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luglio-agosto - Caritas Diocesana di Palermo

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Bimestrale della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

ANNO XII | NUMERO 4 | LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

se ognuno fa qualcosa<br />

informacaritas<br />

Padre Pino Puglisi sarà proclamato “Beato”<br />

La chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong> ascolto<br />

Spezziamo le catene<br />

Alla ricerca del fondo perduto<br />

Fate la carità della verità<br />

Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale | Legge 662/96 | CMP <strong>Palermo</strong><br />

caritaspalermo.it<br />

padre<br />

Pino Puglisi<br />

dossier


2 informacaritas<br />

informacaritas<br />

Bimestrale <strong>di</strong> informazione<br />

della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

<strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong><br />

redazione e amministrazione<br />

90134 <strong>Palermo</strong> piazza Santa Chiara, 10<br />

tel. e fax 091.327986<br />

informacaritas@caritaspalermo.it<br />

caritaspalermo.it<br />

<strong>di</strong>rettore<br />

mons. Benedetto Genual<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rettore responsabile<br />

Pino Grasso<br />

redazione<br />

Tommaso Calamia, Giuseppa Calò,<br />

Fernanda Di Monte, Sara Gallo,<br />

Giuseppe Gianbusso, Salvo Grasso<br />

hanno collaborato<br />

Roberto Clementini, Anna Cullotta,<br />

Daniela De Luca, Enzo Di Giovanni,<br />

Antonella Fasani, Michele Ferraris,<br />

Marta Genduso, Vincenzo Guagliardo,<br />

Marco Iazzolino, Pietro Leta,<br />

Clau<strong>di</strong>o Longo, Giuseppe Mattina,<br />

Salvo Palazzolo, Salvatore Palidda,<br />

Erika Sciortino, Mario Se<strong>di</strong>a,<br />

Vincenzo Toia<br />

progetto grafico e impaginazione<br />

Daniele Cannella<br />

stampa<br />

Officine Tipografiche<br />

Aiello & Provenzano, Bagheria (Pa)<br />

Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale<br />

n. 12/2001, D.L. 6/12-6-2001<br />

del Tribunale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

in questo numero<br />

ANNO XII | NUMERO 4 | LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

e<strong>di</strong>toriale Benedetto Genual<strong>di</strong><br />

13 È tempo <strong>di</strong> fare risplendere…<br />

Pino Grasso<br />

14 Padre Pino Puglisi…<br />

15 Lascia perdere chi ti porta a mala strada<br />

Pino Grasso<br />

16 La chiesa oggi…<br />

Giuseppe Mattina<br />

17 Quale benessere per i minori in Europa?<br />

Roberto Clementini<br />

18 Una risorsa della Chiesa…<br />

Enzo Di Giovanni<br />

10 Porto d’arte<br />

Anna Cullotta<br />

11 Spezziamo le catene<br />

dossier: padre Pino Puglisi<br />

12 Dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio<br />

Daniela De Luca<br />

22 Preoccupanti i dati in Sicilia<br />

Marco Iazzolino e Michele Ferraris<br />

25 Alla ricerca del fondo perduto<br />

Mario Se<strong>di</strong>a Vincenzo Guagliaro<br />

27 Ogni occazione <strong>di</strong> servizio è un dono<br />

Fernanda Di Monte<br />

28 Fate la carità della verità<br />

Vincenzo Toia<br />

29 L’incontro possibile<br />

30 Alla ricerca della felicità<br />

Antonella Fasani<br />

31 A mani nude. Don Pino Puglisi<br />

In copertina:<br />

Giovanni Paolo II<br />

e Pino Puglisi,<br />

Castelgandolfo, <strong>agosto</strong> 1986<br />

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(specificare come causale del versamento<br />

“perio<strong>di</strong>co informacaritas”).


e<strong>di</strong>toriale<br />

È tempo <strong>di</strong> fare risplendere il carisma originario <strong>di</strong> Puglisi<br />

Benedetto Genual<strong>di</strong><br />

Puglisi e Brancaccio. Un prete e un quartiere <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Una<br />

morte per opera della mafia. Un territorio che ancora attende<br />

<strong>di</strong> essere liberato. Come tanti altri. Ma non un prete<br />

come tanti altri. Se il martirio è un Dono che viene dato da<br />

Dio, solo al prete Puglisi è stato donato.<br />

Ci chie<strong>di</strong>amo: a quale scopo, perché, per chi? Certamente<br />

per la sua Brancaccio, per la nostra città, per la nostra<br />

Chiesa <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, per tutta la Chiesa e per il mondo intero.<br />

Ma un dono viene accolto e fatto fruttificare. E se sempre il<br />

sangue dei martiri è seme <strong>di</strong> nuovi cristiani (Tertulliano), il sangue<br />

del martire Puglisi è seme <strong>di</strong> veri cristiani. In un contesto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffusione del cristianesimo, la testimonianza dei martiri ha<br />

avuto l’effetto <strong>di</strong> favorire la conversione dei pagani al <strong>di</strong>scepolato<br />

<strong>di</strong> Cristo; in un contesto <strong>di</strong> cristianesimo <strong>di</strong>ffuso nella quasi<br />

totalità della popolazione battezzata, il sangue del martire Puglisi<br />

richiama al rafforzamento <strong>di</strong> un fede debole, al consolidamento<br />

<strong>di</strong> una fede vacillante, alla veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> una fede non<br />

autentica. Il sangue <strong>di</strong> Puglisi per Brancaccio, per tutta la nostra<br />

città, per tutta la nostra Chiesa particolare, per il suo presbiterio,<br />

per il laicato, per i giovani, per le periferie tormentate<br />

della nostra città.<br />

Ci chie<strong>di</strong>amo: il prossimo Beato Puglisi, sacerdote e<br />

martire, come lo abbiamo accolto? Come stiamo valorizzando<br />

il suo sacrificio? Prossimi ormai alla commemorazione del 19°<br />

anniversario del suo martirio (15 settembre 2012), protesi a celebrare<br />

l’anno delle fede sotto la guida della santità <strong>di</strong> Puglisi durante<br />

quest’anno che ci porterà al ventennale della sua morte,<br />

come siamo cambiati come città (e Brancaccio dentro la città),<br />

come Chiesa palermitana (laici e presbiteri, famiglie e giovani)?<br />

Che cosa è cambiato in meglio rispetto alla morsa della mafia<br />

che continua a opprimerci, rispetto alla vivibilità della nostra<br />

città e dei suoi quartieri, rispetto alla prossimità ai poveri, all’accompagnamento<br />

dei giovani, al loro orientamento vocazionale?<br />

Forse una riflessione più approfon<strong>di</strong>ta dobbiamo farla.<br />

Cosa non ha funzionato nel Clero palermitano, che<br />

avrebbe potuto più coralmente stringersi all’esemplarità <strong>di</strong> un<br />

suo presbitero, che avrebbe potuto meglio guardarlo come a<br />

testimone della carità pastorale <strong>di</strong> Gesù stesso? Perché ancora<br />

non ci hanno attratto il suo stile <strong>di</strong> semplicità, la sua mitezza<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

d’animo, la sua piena <strong>di</strong>sponibilità all’ascolto<br />

dei giovani e dei poveri, il suo andare per le<br />

stra<strong>di</strong>ne della sua borgata per entrare nei tuguri<br />

della povera gente, il suo ancoraggio<br />

alla Parola che lo faceva essere Profeta coraggioso<br />

<strong>di</strong> fronte al Male, il suo testimoniare<br />

il Vangelo battendosi per la promozione<br />

umana e culturale dei piccoli, il suo <strong>di</strong>stacco<br />

dalla politica sporca che non riuscì<br />

mai a con<strong>di</strong>zionarlo perché non cedette mai<br />

alla tentazione del denaro?<br />

Forse è qui la chiave <strong>di</strong> lettura che<br />

ci ha fatto stare <strong>di</strong>stanti da ciò che egli<br />

aveva pensato in modo <strong>di</strong>verso. Egli non<br />

aveva mai pensato che il suo “Padre nostro”<br />

dovesse omologarsi a una onlus qualsiasi,<br />

non aveva mai cercato né mai avrebbe accettato<br />

finanziamenti pubblici che avrebbero<br />

spento la sua carica profetica nel<br />

denunciare le ingiustizie senza cercare alleanze con i potenti,<br />

non avrebbe mai accettato <strong>di</strong> fare il consulente per i problemi<br />

sociali in nessuna forma <strong>di</strong> amministrazione regionale e comunale.<br />

È qui che abbiamo sbagliato, è qui che dobbiamo intervenire,<br />

è questo altro sistema lontano dallo spirito <strong>di</strong> Puglisi<br />

e che invece ha avuto ampio spazio in questi quasi venti anni<br />

che dobbiamo rinnegare.<br />

Sì, il martirio <strong>di</strong> Puglisi ci chiede un atto coraggioso<br />

<strong>di</strong> rinnegamento <strong>di</strong> questo passato, per fare rifiorire il suo stile<br />

pastorale, la presenza amorevole della comunità parrocchiale.<br />

È in questa <strong>di</strong>rezione che vorremo lavorare: dare alla Parrocchia<br />

<strong>di</strong> Brancaccio e all’intero territorio pastorale <strong>di</strong> Sperone-Brancaccio<br />

un forte sostegno per qualificare nuovi operatori pastorali<br />

capaci <strong>di</strong> animare e testimoniare la carità, capaci <strong>di</strong><br />

ascolto profondo delle persone e dei giovani, capaci <strong>di</strong> lettura<br />

sapienziale dei bisogni del territorio per dar vita ad opere<br />

segno che siano capaci <strong>di</strong> testimoniare la presenza <strong>di</strong> un Puglisi<br />

vivo ancora oggi. È il momento <strong>di</strong> formare e accompagnare<br />

volontari nuovi per evangelizzare il Regno <strong>di</strong> Dio<br />

nell’amore e nella verità.<br />

informacaritas<br />

3


Riconosciuto il martirio del parroco <strong>di</strong> Brancaccio ucciso in “o<strong>di</strong>um fidei”<br />

Padre Pino Puglisi sarà proclamato “Beato”<br />

Pino Grasso<br />

Un fragoroso e interminabile applauso<br />

<strong>di</strong> sacerdoti, <strong>di</strong>aconi, vicari<br />

episcopali, <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> uffici pastorali, seminaristi<br />

e giornalisti convocati a palazzo<br />

Arcivescovile, ha salutato l’annuncio<br />

dato dal car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo nel salone<br />

Filangeri che il Santo Padre Benedetto<br />

XVI ha autorizzato la<br />

Congregazione per le Cause dei Santi a<br />

promulgare il decreto per il martirio del<br />

Servo <strong>di</strong> Dio don Giuseppe Puglisi, che<br />

consente <strong>di</strong> procedere alla beatificazione<br />

e all’elevazione all’onore degli altari del<br />

sacerdote del presbiterio <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> ucciso<br />

dalla mafia il 15 settembre 1993.<br />

Il Car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo, con<br />

cuore ricolmo <strong>di</strong> commozione, si fa interprete<br />

dei sentimenti dell’intera Comunità<br />

<strong>Diocesana</strong>, che è grata al Signore<br />

per averle concesso <strong>di</strong> poter contemplare<br />

un suo figlio, che con il suo sangue<br />

ha dato testimonianza della fede, tra le<br />

schiere dei Beati e dei Santi. «Questo è<br />

un momento importante per la Chiesa<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> – afferma il car<strong>di</strong>nale – che<br />

ha un santo orgoglio <strong>di</strong> avere un “Beato”<br />

proveniente dal suo presbiterio. Ricordo<br />

che quando fu ucciso don Pino Puglisi<br />

mi trovavo in Colombia come nunzio<br />

apostolico e appresa la notizia rimasi<br />

molto colpito. Don Pino è stato un modello<br />

<strong>di</strong> prete che ha saputo coniugare<br />

l’evangelizzazione con la promozione<br />

umana, senza mai scindere i due aspetti.<br />

Adesso ci viene consegnato come intercessore,<br />

protettore e soprattutto modello<br />

<strong>di</strong> educatore che io propongo a<br />

tutta la comunità <strong>di</strong>ocesana». Molto<br />

emozionato durante la conferenza<br />

4 informacaritas<br />

stampa mons. Carmelo Cuttitta, fedele<br />

collaboratore <strong>di</strong> padre Puglisi, il quale<br />

non ha saputo trattenere qualche lacrima.<br />

«Conservo un tenero ricordo <strong>di</strong><br />

padre Puglisi che conosco dall’età <strong>di</strong> 8<br />

anni quando arrivò a Godrano come<br />

parroco. I miei ricor<strong>di</strong> sono legati a episo<strong>di</strong><br />

della mia fanciullezza e dell’adolescenza.<br />

Pensare che una persona con cui<br />

sono stato accanto e adesso è stato <strong>di</strong>chiarato<br />

martire è per me sconvolgente».<br />

La Chiesa <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, nelle sue<br />

molteplici componenti, sotto la guida<br />

del suo Pastore, intende adesso più decisamente<br />

ispirarsi alla nobile figura <strong>di</strong><br />

Padre Pino, che con il suo esempio e con<br />

la sua morte, sprona tutti ad un rinnovato<br />

impegno per l’evangelizzazione, la<br />

promozione umana e la luminosità della<br />

vita cristiana nella nostra terra <strong>di</strong> Sicilia.<br />

«Don Pino è stato un modello <strong>di</strong> prete che ha saputo<br />

coniugare l’evangelizzazione con la promozione umana»<br />

Il Car<strong>di</strong>nale e l’intero presbiterio<br />

esprimono profonda e devota<br />

gratitu<strong>di</strong>ne al Santo Padre per aver concesso<br />

al popolo santo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> venerare<br />

Padre Pino quale martire <strong>di</strong> Cristo,<br />

e rinnovano il loro apprezzamento per<br />

quanti, sotto la luce dell’ispirazione <strong>di</strong>vina,<br />

si sono pro<strong>di</strong>gati con abnegazione<br />

per il riconoscimento del martirio del<br />

sacerdote. Egli, nella sua missione pa-


storale, pur soffocata dall’azione mafiosa,<br />

ha voluto e saputo <strong>di</strong>mostrare la<br />

forza del Vangelo che è, ben oltre la<br />

morte, seme <strong>di</strong> vita nuova e <strong>di</strong> concreta<br />

speranza per l’uomo.<br />

«È una bellissima notizia che<br />

rende felice tutta la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> e<br />

tutta l’Italia», afferma il sindaco <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

Leoluca Orlando, presente nel salone<br />

Filangeri. «Don Pino Puglisi è un<br />

martire che ha dato la sua vita in <strong>di</strong>fesa<br />

«Con il suo<br />

martirio ha fatto<br />

della sua<br />

esistenza<br />

un capolavoro<br />

<strong>di</strong> fede e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>gnità umana,<br />

un monumento<br />

alla libertà»<br />

degli ultimi e della legalità e che ha testimoniato<br />

con la sua intera esistenza il valore<br />

della solidarietà e dell’accoglienza. Le<br />

nuove generazioni dovrebbero prenderlo<br />

ad esempio perché è un faro nella<br />

lotta alla mafia».<br />

Anche il Presidente della Regione<br />

Siciliana Raffaele Lombardo conferma<br />

che la notizia «riempie <strong>di</strong> gioia<br />

tutti i siciliani che hanno visto in questo<br />

sacerdote uno strenuo combattente<br />

contro la mafia. Il riconoscimento del<br />

suo martirio “in o<strong>di</strong>o alla fede” sancisce il<br />

valore della sua lunga azione pastorale e<br />

sociale svolta a Brancaccio per tanti anni<br />

che ha prodotto la reazione violenta <strong>di</strong><br />

quanti non potevano sopportare la sua<br />

attività concreta, quoti<strong>di</strong>ana e a sostegno<br />

dei più deboli».<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

Lascia perdere chi ti porta<br />

a mala strada<br />

« Conifattieconilmartiriodon<br />

Pino Puglisi ha fatto della sua<br />

esistenzauncapolavoro<strong>di</strong>fedee<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità umana, un monumento<br />

alla libertà». Dopo l’annuncio dato<br />

dal Vaticano della prossima beatificazione<br />

del sacerdote siciliano<br />

padre Pino Puglisi, ucciso dalla<br />

mafia a <strong>Palermo</strong> il 15 settembre<br />

1993, per la prima volta il Postulatore<br />

della Causa <strong>di</strong> Beatificazione,<br />

monsignor Vincenzo Bertolone,<br />

Arcivescovo <strong>di</strong> Catanzaro, spiega i<br />

motivipercuilaSantaSedehadeciso<br />

<strong>di</strong> riconoscere don Pino Puglisi<br />

“martire”,elofainunaintervista<br />

esclusiva concessa alla Rai nel corso<br />

<strong>di</strong> uno speciale fortemente voluto<br />

dal<strong>di</strong>rettore<strong>di</strong>RaiVaticanoMarco<br />

Simeon,cheRaiUnohamandato<br />

in onda in seconda serata. Un vero<br />

epropriodocu-film sulla vita del<br />

sacerdoteuccisoilgiornodelsuo<br />

cinquantaseiesimo compleanno,<br />

firmatodaPinoNano(responsabile<br />

dell’Agenzia Nazionale della<br />

TGR) e da Filippo Di Giacomo<br />

(teologoeautorestorico<strong>di</strong>Rai<br />

Vaticano).<br />

«Padre Puglisi» – afferma<br />

mons. Bertolone in questa<br />

intervista alla Rai – «ha pagato<br />

conlavitaildesiderio<strong>di</strong>proclamare<br />

l’incompatibilità assoluta tra<br />

mafia e Vangelo, e tutto ciò lui lo<br />

hafattodaanti-eroe.Loscrittore<br />

russo Pavel N. Evdokimov ha<br />

scrittocheperlaprassimarxista<br />

un santo è un uomo inutile. Per la<br />

Chiesaèinvecequestainutilità,<br />

questa umile e totale <strong>di</strong>sponibilità<br />

versoilTrascendente,versoDio,a<br />

fare <strong>di</strong> un suo figlio una memoria<br />

viventedaimitare.Puglisibeato<br />

non sarà solo motivo <strong>di</strong> devo-<br />

zione, ma un punto <strong>di</strong> riferimento<br />

alto, uno stimolo, un esempio, un<br />

segno<strong>di</strong>grandevalorepertutti,<br />

ma in primis per i sacerdoti».<br />

Lo speciale <strong>di</strong> Rai Vaticano,<br />

della durata <strong>di</strong> un’ora, ha<br />

cometitolounadellefrasiche<br />

don Pino Puglisi più amava ripetere<br />

ai suoi ragazzi del quartiere<br />

Brancaccio,incuivenneucciso:<br />

«…Lascia perdere chi ti porta a<br />

mala strada…». In esclusiva assoluta<br />

per Rai Vaticano, il programma<br />

<strong>di</strong> Marco Simeon<br />

propone anche una lunga intervista<br />

a Salvatore Grigoli, l’uomo che<br />

haconfessato<strong>di</strong>avereuccisoilsacerdote<strong>di</strong>Brancaccioperconto<strong>di</strong><br />

Cosa Nostra, <strong>di</strong>ventato oggi pentito<br />

<strong>di</strong> mafia, e che in questa particolare<br />

occasione ricostruisce in<br />

videoeinpresa<strong>di</strong>rettaidettagli<strong>di</strong><br />

quella tragica sera del 15 settembre<br />

1993 a Brancaccio. Lo speciale<br />

<strong>di</strong> Pino Nano e Filippo Di Giacomo<br />

parte proprio dalla cronaca<br />

<strong>di</strong> quel delitto per poi ricostruire,<br />

attraversodocumentifilmatietestimonianzeine<strong>di</strong>te,lavitaelastoria<br />

<strong>di</strong> questo straor<strong>di</strong>nario testimone<br />

del nostro tempo.<br />

Accanto:<br />

Vincenzo Bertolone,<br />

vescovo <strong>di</strong> Catanzaro,<br />

postulatore della causa<br />

<strong>di</strong> beatificazione<br />

<strong>di</strong> don Pino Puglisi.<br />

informacaritas<br />

5


at<br />

tua<br />

lità<br />

Verso il convegno pastorale <strong>di</strong> inizio anno<br />

La Chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong> ascolto<br />

Pino Grasso<br />

« Come <strong>di</strong>ce il Santo Padre Benedetto<br />

XVI oggi la fede non è un “fai da te”,<br />

ma occorre educarsi nel <strong>di</strong>scepolato,<br />

prioritario pertanto, interpellare ognuno<br />

<strong>di</strong> noi sul da farsi». È quanto affermato<br />

dal car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo, in occasione<br />

dell’incontro residenziale dei componenti<br />

del Consiglio presbiterale e <strong>di</strong>ocesano<br />

e <strong>di</strong>rettori degli uffici <strong>di</strong> pastorale,<br />

voluto dallo stesso Primate della Chiesa<br />

Palermitana per riflettere sul tema La<br />

Porta della Fede. Le quattro <strong>di</strong>mensioni<br />

dell’azione educativa che ha avuto luogo<br />

all’Hotel “La Tonnara” <strong>di</strong> Trabia.<br />

«In tema <strong>di</strong> missionarietà – ha<br />

proseguito l’Arcivescovo – occorre sapere<br />

raccontare l’esperienza che abbiamo<br />

fatto <strong>di</strong> Cristo. Soltanto se siamo appassionati<br />

<strong>di</strong> Lui possiamo <strong>di</strong>rci uomini <strong>di</strong><br />

Fede». Nella sua relazione la professoressa<br />

Ina Siviglia ha sviluppato il concetto <strong>di</strong><br />

nuova evangelizzazione. «In questo contesto<br />

dobbiamo tenere conto delle esigenze<br />

della nostra Chiesa palermitana,<br />

con tutte le luci e tutte le ombre che la<br />

caratterizzano, essa deve incarnarsi del<br />

nostro territorio e nel nostro popolo.<br />

La Chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong><br />

ascolto, <strong>di</strong>scernimento e progettualità a<br />

me<strong>di</strong>o e lungo termine non possiamo<br />

pertanto più andare avanti con una pastorale<br />

desueta, logora che non presenta<br />

scenari <strong>di</strong> gioia, ma che ripete <strong>di</strong> volta in<br />

volta le stesse cose già fatte. Aprirsi alla<br />

novità dello Spirito significa essere creativi,<br />

ma non nel senso <strong>di</strong> fare delle invenzioni<br />

per procedere da soli in<strong>di</strong>vidualisticamente,<br />

ma per procedere come<br />

corpo ecclesiale come <strong>di</strong>ce il suo Signore».<br />

6 informacaritas<br />

La teologa si è altresì, addentrata<br />

ad una accurata riflessione sull’attuale<br />

momento storico che stiamo<br />

vivendo. Connotato da una crisi globale<br />

preoccupante a tutti i livelli – culturale,<br />

etica, politica, economica, sociale – la<br />

Chiesa si deve sentire più che mai interpellata<br />

ad offrire significativi e convincenti<br />

quadri <strong>di</strong> riferimento valoriali,<br />

antropologici, religiosi e sociali. Non va<br />

sottaciuta, peraltro, la delicata e <strong>di</strong>fficile<br />

situazione, occorsa alla Chiesa, in que-<br />

st’ultimo periodo, con eventi che hanno<br />

scandalizzato sia la comunità civile che i<br />

credenti stessi. L’opinione pubblica è<br />

stata scossa da veleni che infangano il<br />

volto della Sposa <strong>di</strong> Cristo: c’è il rischio<br />

molto <strong>di</strong>ffuso, sia tra credenti che tra non<br />

credenti, che si tenda a negare la <strong>di</strong>mensione<br />

misterico-sacramentale della<br />

Chiesa, riducendo quest’ultima a una<br />

forma <strong>di</strong> una qualunque società umana,<br />

con i <strong>di</strong>namismi propri <strong>di</strong> questa. Tocca a<br />

noi – come soggetto plurale – il richiamare,<br />

continuamente «la non debole<br />

analogia tra la Chiesa e il Verbo incarnato»<br />

(LG 8): la Chiesa, infatti, consiste in<br />

una realtà che comprende sia il dato storico-visibile<br />

della hierarchica communio,<br />

sia l’elemento soprannaturale che consi-<br />

«È la passione tutta cristiana per l’uomo, per il mondo<br />

e per la Chiesa che permette ai credenti <strong>di</strong> procedere»<br />

ste nella inabitazione della Trinità nel<br />

Corpo ecclesiale il cui Capo è Cristo e la<br />

cui presenza vivificante e attualizzante è<br />

lo Spirito Santo che anima, attraverso i<br />

sacramenti, i carismi e i ministeri, la comunione<br />

ecclesiale, sospingendola, in un<br />

Accanto:<br />

mons. Carmelo Cuttitta<br />

e Ina Siviglia.


<strong>di</strong>namismo <strong>di</strong> grazia, verso la ri-capitolazione<br />

finale. Va da sé che <strong>di</strong> fronte alla<br />

questione, sollevata frequentemente soprattutto<br />

dalle giovani generazioni, se sia<br />

possibile <strong>di</strong>rsi ed essere cristiani, accettando<br />

solo Cristo e non la Chiesa, la comunità<br />

ecclesiale deve essere pronta, sia<br />

dal punto <strong>di</strong> vista dottrinale che esistenziale,<br />

ad affermare l’inscin<strong>di</strong>bilità del Capo<br />

dal Suo Corpo, pur nell’esplicita consapevolezza<br />

e ammissione del persistere <strong>di</strong><br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccato che segna e<br />

logora il volto della Sposa <strong>di</strong> Cristo, offuscandone<br />

lo splendore.<br />

È la passione tutta cristiana<br />

per l’uomo, per il mondo e per la<br />

Chiesa che permette ai credenti <strong>di</strong> procedere,<br />

nonostante i peccati dei membri<br />

della comunità ecclesiale, sui sentieri<br />

della storia nella carità e nella speranza,<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

verso la salvezza finale. Più che scandalizzarci,<br />

dunque, dovremmo deplorare<br />

il male compiuto, denunciandolo con<br />

un forte senso <strong>di</strong> responsabilità con<strong>di</strong>visa<br />

e <strong>di</strong> giustizia. Ma il giu<strong>di</strong>zio e la condanna<br />

non possono escludere la<br />

<strong>di</strong>mensione della misericor<strong>di</strong>a, secondo<br />

lo spirito evangelico delle beatitu<strong>di</strong>ni:<br />

«Beati i misericor<strong>di</strong>osi perché otterranno<br />

misericor<strong>di</strong>a» (Mt 5,7).<br />

Nel corso dell’incontro si<br />

anche riflettuto sul motu proprio “Porta<br />

fidei” e sulla nota con le in<strong>di</strong>cazioni pastorali<br />

della Congregazione per la Dottrina<br />

della Fede. «Ho l’idea che la Chiesa<br />

palermitana sia un po’ passiva che non<br />

prenda in mano la missione che Dio<br />

stesso le affida, ha argomentato ancora<br />

Siviglia. Quest’anno della Fede indetto<br />

dal Santo Padre per una nuova evange-<br />

Quale benessere per i minori in Europa?<br />

Giuseppe Mattina<br />

Il 19 e 20 giugno si è svolto a Parigi un meeting europeo organizzato<br />

da <strong>Caritas</strong> Europa e dal Secours Catholique francese sui temi della<br />

giustizia minorile. Hanno partecipato i rappresentanti delle <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong><br />

Francia, Portogallo, Italia, Lussemburgo e Germania. In rappresentanza<br />

dell’Italia sono state invitate le <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Porto Santa Rufina (Roma) e<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello <strong>di</strong> proporre un contributo<br />

pertinente al <strong>di</strong>battito europeo, attraverso un lavoro <strong>di</strong> analisi<br />

comparato da politiche e pratiche in <strong>di</strong>versi paesi europei, e <strong>di</strong> formulare<br />

delle raccomandazioni ai rappresentanti politici a livello nazionale<br />

ed europeo. In Europa molti paesi <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> giustizia minorile<br />

chiaramente <strong>di</strong>stinti da quelli degli adulti, altri hanno sviluppato<br />

dei legami tra la giustizia minorile e la protezione sociale, ma alcuni paesi<br />

non hanno ancora elaborato sistemi <strong>di</strong> tutela dei minori e ci sono situazioni<br />

<strong>di</strong>verse tra stati e regioni europee.<br />

I lavori hanno avuto lo scopo <strong>di</strong> confrontarsi sulle esperienze<br />

europee <strong>di</strong> giustizia minorile e sull’applicazione dei <strong>di</strong>ritti dei minori<br />

negli stati europei, in vista della prossima pubblicazione <strong>di</strong> una raccomandazione<br />

del Consiglio dei Ministri Europeo sul “Benessere dei minori”.<br />

La rete della <strong>Caritas</strong> europee è ampiamente coinvolta nel<br />

contrasto alla povertà dei minori soprattutto sui alcuni temi quali: Educazione<br />

e formazione, Minori e giustizia, Minori e migrazione, tratta dei<br />

Minori e solidarietà tra le generazioni.<br />

lizzazione, potrebbe essere un gran<strong>di</strong>ssimo<br />

stimolo per svegliarsi e ascoltare le<br />

ispirazioni dello Spirito, perché ognuno<br />

con i propri carismi e i propri ministeri<br />

collabori a un rinnovamento interno<br />

della Chiesa, ma anche a un <strong>di</strong>namismo<br />

missionario ine<strong>di</strong>to, che raggiunga tutte<br />

quelle persone che in maniera espressa<br />

o inespressa sono alla ricerca <strong>di</strong> Dio».<br />

Sopra:<br />

La Trinità o Ospitalità<br />

<strong>di</strong> Abramo, <strong>di</strong> Andrej Rublëv,<br />

1422, Galleria statale<br />

<strong>di</strong> Tret’jakov, Mosca.<br />

I temi trattati sono stati molteplici: come aiutare i minori dei<br />

detenuti adulti; come promuovere una giustizia specifica dei minori con<br />

delle alternative alle azioni penali e detentive; come accompagnare i minori<br />

in detenzione; come lavorare con i minori che presentano traumi<br />

psicologici o psichiatrici; come riconoscere il ruolo della religione nella<br />

detenzione; come affrontare il passaggio all’età adulta; come formare i<br />

me<strong>di</strong>a sui temi dei minori e la giustizia minorile; come sviluppare la prevenzione<br />

degli atti contrari alla legge da parte <strong>di</strong> minori.<br />

Durante l’incontro è stato visitato il carcere minorile <strong>di</strong> Porcheville,<br />

nella regione <strong>di</strong> Parigi, per conoscere le modalità del lavoro con<br />

i minori che hanno commesso reati in Francia. Il gruppo <strong>di</strong> lavoro si è<br />

aggiornato e si incontrerà nel prossimo mese <strong>di</strong> ottobre per definire le<br />

linee del documento <strong>di</strong> lavoro da presentare alla Commissione europea.<br />

informacaritas<br />

7


at<br />

tua<br />

lità<br />

XXI Cammino Nazionale delle confraternite d’Italia<br />

Una risorsa della Chiesa nella società attuale<br />

Roberto Clementini<br />

La Chiesa <strong>di</strong> Monreale, con l’Arcivescovo<br />

Mons. Salvatore Di Cristina, ha<br />

accolto, con gioia, la notizia che il Consiglio<br />

<strong>di</strong>rettivo della Confederazione delle Con-<br />

fraternite delle <strong>di</strong>ocesi d’Italia, eretta dalla<br />

Conferenza Episcopale Italiana ha assegnato<br />

a Monreale, per l’anno 2012, il XXI<br />

Cammino nazionale. È nato subito un impegno<br />

<strong>di</strong> ulteriore evangelizzazione tra le<br />

Confraternite <strong>di</strong> Monreale, tra quelle siciliane,<br />

ed infine italiane sul tema scelto dall’Arcivescovo<br />

Di Cristina: «La Confraternita<br />

risorsa della Chiesa nella società attuale».<br />

L’Arcivescovo ha incontrato tutte le Confraternite<br />

della Chiesa monrealese in vari<br />

momenti, durante l’intero anno <strong>di</strong> preparazione,<br />

per far cogliere e meglio comprendere<br />

il valore della Pietà e Religiosità<br />

popolare. Altro momento <strong>di</strong> Grazia è<br />

stato lo svolgersi dell’intero Cammino, dal<br />

8 informacaritas<br />

15 al 17 giugno. Il respiro della fraternità, la<br />

percezione dell’Amore <strong>di</strong> Dio sono stati<br />

presenti in tutti i momenti previsti dal<br />

programma e organizzati, splen<strong>di</strong>da-<br />

mente, dai giovani della Confraternita del<br />

SS. Crocifisso <strong>di</strong> Monreale e dai <strong>di</strong>rigenti<br />

<strong>di</strong>ocesani. Segno <strong>di</strong> forte fraternità è stato<br />

offerto ai confrati e alla Chiesa <strong>di</strong> Monreale<br />

dal Centro <strong>di</strong>ocesano Confraternite<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che, con lo Stu<strong>di</strong>o d’Arte 71,<br />

ha donato l’organizzazione <strong>di</strong> una mostra,<br />

con elegante catalogo, per 33 opere <strong>di</strong> artisti,<br />

<strong>di</strong> chiara fama nazionale, che hanno<br />

donato al Museo <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Monreale,<br />

le loro tele e sculture, sviluppando, con il<br />

loro estro creativo, il tema sopra in<strong>di</strong>cato<br />

del XXI Cammino.<br />

Il 16 giugno, durante il Convegno<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, nella Chiesa gremita della<br />

Collegiata, Mons. Mauro Parmeggiani,<br />

Vescovo <strong>di</strong> Tivoli e Assistente Ecclesiastico<br />

delle confraternite d’Italia, nel suo<br />

intervento, ha affermato che, per un<br />

cammino costruttivo, le Confraternite<br />

hanno bisogno <strong>di</strong> una «formazione permanente,<br />

contatto orante con la Parola<br />

<strong>di</strong> Dio, purificazione delle tra<strong>di</strong>zioni per<br />

incontrarsi con Cristo nella Liturgia della<br />

Chiesa, vita comunitaria, attenzione al<br />

Sopra:<br />

l’assemblea delle<br />

Confraternite al Duomo.<br />

Accanto:<br />

l’inizio del Cammino<br />

con il Vescovo mons.<br />

Parmeggiani, il Presidente<br />

e i Rappresentanti nazionali.


prossimo, testimonianza per la missione,<br />

per essere influenti positivamente nella<br />

società attuale». Dopo queste parole, accolte<br />

con un caloroso applauso, è intervenuto<br />

Filippo Di Matteo, Sindaco <strong>di</strong><br />

Monreale, che ha portato il saluto dell’intera<br />

città, grata e onorata per essere<br />

stata scelta quale sede del Cammino, lodando<br />

altresì l’impeccabile organizzazione<br />

<strong>di</strong>ocesana e tutti i propri<br />

collaboratori, che mai come ora gli sono<br />

stati così vicino in questo evento.<br />

A seguire, il Relatore Mons. Salvatore<br />

Lo Monte, Delegato Regionale<br />

della C.E.SI. per le Confraternite siciliane,<br />

ha puntualizzato che l’esigenza primaria<br />

non risiede in ciò che le Confraternite<br />

possono “dare”, ma in ciò che esse possono<br />

“essere”; in esse devono risaltare i<br />

criteri <strong>di</strong> ecclesialità, previsti nella Christifideles<br />

Laici come, ad esempio, il primato<br />

della vocazione <strong>di</strong> ogni cristiano alla santità,<br />

la responsabilità <strong>di</strong> confessare la fede<br />

e la speranza, l’impegno nella Chiesa e la<br />

testimonianza nella società. Il laico deve<br />

annunciare la fede non spendendo parole,<br />

anche se elevate, ma con il proprio<br />

essere e le proprie opere, perché solo così<br />

si realizza la piena adesione a Cristo. Infatti,<br />

in questi correnti tempi oscuri “solo<br />

la fede può fare qualcosa”. Il 17 giugno<br />

circa 14.000 confrati e consorelle procedono<br />

per le vie <strong>di</strong> Monreale, <strong>di</strong>etro il SS.<br />

Crocifisso, verso la Cattedrale. Tutta<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

Monreale in festa: i balconi, pieni <strong>di</strong> gente,<br />

addobbati con splen<strong>di</strong>de coperte, passava<br />

il SS. Crocifisso in un percorso insolito<br />

e perciò storico per quelle case,<br />

messaggi scritti a caratteri cubitali <strong>di</strong> benvenuto<br />

a tutti i rappresentanti delle Confraternite<br />

d’Italia, al presidente nazionale<br />

Francesco Antonetti e l’Assistente Ecclesiastico,<br />

rivolgeva a tutti un segno <strong>di</strong> saluto<br />

ed una bene<strong>di</strong>zione. A un certo<br />

punto del percorso, il Vescovo lascia il<br />

posto d’onore per fare un gesto <strong>di</strong> forte<br />

carità: una semplice carezza ad una signora<br />

in carrozzella, che assisteva alla<br />

processione dal marciapiede laterale. Entrando,<br />

poi, in Cattedrale e guardando il<br />

Pantocratore, posto nell’abside a Oriente,<br />

come simbolo della luce <strong>di</strong> Dio, il Vescovo<br />

Parmeggiani ha esclamato:<br />

«Stiamo entrando in Para<strong>di</strong>so!».<br />

La Settimana della Gente <strong>di</strong> Mare<br />

Clau<strong>di</strong>o Longo<br />

La Settimana è stata organizzata dal Comitato<br />

Territoriale per il Welfare della “Gente <strong>di</strong> Mare<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>”, presieduto da Francesco Carpinteri.<br />

All’interno del Comitato opera anche l’Associazione<br />

“Stella Maris Padre Leonardo Bruno”, presieduta<br />

da don Benedetto Genual<strong>di</strong>. La Settimana<br />

(28 maggio / 3 giugno) è stata aperta con una<br />

suggestiva Messa inaugurale a bordo della Vincenzo<br />

Florio della Tirrenia con l’Immagine della<br />

Stella Maris da sfondo all’altare da campo nel salone<br />

passeggeri principale e la bene<strong>di</strong>zione finale<br />

impartita alla Nave e all’Equipaggio.<br />

Il programma della Settimana è stata<br />

articolato in tre <strong>di</strong>stinti settori: culturale, sportivo,<br />

religioso. Il primo settore si è sviluppato con<br />

tre Convegni con relazioni e <strong>di</strong>battiti sui fondamentali<br />

temi della vita lavorativa dei Marittimi,<br />

occupazione e titoli professionali dei Marittimi,<br />

formazione e praticantato nel nuovo or<strong>di</strong>namento<br />

degli Istituti Nautici, malattie professionali<br />

della GdM. Altri argomenti <strong>di</strong>battuti hanno<br />

riguardato la sicurezza delle Navi e i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong><br />

salvataggio a bordo, la sicurezza dei Porti e delle<br />

attività nei Porti, il mondo della Pesca, dalle<br />

nuove attività <strong>di</strong> pesca, alla salvaguar<strong>di</strong>a delle risorse<br />

biologiche marine, alla sicurezza del lavoro<br />

e alla prevenzione e gestione degli infortuni a<br />

bordo dei pescherecci. Il settore sportivo si è articolato<br />

in un torneo <strong>di</strong> calcetto tra squadre <strong>di</strong><br />

operatori portuali, incluse C. P. e G.d.F., una gara<br />

<strong>di</strong> canottaggio con la partecipazione <strong>di</strong> vari circoli<br />

nautici del Porto ed una visita al Museo del<br />

Mare presso l’antico Arsenale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

A sinistra:<br />

il SS. Crocifisso portato a<br />

spalla in processione.<br />

In basso:<br />

processione a mare<br />

dell’icona della Stella Maris<br />

e della reliquia del bastone<br />

<strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong> Paola,<br />

patrono dei marittimi.<br />

La conclusione della Settimana ha<br />

visto una grande partecipazione <strong>di</strong> Gente <strong>di</strong><br />

Mare, <strong>di</strong> fedeli della parrocchia Stella Maris e<br />

anche della Confraternita <strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong><br />

Paola dell’omonima parrocchia. Si è svolta la processione<br />

a mare della nuova icona riproducente<br />

l’immagine <strong>di</strong> Maria SS. Maris della Cappella-Parrocchia<br />

al Porto. Imbarcata l’Icona dalla testata<br />

del Molo <strong>di</strong> attracco delle Navi da Crociera su<br />

un poderoso rimorchiatore, scortato da MM/VV<br />

della G.C. e dalle pilotine <strong>di</strong> battellieri e ormeggiatori,<br />

la processione sotto la guida <strong>di</strong> Don Benedetto<br />

Genual<strong>di</strong> e con l’animazione della<br />

Corale <strong>di</strong>ocesana del Rinnovamento nello Spirito,<br />

ha effettuato un ampio giro nel Porto <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

quale segno visibile <strong>di</strong> fede e devozione<br />

alla Nostra Signora dal Manto Stellato. Dopo la<br />

processione nell’ampio salone della Stazione Marittima<br />

è seguita la Messa solenne <strong>di</strong> ringraziamento<br />

per la chiusura della Settimana.<br />

informacaritas<br />

9


at<br />

tua<br />

lità<br />

Un programma culturale che valorizza ambiente, storia e arte<br />

Porto d’arte<br />

Enzo Di Giovanni<br />

Dieci spettacoli, tra concerti e recital.<br />

E per cominciare, il ballerino Roberto<br />

Bolle e il suo Trittico Novecento.<br />

Così Porto d'Arte ritorna al complesso<br />

monumentale Castello a Mare, quest’anno<br />

arricchito da una raffinatissima<br />

illuminazione artistica. La rassegna, alla<br />

sua quarta e<strong>di</strong>zione, è promossa dall’Autorità<br />

portuale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, con il patrocinio<br />

della Soprintendenza ai Beni<br />

culturali e ambientali, con la collaborazione<br />

dell’Orchestra Sinfonica Siciliana e<br />

dell’Associazione Arturo Toscanini. Agli<br />

appuntamenti, previsti dal 28 <strong>luglio</strong> al 2<br />

settembre, seguiranno una serie <strong>di</strong> spettacoli<br />

ancora in fase <strong>di</strong> definizione: una<br />

serie <strong>di</strong> proposte dalle più variegate<br />

espressioni artistiche, che vanno dalla<br />

musica popolare a quella più ricercata.<br />

Insomma, un fuori programma che si<br />

muove sulla strada già intrapresa, che intende<br />

mantenere la stagione del Castello<br />

a Mare sui livelli internazionali raggiunti<br />

negli anni precedenti. «Questa e<strong>di</strong>zione<br />

conferma l’alto livello della rassegna e la<br />

10 informacaritas<br />

sua centralità nel contesto culturale siciliano»,<br />

afferma Nino Bevilacqua, giovane<br />

presidente dell’Autorità Portuale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />

mentore e demiurgo <strong>di</strong> Porto<br />

d’Arte, sod<strong>di</strong>sfatto degli standard artistici,<br />

dei risultati al botteghino e della<br />

qualità del pubblico. E non a caso, considerato<br />

che nel 2011 il cartellone del Castello<br />

a Mare ha richiamato 40 mila<br />

spettatori e che l’offerta artistica proposta<br />

quest’anno fa auspicare un buon sorpasso.<br />

Un vero miracolo a <strong>Palermo</strong> per<br />

un serie <strong>di</strong> spettacoli <strong>di</strong> tanto standard<br />

e, per l’Autorità portuale, praticamente<br />

a costo zero.<br />

«È <strong>Palermo</strong> ad aver voluto la<br />

crescita costante <strong>di</strong> Porto d’Arte», puntualizza<br />

Nino Bevilacqua, «infatti il progetto<br />

avviato nel 2009, a quattro anni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza ha sempre coinvolto l’intera<br />

città che ha capito quanto sia fondamentale<br />

il recupero <strong>di</strong> alcuni spazi,<br />

soprattutto quelli storici, da destinare<br />

ad attività culturali, imprescin<strong>di</strong>bili<br />

in un processo generale<br />

<strong>di</strong> crescita. Una sfida percepita dalla<br />

gente, che ha sempre affollato gli spettacoli<br />

proposti, e dall’impren<strong>di</strong>toria sana<br />

che, anche in momenti non facili come<br />

quello attuale, non ha fatto mancare il<br />

proprio apporto. La manifestazione, per<br />

il sito che la ospita, è particolarmente significativa<br />

perché propone una colta appen<strong>di</strong>ce<br />

allo spazio de<strong>di</strong>cato al <strong>di</strong>porto,<br />

fruibile da citta<strong>di</strong>ni e turisti, e riqualifica<br />

il tessuto urbano <strong>di</strong> riferimento, in linea<br />

con la scelta strategica compiuta dal<br />

Piano regolatore portuale che prevede<br />

una forte integrazione degli spazi urbano-portuali.<br />

Dal Castello si può apprezzare,<br />

oltre all’antica struttura<br />

portuale, anche la Cala, un altro spicchio<br />

del sistema waterfront rifunzionalizzato<br />

architettonicamente e già da un anno<br />

molto frequentato».<br />

Il vecchio maniero è uno dei<br />

più importanti interventi <strong>di</strong> riqualificazione<br />

urbano-portuale mai effettuati in<br />

questa città dal punto <strong>di</strong> vista ambientale,<br />

storico e monumentale, simbolo<br />

del programma <strong>di</strong> sviluppo e della<br />

nuova qualità del waterfront urbano, legato<br />

alla storia e alla cultura del luogo.<br />

Sopra:<br />

il Castello a Mare.<br />

Accanto:<br />

il noto ballerino italiano<br />

Roberto Bolle.


inte<br />

gra<br />

zio<br />

ne<br />

La Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Rifugiato<br />

Spezziamo le catene<br />

Anna Cullotta<br />

Il 20 giugno cade l’appuntamento annuale,<br />

voluto dall’Assemblea Generale<br />

delle Nazioni Unite, per celebrare la<br />

Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Rifugiato. Dalla<br />

Prima iniziativa sono passati ormai 12<br />

anni, durante i quali associazioni e organizzazioni<br />

<strong>di</strong> vario genere hanno lavorato<br />

con i citta<strong>di</strong>ni stranieri costretti a<br />

lasciare, per varie ragioni, la propria terra<br />

e partire per il mondo alla ricerca <strong>di</strong> protezione.<br />

Quest’anno la <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> ha voluto dare un segno<br />

forte de<strong>di</strong>cando questa giornata a tutte<br />

le donne che per salvare la propria vita e<br />

quella dei propri familiari sono costrette<br />

a subire la più ignobile delle violenze, lo<br />

sfruttamento sessuale e la riduzione in<br />

stato <strong>di</strong> schiavitù. Nel mondo, secondo il<br />

rapporto statistico annuale dell’Unhcr,<br />

sono circa 43,7 milioni le persone in fuga<br />

da guerre, violazioni dei <strong>di</strong>ritti umani e<br />

persecuzioni, tratta. I termini tratta e<br />

schiavitù possono risuonare anacronistici<br />

ai nostri orecchi, rievocativi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita del passato e invece, li<br />

ritroviamo oggi per le strade della nostra<br />

città, sotto lo sguardo curioso, avvolte<br />

giu<strong>di</strong>cante e in<strong>di</strong>fferente dei passanti.<br />

È stato organizzato un momento<br />

<strong>di</strong> preghiera interreligioso e <strong>di</strong> riflessione<br />

su questo fenomeno e una<br />

marcia proprio al Foro Italico, luogo nel<br />

quale ogni sera le ragazze nigeriane e dell’Est<br />

Europa sono costrette a prostituirsi.<br />

L’occasione ha definito una <strong>di</strong>mensione<br />

in cui musulmani, ortodossi, cristiani,<br />

pentecostali, meto<strong>di</strong>sti hanno con<strong>di</strong>viso<br />

parole del Corano, del Vangelo, della Bibbia,<br />

concor<strong>di</strong> nell’esortazione al rispetto,<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

nell’incoraggiamento a tutte quelle<br />

azioni che possano spezzare le catene<br />

che vincolano la vita delle nostre sorelle.<br />

Unanimi gli interventi <strong>di</strong> riprovazione<br />

<strong>di</strong> mons. Genuali<strong>di</strong>, padre Lo<br />

Bue e padre Martinian, del pastore W.<br />

Wivoloku, <strong>di</strong> don D’Andrea nei confronti<br />

dei criminali che riducono esseri umani,<br />

donne, madri, sorelle, spose, amiche a<br />

oggetti da sfruttare e da cui trarre profitto.<br />

Profon<strong>di</strong> e commossi i pensieri rivolti<br />

ai milioni <strong>di</strong> persone che cercano <strong>di</strong><br />

sottrarsi ogni giorno alle persecuzioni,<br />

alle violenze, alla morte. Il momento <strong>di</strong><br />

riflessione è stato ulteriormente arricchito<br />

dalla presenza dal Console Generale<br />

del Regno del Marocco Haddou<br />

Esaa<strong>di</strong> che con il Vice Console Mohammed<br />

Kamel ha proferito parole <strong>di</strong> condanna<br />

verso ogni forma <strong>di</strong> violenza,<br />

ancora <strong>di</strong> più quando questa è operata a<br />

danno delle donne, esaltate e tutelate<br />

nel Corano, così come espresso in un<br />

versetto: «Il Para<strong>di</strong>so sta sotto i pie<strong>di</strong><br />

delle madri». Il Corano, così come il Vangelo<br />

con parole <strong>di</strong>verse ma identiche nel<br />

senso e nella profon<strong>di</strong>tà, attribuisce alle<br />

donne pari <strong>di</strong>gnità dell’uomo, non riducibili<br />

a merce <strong>di</strong> scambio, né ad oggetti ,<br />

«La donna è una parte dell’umanità. Ella<br />

è importante come l’uomo, e non inferiore<br />

a quest’ultimo. Allah (SwT)[1] ha<br />

creato la razza umana in due sessi opposti,<br />

in modo che essi possano con<strong>di</strong>videre<br />

pace e conforto reciproco, che<br />

sono il risultato naturale dell’amore e del<br />

rispetto che essi devono nutrire l’uno<br />

per l’altra. Il Santo Corano protegge l’in<strong>di</strong>vidualità<br />

della donna e le accorda lo<br />

stesso status e gli stessi <strong>di</strong>ritti dell’uomo».<br />

Messaggio ed insegnamento <strong>di</strong> notevole<br />

vigore, accompagnato dalla splen<strong>di</strong>da<br />

esecuzione dei canti in latino ed arabo<br />

del Coro dell’Università e dell’Ersu <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />

<strong>di</strong>retto dal prof. Gizzi, anch’esso<br />

dalla composizione multietnica.<br />

La serata è proseguita con un<br />

marcia che ha percorso la passeggiata<br />

del Foro Italico sino all’altezza <strong>di</strong> Porta<br />

Felice, nei pressi del luogo in cui alcuni<br />

mesi fa, una giovane donna dell’Est Europa,<br />

vittima <strong>di</strong> sfruttamento sessuale,<br />

veniva malmenata e lasciata sull’asfalto<br />

sotto gli occhi in<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> molti passanti.<br />

Dice Madre Teresa: «Ciò che possiamo<br />

fare è solo una goccia nell’oceano,<br />

ma è ciò che dà significato alla nostra<br />

vita… il male peggiore è l’in<strong>di</strong>fferenza».<br />

informacaritas<br />

11


È importante parlare <strong>di</strong> mafia, soprattutto nelle scuole,<br />

per combattere contro la mentalità mafiosa,<br />

che è poi qualunque ideologia <strong>di</strong>sposta a svendere<br />

la <strong>di</strong>gnità dell’uomo per sol<strong>di</strong>.<br />

Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.<br />

Tutte queste iniziative hanno valore ma,<br />

se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole.<br />

E le parole devono essere confermate dai fatti.<br />

padre Pino Puglisi<br />

Un futuro è possibile, basta fare qualcosa<br />

Brancaccio: storia <strong>di</strong> povertà e degrado*<br />

M<br />

La borgata <strong>di</strong> Brancaccio sorse nel XVIII<br />

secolo intorno alla Chiesa <strong>di</strong> San Gaetano,<br />

eretta nel 1747 da Antonio Brancaccio,<br />

in un tessuto prevalentemente<br />

agricolo, fatto <strong>di</strong> casolari e bagli alcuni dei<br />

quali ancor oggi conservati. Già nel 1849<br />

l’andamento viario risultava pressoché<br />

identico a quello contemporaneo, ma va<br />

ricordato che nell’area era già presente il<br />

castello della Favara o <strong>di</strong> Maredolce, <strong>di</strong><br />

origine araba e utilizzato anche dai Normanni<br />

durante la loro dominazione in Sicilia.<br />

Intorno al nucleo del castello, <strong>di</strong><br />

elevato pregio architettonico ma versante<br />

oggi in uno stato <strong>di</strong> evidente degrado,<br />

sorse all’inizio del XX secolo<br />

un’area e<strong>di</strong>ficata, sotto la spinta, tra l’altro,<br />

della linea ferroviaria passante proprio<br />

per Brancaccio e dalla stazione<br />

merci, che all’epoca svolgeva un ruolo significativo.<br />

A causa dell’espansione urbana<br />

che interessò la zona durante il XX<br />

secolo, i tre nuclei urbani (l’area intorno<br />

alla stazione ferroviaria, quella all’incrocio<br />

tra la via Giafar e la via Conte Federico,<br />

nonché l’abitato sorto intorno alla Chiesa<br />

<strong>di</strong> San Gaetano) si saldarono formando<br />

un quartiere piuttosto popoloso e caratterizzato<br />

da <strong>di</strong>namiche demografiche in<br />

forte crescita, almeno sino agli anni ’80 in<br />

12 informacaritas<br />

corrispondenza <strong>di</strong> un’auspicata ma mai<br />

pienamente realizzata nascita dell’area industriale.<br />

La forte presenza criminale nel<br />

quartiere ha contribuito ad accentuare il<br />

degrado delle aree acquistate dal Comune.<br />

Il degrado, oltre che <strong>di</strong> tipo sociale,<br />

è anche <strong>di</strong> tipo urbanistico e infrastrutturale,<br />

a Brancaccio la situazione della viabilità<br />

è carente, e la vicinanza alla<br />

Circonvallazione non è servita a rinsaldare<br />

il rapporto tra il quartiere e la città.<br />

Anche la rete fognaria ha a lungo presentato<br />

gravi problemi, essendo stata<br />

completata solo a seguito <strong>di</strong> un esposto<br />

alla Procura della Repubblica negli anni<br />

’90, tanto che lo smaltimento dei liquami<br />

spesso avveniva a spese dei condomini.<br />

Padre Puglisi aveva chiaramente <strong>di</strong>stinto,<br />

quattro fasce sociali esistenti a Brancaccio,<br />

corrispondenti grosso modo alle fasi<br />

Pino Puglisi<br />

padre<br />

dossier<br />

evolutive della borgata. A una prima categoria<br />

<strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni presenti<br />

nella zona, padre Puglisi affiancava un<br />

gruppo <strong>di</strong> braccianti agricoli <strong>di</strong>soccupati<br />

e residenti in catoi (e<strong>di</strong>fici bassi, spesso<br />

sotto il livello della strada, molto fatiscenti<br />

e privi <strong>di</strong> aperture che fornissero<br />

aria e luce). Ma non bisogna <strong>di</strong>menticare,<br />

proseguiva il parroco, che a Brancaccio<br />

erano presenti anche una folta schiera <strong>di</strong><br />

borghesi, residenti negli e<strong>di</strong>fici sorti recentemente<br />

laddove vi erano campi coltivati,<br />

e infine gli sfollati del centro storico<br />

che erano stati alloggiati dal Comune in<br />

e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà. Una situazione così<br />

crea un quadro <strong>di</strong>fficile da gestire e amministrare,<br />

e ha causato non solo un aumento<br />

preoccupante <strong>di</strong> fenomeni<br />

devianti, ma anche uno scontro acuto tra<br />

i gruppi che compongono il quartiere.<br />

*Tratto da Le città<br />

nella città. Politiche<br />

urbane, <strong>di</strong>sagio e<br />

devianza minorile<br />

alla periferia <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

Dal rapporto a cura<br />

del Direttore scientifico<br />

della ricerca<br />

Prof. Salvatore Palidda.


La riflessione <strong>di</strong> don Maurizio Francoforte<br />

Nuovi cristiani a Brancaccio<br />

Mario Se<strong>di</strong>a<br />

«Il tuo sangue ha fecondato le<br />

aride zolle <strong>di</strong> Brancaccio. Per la tua intercessione<br />

presso il trono <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> cui<br />

go<strong>di</strong> tutto l’amore <strong>di</strong> figlio e il gra<strong>di</strong>mento<br />

del tuo sacrificio, atten<strong>di</strong>amo impazienti<br />

la fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> frutti abbondanti<br />

<strong>di</strong> carità».<br />

Con questa preghiera, recitata ogni<br />

giorno alla fine <strong>di</strong> alcuni momenti<br />

liturgici o <strong>di</strong> incontri comuni, la comunità<br />

parrocchiale <strong>di</strong> Brancaccio e tutte<br />

le <strong>di</strong>verse realtà e i singoli legati in qualche<br />

modo al sacerdote, hanno atteso il<br />

riconoscimento del martirio <strong>di</strong> padre<br />

Pino Puglisi.<br />

In questa intervista a don<br />

Maurizio Francoforte, attuale parroco<br />

della parrocchia San Gaetano - Maria S.S.<br />

del Divino Amore <strong>di</strong> Brancaccio, vogliamo<br />

ripercorrere l’esperienza che la comunità<br />

e il territorio hanno fatto<br />

dell’incontro con il sacerdote sia al tempo<br />

della sua presenza come parroco sia nei<br />

vent’anni dalla sua uccisione fino ad oggi.<br />

Qual è stato il significato del<br />

parrocato <strong>di</strong> padre Puglisi a Brancaccio?<br />

«Padre Puglisi viene inviato e<br />

arriva a Brancaccio per ricostruire una<br />

comunità spiritualmente <strong>di</strong>spersa a<br />

causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse vicissitu<strong>di</strong>ni che l’avevano<br />

provata in tempi recenti. Sarà parroco<br />

per quasi tre anni, dal 29 settembre<br />

1990 al 15 settembre 1993, data della sua<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

uccisione. Si muove subito in due <strong>di</strong>rezioni<br />

complementari tra loro se si pensa<br />

che parliamo della presenza ecclesiale nel<br />

territorio: da una parte l’evangelizzazione<br />

e dall’altra la carità e la promozione<br />

umana. Per quanto riguarda l’evangelizzazione<br />

le iniziative più importanti, sulla<br />

scia della Missione <strong>Palermo</strong> e del Convegno<br />

delle chiese <strong>di</strong> Sicilia celebrate con<br />

grande risonanza in quegli anni, saranno<br />

le missioni popolari per le strade e nelle<br />

case del quartiere, convegni <strong>di</strong> appro-<br />

fon<strong>di</strong>mento sull’evangelizzazione nella<br />

realtà del territorio insieme alle assistenti<br />

sociali missionarie, poi il gruppo ministranti,<br />

la proposta dell’Azione cattolica<br />

e della Fuci, e le or<strong>di</strong>narie attività parrocchiali<br />

<strong>di</strong> catechesi e liturgia insieme ai<br />

campi scuola. Per quanto riguarda la Carità<br />

e la promozione umana particolare<br />

importanza assumerà la nascita del centro<br />

parrocchiale “Padre nostro”, con la<br />

formazione dei volontari e le <strong>di</strong>verse<br />

proposte <strong>di</strong> accompagnamento dei piccoli,<br />

dei ragazzi e delle famiglie, insieme a<br />

<strong>di</strong>verse iniziative per la nascita della<br />

scuola me<strong>di</strong>a nel quartiere, per l’apertura<br />

<strong>di</strong> un consultorio anche sanitario e <strong>di</strong> sostegno<br />

all’intercondominiale per la questione<br />

delle fogne e degli scarichi».<br />

«Il sangue dei martiri è seme <strong>di</strong> nuovi cristiani»<br />

Tertulliano<br />

Qual è stata l’esperienza che la<br />

comunità ha fatto dopo l’uccisone del<br />

parroco quel 15 settembre 1993?<br />

«Dalle testimonianze delle persone<br />

sembra che ci siano state due forze<br />

informacaritas<br />

13


padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />

e due sentimenti contrastanti: lo scoraggiamento<br />

e la paura da una parte, con un<br />

forte senso <strong>di</strong> delusione e convinzione<br />

che fosse finito tutto lì, e dall’altra parte<br />

un progressivo riconoscimento della<br />

forza simbolica dell’esperienza vissuta,<br />

seguita da una reale percezione della sua<br />

presenza <strong>di</strong> pastore, che non abbandona<br />

mai il suo gregge, nel cammino comunitario.<br />

Questo graduale riconoscimento<br />

ha raggiunto il suo momento più alto<br />

con l’apertura del processo <strong>di</strong>ocesano da<br />

parte del Car<strong>di</strong>nale De Giorgi, momento<br />

nel quale si è mostrato chiaramente a<br />

tutti quale seme fosse stato piantato<br />

sulla terra <strong>di</strong> Brancaccio e <strong>di</strong> tutta la<br />

Chiesa e la società palermitana».<br />

In questi anni, dall’apertura del<br />

processo fino al riconoscimento del martirio<br />

in o<strong>di</strong>um fidei, cosa e’ accaduto nella<br />

comunita’ e nel territorio?<br />

«Posso <strong>di</strong>re che tutta la comunità<br />

e in particolare i giovani hanno<br />

sempre avvertito la figura <strong>di</strong> padre Pino<br />

come una figura viva e presente, come<br />

se lo avessero avuto sempre accanto nel<br />

cammino quoti<strong>di</strong>ano della vita <strong>di</strong> fede<br />

personale e comunitaria. Il riconoscimento<br />

ufficiale del martirio da parte<br />

della Chiesa universale e le esortazioni<br />

del Car<strong>di</strong>nale Romeo rivelano con ancora<br />

più forza la necessità <strong>di</strong> prendere<br />

coscienza dell’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> padre Puglisi, che<br />

come il Dna – <strong>di</strong>ce suor Agostina delle<br />

Assistenti sociali missionarie – viene trasmesso<br />

<strong>di</strong> generazione in generazione.<br />

Preparandoci al XIX° anniversario della<br />

sua morte e preparandoci alla Beatificazione,<br />

tutta la comunità si sta impegnando<br />

a conoscere meglio questa<br />

particolare figura sacerdotale e <strong>di</strong> pa-<br />

14 informacaritas<br />

store della comunità cercando innanzi<br />

tutto <strong>di</strong> testimoniarlo agli altri in un<br />

modo “completo”, senza chiuderla in stereotipi<br />

o definizioni riduttive. Inoltre il<br />

territorio ha visto nascere da <strong>di</strong>eci anni<br />

la scuola me<strong>di</strong>a, che è stata intitolata<br />

proprio a Padre Pino Puglisi, ha visto risolto<br />

in parte la questione degli scarichi<br />

fognari, ha visto una fattiva collaborazione<br />

tra istituzioni, parrocchia, centro<br />

parrocchiale “Padre nostro” e associazioni<br />

per una crescita reale <strong>di</strong> tutti».<br />

In questo anno pastorale che<br />

vedrà la beatificazione <strong>di</strong> padre Puglisi ci<br />

saranno particolari iniziative della e nella<br />

comunità?<br />

«In questo anno particolare<br />

sono <strong>di</strong>verse le iniziative <strong>di</strong>ocesane e<br />

parrocchiali che si stanno preparando.<br />

A livello <strong>di</strong>ocesano l’Ufficio catechistico<br />

<strong>di</strong>ocesano sta organizzando a Brancaccio<br />

il percorso <strong>di</strong> formazione per i catechisti;<br />

la <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> sta<br />

preparando un Progetto rivolto al territorio<br />

e sta organizzando, tra i mesi <strong>di</strong><br />

novembre e marzo, un corso base <strong>di</strong><br />

formazione al volontariato per operatori<br />

che vogliono de<strong>di</strong>carsi al servizio al<br />

territorio sulle orme <strong>di</strong> Padre Puglisi; la<br />

Scuola <strong>di</strong> Teologia <strong>di</strong> Base, riprendendo<br />

una intuizione che era già stata <strong>di</strong> Puglisi<br />

parroco, ha scelto la parrocchia come<br />

sede <strong>di</strong> realizzazione del corso triennale.<br />

A livello parrocchiale – insieme alla vicina<br />

e confinante comunità parrocchiale<br />

<strong>di</strong> S. Maria delle Grazie guidata da don<br />

Vincenzo Buscemi e in collaborazione<br />

con le Suore Francescane del Vangelo -<br />

si svolgerà in quaresima una Missione<br />

popolare rivolta in particolare ai ragazzi<br />

dai ragazzi; inoltre le comunità del terri-<br />

«La sua attenzione<br />

era rivolta<br />

a tutta la Comunità<br />

ma con<br />

particolare<br />

interesse verso<br />

i bambini perché<br />

hanno ancora<br />

la capacità <strong>di</strong><br />

sognare, e soltanto<br />

chi sa<br />

sognare può<br />

sperare <strong>di</strong><br />

cambiare»<br />

torio saranno impegnate a partecipare<br />

ed animare tutte quelle iniziative che<br />

man mano ci vedranno preparare la<br />

beatificazione».<br />

Quale sogno ha la comunità<br />

continuando i sogni <strong>di</strong> padre Puglisi a<br />

Brancaccio?<br />

Accanto:<br />

padre Maurizio<br />

Francoforte parroco<br />

della Chiesa <strong>di</strong><br />

San Gaetano.<br />

Nella pagina successiva:<br />

padre Pino Puglisi tra<br />

i giovani della comunità<br />

<strong>di</strong> Brancaccio.


«Il sogno <strong>di</strong> don Pino Puglisi era<br />

<strong>di</strong> dare un futuro ai bambini <strong>di</strong> Brancaccio,<br />

un futuro giusto, vero, solidale, senza<br />

quelle macchie che deturpano la bellezza<br />

<strong>di</strong> una vita sana e libera. Un futuro senza<br />

povertà, arroganza, violenza, oppressione,<br />

delinquenza. Padre Pino Puglisi esprimeva<br />

così questo suo sogno: ‘Dobbiamo riuscire<br />

a far capire ai bambini perché esistono,<br />

per che cosa vivono, ma senza fare<br />

<strong>di</strong>scorsi filosofici. Il bambino <strong>di</strong> quelle famiglie<br />

capirà i gesti che si faranno: il gioco,<br />

la convivenza, intesi come modelli <strong>di</strong><br />

comportamento. Nel gioco, si deve far<br />

loro vedere che ci sono delle regole da seguire,<br />

che non è giusto barare: nell’ambiente<br />

mafioso chi bara ha più consenso,<br />

perché esprime doti particolari, come la<br />

furbizia. Diventa una controproposta<br />

anche per loro, uno stile <strong>di</strong> vita’.<br />

La sua attenzione era rivolta a<br />

tutta la Comunità ma con particolare interesse<br />

verso i bambini perché ‘hanno<br />

ancora la capacità <strong>di</strong> sognare, e soltanto<br />

chi sa sognare può sperare <strong>di</strong> cambiare’.<br />

Questo sogno può essere oggi una realtà<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

con<strong>di</strong>visa dall’intera comunità cristiana<br />

<strong>di</strong> Brancaccio, aperta a tutti gli uomini <strong>di</strong><br />

buona volontà, perché donare un futuro<br />

migliore ai bambini <strong>di</strong> questo quartiere<br />

significa fare un passo in avanti nella costruzione<br />

<strong>di</strong> quella società dell’amore <strong>di</strong><br />

cui ha parlato Giovanni Paolo II o meglio<br />

<strong>di</strong> quel Regno dei Cieli presente in<br />

mezzo a noi che lo stesso Gesù Cristo ci<br />

annuncia nei Vangeli.<br />

Ecco che nasce, insieme al centro<br />

parrocchiale Padre Nostro, l’idea progettuale<br />

dell’oratorio “Betania” come<br />

strumento e metodo per la formazione<br />

Umana e Cristiana d’ogni componente<br />

della Comunità, in particolare delle famiglie,<br />

delle giovani generazioni, degli anziani.<br />

L’Oratorio <strong>di</strong>venta, quin<strong>di</strong>, il luogo<br />

dell’accoglienza <strong>di</strong> tutti quelli che, ancora<br />

in età evolutiva e non solo, trovano in<br />

esso un ambiente <strong>di</strong> socializzazione e<br />

d’esperienza <strong>di</strong> valori, promuovendo iniziative<br />

educative che arricchiscano<br />

l’umanità <strong>di</strong> ognuno, senza <strong>di</strong>menticare<br />

la <strong>di</strong>mensione religiosa che sottende<br />

ogni progetto.<br />

«Pensiamo a<br />

quel ritratto <strong>di</strong><br />

Gesù raffigurato<br />

nel Duomo <strong>di</strong><br />

Monreale.<br />

Ciascuno <strong>di</strong> noi<br />

è come una<br />

tessera <strong>di</strong><br />

questo grande<br />

mosaico.<br />

Quin<strong>di</strong> tutti<br />

quanti<br />

dobbiamo<br />

capire qual è il<br />

nostro posto e<br />

aiutare gli altri a<br />

capire qual è il<br />

proprio, perché<br />

si formi l’unico<br />

volto del<br />

Cristo» padre Pino Puglisi<br />

dossier<br />

informacaritas<br />

15


padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />

Il martirio del parroco <strong>di</strong> frontiera<br />

Dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio<br />

Pietro Leta, O.Carm, parroco<br />

Quando, quel 15 settembre del 1993,<br />

ho appreso la notizia dell’efferato assassinio<br />

<strong>di</strong> don Pino Puglisi, tanti pensieri<br />

affollarono la mia mente in quell’istante:<br />

sbigottimento, orrore, trepidazione, rabbia.<br />

Mai la mafia era arrivata a tanto: nell’escalation<br />

degli omici<strong>di</strong> eccellenti <strong>di</strong><br />

quegli anni non aveva osato toccare la<br />

Chiesa e i suoi sacerdoti. Eppure il Car<strong>di</strong>nale<br />

Pappalardo non era stato certamente<br />

generico o incerto nelle sue<br />

omelie e interventi vari nello stigmatizzare<br />

il male a <strong>Palermo</strong> e la mafia in particolare.<br />

In quel momento, e tante volte<br />

Le città nella città*<br />

Salvatore Palidda<br />

16 informacaritas<br />

in questi lunghi anni, due domande si<br />

sono rincorse nella mia mente: perché<br />

hanno ucciso don Pino? e come mai non<br />

hanno ucciso me?<br />

Sulla prima, i gran<strong>di</strong> esperti<br />

del fenomeno mafioso sono giunti alla<br />

conclusione che il parroco <strong>di</strong> Brancac-<br />

cio è stato eliminato perché ha cercato<br />

<strong>di</strong> togliere “il pane” alla mafia: la futura<br />

Parlando del quartiere Brancaccio, non si può fare a meno<br />

<strong>di</strong> riferirsi a Padre Pino Puglisi, sacerdote, nato a Brancaccio<br />

e ucciso dalla mafia a Brancaccio. La sua attenzione si rivolse al<br />

recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa,<br />

riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata<br />

dalla fede. Questa sua attività pastorale -come è stato<br />

ricostruito dalle inchieste giu<strong>di</strong>ziarie -ha costituito senza dubbi<br />

il movente dell'omici<strong>di</strong>o. Quando nell’autunno del 1990 Padre<br />

Puglisi ritorna da parroco a Brancaccio la borgata che aveva<br />

conosciuto da bambino è profondamente cambiata. “Gli agrumeti<br />

sono annegati nel cemento, gli sfrattati del centro storico<br />

che si sbriciola vengono ospitati nei palazzoni <strong>di</strong> via Hazon,<br />

“gli Stati Uniti”- dove Padre Puglisi è cresciuto -sono <strong>di</strong>ventati<br />

il ghetto dei <strong>di</strong>seredati. E’ nata una zona industriale con tremila<br />

operai dove il racket del pizzo fa sentire la sua forza”1.<br />

Brancaccio è nella storia degli anni ‘80 a <strong>Palermo</strong> il luogo delle<br />

più feroci esecuzioni dello scontro che ha opposto i Bontade,<br />

gli Inzerillo, i Contorno ai clan vincenti dei Greco e dei Corleonesi<br />

<strong>di</strong> Riina e Provenzano.<br />

manovalanza e il consenso <strong>di</strong>ffuso nel<br />

territorio, cioè i bambini, i ragazzi, i giovani…<br />

Lentamente ho capito con chiarezza<br />

il fulcro della vita del<br />

sacerdote-martire: don Pino ha amato<br />

come Dio ama, perché Dio è amore; i<br />

destinatari sono gli stessi: i bambini, i ra-<br />

«Non bisognava che il Cristo sopportasse<br />

queste sofferenze per entrare nella sua gloria?»<br />

gazzi, i giovani, le famiglie, la comunità<br />

tutta; la fonte a cui attingeva continua-<br />

Alle spalle <strong>di</strong> S. Erasmo c’erano le casette dello Scaricatore.<br />

A poche decine <strong>di</strong> metri c’era la cosiddetta “camera<br />

della morte” dove i killer della mafia strangolavano i nemici e<br />

scioglievano i cadaveri nell’acido. A quattro passi c’è piazza<br />

Scaffa, dove nell’ottobre del 1984 otto persone vennero<br />

messe al muro e fucilate dentro una stalla. Sempre a piazza<br />

Scaffa abitava il Pietro Vernengo. E la lista degli attentati alle industrie<br />

bruciate perché non pagavano il pizzo è lunga.<br />

Il tessuto sociale del quartiere in pochi anni è stato<br />

sconvolto da arrivi e partenze <strong>di</strong> massa e l’illegalità si è nutrita<br />

dei giovani nell’assenza dello stato e in mancanza <strong>di</strong> un senso<br />

morale nelle famiglie. La parrocchia viene chiamata ad un<br />

ruolo <strong>di</strong> supplenza, ma senza le forze sufficienti. Alla fine del<br />

1991 scrive una relazione che descrive lo stato del quartiere<br />

che riportiamo <strong>di</strong> seguito. Cosa è cambiato? Poco, molto<br />

poco. Prima non c’era una scuola me<strong>di</strong>a nel quartiere, ora c’è<br />

ed è intitolata proprio a padre Puglisi. Il tipo <strong>di</strong> criminalità è<br />

cambiato, lo spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti è notevolmente<br />

aumentato e si è “progre<strong>di</strong>to”. E poi…


mente: Cristo Gesù. «Lassa perdere, non<br />

andare <strong>di</strong>etro a quelli che portano a<br />

mala strada», <strong>di</strong>ceva don Pino. Di conseguenza,<br />

la mafia, male incarnato in<br />

persone concrete, eliminando don Pino<br />

ha agito in “o<strong>di</strong>um fidei”, cioè contro il<br />

progetto <strong>di</strong> Dio, del suo amore che<br />

salva, che libera, che rende uomini veri<br />

e giusti. La domanda personale che mi<br />

sono posto, “perché non hanno ucciso<br />

me? Può sembrare retorica, se non ad<strong>di</strong>rittura<br />

assurda. Eppure, essa deriva da situazioni<br />

concrete e similari vissute, a<br />

cominciare dal territorio parrocchiale limitrofo,<br />

Sperone-Roccella, comprendente<br />

la Zona Industriale <strong>di</strong> Brancaccio,<br />

teatro <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi omici<strong>di</strong> e attentati/incen<strong>di</strong><br />

contro alcune Aziende.<br />

La Comunità parrocchiale <strong>di</strong><br />

San Sergio I Papa, impegnata fin dal 1977<br />

«Ottomila gli abitanti <strong>di</strong> Brancaccio, ma solo tremila<br />

sono i superstiti dell’antica borgata rurale. L’ambiente è <strong>di</strong>somogeneo<br />

e la presenza della mafia è soltanto uno dei problemi.<br />

Certo non il minore, ma per molti la vera preoccupazione è<br />

riuscire a mangiare ogni giorno. Circa centocinquanta famiglie<br />

arrivate dal centro storico si trovano concentrate in due enormi<br />

palazzi, in via Hazon 18 e in via Scaglione 8. Stavano in case<br />

ormai inagibili, che crollavano a pezzi. Il comune le ha fatte<br />

sgombrare e ha requisito questi due nuovi e<strong>di</strong>fici. Le famiglie<br />

ora vi abitano, ma si sono portate <strong>di</strong>etro solo la loro povertà.<br />

È una terra <strong>di</strong> nessuno. I bambini vivono in strada. E dalla strada<br />

imparano solo le lezioni della delinquenza: scippi, furti… Ma<br />

anche la criminalità a Brancaccio deve rispettare certe regole.<br />

Tutto deve essere fatto con il permesso <strong>di</strong>… Sulla via Brancaccio<br />

tra due passaggi a livello, vi è una zona chiamata Stati Uniti.<br />

Qui i più poveri della città trovano rifugio in catoi, che non<br />

possono chiamarsi case, ma costano pochissimo <strong>di</strong> affitto. Qui<br />

la povertà è anche culturale: molti non hanno conseguito neanche<br />

la licenza elementare.<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

in un cammino <strong>di</strong> evangelizzazione, e in<br />

particolare <strong>di</strong> animazione giovanile, è<br />

stata sempre presente nel territorio, intervenendo<br />

con azioni <strong>di</strong> denuncia e<br />

manifestazioni per creare opinione critica<br />

sui <strong>di</strong>versi misfatti <strong>di</strong> origine mafiosa<br />

(l’uccisione del piccolo Giuseppe Di<br />

Matteo sciolto nell’acido, l’aggressione <strong>di</strong><br />

un politico <strong>di</strong> matrice comunista, etc.),<br />

sostenendo il Movimento <strong>di</strong> promozione<br />

umana, sollecitando il coor<strong>di</strong>namento<br />

tra le <strong>di</strong>verse istituzioni<br />

scolastiche presenti nel territorio allo<br />

scopo <strong>di</strong> bloccare la tendenza alla <strong>di</strong>spersione<br />

scolastica. Sono evidenti gli<br />

elementi <strong>di</strong> impegno, con<strong>di</strong>visi da molti<br />

nella nostra Comunità parrocchiale, per<br />

contrastare l’attività e la tendenza malavitosa.<br />

Mi è sorta naturale, quin<strong>di</strong>, la domanda:<br />

«come mai non hanno ucciso<br />

C’è inoltre povertà anche dal punto <strong>di</strong> vista morale.<br />

In molte famiglie non ci sono principi etici stabili, ma tutto<br />

viene valutato sul momento, in base alle necessita. Non c’è rispetto<br />

per la propria <strong>di</strong>gnità, ne per quella altrui. Non c’è rispetto<br />

per la proprietà. Da ciò nasce quell’insieme <strong>di</strong><br />

trasgressioni legali, nel senso che la loro illegalità non è neanche<br />

avvertita, come il lavoro nero, il contrabbando, lo spaccio <strong>di</strong><br />

droga, i furti… Ci sono <strong>di</strong>versi ragazzi che sono stati o sono<br />

tuttora ospiti del Carcere minorile, alcuni adulti agli arresti domiciliari,<br />

altri all’Ucciardone… L’evasione scolastica è anche dovuta<br />

al fatto che Brancaccio è l’unico quartiere in cui non esiste<br />

una scuola me<strong>di</strong>a. Chi vuole stu<strong>di</strong>are deve sobbarcarsi lunghi<br />

spostamenti. Evidentemente questo fa comodo a vuole che<br />

l’ignoranza continui. C’è la scuola elementare, ma non c’è neanche<br />

un asilo nido. Come strutture civili abbiamo solo la delegazione<br />

<strong>di</strong> quartiere: ho avuto finalmente locali nuovi, che<br />

sono soltanto in parte utilizzati. Esiste lo spazio per una biblioteca,<br />

una palestra e una sala conferenze. Ma ancora <strong>di</strong> tutto<br />

questo non si vede niente». (Deliziosi F., 1994)<br />

dossier<br />

A fianco:<br />

il Car<strong>di</strong>nale Ruffini<br />

con Padre Puglisi<br />

giovanissimo.<br />

*Tratto da Le città<br />

nella città. Politiche<br />

urbane, <strong>di</strong>sagio e<br />

devianza minorile<br />

alla periferia <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />

Dal rapporto a cura<br />

del Direttore scientifico<br />

della ricerca<br />

Prof. Salvatore Palidda.<br />

informacaritas<br />

17


padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />

me?». Inutile <strong>di</strong>re che tale interrogativo<br />

non deriva né da invi<strong>di</strong>a o mania <strong>di</strong> protagonismo.<br />

La risposta, che lentamente<br />

mi sono data è unica: il martirio è un<br />

dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio. È Dio, infatti,<br />

che genera, sostiene, guida e porta a<br />

compimento la vocazione al martirio.<br />

L’uomo è chiamato ad ascoltare, a lasciarsi<br />

guidare e coinvolgersi nel progetto<br />

che Egli ha su ciascuno <strong>di</strong> noi. Non ha<br />

detto forse Gesù ai due <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus:<br />

«Non bisognava che il Cristo sopportasse<br />

queste sofferenze per entrare<br />

nella sua gloria?» (Lc 24,26). Non coincidono<br />

forse le parole <strong>di</strong> Gesù: «Siate simili<br />

a coloro che aspettano il padrone<br />

quando torna dalle nozze, per aprirgli subito,<br />

quando arriva e bussa» (Lc 12,36),<br />

con quelle che don Pino ha pronunciato<br />

sorridendo ai suoi carnefici: «Vi stavo<br />

aspettando», quel fati<strong>di</strong>co 15 settembre?<br />

Due santi carmelitani coincidono<br />

nelle loro conclusioni esperienziali<br />

nella ricerca del volto <strong>di</strong> Dio e nel servizio ai<br />

fratelli. Diceva Teresa <strong>di</strong> Lisieux, volendo<br />

imitare i gran<strong>di</strong> santi: «Vorrei essere sacerdote…,<br />

vorrei essere missionaria…, vorrei<br />

essere martire…, ma nelle lettere <strong>di</strong> san<br />

Paolo ho trovato la risposta, scoperto che<br />

nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò<br />

l’amore». Già tanti secoli prima, Giovanni<br />

della Croce, pervenendo alla contemplazione<br />

pura, lanciava un messaggio per ogni<br />

uomo in ricerca si affida a Dio: «alla fine<br />

della vita, saremo giu<strong>di</strong>cati sull’amore».<br />

Se da una parte chie<strong>di</strong>amo al<br />

Signore che, attraverso il sangue versato<br />

da don Pino, lavi e purifichi la nostra città<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> e la Sicilia tutta dalla peste<br />

della mafia, dall’altra la sua stessa vita donata<br />

interpella sorridendo la Chiesa, tutti<br />

cristiani e agli uomini <strong>di</strong> buona volontà:<br />

«E se ognuno fa qualche cosa, allora si<br />

può fare molto…».<br />

18 informacaritas<br />

A scuola <strong>di</strong> padre Pino Puglisi<br />

Giuseppa Calò<br />

« Non ci sono più maestri», lo ha <strong>di</strong>chiarato<br />

il saggista Goffredo Fofi in<br />

un suo recente testo che affronta il<br />

tema del declino della scuola italiana.<br />

Secondo Fofi ciò <strong>di</strong>penderebbe dalla<br />

poca assunzione <strong>di</strong> responsabilità degli<br />

educatori che risulterebbero così sempre<br />

più <strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte alle sfide<br />

educative e inadeguati a fornire<br />

un’opera educativa pienamente efficace.<br />

In tempo <strong>di</strong> crisi, sostiene Fofi, occorre<br />

una pedagogia più efficace ma<br />

anche più praticata, così da scongiurare<br />

gli abbandoni e gli insuccessi in ambito<br />

scolastico. Una pedagogia che scaturisce<br />

dal <strong>di</strong> dentro, che si alimenta <strong>di</strong> conoscenze<br />

sì, ma anche <strong>di</strong> buon senso e<br />

<strong>di</strong> passione per la vita. Troppo spesso<br />

l’eccessivo rigore nella valutazione penalizza<br />

piuttosto che aiutare l’alunno in<br />

<strong>di</strong>fficoltà. E non è solo una questione<br />

<strong>di</strong> voti e bocciature relegati all’ambito<br />

scolastico, si tratta <strong>di</strong> una lettura più<br />

ampia che coinvolge il bambino <strong>di</strong> oggi<br />

e l’adulto che sarà domani.<br />

In questo tempo <strong>di</strong> profonda<br />

crisi e guardando oltre mi sembra utile<br />

ricordare qui la figura <strong>di</strong> Padre Pino Puglisi<br />

insegnante. Colpisce il suo stile<br />

ricco <strong>di</strong> fermezza interiore e allo stesso<br />

tempo <strong>di</strong> grande umiltà. Fu coraggioso<br />

ed estremamente paziente e tollerante<br />

fino al sacrificio della propria vita. Film<br />

e biografie ce lo presentano come un<br />

docente sui generis, certamente impegnato<br />

e responsabile. Un educatore<br />

con la “E” maiuscola e tante sono le testimonianze<br />

che lo ricordano affettuosamente<br />

per la sua capacità <strong>di</strong><br />

insegnare accogliendo e sdrammatizzando.<br />

Il suo insegnamento era rivolto<br />

anche agli ultimi <strong>di</strong> un quartiere <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />

profondamente degradato,<br />

come quello <strong>di</strong> Brancaccio, dove ha<br />

prestato servizio professionale e pastorale<br />

senza riserve. Scopo della <strong>di</strong>dattica<br />

e della formazione <strong>di</strong> Padre Pino Puglisi,<br />

tanto a scuola che al centro Padre Nostro,<br />

da lui fondato, fu il recupero dell’infanzia<br />

e <strong>di</strong> una adeguata formazione<br />

umana in un territorio dove la violenza<br />

e l’arretratezza socio-culturale avevano<br />

sovvertito ogni civile regola. Inoltre<br />

tanti crimini venivano consumati<br />

anche dai più piccoli senza che essi ne<br />

fossero pienamente coscienti. Il desiderio<br />

<strong>di</strong> Don Pino Puglisi fu quello <strong>di</strong> sottrarre<br />

i giovani alla violenza e <strong>di</strong> dare<br />

loro una possibilità, la possibilità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />

e <strong>di</strong> migliorare la loro vita proprio<br />

attraverso gli appren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tutte le<br />

<strong>di</strong>scipline, affrancandola dalla malvagità<br />

e dai con<strong>di</strong>zionamenti. Riusciva a carpire<br />

l’attenzione degli alunni accogliendo<br />

e motivando l’appren<strong>di</strong>mento.<br />

Mi rendo conto che l’accostamento<br />

a lui anche come figura professionale<br />

è <strong>di</strong>fficile, ma occorre uno<br />

sforzo umano e lavorare per progre<strong>di</strong>re<br />

insieme e non fare assopire le coscienze,<br />

giacché se a scuola non tutti sono santi,<br />

siano autentici insegnanti, perché più<br />

che gli obiettivi minimi sono gli obiettivi<br />

massimi quelli a cui bisogna puntare<br />

sempre e comunque. Dare una possibilità<br />

forse significa anche credere profondamente<br />

che colui a cui è rivolta<br />

l’azione possa farcela.


Don Puglisi, l’Azione Cattolica e la Fuci<br />

Niente <strong>di</strong> nuovo a Brancaccio<br />

Mario Se<strong>di</strong>a e Salvo Palazzolo<br />

Padre Puglisi e la storia dell’Azione Cattolica<br />

a Brancaccio.<br />

Quando padre Puglisi arrivò a<br />

Brancaccio, non c’era alcun gruppo giovanile<br />

nella sua nuova parrocchia. I bambini<br />

che facevano la prima comunione<br />

avevano una sola possibilità <strong>di</strong> continuare<br />

un cammino <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> formazione<br />

cristiana, quella <strong>di</strong> inserirsi nel gruppo ministranti.<br />

Solo i bambini si intende, le<br />

bambine allora no. Uno dei primi passi <strong>di</strong><br />

padre Puglisi fu quello <strong>di</strong> creare un<br />

“gruppo giovani”: riunì i più gran<strong>di</strong> del<br />

gruppo dei ministranti e gli parlò dell’Azione<br />

cattolica e dell’idea <strong>di</strong> creare un<br />

gruppo giovani <strong>di</strong> Ac in cui si sarebbero<br />

anche formati gli educatori per altri<br />

gruppi <strong>di</strong> giovanissimi e <strong>di</strong> ragazzi del<br />

quartiere. È nato così il gruppo giovani <strong>di</strong><br />

Ac nella parrocchia <strong>di</strong> San Gaetano, pochi<br />

mesi dopo l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> padre Puglisi;<br />

un anno dopo sono nati il gruppo giovanissimi<br />

e dell’ACR (Azione cattolica dei ragazzi).<br />

Raccontare la storia <strong>di</strong> questi<br />

giovani e dell’Azione cattolica è importante<br />

per due ragioni. La prima perché nel<br />

cammino dei loro gruppi è racchiuso il significato<br />

profondo dell’opera <strong>di</strong> Padre Puglisi;<br />

la seconda perché la vicenda <strong>di</strong><br />

Brancaccio, <strong>di</strong> un quartiere cosiddetto “ad<br />

alta densità mafiosa”, che oggi vuole riscattarsi<br />

dalla schiavitù della mentalità<br />

mafiosa, può essere <strong>di</strong> modello per l’impegno<br />

<strong>di</strong> una Chiesa che voglia essere<br />

davvero presente nel territorio, soprattutto<br />

laddove, come in <strong>di</strong>verse regioni del<br />

mezzogiorno, sono più forti l’emarginazione<br />

e le povertà, materiali e spirituali.<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

Padre Puglisi e la cultura mafiosa.<br />

Padre Puglisi la conosceva<br />

bene la mentalità mafiosa. Non solo<br />

quella che spara, che l’ha ucciso quella<br />

sera <strong>di</strong> settembre nel giorno del suo<br />

compleanno, ma anche quella che si annida<br />

in una terribile cultura dell’omertà.<br />

La cultura, o meglio la subcultura mafiosa,<br />

si fonda sulla <strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> alcuni<br />

valori della cultura popolare come il rispetto<br />

per l’anziano, che <strong>di</strong>venta sud<strong>di</strong>tanza<br />

nei confronti del cosiddetto uomo<br />

<strong>di</strong> rispetto; si fonda sul concetto <strong>di</strong> famiglia<br />

che <strong>di</strong>venta il clan, la famiglia mafiosa;<br />

poi ancora sull’onore che <strong>di</strong>venta<br />

fonte <strong>di</strong> vendette e <strong>di</strong> potere nella cultura<br />

mafiosa. Per questa ragione questa<br />

subcultura è pericolosa; la pallottola <strong>di</strong><br />

una subcultura è pericolosa tanto<br />

quanto la pallottola <strong>di</strong> una pistola, anzi fa<br />

più male perché uccide le coscienze, im-<br />

mobilizza in un potente torpore i giovani<br />

e fa <strong>di</strong> più: entra anche in chiesa,<br />

creando una religiosità <strong>di</strong>storta, fatta <strong>di</strong><br />

superstizioni e <strong>di</strong> idoli. Padre Puglisi capì<br />

subito che il suo nemico era proprio<br />

questo tipo <strong>di</strong> mentalità deviata, che impe<strong>di</strong>va<br />

innanzi tutto ai ragazzi del quartiere<br />

<strong>di</strong> avvicinarsi alla parrocchia.<br />

Padre Puglisi e i giovani.<br />

Con l’Azione cattolica padre<br />

Puglisi parlò proprio <strong>di</strong> queste cose. Aveva<br />

attenzione a ognuno dei suoi giovani,<br />

aveva cura <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> loro. Quando il<br />

23 maggio del 1992, nel primo anniversario<br />

della strage Falcone, padre Puglisi volle<br />

che un corteo <strong>di</strong> giovani manifestasse per<br />

le strade del quartiere per ricordare le vittime<br />

della mafia, alcuni dei suoi ragazzi<br />

non scesero in piazza. La ragione era semplice:<br />

che avevano avuto timore <strong>di</strong> farsi riconoscere<br />

e sfilare pubblicamente davanti<br />

amici e parenti del quartiere. Ma il sacerdote<br />

non demordeva, li avvicinava sempre<br />

più, affidandogli delle piccole<br />

responsabilità; l’organizzazione <strong>di</strong> un torneo<br />

sportivo, <strong>di</strong> un concerto e le iniziative<br />

avevano sempre un gran successo. Il<br />

gruppo giovani <strong>di</strong> Azione cattolica ha iniziato<br />

il suo cammino così: con la formazione<br />

innanzi tutto, poi con la presa <strong>di</strong><br />

coscienza da parte <strong>di</strong> ognuno dei propri<br />

carismi e con la responsabilizzazione <strong>di</strong><br />

tutti in modo da creare un gruppo <strong>di</strong> animatori<br />

per le attività della parrocchia. Così<br />

è stato. Dopo la morte <strong>di</strong> padre Puglisi, all’inizio<br />

furono proprio questi giovani a<br />

dossier<br />

Sopra:<br />

una immagine tratta dal<br />

film Alla luce del sole <strong>di</strong> Roberto<br />

Faenza.<br />

informacaritas<br />

19


padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />

continuare a portare avanti le attività della<br />

parrocchia anche attraverso il centro parrocchiale<br />

Padre nostro. La parrocchia e i<br />

gruppi giovanili che sono nati hanno risposto<br />

all’esigenza <strong>di</strong> avere luoghi <strong>di</strong> incontro,<br />

<strong>di</strong> confronto, innanzitutto, e poi<br />

<strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> crescita umana e cristiana.<br />

In realtà i giovani <strong>di</strong> Brancaccio non<br />

avevano mai avuto la possibilità reale <strong>di</strong><br />

scegliere da che parte stare, prima che arrivasse<br />

padre Puglisi, ma non perché incapaci,<br />

ma semplicemente perché non<br />

avevano avuto la possibilità <strong>di</strong> una proposta<br />

<strong>di</strong>versa, quella del Cristo che promette<br />

libertà. Proprio i giovani e i giovani<br />

<strong>di</strong> AC hanno avuto modo <strong>di</strong> realizzare in<br />

quegli anni tanti incontri fra la gente e con<br />

la gente del quartiere; particolare ricordo<br />

va alle missioni popolari che fecero con<br />

padre Puglisi proprio in casa anche <strong>di</strong> faceva<br />

furti e rapine. Padre Puglisi era riuscito<br />

a contattare le mamme dei bambini<br />

del catechismo e con coraggio si era portato<br />

<strong>di</strong>etro tre dei suoi giovani ad annunciare<br />

il Vangelo a chi non lo conosceva. La<br />

storia <strong>di</strong> padre Puglisi e dell’Azione cattolica<br />

a Brancaccio è probabilmente la più<br />

semplice e sconosciuta che possiamo tramandare,<br />

eppure la più <strong>di</strong>rompente e significativa.<br />

L’esperienza dell’associazionismo<br />

giovanile nella parrocchia <strong>di</strong> S. Gaetano<br />

è stata da un lato quella <strong>di</strong> dare<br />

grande attenzione alla persona e alla sua<br />

formazione, dall’altra quella <strong>di</strong> essere un<br />

grande trampolino <strong>di</strong> lancio, che ha valorizzato<br />

le tante potenzialità dei ragazzi e<br />

fatto scoprire i loro carismi. Così padre Puglisi<br />

ha coinvolto tanti giovani e a loro ha<br />

affidato la vita parrocchiale e il centro parrocchiale<br />

“Padre Nostro”, dove ognuno<br />

potesse fare qualcosa svolgendo bene il<br />

compito affidatogli. Segno <strong>di</strong> una parrocchia<br />

aperta al quartiere e <strong>di</strong> una chiesa<br />

aperta al territorio.<br />

20 informacaritas<br />

«I giovani <strong>di</strong><br />

Brancaccio non<br />

avevano mai<br />

avuto la<br />

possibilità reale<br />

<strong>di</strong> scegliere da<br />

che parte stare,<br />

prima che<br />

arrivasse<br />

padre Puglisi»<br />

La Fuci a Brancaccio.<br />

Padre Puglisi era assistente del<br />

gruppo Fuci <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Quando è <strong>di</strong>ventato<br />

parroco ha semplicemente invitato<br />

i fucini a fare qualche riunione a<br />

Brancaccio, e ad uscire così dal loro consueto<br />

ambiente <strong>di</strong> impegno, l’università.<br />

C’era una ragione in questo invito: Brancaccio,<br />

così come tanti altri quartieri cosiddetti<br />

“a rischio” delle città del<br />

meri<strong>di</strong>one è soltanto apparentemente<br />

“<strong>di</strong>verso”. In queste realtà tutto è più evidente,<br />

la povertà innanzi tutto, mentre<br />

altrove le tante povertà, materiali e spirituali,<br />

vecchie e nuove, sono tenute ben<br />

nascoste. E in università, nei luoghi <strong>di</strong><br />

impegno giovanile non è vero che non<br />

ci presente sono situazioni <strong>di</strong> bisogno,<br />

materiale e spirituale. È importante tenere<br />

ben presente tutto questo. Anche<br />

con la Fuci padre Puglisi aveva ben presente<br />

le due <strong>di</strong>mensioni che lo accompagnavano<br />

nella sua opera con i giovani<br />

<strong>di</strong> Brancaccio: la formazione e l’azione.<br />

La formazione: conoscere Brancaccio,<br />

sensibilizzarsi alle vere esigenze e priorità<br />

che un cristiano, ovunque si impegni<br />

deve tenere presente; e poi l’azione:<br />

proporre ai giovani del quartiere una riflessione<br />

della Fuci sulla preghiera, sui<br />

contenuti del Padre nostro, messo a<br />

confronto proprio con quei valori <strong>di</strong>storti<br />

della mentalità mafiosa che erano<br />

il più grande ostacolo per l’evangelizzazione.<br />

Quando fu ucciso, martire della<br />

fede, il Beato Puglisi, il cammino dell’anno<br />

per il gruppo giovani era già stato<br />

concordato: una riflessione su Vangelo,<br />

cultura e legalità. C’è una una ragione<br />

profonda che lega l’itinerario <strong>di</strong> crescita<br />

dei giovani <strong>di</strong> Brancaccio e l’impegno<br />

per una mentalità nuova, <strong>di</strong>versa: risiede<br />

nell’eccezionale veicolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

idee nuove, <strong>di</strong> ragionamenti, <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong><br />

fede e <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> fare, che è nel gruppo.<br />

Non in un gruppo chiuso, ma in quello<br />

che sta in ascolto <strong>di</strong> ciò che accade fuori<br />

e decide <strong>di</strong> muoversi aggregando, raccogliendo<br />

energie. Niente <strong>di</strong> nuovo a<br />

Brancaccio, le cose più semplici sono <strong>di</strong>ventate<br />

rivoluzionarie. E chissà che le ra<strong>di</strong>ci<br />

dell’Azione cattolica e della Fuci<br />

piantate da padre Pino Puglisi nella terra<br />

buona fecondata dal martirio, non<br />

<strong>di</strong>ano nuovamente buoni frutti.<br />

Sopra:<br />

Luca Zingaretti interpreta<br />

padre Pino Puglisi nel film<br />

Alla luce del sole.


Don Vincenzo Buscemi<br />

Il suo sguardo infondeva una serenità interiore<br />

Che importanza assume la figura <strong>di</strong><br />

padre Puglisi per il parroco e la comunità<br />

<strong>di</strong> un territorio così vicino e confinante<br />

con quello <strong>di</strong> Brancaccio?<br />

Io personalmente ho avuto la<br />

grazia <strong>di</strong> aver conosciuto don Pino a<br />

scuola, come professore <strong>di</strong> religione al<br />

liceo Vittorio Emanuele II. Non posso<br />

non far riferimento a quell’esperienza <strong>di</strong><br />

conoscenza <strong>di</strong>retta in classe. Ricordo in<br />

particolare due cose: lo sguardo attento e<br />

profondo <strong>di</strong> questo sacerdote professore<br />

e il fatto che quando c’era lui si respirava<br />

un clima familiare. Il suo era uno sguardo<br />

accogliente che faceva trasparire ed infondeva<br />

una serenità interiore; la familiarità<br />

delle sue lezioni e la proposta del<br />

precetto natalizio e pasquale, permetteva<br />

a tutti <strong>di</strong> essere se stessi e riflettere apertamente<br />

sulla fede. A 14 anni dalla sua<br />

morte mi sono trovato parroco in un territorio<br />

vicino a quello <strong>di</strong> Brancaccio; vicino<br />

non solo dal punto <strong>di</strong> vista delle<br />

<strong>di</strong>stanze, ma vicino anche rispetto sfide<br />

<strong>di</strong> evangelizzazione che sono in gioco. Allora<br />

ho immaginato la comunità come<br />

don pino immaginava la sua. Una comunità<br />

accogliente, aperta a tutti, come una<br />

famiglia che accoglie tutti, che riceve consolazione<br />

dal padrone della vigna e la riversa<br />

su tutti, rispondendo con il Vangelo<br />

a tutte le storie che si incontrano a volte<br />

pesanti e dolorose.<br />

Quale il motivo delle iniziative<br />

comuni tra la parrocchia <strong>di</strong> Maria SS. delle<br />

Grazie e la parrocchia <strong>di</strong> San Gaetano?<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

La pastorale <strong>di</strong> insieme e l’attenzione<br />

al territorio ci spingono ad una<br />

fraternità sacerdotale e delle comunità.<br />

Il bene della comunità e delle comunità<br />

deve essere più forte delle gelosie e delle<br />

<strong>di</strong>visioni che spesso possono nascere<br />

anche in ambito ecclesiale, già San Paolo<br />

ci metteva in guar<strong>di</strong>a su queste cose.<br />

Siamo sullo stesso territorio e il territorio<br />

può <strong>di</strong>ventare un terreno comune <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> tante iniziative. Stiamo<br />

pensando <strong>di</strong> realizzare insieme una missione<br />

popolare rivolta ai giovani e ai ragazzi<br />

in collaborazione alle suore<br />

francescane del Vangelo e un corso <strong>di</strong><br />

formazione per volontari in collaborazione<br />

con la <strong>Caritas</strong>. La cosa è stata più<br />

semplice perché io e don Maurizio Francoforte,<br />

oggi parroco a Brancaccio, abbiamo<br />

con<strong>di</strong>viso gli anni <strong>di</strong> seminario e<br />

adesso con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo nel ministero<br />

anche un servizio comune al territorio e<br />

alle persone che ci sono state affidate.<br />

C’è una relazione tra la sua richiesta<br />

<strong>di</strong> accompagnamento per l’apertura<br />

della caritas parrocchiale<br />

nella sua comunità<br />

e questo particolare momento<br />

<strong>di</strong> grazia che<br />

stiamo vivendo in attesa<br />

della beatificazione<br />

<strong>di</strong> padre Puglisi?<br />

Certo, è kairòs,<br />

tempo favorevole e<br />

opportuno. Tutto<br />

quello che Puglisi ha detto e<br />

fatto è riconducibile al suo aver messo al<br />

centro Cristo e l’uomo. Evangelizzazione<br />

e carità sono le parole chiave del suo ministero<br />

presbiterale nel territorio. Chiedere<br />

alla <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana l’apertura della caritas<br />

parrocchiale nell’anno della fede e nell’anno<br />

della beatificazione <strong>di</strong> Puglisi, mi<br />

sembra proprio <strong>di</strong> un kairòs che si manifesta<br />

nella carità come segno concreto. La<br />

caritas parrocchiale dovrà essere proprio<br />

un segno per l’ascolto, il sostegno e l’accompagnamento<br />

delle famiglie in questo<br />

tempo <strong>di</strong> crisi. Quel sacrificio e quella<br />

morte, riconosciuti come martirio in o<strong>di</strong>o<br />

alla fede, portano frutti in tutto il territorio.<br />

In continuità, come accogliendo l’ere<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> Padre Puglisi, dobbiamo saper<br />

aprire lo sguardo e il cuore al territorio per<br />

una chiesa che sia veramente presenza<br />

per servire nella carità.<br />

Padre Puglisi<br />

ha fatto la sua<br />

parte, adesso<br />

tocca a noi.<br />

dossier<br />

informacaritas<br />

21


la<br />

vo<br />

ro<br />

La <strong>di</strong>soccupazione giovanile in Italia<br />

Preoccupanti i dati in Sicilia. Il 27% delle famiglie povere<br />

Daniela De Luca*<br />

Sono giorni drammatici, per la Sicilia.<br />

Giorni nei quali sembra inarrestabile<br />

il crescendo delle cifre del <strong>di</strong>sastro – annunciato,<br />

eccome – economico e sociale<br />

dell’isola. Nessuno può più ignorare<br />

il fenomeno, né sentirsi al riparo: sui quoti<strong>di</strong>ani<br />

il racconto delle casse vuote e<br />

delle voragini <strong>di</strong> debiti degli Enti pubblici<br />

si affianca ormai a quello ricorrente negli<br />

ultimi anni dello stillici<strong>di</strong>o della chiusura<br />

<strong>di</strong> fabbriche, aziende commerciali, strutture<br />

alberghiere. Piccole, a volte piccolissime<br />

realtà produttive e gran<strong>di</strong> nomi<br />

storici dell'economia locale, in ogni caso<br />

tutte fonti <strong>di</strong> ricchezza e <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, <strong>di</strong><br />

una vita sinora se non altro <strong>di</strong>gnitosa per<br />

migliaia <strong>di</strong> famiglie.<br />

Non sarà l’elenco dei morti<br />

sulle strade che insanguinava ogni<br />

giorno i giornali negli anni della guerra <strong>di</strong><br />

mafia, ma la fine del tessuto produttivo<br />

è per un territorio una ferita insanabile, è<br />

il deserto che avanza, la morte civile.<br />

Una economia già fragile, la<br />

nostra, prima della crisi. Una economia<br />

pesantemente “assistita”, un settore pubblico<br />

abnorme rispetto all'intrapresa<br />

vera, costruito in decenni <strong>di</strong> abuso delle<br />

prerogative autonomistiche e <strong>di</strong> scellerate<br />

politiche <strong>di</strong> sperperi <strong>di</strong> risorse affluite<br />

nella regione a vario titolo. Un<br />

sistema frutto della scelta <strong>di</strong> privilegiare il<br />

consenso elettorale da ottenere con il<br />

denaro pubblico all’impegno a delineare<br />

strategia e azioni per lo sviluppo economico<br />

e il benessere vero della regione.<br />

La Banca d’Italia registra i numeri<br />

del <strong>di</strong>sastro siciliano: il 27% delle famiglie<br />

siciliane vive in povertà, nel<br />

22 informacaritas<br />

quadro <strong>di</strong> recessione generale del Paese<br />

siamo i penultimi per <strong>di</strong>soccupazione, ci<br />

segue solo la Campania. E aumenta ancora<br />

<strong>di</strong> un 3% in Sicilia la percentuale <strong>di</strong><br />

chi il lavoro non lo cerca neanche più, si<br />

arrende, in gergo tecnico gli “scoraggiati”.<br />

In questo contesto, il dato che<br />

più sconforta è quello che riguarda i giovani<br />

siciliani che, come nel resto del<br />

Paese, sono i più colpiti dalla mancanza e<br />

dalla precarietà del lavoro: solo il 20,9%<br />

dei <strong>di</strong>plomati fra 20 e 24 anni è occupato,<br />

ci <strong>di</strong>ce il Censis, ma quel che è peggio, in<br />

«È il momento della responsabilità, personale e collettiva,<br />

<strong>di</strong> ricostruire la nostra regione dalle fondamenta»<br />

prospettiva, è che in Sicilia la scolarizzazione<br />

è inferiore alla me<strong>di</strong>a, se si considera<br />

che tra i 18 e i 24 anni il 26% non ha<br />

un <strong>di</strong>ploma (la me<strong>di</strong>a nazionale è del<br />

18,8%). Una lacuna <strong>di</strong> non poco conto,


in un mercato del lavoro asfittico per<br />

tutti, ma che lascia fuori soprattutto chi<br />

non ha competenze specifiche da offrire.<br />

Ma c'è <strong>di</strong> più, e purtroppo <strong>di</strong><br />

peggio: un drammatico 35,7% <strong>di</strong> NEET<br />

(not in education, employment or training),<br />

cioè i giovani tra i 15 e i 29 anni che<br />

sono fuori sia dai circuiti educativi che<br />

dal mondo del lavoro. Una realtà, questa,<br />

che è un’emergenza nell'emergenza,<br />

su cui concentrare attenzione e azioni,<br />

perché particolarmente ad alto rischio in<br />

Sicilia, essendo appetibile territorio <strong>di</strong><br />

conquista sia per la mafia che per quella<br />

ampia e vischiosa zona grigia del malaffare<br />

dei colletti bianchi che per perpetuarsi<br />

si nutre <strong>di</strong> clientele, più facili da<br />

conquistare laddove nella fragilità il <strong>di</strong>ritto<br />

lascia il posto al favore, e si alimenta<br />

<strong>di</strong> danaro pubblico, <strong>di</strong> collusioni, intima<br />

convivenza, se non identificazione, con<br />

certa malapolitica.<br />

Sul piano opposto, il problema<br />

dei giovani che stu<strong>di</strong>ano, hanno i<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

titoli, competenze e potenzialità, ma che<br />

non trovano sbocchi in una terra che<br />

tutto fa tranne che valorizzare il merito,<br />

e per costruirsi il futuro – generazione<br />

senza confini – se ne vanno, nuovi emigranti,<br />

cervelli in fuga, lasciandoci ancora<br />

un po’ più poveri <strong>di</strong> prospettiva. Dunque<br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> estrema fragilità<br />

che il nostro mondo giovanile in Sicilia<br />

paga due volte, perché appesantita dalla<br />

fragilità strutturale della nostra economia,<br />

dalla mancanza cronica <strong>di</strong> opportunità,<br />

che oggi non sono più offerte<br />

nemmeno dai (nefasti) sbocchi del precariato<br />

pubblico.<br />

Molte speranze erano state riposte<br />

nella riforma del lavoro varata dal<br />

Ministro Fornero che, avviata in un clima<br />

tutt’altro che sereno, e troppo spesso derubricata<br />

nella comunicazione <strong>di</strong> massa<br />

come l’ennesima crociata ideologica<br />

massimalista sulla questione dei licenziamenti,<br />

era l’occasione per correggere, in<br />

modo concordato con le parti sociali, i<br />

guasti determinati da un’applicazione <strong>di</strong>storta,<br />

massimalista in senso liberista<br />

della legge Biagi. Si trattava, cioè, <strong>di</strong> intervenire<br />

su usi impropri e veri e propri<br />

abusi che avevano trasformato la flessibilità<br />

in entrata, che nell’idea e nel progetto<br />

<strong>di</strong> Marco Biagi nasceva come<br />

opportunità per i giovani <strong>di</strong> una maggiore<br />

occupabilità, in precariato <strong>di</strong>ffuso<br />

e a basso costo a esclusivo vantaggio<br />

delle imprese.<br />

Una più puntuale e vincolante<br />

regolamentazione per i contratti a progetto,<br />

le associazioni in partecipazione,<br />

le “partite iva”, l’aumento dei contributi<br />

per le collaborazioni, l’eliminazione, insomma,<br />

delle flessibilità “malate”, anticamera<br />

del precariato, erano certamente i<br />

punti cruciali <strong>di</strong> una riforma che avrebbe<br />

potuto restituire prospettive se non <strong>di</strong><br />

stabilità, improbabile oggi nel mercato<br />

globale, almeno <strong>di</strong> fiducia nel futuro per<br />

le giovani generazioni.<br />

Con la riforma sono stati fatti<br />

passi in avanti, dalla riaffermazione della<br />

centralità del contratto a tempo indeterminato<br />

all'in<strong>di</strong>viduazione dell’appren<strong>di</strong>stato<br />

come forma contrattuale più<br />

idonea al migliore inserimento professionale<br />

dei giovani nel mondo del lavoro,<br />

ma si poteva certamente fare <strong>di</strong> più e, soprattutto,<br />

gli emendamenti attualmente<br />

all’esame definitivo, <strong>di</strong>latando tempi <strong>di</strong><br />

applicazione e <strong>di</strong>luendo provve<strong>di</strong>menti<br />

già decisi, rischiano <strong>di</strong> indebolire l’efficacia<br />

<strong>di</strong> misure che sostengono i giovani nel<br />

loro ingresso nel mondo del lavoro, e impe<strong>di</strong>scono,<br />

o limitano più efficacemente<br />

gli abusi.<br />

Il problema è che si possono<br />

migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> occupabilità,<br />

stabilire regole <strong>di</strong> garanzia, impe<strong>di</strong>re<br />

abusi e sfruttamento, ma nessuna riforma<br />

legislativa è determinante nella<br />

creazione <strong>di</strong> lavoro, che deve essere<br />

frutto dell'iniziativa produttiva, degli investimenti<br />

e delle strategie <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong><br />

un territorio. Non a caso, il sindacato, e<br />

particolarmente la Cisl, continua ad affermare<br />

che per rispondere adeguatamente<br />

alla complessità e alla molteplicità<br />

delle situazioni e dei problemi che il<br />

mondo del lavoro postindustriale pone,<br />

la costruzione delle regole del gioco deve<br />

essere definita, tracciata la cornice normativa,<br />

con le parti sociali – sindacato e<br />

datori <strong>di</strong> lavoro – con la contrattazione,<br />

a partire dal territorio e dalle aziende,<br />

dove si affrontano le specificità, si conoscono<br />

le opportunità e i punti <strong>di</strong> criticità,<br />

si trovano le soluzioni più calzanti.<br />

Seguendo questa impostazione,<br />

lo scorso mese <strong>di</strong> giugno in Sicilia<br />

è stato sottoscritto tra i sindacati confederali,<br />

il Governo regionale, e le Univer-<br />

informacaritas<br />

23


sità <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, Catania e Messina un<br />

importante accordo riguardante l’appren<strong>di</strong>stato,<br />

sia quello finalizzato all'acquisizione<br />

<strong>di</strong> una qualifica e del <strong>di</strong>ploma,<br />

destinato ai giovani <strong>di</strong> almeno 15 anni <strong>di</strong><br />

età, sia quello per l’alta formazione, finalizzato<br />

al conseguimento della laurea<br />

triennale o specialistica, magistrale, <strong>di</strong><br />

master o dottorati<br />

La specificità <strong>di</strong> questo accordo,<br />

che prende spunto dalle esperienze<br />

vissute nel territorio, consiste nella<br />

destinazione degli incentivi previsti <strong>di</strong>rettamente<br />

agli studenti lavoratori nel<br />

corso dell’appren<strong>di</strong>stato, e alle imprese,<br />

ma nel momento della stabilizzazione<br />

A scuola <strong>di</strong> vita dalle Figlie della Carità<br />

Imparare a cucire anche in tempi in cui impazzano ipad,<br />

tablet e personal computer si può. Lo <strong>di</strong>mostrano<br />

le suore dell’or<strong>di</strong>ne monastico delle “Figlie della carità” <strong>di</strong><br />

San Vincenzo De’ Paoli che da oltre 200 anni sono <strong>di</strong><br />

stanza a Palazzo Butera e insegnano l’arte del ricamo a ragazze<br />

<strong>di</strong> età compresa tra i sette e i tre<strong>di</strong>ci anni. Giornalmente<br />

dalle 9 a mezzogiorno le suore Paola Russo, Rosa<br />

Provenzano e Giuseppina Cuva intrattengono nella sede<br />

dell’asilo Trabia 72 giovani ragazze insegnando loro, a ricamare.<br />

«Da ragazza, terminata la scuola, mia madre mi<br />

mandava a cucire da una sarta» – <strong>di</strong>chiara suor Giuseppina<br />

– «ed ho imparato a cucire. Adesso trasferiamo<br />

questa arte a un gruppo <strong>di</strong> giovani che hanno aderito<br />

entusiasticamente alla nostra proposta». L’iniziativa si ripete<br />

ormai da 7 anni, puntualmente ogni inizio d’estate.<br />

Tra le più brave il gruppo delle “professoresse”, come vengono<br />

definite dalla suore Giulia Di Cristina, Ly<strong>di</strong>a Castronovo,<br />

Simona Tessarin, Sabrina Accomando, Erika<br />

24 informacaritas<br />

degli appren<strong>di</strong>sti, ad evitare approfittamenti<br />

e abusi.<br />

Ma tutto questo non sarà ancora<br />

sufficiente se la Regione non sosterrà<br />

finanziariamente il progetto, non<br />

lasciando che <strong>di</strong>venti l’ennesimo libro<br />

dei sogni della storia della nostra regione,<br />

e se, soprattutto, non si cambierà<br />

passo in modo deciso, con una nuova<br />

classe politica responsabile e capace <strong>di</strong><br />

scelte anche <strong>di</strong>fficili, e <strong>di</strong> lungo respiro,<br />

che adotti politiche <strong>di</strong> sviluppo, e, al <strong>di</strong><br />

là degli strumenti nazionali come i<br />

bonus fiscali, utilizzi tutte le risorse possibili,<br />

a partire da quelle comunitarie, per<br />

attrarre e incentivare impren<strong>di</strong>toria sana<br />

e produttiva, mettendo fine alla stagione<br />

degli incentivi a pioggia, e della<br />

spesa insufficiente, e comunque frammentata<br />

e clientelare.<br />

Sarà necessario andare sino in<br />

fondo con il risanamento dei conti, razionalizzando<br />

e rimodulando la spesa e tagliando<br />

gli sprechi, ma nel contempo<br />

bisogna avere il coraggio <strong>di</strong> scelte forti e<br />

mirate all’obiettivo: ad esempio, canalizzare<br />

tutte le risorse da destinare al lavoro<br />

dei giovani in un unico specifico Fondo<br />

regionale giovani, da utilizzare per incentivi<br />

specifici per favorire lavoro produttivo,<br />

con criteri trasparenti in modo mirato ed<br />

efficace, soprattutto non per misure assistenziali<br />

che parcellizzano la spesa e<br />

creano anche solo la speranza <strong>di</strong> un precariato<br />

che ormai è fuori dalla storia.<br />

È il momento della responsabilità,<br />

personale e collettiva, <strong>di</strong> ricostruire<br />

la nostra regione dalle fondamenta, a<br />

partire da un patto sociale che torni a<br />

guardare al bene comune.<br />

*Segretario Regionale Cisl Sicilia<br />

Chiello e Chiara Tessarin.<br />

«Grazie a questo corso» –<br />

<strong>di</strong>chiara Sabrina Accomando<br />

– «ho imparato a<br />

fare il punto ombra, il<br />

punto no<strong>di</strong>ni, il punto<br />

giorno, il punto catinella e<br />

il punto erba che servono poi a realizzare i nostri lavoretti».<br />

Tra le realizzazioni effettuate centrini, asciugamano,<br />

tovaglie, tovaglioli per bambini che faranno parte<br />

del corredo delle ragazze. «Oltre a insegnare l’arte del cucito»<br />

– spiega la superiora suor Paola – «a noi preme<br />

fare socializzare le ragazze e farle stare bene insieme, impartendo<br />

loro anche lezioni <strong>di</strong> bon ton e leggendo qualche<br />

bella pagina del Vangelo».<br />

All’iniziativa formativa collaborano anche una decina <strong>di</strong><br />

mamme che hanno accolto con entusiasmo l’invito delle<br />

suore <strong>di</strong> palazzo Butera. graphin


pro<br />

get<br />

tua<br />

lità<br />

Appunti dal seminario <strong>di</strong> Bruxelles<br />

Alla ricerca del fondo perduto<br />

Marco Iazzolino e Michele Ferraris<br />

Èpassato un anno da quando la Commissione<br />

Europea ha pubblicato la<br />

prima ipotesi <strong>di</strong> allocazione <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per<br />

la prossima strategia che si articolerà dal<br />

2014 al 2020. I governi nazionali su in<strong>di</strong>cazione<br />

della Commissione si sono impegnati<br />

alla vigilia dello scatenarsi della<br />

grande crisi economica a destinare almeno<br />

il 20% delle risorse per la lotta alla<br />

povertà in particolare in<strong>di</strong>cando priorità<br />

nella lotta alla grave marginalità e per il<br />

mondo sempre più vasto della homeless.<br />

Questo è il motivo per cui l’8 giugno si è<br />

svolto a Bruxelles un seminario che nel<br />

titolo ha racchiuso in sé molte speranze<br />

e progettualità per chi lavora per e con le<br />

persone senza <strong>di</strong>mora.<br />

Convocati da FEANTSA (la federazione<br />

europea delle reti nazionali che si<br />

occupano <strong>di</strong> senza <strong>di</strong>mora) in collaborazione<br />

con la Commissione Europea ed<br />

il Comitato delle Regioni, un centinaio<br />

fra funzionari pubblici, operatori delle<br />

organizzazioni <strong>di</strong> base, caritas nazionali<br />

e reti nazionali come fio.psd hanno<br />

avuto l’occasione preziosa <strong>di</strong> riflettere su<br />

un tema complesso e <strong>di</strong>battuto, ascoltando<br />

relazioni che hanno avuto il merito<br />

<strong>di</strong> definire lo scenario attuale e<br />

soprattutto quello che si sta delineando<br />

per i prossimi anni all’interno della strategia<br />

2020. L’impegno era attivare un <strong>di</strong>battito<br />

pubblico che prosegue (ancora<br />

oggi) in decine <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> lavoro e che<br />

vuole riba<strong>di</strong>re chiaramente che la scelta<br />

politica formulata nel giugno 2011. Gli<br />

obiettivi fondamentali sono stati due e<br />

sono stati pensati ponendo in <strong>di</strong>alogo il<br />

mondo <strong>di</strong> chi fa (gli operatori e le reti na-<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

zionali) con il mondo <strong>di</strong> chi decide (politiche<br />

e risorse a livello nazionale).<br />

In particolare si è cercato <strong>di</strong> riflettere<br />

sulle con<strong>di</strong>zioni per una azione<br />

<strong>di</strong> fund raising che all’interno dell’attuale<br />

contesto socio economico con attenzione<br />

a tre temi <strong>di</strong> notevole interesse: la<br />

questione delle risorse, la <strong>di</strong>versificazione<br />

dei fon<strong>di</strong>, e il rapporto costi benefici raccontando<br />

esperienze e con<strong>di</strong>videndo<br />

percorsi possibili sul tema.<br />

Le tre sessioni <strong>di</strong> lavoro si<br />

sono articolate su tre domande che<br />

hanno guidato gli interventi dei relatori<br />

della Commissione Europea, del Parlamento<br />

Europeo e <strong>di</strong> Organizzazioni nazionali.<br />

Nella prima sessione si è visto<br />

una ampia <strong>di</strong>scussione su se e come è<br />

possibile pianificare un strategia per<br />

combattere la homelessness cercando <strong>di</strong><br />

ripensare le priorità soprattutto formulando<br />

proposte innovative sostenibili<br />

soprattutto a partire dai fon<strong>di</strong> europei.<br />

Gábor Toth della Commissione Europea,<br />

insieme con Stelios Kampouri<strong>di</strong>s<br />

Ministro della Solidarietà in Grecia insieme<br />

con Niccolo Rinal<strong>di</strong> europarlamentare<br />

europeo hanno fatto una<br />

«È ormai impossibile pensare a una <strong>di</strong>mensione finanziaria<br />

che non parta anche da un investimento sociale»<br />

lettura degli scenari europei passati e<br />

presenti elencando opportunità e strategie<br />

possibili per coinvolgere la <strong>di</strong>mensione<br />

politica. Lo svedese Malin<br />

Östling, l’inglese Sweden Matt Harrison<br />

ed infine il tedesco Volker Busch-Geer-<br />

informacaritas<br />

25


tsema hanno articolato una riflessione<br />

seria e puntuale sul fatto che investire<br />

economicamente su un lavoro per la<br />

grave marginalità <strong>di</strong> fatto sia un gran<br />

guadagno in termini economici o e sociali<br />

per i governi nazionali e locali oltre<br />

che per le comunità. La seconda sessione<br />

ha descritto attraverso una esperienza<br />

francese (vice ministro), una<br />

scozzese, e una olandese quali siano le<br />

linee che saranno vincenti nella presentazione<br />

<strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> sperimentazione<br />

sociale a livello europeo,<br />

evidenziando come sia possibile promuovere<br />

percorsi nuovi (come la trasformazione<br />

<strong>di</strong> ostelli in case alloggio)<br />

con risorse adeguate grazie ad una volontà<br />

politica che è trasversale. In particolare<br />

Emma Vallance, del comune <strong>di</strong><br />

Galloway, ha descritto un interessante<br />

strumento che aiuta a “certificare” e a<br />

quantificare il ritorno economico del lavoro<br />

sociale per i senza <strong>di</strong>mora, <strong>di</strong>mostrando<br />

che a fronte <strong>di</strong> un investimento<br />

<strong>di</strong> 1 euro da parte dell’ente locale sono<br />

almeno 3 gli euro che ritornano in termini<br />

<strong>di</strong> beneficio (come servizi, sicurezza<br />

sociale, decoro, etc.) alla comunità locale.<br />

L’ultima sessione <strong>di</strong> lavoro è<br />

stata de<strong>di</strong>cata a forme progettuali che<br />

hanno visto l’apporto <strong>di</strong> capitale pubblico,<br />

<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> europei e privati. L’italiana<br />

Sara Bal<strong>di</strong>sseri ha presentato una esperienza<br />

viva e promotrice <strong>di</strong> iniziative da<br />

seguire. La Fondazione <strong>di</strong> Lucca rappresenta<br />

un unicum interessante a livello<br />

europeo che vede un lavoro comune (e<br />

risorse con<strong>di</strong>vise) della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong>,<br />

della Provincia e del Comune oltre<br />

che della Banca locale e <strong>di</strong> sponsor privati.<br />

Ma è da segnalare l’intervento della<br />

Banca Europea degli Investimenti (BEI)<br />

che ha descritto come è ormai impossibile<br />

pensare a una <strong>di</strong>mensione finanziaria<br />

che non parta anche da un investimento<br />

sociale in parte per la grave marginalità<br />

(senza <strong>di</strong>mora). Parole, esperienze,<br />

idee progettualità che hanno<br />

dato ai partecipanti la speranza e la volontà<br />

<strong>di</strong> proseguire in una azione cosi<br />

importante per tutta la società.<br />

26 informacaritas<br />

È apparsa chiara a tutti i presenti<br />

che la vera sfida per i prossimi anni<br />

non sarà la mancanza <strong>di</strong> risorse (non<br />

solo), ma la necessità <strong>di</strong> una nuova politica<br />

(a partire da quella europea) e una<br />

adeguata progettualità integrata e integrale<br />

capace <strong>di</strong> rispondere a problemi<br />

sempre più complessi che però hanno un<br />

volto nelle persone senza <strong>di</strong>mora che incontriamo<br />

ogni giorno nei nostri servizi.<br />

Master universitario <strong>di</strong> Primo Livello<br />

in Management delle politiche sociali<br />

La Santa Silvia - Lumsa da sessant’anni impegnata nell’offerta <strong>di</strong> percorsi formativi <strong>di</strong> alto e riconosciuto<br />

valore, è lieta <strong>di</strong> annunciare l’apertura delle iscrizioni alla prima e<strong>di</strong>zione del Master in<br />

Management delle Politiche Sociali. Il Master, <strong>di</strong>retto dal Prof. Giuseppe Mannino, è rivolto ai laureati<br />

in Servizio Sociale e in <strong>di</strong>scipline umanistiche. L’obiettivo è sviluppare competenze psico-sociali,<br />

economico-giuri<strong>di</strong>che e pedagogiche per il management, la progettazione la realizzazione e il coor<strong>di</strong>namento<br />

<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> politiche sociali e del welfare con particolare attenzione ai<br />

paesi dell’area eurome<strong>di</strong>terranea <strong>di</strong> lingua araba.<br />

L’evangelizzazione scende in strada<br />

Marta Genduso ed Erika Sciortino<br />

Yes… we can! Non più uno slogan politico ad<br />

effetto, ma il nostro urlo <strong>di</strong> entusiasmo. Quattro<br />

tappe <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> formazione per giovani<br />

educatori-animatori che <strong>di</strong>ciotto ragazzi,<br />

provenienti da <strong>di</strong>verse realtà territoriali, hanno intrapreso<br />

per imparare regole,tecniche e atteggiamenti<br />

per un ruolo <strong>di</strong> tale importantanza.<br />

Il 25 maggio è stata la data della nostra<br />

vera e propria <strong>di</strong>scesa in campo: la notte bianca<br />

delle scuole, occasione più che perfetta per metterci<br />

in gioco! Tra tiri al piattello,tiri al bersaglio,<br />

bans e altri giochi ,preparati da noi stessi, abbiamo<br />

coinvolto bambini e adulti che a loro volta ci<br />

hanno aiutati a “colorare” quella notte “bianca” e<br />

a renderla ancora più speciale. Ma come rimanere<br />

tra le mura <strong>di</strong> un palazzo dopo aver assaporato le<br />

emozioni dello stare tra la gente sulla strada con<br />

i suoi passanti apparentemente <strong>di</strong>stratti e assorti<br />

che invece fermano la loro corsa solo per farsi regalare<br />

un sorriso? Il progetto “Yes… we can” ha<br />

così iniziato a prendere forma e 12 <strong>di</strong> noi hanno<br />

dato vita a un gruppo <strong>di</strong> animazione da strada,<br />

fissando varie tappe in città, come quella fatta la<br />

sera del 29 giugno alla Cala <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, i e quella<br />

che ci apprestiamo ad organizzare a Mondello.<br />

Il progetto <strong>di</strong> cui facciamo parte, il “Piano Incontro<br />

Giovani”, offre tante altre esperienze e attività,<br />

tra le quali il tempo d’estate “L’allegra fattoria”,<br />

pensato e organizzato come esperienza <strong>di</strong>vertente<br />

ma soprattutto costruttiva per i bambini<br />

che ne sono protagonisti, e l’animazione del “Festino”<br />

per S. Rosalia. Karaoke, musica dal vivo e<br />

giochi sono soltanto alcune delle cose che abbiamo<br />

preparato per festeggiare con voi e con i<br />

vostri bambini questa serata. Grazie al vostro sostegno<br />

siamo ancora più consapevoli che Yes…<br />

we can si… noi possiamo <strong>di</strong>vertirci e far <strong>di</strong>vertire<br />

bambini, ragazzi, e perché no anche adulti, in<br />

modo che <strong>di</strong>vertimento ed educazione siano accezioni<br />

<strong>di</strong> una stessa parola: animazione! Si… noi<br />

possiamo portare il Vangelo nelle strade, a modo<br />

nostro, affinchè possiamo <strong>di</strong>mostrare quanto sia<br />

bello star con Cristo!


giu<br />

sti<br />

zia<br />

Ospitalità solidale dei ragazzi Saharawi<br />

Ogni occasione <strong>di</strong> servizio è un dono<br />

Vincenzo Guagliardo<br />

Iragazzi della Branca RyS del Gruppo<br />

Scout Agesci Altavilla Milicia 1 dal 17<br />

al 21 <strong>agosto</strong>, nell’ambito dell’attività estiva<br />

a chiusura dell’Anno Scout 2011/2012,<br />

hanno svolto un servizio <strong>di</strong> accoglienza e<br />

ospitalità per 15 ragazzi celiaci appartenenti<br />

al popolo Saharawi per far vivere<br />

loro momenti <strong>di</strong> gioia e incontro.<br />

Il popolo Saharawi vive da profugo<br />

nel deserto algerino dal 1975, anno<br />

d’invasione del Sahara occidentale da<br />

parte del Marocco. Migliaia <strong>di</strong> persone si<br />

sono trovate nel mezzo del nulla, convinti<br />

<strong>di</strong> restarvi pochi giorni, per poi riprendere<br />

possesso dei propri beni e<br />

ricongiungersi alle loro famiglie. Ma i<br />

giorni si sono ammassati uno sull’altro <strong>di</strong>ventando<br />

mesi, anni in attesa <strong>di</strong> promesse<br />

non mantenute, nell’incapacità<br />

generale della comunità internazionale <strong>di</strong><br />

far rispettare gli accor<strong>di</strong> presi e assistendo<br />

al fallimento del ruolo delle Nazioni<br />

Unite. Nei primi tempi dopo l’esodo<br />

moltissime sono state le malattie epidemiche<br />

che hanno provocato la morte <strong>di</strong><br />

tanti bambini. Se non vi fossero stati gli<br />

aiuti <strong>di</strong> numerose organizzazioni <strong>di</strong> solidarietà,<br />

dell’Unione Europea e delle agenzie<br />

delle Nazioni Unite, forse i Saharawi<br />

sarebbero stati un altro fra i tanti gruppi<br />

etnici estinti. Ancora oggi sono costretti<br />

a ricevere aiuti alimentari e sanitari, perché<br />

in quel deserto non cresce nulla o comunque<br />

non abbastanza da dare da<br />

vivere a 200.000 persone.<br />

L’attività s’inserisce nella tra<strong>di</strong>zionale<br />

accoglienza fatta ai Saharawi da<br />

alcuni anni in Sicilia, grazie all’impegno<br />

dell’Istituto dei Ciechi I. Florio e Salamone<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, su proposta del dr. Giuseppe<br />

Iacono, primario gastroenterologo all’Ospedale<br />

dei Bambini e responsabile<br />

della celiachia per l’intero Popolo Saharawi.<br />

L’ospitalità è stata coor<strong>di</strong>nata dal<br />

sottoscritto, appartenente al Gruppo<br />

Scout Agesci Altavilla Milicia 1 e Filippo<br />

Di Carlo, e si è svolta grazie alla compartecipazione<br />

della <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />

che ha reso <strong>di</strong>sponibili gli spazi del<br />

Centro Educativo Ambientale sorto nel<br />

bene confiscato alla mafia sito nel territorio<br />

<strong>di</strong> Altavilla Milicia. Anche l’Amministrazione<br />

Comunale, guidata dal<br />

Sindaco Nino Parisi, ha sostenuto con<br />

sensibilità e solerzia l’iniziativa con un<br />

contributo per l’acquisto degli alimenti<br />

per tutto il periodo dell’ospitalità e del<br />

materiale per lo svolgimento delle attività.<br />

Alcuni assessori e consiglieri hanno<br />

con<strong>di</strong>viso alcuni momenti con i ragazzi,<br />

scoprendo inattese emozioni.<br />

L’attività <strong>di</strong> Servizio ha visto impegnati<br />

quattro ragazzi scout: Davide<br />

Buttitta, Federica Marino, Domenico<br />

Po<strong>di</strong>x, Fabiana Scirè, che hanno accolto i<br />

Saharawi in un clima <strong>di</strong> gioiosa fraternità<br />

sperimentando quanta ricchezza può riservare<br />

l’incontro con l’“altro”.<br />

Per i ragazzi della Branca RyS il<br />

servizio è una scelta, non solo una risposta<br />

alla chiamata <strong>di</strong> chi ha bisogno, ma anche<br />

un’attenzione verso l’altro, nella convinzione<br />

che per essere felici bisogna procurare<br />

la felicità agli altri. Questo imparare a<br />

donarsi, fatto <strong>di</strong> piccole conquiste quoti<strong>di</strong>ane,<br />

segna la propria progressione personale<br />

in<strong>di</strong>viduale nella carità per poi<br />

sfociare nell’impegno sociale.<br />

La con<strong>di</strong>visione dei tempi e<br />

degli spazi della giornata vissuta in maniera<br />

comunitaria, le attività espressive, <strong>di</strong><br />

animazione e <strong>di</strong> riflessione sono state vissute<br />

nel rispetto della cultura <strong>di</strong> ciascuno<br />

e all’interno <strong>di</strong> uno straor<strong>di</strong>nario equilibrio<br />

<strong>di</strong> comunità. La <strong>di</strong>fferenza linguistica<br />

ha aperto occasioni comunicative inaspettate<br />

e da timore <strong>di</strong> non capirsi è <strong>di</strong>-<br />

ventata un’occasione <strong>di</strong> relazione e<br />

scambio che ha favorito una conoscenza<br />

reciproca più approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Un’amichevole partita <strong>di</strong> calcetto<br />

tra Saharawi e Altavillesi, organizzata<br />

dal CSI <strong>di</strong> Altavilla, ha permesso <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre anche con altri ragazzi del<br />

paese questa occasione d’incontro.<br />

I Saharawi ci hanno lasciato un<br />

messaggio <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong>gnità, ci hanno<br />

detto che la vita è sorridere, giocare, <strong>di</strong>vertirsi<br />

e amare. Che la vita è non arrendersi<br />

davanti alle <strong>di</strong>fficoltà, che la vita è<br />

qui e adesso, che la vita è nell’incontro.<br />

informacaritas<br />

27


spi<br />

ri<br />

tua<br />

lità<br />

Fate la carità della verità<br />

Fernanda Di Monte<br />

« Fate a tutti la carità della verità».<br />

Questa frase con cui abbiamo iniziato<br />

la rubrica <strong>di</strong> spiritualità, all'inizio del<br />

corrente anno, attribuita tra gli altri al<br />

beato don Giacomo Alberione, fondatore<br />

della Famiglia Paolina, si può far risalire<br />

allo stesso apostolo Paolo, quando,<br />

nella lettera agli Efesini, invita a vivere<br />

«secondo la verità nella carità» (Ef 4,15).<br />

L’espressione, quasi uno slogan, esprime<br />

bene lo spirito del fondatore delle paoline<br />

e dei paolini e la missione che sono<br />

chiamati a compiere nella Chiesa: una<br />

missione <strong>di</strong> annuncio agli uomini del nostro<br />

tempo, nell’attuale cultura della comunicazione,<br />

della “Buona notizia” <strong>di</strong><br />

Cristo Maestro che è Via, Verità e Vita.<br />

Lo stesso don Alberione paragona questo<br />

servizio per la Verità e per il Vangelo<br />

alla carità verso i più poveri, con le parole<br />

<strong>di</strong> Pietro allo storpio della porta<br />

Bella del tempio (Atti 3,6): «Non ho né<br />

oro né argento, ma vi dono <strong>di</strong> quello che<br />

ho: Gesù Cristo: Via, Verità, Vita».<br />

Ma cosa significa «fare la carità<br />

della verità»? Ci facciamo condurre dalle<br />

stesse parole <strong>di</strong> papa Benedetto XVI,<br />

nella sua prima enciclica, Deus <strong>Caritas</strong><br />

est, incentrata, appunto, sulla carità.<br />

I due poli dell’espressione, carità<br />

e verità, potrebbero sembrare opposti e<br />

prestarsi a interpretazioni contrastanti. Se<br />

si pone l’accento sul termine carità, «si<br />

corre il rischio <strong>di</strong> un facile irenismo che finisce<br />

col soffocare la ra<strong>di</strong>calità del Vangelo<br />

per adattarlo alle mode e alle<br />

opportunità del momento». Un rischio,<br />

questo, ben presente oggi, «con il trionfo<br />

del politically correct, <strong>di</strong> una falsa forma <strong>di</strong><br />

28 informacaritas<br />

rispetto dell’altro basata sul relativismo<br />

più assoluto: si finisce così per non avere<br />

più il coraggio e la franchezza dello stesso<br />

Cristo Gesù e per stemperare e annacquare<br />

la forza liberante del messaggio<br />

evangelico». Del resto se si pone l’accento<br />

sulla verità si rischia <strong>di</strong> non tener presente<br />

l’essere umano al quale ci si rivolge e <strong>di</strong> comunicare<br />

non la verità liberante che è lo<br />

stesso Cristo Gesù, ma la propria durezza<br />

<strong>di</strong> cuore, il proprio attaccamento ai precetti<br />

e alle regole in quanto tali. In sintesi,<br />

si corre il rischio <strong>di</strong> comunicare una verità<br />

che è pura astrazione, snaturata nella sua<br />

essenza, un’imposizione estrinseca e for-<br />

male. Ricor<strong>di</strong>amo a questo proposito le<br />

parole <strong>di</strong> Gesù: «Il sabato è stato fatto per<br />

l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc<br />

2,27). Carità e verità vanno perciò sempre<br />

tenute insieme. E questo è possibile se<br />

siamo pienamente ra<strong>di</strong>cati in Cristo, che è<br />

la rivelazione dell’amore del Padre, «Dio<br />

infatti ha tanto amato il mondo da dare il<br />

suo Figlio unigenito, perché chiunque<br />

crede in lui non muoia, ma abbia la vita<br />

eterna», (Gv 3,16) ed è egli stesso la verità<br />

(Gv 14,6). Papa Benedetto lo esprime<br />

bene: «Il contatto vivo con Cristo è l’aiuto<br />

decisivo per restare sulla retta via: né cadere<br />

in una superbia che <strong>di</strong>sprezza l’uomo<br />

e non costruisce in realtà nulla, ma piuttosto<br />

<strong>di</strong>strugge, né abbandonarsi alla rassegnazione<br />

che impe<strong>di</strong>rebbe <strong>di</strong> lasciarsi<br />

guidare dall’amore e così servire l’uomo.<br />

La preghiera come mezzo per attingere<br />

sempre <strong>di</strong> nuovo forza da Cristo, <strong>di</strong>venta<br />

qui una urgenza del tutto concreta. Chi<br />

prega non spreca il suo tempo, anche se<br />

la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza<br />

e sembra spingere unica-<br />

«Non ho né oro né argento, ma vi dono <strong>di</strong> quello<br />

che ho: Gesù Cristo: Via, Verità, Vita»<br />

mente all’azione. La pietà non indebolisce<br />

la lotta contro la povertà o ad<strong>di</strong>rittura<br />

contro la miseria del prossimo».<br />

Fare a tutti la carità della verità,<br />

significa far emergere le esigenze e la<br />

forza liberante del Vangelo e avere il coraggio<br />

<strong>di</strong> denunciare le ingiustizie e i soprusi<br />

contro i più deboli; ma con<br />

l’atteggiamento cristiano <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong><br />

gratuità verso tutti.<br />

Chiamata <strong>di</strong> Pietro e Andrea,<br />

Caravaggio, olio su tela<br />

ca. 1603-1606,<br />

Hampton Court,<br />

Royal Collection, Londra


e<br />

cen<br />

sio<br />

ni<br />

Quasi amici<br />

L’incontro possibile<br />

Vincenzo Toia<br />

ennesimo film sull’amicizia. Perché<br />

L’ dunque consigliare proprio questa<br />

storia? Cominciamo col <strong>di</strong>re che nell’alveo<br />

<strong>di</strong> un tema classico, questa comme<strong>di</strong>a<br />

in salsa francese, trova un posto<br />

tutto suo, sempre in bilico tra l’ironia e<br />

un velo <strong>di</strong> malinconia, grazie ad una sceneggiatura<br />

tratta da una storia vera e dai<br />

protagonisti ben costruiti e interpretati.<br />

I protagonisti della storia<br />

sono, Philippe, milionario paralizzato dal<br />

collo in giù, vive in un palazzo al centro<br />

<strong>di</strong> Parigi e Driss, ragazzo <strong>di</strong> colore delle<br />

banlieue francesi, appena uscito <strong>di</strong> prigione.<br />

Il primo cerca un badante personale,<br />

il secondo, solo un timbro <strong>di</strong><br />

avvenuto colloquio per ottenere il sussi<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione. Un po’ meravigliato<br />

da quest’approccio Philippe<br />

chiede, «ma non le pesa vivere sulle<br />

spalle degli altri?», e Dris, «a me no, e a<br />

lei?». Da qui si parte, parte un rapporto<br />

unico, un rapporto <strong>di</strong> lavoro, un rapporto<br />

in cui s’incontrano due vite e due<br />

mon<strong>di</strong> apparentemente <strong>di</strong>stantissimi,<br />

ma in realtà molto più simili <strong>di</strong> quanto si<br />

possa credere. Entrambi infatti, incarnano<br />

due paure tra le più <strong>di</strong>ffuse e temute,<br />

la paura della malattia e la paura<br />

del <strong>di</strong>verso, l’effetto comune è l’esclusione<br />

sociale. Così chi si trova in tali con<strong>di</strong>zioni<br />

si sente spesso inadeguato, ed<br />

ove così non fosse, ci pensano gli altri a<br />

ricordarglielo!<br />

A pensarci bene, quanti <strong>di</strong> noi<br />

davanti ad una persona con han<strong>di</strong>cap o<br />

al ragazzo che allunga la mano per<br />

strada, non proviamo nel migliore dei<br />

casi, un sorriso <strong>di</strong> pietà? Si guarda troppo<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

spesso lo “stato <strong>di</strong> bisogno”, vedendo la<br />

carrozzina o la povertà e non la persona.<br />

Quanti siamo in grado d’incontrare<br />

quella persona e non lo stato in cui vive?<br />

Partendo da sofferenze simili Philippe e<br />

Driss hanno una sensibilità che va oltre il<br />

pietismo comune e s’incontrano, s’incontrano<br />

nel profondo, seppur arrivando<br />

da galassie <strong>di</strong>stanti. Philippe dà a<br />

Driss una possibilità, Driss a sua volta<br />

uno sguardo autentico e <strong>di</strong>sincantato<br />

che mai nessun altro “badante” avrebbe<br />

potuto dargli. Un incontro tanto profondo<br />

non poteva non far crescere e cresce<br />

tutto, cresce il rapporto, che<br />

ovviamente ben presto non è più solo <strong>di</strong><br />

lavoro. Qualcuno scrisse che «un amico<br />

è chi sa ballare con te nella gioia, e camminarti<br />

accanto, in silenzio, nella sofferenza»;<br />

con un amico non c’è bisogno <strong>di</strong><br />

grosse spiegazioni, <strong>di</strong> parole, ma c’è una<br />

vicinanza che sa <strong>di</strong> calore e quando poi<br />

ca<strong>di</strong>, magari prima ride, ma poi ti aiuta<br />

col cuore. Di conseguenza crescono i<br />

due protagonisti. Scaldato da un sentimento<br />

tanto semplice e autentico Philippe,<br />

il cui più grande dolore non<br />

sarebbe poi la sua con<strong>di</strong>zione, ma la per<strong>di</strong>ta<br />

dell’amatissima moglie, pian piano<br />

seppur con mille incertezze, ritrova la voglia<br />

<strong>di</strong> rimettersi in gioco. Driss, a sua<br />

volta, <strong>di</strong>viene un po’ più uomo e spinto<br />

da Philippe trova il coraggio <strong>di</strong> prendere<br />

sulle sue spalle grosse responsabilità. Di<br />

riflesso, in un gioco <strong>di</strong> specchi questi<br />

mutati atteggiamenti si allargano anche<br />

ai mon<strong>di</strong> attorno a loro come una goccia<br />

in uno stagno crescendo.<br />

Rispondendo alla domanda<br />

iniziale, possiamo <strong>di</strong>re che vale la pena<br />

consigliare questa storia. In un mondo<br />

che rifugge la sofferenza emarginando chi<br />

la vive, concedendo al massimo del pietismo,<br />

solo il coraggio d’incontrare autenticamente<br />

l’altro, <strong>di</strong> essergli amico, non<br />

per fare del bene, ma volendogli bene,<br />

salva. Non salva il mondo, non salva l’altro,<br />

ma salva noi stessi, facendoci crescere.<br />

informacaritas<br />

29


vol<br />

ti<br />

sto<br />

rie<br />

&<br />

Alla ricerca della felicità<br />

La mia è una storia molto triste. Fin<br />

dall’infanzia subivo abusi sessuali in<br />

famiglia, non parlavo mai, ero molto timido<br />

e terrorizzato. Mia madre non si<br />

èmai accorata <strong>di</strong> nulla e io per non<br />

darle un <strong>di</strong>spiacere facevo finta <strong>di</strong><br />

niente e subivo in silenzio. Il rapporto<br />

con mio fratello minore, Mario si rafforzava<br />

sempre più.<br />

Quando è morta nostra<br />

madre, nel 2003 io e mio fratello siamo<br />

stati <strong>di</strong>visi, ognuno <strong>di</strong> noi è andato a vivere<br />

a casa <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse sorelle. La convivenza<br />

è stata <strong>di</strong>fficile per entrambi. Io<br />

sono stato male e i problemi sempre più<br />

frequenti mi hanno fatto soffrire <strong>di</strong> depressione.<br />

La mia famiglia, o meglio<br />

quello che era rimasto della mia famiglia,<br />

pian piano mi allontanava, mi <strong>di</strong>sprezzavano,<br />

sino a farmi lasciare casa loro…<br />

sono <strong>di</strong>vento un barbone! Abbiamo vissuto<br />

per due anni in una casa abusiva e<br />

poi grazie alla pensione <strong>di</strong> mio fratello<br />

(che soffre <strong>di</strong> schizofrenia), abbiamo affittato<br />

un monolocale.<br />

30 informacaritas<br />

La sfortuna ci perseguita e una<br />

notte ho iniziato a sentire dei rumori,<br />

non capivo, pensavo si trattasse <strong>di</strong> una<br />

scossa <strong>di</strong> terremoto, ho svegliato imme-<br />

Grazie alla generosità <strong>di</strong> Enza Abbate, impegnata<br />

da anni nel volontariato, soprattutto<br />

a favore dei <strong>di</strong>sabili, un gruppo <strong>di</strong> bambini appartenenti<br />

a famiglie <strong>di</strong>sagiate avranno l’opportunità<br />

<strong>di</strong> trascorrere le vacanze estive in una<br />

struttura fornita <strong>di</strong> piscina. L’iniziativa si svolgerà<br />

sotto l’egida della <strong>Caritas</strong> citta<strong>di</strong>na, presso la<br />

quale la volontaria presta la sua attività. «Il Consiglio<br />

della <strong>Caritas</strong> citta<strong>di</strong>na ha accolto con favore<br />

la proposta della nostra volontaria – spiega<br />

la presidente Concetta Testa – che ha messo a<br />

<strong>di</strong>sposizione una struttura immersa nel verde che<br />

sorge nella strada provinciale tra Bagheria e Casteldaccia.<br />

I bambini che saranno segnalati dalle<br />

parrocchie avranno la possibilità <strong>di</strong> trascorrere<br />

due settimane <strong>di</strong> vacanze all’aria aperta».<br />

<strong>di</strong>atamente mio fratello, ma non ho<br />

fatto in tempo. Un tonfo fortissimo è<br />

rimbombato in tutto l’appartamento e<br />

una nube <strong>di</strong> polvere si era sollevata: era<br />

crollato il pavimento. Per fortuna sotto<br />

non ci abitava nessuno e noi riamo rimasti<br />

illesi. Ovviamente non avevamo<br />

nessun contratto e quin<strong>di</strong> ci siamo trovati<br />

ancora una volta a vivere per strada.<br />

Adesso siamo ospiti in un<br />

centro <strong>di</strong> accoglienza, ma è soltanto una<br />

sistemazione provvisoria: Mario ed io<br />

vogliamo riprendere la nostra rivincita,<br />

ricominciare da zero e cancellare il passato,<br />

per quanto possibile. Siamo in<br />

cerca <strong>di</strong> un piccolo appartamento e <strong>di</strong><br />

un po’ <strong>di</strong> felicità.<br />

Vacanze gratis a bambini <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong>sagiate<br />

Due i turni <strong>di</strong> vacanze organizzati, dal<br />

25 al 30 giugno e dal 2 al 7 <strong>luglio</strong>. I minori <strong>di</strong> età<br />

scolare saranno condotti presso la struttura la<br />

mattina alle 9 con pulmini presi a noleggio, in<br />

loco trascorreranno la mattinata accu<strong>di</strong>ti dai giovani<br />

del “Gruppo Speranza” della parrocchia del<br />

Santo Sepolcro che li intratterranno con giochi e<br />

attività formative. Nella mattinata avranno pure<br />

la possibilità <strong>di</strong> consumare pure una merenda,<br />

offerta dalla benefattrice Enza Abbate. Alla fine<br />

della mattinata saranno riportati in città alla<br />

mensa del Centro <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong> via Santa Flavia dove<br />

consumeranno ogni giorno il pranzo. «Naturalmente<br />

i bambini oltre a giocare – conclude la<br />

presidente – avranno la possibilità <strong>di</strong> svolgere alcune<br />

attività formative ed educative».


e<br />

cen<br />

sio<br />

ni<br />

A mani nude. Don Pino Puglisi<br />

Antonella Fasani<br />

«È importante parlare <strong>di</strong> mafia,<br />

soprattutto nelle scuole, per combattere<br />

contro la mentalità mafiosa, che è poi<br />

qualunque ideologia <strong>di</strong>sposta a svendere<br />

la <strong>di</strong>gnità dell'uomo per sol<strong>di</strong>. Non ci si<br />

fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.<br />

Tutte queste iniziative hanno valore<br />

ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto<br />

parole. E le parole devono essere confermate<br />

dai fatti».<br />

Con queste parole don Pino Puglisi<br />

spiegava l'importanza non solo <strong>di</strong><br />

educare alla legalità ma <strong>di</strong> rispettare la<br />

“<strong>di</strong>gnità dell'uomo” da non svendere né<br />

per sol<strong>di</strong>, né per altri motivi. Era il 15 settembre<br />

1993, giorno del suo 56° compleanno,<br />

don Pino mentre si accinge a<br />

entrare in casa, viene assassinato con un<br />

colpo <strong>di</strong> pistola, sparato a <strong>di</strong>stanza ravvicinata<br />

alla testa. Le indagini e poi, i processi,<br />

riveleranno che a premere il grilletto<br />

fu Salvatore Grigoli, killer professionista,<br />

e che il delitto fu commissionato dai fratelli<br />

Filippo e Giuseppe Graviano, capi in<strong>di</strong>scussi<br />

<strong>di</strong> una potente famiglia mafiosa<br />

del quartiere palermitano <strong>di</strong> Brancaccio.<br />

La storia <strong>di</strong> don Pino Puglisi, parroco in<br />

una delle periferie più <strong>di</strong>fficili del capoluogo<br />

siciliano, è raccontata in modo<br />

semplice e documentato da un libro <strong>di</strong><br />

Vincenzo Ceruso A mani nude. Don Pino<br />

Puglisi (San Paolo, 2012, 10 euro).<br />

In poco più <strong>di</strong> cento pagine,<br />

l’autore descrive la figura <strong>di</strong> un sacerdote<br />

che grazie alla suo costante impegno<br />

come educatore tra i giovani, guidato<br />

dalla sola Parola <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong>venta un<br />

punto <strong>di</strong> riferimento, tanto da essere<br />

<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />

percepito dalla mafia come una minaccia<br />

alla propria attività delinquenziale. Il<br />

volume, con prefazione <strong>di</strong> Andrea Riccar<strong>di</strong>,<br />

fondatore della Comunità <strong>di</strong> Sant’Egi<strong>di</strong>o<br />

e ministro del governo Monti,<br />

considera le prime esperienze <strong>di</strong> don Puglisi<br />

tra i terremotati del Belice, nel 1968,<br />

il lavoro pastorale a Godrano e nella parrocchia<br />

intitolata a San Gaetano <strong>di</strong> Brancaccio.<br />

A pochi metri dall’abitazione dei<br />

fratelli Graviano, istituisce il centro Padre<br />

Nostro, dove i bambini e i giovani del<br />

quartiere possono socializzare, giocare,<br />

stu<strong>di</strong>are. Don Pino o “3 P” come affettuosamente<br />

veniva chiamato mostra in<br />

concreto che si può vivere e crescere in<br />

modo <strong>di</strong>verso da quello imposto dai<br />

mafiosi. Riuscirà a far aprire una scuola<br />

me<strong>di</strong>a pubblica, a <strong>di</strong>ffondere l’importanza<br />

della lettura (la casa in cui vive è <strong>di</strong><br />

una povertà evidente, ma stracolma <strong>di</strong><br />

libri). Pastore dall’animo aperto, cor<strong>di</strong>ale,<br />

capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con tutti, ma mai incline<br />

a compromessi con i “potenti”. Per<br />

questa “invasione” pagherà con la vita.<br />

«Puglisi» – si legge nel libro – «con la sua<br />

opera pastorale, faceva cadere la maschera<br />

<strong>di</strong> Cosa Nostra e la mostrava per<br />

quello che era: un’entità spietata, <strong>di</strong>sposta<br />

a sacrificare sull’altare del guadagno<br />

persino i bambini. L’opposizione al reclutamento<br />

dei giovani tra le fila della<br />

manovalanza mafiosa è stato il motivo<br />

principale che ha condotto la mafia alla<br />

decisione <strong>di</strong> eliminarlo».<br />

Scrive il ministro Andrea Riccar<strong>di</strong>,<br />

nella prefazione al volume: «Vincenzo<br />

Ceruso fa rivivere l’umile grandezza<br />

<strong>di</strong> don Giuseppe Puglisi, la sua profonda<br />

spiritualità, la sua tenacia nell’affrontare le<br />

macerie umane e sociali <strong>di</strong> Brancaccio. Da<br />

queste pagine emerge con limpidezza<br />

«Di fronte alle minacce, don Pino non è fuggito,<br />

ma è rimasto nella sua parrocchia e tra i suoi ragazzi»<br />

una vicenda umana a cui viene restituito<br />

spessore. È la storia <strong>di</strong> un cristiano <strong>di</strong>sarmato.<br />

Forte solo della sua fedeltà al Vangelo.<br />

Di fronte alle minacce che<br />

incombevano sulla sua vita, don Pino<br />

non è fuggito, ma è rimasto nella sua parrocchia<br />

e tra i suoi ragazzi. Infatti è la storia<br />

<strong>di</strong> un martire <strong>di</strong> fine Novecento, che<br />

parla alla Chiesa del XXI secolo e alla coscienza<br />

civile del nostro Paese». E per<br />

questo, papa Benedetto XVI, lo in<strong>di</strong>ca,<br />

beatificandolo, modello non solo per i<br />

sacerdoti ma per ogni cristiano.<br />

informacaritas<br />

31


Preghiera<br />

per la fine tratta<br />

Eterno Padre,<br />

sappiamo che tu hai un amore particolare<br />

per i poveri e i più piccoli e <strong>di</strong>fen<strong>di</strong><br />

coloro ai quali la vita viene calpestata.<br />

Oggi, la nostra attenzione è<br />

per le persone offese ingiustamente<br />

vendute come merce <strong>di</strong> mercato,<br />

giovani donne e bambini<br />

la cui vita viene valutata<br />

meno <strong>di</strong> trenta denari d’argento.<br />

Padre Santo, e pieno <strong>di</strong> Amore<br />

noi cre<strong>di</strong>amo che Tu non li <strong>di</strong>mentichi,<br />

il loro nome è scritto<br />

sul palmo della Tua mano.<br />

Aiutaci a capire che noi pure<br />

abbiamo un compito in questo mondo<br />

dove i mercati decidono,<br />

non solo i prezzi delle cose – del caffè –<br />

ma anche quello delle persone.<br />

Donaci il coraggio <strong>di</strong> alzare la voce<br />

contro le ingiustizie e gli abusi,<br />

<strong>di</strong> stare dalle parte dei più piccoli<br />

e denunciare le ingiustizie.<br />

Padre Santo, noi ti chie<strong>di</strong>amo<br />

dona a coloro che lottano<br />

contro il traffico <strong>di</strong> persone<br />

conoscenza e determinazione;<br />

dona alle vittime, coraggio e confidenza in Te.<br />

Padre Misericor<strong>di</strong>oso,<br />

ti preghiamo per coloro che<br />

per il loro egoismo e ignoranza<br />

sono causa <strong>di</strong> questo traffico<br />

e lo <strong>di</strong>ffondono nel mondo.<br />

Possano <strong>di</strong>ventare consapevoli<br />

della loro responsabilità<br />

Te lo chie<strong>di</strong>amo nel Nome <strong>di</strong> Gesù,<br />

Tuo Figlio e nostro Fratello.<br />

Amen.

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