luglio-agosto - Caritas Diocesana di Palermo
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Bimestrale della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
ANNO XII | NUMERO 4 | LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
se ognuno fa qualcosa<br />
informacaritas<br />
Padre Pino Puglisi sarà proclamato “Beato”<br />
La chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong> ascolto<br />
Spezziamo le catene<br />
Alla ricerca del fondo perduto<br />
Fate la carità della verità<br />
Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale | Legge 662/96 | CMP <strong>Palermo</strong><br />
caritaspalermo.it<br />
padre<br />
Pino Puglisi<br />
dossier
2 informacaritas<br />
informacaritas<br />
Bimestrale <strong>di</strong> informazione<br />
della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
<strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong><br />
redazione e amministrazione<br />
90134 <strong>Palermo</strong> piazza Santa Chiara, 10<br />
tel. e fax 091.327986<br />
informacaritas@caritaspalermo.it<br />
caritaspalermo.it<br />
<strong>di</strong>rettore<br />
mons. Benedetto Genual<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>rettore responsabile<br />
Pino Grasso<br />
redazione<br />
Tommaso Calamia, Giuseppa Calò,<br />
Fernanda Di Monte, Sara Gallo,<br />
Giuseppe Gianbusso, Salvo Grasso<br />
hanno collaborato<br />
Roberto Clementini, Anna Cullotta,<br />
Daniela De Luca, Enzo Di Giovanni,<br />
Antonella Fasani, Michele Ferraris,<br />
Marta Genduso, Vincenzo Guagliardo,<br />
Marco Iazzolino, Pietro Leta,<br />
Clau<strong>di</strong>o Longo, Giuseppe Mattina,<br />
Salvo Palazzolo, Salvatore Palidda,<br />
Erika Sciortino, Mario Se<strong>di</strong>a,<br />
Vincenzo Toia<br />
progetto grafico e impaginazione<br />
Daniele Cannella<br />
stampa<br />
Officine Tipografiche<br />
Aiello & Provenzano, Bagheria (Pa)<br />
Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale<br />
n. 12/2001, D.L. 6/12-6-2001<br />
del Tribunale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
in questo numero<br />
ANNO XII | NUMERO 4 | LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
e<strong>di</strong>toriale Benedetto Genual<strong>di</strong><br />
13 È tempo <strong>di</strong> fare risplendere…<br />
Pino Grasso<br />
14 Padre Pino Puglisi…<br />
15 Lascia perdere chi ti porta a mala strada<br />
Pino Grasso<br />
16 La chiesa oggi…<br />
Giuseppe Mattina<br />
17 Quale benessere per i minori in Europa?<br />
Roberto Clementini<br />
18 Una risorsa della Chiesa…<br />
Enzo Di Giovanni<br />
10 Porto d’arte<br />
Anna Cullotta<br />
11 Spezziamo le catene<br />
dossier: padre Pino Puglisi<br />
12 Dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio<br />
Daniela De Luca<br />
22 Preoccupanti i dati in Sicilia<br />
Marco Iazzolino e Michele Ferraris<br />
25 Alla ricerca del fondo perduto<br />
Mario Se<strong>di</strong>a Vincenzo Guagliaro<br />
27 Ogni occazione <strong>di</strong> servizio è un dono<br />
Fernanda Di Monte<br />
28 Fate la carità della verità<br />
Vincenzo Toia<br />
29 L’incontro possibile<br />
30 Alla ricerca della felicità<br />
Antonella Fasani<br />
31 A mani nude. Don Pino Puglisi<br />
In copertina:<br />
Giovanni Paolo II<br />
e Pino Puglisi,<br />
Castelgandolfo, <strong>agosto</strong> 1986<br />
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(specificare come causale del versamento<br />
“perio<strong>di</strong>co informacaritas”).
e<strong>di</strong>toriale<br />
È tempo <strong>di</strong> fare risplendere il carisma originario <strong>di</strong> Puglisi<br />
Benedetto Genual<strong>di</strong><br />
Puglisi e Brancaccio. Un prete e un quartiere <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Una<br />
morte per opera della mafia. Un territorio che ancora attende<br />
<strong>di</strong> essere liberato. Come tanti altri. Ma non un prete<br />
come tanti altri. Se il martirio è un Dono che viene dato da<br />
Dio, solo al prete Puglisi è stato donato.<br />
Ci chie<strong>di</strong>amo: a quale scopo, perché, per chi? Certamente<br />
per la sua Brancaccio, per la nostra città, per la nostra<br />
Chiesa <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, per tutta la Chiesa e per il mondo intero.<br />
Ma un dono viene accolto e fatto fruttificare. E se sempre il<br />
sangue dei martiri è seme <strong>di</strong> nuovi cristiani (Tertulliano), il sangue<br />
del martire Puglisi è seme <strong>di</strong> veri cristiani. In un contesto <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ffusione del cristianesimo, la testimonianza dei martiri ha<br />
avuto l’effetto <strong>di</strong> favorire la conversione dei pagani al <strong>di</strong>scepolato<br />
<strong>di</strong> Cristo; in un contesto <strong>di</strong> cristianesimo <strong>di</strong>ffuso nella quasi<br />
totalità della popolazione battezzata, il sangue del martire Puglisi<br />
richiama al rafforzamento <strong>di</strong> un fede debole, al consolidamento<br />
<strong>di</strong> una fede vacillante, alla veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> una fede non<br />
autentica. Il sangue <strong>di</strong> Puglisi per Brancaccio, per tutta la nostra<br />
città, per tutta la nostra Chiesa particolare, per il suo presbiterio,<br />
per il laicato, per i giovani, per le periferie tormentate<br />
della nostra città.<br />
Ci chie<strong>di</strong>amo: il prossimo Beato Puglisi, sacerdote e<br />
martire, come lo abbiamo accolto? Come stiamo valorizzando<br />
il suo sacrificio? Prossimi ormai alla commemorazione del 19°<br />
anniversario del suo martirio (15 settembre 2012), protesi a celebrare<br />
l’anno delle fede sotto la guida della santità <strong>di</strong> Puglisi durante<br />
quest’anno che ci porterà al ventennale della sua morte,<br />
come siamo cambiati come città (e Brancaccio dentro la città),<br />
come Chiesa palermitana (laici e presbiteri, famiglie e giovani)?<br />
Che cosa è cambiato in meglio rispetto alla morsa della mafia<br />
che continua a opprimerci, rispetto alla vivibilità della nostra<br />
città e dei suoi quartieri, rispetto alla prossimità ai poveri, all’accompagnamento<br />
dei giovani, al loro orientamento vocazionale?<br />
Forse una riflessione più approfon<strong>di</strong>ta dobbiamo farla.<br />
Cosa non ha funzionato nel Clero palermitano, che<br />
avrebbe potuto più coralmente stringersi all’esemplarità <strong>di</strong> un<br />
suo presbitero, che avrebbe potuto meglio guardarlo come a<br />
testimone della carità pastorale <strong>di</strong> Gesù stesso? Perché ancora<br />
non ci hanno attratto il suo stile <strong>di</strong> semplicità, la sua mitezza<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
d’animo, la sua piena <strong>di</strong>sponibilità all’ascolto<br />
dei giovani e dei poveri, il suo andare per le<br />
stra<strong>di</strong>ne della sua borgata per entrare nei tuguri<br />
della povera gente, il suo ancoraggio<br />
alla Parola che lo faceva essere Profeta coraggioso<br />
<strong>di</strong> fronte al Male, il suo testimoniare<br />
il Vangelo battendosi per la promozione<br />
umana e culturale dei piccoli, il suo <strong>di</strong>stacco<br />
dalla politica sporca che non riuscì<br />
mai a con<strong>di</strong>zionarlo perché non cedette mai<br />
alla tentazione del denaro?<br />
Forse è qui la chiave <strong>di</strong> lettura che<br />
ci ha fatto stare <strong>di</strong>stanti da ciò che egli<br />
aveva pensato in modo <strong>di</strong>verso. Egli non<br />
aveva mai pensato che il suo “Padre nostro”<br />
dovesse omologarsi a una onlus qualsiasi,<br />
non aveva mai cercato né mai avrebbe accettato<br />
finanziamenti pubblici che avrebbero<br />
spento la sua carica profetica nel<br />
denunciare le ingiustizie senza cercare alleanze con i potenti,<br />
non avrebbe mai accettato <strong>di</strong> fare il consulente per i problemi<br />
sociali in nessuna forma <strong>di</strong> amministrazione regionale e comunale.<br />
È qui che abbiamo sbagliato, è qui che dobbiamo intervenire,<br />
è questo altro sistema lontano dallo spirito <strong>di</strong> Puglisi<br />
e che invece ha avuto ampio spazio in questi quasi venti anni<br />
che dobbiamo rinnegare.<br />
Sì, il martirio <strong>di</strong> Puglisi ci chiede un atto coraggioso<br />
<strong>di</strong> rinnegamento <strong>di</strong> questo passato, per fare rifiorire il suo stile<br />
pastorale, la presenza amorevole della comunità parrocchiale.<br />
È in questa <strong>di</strong>rezione che vorremo lavorare: dare alla Parrocchia<br />
<strong>di</strong> Brancaccio e all’intero territorio pastorale <strong>di</strong> Sperone-Brancaccio<br />
un forte sostegno per qualificare nuovi operatori pastorali<br />
capaci <strong>di</strong> animare e testimoniare la carità, capaci <strong>di</strong><br />
ascolto profondo delle persone e dei giovani, capaci <strong>di</strong> lettura<br />
sapienziale dei bisogni del territorio per dar vita ad opere<br />
segno che siano capaci <strong>di</strong> testimoniare la presenza <strong>di</strong> un Puglisi<br />
vivo ancora oggi. È il momento <strong>di</strong> formare e accompagnare<br />
volontari nuovi per evangelizzare il Regno <strong>di</strong> Dio<br />
nell’amore e nella verità.<br />
informacaritas<br />
3
Riconosciuto il martirio del parroco <strong>di</strong> Brancaccio ucciso in “o<strong>di</strong>um fidei”<br />
Padre Pino Puglisi sarà proclamato “Beato”<br />
Pino Grasso<br />
Un fragoroso e interminabile applauso<br />
<strong>di</strong> sacerdoti, <strong>di</strong>aconi, vicari<br />
episcopali, <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> uffici pastorali, seminaristi<br />
e giornalisti convocati a palazzo<br />
Arcivescovile, ha salutato l’annuncio<br />
dato dal car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo nel salone<br />
Filangeri che il Santo Padre Benedetto<br />
XVI ha autorizzato la<br />
Congregazione per le Cause dei Santi a<br />
promulgare il decreto per il martirio del<br />
Servo <strong>di</strong> Dio don Giuseppe Puglisi, che<br />
consente <strong>di</strong> procedere alla beatificazione<br />
e all’elevazione all’onore degli altari del<br />
sacerdote del presbiterio <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> ucciso<br />
dalla mafia il 15 settembre 1993.<br />
Il Car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo, con<br />
cuore ricolmo <strong>di</strong> commozione, si fa interprete<br />
dei sentimenti dell’intera Comunità<br />
<strong>Diocesana</strong>, che è grata al Signore<br />
per averle concesso <strong>di</strong> poter contemplare<br />
un suo figlio, che con il suo sangue<br />
ha dato testimonianza della fede, tra le<br />
schiere dei Beati e dei Santi. «Questo è<br />
un momento importante per la Chiesa<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> – afferma il car<strong>di</strong>nale – che<br />
ha un santo orgoglio <strong>di</strong> avere un “Beato”<br />
proveniente dal suo presbiterio. Ricordo<br />
che quando fu ucciso don Pino Puglisi<br />
mi trovavo in Colombia come nunzio<br />
apostolico e appresa la notizia rimasi<br />
molto colpito. Don Pino è stato un modello<br />
<strong>di</strong> prete che ha saputo coniugare<br />
l’evangelizzazione con la promozione<br />
umana, senza mai scindere i due aspetti.<br />
Adesso ci viene consegnato come intercessore,<br />
protettore e soprattutto modello<br />
<strong>di</strong> educatore che io propongo a<br />
tutta la comunità <strong>di</strong>ocesana». Molto<br />
emozionato durante la conferenza<br />
4 informacaritas<br />
stampa mons. Carmelo Cuttitta, fedele<br />
collaboratore <strong>di</strong> padre Puglisi, il quale<br />
non ha saputo trattenere qualche lacrima.<br />
«Conservo un tenero ricordo <strong>di</strong><br />
padre Puglisi che conosco dall’età <strong>di</strong> 8<br />
anni quando arrivò a Godrano come<br />
parroco. I miei ricor<strong>di</strong> sono legati a episo<strong>di</strong><br />
della mia fanciullezza e dell’adolescenza.<br />
Pensare che una persona con cui<br />
sono stato accanto e adesso è stato <strong>di</strong>chiarato<br />
martire è per me sconvolgente».<br />
La Chiesa <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, nelle sue<br />
molteplici componenti, sotto la guida<br />
del suo Pastore, intende adesso più decisamente<br />
ispirarsi alla nobile figura <strong>di</strong><br />
Padre Pino, che con il suo esempio e con<br />
la sua morte, sprona tutti ad un rinnovato<br />
impegno per l’evangelizzazione, la<br />
promozione umana e la luminosità della<br />
vita cristiana nella nostra terra <strong>di</strong> Sicilia.<br />
«Don Pino è stato un modello <strong>di</strong> prete che ha saputo<br />
coniugare l’evangelizzazione con la promozione umana»<br />
Il Car<strong>di</strong>nale e l’intero presbiterio<br />
esprimono profonda e devota<br />
gratitu<strong>di</strong>ne al Santo Padre per aver concesso<br />
al popolo santo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> venerare<br />
Padre Pino quale martire <strong>di</strong> Cristo,<br />
e rinnovano il loro apprezzamento per<br />
quanti, sotto la luce dell’ispirazione <strong>di</strong>vina,<br />
si sono pro<strong>di</strong>gati con abnegazione<br />
per il riconoscimento del martirio del<br />
sacerdote. Egli, nella sua missione pa-
storale, pur soffocata dall’azione mafiosa,<br />
ha voluto e saputo <strong>di</strong>mostrare la<br />
forza del Vangelo che è, ben oltre la<br />
morte, seme <strong>di</strong> vita nuova e <strong>di</strong> concreta<br />
speranza per l’uomo.<br />
«È una bellissima notizia che<br />
rende felice tutta la città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> e<br />
tutta l’Italia», afferma il sindaco <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
Leoluca Orlando, presente nel salone<br />
Filangeri. «Don Pino Puglisi è un<br />
martire che ha dato la sua vita in <strong>di</strong>fesa<br />
«Con il suo<br />
martirio ha fatto<br />
della sua<br />
esistenza<br />
un capolavoro<br />
<strong>di</strong> fede e <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>gnità umana,<br />
un monumento<br />
alla libertà»<br />
degli ultimi e della legalità e che ha testimoniato<br />
con la sua intera esistenza il valore<br />
della solidarietà e dell’accoglienza. Le<br />
nuove generazioni dovrebbero prenderlo<br />
ad esempio perché è un faro nella<br />
lotta alla mafia».<br />
Anche il Presidente della Regione<br />
Siciliana Raffaele Lombardo conferma<br />
che la notizia «riempie <strong>di</strong> gioia<br />
tutti i siciliani che hanno visto in questo<br />
sacerdote uno strenuo combattente<br />
contro la mafia. Il riconoscimento del<br />
suo martirio “in o<strong>di</strong>o alla fede” sancisce il<br />
valore della sua lunga azione pastorale e<br />
sociale svolta a Brancaccio per tanti anni<br />
che ha prodotto la reazione violenta <strong>di</strong><br />
quanti non potevano sopportare la sua<br />
attività concreta, quoti<strong>di</strong>ana e a sostegno<br />
dei più deboli».<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
Lascia perdere chi ti porta<br />
a mala strada<br />
« Conifattieconilmartiriodon<br />
Pino Puglisi ha fatto della sua<br />
esistenzauncapolavoro<strong>di</strong>fedee<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità umana, un monumento<br />
alla libertà». Dopo l’annuncio dato<br />
dal Vaticano della prossima beatificazione<br />
del sacerdote siciliano<br />
padre Pino Puglisi, ucciso dalla<br />
mafia a <strong>Palermo</strong> il 15 settembre<br />
1993, per la prima volta il Postulatore<br />
della Causa <strong>di</strong> Beatificazione,<br />
monsignor Vincenzo Bertolone,<br />
Arcivescovo <strong>di</strong> Catanzaro, spiega i<br />
motivipercuilaSantaSedehadeciso<br />
<strong>di</strong> riconoscere don Pino Puglisi<br />
“martire”,elofainunaintervista<br />
esclusiva concessa alla Rai nel corso<br />
<strong>di</strong> uno speciale fortemente voluto<br />
dal<strong>di</strong>rettore<strong>di</strong>RaiVaticanoMarco<br />
Simeon,cheRaiUnohamandato<br />
in onda in seconda serata. Un vero<br />
epropriodocu-film sulla vita del<br />
sacerdoteuccisoilgiornodelsuo<br />
cinquantaseiesimo compleanno,<br />
firmatodaPinoNano(responsabile<br />
dell’Agenzia Nazionale della<br />
TGR) e da Filippo Di Giacomo<br />
(teologoeautorestorico<strong>di</strong>Rai<br />
Vaticano).<br />
«Padre Puglisi» – afferma<br />
mons. Bertolone in questa<br />
intervista alla Rai – «ha pagato<br />
conlavitaildesiderio<strong>di</strong>proclamare<br />
l’incompatibilità assoluta tra<br />
mafia e Vangelo, e tutto ciò lui lo<br />
hafattodaanti-eroe.Loscrittore<br />
russo Pavel N. Evdokimov ha<br />
scrittocheperlaprassimarxista<br />
un santo è un uomo inutile. Per la<br />
Chiesaèinvecequestainutilità,<br />
questa umile e totale <strong>di</strong>sponibilità<br />
versoilTrascendente,versoDio,a<br />
fare <strong>di</strong> un suo figlio una memoria<br />
viventedaimitare.Puglisibeato<br />
non sarà solo motivo <strong>di</strong> devo-<br />
zione, ma un punto <strong>di</strong> riferimento<br />
alto, uno stimolo, un esempio, un<br />
segno<strong>di</strong>grandevalorepertutti,<br />
ma in primis per i sacerdoti».<br />
Lo speciale <strong>di</strong> Rai Vaticano,<br />
della durata <strong>di</strong> un’ora, ha<br />
cometitolounadellefrasiche<br />
don Pino Puglisi più amava ripetere<br />
ai suoi ragazzi del quartiere<br />
Brancaccio,incuivenneucciso:<br />
«…Lascia perdere chi ti porta a<br />
mala strada…». In esclusiva assoluta<br />
per Rai Vaticano, il programma<br />
<strong>di</strong> Marco Simeon<br />
propone anche una lunga intervista<br />
a Salvatore Grigoli, l’uomo che<br />
haconfessato<strong>di</strong>avereuccisoilsacerdote<strong>di</strong>Brancaccioperconto<strong>di</strong><br />
Cosa Nostra, <strong>di</strong>ventato oggi pentito<br />
<strong>di</strong> mafia, e che in questa particolare<br />
occasione ricostruisce in<br />
videoeinpresa<strong>di</strong>rettaidettagli<strong>di</strong><br />
quella tragica sera del 15 settembre<br />
1993 a Brancaccio. Lo speciale<br />
<strong>di</strong> Pino Nano e Filippo Di Giacomo<br />
parte proprio dalla cronaca<br />
<strong>di</strong> quel delitto per poi ricostruire,<br />
attraversodocumentifilmatietestimonianzeine<strong>di</strong>te,lavitaelastoria<br />
<strong>di</strong> questo straor<strong>di</strong>nario testimone<br />
del nostro tempo.<br />
Accanto:<br />
Vincenzo Bertolone,<br />
vescovo <strong>di</strong> Catanzaro,<br />
postulatore della causa<br />
<strong>di</strong> beatificazione<br />
<strong>di</strong> don Pino Puglisi.<br />
informacaritas<br />
5
at<br />
tua<br />
lità<br />
Verso il convegno pastorale <strong>di</strong> inizio anno<br />
La Chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong> ascolto<br />
Pino Grasso<br />
« Come <strong>di</strong>ce il Santo Padre Benedetto<br />
XVI oggi la fede non è un “fai da te”,<br />
ma occorre educarsi nel <strong>di</strong>scepolato,<br />
prioritario pertanto, interpellare ognuno<br />
<strong>di</strong> noi sul da farsi». È quanto affermato<br />
dal car<strong>di</strong>nale Paolo Romeo, in occasione<br />
dell’incontro residenziale dei componenti<br />
del Consiglio presbiterale e <strong>di</strong>ocesano<br />
e <strong>di</strong>rettori degli uffici <strong>di</strong> pastorale,<br />
voluto dallo stesso Primate della Chiesa<br />
Palermitana per riflettere sul tema La<br />
Porta della Fede. Le quattro <strong>di</strong>mensioni<br />
dell’azione educativa che ha avuto luogo<br />
all’Hotel “La Tonnara” <strong>di</strong> Trabia.<br />
«In tema <strong>di</strong> missionarietà – ha<br />
proseguito l’Arcivescovo – occorre sapere<br />
raccontare l’esperienza che abbiamo<br />
fatto <strong>di</strong> Cristo. Soltanto se siamo appassionati<br />
<strong>di</strong> Lui possiamo <strong>di</strong>rci uomini <strong>di</strong><br />
Fede». Nella sua relazione la professoressa<br />
Ina Siviglia ha sviluppato il concetto <strong>di</strong><br />
nuova evangelizzazione. «In questo contesto<br />
dobbiamo tenere conto delle esigenze<br />
della nostra Chiesa palermitana,<br />
con tutte le luci e tutte le ombre che la<br />
caratterizzano, essa deve incarnarsi del<br />
nostro territorio e nel nostro popolo.<br />
La Chiesa oggi deve essere capace <strong>di</strong><br />
ascolto, <strong>di</strong>scernimento e progettualità a<br />
me<strong>di</strong>o e lungo termine non possiamo<br />
pertanto più andare avanti con una pastorale<br />
desueta, logora che non presenta<br />
scenari <strong>di</strong> gioia, ma che ripete <strong>di</strong> volta in<br />
volta le stesse cose già fatte. Aprirsi alla<br />
novità dello Spirito significa essere creativi,<br />
ma non nel senso <strong>di</strong> fare delle invenzioni<br />
per procedere da soli in<strong>di</strong>vidualisticamente,<br />
ma per procedere come<br />
corpo ecclesiale come <strong>di</strong>ce il suo Signore».<br />
6 informacaritas<br />
La teologa si è altresì, addentrata<br />
ad una accurata riflessione sull’attuale<br />
momento storico che stiamo<br />
vivendo. Connotato da una crisi globale<br />
preoccupante a tutti i livelli – culturale,<br />
etica, politica, economica, sociale – la<br />
Chiesa si deve sentire più che mai interpellata<br />
ad offrire significativi e convincenti<br />
quadri <strong>di</strong> riferimento valoriali,<br />
antropologici, religiosi e sociali. Non va<br />
sottaciuta, peraltro, la delicata e <strong>di</strong>fficile<br />
situazione, occorsa alla Chiesa, in que-<br />
st’ultimo periodo, con eventi che hanno<br />
scandalizzato sia la comunità civile che i<br />
credenti stessi. L’opinione pubblica è<br />
stata scossa da veleni che infangano il<br />
volto della Sposa <strong>di</strong> Cristo: c’è il rischio<br />
molto <strong>di</strong>ffuso, sia tra credenti che tra non<br />
credenti, che si tenda a negare la <strong>di</strong>mensione<br />
misterico-sacramentale della<br />
Chiesa, riducendo quest’ultima a una<br />
forma <strong>di</strong> una qualunque società umana,<br />
con i <strong>di</strong>namismi propri <strong>di</strong> questa. Tocca a<br />
noi – come soggetto plurale – il richiamare,<br />
continuamente «la non debole<br />
analogia tra la Chiesa e il Verbo incarnato»<br />
(LG 8): la Chiesa, infatti, consiste in<br />
una realtà che comprende sia il dato storico-visibile<br />
della hierarchica communio,<br />
sia l’elemento soprannaturale che consi-<br />
«È la passione tutta cristiana per l’uomo, per il mondo<br />
e per la Chiesa che permette ai credenti <strong>di</strong> procedere»<br />
ste nella inabitazione della Trinità nel<br />
Corpo ecclesiale il cui Capo è Cristo e la<br />
cui presenza vivificante e attualizzante è<br />
lo Spirito Santo che anima, attraverso i<br />
sacramenti, i carismi e i ministeri, la comunione<br />
ecclesiale, sospingendola, in un<br />
Accanto:<br />
mons. Carmelo Cuttitta<br />
e Ina Siviglia.
<strong>di</strong>namismo <strong>di</strong> grazia, verso la ri-capitolazione<br />
finale. Va da sé che <strong>di</strong> fronte alla<br />
questione, sollevata frequentemente soprattutto<br />
dalle giovani generazioni, se sia<br />
possibile <strong>di</strong>rsi ed essere cristiani, accettando<br />
solo Cristo e non la Chiesa, la comunità<br />
ecclesiale deve essere pronta, sia<br />
dal punto <strong>di</strong> vista dottrinale che esistenziale,<br />
ad affermare l’inscin<strong>di</strong>bilità del Capo<br />
dal Suo Corpo, pur nell’esplicita consapevolezza<br />
e ammissione del persistere <strong>di</strong><br />
una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccato che segna e<br />
logora il volto della Sposa <strong>di</strong> Cristo, offuscandone<br />
lo splendore.<br />
È la passione tutta cristiana<br />
per l’uomo, per il mondo e per la<br />
Chiesa che permette ai credenti <strong>di</strong> procedere,<br />
nonostante i peccati dei membri<br />
della comunità ecclesiale, sui sentieri<br />
della storia nella carità e nella speranza,<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
verso la salvezza finale. Più che scandalizzarci,<br />
dunque, dovremmo deplorare<br />
il male compiuto, denunciandolo con<br />
un forte senso <strong>di</strong> responsabilità con<strong>di</strong>visa<br />
e <strong>di</strong> giustizia. Ma il giu<strong>di</strong>zio e la condanna<br />
non possono escludere la<br />
<strong>di</strong>mensione della misericor<strong>di</strong>a, secondo<br />
lo spirito evangelico delle beatitu<strong>di</strong>ni:<br />
«Beati i misericor<strong>di</strong>osi perché otterranno<br />
misericor<strong>di</strong>a» (Mt 5,7).<br />
Nel corso dell’incontro si<br />
anche riflettuto sul motu proprio “Porta<br />
fidei” e sulla nota con le in<strong>di</strong>cazioni pastorali<br />
della Congregazione per la Dottrina<br />
della Fede. «Ho l’idea che la Chiesa<br />
palermitana sia un po’ passiva che non<br />
prenda in mano la missione che Dio<br />
stesso le affida, ha argomentato ancora<br />
Siviglia. Quest’anno della Fede indetto<br />
dal Santo Padre per una nuova evange-<br />
Quale benessere per i minori in Europa?<br />
Giuseppe Mattina<br />
Il 19 e 20 giugno si è svolto a Parigi un meeting europeo organizzato<br />
da <strong>Caritas</strong> Europa e dal Secours Catholique francese sui temi della<br />
giustizia minorile. Hanno partecipato i rappresentanti delle <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong><br />
Francia, Portogallo, Italia, Lussemburgo e Germania. In rappresentanza<br />
dell’Italia sono state invitate le <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Porto Santa Rufina (Roma) e<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello <strong>di</strong> proporre un contributo<br />
pertinente al <strong>di</strong>battito europeo, attraverso un lavoro <strong>di</strong> analisi<br />
comparato da politiche e pratiche in <strong>di</strong>versi paesi europei, e <strong>di</strong> formulare<br />
delle raccomandazioni ai rappresentanti politici a livello nazionale<br />
ed europeo. In Europa molti paesi <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> giustizia minorile<br />
chiaramente <strong>di</strong>stinti da quelli degli adulti, altri hanno sviluppato<br />
dei legami tra la giustizia minorile e la protezione sociale, ma alcuni paesi<br />
non hanno ancora elaborato sistemi <strong>di</strong> tutela dei minori e ci sono situazioni<br />
<strong>di</strong>verse tra stati e regioni europee.<br />
I lavori hanno avuto lo scopo <strong>di</strong> confrontarsi sulle esperienze<br />
europee <strong>di</strong> giustizia minorile e sull’applicazione dei <strong>di</strong>ritti dei minori<br />
negli stati europei, in vista della prossima pubblicazione <strong>di</strong> una raccomandazione<br />
del Consiglio dei Ministri Europeo sul “Benessere dei minori”.<br />
La rete della <strong>Caritas</strong> europee è ampiamente coinvolta nel<br />
contrasto alla povertà dei minori soprattutto sui alcuni temi quali: Educazione<br />
e formazione, Minori e giustizia, Minori e migrazione, tratta dei<br />
Minori e solidarietà tra le generazioni.<br />
lizzazione, potrebbe essere un gran<strong>di</strong>ssimo<br />
stimolo per svegliarsi e ascoltare le<br />
ispirazioni dello Spirito, perché ognuno<br />
con i propri carismi e i propri ministeri<br />
collabori a un rinnovamento interno<br />
della Chiesa, ma anche a un <strong>di</strong>namismo<br />
missionario ine<strong>di</strong>to, che raggiunga tutte<br />
quelle persone che in maniera espressa<br />
o inespressa sono alla ricerca <strong>di</strong> Dio».<br />
Sopra:<br />
La Trinità o Ospitalità<br />
<strong>di</strong> Abramo, <strong>di</strong> Andrej Rublëv,<br />
1422, Galleria statale<br />
<strong>di</strong> Tret’jakov, Mosca.<br />
I temi trattati sono stati molteplici: come aiutare i minori dei<br />
detenuti adulti; come promuovere una giustizia specifica dei minori con<br />
delle alternative alle azioni penali e detentive; come accompagnare i minori<br />
in detenzione; come lavorare con i minori che presentano traumi<br />
psicologici o psichiatrici; come riconoscere il ruolo della religione nella<br />
detenzione; come affrontare il passaggio all’età adulta; come formare i<br />
me<strong>di</strong>a sui temi dei minori e la giustizia minorile; come sviluppare la prevenzione<br />
degli atti contrari alla legge da parte <strong>di</strong> minori.<br />
Durante l’incontro è stato visitato il carcere minorile <strong>di</strong> Porcheville,<br />
nella regione <strong>di</strong> Parigi, per conoscere le modalità del lavoro con<br />
i minori che hanno commesso reati in Francia. Il gruppo <strong>di</strong> lavoro si è<br />
aggiornato e si incontrerà nel prossimo mese <strong>di</strong> ottobre per definire le<br />
linee del documento <strong>di</strong> lavoro da presentare alla Commissione europea.<br />
informacaritas<br />
7
at<br />
tua<br />
lità<br />
XXI Cammino Nazionale delle confraternite d’Italia<br />
Una risorsa della Chiesa nella società attuale<br />
Roberto Clementini<br />
La Chiesa <strong>di</strong> Monreale, con l’Arcivescovo<br />
Mons. Salvatore Di Cristina, ha<br />
accolto, con gioia, la notizia che il Consiglio<br />
<strong>di</strong>rettivo della Confederazione delle Con-<br />
fraternite delle <strong>di</strong>ocesi d’Italia, eretta dalla<br />
Conferenza Episcopale Italiana ha assegnato<br />
a Monreale, per l’anno 2012, il XXI<br />
Cammino nazionale. È nato subito un impegno<br />
<strong>di</strong> ulteriore evangelizzazione tra le<br />
Confraternite <strong>di</strong> Monreale, tra quelle siciliane,<br />
ed infine italiane sul tema scelto dall’Arcivescovo<br />
Di Cristina: «La Confraternita<br />
risorsa della Chiesa nella società attuale».<br />
L’Arcivescovo ha incontrato tutte le Confraternite<br />
della Chiesa monrealese in vari<br />
momenti, durante l’intero anno <strong>di</strong> preparazione,<br />
per far cogliere e meglio comprendere<br />
il valore della Pietà e Religiosità<br />
popolare. Altro momento <strong>di</strong> Grazia è<br />
stato lo svolgersi dell’intero Cammino, dal<br />
8 informacaritas<br />
15 al 17 giugno. Il respiro della fraternità, la<br />
percezione dell’Amore <strong>di</strong> Dio sono stati<br />
presenti in tutti i momenti previsti dal<br />
programma e organizzati, splen<strong>di</strong>da-<br />
mente, dai giovani della Confraternita del<br />
SS. Crocifisso <strong>di</strong> Monreale e dai <strong>di</strong>rigenti<br />
<strong>di</strong>ocesani. Segno <strong>di</strong> forte fraternità è stato<br />
offerto ai confrati e alla Chiesa <strong>di</strong> Monreale<br />
dal Centro <strong>di</strong>ocesano Confraternite<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che, con lo Stu<strong>di</strong>o d’Arte 71,<br />
ha donato l’organizzazione <strong>di</strong> una mostra,<br />
con elegante catalogo, per 33 opere <strong>di</strong> artisti,<br />
<strong>di</strong> chiara fama nazionale, che hanno<br />
donato al Museo <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Monreale,<br />
le loro tele e sculture, sviluppando, con il<br />
loro estro creativo, il tema sopra in<strong>di</strong>cato<br />
del XXI Cammino.<br />
Il 16 giugno, durante il Convegno<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, nella Chiesa gremita della<br />
Collegiata, Mons. Mauro Parmeggiani,<br />
Vescovo <strong>di</strong> Tivoli e Assistente Ecclesiastico<br />
delle confraternite d’Italia, nel suo<br />
intervento, ha affermato che, per un<br />
cammino costruttivo, le Confraternite<br />
hanno bisogno <strong>di</strong> una «formazione permanente,<br />
contatto orante con la Parola<br />
<strong>di</strong> Dio, purificazione delle tra<strong>di</strong>zioni per<br />
incontrarsi con Cristo nella Liturgia della<br />
Chiesa, vita comunitaria, attenzione al<br />
Sopra:<br />
l’assemblea delle<br />
Confraternite al Duomo.<br />
Accanto:<br />
l’inizio del Cammino<br />
con il Vescovo mons.<br />
Parmeggiani, il Presidente<br />
e i Rappresentanti nazionali.
prossimo, testimonianza per la missione,<br />
per essere influenti positivamente nella<br />
società attuale». Dopo queste parole, accolte<br />
con un caloroso applauso, è intervenuto<br />
Filippo Di Matteo, Sindaco <strong>di</strong><br />
Monreale, che ha portato il saluto dell’intera<br />
città, grata e onorata per essere<br />
stata scelta quale sede del Cammino, lodando<br />
altresì l’impeccabile organizzazione<br />
<strong>di</strong>ocesana e tutti i propri<br />
collaboratori, che mai come ora gli sono<br />
stati così vicino in questo evento.<br />
A seguire, il Relatore Mons. Salvatore<br />
Lo Monte, Delegato Regionale<br />
della C.E.SI. per le Confraternite siciliane,<br />
ha puntualizzato che l’esigenza primaria<br />
non risiede in ciò che le Confraternite<br />
possono “dare”, ma in ciò che esse possono<br />
“essere”; in esse devono risaltare i<br />
criteri <strong>di</strong> ecclesialità, previsti nella Christifideles<br />
Laici come, ad esempio, il primato<br />
della vocazione <strong>di</strong> ogni cristiano alla santità,<br />
la responsabilità <strong>di</strong> confessare la fede<br />
e la speranza, l’impegno nella Chiesa e la<br />
testimonianza nella società. Il laico deve<br />
annunciare la fede non spendendo parole,<br />
anche se elevate, ma con il proprio<br />
essere e le proprie opere, perché solo così<br />
si realizza la piena adesione a Cristo. Infatti,<br />
in questi correnti tempi oscuri “solo<br />
la fede può fare qualcosa”. Il 17 giugno<br />
circa 14.000 confrati e consorelle procedono<br />
per le vie <strong>di</strong> Monreale, <strong>di</strong>etro il SS.<br />
Crocifisso, verso la Cattedrale. Tutta<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
Monreale in festa: i balconi, pieni <strong>di</strong> gente,<br />
addobbati con splen<strong>di</strong>de coperte, passava<br />
il SS. Crocifisso in un percorso insolito<br />
e perciò storico per quelle case,<br />
messaggi scritti a caratteri cubitali <strong>di</strong> benvenuto<br />
a tutti i rappresentanti delle Confraternite<br />
d’Italia, al presidente nazionale<br />
Francesco Antonetti e l’Assistente Ecclesiastico,<br />
rivolgeva a tutti un segno <strong>di</strong> saluto<br />
ed una bene<strong>di</strong>zione. A un certo<br />
punto del percorso, il Vescovo lascia il<br />
posto d’onore per fare un gesto <strong>di</strong> forte<br />
carità: una semplice carezza ad una signora<br />
in carrozzella, che assisteva alla<br />
processione dal marciapiede laterale. Entrando,<br />
poi, in Cattedrale e guardando il<br />
Pantocratore, posto nell’abside a Oriente,<br />
come simbolo della luce <strong>di</strong> Dio, il Vescovo<br />
Parmeggiani ha esclamato:<br />
«Stiamo entrando in Para<strong>di</strong>so!».<br />
La Settimana della Gente <strong>di</strong> Mare<br />
Clau<strong>di</strong>o Longo<br />
La Settimana è stata organizzata dal Comitato<br />
Territoriale per il Welfare della “Gente <strong>di</strong> Mare<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>”, presieduto da Francesco Carpinteri.<br />
All’interno del Comitato opera anche l’Associazione<br />
“Stella Maris Padre Leonardo Bruno”, presieduta<br />
da don Benedetto Genual<strong>di</strong>. La Settimana<br />
(28 maggio / 3 giugno) è stata aperta con una<br />
suggestiva Messa inaugurale a bordo della Vincenzo<br />
Florio della Tirrenia con l’Immagine della<br />
Stella Maris da sfondo all’altare da campo nel salone<br />
passeggeri principale e la bene<strong>di</strong>zione finale<br />
impartita alla Nave e all’Equipaggio.<br />
Il programma della Settimana è stata<br />
articolato in tre <strong>di</strong>stinti settori: culturale, sportivo,<br />
religioso. Il primo settore si è sviluppato con<br />
tre Convegni con relazioni e <strong>di</strong>battiti sui fondamentali<br />
temi della vita lavorativa dei Marittimi,<br />
occupazione e titoli professionali dei Marittimi,<br />
formazione e praticantato nel nuovo or<strong>di</strong>namento<br />
degli Istituti Nautici, malattie professionali<br />
della GdM. Altri argomenti <strong>di</strong>battuti hanno<br />
riguardato la sicurezza delle Navi e i <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong><br />
salvataggio a bordo, la sicurezza dei Porti e delle<br />
attività nei Porti, il mondo della Pesca, dalle<br />
nuove attività <strong>di</strong> pesca, alla salvaguar<strong>di</strong>a delle risorse<br />
biologiche marine, alla sicurezza del lavoro<br />
e alla prevenzione e gestione degli infortuni a<br />
bordo dei pescherecci. Il settore sportivo si è articolato<br />
in un torneo <strong>di</strong> calcetto tra squadre <strong>di</strong><br />
operatori portuali, incluse C. P. e G.d.F., una gara<br />
<strong>di</strong> canottaggio con la partecipazione <strong>di</strong> vari circoli<br />
nautici del Porto ed una visita al Museo del<br />
Mare presso l’antico Arsenale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
A sinistra:<br />
il SS. Crocifisso portato a<br />
spalla in processione.<br />
In basso:<br />
processione a mare<br />
dell’icona della Stella Maris<br />
e della reliquia del bastone<br />
<strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong> Paola,<br />
patrono dei marittimi.<br />
La conclusione della Settimana ha<br />
visto una grande partecipazione <strong>di</strong> Gente <strong>di</strong><br />
Mare, <strong>di</strong> fedeli della parrocchia Stella Maris e<br />
anche della Confraternita <strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong><br />
Paola dell’omonima parrocchia. Si è svolta la processione<br />
a mare della nuova icona riproducente<br />
l’immagine <strong>di</strong> Maria SS. Maris della Cappella-Parrocchia<br />
al Porto. Imbarcata l’Icona dalla testata<br />
del Molo <strong>di</strong> attracco delle Navi da Crociera su<br />
un poderoso rimorchiatore, scortato da MM/VV<br />
della G.C. e dalle pilotine <strong>di</strong> battellieri e ormeggiatori,<br />
la processione sotto la guida <strong>di</strong> Don Benedetto<br />
Genual<strong>di</strong> e con l’animazione della<br />
Corale <strong>di</strong>ocesana del Rinnovamento nello Spirito,<br />
ha effettuato un ampio giro nel Porto <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
quale segno visibile <strong>di</strong> fede e devozione<br />
alla Nostra Signora dal Manto Stellato. Dopo la<br />
processione nell’ampio salone della Stazione Marittima<br />
è seguita la Messa solenne <strong>di</strong> ringraziamento<br />
per la chiusura della Settimana.<br />
informacaritas<br />
9
at<br />
tua<br />
lità<br />
Un programma culturale che valorizza ambiente, storia e arte<br />
Porto d’arte<br />
Enzo Di Giovanni<br />
Dieci spettacoli, tra concerti e recital.<br />
E per cominciare, il ballerino Roberto<br />
Bolle e il suo Trittico Novecento.<br />
Così Porto d'Arte ritorna al complesso<br />
monumentale Castello a Mare, quest’anno<br />
arricchito da una raffinatissima<br />
illuminazione artistica. La rassegna, alla<br />
sua quarta e<strong>di</strong>zione, è promossa dall’Autorità<br />
portuale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, con il patrocinio<br />
della Soprintendenza ai Beni<br />
culturali e ambientali, con la collaborazione<br />
dell’Orchestra Sinfonica Siciliana e<br />
dell’Associazione Arturo Toscanini. Agli<br />
appuntamenti, previsti dal 28 <strong>luglio</strong> al 2<br />
settembre, seguiranno una serie <strong>di</strong> spettacoli<br />
ancora in fase <strong>di</strong> definizione: una<br />
serie <strong>di</strong> proposte dalle più variegate<br />
espressioni artistiche, che vanno dalla<br />
musica popolare a quella più ricercata.<br />
Insomma, un fuori programma che si<br />
muove sulla strada già intrapresa, che intende<br />
mantenere la stagione del Castello<br />
a Mare sui livelli internazionali raggiunti<br />
negli anni precedenti. «Questa e<strong>di</strong>zione<br />
conferma l’alto livello della rassegna e la<br />
10 informacaritas<br />
sua centralità nel contesto culturale siciliano»,<br />
afferma Nino Bevilacqua, giovane<br />
presidente dell’Autorità Portuale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />
mentore e demiurgo <strong>di</strong> Porto<br />
d’Arte, sod<strong>di</strong>sfatto degli standard artistici,<br />
dei risultati al botteghino e della<br />
qualità del pubblico. E non a caso, considerato<br />
che nel 2011 il cartellone del Castello<br />
a Mare ha richiamato 40 mila<br />
spettatori e che l’offerta artistica proposta<br />
quest’anno fa auspicare un buon sorpasso.<br />
Un vero miracolo a <strong>Palermo</strong> per<br />
un serie <strong>di</strong> spettacoli <strong>di</strong> tanto standard<br />
e, per l’Autorità portuale, praticamente<br />
a costo zero.<br />
«È <strong>Palermo</strong> ad aver voluto la<br />
crescita costante <strong>di</strong> Porto d’Arte», puntualizza<br />
Nino Bevilacqua, «infatti il progetto<br />
avviato nel 2009, a quattro anni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza ha sempre coinvolto l’intera<br />
città che ha capito quanto sia fondamentale<br />
il recupero <strong>di</strong> alcuni spazi,<br />
soprattutto quelli storici, da destinare<br />
ad attività culturali, imprescin<strong>di</strong>bili<br />
in un processo generale<br />
<strong>di</strong> crescita. Una sfida percepita dalla<br />
gente, che ha sempre affollato gli spettacoli<br />
proposti, e dall’impren<strong>di</strong>toria sana<br />
che, anche in momenti non facili come<br />
quello attuale, non ha fatto mancare il<br />
proprio apporto. La manifestazione, per<br />
il sito che la ospita, è particolarmente significativa<br />
perché propone una colta appen<strong>di</strong>ce<br />
allo spazio de<strong>di</strong>cato al <strong>di</strong>porto,<br />
fruibile da citta<strong>di</strong>ni e turisti, e riqualifica<br />
il tessuto urbano <strong>di</strong> riferimento, in linea<br />
con la scelta strategica compiuta dal<br />
Piano regolatore portuale che prevede<br />
una forte integrazione degli spazi urbano-portuali.<br />
Dal Castello si può apprezzare,<br />
oltre all’antica struttura<br />
portuale, anche la Cala, un altro spicchio<br />
del sistema waterfront rifunzionalizzato<br />
architettonicamente e già da un anno<br />
molto frequentato».<br />
Il vecchio maniero è uno dei<br />
più importanti interventi <strong>di</strong> riqualificazione<br />
urbano-portuale mai effettuati in<br />
questa città dal punto <strong>di</strong> vista ambientale,<br />
storico e monumentale, simbolo<br />
del programma <strong>di</strong> sviluppo e della<br />
nuova qualità del waterfront urbano, legato<br />
alla storia e alla cultura del luogo.<br />
Sopra:<br />
il Castello a Mare.<br />
Accanto:<br />
il noto ballerino italiano<br />
Roberto Bolle.
inte<br />
gra<br />
zio<br />
ne<br />
La Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Rifugiato<br />
Spezziamo le catene<br />
Anna Cullotta<br />
Il 20 giugno cade l’appuntamento annuale,<br />
voluto dall’Assemblea Generale<br />
delle Nazioni Unite, per celebrare la<br />
Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Rifugiato. Dalla<br />
Prima iniziativa sono passati ormai 12<br />
anni, durante i quali associazioni e organizzazioni<br />
<strong>di</strong> vario genere hanno lavorato<br />
con i citta<strong>di</strong>ni stranieri costretti a<br />
lasciare, per varie ragioni, la propria terra<br />
e partire per il mondo alla ricerca <strong>di</strong> protezione.<br />
Quest’anno la <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> ha voluto dare un segno<br />
forte de<strong>di</strong>cando questa giornata a tutte<br />
le donne che per salvare la propria vita e<br />
quella dei propri familiari sono costrette<br />
a subire la più ignobile delle violenze, lo<br />
sfruttamento sessuale e la riduzione in<br />
stato <strong>di</strong> schiavitù. Nel mondo, secondo il<br />
rapporto statistico annuale dell’Unhcr,<br />
sono circa 43,7 milioni le persone in fuga<br />
da guerre, violazioni dei <strong>di</strong>ritti umani e<br />
persecuzioni, tratta. I termini tratta e<br />
schiavitù possono risuonare anacronistici<br />
ai nostri orecchi, rievocativi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita del passato e invece, li<br />
ritroviamo oggi per le strade della nostra<br />
città, sotto lo sguardo curioso, avvolte<br />
giu<strong>di</strong>cante e in<strong>di</strong>fferente dei passanti.<br />
È stato organizzato un momento<br />
<strong>di</strong> preghiera interreligioso e <strong>di</strong> riflessione<br />
su questo fenomeno e una<br />
marcia proprio al Foro Italico, luogo nel<br />
quale ogni sera le ragazze nigeriane e dell’Est<br />
Europa sono costrette a prostituirsi.<br />
L’occasione ha definito una <strong>di</strong>mensione<br />
in cui musulmani, ortodossi, cristiani,<br />
pentecostali, meto<strong>di</strong>sti hanno con<strong>di</strong>viso<br />
parole del Corano, del Vangelo, della Bibbia,<br />
concor<strong>di</strong> nell’esortazione al rispetto,<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
nell’incoraggiamento a tutte quelle<br />
azioni che possano spezzare le catene<br />
che vincolano la vita delle nostre sorelle.<br />
Unanimi gli interventi <strong>di</strong> riprovazione<br />
<strong>di</strong> mons. Genuali<strong>di</strong>, padre Lo<br />
Bue e padre Martinian, del pastore W.<br />
Wivoloku, <strong>di</strong> don D’Andrea nei confronti<br />
dei criminali che riducono esseri umani,<br />
donne, madri, sorelle, spose, amiche a<br />
oggetti da sfruttare e da cui trarre profitto.<br />
Profon<strong>di</strong> e commossi i pensieri rivolti<br />
ai milioni <strong>di</strong> persone che cercano <strong>di</strong><br />
sottrarsi ogni giorno alle persecuzioni,<br />
alle violenze, alla morte. Il momento <strong>di</strong><br />
riflessione è stato ulteriormente arricchito<br />
dalla presenza dal Console Generale<br />
del Regno del Marocco Haddou<br />
Esaa<strong>di</strong> che con il Vice Console Mohammed<br />
Kamel ha proferito parole <strong>di</strong> condanna<br />
verso ogni forma <strong>di</strong> violenza,<br />
ancora <strong>di</strong> più quando questa è operata a<br />
danno delle donne, esaltate e tutelate<br />
nel Corano, così come espresso in un<br />
versetto: «Il Para<strong>di</strong>so sta sotto i pie<strong>di</strong><br />
delle madri». Il Corano, così come il Vangelo<br />
con parole <strong>di</strong>verse ma identiche nel<br />
senso e nella profon<strong>di</strong>tà, attribuisce alle<br />
donne pari <strong>di</strong>gnità dell’uomo, non riducibili<br />
a merce <strong>di</strong> scambio, né ad oggetti ,<br />
«La donna è una parte dell’umanità. Ella<br />
è importante come l’uomo, e non inferiore<br />
a quest’ultimo. Allah (SwT)[1] ha<br />
creato la razza umana in due sessi opposti,<br />
in modo che essi possano con<strong>di</strong>videre<br />
pace e conforto reciproco, che<br />
sono il risultato naturale dell’amore e del<br />
rispetto che essi devono nutrire l’uno<br />
per l’altra. Il Santo Corano protegge l’in<strong>di</strong>vidualità<br />
della donna e le accorda lo<br />
stesso status e gli stessi <strong>di</strong>ritti dell’uomo».<br />
Messaggio ed insegnamento <strong>di</strong> notevole<br />
vigore, accompagnato dalla splen<strong>di</strong>da<br />
esecuzione dei canti in latino ed arabo<br />
del Coro dell’Università e dell’Ersu <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />
<strong>di</strong>retto dal prof. Gizzi, anch’esso<br />
dalla composizione multietnica.<br />
La serata è proseguita con un<br />
marcia che ha percorso la passeggiata<br />
del Foro Italico sino all’altezza <strong>di</strong> Porta<br />
Felice, nei pressi del luogo in cui alcuni<br />
mesi fa, una giovane donna dell’Est Europa,<br />
vittima <strong>di</strong> sfruttamento sessuale,<br />
veniva malmenata e lasciata sull’asfalto<br />
sotto gli occhi in<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> molti passanti.<br />
Dice Madre Teresa: «Ciò che possiamo<br />
fare è solo una goccia nell’oceano,<br />
ma è ciò che dà significato alla nostra<br />
vita… il male peggiore è l’in<strong>di</strong>fferenza».<br />
informacaritas<br />
11
È importante parlare <strong>di</strong> mafia, soprattutto nelle scuole,<br />
per combattere contro la mentalità mafiosa,<br />
che è poi qualunque ideologia <strong>di</strong>sposta a svendere<br />
la <strong>di</strong>gnità dell’uomo per sol<strong>di</strong>.<br />
Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.<br />
Tutte queste iniziative hanno valore ma,<br />
se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole.<br />
E le parole devono essere confermate dai fatti.<br />
padre Pino Puglisi<br />
Un futuro è possibile, basta fare qualcosa<br />
Brancaccio: storia <strong>di</strong> povertà e degrado*<br />
M<br />
La borgata <strong>di</strong> Brancaccio sorse nel XVIII<br />
secolo intorno alla Chiesa <strong>di</strong> San Gaetano,<br />
eretta nel 1747 da Antonio Brancaccio,<br />
in un tessuto prevalentemente<br />
agricolo, fatto <strong>di</strong> casolari e bagli alcuni dei<br />
quali ancor oggi conservati. Già nel 1849<br />
l’andamento viario risultava pressoché<br />
identico a quello contemporaneo, ma va<br />
ricordato che nell’area era già presente il<br />
castello della Favara o <strong>di</strong> Maredolce, <strong>di</strong><br />
origine araba e utilizzato anche dai Normanni<br />
durante la loro dominazione in Sicilia.<br />
Intorno al nucleo del castello, <strong>di</strong><br />
elevato pregio architettonico ma versante<br />
oggi in uno stato <strong>di</strong> evidente degrado,<br />
sorse all’inizio del XX secolo<br />
un’area e<strong>di</strong>ficata, sotto la spinta, tra l’altro,<br />
della linea ferroviaria passante proprio<br />
per Brancaccio e dalla stazione<br />
merci, che all’epoca svolgeva un ruolo significativo.<br />
A causa dell’espansione urbana<br />
che interessò la zona durante il XX<br />
secolo, i tre nuclei urbani (l’area intorno<br />
alla stazione ferroviaria, quella all’incrocio<br />
tra la via Giafar e la via Conte Federico,<br />
nonché l’abitato sorto intorno alla Chiesa<br />
<strong>di</strong> San Gaetano) si saldarono formando<br />
un quartiere piuttosto popoloso e caratterizzato<br />
da <strong>di</strong>namiche demografiche in<br />
forte crescita, almeno sino agli anni ’80 in<br />
12 informacaritas<br />
corrispondenza <strong>di</strong> un’auspicata ma mai<br />
pienamente realizzata nascita dell’area industriale.<br />
La forte presenza criminale nel<br />
quartiere ha contribuito ad accentuare il<br />
degrado delle aree acquistate dal Comune.<br />
Il degrado, oltre che <strong>di</strong> tipo sociale,<br />
è anche <strong>di</strong> tipo urbanistico e infrastrutturale,<br />
a Brancaccio la situazione della viabilità<br />
è carente, e la vicinanza alla<br />
Circonvallazione non è servita a rinsaldare<br />
il rapporto tra il quartiere e la città.<br />
Anche la rete fognaria ha a lungo presentato<br />
gravi problemi, essendo stata<br />
completata solo a seguito <strong>di</strong> un esposto<br />
alla Procura della Repubblica negli anni<br />
’90, tanto che lo smaltimento dei liquami<br />
spesso avveniva a spese dei condomini.<br />
Padre Puglisi aveva chiaramente <strong>di</strong>stinto,<br />
quattro fasce sociali esistenti a Brancaccio,<br />
corrispondenti grosso modo alle fasi<br />
Pino Puglisi<br />
padre<br />
dossier<br />
evolutive della borgata. A una prima categoria<br />
<strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni presenti<br />
nella zona, padre Puglisi affiancava un<br />
gruppo <strong>di</strong> braccianti agricoli <strong>di</strong>soccupati<br />
e residenti in catoi (e<strong>di</strong>fici bassi, spesso<br />
sotto il livello della strada, molto fatiscenti<br />
e privi <strong>di</strong> aperture che fornissero<br />
aria e luce). Ma non bisogna <strong>di</strong>menticare,<br />
proseguiva il parroco, che a Brancaccio<br />
erano presenti anche una folta schiera <strong>di</strong><br />
borghesi, residenti negli e<strong>di</strong>fici sorti recentemente<br />
laddove vi erano campi coltivati,<br />
e infine gli sfollati del centro storico<br />
che erano stati alloggiati dal Comune in<br />
e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà. Una situazione così<br />
crea un quadro <strong>di</strong>fficile da gestire e amministrare,<br />
e ha causato non solo un aumento<br />
preoccupante <strong>di</strong> fenomeni<br />
devianti, ma anche uno scontro acuto tra<br />
i gruppi che compongono il quartiere.<br />
*Tratto da Le città<br />
nella città. Politiche<br />
urbane, <strong>di</strong>sagio e<br />
devianza minorile<br />
alla periferia <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
Dal rapporto a cura<br />
del Direttore scientifico<br />
della ricerca<br />
Prof. Salvatore Palidda.
La riflessione <strong>di</strong> don Maurizio Francoforte<br />
Nuovi cristiani a Brancaccio<br />
Mario Se<strong>di</strong>a<br />
«Il tuo sangue ha fecondato le<br />
aride zolle <strong>di</strong> Brancaccio. Per la tua intercessione<br />
presso il trono <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> cui<br />
go<strong>di</strong> tutto l’amore <strong>di</strong> figlio e il gra<strong>di</strong>mento<br />
del tuo sacrificio, atten<strong>di</strong>amo impazienti<br />
la fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> frutti abbondanti<br />
<strong>di</strong> carità».<br />
Con questa preghiera, recitata ogni<br />
giorno alla fine <strong>di</strong> alcuni momenti<br />
liturgici o <strong>di</strong> incontri comuni, la comunità<br />
parrocchiale <strong>di</strong> Brancaccio e tutte<br />
le <strong>di</strong>verse realtà e i singoli legati in qualche<br />
modo al sacerdote, hanno atteso il<br />
riconoscimento del martirio <strong>di</strong> padre<br />
Pino Puglisi.<br />
In questa intervista a don<br />
Maurizio Francoforte, attuale parroco<br />
della parrocchia San Gaetano - Maria S.S.<br />
del Divino Amore <strong>di</strong> Brancaccio, vogliamo<br />
ripercorrere l’esperienza che la comunità<br />
e il territorio hanno fatto<br />
dell’incontro con il sacerdote sia al tempo<br />
della sua presenza come parroco sia nei<br />
vent’anni dalla sua uccisione fino ad oggi.<br />
Qual è stato il significato del<br />
parrocato <strong>di</strong> padre Puglisi a Brancaccio?<br />
«Padre Puglisi viene inviato e<br />
arriva a Brancaccio per ricostruire una<br />
comunità spiritualmente <strong>di</strong>spersa a<br />
causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse vicissitu<strong>di</strong>ni che l’avevano<br />
provata in tempi recenti. Sarà parroco<br />
per quasi tre anni, dal 29 settembre<br />
1990 al 15 settembre 1993, data della sua<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
uccisione. Si muove subito in due <strong>di</strong>rezioni<br />
complementari tra loro se si pensa<br />
che parliamo della presenza ecclesiale nel<br />
territorio: da una parte l’evangelizzazione<br />
e dall’altra la carità e la promozione<br />
umana. Per quanto riguarda l’evangelizzazione<br />
le iniziative più importanti, sulla<br />
scia della Missione <strong>Palermo</strong> e del Convegno<br />
delle chiese <strong>di</strong> Sicilia celebrate con<br />
grande risonanza in quegli anni, saranno<br />
le missioni popolari per le strade e nelle<br />
case del quartiere, convegni <strong>di</strong> appro-<br />
fon<strong>di</strong>mento sull’evangelizzazione nella<br />
realtà del territorio insieme alle assistenti<br />
sociali missionarie, poi il gruppo ministranti,<br />
la proposta dell’Azione cattolica<br />
e della Fuci, e le or<strong>di</strong>narie attività parrocchiali<br />
<strong>di</strong> catechesi e liturgia insieme ai<br />
campi scuola. Per quanto riguarda la Carità<br />
e la promozione umana particolare<br />
importanza assumerà la nascita del centro<br />
parrocchiale “Padre nostro”, con la<br />
formazione dei volontari e le <strong>di</strong>verse<br />
proposte <strong>di</strong> accompagnamento dei piccoli,<br />
dei ragazzi e delle famiglie, insieme a<br />
<strong>di</strong>verse iniziative per la nascita della<br />
scuola me<strong>di</strong>a nel quartiere, per l’apertura<br />
<strong>di</strong> un consultorio anche sanitario e <strong>di</strong> sostegno<br />
all’intercondominiale per la questione<br />
delle fogne e degli scarichi».<br />
«Il sangue dei martiri è seme <strong>di</strong> nuovi cristiani»<br />
Tertulliano<br />
Qual è stata l’esperienza che la<br />
comunità ha fatto dopo l’uccisone del<br />
parroco quel 15 settembre 1993?<br />
«Dalle testimonianze delle persone<br />
sembra che ci siano state due forze<br />
informacaritas<br />
13
padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />
e due sentimenti contrastanti: lo scoraggiamento<br />
e la paura da una parte, con un<br />
forte senso <strong>di</strong> delusione e convinzione<br />
che fosse finito tutto lì, e dall’altra parte<br />
un progressivo riconoscimento della<br />
forza simbolica dell’esperienza vissuta,<br />
seguita da una reale percezione della sua<br />
presenza <strong>di</strong> pastore, che non abbandona<br />
mai il suo gregge, nel cammino comunitario.<br />
Questo graduale riconoscimento<br />
ha raggiunto il suo momento più alto<br />
con l’apertura del processo <strong>di</strong>ocesano da<br />
parte del Car<strong>di</strong>nale De Giorgi, momento<br />
nel quale si è mostrato chiaramente a<br />
tutti quale seme fosse stato piantato<br />
sulla terra <strong>di</strong> Brancaccio e <strong>di</strong> tutta la<br />
Chiesa e la società palermitana».<br />
In questi anni, dall’apertura del<br />
processo fino al riconoscimento del martirio<br />
in o<strong>di</strong>um fidei, cosa e’ accaduto nella<br />
comunita’ e nel territorio?<br />
«Posso <strong>di</strong>re che tutta la comunità<br />
e in particolare i giovani hanno<br />
sempre avvertito la figura <strong>di</strong> padre Pino<br />
come una figura viva e presente, come<br />
se lo avessero avuto sempre accanto nel<br />
cammino quoti<strong>di</strong>ano della vita <strong>di</strong> fede<br />
personale e comunitaria. Il riconoscimento<br />
ufficiale del martirio da parte<br />
della Chiesa universale e le esortazioni<br />
del Car<strong>di</strong>nale Romeo rivelano con ancora<br />
più forza la necessità <strong>di</strong> prendere<br />
coscienza dell’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> padre Puglisi, che<br />
come il Dna – <strong>di</strong>ce suor Agostina delle<br />
Assistenti sociali missionarie – viene trasmesso<br />
<strong>di</strong> generazione in generazione.<br />
Preparandoci al XIX° anniversario della<br />
sua morte e preparandoci alla Beatificazione,<br />
tutta la comunità si sta impegnando<br />
a conoscere meglio questa<br />
particolare figura sacerdotale e <strong>di</strong> pa-<br />
14 informacaritas<br />
store della comunità cercando innanzi<br />
tutto <strong>di</strong> testimoniarlo agli altri in un<br />
modo “completo”, senza chiuderla in stereotipi<br />
o definizioni riduttive. Inoltre il<br />
territorio ha visto nascere da <strong>di</strong>eci anni<br />
la scuola me<strong>di</strong>a, che è stata intitolata<br />
proprio a Padre Pino Puglisi, ha visto risolto<br />
in parte la questione degli scarichi<br />
fognari, ha visto una fattiva collaborazione<br />
tra istituzioni, parrocchia, centro<br />
parrocchiale “Padre nostro” e associazioni<br />
per una crescita reale <strong>di</strong> tutti».<br />
In questo anno pastorale che<br />
vedrà la beatificazione <strong>di</strong> padre Puglisi ci<br />
saranno particolari iniziative della e nella<br />
comunità?<br />
«In questo anno particolare<br />
sono <strong>di</strong>verse le iniziative <strong>di</strong>ocesane e<br />
parrocchiali che si stanno preparando.<br />
A livello <strong>di</strong>ocesano l’Ufficio catechistico<br />
<strong>di</strong>ocesano sta organizzando a Brancaccio<br />
il percorso <strong>di</strong> formazione per i catechisti;<br />
la <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong> sta<br />
preparando un Progetto rivolto al territorio<br />
e sta organizzando, tra i mesi <strong>di</strong><br />
novembre e marzo, un corso base <strong>di</strong><br />
formazione al volontariato per operatori<br />
che vogliono de<strong>di</strong>carsi al servizio al<br />
territorio sulle orme <strong>di</strong> Padre Puglisi; la<br />
Scuola <strong>di</strong> Teologia <strong>di</strong> Base, riprendendo<br />
una intuizione che era già stata <strong>di</strong> Puglisi<br />
parroco, ha scelto la parrocchia come<br />
sede <strong>di</strong> realizzazione del corso triennale.<br />
A livello parrocchiale – insieme alla vicina<br />
e confinante comunità parrocchiale<br />
<strong>di</strong> S. Maria delle Grazie guidata da don<br />
Vincenzo Buscemi e in collaborazione<br />
con le Suore Francescane del Vangelo -<br />
si svolgerà in quaresima una Missione<br />
popolare rivolta in particolare ai ragazzi<br />
dai ragazzi; inoltre le comunità del terri-<br />
«La sua attenzione<br />
era rivolta<br />
a tutta la Comunità<br />
ma con<br />
particolare<br />
interesse verso<br />
i bambini perché<br />
hanno ancora<br />
la capacità <strong>di</strong><br />
sognare, e soltanto<br />
chi sa<br />
sognare può<br />
sperare <strong>di</strong><br />
cambiare»<br />
torio saranno impegnate a partecipare<br />
ed animare tutte quelle iniziative che<br />
man mano ci vedranno preparare la<br />
beatificazione».<br />
Quale sogno ha la comunità<br />
continuando i sogni <strong>di</strong> padre Puglisi a<br />
Brancaccio?<br />
Accanto:<br />
padre Maurizio<br />
Francoforte parroco<br />
della Chiesa <strong>di</strong><br />
San Gaetano.<br />
Nella pagina successiva:<br />
padre Pino Puglisi tra<br />
i giovani della comunità<br />
<strong>di</strong> Brancaccio.
«Il sogno <strong>di</strong> don Pino Puglisi era<br />
<strong>di</strong> dare un futuro ai bambini <strong>di</strong> Brancaccio,<br />
un futuro giusto, vero, solidale, senza<br />
quelle macchie che deturpano la bellezza<br />
<strong>di</strong> una vita sana e libera. Un futuro senza<br />
povertà, arroganza, violenza, oppressione,<br />
delinquenza. Padre Pino Puglisi esprimeva<br />
così questo suo sogno: ‘Dobbiamo riuscire<br />
a far capire ai bambini perché esistono,<br />
per che cosa vivono, ma senza fare<br />
<strong>di</strong>scorsi filosofici. Il bambino <strong>di</strong> quelle famiglie<br />
capirà i gesti che si faranno: il gioco,<br />
la convivenza, intesi come modelli <strong>di</strong><br />
comportamento. Nel gioco, si deve far<br />
loro vedere che ci sono delle regole da seguire,<br />
che non è giusto barare: nell’ambiente<br />
mafioso chi bara ha più consenso,<br />
perché esprime doti particolari, come la<br />
furbizia. Diventa una controproposta<br />
anche per loro, uno stile <strong>di</strong> vita’.<br />
La sua attenzione era rivolta a<br />
tutta la Comunità ma con particolare interesse<br />
verso i bambini perché ‘hanno<br />
ancora la capacità <strong>di</strong> sognare, e soltanto<br />
chi sa sognare può sperare <strong>di</strong> cambiare’.<br />
Questo sogno può essere oggi una realtà<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
con<strong>di</strong>visa dall’intera comunità cristiana<br />
<strong>di</strong> Brancaccio, aperta a tutti gli uomini <strong>di</strong><br />
buona volontà, perché donare un futuro<br />
migliore ai bambini <strong>di</strong> questo quartiere<br />
significa fare un passo in avanti nella costruzione<br />
<strong>di</strong> quella società dell’amore <strong>di</strong><br />
cui ha parlato Giovanni Paolo II o meglio<br />
<strong>di</strong> quel Regno dei Cieli presente in<br />
mezzo a noi che lo stesso Gesù Cristo ci<br />
annuncia nei Vangeli.<br />
Ecco che nasce, insieme al centro<br />
parrocchiale Padre Nostro, l’idea progettuale<br />
dell’oratorio “Betania” come<br />
strumento e metodo per la formazione<br />
Umana e Cristiana d’ogni componente<br />
della Comunità, in particolare delle famiglie,<br />
delle giovani generazioni, degli anziani.<br />
L’Oratorio <strong>di</strong>venta, quin<strong>di</strong>, il luogo<br />
dell’accoglienza <strong>di</strong> tutti quelli che, ancora<br />
in età evolutiva e non solo, trovano in<br />
esso un ambiente <strong>di</strong> socializzazione e<br />
d’esperienza <strong>di</strong> valori, promuovendo iniziative<br />
educative che arricchiscano<br />
l’umanità <strong>di</strong> ognuno, senza <strong>di</strong>menticare<br />
la <strong>di</strong>mensione religiosa che sottende<br />
ogni progetto.<br />
«Pensiamo a<br />
quel ritratto <strong>di</strong><br />
Gesù raffigurato<br />
nel Duomo <strong>di</strong><br />
Monreale.<br />
Ciascuno <strong>di</strong> noi<br />
è come una<br />
tessera <strong>di</strong><br />
questo grande<br />
mosaico.<br />
Quin<strong>di</strong> tutti<br />
quanti<br />
dobbiamo<br />
capire qual è il<br />
nostro posto e<br />
aiutare gli altri a<br />
capire qual è il<br />
proprio, perché<br />
si formi l’unico<br />
volto del<br />
Cristo» padre Pino Puglisi<br />
dossier<br />
informacaritas<br />
15
padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />
Il martirio del parroco <strong>di</strong> frontiera<br />
Dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio<br />
Pietro Leta, O.Carm, parroco<br />
Quando, quel 15 settembre del 1993,<br />
ho appreso la notizia dell’efferato assassinio<br />
<strong>di</strong> don Pino Puglisi, tanti pensieri<br />
affollarono la mia mente in quell’istante:<br />
sbigottimento, orrore, trepidazione, rabbia.<br />
Mai la mafia era arrivata a tanto: nell’escalation<br />
degli omici<strong>di</strong> eccellenti <strong>di</strong><br />
quegli anni non aveva osato toccare la<br />
Chiesa e i suoi sacerdoti. Eppure il Car<strong>di</strong>nale<br />
Pappalardo non era stato certamente<br />
generico o incerto nelle sue<br />
omelie e interventi vari nello stigmatizzare<br />
il male a <strong>Palermo</strong> e la mafia in particolare.<br />
In quel momento, e tante volte<br />
Le città nella città*<br />
Salvatore Palidda<br />
16 informacaritas<br />
in questi lunghi anni, due domande si<br />
sono rincorse nella mia mente: perché<br />
hanno ucciso don Pino? e come mai non<br />
hanno ucciso me?<br />
Sulla prima, i gran<strong>di</strong> esperti<br />
del fenomeno mafioso sono giunti alla<br />
conclusione che il parroco <strong>di</strong> Brancac-<br />
cio è stato eliminato perché ha cercato<br />
<strong>di</strong> togliere “il pane” alla mafia: la futura<br />
Parlando del quartiere Brancaccio, non si può fare a meno<br />
<strong>di</strong> riferirsi a Padre Pino Puglisi, sacerdote, nato a Brancaccio<br />
e ucciso dalla mafia a Brancaccio. La sua attenzione si rivolse al<br />
recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa,<br />
riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata<br />
dalla fede. Questa sua attività pastorale -come è stato<br />
ricostruito dalle inchieste giu<strong>di</strong>ziarie -ha costituito senza dubbi<br />
il movente dell'omici<strong>di</strong>o. Quando nell’autunno del 1990 Padre<br />
Puglisi ritorna da parroco a Brancaccio la borgata che aveva<br />
conosciuto da bambino è profondamente cambiata. “Gli agrumeti<br />
sono annegati nel cemento, gli sfrattati del centro storico<br />
che si sbriciola vengono ospitati nei palazzoni <strong>di</strong> via Hazon,<br />
“gli Stati Uniti”- dove Padre Puglisi è cresciuto -sono <strong>di</strong>ventati<br />
il ghetto dei <strong>di</strong>seredati. E’ nata una zona industriale con tremila<br />
operai dove il racket del pizzo fa sentire la sua forza”1.<br />
Brancaccio è nella storia degli anni ‘80 a <strong>Palermo</strong> il luogo delle<br />
più feroci esecuzioni dello scontro che ha opposto i Bontade,<br />
gli Inzerillo, i Contorno ai clan vincenti dei Greco e dei Corleonesi<br />
<strong>di</strong> Riina e Provenzano.<br />
manovalanza e il consenso <strong>di</strong>ffuso nel<br />
territorio, cioè i bambini, i ragazzi, i giovani…<br />
Lentamente ho capito con chiarezza<br />
il fulcro della vita del<br />
sacerdote-martire: don Pino ha amato<br />
come Dio ama, perché Dio è amore; i<br />
destinatari sono gli stessi: i bambini, i ra-<br />
«Non bisognava che il Cristo sopportasse<br />
queste sofferenze per entrare nella sua gloria?»<br />
gazzi, i giovani, le famiglie, la comunità<br />
tutta; la fonte a cui attingeva continua-<br />
Alle spalle <strong>di</strong> S. Erasmo c’erano le casette dello Scaricatore.<br />
A poche decine <strong>di</strong> metri c’era la cosiddetta “camera<br />
della morte” dove i killer della mafia strangolavano i nemici e<br />
scioglievano i cadaveri nell’acido. A quattro passi c’è piazza<br />
Scaffa, dove nell’ottobre del 1984 otto persone vennero<br />
messe al muro e fucilate dentro una stalla. Sempre a piazza<br />
Scaffa abitava il Pietro Vernengo. E la lista degli attentati alle industrie<br />
bruciate perché non pagavano il pizzo è lunga.<br />
Il tessuto sociale del quartiere in pochi anni è stato<br />
sconvolto da arrivi e partenze <strong>di</strong> massa e l’illegalità si è nutrita<br />
dei giovani nell’assenza dello stato e in mancanza <strong>di</strong> un senso<br />
morale nelle famiglie. La parrocchia viene chiamata ad un<br />
ruolo <strong>di</strong> supplenza, ma senza le forze sufficienti. Alla fine del<br />
1991 scrive una relazione che descrive lo stato del quartiere<br />
che riportiamo <strong>di</strong> seguito. Cosa è cambiato? Poco, molto<br />
poco. Prima non c’era una scuola me<strong>di</strong>a nel quartiere, ora c’è<br />
ed è intitolata proprio a padre Puglisi. Il tipo <strong>di</strong> criminalità è<br />
cambiato, lo spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti è notevolmente<br />
aumentato e si è “progre<strong>di</strong>to”. E poi…
mente: Cristo Gesù. «Lassa perdere, non<br />
andare <strong>di</strong>etro a quelli che portano a<br />
mala strada», <strong>di</strong>ceva don Pino. Di conseguenza,<br />
la mafia, male incarnato in<br />
persone concrete, eliminando don Pino<br />
ha agito in “o<strong>di</strong>um fidei”, cioè contro il<br />
progetto <strong>di</strong> Dio, del suo amore che<br />
salva, che libera, che rende uomini veri<br />
e giusti. La domanda personale che mi<br />
sono posto, “perché non hanno ucciso<br />
me? Può sembrare retorica, se non ad<strong>di</strong>rittura<br />
assurda. Eppure, essa deriva da situazioni<br />
concrete e similari vissute, a<br />
cominciare dal territorio parrocchiale limitrofo,<br />
Sperone-Roccella, comprendente<br />
la Zona Industriale <strong>di</strong> Brancaccio,<br />
teatro <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi omici<strong>di</strong> e attentati/incen<strong>di</strong><br />
contro alcune Aziende.<br />
La Comunità parrocchiale <strong>di</strong><br />
San Sergio I Papa, impegnata fin dal 1977<br />
«Ottomila gli abitanti <strong>di</strong> Brancaccio, ma solo tremila<br />
sono i superstiti dell’antica borgata rurale. L’ambiente è <strong>di</strong>somogeneo<br />
e la presenza della mafia è soltanto uno dei problemi.<br />
Certo non il minore, ma per molti la vera preoccupazione è<br />
riuscire a mangiare ogni giorno. Circa centocinquanta famiglie<br />
arrivate dal centro storico si trovano concentrate in due enormi<br />
palazzi, in via Hazon 18 e in via Scaglione 8. Stavano in case<br />
ormai inagibili, che crollavano a pezzi. Il comune le ha fatte<br />
sgombrare e ha requisito questi due nuovi e<strong>di</strong>fici. Le famiglie<br />
ora vi abitano, ma si sono portate <strong>di</strong>etro solo la loro povertà.<br />
È una terra <strong>di</strong> nessuno. I bambini vivono in strada. E dalla strada<br />
imparano solo le lezioni della delinquenza: scippi, furti… Ma<br />
anche la criminalità a Brancaccio deve rispettare certe regole.<br />
Tutto deve essere fatto con il permesso <strong>di</strong>… Sulla via Brancaccio<br />
tra due passaggi a livello, vi è una zona chiamata Stati Uniti.<br />
Qui i più poveri della città trovano rifugio in catoi, che non<br />
possono chiamarsi case, ma costano pochissimo <strong>di</strong> affitto. Qui<br />
la povertà è anche culturale: molti non hanno conseguito neanche<br />
la licenza elementare.<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
in un cammino <strong>di</strong> evangelizzazione, e in<br />
particolare <strong>di</strong> animazione giovanile, è<br />
stata sempre presente nel territorio, intervenendo<br />
con azioni <strong>di</strong> denuncia e<br />
manifestazioni per creare opinione critica<br />
sui <strong>di</strong>versi misfatti <strong>di</strong> origine mafiosa<br />
(l’uccisione del piccolo Giuseppe Di<br />
Matteo sciolto nell’acido, l’aggressione <strong>di</strong><br />
un politico <strong>di</strong> matrice comunista, etc.),<br />
sostenendo il Movimento <strong>di</strong> promozione<br />
umana, sollecitando il coor<strong>di</strong>namento<br />
tra le <strong>di</strong>verse istituzioni<br />
scolastiche presenti nel territorio allo<br />
scopo <strong>di</strong> bloccare la tendenza alla <strong>di</strong>spersione<br />
scolastica. Sono evidenti gli<br />
elementi <strong>di</strong> impegno, con<strong>di</strong>visi da molti<br />
nella nostra Comunità parrocchiale, per<br />
contrastare l’attività e la tendenza malavitosa.<br />
Mi è sorta naturale, quin<strong>di</strong>, la domanda:<br />
«come mai non hanno ucciso<br />
C’è inoltre povertà anche dal punto <strong>di</strong> vista morale.<br />
In molte famiglie non ci sono principi etici stabili, ma tutto<br />
viene valutato sul momento, in base alle necessita. Non c’è rispetto<br />
per la propria <strong>di</strong>gnità, ne per quella altrui. Non c’è rispetto<br />
per la proprietà. Da ciò nasce quell’insieme <strong>di</strong><br />
trasgressioni legali, nel senso che la loro illegalità non è neanche<br />
avvertita, come il lavoro nero, il contrabbando, lo spaccio <strong>di</strong><br />
droga, i furti… Ci sono <strong>di</strong>versi ragazzi che sono stati o sono<br />
tuttora ospiti del Carcere minorile, alcuni adulti agli arresti domiciliari,<br />
altri all’Ucciardone… L’evasione scolastica è anche dovuta<br />
al fatto che Brancaccio è l’unico quartiere in cui non esiste<br />
una scuola me<strong>di</strong>a. Chi vuole stu<strong>di</strong>are deve sobbarcarsi lunghi<br />
spostamenti. Evidentemente questo fa comodo a vuole che<br />
l’ignoranza continui. C’è la scuola elementare, ma non c’è neanche<br />
un asilo nido. Come strutture civili abbiamo solo la delegazione<br />
<strong>di</strong> quartiere: ho avuto finalmente locali nuovi, che<br />
sono soltanto in parte utilizzati. Esiste lo spazio per una biblioteca,<br />
una palestra e una sala conferenze. Ma ancora <strong>di</strong> tutto<br />
questo non si vede niente». (Deliziosi F., 1994)<br />
dossier<br />
A fianco:<br />
il Car<strong>di</strong>nale Ruffini<br />
con Padre Puglisi<br />
giovanissimo.<br />
*Tratto da Le città<br />
nella città. Politiche<br />
urbane, <strong>di</strong>sagio e<br />
devianza minorile<br />
alla periferia <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>.<br />
Dal rapporto a cura<br />
del Direttore scientifico<br />
della ricerca<br />
Prof. Salvatore Palidda.<br />
informacaritas<br />
17
padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />
me?». Inutile <strong>di</strong>re che tale interrogativo<br />
non deriva né da invi<strong>di</strong>a o mania <strong>di</strong> protagonismo.<br />
La risposta, che lentamente<br />
mi sono data è unica: il martirio è un<br />
dono straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Dio. È Dio, infatti,<br />
che genera, sostiene, guida e porta a<br />
compimento la vocazione al martirio.<br />
L’uomo è chiamato ad ascoltare, a lasciarsi<br />
guidare e coinvolgersi nel progetto<br />
che Egli ha su ciascuno <strong>di</strong> noi. Non ha<br />
detto forse Gesù ai due <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus:<br />
«Non bisognava che il Cristo sopportasse<br />
queste sofferenze per entrare<br />
nella sua gloria?» (Lc 24,26). Non coincidono<br />
forse le parole <strong>di</strong> Gesù: «Siate simili<br />
a coloro che aspettano il padrone<br />
quando torna dalle nozze, per aprirgli subito,<br />
quando arriva e bussa» (Lc 12,36),<br />
con quelle che don Pino ha pronunciato<br />
sorridendo ai suoi carnefici: «Vi stavo<br />
aspettando», quel fati<strong>di</strong>co 15 settembre?<br />
Due santi carmelitani coincidono<br />
nelle loro conclusioni esperienziali<br />
nella ricerca del volto <strong>di</strong> Dio e nel servizio ai<br />
fratelli. Diceva Teresa <strong>di</strong> Lisieux, volendo<br />
imitare i gran<strong>di</strong> santi: «Vorrei essere sacerdote…,<br />
vorrei essere missionaria…, vorrei<br />
essere martire…, ma nelle lettere <strong>di</strong> san<br />
Paolo ho trovato la risposta, scoperto che<br />
nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò<br />
l’amore». Già tanti secoli prima, Giovanni<br />
della Croce, pervenendo alla contemplazione<br />
pura, lanciava un messaggio per ogni<br />
uomo in ricerca si affida a Dio: «alla fine<br />
della vita, saremo giu<strong>di</strong>cati sull’amore».<br />
Se da una parte chie<strong>di</strong>amo al<br />
Signore che, attraverso il sangue versato<br />
da don Pino, lavi e purifichi la nostra città<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> e la Sicilia tutta dalla peste<br />
della mafia, dall’altra la sua stessa vita donata<br />
interpella sorridendo la Chiesa, tutti<br />
cristiani e agli uomini <strong>di</strong> buona volontà:<br />
«E se ognuno fa qualche cosa, allora si<br />
può fare molto…».<br />
18 informacaritas<br />
A scuola <strong>di</strong> padre Pino Puglisi<br />
Giuseppa Calò<br />
« Non ci sono più maestri», lo ha <strong>di</strong>chiarato<br />
il saggista Goffredo Fofi in<br />
un suo recente testo che affronta il<br />
tema del declino della scuola italiana.<br />
Secondo Fofi ciò <strong>di</strong>penderebbe dalla<br />
poca assunzione <strong>di</strong> responsabilità degli<br />
educatori che risulterebbero così sempre<br />
più <strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte alle sfide<br />
educative e inadeguati a fornire<br />
un’opera educativa pienamente efficace.<br />
In tempo <strong>di</strong> crisi, sostiene Fofi, occorre<br />
una pedagogia più efficace ma<br />
anche più praticata, così da scongiurare<br />
gli abbandoni e gli insuccessi in ambito<br />
scolastico. Una pedagogia che scaturisce<br />
dal <strong>di</strong> dentro, che si alimenta <strong>di</strong> conoscenze<br />
sì, ma anche <strong>di</strong> buon senso e<br />
<strong>di</strong> passione per la vita. Troppo spesso<br />
l’eccessivo rigore nella valutazione penalizza<br />
piuttosto che aiutare l’alunno in<br />
<strong>di</strong>fficoltà. E non è solo una questione<br />
<strong>di</strong> voti e bocciature relegati all’ambito<br />
scolastico, si tratta <strong>di</strong> una lettura più<br />
ampia che coinvolge il bambino <strong>di</strong> oggi<br />
e l’adulto che sarà domani.<br />
In questo tempo <strong>di</strong> profonda<br />
crisi e guardando oltre mi sembra utile<br />
ricordare qui la figura <strong>di</strong> Padre Pino Puglisi<br />
insegnante. Colpisce il suo stile<br />
ricco <strong>di</strong> fermezza interiore e allo stesso<br />
tempo <strong>di</strong> grande umiltà. Fu coraggioso<br />
ed estremamente paziente e tollerante<br />
fino al sacrificio della propria vita. Film<br />
e biografie ce lo presentano come un<br />
docente sui generis, certamente impegnato<br />
e responsabile. Un educatore<br />
con la “E” maiuscola e tante sono le testimonianze<br />
che lo ricordano affettuosamente<br />
per la sua capacità <strong>di</strong><br />
insegnare accogliendo e sdrammatizzando.<br />
Il suo insegnamento era rivolto<br />
anche agli ultimi <strong>di</strong> un quartiere <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong><br />
profondamente degradato,<br />
come quello <strong>di</strong> Brancaccio, dove ha<br />
prestato servizio professionale e pastorale<br />
senza riserve. Scopo della <strong>di</strong>dattica<br />
e della formazione <strong>di</strong> Padre Pino Puglisi,<br />
tanto a scuola che al centro Padre Nostro,<br />
da lui fondato, fu il recupero dell’infanzia<br />
e <strong>di</strong> una adeguata formazione<br />
umana in un territorio dove la violenza<br />
e l’arretratezza socio-culturale avevano<br />
sovvertito ogni civile regola. Inoltre<br />
tanti crimini venivano consumati<br />
anche dai più piccoli senza che essi ne<br />
fossero pienamente coscienti. Il desiderio<br />
<strong>di</strong> Don Pino Puglisi fu quello <strong>di</strong> sottrarre<br />
i giovani alla violenza e <strong>di</strong> dare<br />
loro una possibilità, la possibilità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />
e <strong>di</strong> migliorare la loro vita proprio<br />
attraverso gli appren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tutte le<br />
<strong>di</strong>scipline, affrancandola dalla malvagità<br />
e dai con<strong>di</strong>zionamenti. Riusciva a carpire<br />
l’attenzione degli alunni accogliendo<br />
e motivando l’appren<strong>di</strong>mento.<br />
Mi rendo conto che l’accostamento<br />
a lui anche come figura professionale<br />
è <strong>di</strong>fficile, ma occorre uno<br />
sforzo umano e lavorare per progre<strong>di</strong>re<br />
insieme e non fare assopire le coscienze,<br />
giacché se a scuola non tutti sono santi,<br />
siano autentici insegnanti, perché più<br />
che gli obiettivi minimi sono gli obiettivi<br />
massimi quelli a cui bisogna puntare<br />
sempre e comunque. Dare una possibilità<br />
forse significa anche credere profondamente<br />
che colui a cui è rivolta<br />
l’azione possa farcela.
Don Puglisi, l’Azione Cattolica e la Fuci<br />
Niente <strong>di</strong> nuovo a Brancaccio<br />
Mario Se<strong>di</strong>a e Salvo Palazzolo<br />
Padre Puglisi e la storia dell’Azione Cattolica<br />
a Brancaccio.<br />
Quando padre Puglisi arrivò a<br />
Brancaccio, non c’era alcun gruppo giovanile<br />
nella sua nuova parrocchia. I bambini<br />
che facevano la prima comunione<br />
avevano una sola possibilità <strong>di</strong> continuare<br />
un cammino <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> formazione<br />
cristiana, quella <strong>di</strong> inserirsi nel gruppo ministranti.<br />
Solo i bambini si intende, le<br />
bambine allora no. Uno dei primi passi <strong>di</strong><br />
padre Puglisi fu quello <strong>di</strong> creare un<br />
“gruppo giovani”: riunì i più gran<strong>di</strong> del<br />
gruppo dei ministranti e gli parlò dell’Azione<br />
cattolica e dell’idea <strong>di</strong> creare un<br />
gruppo giovani <strong>di</strong> Ac in cui si sarebbero<br />
anche formati gli educatori per altri<br />
gruppi <strong>di</strong> giovanissimi e <strong>di</strong> ragazzi del<br />
quartiere. È nato così il gruppo giovani <strong>di</strong><br />
Ac nella parrocchia <strong>di</strong> San Gaetano, pochi<br />
mesi dopo l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> padre Puglisi;<br />
un anno dopo sono nati il gruppo giovanissimi<br />
e dell’ACR (Azione cattolica dei ragazzi).<br />
Raccontare la storia <strong>di</strong> questi<br />
giovani e dell’Azione cattolica è importante<br />
per due ragioni. La prima perché nel<br />
cammino dei loro gruppi è racchiuso il significato<br />
profondo dell’opera <strong>di</strong> Padre Puglisi;<br />
la seconda perché la vicenda <strong>di</strong><br />
Brancaccio, <strong>di</strong> un quartiere cosiddetto “ad<br />
alta densità mafiosa”, che oggi vuole riscattarsi<br />
dalla schiavitù della mentalità<br />
mafiosa, può essere <strong>di</strong> modello per l’impegno<br />
<strong>di</strong> una Chiesa che voglia essere<br />
davvero presente nel territorio, soprattutto<br />
laddove, come in <strong>di</strong>verse regioni del<br />
mezzogiorno, sono più forti l’emarginazione<br />
e le povertà, materiali e spirituali.<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
Padre Puglisi e la cultura mafiosa.<br />
Padre Puglisi la conosceva<br />
bene la mentalità mafiosa. Non solo<br />
quella che spara, che l’ha ucciso quella<br />
sera <strong>di</strong> settembre nel giorno del suo<br />
compleanno, ma anche quella che si annida<br />
in una terribile cultura dell’omertà.<br />
La cultura, o meglio la subcultura mafiosa,<br />
si fonda sulla <strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> alcuni<br />
valori della cultura popolare come il rispetto<br />
per l’anziano, che <strong>di</strong>venta sud<strong>di</strong>tanza<br />
nei confronti del cosiddetto uomo<br />
<strong>di</strong> rispetto; si fonda sul concetto <strong>di</strong> famiglia<br />
che <strong>di</strong>venta il clan, la famiglia mafiosa;<br />
poi ancora sull’onore che <strong>di</strong>venta<br />
fonte <strong>di</strong> vendette e <strong>di</strong> potere nella cultura<br />
mafiosa. Per questa ragione questa<br />
subcultura è pericolosa; la pallottola <strong>di</strong><br />
una subcultura è pericolosa tanto<br />
quanto la pallottola <strong>di</strong> una pistola, anzi fa<br />
più male perché uccide le coscienze, im-<br />
mobilizza in un potente torpore i giovani<br />
e fa <strong>di</strong> più: entra anche in chiesa,<br />
creando una religiosità <strong>di</strong>storta, fatta <strong>di</strong><br />
superstizioni e <strong>di</strong> idoli. Padre Puglisi capì<br />
subito che il suo nemico era proprio<br />
questo tipo <strong>di</strong> mentalità deviata, che impe<strong>di</strong>va<br />
innanzi tutto ai ragazzi del quartiere<br />
<strong>di</strong> avvicinarsi alla parrocchia.<br />
Padre Puglisi e i giovani.<br />
Con l’Azione cattolica padre<br />
Puglisi parlò proprio <strong>di</strong> queste cose. Aveva<br />
attenzione a ognuno dei suoi giovani,<br />
aveva cura <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> loro. Quando il<br />
23 maggio del 1992, nel primo anniversario<br />
della strage Falcone, padre Puglisi volle<br />
che un corteo <strong>di</strong> giovani manifestasse per<br />
le strade del quartiere per ricordare le vittime<br />
della mafia, alcuni dei suoi ragazzi<br />
non scesero in piazza. La ragione era semplice:<br />
che avevano avuto timore <strong>di</strong> farsi riconoscere<br />
e sfilare pubblicamente davanti<br />
amici e parenti del quartiere. Ma il sacerdote<br />
non demordeva, li avvicinava sempre<br />
più, affidandogli delle piccole<br />
responsabilità; l’organizzazione <strong>di</strong> un torneo<br />
sportivo, <strong>di</strong> un concerto e le iniziative<br />
avevano sempre un gran successo. Il<br />
gruppo giovani <strong>di</strong> Azione cattolica ha iniziato<br />
il suo cammino così: con la formazione<br />
innanzi tutto, poi con la presa <strong>di</strong><br />
coscienza da parte <strong>di</strong> ognuno dei propri<br />
carismi e con la responsabilizzazione <strong>di</strong><br />
tutti in modo da creare un gruppo <strong>di</strong> animatori<br />
per le attività della parrocchia. Così<br />
è stato. Dopo la morte <strong>di</strong> padre Puglisi, all’inizio<br />
furono proprio questi giovani a<br />
dossier<br />
Sopra:<br />
una immagine tratta dal<br />
film Alla luce del sole <strong>di</strong> Roberto<br />
Faenza.<br />
informacaritas<br />
19
padre Pino Puglisi | Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto<br />
continuare a portare avanti le attività della<br />
parrocchia anche attraverso il centro parrocchiale<br />
Padre nostro. La parrocchia e i<br />
gruppi giovanili che sono nati hanno risposto<br />
all’esigenza <strong>di</strong> avere luoghi <strong>di</strong> incontro,<br />
<strong>di</strong> confronto, innanzitutto, e poi<br />
<strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> crescita umana e cristiana.<br />
In realtà i giovani <strong>di</strong> Brancaccio non<br />
avevano mai avuto la possibilità reale <strong>di</strong><br />
scegliere da che parte stare, prima che arrivasse<br />
padre Puglisi, ma non perché incapaci,<br />
ma semplicemente perché non<br />
avevano avuto la possibilità <strong>di</strong> una proposta<br />
<strong>di</strong>versa, quella del Cristo che promette<br />
libertà. Proprio i giovani e i giovani<br />
<strong>di</strong> AC hanno avuto modo <strong>di</strong> realizzare in<br />
quegli anni tanti incontri fra la gente e con<br />
la gente del quartiere; particolare ricordo<br />
va alle missioni popolari che fecero con<br />
padre Puglisi proprio in casa anche <strong>di</strong> faceva<br />
furti e rapine. Padre Puglisi era riuscito<br />
a contattare le mamme dei bambini<br />
del catechismo e con coraggio si era portato<br />
<strong>di</strong>etro tre dei suoi giovani ad annunciare<br />
il Vangelo a chi non lo conosceva. La<br />
storia <strong>di</strong> padre Puglisi e dell’Azione cattolica<br />
a Brancaccio è probabilmente la più<br />
semplice e sconosciuta che possiamo tramandare,<br />
eppure la più <strong>di</strong>rompente e significativa.<br />
L’esperienza dell’associazionismo<br />
giovanile nella parrocchia <strong>di</strong> S. Gaetano<br />
è stata da un lato quella <strong>di</strong> dare<br />
grande attenzione alla persona e alla sua<br />
formazione, dall’altra quella <strong>di</strong> essere un<br />
grande trampolino <strong>di</strong> lancio, che ha valorizzato<br />
le tante potenzialità dei ragazzi e<br />
fatto scoprire i loro carismi. Così padre Puglisi<br />
ha coinvolto tanti giovani e a loro ha<br />
affidato la vita parrocchiale e il centro parrocchiale<br />
“Padre Nostro”, dove ognuno<br />
potesse fare qualcosa svolgendo bene il<br />
compito affidatogli. Segno <strong>di</strong> una parrocchia<br />
aperta al quartiere e <strong>di</strong> una chiesa<br />
aperta al territorio.<br />
20 informacaritas<br />
«I giovani <strong>di</strong><br />
Brancaccio non<br />
avevano mai<br />
avuto la<br />
possibilità reale<br />
<strong>di</strong> scegliere da<br />
che parte stare,<br />
prima che<br />
arrivasse<br />
padre Puglisi»<br />
La Fuci a Brancaccio.<br />
Padre Puglisi era assistente del<br />
gruppo Fuci <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>. Quando è <strong>di</strong>ventato<br />
parroco ha semplicemente invitato<br />
i fucini a fare qualche riunione a<br />
Brancaccio, e ad uscire così dal loro consueto<br />
ambiente <strong>di</strong> impegno, l’università.<br />
C’era una ragione in questo invito: Brancaccio,<br />
così come tanti altri quartieri cosiddetti<br />
“a rischio” delle città del<br />
meri<strong>di</strong>one è soltanto apparentemente<br />
“<strong>di</strong>verso”. In queste realtà tutto è più evidente,<br />
la povertà innanzi tutto, mentre<br />
altrove le tante povertà, materiali e spirituali,<br />
vecchie e nuove, sono tenute ben<br />
nascoste. E in università, nei luoghi <strong>di</strong><br />
impegno giovanile non è vero che non<br />
ci presente sono situazioni <strong>di</strong> bisogno,<br />
materiale e spirituale. È importante tenere<br />
ben presente tutto questo. Anche<br />
con la Fuci padre Puglisi aveva ben presente<br />
le due <strong>di</strong>mensioni che lo accompagnavano<br />
nella sua opera con i giovani<br />
<strong>di</strong> Brancaccio: la formazione e l’azione.<br />
La formazione: conoscere Brancaccio,<br />
sensibilizzarsi alle vere esigenze e priorità<br />
che un cristiano, ovunque si impegni<br />
deve tenere presente; e poi l’azione:<br />
proporre ai giovani del quartiere una riflessione<br />
della Fuci sulla preghiera, sui<br />
contenuti del Padre nostro, messo a<br />
confronto proprio con quei valori <strong>di</strong>storti<br />
della mentalità mafiosa che erano<br />
il più grande ostacolo per l’evangelizzazione.<br />
Quando fu ucciso, martire della<br />
fede, il Beato Puglisi, il cammino dell’anno<br />
per il gruppo giovani era già stato<br />
concordato: una riflessione su Vangelo,<br />
cultura e legalità. C’è una una ragione<br />
profonda che lega l’itinerario <strong>di</strong> crescita<br />
dei giovani <strong>di</strong> Brancaccio e l’impegno<br />
per una mentalità nuova, <strong>di</strong>versa: risiede<br />
nell’eccezionale veicolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />
idee nuove, <strong>di</strong> ragionamenti, <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong><br />
fede e <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> fare, che è nel gruppo.<br />
Non in un gruppo chiuso, ma in quello<br />
che sta in ascolto <strong>di</strong> ciò che accade fuori<br />
e decide <strong>di</strong> muoversi aggregando, raccogliendo<br />
energie. Niente <strong>di</strong> nuovo a<br />
Brancaccio, le cose più semplici sono <strong>di</strong>ventate<br />
rivoluzionarie. E chissà che le ra<strong>di</strong>ci<br />
dell’Azione cattolica e della Fuci<br />
piantate da padre Pino Puglisi nella terra<br />
buona fecondata dal martirio, non<br />
<strong>di</strong>ano nuovamente buoni frutti.<br />
Sopra:<br />
Luca Zingaretti interpreta<br />
padre Pino Puglisi nel film<br />
Alla luce del sole.
Don Vincenzo Buscemi<br />
Il suo sguardo infondeva una serenità interiore<br />
Che importanza assume la figura <strong>di</strong><br />
padre Puglisi per il parroco e la comunità<br />
<strong>di</strong> un territorio così vicino e confinante<br />
con quello <strong>di</strong> Brancaccio?<br />
Io personalmente ho avuto la<br />
grazia <strong>di</strong> aver conosciuto don Pino a<br />
scuola, come professore <strong>di</strong> religione al<br />
liceo Vittorio Emanuele II. Non posso<br />
non far riferimento a quell’esperienza <strong>di</strong><br />
conoscenza <strong>di</strong>retta in classe. Ricordo in<br />
particolare due cose: lo sguardo attento e<br />
profondo <strong>di</strong> questo sacerdote professore<br />
e il fatto che quando c’era lui si respirava<br />
un clima familiare. Il suo era uno sguardo<br />
accogliente che faceva trasparire ed infondeva<br />
una serenità interiore; la familiarità<br />
delle sue lezioni e la proposta del<br />
precetto natalizio e pasquale, permetteva<br />
a tutti <strong>di</strong> essere se stessi e riflettere apertamente<br />
sulla fede. A 14 anni dalla sua<br />
morte mi sono trovato parroco in un territorio<br />
vicino a quello <strong>di</strong> Brancaccio; vicino<br />
non solo dal punto <strong>di</strong> vista delle<br />
<strong>di</strong>stanze, ma vicino anche rispetto sfide<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione che sono in gioco. Allora<br />
ho immaginato la comunità come<br />
don pino immaginava la sua. Una comunità<br />
accogliente, aperta a tutti, come una<br />
famiglia che accoglie tutti, che riceve consolazione<br />
dal padrone della vigna e la riversa<br />
su tutti, rispondendo con il Vangelo<br />
a tutte le storie che si incontrano a volte<br />
pesanti e dolorose.<br />
Quale il motivo delle iniziative<br />
comuni tra la parrocchia <strong>di</strong> Maria SS. delle<br />
Grazie e la parrocchia <strong>di</strong> San Gaetano?<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
La pastorale <strong>di</strong> insieme e l’attenzione<br />
al territorio ci spingono ad una<br />
fraternità sacerdotale e delle comunità.<br />
Il bene della comunità e delle comunità<br />
deve essere più forte delle gelosie e delle<br />
<strong>di</strong>visioni che spesso possono nascere<br />
anche in ambito ecclesiale, già San Paolo<br />
ci metteva in guar<strong>di</strong>a su queste cose.<br />
Siamo sullo stesso territorio e il territorio<br />
può <strong>di</strong>ventare un terreno comune <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> tante iniziative. Stiamo<br />
pensando <strong>di</strong> realizzare insieme una missione<br />
popolare rivolta ai giovani e ai ragazzi<br />
in collaborazione alle suore<br />
francescane del Vangelo e un corso <strong>di</strong><br />
formazione per volontari in collaborazione<br />
con la <strong>Caritas</strong>. La cosa è stata più<br />
semplice perché io e don Maurizio Francoforte,<br />
oggi parroco a Brancaccio, abbiamo<br />
con<strong>di</strong>viso gli anni <strong>di</strong> seminario e<br />
adesso con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo nel ministero<br />
anche un servizio comune al territorio e<br />
alle persone che ci sono state affidate.<br />
C’è una relazione tra la sua richiesta<br />
<strong>di</strong> accompagnamento per l’apertura<br />
della caritas parrocchiale<br />
nella sua comunità<br />
e questo particolare momento<br />
<strong>di</strong> grazia che<br />
stiamo vivendo in attesa<br />
della beatificazione<br />
<strong>di</strong> padre Puglisi?<br />
Certo, è kairòs,<br />
tempo favorevole e<br />
opportuno. Tutto<br />
quello che Puglisi ha detto e<br />
fatto è riconducibile al suo aver messo al<br />
centro Cristo e l’uomo. Evangelizzazione<br />
e carità sono le parole chiave del suo ministero<br />
presbiterale nel territorio. Chiedere<br />
alla <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana l’apertura della caritas<br />
parrocchiale nell’anno della fede e nell’anno<br />
della beatificazione <strong>di</strong> Puglisi, mi<br />
sembra proprio <strong>di</strong> un kairòs che si manifesta<br />
nella carità come segno concreto. La<br />
caritas parrocchiale dovrà essere proprio<br />
un segno per l’ascolto, il sostegno e l’accompagnamento<br />
delle famiglie in questo<br />
tempo <strong>di</strong> crisi. Quel sacrificio e quella<br />
morte, riconosciuti come martirio in o<strong>di</strong>o<br />
alla fede, portano frutti in tutto il territorio.<br />
In continuità, come accogliendo l’ere<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong> Padre Puglisi, dobbiamo saper<br />
aprire lo sguardo e il cuore al territorio per<br />
una chiesa che sia veramente presenza<br />
per servire nella carità.<br />
Padre Puglisi<br />
ha fatto la sua<br />
parte, adesso<br />
tocca a noi.<br />
dossier<br />
informacaritas<br />
21
la<br />
vo<br />
ro<br />
La <strong>di</strong>soccupazione giovanile in Italia<br />
Preoccupanti i dati in Sicilia. Il 27% delle famiglie povere<br />
Daniela De Luca*<br />
Sono giorni drammatici, per la Sicilia.<br />
Giorni nei quali sembra inarrestabile<br />
il crescendo delle cifre del <strong>di</strong>sastro – annunciato,<br />
eccome – economico e sociale<br />
dell’isola. Nessuno può più ignorare<br />
il fenomeno, né sentirsi al riparo: sui quoti<strong>di</strong>ani<br />
il racconto delle casse vuote e<br />
delle voragini <strong>di</strong> debiti degli Enti pubblici<br />
si affianca ormai a quello ricorrente negli<br />
ultimi anni dello stillici<strong>di</strong>o della chiusura<br />
<strong>di</strong> fabbriche, aziende commerciali, strutture<br />
alberghiere. Piccole, a volte piccolissime<br />
realtà produttive e gran<strong>di</strong> nomi<br />
storici dell'economia locale, in ogni caso<br />
tutte fonti <strong>di</strong> ricchezza e <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, <strong>di</strong><br />
una vita sinora se non altro <strong>di</strong>gnitosa per<br />
migliaia <strong>di</strong> famiglie.<br />
Non sarà l’elenco dei morti<br />
sulle strade che insanguinava ogni<br />
giorno i giornali negli anni della guerra <strong>di</strong><br />
mafia, ma la fine del tessuto produttivo<br />
è per un territorio una ferita insanabile, è<br />
il deserto che avanza, la morte civile.<br />
Una economia già fragile, la<br />
nostra, prima della crisi. Una economia<br />
pesantemente “assistita”, un settore pubblico<br />
abnorme rispetto all'intrapresa<br />
vera, costruito in decenni <strong>di</strong> abuso delle<br />
prerogative autonomistiche e <strong>di</strong> scellerate<br />
politiche <strong>di</strong> sperperi <strong>di</strong> risorse affluite<br />
nella regione a vario titolo. Un<br />
sistema frutto della scelta <strong>di</strong> privilegiare il<br />
consenso elettorale da ottenere con il<br />
denaro pubblico all’impegno a delineare<br />
strategia e azioni per lo sviluppo economico<br />
e il benessere vero della regione.<br />
La Banca d’Italia registra i numeri<br />
del <strong>di</strong>sastro siciliano: il 27% delle famiglie<br />
siciliane vive in povertà, nel<br />
22 informacaritas<br />
quadro <strong>di</strong> recessione generale del Paese<br />
siamo i penultimi per <strong>di</strong>soccupazione, ci<br />
segue solo la Campania. E aumenta ancora<br />
<strong>di</strong> un 3% in Sicilia la percentuale <strong>di</strong><br />
chi il lavoro non lo cerca neanche più, si<br />
arrende, in gergo tecnico gli “scoraggiati”.<br />
In questo contesto, il dato che<br />
più sconforta è quello che riguarda i giovani<br />
siciliani che, come nel resto del<br />
Paese, sono i più colpiti dalla mancanza e<br />
dalla precarietà del lavoro: solo il 20,9%<br />
dei <strong>di</strong>plomati fra 20 e 24 anni è occupato,<br />
ci <strong>di</strong>ce il Censis, ma quel che è peggio, in<br />
«È il momento della responsabilità, personale e collettiva,<br />
<strong>di</strong> ricostruire la nostra regione dalle fondamenta»<br />
prospettiva, è che in Sicilia la scolarizzazione<br />
è inferiore alla me<strong>di</strong>a, se si considera<br />
che tra i 18 e i 24 anni il 26% non ha<br />
un <strong>di</strong>ploma (la me<strong>di</strong>a nazionale è del<br />
18,8%). Una lacuna <strong>di</strong> non poco conto,
in un mercato del lavoro asfittico per<br />
tutti, ma che lascia fuori soprattutto chi<br />
non ha competenze specifiche da offrire.<br />
Ma c'è <strong>di</strong> più, e purtroppo <strong>di</strong><br />
peggio: un drammatico 35,7% <strong>di</strong> NEET<br />
(not in education, employment or training),<br />
cioè i giovani tra i 15 e i 29 anni che<br />
sono fuori sia dai circuiti educativi che<br />
dal mondo del lavoro. Una realtà, questa,<br />
che è un’emergenza nell'emergenza,<br />
su cui concentrare attenzione e azioni,<br />
perché particolarmente ad alto rischio in<br />
Sicilia, essendo appetibile territorio <strong>di</strong><br />
conquista sia per la mafia che per quella<br />
ampia e vischiosa zona grigia del malaffare<br />
dei colletti bianchi che per perpetuarsi<br />
si nutre <strong>di</strong> clientele, più facili da<br />
conquistare laddove nella fragilità il <strong>di</strong>ritto<br />
lascia il posto al favore, e si alimenta<br />
<strong>di</strong> danaro pubblico, <strong>di</strong> collusioni, intima<br />
convivenza, se non identificazione, con<br />
certa malapolitica.<br />
Sul piano opposto, il problema<br />
dei giovani che stu<strong>di</strong>ano, hanno i<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
titoli, competenze e potenzialità, ma che<br />
non trovano sbocchi in una terra che<br />
tutto fa tranne che valorizzare il merito,<br />
e per costruirsi il futuro – generazione<br />
senza confini – se ne vanno, nuovi emigranti,<br />
cervelli in fuga, lasciandoci ancora<br />
un po’ più poveri <strong>di</strong> prospettiva. Dunque<br />
una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> estrema fragilità<br />
che il nostro mondo giovanile in Sicilia<br />
paga due volte, perché appesantita dalla<br />
fragilità strutturale della nostra economia,<br />
dalla mancanza cronica <strong>di</strong> opportunità,<br />
che oggi non sono più offerte<br />
nemmeno dai (nefasti) sbocchi del precariato<br />
pubblico.<br />
Molte speranze erano state riposte<br />
nella riforma del lavoro varata dal<br />
Ministro Fornero che, avviata in un clima<br />
tutt’altro che sereno, e troppo spesso derubricata<br />
nella comunicazione <strong>di</strong> massa<br />
come l’ennesima crociata ideologica<br />
massimalista sulla questione dei licenziamenti,<br />
era l’occasione per correggere, in<br />
modo concordato con le parti sociali, i<br />
guasti determinati da un’applicazione <strong>di</strong>storta,<br />
massimalista in senso liberista<br />
della legge Biagi. Si trattava, cioè, <strong>di</strong> intervenire<br />
su usi impropri e veri e propri<br />
abusi che avevano trasformato la flessibilità<br />
in entrata, che nell’idea e nel progetto<br />
<strong>di</strong> Marco Biagi nasceva come<br />
opportunità per i giovani <strong>di</strong> una maggiore<br />
occupabilità, in precariato <strong>di</strong>ffuso<br />
e a basso costo a esclusivo vantaggio<br />
delle imprese.<br />
Una più puntuale e vincolante<br />
regolamentazione per i contratti a progetto,<br />
le associazioni in partecipazione,<br />
le “partite iva”, l’aumento dei contributi<br />
per le collaborazioni, l’eliminazione, insomma,<br />
delle flessibilità “malate”, anticamera<br />
del precariato, erano certamente i<br />
punti cruciali <strong>di</strong> una riforma che avrebbe<br />
potuto restituire prospettive se non <strong>di</strong><br />
stabilità, improbabile oggi nel mercato<br />
globale, almeno <strong>di</strong> fiducia nel futuro per<br />
le giovani generazioni.<br />
Con la riforma sono stati fatti<br />
passi in avanti, dalla riaffermazione della<br />
centralità del contratto a tempo indeterminato<br />
all'in<strong>di</strong>viduazione dell’appren<strong>di</strong>stato<br />
come forma contrattuale più<br />
idonea al migliore inserimento professionale<br />
dei giovani nel mondo del lavoro,<br />
ma si poteva certamente fare <strong>di</strong> più e, soprattutto,<br />
gli emendamenti attualmente<br />
all’esame definitivo, <strong>di</strong>latando tempi <strong>di</strong><br />
applicazione e <strong>di</strong>luendo provve<strong>di</strong>menti<br />
già decisi, rischiano <strong>di</strong> indebolire l’efficacia<br />
<strong>di</strong> misure che sostengono i giovani nel<br />
loro ingresso nel mondo del lavoro, e impe<strong>di</strong>scono,<br />
o limitano più efficacemente<br />
gli abusi.<br />
Il problema è che si possono<br />
migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> occupabilità,<br />
stabilire regole <strong>di</strong> garanzia, impe<strong>di</strong>re<br />
abusi e sfruttamento, ma nessuna riforma<br />
legislativa è determinante nella<br />
creazione <strong>di</strong> lavoro, che deve essere<br />
frutto dell'iniziativa produttiva, degli investimenti<br />
e delle strategie <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong><br />
un territorio. Non a caso, il sindacato, e<br />
particolarmente la Cisl, continua ad affermare<br />
che per rispondere adeguatamente<br />
alla complessità e alla molteplicità<br />
delle situazioni e dei problemi che il<br />
mondo del lavoro postindustriale pone,<br />
la costruzione delle regole del gioco deve<br />
essere definita, tracciata la cornice normativa,<br />
con le parti sociali – sindacato e<br />
datori <strong>di</strong> lavoro – con la contrattazione,<br />
a partire dal territorio e dalle aziende,<br />
dove si affrontano le specificità, si conoscono<br />
le opportunità e i punti <strong>di</strong> criticità,<br />
si trovano le soluzioni più calzanti.<br />
Seguendo questa impostazione,<br />
lo scorso mese <strong>di</strong> giugno in Sicilia<br />
è stato sottoscritto tra i sindacati confederali,<br />
il Governo regionale, e le Univer-<br />
informacaritas<br />
23
sità <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, Catania e Messina un<br />
importante accordo riguardante l’appren<strong>di</strong>stato,<br />
sia quello finalizzato all'acquisizione<br />
<strong>di</strong> una qualifica e del <strong>di</strong>ploma,<br />
destinato ai giovani <strong>di</strong> almeno 15 anni <strong>di</strong><br />
età, sia quello per l’alta formazione, finalizzato<br />
al conseguimento della laurea<br />
triennale o specialistica, magistrale, <strong>di</strong><br />
master o dottorati<br />
La specificità <strong>di</strong> questo accordo,<br />
che prende spunto dalle esperienze<br />
vissute nel territorio, consiste nella<br />
destinazione degli incentivi previsti <strong>di</strong>rettamente<br />
agli studenti lavoratori nel<br />
corso dell’appren<strong>di</strong>stato, e alle imprese,<br />
ma nel momento della stabilizzazione<br />
A scuola <strong>di</strong> vita dalle Figlie della Carità<br />
Imparare a cucire anche in tempi in cui impazzano ipad,<br />
tablet e personal computer si può. Lo <strong>di</strong>mostrano<br />
le suore dell’or<strong>di</strong>ne monastico delle “Figlie della carità” <strong>di</strong><br />
San Vincenzo De’ Paoli che da oltre 200 anni sono <strong>di</strong><br />
stanza a Palazzo Butera e insegnano l’arte del ricamo a ragazze<br />
<strong>di</strong> età compresa tra i sette e i tre<strong>di</strong>ci anni. Giornalmente<br />
dalle 9 a mezzogiorno le suore Paola Russo, Rosa<br />
Provenzano e Giuseppina Cuva intrattengono nella sede<br />
dell’asilo Trabia 72 giovani ragazze insegnando loro, a ricamare.<br />
«Da ragazza, terminata la scuola, mia madre mi<br />
mandava a cucire da una sarta» – <strong>di</strong>chiara suor Giuseppina<br />
– «ed ho imparato a cucire. Adesso trasferiamo<br />
questa arte a un gruppo <strong>di</strong> giovani che hanno aderito<br />
entusiasticamente alla nostra proposta». L’iniziativa si ripete<br />
ormai da 7 anni, puntualmente ogni inizio d’estate.<br />
Tra le più brave il gruppo delle “professoresse”, come vengono<br />
definite dalla suore Giulia Di Cristina, Ly<strong>di</strong>a Castronovo,<br />
Simona Tessarin, Sabrina Accomando, Erika<br />
24 informacaritas<br />
degli appren<strong>di</strong>sti, ad evitare approfittamenti<br />
e abusi.<br />
Ma tutto questo non sarà ancora<br />
sufficiente se la Regione non sosterrà<br />
finanziariamente il progetto, non<br />
lasciando che <strong>di</strong>venti l’ennesimo libro<br />
dei sogni della storia della nostra regione,<br />
e se, soprattutto, non si cambierà<br />
passo in modo deciso, con una nuova<br />
classe politica responsabile e capace <strong>di</strong><br />
scelte anche <strong>di</strong>fficili, e <strong>di</strong> lungo respiro,<br />
che adotti politiche <strong>di</strong> sviluppo, e, al <strong>di</strong><br />
là degli strumenti nazionali come i<br />
bonus fiscali, utilizzi tutte le risorse possibili,<br />
a partire da quelle comunitarie, per<br />
attrarre e incentivare impren<strong>di</strong>toria sana<br />
e produttiva, mettendo fine alla stagione<br />
degli incentivi a pioggia, e della<br />
spesa insufficiente, e comunque frammentata<br />
e clientelare.<br />
Sarà necessario andare sino in<br />
fondo con il risanamento dei conti, razionalizzando<br />
e rimodulando la spesa e tagliando<br />
gli sprechi, ma nel contempo<br />
bisogna avere il coraggio <strong>di</strong> scelte forti e<br />
mirate all’obiettivo: ad esempio, canalizzare<br />
tutte le risorse da destinare al lavoro<br />
dei giovani in un unico specifico Fondo<br />
regionale giovani, da utilizzare per incentivi<br />
specifici per favorire lavoro produttivo,<br />
con criteri trasparenti in modo mirato ed<br />
efficace, soprattutto non per misure assistenziali<br />
che parcellizzano la spesa e<br />
creano anche solo la speranza <strong>di</strong> un precariato<br />
che ormai è fuori dalla storia.<br />
È il momento della responsabilità,<br />
personale e collettiva, <strong>di</strong> ricostruire<br />
la nostra regione dalle fondamenta, a<br />
partire da un patto sociale che torni a<br />
guardare al bene comune.<br />
*Segretario Regionale Cisl Sicilia<br />
Chiello e Chiara Tessarin.<br />
«Grazie a questo corso» –<br />
<strong>di</strong>chiara Sabrina Accomando<br />
– «ho imparato a<br />
fare il punto ombra, il<br />
punto no<strong>di</strong>ni, il punto<br />
giorno, il punto catinella e<br />
il punto erba che servono poi a realizzare i nostri lavoretti».<br />
Tra le realizzazioni effettuate centrini, asciugamano,<br />
tovaglie, tovaglioli per bambini che faranno parte<br />
del corredo delle ragazze. «Oltre a insegnare l’arte del cucito»<br />
– spiega la superiora suor Paola – «a noi preme<br />
fare socializzare le ragazze e farle stare bene insieme, impartendo<br />
loro anche lezioni <strong>di</strong> bon ton e leggendo qualche<br />
bella pagina del Vangelo».<br />
All’iniziativa formativa collaborano anche una decina <strong>di</strong><br />
mamme che hanno accolto con entusiasmo l’invito delle<br />
suore <strong>di</strong> palazzo Butera. graphin
pro<br />
get<br />
tua<br />
lità<br />
Appunti dal seminario <strong>di</strong> Bruxelles<br />
Alla ricerca del fondo perduto<br />
Marco Iazzolino e Michele Ferraris<br />
Èpassato un anno da quando la Commissione<br />
Europea ha pubblicato la<br />
prima ipotesi <strong>di</strong> allocazione <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per<br />
la prossima strategia che si articolerà dal<br />
2014 al 2020. I governi nazionali su in<strong>di</strong>cazione<br />
della Commissione si sono impegnati<br />
alla vigilia dello scatenarsi della<br />
grande crisi economica a destinare almeno<br />
il 20% delle risorse per la lotta alla<br />
povertà in particolare in<strong>di</strong>cando priorità<br />
nella lotta alla grave marginalità e per il<br />
mondo sempre più vasto della homeless.<br />
Questo è il motivo per cui l’8 giugno si è<br />
svolto a Bruxelles un seminario che nel<br />
titolo ha racchiuso in sé molte speranze<br />
e progettualità per chi lavora per e con le<br />
persone senza <strong>di</strong>mora.<br />
Convocati da FEANTSA (la federazione<br />
europea delle reti nazionali che si<br />
occupano <strong>di</strong> senza <strong>di</strong>mora) in collaborazione<br />
con la Commissione Europea ed<br />
il Comitato delle Regioni, un centinaio<br />
fra funzionari pubblici, operatori delle<br />
organizzazioni <strong>di</strong> base, caritas nazionali<br />
e reti nazionali come fio.psd hanno<br />
avuto l’occasione preziosa <strong>di</strong> riflettere su<br />
un tema complesso e <strong>di</strong>battuto, ascoltando<br />
relazioni che hanno avuto il merito<br />
<strong>di</strong> definire lo scenario attuale e<br />
soprattutto quello che si sta delineando<br />
per i prossimi anni all’interno della strategia<br />
2020. L’impegno era attivare un <strong>di</strong>battito<br />
pubblico che prosegue (ancora<br />
oggi) in decine <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> lavoro e che<br />
vuole riba<strong>di</strong>re chiaramente che la scelta<br />
politica formulata nel giugno 2011. Gli<br />
obiettivi fondamentali sono stati due e<br />
sono stati pensati ponendo in <strong>di</strong>alogo il<br />
mondo <strong>di</strong> chi fa (gli operatori e le reti na-<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
zionali) con il mondo <strong>di</strong> chi decide (politiche<br />
e risorse a livello nazionale).<br />
In particolare si è cercato <strong>di</strong> riflettere<br />
sulle con<strong>di</strong>zioni per una azione<br />
<strong>di</strong> fund raising che all’interno dell’attuale<br />
contesto socio economico con attenzione<br />
a tre temi <strong>di</strong> notevole interesse: la<br />
questione delle risorse, la <strong>di</strong>versificazione<br />
dei fon<strong>di</strong>, e il rapporto costi benefici raccontando<br />
esperienze e con<strong>di</strong>videndo<br />
percorsi possibili sul tema.<br />
Le tre sessioni <strong>di</strong> lavoro si<br />
sono articolate su tre domande che<br />
hanno guidato gli interventi dei relatori<br />
della Commissione Europea, del Parlamento<br />
Europeo e <strong>di</strong> Organizzazioni nazionali.<br />
Nella prima sessione si è visto<br />
una ampia <strong>di</strong>scussione su se e come è<br />
possibile pianificare un strategia per<br />
combattere la homelessness cercando <strong>di</strong><br />
ripensare le priorità soprattutto formulando<br />
proposte innovative sostenibili<br />
soprattutto a partire dai fon<strong>di</strong> europei.<br />
Gábor Toth della Commissione Europea,<br />
insieme con Stelios Kampouri<strong>di</strong>s<br />
Ministro della Solidarietà in Grecia insieme<br />
con Niccolo Rinal<strong>di</strong> europarlamentare<br />
europeo hanno fatto una<br />
«È ormai impossibile pensare a una <strong>di</strong>mensione finanziaria<br />
che non parta anche da un investimento sociale»<br />
lettura degli scenari europei passati e<br />
presenti elencando opportunità e strategie<br />
possibili per coinvolgere la <strong>di</strong>mensione<br />
politica. Lo svedese Malin<br />
Östling, l’inglese Sweden Matt Harrison<br />
ed infine il tedesco Volker Busch-Geer-<br />
informacaritas<br />
25
tsema hanno articolato una riflessione<br />
seria e puntuale sul fatto che investire<br />
economicamente su un lavoro per la<br />
grave marginalità <strong>di</strong> fatto sia un gran<br />
guadagno in termini economici o e sociali<br />
per i governi nazionali e locali oltre<br />
che per le comunità. La seconda sessione<br />
ha descritto attraverso una esperienza<br />
francese (vice ministro), una<br />
scozzese, e una olandese quali siano le<br />
linee che saranno vincenti nella presentazione<br />
<strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> sperimentazione<br />
sociale a livello europeo,<br />
evidenziando come sia possibile promuovere<br />
percorsi nuovi (come la trasformazione<br />
<strong>di</strong> ostelli in case alloggio)<br />
con risorse adeguate grazie ad una volontà<br />
politica che è trasversale. In particolare<br />
Emma Vallance, del comune <strong>di</strong><br />
Galloway, ha descritto un interessante<br />
strumento che aiuta a “certificare” e a<br />
quantificare il ritorno economico del lavoro<br />
sociale per i senza <strong>di</strong>mora, <strong>di</strong>mostrando<br />
che a fronte <strong>di</strong> un investimento<br />
<strong>di</strong> 1 euro da parte dell’ente locale sono<br />
almeno 3 gli euro che ritornano in termini<br />
<strong>di</strong> beneficio (come servizi, sicurezza<br />
sociale, decoro, etc.) alla comunità locale.<br />
L’ultima sessione <strong>di</strong> lavoro è<br />
stata de<strong>di</strong>cata a forme progettuali che<br />
hanno visto l’apporto <strong>di</strong> capitale pubblico,<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> europei e privati. L’italiana<br />
Sara Bal<strong>di</strong>sseri ha presentato una esperienza<br />
viva e promotrice <strong>di</strong> iniziative da<br />
seguire. La Fondazione <strong>di</strong> Lucca rappresenta<br />
un unicum interessante a livello<br />
europeo che vede un lavoro comune (e<br />
risorse con<strong>di</strong>vise) della <strong>Caritas</strong> <strong>Diocesana</strong>,<br />
della Provincia e del Comune oltre<br />
che della Banca locale e <strong>di</strong> sponsor privati.<br />
Ma è da segnalare l’intervento della<br />
Banca Europea degli Investimenti (BEI)<br />
che ha descritto come è ormai impossibile<br />
pensare a una <strong>di</strong>mensione finanziaria<br />
che non parta anche da un investimento<br />
sociale in parte per la grave marginalità<br />
(senza <strong>di</strong>mora). Parole, esperienze,<br />
idee progettualità che hanno<br />
dato ai partecipanti la speranza e la volontà<br />
<strong>di</strong> proseguire in una azione cosi<br />
importante per tutta la società.<br />
26 informacaritas<br />
È apparsa chiara a tutti i presenti<br />
che la vera sfida per i prossimi anni<br />
non sarà la mancanza <strong>di</strong> risorse (non<br />
solo), ma la necessità <strong>di</strong> una nuova politica<br />
(a partire da quella europea) e una<br />
adeguata progettualità integrata e integrale<br />
capace <strong>di</strong> rispondere a problemi<br />
sempre più complessi che però hanno un<br />
volto nelle persone senza <strong>di</strong>mora che incontriamo<br />
ogni giorno nei nostri servizi.<br />
Master universitario <strong>di</strong> Primo Livello<br />
in Management delle politiche sociali<br />
La Santa Silvia - Lumsa da sessant’anni impegnata nell’offerta <strong>di</strong> percorsi formativi <strong>di</strong> alto e riconosciuto<br />
valore, è lieta <strong>di</strong> annunciare l’apertura delle iscrizioni alla prima e<strong>di</strong>zione del Master in<br />
Management delle Politiche Sociali. Il Master, <strong>di</strong>retto dal Prof. Giuseppe Mannino, è rivolto ai laureati<br />
in Servizio Sociale e in <strong>di</strong>scipline umanistiche. L’obiettivo è sviluppare competenze psico-sociali,<br />
economico-giuri<strong>di</strong>che e pedagogiche per il management, la progettazione la realizzazione e il coor<strong>di</strong>namento<br />
<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> politiche sociali e del welfare con particolare attenzione ai<br />
paesi dell’area eurome<strong>di</strong>terranea <strong>di</strong> lingua araba.<br />
L’evangelizzazione scende in strada<br />
Marta Genduso ed Erika Sciortino<br />
Yes… we can! Non più uno slogan politico ad<br />
effetto, ma il nostro urlo <strong>di</strong> entusiasmo. Quattro<br />
tappe <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> formazione per giovani<br />
educatori-animatori che <strong>di</strong>ciotto ragazzi,<br />
provenienti da <strong>di</strong>verse realtà territoriali, hanno intrapreso<br />
per imparare regole,tecniche e atteggiamenti<br />
per un ruolo <strong>di</strong> tale importantanza.<br />
Il 25 maggio è stata la data della nostra<br />
vera e propria <strong>di</strong>scesa in campo: la notte bianca<br />
delle scuole, occasione più che perfetta per metterci<br />
in gioco! Tra tiri al piattello,tiri al bersaglio,<br />
bans e altri giochi ,preparati da noi stessi, abbiamo<br />
coinvolto bambini e adulti che a loro volta ci<br />
hanno aiutati a “colorare” quella notte “bianca” e<br />
a renderla ancora più speciale. Ma come rimanere<br />
tra le mura <strong>di</strong> un palazzo dopo aver assaporato le<br />
emozioni dello stare tra la gente sulla strada con<br />
i suoi passanti apparentemente <strong>di</strong>stratti e assorti<br />
che invece fermano la loro corsa solo per farsi regalare<br />
un sorriso? Il progetto “Yes… we can” ha<br />
così iniziato a prendere forma e 12 <strong>di</strong> noi hanno<br />
dato vita a un gruppo <strong>di</strong> animazione da strada,<br />
fissando varie tappe in città, come quella fatta la<br />
sera del 29 giugno alla Cala <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, i e quella<br />
che ci apprestiamo ad organizzare a Mondello.<br />
Il progetto <strong>di</strong> cui facciamo parte, il “Piano Incontro<br />
Giovani”, offre tante altre esperienze e attività,<br />
tra le quali il tempo d’estate “L’allegra fattoria”,<br />
pensato e organizzato come esperienza <strong>di</strong>vertente<br />
ma soprattutto costruttiva per i bambini<br />
che ne sono protagonisti, e l’animazione del “Festino”<br />
per S. Rosalia. Karaoke, musica dal vivo e<br />
giochi sono soltanto alcune delle cose che abbiamo<br />
preparato per festeggiare con voi e con i<br />
vostri bambini questa serata. Grazie al vostro sostegno<br />
siamo ancora più consapevoli che Yes…<br />
we can si… noi possiamo <strong>di</strong>vertirci e far <strong>di</strong>vertire<br />
bambini, ragazzi, e perché no anche adulti, in<br />
modo che <strong>di</strong>vertimento ed educazione siano accezioni<br />
<strong>di</strong> una stessa parola: animazione! Si… noi<br />
possiamo portare il Vangelo nelle strade, a modo<br />
nostro, affinchè possiamo <strong>di</strong>mostrare quanto sia<br />
bello star con Cristo!
giu<br />
sti<br />
zia<br />
Ospitalità solidale dei ragazzi Saharawi<br />
Ogni occasione <strong>di</strong> servizio è un dono<br />
Vincenzo Guagliardo<br />
Iragazzi della Branca RyS del Gruppo<br />
Scout Agesci Altavilla Milicia 1 dal 17<br />
al 21 <strong>agosto</strong>, nell’ambito dell’attività estiva<br />
a chiusura dell’Anno Scout 2011/2012,<br />
hanno svolto un servizio <strong>di</strong> accoglienza e<br />
ospitalità per 15 ragazzi celiaci appartenenti<br />
al popolo Saharawi per far vivere<br />
loro momenti <strong>di</strong> gioia e incontro.<br />
Il popolo Saharawi vive da profugo<br />
nel deserto algerino dal 1975, anno<br />
d’invasione del Sahara occidentale da<br />
parte del Marocco. Migliaia <strong>di</strong> persone si<br />
sono trovate nel mezzo del nulla, convinti<br />
<strong>di</strong> restarvi pochi giorni, per poi riprendere<br />
possesso dei propri beni e<br />
ricongiungersi alle loro famiglie. Ma i<br />
giorni si sono ammassati uno sull’altro <strong>di</strong>ventando<br />
mesi, anni in attesa <strong>di</strong> promesse<br />
non mantenute, nell’incapacità<br />
generale della comunità internazionale <strong>di</strong><br />
far rispettare gli accor<strong>di</strong> presi e assistendo<br />
al fallimento del ruolo delle Nazioni<br />
Unite. Nei primi tempi dopo l’esodo<br />
moltissime sono state le malattie epidemiche<br />
che hanno provocato la morte <strong>di</strong><br />
tanti bambini. Se non vi fossero stati gli<br />
aiuti <strong>di</strong> numerose organizzazioni <strong>di</strong> solidarietà,<br />
dell’Unione Europea e delle agenzie<br />
delle Nazioni Unite, forse i Saharawi<br />
sarebbero stati un altro fra i tanti gruppi<br />
etnici estinti. Ancora oggi sono costretti<br />
a ricevere aiuti alimentari e sanitari, perché<br />
in quel deserto non cresce nulla o comunque<br />
non abbastanza da dare da<br />
vivere a 200.000 persone.<br />
L’attività s’inserisce nella tra<strong>di</strong>zionale<br />
accoglienza fatta ai Saharawi da<br />
alcuni anni in Sicilia, grazie all’impegno<br />
dell’Istituto dei Ciechi I. Florio e Salamone<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, su proposta del dr. Giuseppe<br />
Iacono, primario gastroenterologo all’Ospedale<br />
dei Bambini e responsabile<br />
della celiachia per l’intero Popolo Saharawi.<br />
L’ospitalità è stata coor<strong>di</strong>nata dal<br />
sottoscritto, appartenente al Gruppo<br />
Scout Agesci Altavilla Milicia 1 e Filippo<br />
Di Carlo, e si è svolta grazie alla compartecipazione<br />
della <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>,<br />
che ha reso <strong>di</strong>sponibili gli spazi del<br />
Centro Educativo Ambientale sorto nel<br />
bene confiscato alla mafia sito nel territorio<br />
<strong>di</strong> Altavilla Milicia. Anche l’Amministrazione<br />
Comunale, guidata dal<br />
Sindaco Nino Parisi, ha sostenuto con<br />
sensibilità e solerzia l’iniziativa con un<br />
contributo per l’acquisto degli alimenti<br />
per tutto il periodo dell’ospitalità e del<br />
materiale per lo svolgimento delle attività.<br />
Alcuni assessori e consiglieri hanno<br />
con<strong>di</strong>viso alcuni momenti con i ragazzi,<br />
scoprendo inattese emozioni.<br />
L’attività <strong>di</strong> Servizio ha visto impegnati<br />
quattro ragazzi scout: Davide<br />
Buttitta, Federica Marino, Domenico<br />
Po<strong>di</strong>x, Fabiana Scirè, che hanno accolto i<br />
Saharawi in un clima <strong>di</strong> gioiosa fraternità<br />
sperimentando quanta ricchezza può riservare<br />
l’incontro con l’“altro”.<br />
Per i ragazzi della Branca RyS il<br />
servizio è una scelta, non solo una risposta<br />
alla chiamata <strong>di</strong> chi ha bisogno, ma anche<br />
un’attenzione verso l’altro, nella convinzione<br />
che per essere felici bisogna procurare<br />
la felicità agli altri. Questo imparare a<br />
donarsi, fatto <strong>di</strong> piccole conquiste quoti<strong>di</strong>ane,<br />
segna la propria progressione personale<br />
in<strong>di</strong>viduale nella carità per poi<br />
sfociare nell’impegno sociale.<br />
La con<strong>di</strong>visione dei tempi e<br />
degli spazi della giornata vissuta in maniera<br />
comunitaria, le attività espressive, <strong>di</strong><br />
animazione e <strong>di</strong> riflessione sono state vissute<br />
nel rispetto della cultura <strong>di</strong> ciascuno<br />
e all’interno <strong>di</strong> uno straor<strong>di</strong>nario equilibrio<br />
<strong>di</strong> comunità. La <strong>di</strong>fferenza linguistica<br />
ha aperto occasioni comunicative inaspettate<br />
e da timore <strong>di</strong> non capirsi è <strong>di</strong>-<br />
ventata un’occasione <strong>di</strong> relazione e<br />
scambio che ha favorito una conoscenza<br />
reciproca più approfon<strong>di</strong>ta.<br />
Un’amichevole partita <strong>di</strong> calcetto<br />
tra Saharawi e Altavillesi, organizzata<br />
dal CSI <strong>di</strong> Altavilla, ha permesso <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>videre anche con altri ragazzi del<br />
paese questa occasione d’incontro.<br />
I Saharawi ci hanno lasciato un<br />
messaggio <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong>gnità, ci hanno<br />
detto che la vita è sorridere, giocare, <strong>di</strong>vertirsi<br />
e amare. Che la vita è non arrendersi<br />
davanti alle <strong>di</strong>fficoltà, che la vita è<br />
qui e adesso, che la vita è nell’incontro.<br />
informacaritas<br />
27
spi<br />
ri<br />
tua<br />
lità<br />
Fate la carità della verità<br />
Fernanda Di Monte<br />
« Fate a tutti la carità della verità».<br />
Questa frase con cui abbiamo iniziato<br />
la rubrica <strong>di</strong> spiritualità, all'inizio del<br />
corrente anno, attribuita tra gli altri al<br />
beato don Giacomo Alberione, fondatore<br />
della Famiglia Paolina, si può far risalire<br />
allo stesso apostolo Paolo, quando,<br />
nella lettera agli Efesini, invita a vivere<br />
«secondo la verità nella carità» (Ef 4,15).<br />
L’espressione, quasi uno slogan, esprime<br />
bene lo spirito del fondatore delle paoline<br />
e dei paolini e la missione che sono<br />
chiamati a compiere nella Chiesa: una<br />
missione <strong>di</strong> annuncio agli uomini del nostro<br />
tempo, nell’attuale cultura della comunicazione,<br />
della “Buona notizia” <strong>di</strong><br />
Cristo Maestro che è Via, Verità e Vita.<br />
Lo stesso don Alberione paragona questo<br />
servizio per la Verità e per il Vangelo<br />
alla carità verso i più poveri, con le parole<br />
<strong>di</strong> Pietro allo storpio della porta<br />
Bella del tempio (Atti 3,6): «Non ho né<br />
oro né argento, ma vi dono <strong>di</strong> quello che<br />
ho: Gesù Cristo: Via, Verità, Vita».<br />
Ma cosa significa «fare la carità<br />
della verità»? Ci facciamo condurre dalle<br />
stesse parole <strong>di</strong> papa Benedetto XVI,<br />
nella sua prima enciclica, Deus <strong>Caritas</strong><br />
est, incentrata, appunto, sulla carità.<br />
I due poli dell’espressione, carità<br />
e verità, potrebbero sembrare opposti e<br />
prestarsi a interpretazioni contrastanti. Se<br />
si pone l’accento sul termine carità, «si<br />
corre il rischio <strong>di</strong> un facile irenismo che finisce<br />
col soffocare la ra<strong>di</strong>calità del Vangelo<br />
per adattarlo alle mode e alle<br />
opportunità del momento». Un rischio,<br />
questo, ben presente oggi, «con il trionfo<br />
del politically correct, <strong>di</strong> una falsa forma <strong>di</strong><br />
28 informacaritas<br />
rispetto dell’altro basata sul relativismo<br />
più assoluto: si finisce così per non avere<br />
più il coraggio e la franchezza dello stesso<br />
Cristo Gesù e per stemperare e annacquare<br />
la forza liberante del messaggio<br />
evangelico». Del resto se si pone l’accento<br />
sulla verità si rischia <strong>di</strong> non tener presente<br />
l’essere umano al quale ci si rivolge e <strong>di</strong> comunicare<br />
non la verità liberante che è lo<br />
stesso Cristo Gesù, ma la propria durezza<br />
<strong>di</strong> cuore, il proprio attaccamento ai precetti<br />
e alle regole in quanto tali. In sintesi,<br />
si corre il rischio <strong>di</strong> comunicare una verità<br />
che è pura astrazione, snaturata nella sua<br />
essenza, un’imposizione estrinseca e for-<br />
male. Ricor<strong>di</strong>amo a questo proposito le<br />
parole <strong>di</strong> Gesù: «Il sabato è stato fatto per<br />
l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc<br />
2,27). Carità e verità vanno perciò sempre<br />
tenute insieme. E questo è possibile se<br />
siamo pienamente ra<strong>di</strong>cati in Cristo, che è<br />
la rivelazione dell’amore del Padre, «Dio<br />
infatti ha tanto amato il mondo da dare il<br />
suo Figlio unigenito, perché chiunque<br />
crede in lui non muoia, ma abbia la vita<br />
eterna», (Gv 3,16) ed è egli stesso la verità<br />
(Gv 14,6). Papa Benedetto lo esprime<br />
bene: «Il contatto vivo con Cristo è l’aiuto<br />
decisivo per restare sulla retta via: né cadere<br />
in una superbia che <strong>di</strong>sprezza l’uomo<br />
e non costruisce in realtà nulla, ma piuttosto<br />
<strong>di</strong>strugge, né abbandonarsi alla rassegnazione<br />
che impe<strong>di</strong>rebbe <strong>di</strong> lasciarsi<br />
guidare dall’amore e così servire l’uomo.<br />
La preghiera come mezzo per attingere<br />
sempre <strong>di</strong> nuovo forza da Cristo, <strong>di</strong>venta<br />
qui una urgenza del tutto concreta. Chi<br />
prega non spreca il suo tempo, anche se<br />
la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza<br />
e sembra spingere unica-<br />
«Non ho né oro né argento, ma vi dono <strong>di</strong> quello<br />
che ho: Gesù Cristo: Via, Verità, Vita»<br />
mente all’azione. La pietà non indebolisce<br />
la lotta contro la povertà o ad<strong>di</strong>rittura<br />
contro la miseria del prossimo».<br />
Fare a tutti la carità della verità,<br />
significa far emergere le esigenze e la<br />
forza liberante del Vangelo e avere il coraggio<br />
<strong>di</strong> denunciare le ingiustizie e i soprusi<br />
contro i più deboli; ma con<br />
l’atteggiamento cristiano <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong><br />
gratuità verso tutti.<br />
Chiamata <strong>di</strong> Pietro e Andrea,<br />
Caravaggio, olio su tela<br />
ca. 1603-1606,<br />
Hampton Court,<br />
Royal Collection, Londra
e<br />
cen<br />
sio<br />
ni<br />
Quasi amici<br />
L’incontro possibile<br />
Vincenzo Toia<br />
ennesimo film sull’amicizia. Perché<br />
L’ dunque consigliare proprio questa<br />
storia? Cominciamo col <strong>di</strong>re che nell’alveo<br />
<strong>di</strong> un tema classico, questa comme<strong>di</strong>a<br />
in salsa francese, trova un posto<br />
tutto suo, sempre in bilico tra l’ironia e<br />
un velo <strong>di</strong> malinconia, grazie ad una sceneggiatura<br />
tratta da una storia vera e dai<br />
protagonisti ben costruiti e interpretati.<br />
I protagonisti della storia<br />
sono, Philippe, milionario paralizzato dal<br />
collo in giù, vive in un palazzo al centro<br />
<strong>di</strong> Parigi e Driss, ragazzo <strong>di</strong> colore delle<br />
banlieue francesi, appena uscito <strong>di</strong> prigione.<br />
Il primo cerca un badante personale,<br />
il secondo, solo un timbro <strong>di</strong><br />
avvenuto colloquio per ottenere il sussi<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione. Un po’ meravigliato<br />
da quest’approccio Philippe<br />
chiede, «ma non le pesa vivere sulle<br />
spalle degli altri?», e Dris, «a me no, e a<br />
lei?». Da qui si parte, parte un rapporto<br />
unico, un rapporto <strong>di</strong> lavoro, un rapporto<br />
in cui s’incontrano due vite e due<br />
mon<strong>di</strong> apparentemente <strong>di</strong>stantissimi,<br />
ma in realtà molto più simili <strong>di</strong> quanto si<br />
possa credere. Entrambi infatti, incarnano<br />
due paure tra le più <strong>di</strong>ffuse e temute,<br />
la paura della malattia e la paura<br />
del <strong>di</strong>verso, l’effetto comune è l’esclusione<br />
sociale. Così chi si trova in tali con<strong>di</strong>zioni<br />
si sente spesso inadeguato, ed<br />
ove così non fosse, ci pensano gli altri a<br />
ricordarglielo!<br />
A pensarci bene, quanti <strong>di</strong> noi<br />
davanti ad una persona con han<strong>di</strong>cap o<br />
al ragazzo che allunga la mano per<br />
strada, non proviamo nel migliore dei<br />
casi, un sorriso <strong>di</strong> pietà? Si guarda troppo<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
spesso lo “stato <strong>di</strong> bisogno”, vedendo la<br />
carrozzina o la povertà e non la persona.<br />
Quanti siamo in grado d’incontrare<br />
quella persona e non lo stato in cui vive?<br />
Partendo da sofferenze simili Philippe e<br />
Driss hanno una sensibilità che va oltre il<br />
pietismo comune e s’incontrano, s’incontrano<br />
nel profondo, seppur arrivando<br />
da galassie <strong>di</strong>stanti. Philippe dà a<br />
Driss una possibilità, Driss a sua volta<br />
uno sguardo autentico e <strong>di</strong>sincantato<br />
che mai nessun altro “badante” avrebbe<br />
potuto dargli. Un incontro tanto profondo<br />
non poteva non far crescere e cresce<br />
tutto, cresce il rapporto, che<br />
ovviamente ben presto non è più solo <strong>di</strong><br />
lavoro. Qualcuno scrisse che «un amico<br />
è chi sa ballare con te nella gioia, e camminarti<br />
accanto, in silenzio, nella sofferenza»;<br />
con un amico non c’è bisogno <strong>di</strong><br />
grosse spiegazioni, <strong>di</strong> parole, ma c’è una<br />
vicinanza che sa <strong>di</strong> calore e quando poi<br />
ca<strong>di</strong>, magari prima ride, ma poi ti aiuta<br />
col cuore. Di conseguenza crescono i<br />
due protagonisti. Scaldato da un sentimento<br />
tanto semplice e autentico Philippe,<br />
il cui più grande dolore non<br />
sarebbe poi la sua con<strong>di</strong>zione, ma la per<strong>di</strong>ta<br />
dell’amatissima moglie, pian piano<br />
seppur con mille incertezze, ritrova la voglia<br />
<strong>di</strong> rimettersi in gioco. Driss, a sua<br />
volta, <strong>di</strong>viene un po’ più uomo e spinto<br />
da Philippe trova il coraggio <strong>di</strong> prendere<br />
sulle sue spalle grosse responsabilità. Di<br />
riflesso, in un gioco <strong>di</strong> specchi questi<br />
mutati atteggiamenti si allargano anche<br />
ai mon<strong>di</strong> attorno a loro come una goccia<br />
in uno stagno crescendo.<br />
Rispondendo alla domanda<br />
iniziale, possiamo <strong>di</strong>re che vale la pena<br />
consigliare questa storia. In un mondo<br />
che rifugge la sofferenza emarginando chi<br />
la vive, concedendo al massimo del pietismo,<br />
solo il coraggio d’incontrare autenticamente<br />
l’altro, <strong>di</strong> essergli amico, non<br />
per fare del bene, ma volendogli bene,<br />
salva. Non salva il mondo, non salva l’altro,<br />
ma salva noi stessi, facendoci crescere.<br />
informacaritas<br />
29
vol<br />
ti<br />
sto<br />
rie<br />
&<br />
Alla ricerca della felicità<br />
La mia è una storia molto triste. Fin<br />
dall’infanzia subivo abusi sessuali in<br />
famiglia, non parlavo mai, ero molto timido<br />
e terrorizzato. Mia madre non si<br />
èmai accorata <strong>di</strong> nulla e io per non<br />
darle un <strong>di</strong>spiacere facevo finta <strong>di</strong><br />
niente e subivo in silenzio. Il rapporto<br />
con mio fratello minore, Mario si rafforzava<br />
sempre più.<br />
Quando è morta nostra<br />
madre, nel 2003 io e mio fratello siamo<br />
stati <strong>di</strong>visi, ognuno <strong>di</strong> noi è andato a vivere<br />
a casa <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse sorelle. La convivenza<br />
è stata <strong>di</strong>fficile per entrambi. Io<br />
sono stato male e i problemi sempre più<br />
frequenti mi hanno fatto soffrire <strong>di</strong> depressione.<br />
La mia famiglia, o meglio<br />
quello che era rimasto della mia famiglia,<br />
pian piano mi allontanava, mi <strong>di</strong>sprezzavano,<br />
sino a farmi lasciare casa loro…<br />
sono <strong>di</strong>vento un barbone! Abbiamo vissuto<br />
per due anni in una casa abusiva e<br />
poi grazie alla pensione <strong>di</strong> mio fratello<br />
(che soffre <strong>di</strong> schizofrenia), abbiamo affittato<br />
un monolocale.<br />
30 informacaritas<br />
La sfortuna ci perseguita e una<br />
notte ho iniziato a sentire dei rumori,<br />
non capivo, pensavo si trattasse <strong>di</strong> una<br />
scossa <strong>di</strong> terremoto, ho svegliato imme-<br />
Grazie alla generosità <strong>di</strong> Enza Abbate, impegnata<br />
da anni nel volontariato, soprattutto<br />
a favore dei <strong>di</strong>sabili, un gruppo <strong>di</strong> bambini appartenenti<br />
a famiglie <strong>di</strong>sagiate avranno l’opportunità<br />
<strong>di</strong> trascorrere le vacanze estive in una<br />
struttura fornita <strong>di</strong> piscina. L’iniziativa si svolgerà<br />
sotto l’egida della <strong>Caritas</strong> citta<strong>di</strong>na, presso la<br />
quale la volontaria presta la sua attività. «Il Consiglio<br />
della <strong>Caritas</strong> citta<strong>di</strong>na ha accolto con favore<br />
la proposta della nostra volontaria – spiega<br />
la presidente Concetta Testa – che ha messo a<br />
<strong>di</strong>sposizione una struttura immersa nel verde che<br />
sorge nella strada provinciale tra Bagheria e Casteldaccia.<br />
I bambini che saranno segnalati dalle<br />
parrocchie avranno la possibilità <strong>di</strong> trascorrere<br />
due settimane <strong>di</strong> vacanze all’aria aperta».<br />
<strong>di</strong>atamente mio fratello, ma non ho<br />
fatto in tempo. Un tonfo fortissimo è<br />
rimbombato in tutto l’appartamento e<br />
una nube <strong>di</strong> polvere si era sollevata: era<br />
crollato il pavimento. Per fortuna sotto<br />
non ci abitava nessuno e noi riamo rimasti<br />
illesi. Ovviamente non avevamo<br />
nessun contratto e quin<strong>di</strong> ci siamo trovati<br />
ancora una volta a vivere per strada.<br />
Adesso siamo ospiti in un<br />
centro <strong>di</strong> accoglienza, ma è soltanto una<br />
sistemazione provvisoria: Mario ed io<br />
vogliamo riprendere la nostra rivincita,<br />
ricominciare da zero e cancellare il passato,<br />
per quanto possibile. Siamo in<br />
cerca <strong>di</strong> un piccolo appartamento e <strong>di</strong><br />
un po’ <strong>di</strong> felicità.<br />
Vacanze gratis a bambini <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong>sagiate<br />
Due i turni <strong>di</strong> vacanze organizzati, dal<br />
25 al 30 giugno e dal 2 al 7 <strong>luglio</strong>. I minori <strong>di</strong> età<br />
scolare saranno condotti presso la struttura la<br />
mattina alle 9 con pulmini presi a noleggio, in<br />
loco trascorreranno la mattinata accu<strong>di</strong>ti dai giovani<br />
del “Gruppo Speranza” della parrocchia del<br />
Santo Sepolcro che li intratterranno con giochi e<br />
attività formative. Nella mattinata avranno pure<br />
la possibilità <strong>di</strong> consumare pure una merenda,<br />
offerta dalla benefattrice Enza Abbate. Alla fine<br />
della mattinata saranno riportati in città alla<br />
mensa del Centro <strong>Caritas</strong> <strong>di</strong> via Santa Flavia dove<br />
consumeranno ogni giorno il pranzo. «Naturalmente<br />
i bambini oltre a giocare – conclude la<br />
presidente – avranno la possibilità <strong>di</strong> svolgere alcune<br />
attività formative ed educative».
e<br />
cen<br />
sio<br />
ni<br />
A mani nude. Don Pino Puglisi<br />
Antonella Fasani<br />
«È importante parlare <strong>di</strong> mafia,<br />
soprattutto nelle scuole, per combattere<br />
contro la mentalità mafiosa, che è poi<br />
qualunque ideologia <strong>di</strong>sposta a svendere<br />
la <strong>di</strong>gnità dell'uomo per sol<strong>di</strong>. Non ci si<br />
fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.<br />
Tutte queste iniziative hanno valore<br />
ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto<br />
parole. E le parole devono essere confermate<br />
dai fatti».<br />
Con queste parole don Pino Puglisi<br />
spiegava l'importanza non solo <strong>di</strong><br />
educare alla legalità ma <strong>di</strong> rispettare la<br />
“<strong>di</strong>gnità dell'uomo” da non svendere né<br />
per sol<strong>di</strong>, né per altri motivi. Era il 15 settembre<br />
1993, giorno del suo 56° compleanno,<br />
don Pino mentre si accinge a<br />
entrare in casa, viene assassinato con un<br />
colpo <strong>di</strong> pistola, sparato a <strong>di</strong>stanza ravvicinata<br />
alla testa. Le indagini e poi, i processi,<br />
riveleranno che a premere il grilletto<br />
fu Salvatore Grigoli, killer professionista,<br />
e che il delitto fu commissionato dai fratelli<br />
Filippo e Giuseppe Graviano, capi in<strong>di</strong>scussi<br />
<strong>di</strong> una potente famiglia mafiosa<br />
del quartiere palermitano <strong>di</strong> Brancaccio.<br />
La storia <strong>di</strong> don Pino Puglisi, parroco in<br />
una delle periferie più <strong>di</strong>fficili del capoluogo<br />
siciliano, è raccontata in modo<br />
semplice e documentato da un libro <strong>di</strong><br />
Vincenzo Ceruso A mani nude. Don Pino<br />
Puglisi (San Paolo, 2012, 10 euro).<br />
In poco più <strong>di</strong> cento pagine,<br />
l’autore descrive la figura <strong>di</strong> un sacerdote<br />
che grazie alla suo costante impegno<br />
come educatore tra i giovani, guidato<br />
dalla sola Parola <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong>venta un<br />
punto <strong>di</strong> riferimento, tanto da essere<br />
<strong>luglio</strong><strong>agosto</strong> 2012<br />
percepito dalla mafia come una minaccia<br />
alla propria attività delinquenziale. Il<br />
volume, con prefazione <strong>di</strong> Andrea Riccar<strong>di</strong>,<br />
fondatore della Comunità <strong>di</strong> Sant’Egi<strong>di</strong>o<br />
e ministro del governo Monti,<br />
considera le prime esperienze <strong>di</strong> don Puglisi<br />
tra i terremotati del Belice, nel 1968,<br />
il lavoro pastorale a Godrano e nella parrocchia<br />
intitolata a San Gaetano <strong>di</strong> Brancaccio.<br />
A pochi metri dall’abitazione dei<br />
fratelli Graviano, istituisce il centro Padre<br />
Nostro, dove i bambini e i giovani del<br />
quartiere possono socializzare, giocare,<br />
stu<strong>di</strong>are. Don Pino o “3 P” come affettuosamente<br />
veniva chiamato mostra in<br />
concreto che si può vivere e crescere in<br />
modo <strong>di</strong>verso da quello imposto dai<br />
mafiosi. Riuscirà a far aprire una scuola<br />
me<strong>di</strong>a pubblica, a <strong>di</strong>ffondere l’importanza<br />
della lettura (la casa in cui vive è <strong>di</strong><br />
una povertà evidente, ma stracolma <strong>di</strong><br />
libri). Pastore dall’animo aperto, cor<strong>di</strong>ale,<br />
capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con tutti, ma mai incline<br />
a compromessi con i “potenti”. Per<br />
questa “invasione” pagherà con la vita.<br />
«Puglisi» – si legge nel libro – «con la sua<br />
opera pastorale, faceva cadere la maschera<br />
<strong>di</strong> Cosa Nostra e la mostrava per<br />
quello che era: un’entità spietata, <strong>di</strong>sposta<br />
a sacrificare sull’altare del guadagno<br />
persino i bambini. L’opposizione al reclutamento<br />
dei giovani tra le fila della<br />
manovalanza mafiosa è stato il motivo<br />
principale che ha condotto la mafia alla<br />
decisione <strong>di</strong> eliminarlo».<br />
Scrive il ministro Andrea Riccar<strong>di</strong>,<br />
nella prefazione al volume: «Vincenzo<br />
Ceruso fa rivivere l’umile grandezza<br />
<strong>di</strong> don Giuseppe Puglisi, la sua profonda<br />
spiritualità, la sua tenacia nell’affrontare le<br />
macerie umane e sociali <strong>di</strong> Brancaccio. Da<br />
queste pagine emerge con limpidezza<br />
«Di fronte alle minacce, don Pino non è fuggito,<br />
ma è rimasto nella sua parrocchia e tra i suoi ragazzi»<br />
una vicenda umana a cui viene restituito<br />
spessore. È la storia <strong>di</strong> un cristiano <strong>di</strong>sarmato.<br />
Forte solo della sua fedeltà al Vangelo.<br />
Di fronte alle minacce che<br />
incombevano sulla sua vita, don Pino<br />
non è fuggito, ma è rimasto nella sua parrocchia<br />
e tra i suoi ragazzi. Infatti è la storia<br />
<strong>di</strong> un martire <strong>di</strong> fine Novecento, che<br />
parla alla Chiesa del XXI secolo e alla coscienza<br />
civile del nostro Paese». E per<br />
questo, papa Benedetto XVI, lo in<strong>di</strong>ca,<br />
beatificandolo, modello non solo per i<br />
sacerdoti ma per ogni cristiano.<br />
informacaritas<br />
31
Preghiera<br />
per la fine tratta<br />
Eterno Padre,<br />
sappiamo che tu hai un amore particolare<br />
per i poveri e i più piccoli e <strong>di</strong>fen<strong>di</strong><br />
coloro ai quali la vita viene calpestata.<br />
Oggi, la nostra attenzione è<br />
per le persone offese ingiustamente<br />
vendute come merce <strong>di</strong> mercato,<br />
giovani donne e bambini<br />
la cui vita viene valutata<br />
meno <strong>di</strong> trenta denari d’argento.<br />
Padre Santo, e pieno <strong>di</strong> Amore<br />
noi cre<strong>di</strong>amo che Tu non li <strong>di</strong>mentichi,<br />
il loro nome è scritto<br />
sul palmo della Tua mano.<br />
Aiutaci a capire che noi pure<br />
abbiamo un compito in questo mondo<br />
dove i mercati decidono,<br />
non solo i prezzi delle cose – del caffè –<br />
ma anche quello delle persone.<br />
Donaci il coraggio <strong>di</strong> alzare la voce<br />
contro le ingiustizie e gli abusi,<br />
<strong>di</strong> stare dalle parte dei più piccoli<br />
e denunciare le ingiustizie.<br />
Padre Santo, noi ti chie<strong>di</strong>amo<br />
dona a coloro che lottano<br />
contro il traffico <strong>di</strong> persone<br />
conoscenza e determinazione;<br />
dona alle vittime, coraggio e confidenza in Te.<br />
Padre Misericor<strong>di</strong>oso,<br />
ti preghiamo per coloro che<br />
per il loro egoismo e ignoranza<br />
sono causa <strong>di</strong> questo traffico<br />
e lo <strong>di</strong>ffondono nel mondo.<br />
Possano <strong>di</strong>ventare consapevoli<br />
della loro responsabilità<br />
Te lo chie<strong>di</strong>amo nel Nome <strong>di</strong> Gesù,<br />
Tuo Figlio e nostro Fratello.<br />
Amen.