essere assolutamente certi della commestibilità dei <strong>funghi</strong>: a questo proposito vale sempre la<br />

raccomandazione di non fidarsi mai di persone che si improvvisano esperte o che affermano “di averli<br />

sempre mangiati” senza dimostrare di conoscerli dettagliatamente.<br />

• Non si devono raccogliere esemplari troppo maturi, ammuffiti o alterati, eccessivamente invasi da<br />

parassiti o intrisi di acqua.<br />

• I <strong>funghi</strong> non vanno raccolti se si trovano vicino a fonti potenzialmente inquinanti (discariche, colture<br />

agricole, cumuli di rifiuti, strade trafficate, parchi cittadini, ecc.) in quanto possono assorbire e<br />

concentrare (così come i molluschi marini) gli eventuali veleni presenti nel substrato di crescita.<br />

• Dopo la raccolta devono essere trasportati in contenitori rigidi e areati, comportamento questo che è<br />

addirittura stato reso obbligatorio sia per l’aspetto ecologico (più o meno scientificamente provato) della<br />

dispersione delle spore durante il trasporto, sia per l’aspetto igienico-sanitario di consentire la<br />

traspirazione degli esemplari rallentando così i processi fermentativi e putrefattivi, molto rapidi, invece,<br />

nelle buste di plastica (che inoltre costituirebbero un inutile rifiuto).<br />

• Vanno conservati in ambienti freschi e areati (o ancora meglio in frigorifero) prima della preparazione,<br />

che deve avvenire nel più breve tempo possibile.<br />

• Si procede quindi a una pulizia accurata dalle impurezze vegetali o minerali (fili d’erba, sassolini ecc.),<br />

togliendo quindi il gambo se coriaceo e la cuticola se viscosa.<br />

• Un lavaggio sotto acqua corrente (non è vero che i <strong>funghi</strong> non vanno lavati, ma solo spazzolati, a meno<br />

che non piaccia trovarsi la terra sotto ai denti) aiuta efficacemente a togliere impurezze altrimenti<br />

difficilmente eliminabili e a ridurre la contaminazione batterica senza compromettere i sapori e gli aromi<br />

del fungo.<br />

• Gli esemplari invasi da parassiti vanno scartati o eventualmente, se i <strong>funghi</strong> sono solo moderatamente<br />

infestati, vanno essiccati in modo che i parassiti escano dai carpofori e possano così essere eliminati.<br />

• Cuocerli e consumarli il prima possibile.<br />

Crudi o cotti, comunque deperibili<br />

in relazione al tipo di <strong>funghi</strong> di cui si dispone, vi sono possibilità di consumo a crudo o dopo<br />

cottura.<br />

Sarebbe opportuno che il consumo di <strong>funghi</strong> crudi fosse limitato alle seguenti specie: Amanita<br />

caesarea (ovolo buono), Agaricus bisporus (champignon o prataiolo), Coprinus comatus (coprino),<br />

Calocybe gambosa (prugnolo, fungo di s. giorgio, ecc.) in quantità comunque moderata. i Boletus<br />

del gruppo edulis, cioè i gustosi porcini, se consumati crudi sono spesso causa di disturbi o<br />

addirittura possono determinare, in persone predisposte, intolleranze permanenti; per questa<br />

ragione è sconsigliabile il loro utilizzo da crudi.<br />

Per le specie tossiche da crude (ad esempio tutte le Morchella, Amanita rubescens, Armillaria<br />

mellea, Boletus luridus, ma ve ne sono parecchie altre) è indispensabile una cottura per almeno 30<br />

minuti o una pre-bollitura di 5-10 minuti prima della cottura nel modo scelto.<br />

Per le specie non tossiche da crude possono essere utilizzate tutte le normali modalità di<br />

cottura, comprese quelle che non consentono il raggiungimento di temperature particolarmente<br />

elevate “al cuore” del prodotto (come per esempio la frittura o la grigliatura).<br />

Anche quando “il piatto è già pronto”, non bisogna dimenticare che, in funzione della loro<br />

impegnativa digeribilità, i <strong>funghi</strong> non dovrebbero essere mangiati dai bambini di pochi anni, dalle<br />

donne in gravidanza e dalle persone con problemi digestivi. essi vanno comunque consumati in<br />

misura moderata (a maggior ragione, come già detto, quando si mangiano da crudi) e sarebbe<br />

sempre meglio limitarsi a una sola portata a base di <strong>funghi</strong> per pasto.<br />

Sia crudi che cotti, i <strong>funghi</strong> sono sempre altamente deperibili e devono quindi essere conservati in<br />

frigorifero a una temperatura di 1-4 °c e soltanto per periodi brevi.<br />

Per evitare poi il pericolo principale legato al consumo di <strong>funghi</strong>, ovvero quello di consumare per<br />

errore specie velenose, bisogna sgombrare completamente il campo da tutte le diverse<br />

“credenze”, sempre rigorosamente false ma talvolta molto radicate, che accompagnano<br />

l’argomento ormai da troppo tempo. eccone a sinistra un buon elenco.<br />

Si può quindi affermare che non esistono “bacchette magiche” per stabilire la commestibilità di un<br />

fungo, rimanendo l’unico sistema efficace a tal fine quello di conoscerne bene le caratteristiche<br />

botaniche in modo da identificare la singola specie o (solo per alcuni generi, che annoverano


specie tutte commestibili) almeno il genere. per fare questo occorre dedicare tempo e pazienza in<br />

quantità proporzionali al numero di specie che si vogliono utilizzare in cucina.<br />

Gli errori più frequenti<br />

nonostante le continue campagne di sensibilizzazione e la relativa facilità con cui si possono far<br />

controllare i <strong>funghi</strong> raccolti, tutti gli anni in cui la crescita è abbondante continuano purtroppo ad<br />

essere numerosi anche i ricoveri per il consumo di specie tossiche.<br />

• Uno degli errori commessi più di frequente è la confusione tra il commestibile “galletto”<br />

(Cantharellus cibarius) e il tossico “fungo dell’olivo” (Omphalotus olearius). il primo ha<br />

dimensioni generalmente più piccole, pieghe (e non lamelle) sottostanti il cappello, l’odore fruttato<br />

e la crescita terricola. il secondo ha taglia maggiore, delle vere e proprie lamelle, odore fungino e<br />

cresce su legno o su radici interrate.<br />

• Clitocybe nebularis, conosciuta anche come “ordinario grigio”, “nebbiolo” o “cimballo”, ecc.<br />

- di commestibilità controversa, tuttavia abbondantemente consumata senza particolari<br />

inconvenienti se giovane e prebollita - viene spesso scambiata con il pericoloso Entoloma<br />

sinuatum (= E. lividum), a colpo d’occhio molto simile per portamento e colore e anche molto<br />

“attraente” per carnosità e odore (al punto che i francesi lo chiamano “le perfide”); E. sinuatum si<br />

differenzia, tra l’altro, per lamelle più distanziate tra loro, di colore giallino o rosa salmone (e non<br />

biancocrema) e attaccate al gambo in modo diverso (smarginate e non decorrenti) e per l’odore di<br />

farina (anziché aromatico-nauseante).<br />

• Altro errore molto comune soprattutto nelle zone di pianura, ma fortunatamente meno doloroso, è<br />

quello di considerare commestibili tutti i <strong>funghi</strong> bianchi con anello e lamelle rosa o cacao che si<br />

trovano nel prato (normalmente chiamati “prataioli”).<br />

Anche questa convinzione è fortemente sbagliata in quanto tra questi, come indicato nel capitolo<br />

successivo, ve ne sono parecchi di tossici (seppur debolmente) ovvero quelli appartenenti alla<br />

sezione Xanthodermatei come ad esempio Agaricus xanthodermus. si riconoscono, anche se non<br />

sempre facilmente, dall’ingiallimento e dall’odore di inchiostro della carne soprattutto alla base del<br />

gambo.<br />

ISPETTORATI PER IL CONTROLLO DEI FUNGHI<br />

AZIENDA SANITARIA LOCALE DI BOLOGNA<br />

Bologna<br />

CAAB - Centro Agro Alimentare di Bologna<br />

Via P. Canali, 1 - Tel. 051.2863131<br />

lunedì, mercoledì, venerdì* ore 8-10<br />

Via Gramsci, 12 - Tel. 051.6079828<br />

dal lunedì al venerdì* ore 12,30-13,30<br />

San Lazzaro di Savena<br />

Via del Seminario, 1 - Tel. 051.6224434<br />

dal lunedì al venerdì su appuntamento<br />

Casalecchio di Reno<br />

Via Cimarosa, 5/2 - Tel. 051.596970<br />

dal lunedì al venerdì su appuntamento<br />

Porretta Terme<br />

Via Pier Capponi, 4 – Tel.0534.20817 / 20<br />

dal lunedì al venerdì su appuntamento<br />

AZIENDA SANITARIA LOCALE DI IMOLA<br />

Imola<br />

Viale Amendola, 8 - Tel. 0542.604950<br />

*Si consiglia di concordare un appuntamento<br />

• In testa alla classifica degli episodi di<br />

intossicazione troviamo, a sorpresa, una<br />

specie commestibile e addirittura<br />

commerciabile, conosciuta a livello nazionale<br />

come “chiodino” e in provincia di Bologna<br />

come “ragagno” (Armillaria mellea). Molte<br />

persone infatti non sanno che si tratta di una<br />

specie che va cotta a lungo (almeno per 30<br />

minuti) perché contiene tossine termolabili e<br />

che vanno utilizzati solo esemplari giovani<br />

privati dei gambi; è anche consigliabile non<br />

congelarla da cruda.<br />

<strong>Il</strong> controllo pubblico dei <strong>funghi</strong><br />

se non si è in grado di stabilire<br />

autonomamente la commestibilità di quanto<br />

raccolto o si hanno comunque delle<br />

incertezze, ci si può rivolgere agli ispettorati<br />

micologici delle aziende unità sanitarie locali,<br />

dove i <strong>funghi</strong> sono controllati gratuitamente<br />

da personale appositamente formato. Quelli commestibili vengono restituiti e quelli velenosi, di<br />

norma, trattenuti. Le modalità di accesso sono vincolate agli orari di apertura del servizio. (di fianco<br />

i recapiti degli ispettorati della provincia di Bologna) e alla presentazione dei <strong>funghi</strong> interi e in<br />

buono stato di conservazione. È opportuno inoltre sottoporre al controllo tutti i <strong>funghi</strong> raccolti e non<br />

solo “un campione”.


Gli Ispettorati micologici, istituiti dalla Legge n.352/1993 e successivo Dpr n. 376/1995 e dalla<br />

Legge Regionale n. 6/1996, oltre al controllo dei <strong>funghi</strong> freschi spontanei raccolti dai privati per il<br />

proprio consumo famigliare, effettuano la certificazione di quelli posti in vendita, collaborano con le<br />

strutture ospedaliere in caso di intossicazioni, vigilano in generale sulla vendita e fanno attività<br />

informativa e formativa nei confronti dei cittadini al fine di prevenire episodi di intossicazione.<br />

Due parole, infine, sui <strong>funghi</strong> coltivati, normalmente snobbati dai cercatori di <strong>funghi</strong> e anche da una<br />

parte di consumatori. in realtà sono numerosi i vantaggi che essi offrono, primo fra tutti la<br />

sicurezza che si tratta di specie commestibili con ottime caratteristiche organolettiche. a questo si<br />

aggiunge il fatto che sono disponibili freschi tutto l’anno, perché vengono prodotti in tutte le<br />

stagioni e possono raggiungere velocemente e in perfetto stadio di maturazione il punto vendita,<br />

conservando integre le loro qualità. Sono inoltre un prodotto economico la cui produzione ha un<br />

basso impatto sull’ambiente in quanto utilizza materie prime disponibili (residui vegetali di scarto) e<br />

il substrato di crescita, una volta esausto, può essere usato come fertilizzante.<br />

CREDENZE DA SFATARE<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> che crescono nel prato sono tutti commestibili.<br />

Possono infatti esservi specie addirittura mortali (ad esempio piccole Lepiota) anche nei prati di<br />

pianura, nei parchi cittadini e perfino nel giardino di casa propria.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> che crescono su legno sono tutti commestibili.<br />

Anche sul legno crescono specie tossiche - ad esempio Omphalotus olearius e Hypholoma<br />

fasciculare - e anche potenzialmente mortali come Galerina marginata, che possiede le stesse<br />

tossine delle più note Amanita phalloides, Amanita verna e Amanita virosa.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> già parzialmente mangiati da animali del bosco sono tutti<br />

commestibili.<br />

Gli animali, infatti, hanno un organismo diverso dal nostro, come ad esempio gli scoiattoli, o<br />

estremamente diverso come le lumache e potrebbero essere indenni a tossine per noi mortali.<br />

D’altronde chi può sapere che gli animali “assaggiatori” non siano poi morti?<br />

• Non è utile far consumare <strong>funghi</strong> ad animali domestici per testarne la commestibilità.<br />

Prima di tutto perché immorale e penalmente perseguibile, secondariamente perché gli effetti sul<br />

gatto e sul cane potrebbero a loro volta essere diversi da quelli che si hanno nell’uomo.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> con un bell’aspetto e un buon profumo (ad esempio di farina) sono<br />

tutti commestibili.<br />

Come esempio si pensi ad Entoloma sinuatum (= E. lividum), che è un bellissimo e carnoso fungo<br />

dalla carne bianca e con odore di farina, ma che provoca intossicazioni piuttosto gravi, seppur di<br />

solito non mortali.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> che anneriscono o non anneriscono l’aglio, l’argento o altre sostanze<br />

sono commestibili.<br />

Non c’è infatti alcuna correlazione tra le tantissime sostanze presenti nei <strong>funghi</strong> ed eventuali<br />

cambiamenti di colore di oggetti, metalli, vegetali o altro.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> che crescono nella stessa posizione dove sono cresciuti o stanno<br />

crescendo specie commestibili siano a loro volta commestibili.<br />

Purtroppo questa errata convinzione ha fatto parecchi morti anche tra i raccoglitori “esperti”, perché<br />

specie diverse (e quindi sia commestibili che velenose) possono successivamente o anche<br />

contemporaneamente crescere vicine o anche nella stessa posizione.<br />

• Non è vero che i <strong>funghi</strong> che crescono in primavera sono tutti commestibili.<br />

Questa informazione fu data qualche tempo fa addirittura da una popolare trasmissione televisiva,<br />

ma ciò non è affatto vero perché in primavera, ad esempio, crescono Amanita verna (mortale) e<br />

Gyromitra esculenta (potenzialmente mortale).


Non trascuriamoli, son prelibati<br />

Accanto a porcini, ovoli reali e galletti si trovano nei nostri boschi molte<br />

altre specie commestibili di ottimo o buon sapore, sia consumate<br />

singolarmente che in gustosi misti. Alcune sono anche facili da<br />

riconoscere - previo accertamento rispetto a eventuali somiglianze con<br />

<strong>funghi</strong> velenosi - e abbondanti nei ritrovamenti. Raccogliere queste, al<br />

posto delle specie pregiate, contribuisce al mantenimento della<br />

biodiversità del bosco.<br />

Elena Tibiletti Naturalista esperta micologa<br />

Do not neglect them, they are delicious!!<br />

besides porcini, caesar mushrooms and chanterelles, in our wood areas it is possible to find also other<br />

edible species characterized by a good taste, in some cases even wonderful. Once the similarity with<br />

poisonous species is solved, the recognition of these edible mushrooms is often very easy. Because of their<br />

abundance of in our forests, their harvesting contributes to biodiversity preservation.<br />

Le foto di questo capitolo sono dell’Autrice salvo diversa indicazione<br />

Le specie di <strong>funghi</strong> commestibili solo in italia sono ben più di un centinaio. Tuttavia sono poche le<br />

specie veramente pregiate e fra queste sono ancora meno quelle conosciute dal vasto pubblico.<br />

È un vero peccato perché, se è vero che le specie pregiate sono realmente ottime, è anche vero<br />

che le specie meno pregiate, cucinate sapientemente in un buon misto di <strong>funghi</strong>, risultano<br />

ugualmente deliziose al palato.<br />

Conoscere e raccogliere anche le specie meno pregiate, ma commestibili e di buon sapore,<br />

contribuisce anche a conservare il prezioso equilibrio del bosco: è meglio raccogliere varie specie<br />

in modica quantità piuttosto che una o due in grande quantità (sempre entro i limiti di legge).<br />

Non bisogna però improvvisarsi nella raccolta: si possono aggiungere nel cestino solo le specie<br />

della cui commestibilità si è quasi sicuri, con l’avvertenza però di mostrarle a un esperto micologo<br />

per il verdetto finale.<br />

Colombina verde, verdone<br />

Russula virescens (schaeff.) fr.<br />

Russola ottima e inconfondibile grazie al cappello verdeggiante (da cui il<br />

nome latino virescens), molto apprezzata per la consistenza e il sapore<br />

delle sue carni.<br />

<strong>Il</strong> cappello (diametro 5-15 cm) è dapprima globoso con margine aderente al<br />

gambo, poi piano-convesso, a volte irregolare con margine ondulato; la<br />

cuticola è separabile solo sul margine, secca e più o meno screpolata<br />

areolata, inizialmente bianca, poi verdastra e ocra nelle areole poligonali,<br />

infine decolorata irregolarmente. le lamelle sono fitte, fragili, prima biancastre, poi crema pallido, spesso<br />

chiazzate.<br />

<strong>Il</strong> gambo (6-10 cm x 2-4 cm) è robusto, rugoso, più o meno cilindrico, spesso ingrossato al centro, pieno e<br />

poi cavernoso, bianco.<br />

La carne è soda, fragile, bianca; l’odore è leggermente fruttato, il sapore gradevole di noci, meno piacevole<br />

negli esemplari maturi.<br />

È una specie micorrizica. si riviene in estate fino all’inizio d’autunno, solitaria o in piccoli gruppi, soprattutto in<br />

boschi di latifoglie, sotto quercia, faggio o castagno, anche nell’erba ai margini del bosco.<br />

È un ottimo fungo commestibile sia da crudo che da cotto, da molti ritenuto la migliore russola edibile.<br />

Si può confondere con R. cutefracta, dal cappello screpolato ma a volte violaceo, anch’essa commestibile.<br />

Dentino, steccherino dorato<br />

Hydnum repandum l.: fr. (sin. Sarcodon r. l. ex fries)<br />

Fungo molto facile da riconoscere grazie alla presenza sotto il cappello<br />

degli aculei (idni) che è bene togliere, specie negli esemplari adulti.<br />

<strong>Il</strong> cappello (diametro 2-12 cm) è convesso, poi piano e anche concavo, con<br />

margine irregolare, a volte contorto, e cuticola glabra, asciutta e vellutata,<br />

poi leggermente squamata; colore da quasi bianco a giallo pallido e giallo<br />

opaco-aranciato, se contuso vira al bruno-aranciato.


L’imenio è dato da fitti aculei, lunghi 2-6 mm, di colore bianco, poi concolore al cappello, diseguali, appena<br />

decorrenti sul gambo, fragili e delicati, che si staccano subito alla pressione.<br />

<strong>Il</strong> gambo, di 2-9 cm x 1-4 cm, è da cilindrico ad allargato alla base, talora eccentrico e incurvato, glabro,<br />

concolore al cappello. la carne è soda, fragile, bianca (ingiallisce leggermente all’aria); l’odore è gradevole e<br />

fruttato; il sapore è lievemente acidulo negli esemplari giovani, ma amarognolo a maturità.<br />

È una specie micorrizica. cresce dalla metà dell’estate alla metà dell’autunno, in gruppi nei boschi di conifere<br />

e latifoglie. sotto latifoglie appenniniche raggiunge le dimensioni maggiori formando colonie numerose,<br />

reperibili anche fino a dicembre.<br />

È un fungo buono se giovane e liberato dagli aculei amarognoli; gli esemplari maturi divengono amari e poco<br />

digeribili. si consuma nei misti in padella e soprattutto sottolio e sottaceto.<br />

Si può confondere con Cantharellus cibarius e Albatrellus confluens, entrambi privi di aculei, e con H.<br />

rufescens e H. albidum, tutte e quattro specie commestibili. non esistono <strong>funghi</strong> a idni tossici, tutt’al più sono<br />

immangiabili per il sapore amaro o la consistenza coriacea.<br />

Famigliola buona, chiodino<br />

Armillaria mellea (vahl) p. Kumm. (sin. Armillariella m. (vahl)<br />

singer; Clitocybe m. (vahl) ricken)<br />

È un fungo a colorazione mutevole in base al legno ospitante: è color<br />

giallo miele (da cui il nome latino mellea) se nasce su gelso, nocciola<br />

su melo e pero, bruno o bruno-rossastro su querce, bruno scuro su<br />

castagno, olivastro su olivo, biancastro su robinia.<br />

<strong>Il</strong> cappello, di 3-15 cm, è convesso, poi piano e quindi umbonato, con<br />

margine ondulato, striato e poi fessurato; cuticola viscida con l’umidità; color miele, cannella, cuoio,<br />

brunastro, bruno rossastro, olivastro a seconda della specie ospite, più scuro al centro con sottili squame.<br />

Le lamelle sono rade, appena decorrenti sul gambo, biancastre con iridescenze giallo-rosate, poi con<br />

tonalità più scure. il gambo (5-7 cm ma anche 18 cm x 0,5-3,0 cm) è slanciato, fibroso, elastico, midolloso,<br />

assottigliato alla base nei cespi, allargato e bulboso alla base se solitario; roseo e striato in alto, brunastro e<br />

più scuro dall’anello al piede. il velo parziale forma un anello supero, che somiglia a una calza svasata<br />

(armilla = calza), spesso, durevole, striato, bianco pallido sopra e bruno-giallastro-rossastro sotto.<br />

La carne del cappello è soda, quella del gambo è fibrosa e coriacea e va scartata; l’odore è fungino, non<br />

molto gradevole; il sapore è acidulo-dolciastro. È una specie parassita. si rinviene in autunno in cespi su<br />

alberi vivi, alla base del ceppo o tra l’erba che maschera le radici superficiali; più<br />

raramente solitaria.<br />

È un fungo buono se ben cotto (almeno 30 minuti dalla bollitura), previa eliminazione<br />

del gambo fibroso e di tutto il liquido rilasciato in cottura. può essere conservato<br />

sottaceto.<br />

Si può confondere con Kuehneromyces mutabilis (sin. Pholiota mutabilis), ottimo<br />

commestibile, o con Hypholoma fasciculare, velenoso.<br />

Finferla<br />

Cantharellus lutescens (pers.) fries.<br />

È uno fra i <strong>funghi</strong> più ricercati nella stagione autunnale, perché è una<br />

specie di buona qualità e molto abbondante nelle stazioni di crescita. si<br />

riconosce per la caratteristica forma a fiore.<br />

<strong>Il</strong> cappello è submembranoso, inizialmente convesso, ombelicato, poi<br />

espanso e a forma di imbuto, di colore bruno scuro su fondo giallo<br />

aranciato; del diametro di 2-6 cm; margine crespo, revoluto e sinuoso.<br />

L’imenio da giovane è liscio, poi con venature o pieghe sinuose, che<br />

decorrono sul gambo; ha colore rosa carne, aurora o giallo arancio. il gambo sottile è lungo 4-8 cm; è<br />

irregolare, più largo in alto, spesso ricurvo, normalmente a maturità più lungo del diametro del cappello,<br />

cavo, poco carnoso, liscio, di color giallo oro con la base a volte biancastra. la carne è delicata, minuta,<br />

elastica, giallo crema; l’odore è intensamente fruttato; il sapore è gradevole e dolce.<br />

È una specie micorrizica. È molto comune, numerosa, in gruppi, nei boschi di latifoglie e aghifoglie, in luoghi<br />

umidi, in estate e fino all’autunno inoltrato.<br />

È un fungo buono, gustoso e aromatico, adatto per frittate e trifolati misti, ma anche essiccato e polverizzato<br />

per condimento.<br />

Si può confondere con C. tubaeformis, commestibile.


Mazza di tamburo, ombrellone, bubbola<br />

maggiore, parasole<br />

Macrolepiota procera (scop. fr.) singer<br />

È uno dei più vistosi <strong>funghi</strong> commestibili e si presta a ricette particolari e<br />

diverse da quelle dei suoi consimili.<br />

<strong>Il</strong> cappello è inizialmente sferoidale, poi semi-ellittico e a maturità piano.<br />

È dotato di umbone liscio al centro, mentre il resto del cappello è coperto<br />

di scaglie fioccose e brunicce. le dimensioni sono di 15-40 cm.<br />

Le lamelle sono fitte e di colore bianco, poi di color cipria e facilmente<br />

imbrunenti al tocco; mostrano un evidente distacco dal gambo. il gambo è<br />

assai slanciato e sottile (20-45 cm x 1-2 cm), diritto, fibroso, abbastanza duro<br />

nei giovani esemplari e poi cavo e bulboso al piede. L’anello è doppio,<br />

scorrevole e persistente; al di sotto c’è una caratteristica zebratura color<br />

caffellatte.<br />

La carne è bianca, rosata al taglio, fioccosa e fragile nel cappello, fibrosa<br />

(quasi legnosa) nel gambo; l’odore è di farina fresca; il sapore è dolce, di<br />

nocciola specialmente negli esemplari giovani, più aromatico negli esemplari<br />

adulti.<br />

È una specie micorrizica. vive indifferentemente in boschi di latifoglie o di<br />

conifere, nei prati e nelle radure, dall’estate all’autunno ed è spesso gregario<br />

(cioè presente in numerosi esemplari per volta).<br />

È un fungo eccellente. È leggermente indigesto: si raccomanda di cuocerlo<br />

bene. si presta per la preparazione di cotolette, quando il cappello è totalmente aperto e con le lamelle<br />

ancora bianche, mentre con gli esemplari non ancora aperti si preparano gustose frittate o saporiti sottoli.<br />

Si può confondere con M. escoriata, commestibile; M. mastoidea, commestibile; M. rhacodes, velenosa da<br />

cruda.<br />

Prataiolo<br />

Agaricus arvensis schaeff.: fr.; A. langei (möll.) möll.Agaricus arvensis<br />

È la specie spontanea di prataiolo che si trova nei campi e nei prati; A. langei è<br />

il prataiolo di bosco. il cappello è largo fino a 12 cm, prima è ovoideo, poi<br />

emisferico, infine convesso; molto carnoso e di color bianco, spesso con<br />

squame brunastre in A. arvensis, nocciola-bruno fioccato in A. langei; il<br />

margine è fioccoso.<br />

Le lamelle sono color rosa candido, ma diventano color cioccolato in breve<br />

tempo e infine marrone scuro; sono libere e piuttosto fitte.<br />

<strong>Il</strong> gambo è corto, tozzo e cilindrico, di colore bianco in A. arvensis; tende a<br />

macchiarsi vivacemente di rossastro alla base se contuso in A. langei.<br />

L’anello è fioccoso, bianco, facilmente asportabile. La carne è bianca,<br />

leggermente virante al rosso se esposta all’aria (intensamente rossa al taglio<br />

in A. langei); l’odore è gradevole, come di muschio o di erba stropicciata in A.<br />

arvensis, con un intenso sentore di mandorla in A. langei; il sapore è grato e<br />

dolce. È una specie saprofita. A. arvensis cresce in campi concimati, letamai,<br />

giardini, prati ai margini dei boschi; A. langei nasce con frequenza nei boschi<br />

di abete rosso; è gregaria.<br />

È un fungo ottimo. si può cucinare in numerosissimi piatti e ricette diversi, dal<br />

risotto alla pizza, passando per i contorni trifolati, i cappelli ripieni o alla<br />

griglia e i sottoli.<br />

Si può confondere con altre specie del genere Agaricus (evitare i prataioli<br />

che odorano di inchiostro o di fenolo) e con specie mortali del genere<br />

Amanita (queste presentano la volva) allo stadio di ovulo (raccolta vietata per legge).<br />

Prugnolo, fungo di San Giorgio, fungo della saetta,<br />

maggengo<br />

Calocybe gambosa (sin. Tricholoma georgii) (fr.) Donk<br />

<strong>Il</strong> precedente nome scientifico, Tricholoma georgii, sta a indicare che il<br />

fungo fa la sua comparsa intorno al 23 aprile, giorno della ricorrenza di<br />

san giorgio: in realtà può anticipare o posticipare la sua comparsa anche<br />

di alcune settimane, a seconda dell’altitudine o dell’andamento<br />

stagionale.


<strong>Il</strong> cappello nella prima fase dello sviluppo sembra saldato al gambo e di forma rotondeggiante, poi prende<br />

forma emisferica, convessa, infine quasi piana, liscia, con margine involuto; di colore bianco o color nocciola<br />

chiaro, simile alla crosta di pane; del diametro di 5-10 cm.<br />

Le lamelle sono smarginate al gambo, fitte, intercalate da lamellule, di colore bianco tendenti al crema negli<br />

esemplari adulti. <strong>Il</strong> gambo, di 3-8 cm x 1-3 cm, è sodo, massiccio, talvolta tozzo, assottigliato alla base. la<br />

carne è molto soda e compatta, bianca; l’odore e il sapore sono molto grati, di farina lievitata.<br />

È una specie saprofita. cresce in primavera, da aprile a maggio, nei prati o ai margini<br />

del bosco, spesso in cerchi, fra i cespugli di piante spinose come il biancospino, la<br />

rosa canina, il ginepro e il prugnolo da cui deriva il nome volgare prugnolo. È uno dei<br />

<strong>funghi</strong> più saporiti e gustosi e per questo molto ricercato: anche nelle zone dov’è<br />

reperibile sta diventando sempre più raro.<br />

Si può confondere con Inocybe patouillardii, velenoso.<br />

Sanguinello, rossello<br />

Lactarius deliciosus (l.: fr.) s.f. gray<br />

Fungo dalle ottime qualità gastronomiche, come indica anche la<br />

denominazione latina deliciosus, delizioso.<br />

<strong>Il</strong> cappello, di 5-15 cm di diametro, è convesso-ombelicato, poi piano e<br />

depresso al centro fino a imbutiforme, con margine involuto poi disteso e<br />

irregolarmente ondulato; cuticola glabra, viscida con tempo umido, rossoarancio,<br />

ocra-arancio, rosa-arancio con patina biancastra e con larghe<br />

cerchiature concentriche più scure che invecchiando divengono verde-rame. Le lamelle sono fitte, sottili,<br />

fragili, appena decorrenti sul gambo, di color arancio vivo, se ammaccate si tingono di verdastro. il gambo<br />

(3-7 cm x 1-2 cm) è cilindrico o ristretto verso il piede, tozzo, consistente, fragile, presto cavo, del colore del<br />

cappello, ma ricoperto di una leggera pruina che lo sbiadisce. La carne è soda ma fragile, di color arancio<br />

pallido; al taglio emette un lattice rosso carota; ha odore fruttato e sapore dolce, poi più o meno acre.<br />

È una specie micorrizica. È reperibile in estate e autunno, sotto pino silvestre, pino nero e ginepro,<br />

tendenzialmente su suolo acido. Buona specie commestibile soprattutto cotta alla griglia oppure posta<br />

sottolio o sottaceto (solo esemplari piccoli e sodi); meno indicata nei misti in padella dove il suo sapore si<br />

disperde.<br />

Si può confondere con le altre specie a lattice rosso o arancione, come L. deterrimus, L. salmonicolor, L.<br />

sanguifluus, L. semisanguifluus e L. vinosus, tutti commestibili.<br />

Spugnola<br />

Morchella esculenta (sin. M. rotunda) (l.) pers.<br />

È uno fra i <strong>funghi</strong> che aprono la stagione, già in marzo, rendendosi<br />

reperibile anche in pianura.<br />

<strong>Il</strong> cappello delle spugnole prende il nome di “mitra”. Nella Morchella<br />

esculenta è media grandezza, ovatoconico, con apice ottuso, alveoli<br />

allungati, angolosi e contornati da costolature di color fuligginoso e poi<br />

nero, attraversati nel fondo da vene trasversali, mentre internamente è<br />

cavo e bianco; colore castano brunastro o fuliginoso-olivastro; alto da 5-10 cm e largo 2-5 cm.<br />

<strong>Il</strong> gambo è di media grandezza (6-8 cm x 3-4 cm), grosso e solcato, finemente pruinoso in alto, cavo, di<br />

colore biancastro o giallastro. La carne è di consistenza ceracea, bianca; l’odore è gradevole; il sapore è<br />

dolciastro, delicato e gradevole. È una specie saprofita. cresce nei terreni<br />

umidi, presso frassini, pioppi, olmi ecc., in primavera.<br />

È un fungo molto buono, adatto a risotti e contorni, ma come tutte le<br />

morchelle va consumato previa bollitura in quanto contiene acido elvellico,<br />

micotossina termolabile.<br />

Si può confondere con gyromitra esculenta, velenosa anche mortale,<br />

distinguibile per la mitra di tipo “cerebriforme” (ricorda le circonvoluzioni del<br />

cervello).<br />

Trombetta da morto, cornucopia<br />

Craterellus cornucopioides (l.: fr.) pers.<br />

È un fungo molto ricercato: viene usato, essiccato e polverizzato, come<br />

condimento. viene chiamato “trombetta da morto”, non tanto per il colore<br />

scuro, ma perché spunta intorno al 2 novembre, giorno della<br />

commemorazione dei defunti. il nome “cornucopia” si riferisce<br />

all’abbondanza degli esemplari in uno stesso luogo di raccolta.


<strong>Il</strong> cappello è a forma di tromba, interamente cavo sino alla base del gambo, di colore da bruno grigiastro con<br />

tempo secco, a nero brillante con l’umidità; del diametro di 2-10 cm.<br />

L’imenio da giovane è liscio, poi rugoso, venoso a maturità, di colore grigio cenere o bluastro secondo il<br />

grado di maturità. il gambo è imbutiforme, cavo, elastico, floscio, di forma irregolare.<br />

La carne è prima grigia, poi subito nera, scarsa, sottile ed elastica; l’odore è gradevole, fruttato di prugna,<br />

molto più intenso nel fungo essiccato; il sapore è molto caratteristico, eccellente, dolce, con retrogusto<br />

aromatico di tartufo. È una specie micorrizica. È molto comune, in gruppi numerosi, in terreni umidi e boschi<br />

di latifoglie, spesso vicino a ceppi marcescenti, sotto fogliame in decomposizione, lungo piccoli corsi d’acqua<br />

o fossati, in autunno inoltrato.<br />

È un fungo eccellente in cucina in tutti i misti, è ottimo nei risotti e con la selvaggina; si presta<br />

all’essiccazione per la preparazione della polvere di fungo, che viene utilizzata come aromatico condimento.<br />

Si può confondere con Cantharellus cinereus, commestibile.

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