illuminazione e microclima - Istituto Tecnico per Geometri "Guarino ...

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08.06.2013 Views

giacimento, alle temperature ed allo stato igrometrico del sotterraneo, al fine di determinare soddisfacenti condizioni ambientali di lavoro. Eccezione fatta per i cantieri per i quali è consentita l'areazione per diffusione, a termini dell'art. 275, la velocità minima delle correnti d'aria non deve essere inferiore a 10 cm/sec.” Art. 263: “Almeno una volta ogni sei mesi devono essere eseguite misure di portata, di temperatura e di umidità delle correnti principali, derivate e secondarie di ventilazione e prelevati campioni dell'atmosfera del sotterraneo da sottoporsi ad analisi per gli accertamenti dell'idoneità di cui all'art. 259. Le misure ed i prelevamenti sono ripetuti quando siano sopravvenute importanti modifiche o perturbazioni in qualcuno dei circuiti principali della corrente d'aria….” Art. 281:” Nei cantieri del sotterraneo di una miniera sono consentiti lavori per la durata normale di otto ore, soltanto quando la temperatura dell'aria, misurata nel turno più numeroso con termometro a bulbo asciutto, non superi i 32° C. Nei cantieri dove la temperatura dell'aria, misurata nel modo anzidetto, sia compresa fra 32° C e 35° C, la permanenza degli operai deve essere limitata a cinque ore al giorno, salvo che una ulteriore permanenza non si renda necessaria per lavori temporanei ai fini della sicurezza. In tale caso gli operai non possono rifiutare la loro opera. La limitazione di lavoro a cinque ore giornaliere è disposta quando la temperatura è stata riscontrata per due giorni di lavoro consecutivi entro i limiti previsti. Se la temperatura dell'aria misurata nei modi anzidetti supera i 35° C, il personale può essere impiegato soltanto per fronteggiare situazioni di pericolo o per altre gravi ragioni.” Art. 283: “La durata normale di lavoro di otto ore viene ripristinata in un cantiere solo quando si sia constatato che per due giorni lavorativi consecutivi la temperatura sia discesa al di sotto di 32° C, o del corrispondente limite stabilito ai sensi dell'art. 282.” Art. 285: “In due giorni di lavoro consecutivi di ogni settimana deve essere misurata la temperatura dell'aria nei vari cantieri di lavoro facendosi uso di termometro a bulbo asciutto o di altro indicatore riconosciuto idoneo, ed i dati relativi devono essere riportati in registro. Se si constata in un cantiere una temperatura di 30° C, o più, il rilevamento della temperatura nello stesso cantiere deve essere eseguito tutti i giorni di lavoro. Su istanza del direttore, è consentita deroga al disposto di cui al presente articolo, primo comma, per l'intero sotterraneo, o parte di esso, quando l'ingegnere capo abbia riconosciuto che le temperature raggiunte siano costantemente discoste e più basse dei limiti di temperatura considerati all'art. 281, o di quelli eventualmente modificati per il disposto dell'art. 282.” Come si vede anche i sopra citati DPR, seppure riguardanti le attività lavorative specifiche del settore Ateco n°3, fanno riferimento esclusivamente a lavorazioni svolte in ambienti indoor. Tuttavia la letteratura scientifica esistente in materia fornisce numerose indicazioni su indici sintetici di valutazione che, integrando i vari parametri microclimatici e quelli legati alle attività svolte, permettono una definizione dei diversi ambienti, in termini quantitativi, compresi anche quelli outdoor. Difficoltà si riscontrano anche sul versante del riconoscimento delle malattie connesse al lavoro in ambiente esterno; ad esempio le neoplasie cutanee fotoindotte non sono riconosciute, in quanto tali malattie non sono fra quelle così dette “tabellate” (DPR 336/94); ne deriva che il lavoratore può accedere alla protezione assicurativa solo con l’onere della prova della causalità. In particolare dalle statistiche Inail non risultano riconoscimenti relativi a denuncie di infortunio o di malattie professionale direttamente correlabili a fattori microclimatici. 24

Tuttavia è indubbio che tali fattori costituiscano delle concause, più o meno importanti, nella genesi di alcune patologie. E’ ad esempio importante considerare il microclima nei lavori all’aperto nell’ambito della movimentazione manuale dei carichi. Infatti, il disco della colonna vertebrale quando è schiacciato (durante una movimentazione) non si può nutrire, ed utilizza quindi delle riserve. In un ambiente microclimatico sfavorevole (troppo caldo o troppo freddo) si determina una carenza di nutrimento generale nell’organismo umano. Avviene quindi una ridistribuzione funzionale del circolo sanguigno a favore degli organi vitali (cuore, cervello...) ed a sfavore dei dischi della colonna, che quindi sono più suscettibili ad un eventuale danno. I lavoratori esposti a temperature sotto i 25°C sono maggiormente soggetti al rischio di sindrome del tunnel carpale. Infatti, a tali temperature si avverte un abbassamento della sensibilità e della forza motoria della mano, e ciò porta a sopravvalutare l’energia necessaria per compiere un movimento. L’uso incongruo delle mani favorisce, di conseguenza, il sopravvenire della patologia da tunnel carpale. 4.4 Gli ambienti moderati Gli ambienti moderati presentano condizioni microclimatiche sostanzialmente omogenee; ciò significa che le grandezze fondamentali legate all’ambiente (Ta, Tr, U%, Va) presentano oscillazioni relativamente contenute. Inoltre, specie per quanto riguarda la temperatura, non si riscontrano quei valori estremi, tipici degli ambienti severi (caldi e freddi). Ciò consente l’intervento, in maniera efficace, del sistema di termoregolazione; infatti, in presenza di condizioni microclimatiche di discomfort, l’organismo reagisce attivando quei meccanismi, descritti in precedenza, utili a ripristinare l’equilibrio termico, e quindi la condizione di omeotermia. Pertanto negli ambienti moderati il microclima non costituisce di per sé un vero e proprio rischio per la salute degli occupanti, bensì rappresenta un’importante fattore, tra quelli di tipo ergonomico, che influisce sul benessere psicofisico dei lavoratori e, di conseguenza, sull’efficacia della performance lavorativa. Nel caso della valutazione di questi ambienti gli indici utilizzati, come accennato in precedenza, sono il PMV e il PPD così come descritto nella norma UNI EN ISO 7730:2006. • La valutazione del rischio in ambienti moderati Il PMV e il PPD Il valore PMV, che esprime il livello di gradimento del soggetto rispetto all’ambiente, è dato dalla seguente equazione (P.O. Fanger): PMV = CT (0,303e - 0,036 M + 0,0275) dove CT rappresenta il carico termico determinato dalla differenza tra la potenza termica ceduta da un individuo all’ambiente e quella scambiata dallo stesso in condizioni omeoterme. Il PPD è un parametro empirico che esprime la percentuale dei lavoratori che, nelle condizioni rilevate, si dichiarano insoddisfatti rispetto all’ambiente esaminato. La percentuale prevedibile di insoddisfatti è correlata al valore di PMV dall’equazione: PPD =100 – 95 e -(0,03353 PMV^4 + 0,2179 PMV^2) 25 % 80 70 60 50 40 30 20 10 0 PPD -2 -1 0 1 2 PMV Figura. 1 - Andamento del PPD al variare del PMV

Tuttavia è indubbio che tali fattori costituiscano delle concause, più o meno importanti, nella<br />

genesi di alcune patologie.<br />

E’ ad esempio importante considerare il <strong>microclima</strong> nei lavori all’a<strong>per</strong>to nell’ambito della<br />

movimentazione manuale dei carichi. Infatti, il disco della colonna vertebrale quando è<br />

schiacciato (durante una movimentazione) non si può nutrire, ed utilizza quindi delle riserve.<br />

In un ambiente <strong>microclima</strong>tico sfavorevole (troppo caldo o troppo freddo) si determina una<br />

carenza di nutrimento generale nell’organismo umano. Avviene quindi una ridistribuzione<br />

funzionale del circolo sanguigno a favore degli organi vitali (cuore, cervello...) ed a sfavore<br />

dei dischi della colonna, che quindi sono più suscettibili ad un eventuale danno.<br />

I lavoratori esposti a tem<strong>per</strong>ature sotto i 25°C sono maggiormente soggetti al rischio di<br />

sindrome del tunnel carpale. Infatti, a tali tem<strong>per</strong>ature si avverte un abbassamento della<br />

sensibilità e della forza motoria della mano, e ciò porta a sopravvalutare l’energia necessaria<br />

<strong>per</strong> compiere un movimento. L’uso incongruo delle mani favorisce, di conseguenza, il<br />

sopravvenire della patologia da tunnel carpale.<br />

4.4 Gli ambienti moderati<br />

Gli ambienti moderati presentano condizioni <strong>microclima</strong>tiche sostanzialmente omogenee; ciò<br />

significa che le grandezze fondamentali legate all’ambiente (Ta, Tr, U%, Va) presentano<br />

oscillazioni relativamente contenute. Inoltre, specie <strong>per</strong> quanto riguarda la tem<strong>per</strong>atura, non si<br />

riscontrano quei valori estremi, tipici degli ambienti severi (caldi e freddi).<br />

Ciò consente l’intervento, in maniera efficace, del sistema di termoregolazione; infatti, in<br />

presenza di condizioni <strong>microclima</strong>tiche di discomfort, l’organismo reagisce attivando quei<br />

meccanismi, descritti in precedenza, utili a ripristinare l’equilibrio termico, e quindi la condizione<br />

di omeotermia.<br />

Pertanto negli ambienti moderati il <strong>microclima</strong> non costituisce di <strong>per</strong> sé un vero e proprio rischio<br />

<strong>per</strong> la salute degli occupanti, bensì rappresenta un’importante fattore, tra quelli di tipo<br />

ergonomico, che influisce sul benessere psicofisico dei lavoratori e, di conseguenza, sull’efficacia<br />

della <strong>per</strong>formance lavorativa.<br />

Nel caso della valutazione di questi ambienti gli indici utilizzati, come accennato in precedenza,<br />

sono il PMV e il PPD così come descritto nella norma UNI EN ISO 7730:2006.<br />

• La valutazione del rischio in ambienti moderati<br />

Il PMV e il PPD<br />

Il valore PMV, che esprime il livello di gradimento del soggetto rispetto all’ambiente, è dato<br />

dalla seguente equazione (P.O. Fanger):<br />

PMV = CT (0,303e - 0,036 M + 0,0275)<br />

dove CT rappresenta il carico termico determinato<br />

dalla differenza tra la potenza termica ceduta da<br />

un individuo all’ambiente e quella scambiata dallo<br />

stesso in condizioni omeoterme.<br />

Il PPD è un parametro empirico che esprime la<br />

<strong>per</strong>centuale dei lavoratori che, nelle condizioni<br />

rilevate, si dichiarano insoddisfatti rispetto<br />

all’ambiente esaminato.<br />

La <strong>per</strong>centuale prevedibile di insoddisfatti è<br />

correlata al valore di PMV dall’equazione:<br />

PPD =100 – 95 e<br />

-(0,03353 PMV^4 + 0,2179 PMV^2)<br />

25<br />

%<br />

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Figura. 1 - Andamento del PPD al variare del<br />

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