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SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico<br />

QUARTE<br />

GIORNATE INTERNAZIONALI DI<br />

STUDI SULL’AREA ELIMA<br />

(Erice, 1-4 <strong>di</strong>cembre 2000)<br />

ATTI<br />

III<br />

Pisa 2003


Il presente volume è stato curato da Alessandro Corretti.<br />

ISBN 88-7642-122-X


NOTE DI TOPOGRAFIA NELLA SICILIA MEDIEVALE:<br />

UNA RILETTURA DELLA JARI–DA DI MONREALE<br />

(DIVISE BATTALLARII, DIVISA FANTASINE)<br />

MARIA ADELAIDE VAGGIOLI<br />

Premessa<br />

Il Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia del Mondo<br />

antico della <strong>Scuola</strong> Normale ha elaborato, sulla base <strong>di</strong> una<br />

convenzione con l’Assessorato ai BB.CC.AA. della Regione<br />

<strong>Sicilia</strong>na, un modello <strong>di</strong> carta archeologica a scala provinciale, e<br />

ne ha verificato la vali<strong>di</strong>tà realizzando un campione <strong>di</strong> carta<br />

archeologica a scala comunale 1 . La scelta del comune campione<br />

per testare il prototipo è caduta su Contessa Entellina, dove da oltre<br />

15 anni l’équipe della <strong>Scuola</strong> Normale è impegnata negli scavi <strong>di</strong><br />

Rocca d’Entella 2 , e dove anche la chora della città era già stata<br />

oggetto in precedenza <strong>di</strong> puntuali, anche se limitate, indagini 3 .<br />

Il lavoro per la carta archeologica <strong>di</strong> Contessa Entellina è<br />

iniziato con una capillare schedatura <strong>di</strong> tutte le fonti <strong>di</strong>sponibili,<br />

e tra esse non poteva non suscitare un particolare interesse un<br />

documento <strong>di</strong> eccezionale importanza come la Jari–da <strong>di</strong> Monreale<br />

del 1182, cioè il ben noto registro dei confini delle terre <strong>di</strong> Iato,<br />

Corleone, Battellaro e Calatrasi donate da Guglielmo II all’Abbazia<br />

<strong>di</strong> S. Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale, redatto in arabo e in latino<br />

ed oggi conservato, con tutto il corpus del Tabulario <strong>di</strong> Monreale,<br />

presso la Biblioteca Centrale Regionale <strong>di</strong> Palermo 4 .<br />

Si tratta <strong>di</strong> un documento che appartiene ad un genere <strong>di</strong><br />

fonti, relative alle delimitazioni territoriali e alle problematiche<br />

ad esse correlate, ben noto agli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>topografia</strong> anche per<br />

epoche assai precedenti, in particolare con testi <strong>di</strong> natura epigrafica:<br />

basti ricordare, per il mondo greco e per quello romano, le<br />

Tabulae Halaesinae, la Sententia Minuciorum e numerosi docu-


1248<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

menti relativi a contenziosi a carattere confinario risolti me<strong>di</strong>ante<br />

arbitrati 5 .<br />

La Jari–da del 1182, come è noto, si articola in quattro parti,<br />

comprendendo le descrizioni dei confini <strong>di</strong> Iato, Corleone,<br />

Battellaro e Calatrasi. Mentre le prime due sono definite rispettivamente<br />

Magna Divisa Iati e Magna Divisa Corilionis, e alla<br />

descrizione generale dei loro confini segue quella dei singoli<br />

casali e relativi territori che le compongono (41 <strong>di</strong>visae per Iato,<br />

4 per Corleone), i <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Battellaro e Calatrasi sono chiamati<br />

Divise Battallarii e Divise Kalatatrasi, e comprendono la sola<br />

descrizione generale dei rispettivi confini esterni. È probabile che<br />

questa <strong>di</strong>fferenza rispecchi il <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> documentazione<br />

reperibile negli archivi reali per questi territori, <strong>di</strong> cui i primi due<br />

erano sempre stati <strong>di</strong> proprietà demaniale, mentre gli altri erano<br />

stati fino a pochi anni prima della donazione <strong>di</strong> proprietà feudale 6 .<br />

All’interno del documento, in particolare la nostra attenzione<br />

si è rivolta soprattutto alla sezione relativa al territorio oggi in<br />

gran parte pertinente al comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, vale a <strong>di</strong>re<br />

alla Divise Battallarii, che registra i possessi già <strong>di</strong> Goffredo,<br />

signore <strong>di</strong> Battellaro, poi tornati al regio demanio e quin<strong>di</strong> donati<br />

all’erigenda Abbazia 7 . Ci si è occupati inoltre della limitrofa<br />

Divisa Fantasine, appartenente nel 1182 al territorio <strong>di</strong> Corleone,<br />

ma oggi compresa invece nei confini <strong>di</strong> Contessa Entellina.<br />

Nell’impossibilità <strong>di</strong> esporre in questa sede l’insieme dei<br />

risultati <strong>di</strong> questa rilettura, mi limiterò a descrivere brevemente le<br />

linee metodologiche adottate nell’analisi del documento, per poi<br />

proporre alcuni dei molti spunti <strong>di</strong> riflessione emersi dall’esame<br />

del testo e dal loro riscontro effettuato sul terreno.<br />

Metodologia <strong>di</strong> analisi del testo<br />

Il primo approccio con la Divise Battellarii si è rivelato, per<br />

la verità, alquanto problematico, a causa della scarsa corrispondenza<br />

tra la toponomastica moderna e quella citata dal documento<br />

8 : infatti il riconoscimento imme<strong>di</strong>ato, nel territorio attuale, dei<br />

toponimi presenti <strong>nella</strong> Jari–da si è limitato, in sostanza, alla sola<br />

Rocca <strong>di</strong> Entella, mentre la menzione <strong>di</strong> alcune località non<br />

appartenenti a Battellaro, ma confinanti col suo territorio (nel-


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1249<br />

l’or<strong>di</strong>ne, Bisacquino, Corleone, Calatrasi, Cautalì, Manzil Sin<strong>di</strong>–<br />

– cioè il nucleo più antico dell’attuale S. Margherita Belice – e poi<br />

Calatamauro, Comicchio e Giuliana) poteva suggerire soltanto<br />

un generico andamento della descrizione del confine in senso<br />

antiorario (tav. CCLII).<br />

Il testo è stato allora scomposto in sequenze, comprendenti<br />

ciascuna singoli toponimi, e ogni sequenza è stata analizzata<br />

me<strong>di</strong>ante una scheda appositamente elaborata, che <strong>nella</strong> sua<br />

articolazione scan<strong>di</strong>sce le fasi della ricerca: essa comprende<br />

infatti una sezione relativa al testo 9 , una sezione relativa alle<br />

fonti 10 , ed una sezione interpretativa 11 .<br />

Ponendo a <strong>di</strong>retto confronto le sequenze del testo arabo con<br />

quelle corrispondenti del testo latino è stato possibile effettuare<br />

una lettura speculare che ha evidenziato imme<strong>di</strong>atamente alcune<br />

lievi <strong>di</strong>fformità tra i due testi, <strong>di</strong>fformità che richiedono opportune<br />

verifiche e pongono alcuni interrogativi sui mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> composizione<br />

del documento e sul rapporto tra il testo arabo e quello<br />

latino 12 . Si tratta, in generale, sia <strong>di</strong> letture dubbie 13 , sia <strong>di</strong><br />

alternanze singolare/plurale o maschile/femminile 14 , sia <strong>di</strong> non<br />

corrispondenze tra arabo e latino, causate verosimilmente dal<br />

frainten<strong>di</strong>mento e dunque dalla deformazione <strong>di</strong> toponimi <strong>nella</strong><br />

traslitterazione da una lingua all’altra 15 : in sostanza, <strong>di</strong>fformità<br />

che richiedono riletture accurate e pongono con sempre maggiore<br />

urgenza la necessità <strong>di</strong> una nuova e<strong>di</strong>zione critica del documento,<br />

in sostituzione <strong>di</strong> quella, purtroppo incompleta, <strong>di</strong> S. Cusa 16 .<br />

Successivamente è stata analizzata tutta la documentazione<br />

<strong>di</strong>sponibile relativa ad ogni sequenza: la bibliografia 17 , la<br />

cartografia sia attuale, a <strong>di</strong>versa scala, sia storica 18 , la documentazione<br />

archivistica e toponomastica, la copertura aerofotografica<br />

19 , le fonti orali. Ne sono emerse in<strong>di</strong>cazioni preziose, che<br />

hanno consentito <strong>di</strong> localizzare con certezza alcuni toponimi<br />

situati in punti <strong>di</strong>versi del percorso del confine. Ciò ha permesso<br />

<strong>di</strong> spezzare la lunga linea del confine in un certo numero <strong>di</strong><br />

segmenti minori, compresi tra due estremi noti 20 . L’ulteriore<br />

approfon<strong>di</strong>mento dell’indagine, focalizzando la ricerca <strong>di</strong> ogni<br />

toponimo da identificare in un’area più ridotta, perché delimitata<br />

dagli estremi noti <strong>di</strong> ogni segmento, ha permesso, ad ogni


1250<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

successiva identificazione, <strong>di</strong> delimitare segmenti sempre più<br />

brevi, e <strong>di</strong> conseguenza <strong>di</strong> cercare i toponimi ancora ignoti in aree<br />

via via più limitate. In questo modo è stato possibile procedere<br />

con un grado sempre maggiore <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità, giungendo progressivamente<br />

a proporre identificazioni per la quasi totalità dei<br />

toponimi, o a definire aree comunque molto ristrette in cui cercare<br />

quelli ancora ignoti.<br />

Infine, è stata fondamentale la verifica sul terreno dei dati<br />

desunti dalle fonti documentarie <strong>di</strong> ogni genere, terreno che, nel<br />

corso della realizzazione della carta archeologica del Comune <strong>di</strong><br />

Contessa, è stato percorso con prospezioni sistematiche <strong>nella</strong> sua<br />

quasi totalità 21 . La conoscenza <strong>di</strong>retta del territorio si è rivelata,<br />

infatti, l’unico strumento per comprendere un documento che,<br />

prima <strong>di</strong> essere scritto <strong>nella</strong> forma che ci è giunta, è stato definito<br />

e verificato sul campo, essendo composto da una sequenza <strong>di</strong><br />

toponimi che costituiscono una catena <strong>di</strong> capisal<strong>di</strong> legati l’uno<br />

all’altro da collegamenti ottici 22 . Ed è stato, infatti, ripercorrendo<br />

il terreno con il testo alla mano che è stato possibile ricostruire,<br />

l’una dopo l’altra, le stesse sequenze <strong>di</strong> emergenze paesaggistiche<br />

fatte <strong>di</strong> colline, corsi d’acqua, vallate, sorgenti, casali, strade, rocce,<br />

alberi, mulini, quasi ricomponendo, tessera dopo tessera, il mosaico<br />

del paesaggio <strong>di</strong> questo angolo <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> del XII secolo.<br />

Il paesaggio<br />

Il quadro generale che ne risulta è quello <strong>di</strong> un territorio in<br />

cui gli elementi <strong>di</strong> continuità tra passato e presente si alternano a<br />

numerose cesure. Relativamente alla sua estensione, esso risulta<br />

in alcuni settori conforme all’attuale comune <strong>di</strong> Contessa Entellina,<br />

soprattutto là dove il confine ha un andamento piuttosto lineare<br />

ed è costituito da elementi naturali quali corsi d’acqua o spartiacque<br />

montani (per esempio il torrente Realbate dopo la confluenza con<br />

il Liotta, il Belice Sinistro, il corso inferiore del torrente Senore,<br />

il crinale del massiccio del monte Genuardo), mentre in altri<br />

settori la linea del confine ha un andamento piuttosto contorto e<br />

si <strong>di</strong>scosta dalla delimitazione attuale o perché non compaiono<br />

<strong>nella</strong> donazione del 1182 alcuni territori oggi invece amministrativamente<br />

pertinenti a Contessa Entellina (per esempio i territori


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1251<br />

dei casali <strong>di</strong> al-H≥amma–m e <strong>di</strong> Senuri e del castello <strong>di</strong><br />

Calatamauro 23 ), o perché appartenevano a Battellaro terre<br />

scorporate successivamente (come l’ex feudo <strong>di</strong> Bruca, oggi<br />

frazione del Comune <strong>di</strong> Bisacquino, ed altre aree ad E e S-E <strong>di</strong><br />

Contessa, oggi nei Comuni <strong>di</strong> Bisacquino e Giuliana), tra cui lo<br />

stesso casale <strong>di</strong> Battellaro 24 .<br />

All’interno <strong>di</strong> questo territorio, continuità e cesura, come si<br />

è detto, sono i due estremi tra cui si collocano gli elementi del<br />

paesaggio, naturale o antropizzato, che la Jari–da cita. Nel tentativo<br />

<strong>di</strong> ricostruzione <strong>di</strong> tale paesaggio, alcune tessere del mosaico<br />

inevitabilmente sono risultate mancanti, a causa delle trasformazioni<br />

che il territorio ha subito dal XII secolo ad oggi 25 . Si tratta<br />

<strong>di</strong> mutamenti che rivelano fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere, ma tutti<br />

con pesante incidenza sul territorio.<br />

Così la ridotta portata <strong>di</strong> alcuni dei principali corsi d’acqua<br />

ci rende <strong>di</strong>fficile riconoscere oggi nel torrente Realbate il Grande<br />

Fiume (al-Wa–<strong>di</strong>– al-Kabi–r/Fluvium Magnum, tav. CCLIV, 15) 26 ,<br />

mentre il grande invaso artificiale della Diga Garcia ha cancellato<br />

per sempre il Wa–<strong>di</strong>– Ant≥alla/Flumen Hentella, cioè l’o<strong>di</strong>erno<br />

Belice Sinistro nel tratto che lambisce la Rocca <strong>di</strong> Entella (tav.<br />

CCLIV, 21) 27 , con il suo Guado del Bagno (maja–z al-H≥amma–m<br />

/ Vadum Balnei), punto <strong>di</strong> incontro dei confini <strong>di</strong> Calatrasi, <strong>di</strong><br />

Cautalì e <strong>di</strong> al-H≥amma–m 28 .<br />

Allo stesso modo, il mutato regime idrico è rivelato dalla<br />

scomparsa, temporanea o definitiva, <strong>di</strong> alcune sorgenti, come la<br />

ÔAyn al-Jala–q.n / Fons Elgelakan nell’area <strong>di</strong> Gurgo, il cui sito è<br />

ancora ben riconoscibile (tav. CCLIV, 79) 29 , e le acque termali dei<br />

Bagni <strong>di</strong> Entella ricordate ancora nel XVI secolo dal Fazello per le<br />

loro proprietà curative 30 . Sono scomparsi inoltre il pozzo Bu–-H≥ajar<br />

/puteus Bahagar (tav. CCLIV, 59) e alcuni piccoli specchi d’acqua,<br />

come il Gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong>– / Lacus Zagan<strong>di</strong> in contrada Pizzillo<br />

(tav. CCLIV, 60) 31 e il piccolo lago <strong>nella</strong> conca occidentale <strong>di</strong><br />

Entella (tav. CCXX, 2 e tav. CCLIV, 30) 32 , che le violente piogge<br />

dell’ottobre 2000 hanno per qualche tempo ricreato, otturando il<br />

fondo della dolina che lo ospita e dandoci modo, per la prima volta<br />

da quando saliamo sulla Rocca, <strong>di</strong> ammirarlo, oltre che <strong>di</strong> chiederci,<br />

tra l’altro, se tale specchio d’acqua non potesse esistere anche in


1252<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

epoche precedenti, fungendo eventualmente anche da riserva<br />

idrica per una città che non ha sorgenti nell’area intramurana, e che<br />

in buona parte del suo vallone occidentale non ha mai rivelato<br />

tracce evidenti <strong>di</strong> urbanizzazione 33 .<br />

E così un altro fenomeno, quello della drastica riduzione<br />

delle aree boschive, è in<strong>di</strong>ziato dalla scomparsa <strong>di</strong> molti degli<br />

elementi botanici citati nel documento, che tuttavia a volte hanno<br />

lasciato traccia <strong>nella</strong> toponomastica, come i frassini nel Piano <strong>di</strong><br />

Frascine presso Bisacquino (tav. CCLIV, 10 e 91) 34 , a volte<br />

invece non l’hanno lasciata, come i tamarischi ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Rocca<br />

d’Entella (tav. CCLIV, 53) 35 , o i fichi e i caprifichi presso Cozzo<br />

Tondo (tav. CCLIV, 73) 36 e gli albereti nell’area <strong>di</strong> Cozzo Serra<br />

(tav. CCLIV, 71) 37 , e forse i gelsi (ma qui la lettura del documento<br />

è dubbia) lungo il corso inferiore del Belice Sinistro (= Wa–<strong>di</strong>– T≥u–<br />

t≥; tav. CCLIV, 39) 38 .<br />

A fenomeni <strong>di</strong> assestamento naturale, soprattutto in aree<br />

geologicamente instabili come la Rocca <strong>di</strong> Entella, deve imputarsi,<br />

credo, l’impossibilità <strong>di</strong> rintracciare oggi la Grotta degli<br />

Scu<strong>di</strong>eri (Gha–r al-S.ka–t.ra / Spelunca Scutiferorum), che ritengo<br />

si trovasse in contrada Vaccara (tav. CCLIV, 36), ma non è da<br />

escludere <strong>nella</strong> sua scomparsa una concomitante azione dell’uomo,<br />

che con ra<strong>di</strong>cali lavori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento e spietramento del<br />

terreno attuati con mezzi meccanici, o con l’attività <strong>di</strong> recupero<br />

<strong>di</strong> pietre per ottenere calcina, può aver cancellato definitivamente,<br />

in un’area oggi intensamente arata e coltivata, emergenze ottiche<br />

quali rocce affioranti, che certamente potevano aver costituito in<br />

precedenza punti <strong>di</strong> riferimento <strong>nella</strong> percezione del paesaggio 39 .<br />

Ed un caso simile può essere quello delle Lapides Masculi,<br />

in arabo H≥ija–r al-Ra–jil, da identificare verosimilmente con l’area<br />

a N del Cozzo Le Grottazze in contrada Arcera (ma qui probabilmente<br />

abbiamo comunque una continuità toponomastica 40 ):<br />

un’emergenza paesistica che certamente doveva interrompere il<br />

lineare andamento del confine nel suo inerpicarsi sul crinale delle<br />

Costiere 41 (tav. CCLIV, 45), ma che oggi si coglie a stento,<br />

essendo sventrata dall’attività <strong>di</strong> una cava <strong>di</strong> inerti per e<strong>di</strong>lizia.<br />

Ma tuttavia in questo territorio non mancano gli elementi <strong>di</strong><br />

continuità, sia a livello paesistico che toponomastico, quali per


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1253<br />

esempio la Fonte Morella, che perpetua nel nome la ‘ayn al-<br />

‘Ullayka / fons Rubbet del documento (tav. CCLIV, 5) 42 , o il Pizzo<br />

Lungo, in cui è da riconoscere, come già proponeva G. Canza<strong>nella</strong>,<br />

«l’alta (o lunga) pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong><br />

Ant≥alla / petra(m) erecta(m) que est in fine <strong>di</strong>rroiti de Hantalla»<br />

(tav. CCLIV, 25) 43 ; così esistono ancora, risalendo dal Pizzo<br />

Lungo verso la sommità della Rocca <strong>di</strong> Entella, la «grande montagna<br />

rossa / monte(m) magnu(m) rubeu(m)» (tav. CCLIV, 26) 44 e,<br />

all’estremità orientale della fortificazione che <strong>di</strong>fende il settore<br />

centro-settentrionale della città, i resti della «torre che è alla fine del<br />

muro / t(ur)rim que est in extremo muraliu(m)» (tav. CCLIV, 27) 45 ,<br />

così come il passaggio tra le rocce identificabile con la «porta tra<br />

le due rupi, dove fichi sono piantati in una delle due rupi / porta(m)<br />

que est int(er) duas rupes ubi sunt arbores ficulnee que s(un)t in<br />

altera duar(um) rupiu(m)», tutt’oggi mantiene intatta la sua vegetazione<br />

(tav. CCXXI, 2 e tav. CCLIV, 28) 46 . E, sempre sulla Rocca,<br />

esiste ancora quella che credo sia la «Grotta del Figlio della<br />

Vecchia (Gha–r Ibn al-‘Aju–z) \ spelunca(m) Filii Vet(er)ane» (tav.<br />

CCLIV, 31), così come <strong>nella</strong> sottostante valle del Vaccarizzo si<br />

riconosce la «pietra sotto alle due colline all’inizio della pianura /<br />

petra subtus duas alteras in capite plani» (tav. CCLIV, 35) 47 .<br />

E ancora, spostandoci nell’area a S <strong>di</strong> Contessa Entellina, la<br />

«via della Serra che viene da Calatamauro / viam Serre que ducit<br />

de Kalatamauru» (tav. CCLIV, 72), che ancora conserva un tratto<br />

del suo basolato presso l’antico mulino Bagnitelle Soprane ai pie<strong>di</strong><br />

del Castello (tav. CCXXII), attraversa la contrada tuttora detta «La<br />

Serra» 48 per giungere in prossimità del Cozzo Tondo, senza dubbio<br />

la «Kudyat al Mudawwar / alteram que vocatur Helmu Daugar» del<br />

testo (tav. CCLIV, 73) 49 . Qui, incrociata un’altra strada che sale<br />

dalla portella ad E del Colle Tondo, che ritengo corrisponda alla ba–<br />

b al-Dhukka–ra / porta Caprificus della Jari–da (tav. CCLIV, 75), la<br />

via segna il confine <strong>di</strong>rigendosi verso S, lasciandosi ad O le terre<br />

<strong>di</strong> Calatamauro e ad E quelle <strong>di</strong> Battellaro 50 . E la memoria <strong>di</strong> questo<br />

antico confine, che oggi non ha più alcun significato, essendo tutta<br />

l'area in questione <strong>di</strong> pertinenza del Comune <strong>di</strong> Comune Entellina,<br />

è tuttavia ancora così viva tra la gente del luogo, che tuttora viene<br />

chiamata «<strong>di</strong>gardhet», cioè «due confini» in siciliano, e «dy


1254<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

xhaje», con lo stesso significato in albanese 51 , la contrada ad E <strong>di</strong><br />

tale strada, verosimilmente ricalcando l’oscura espressione «finem<br />

Girrayde» del testo latino (e forse anche quella del testo arabo:<br />

«Dimna jurrayda») sia nel <strong>di</strong>aletto attuale, sia <strong>nella</strong> lingua dell’etnia,<br />

quella albanese, che, dopo la tragica fine dei musulmani<br />

entellini, verso la metà del XV secolo si è inse<strong>di</strong>ata nel territorio<br />

spopolato, fondandovi (o rifondandovi) l’abitato <strong>di</strong> Contessa e<br />

abitandolo tuttora 52 .<br />

La viabilità (tav. CCLIII)<br />

E veniamo alle strade: sono numerose quelle che la Divise<br />

Battallarii cita, sia a breve che a lunga percorrenza, anche se, data<br />

la natura del testo, che, come si è detto, descrive una linea <strong>di</strong><br />

confine e non la globalità <strong>di</strong> un territorio, il quadro fornito, per la<br />

viabilità come per ogni altro aspetto del paesaggio, non è necessariamente<br />

esaustivo.<br />

Come è già stato notato, il sistema viario siciliano del XII<br />

secolo appare “polistellare” 53 , in quanto costituito da strade che<br />

si irra<strong>di</strong>ano da centri <strong>di</strong>versi, talora ancora esistenti, talora oggi<br />

abbandonati: nel nostro territorio, Bisacquino, Battellaro,<br />

Corleone, Entella, Cautalì, Calatamauro, Senuri, Manzil Sin<strong>di</strong>–; le<br />

<strong>di</strong>rettrici a scala regionale che interessano quest’area fanno capo,<br />

invece, a Palermo, Sciacca e Mazara. Mentre per alcuni <strong>di</strong> questi<br />

percorsi i dati forniti dal testo consentono al momento solo<br />

ricostruzioni sommarie, altri invece sono ben ricostruibili, soprattutto<br />

quelli minori <strong>di</strong> cui sono noti i punti <strong>di</strong> partenza e <strong>di</strong><br />

arrivo, e <strong>di</strong> cui spesso sono ancora visibili, sulla cartografia o in<br />

fotografia aerea, segmenti non inglobati in tracciati successivi, e<br />

talora sul terreno tratti <strong>di</strong> basolato pertinenti ad antiche trazzere.<br />

Da Bisacquino ve<strong>di</strong>amo irra<strong>di</strong>arsi la via per Corleone (tav.<br />

CCLIII, 1) 54 , <strong>di</strong> cui l’attuale Strada Statale nr.188 Centro-Occidentale<br />

Sicula ricalca in buona parte il percorso, già <strong>di</strong> un’antica<br />

trazzera 55 , e la via per al-Qas≥aba / Casba (uno dei casali citati nel<br />

documento) 56 , che credo corrisponda al percorso attuale<br />

Bisacquino - Bivio Giancavallo - Masseria Balatazza (tav. CCLIII,<br />

2) 57 , e che il confine incrocia nel suo tratto settentrionale, poco a<br />

N della sorgente Morella (tav. CCLIV, 4).


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1255<br />

Bisacquino, inoltre, è collegata con Calatamauro da una<br />

strada il cui percorso si mantiene in parte oggi <strong>nella</strong> Strada<br />

Provinciale nr. 35 Bisacquino - S. Maria del Bosco - Bivio<br />

Miccina (tav. CCLIII, 3) 58 , ma che rispetto all’attuale aveva un<br />

tracciato più rettilineo, denunziato da tratti oggi <strong>di</strong>smessi (come<br />

accade per esempio tra Piano <strong>di</strong> Frascine e Rocche Valvino), il cui<br />

uso tuttavia è ancora vivo <strong>nella</strong> memoria degli anziani del luogo,<br />

per esempio nell’area <strong>di</strong> Gurgo 59 .<br />

Non è ancora chiaro, invece, il percorso della «strada pubblica<br />

che porta da Bisacquino a al-R.dayni–/viam publicam que ducit<br />

a Busackino, Rudeinu» (tav. CCLIII, 4), che il confine segue fino<br />

all’incrocio tra le vie <strong>di</strong> Bisacquino, Battellaro e al-R.dayni–/<br />

Rudeinu (tav. CCLIII, 5), non essendo per il momento identificata<br />

al-R.dayni–/Rudeinu, località tuttavia da ricercarsi, credo, nell’area<br />

a SO <strong>di</strong> Bisacquino 60 .<br />

Da Battellaro, oltre al già citato percorso <strong>di</strong> collegamento<br />

con Bisacquino e al-R.dayni–/Rudeinu, si snodava la «strada che<br />

porta da Bat≥ala–ru– ad Ant≥alla / via que ducit de Battallaro ad<br />

Antella» (tav. CCLIII, 6) 61 : essa, dopo aver seguito il percorso <strong>di</strong><br />

una vecchia trazzera, ancora percorribile, sul crinale tra Contessa<br />

e Battellaro, attraversava la valle del Vaccarizzo (dove è ripresa<br />

in buona parte dalla strada attuale attraverso le contrade<br />

Vaccarizzotto e Pizzillo) e saliva alla Rocca dal lato orientale 62 .<br />

Ad E della precedente correva la «strada che porta da Bat≥ala–-ru<br />

a Qal‘a ‘Ali– / viam que ducit de Battallaro ad Kalatahalì» (tav.<br />

CCLIII, 7), che dopo aver seguito un percorso ancora in parte<br />

segnato da vecchie trazzere ed in parte ripreso dalla viabilità più<br />

recente, attraverso le contrade Alvano, Tarucco, Mole, Garretta,<br />

Pizzillo, transitava poi nel Vallone <strong>di</strong> Petraro, dove il confine la<br />

incrociava in prossimità del Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 24).<br />

Successivamente, la strada doveva superare il Belice Sinistro, ed<br />

è assai verosimile che ciò avvenisse al guado del Bagno, per salire<br />

infine al Monte Cautalì 63 .<br />

Altro polo attrattivo della viabilità era il castello <strong>di</strong><br />

Calatamauro 64 , del quale si sono già citati i collegamenti con<br />

Bisacquino (attraverso la zona <strong>di</strong> Gurgo-S. Maria del Bosco: tav.<br />

CCLIII, 3) 65 e con l’area a S <strong>di</strong> Contessa, me<strong>di</strong>ante la «strada


1256<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

[della Serra] che viene da QalÔa Mawru– / viam Serre que ducit de<br />

Kalatamauru», cioè la strada che attraversa la contrada Serra (tav.<br />

CCLIII, 8) 66 .<br />

Restando sempre nell’area a S <strong>di</strong> Contessa, è già stata<br />

ricordata la strada che, salendo attraverso la «Portella del<br />

Caprifico» ad E del Cozzo Tondo, raggiunge l’area <strong>di</strong> Casa Gurgo<br />

(tav. CCLIII, 9) 67 : il testo non ne specifica gli estremi, ma<br />

consente <strong>di</strong> ricostruirne con sicurezza il percorso almeno dall’area<br />

<strong>di</strong> Contessa fino al collegamento con la via per Bisacquino 68 .<br />

Rimane in parte da definire il percorso della «strada che<br />

porta da QalÔa ÔAli a S.nu–ri–/ via que ducit de Kalatahalì ad<br />

Senurium» (tav. CCLIII, 10): partendo dal Monte Cautalì, essa<br />

passava il Belice probabilmente al guado del Bagno e si snodava<br />

poi <strong>nella</strong> valle del Vaccarizzo, attraverso le contrade Vaccara,<br />

Badessa, Buscioletto e Scilocco, dove il confine la incrociava<br />

verosimilmente non lontano dal Poggio Carruba (q. 564,7 s.l.m.),<br />

forse il Ra’s al Kami–n / Caput Elchemin (o Cheminum, o Ghemi)<br />

del testo (tav. CCLIV, 51). In questa zona se ne conservano<br />

alcune tracce sia in foto aerea, sia sulla cartografia 69 , ma il suo<br />

tratto terminale resta da definire con precisione, e non è improbabile<br />

che la via raggiungesse la sua destinazione dopo essersi<br />

raccordata ad O <strong>di</strong> Piano Cavaliere con la grande strada pubblica<br />

che scendeva <strong>nella</strong> me<strong>di</strong>a valle del Senore 70 . Successivamente, il<br />

testo menziona una «strada che viene da S.nu–ri–\via que ducit de<br />

Senurio», <strong>di</strong> cui non si specifica la destinazione. Dato il contesto<br />

della citazione, tale percorso sembrerebbe localizzabile <strong>nella</strong><br />

zona <strong>di</strong> Arcera - Le Costiere, ma non sono attualmente in grado<br />

<strong>di</strong> comprendere se si tratti della Calatalì - Senuri citata in<br />

precedenza, o <strong>di</strong> un’altra strada relativa al casale <strong>di</strong> Senuri 71 .<br />

Per quanto riguarda la viabilità a lunga percorrenza, il<br />

territorio appare attraversato da <strong>di</strong>rettrici che lo mettono in<br />

contatto con le coste N, S ed O dell’Isola.<br />

Le menzioni <strong>di</strong> collegamenti Palermo-Sciacca sono numerose<br />

e <strong>di</strong> vario genere: il confine incrocia dapprima la «strada<br />

pubblica che porta da al-Ma<strong>di</strong>–na e Qurulu–n a al-Sha–qqa / via(m)<br />

publica(m) que ducit a Panormo et Corilione ad Sciacca(m)» 72 ,<br />

successivamente incontra «la strada che porta da al-Sha–qqa a al-


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1257<br />

Ma<strong>di</strong>–na e rimane su <strong>di</strong> essa fino alla biforcazione delle strade /<br />

via(m) que ducit de Sciacca Panorm(um) et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m)<br />

usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um)» 73 , poi «gira insieme alla<br />

grande strada pubblica che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na e<br />

rimane su <strong>di</strong> essa finché arriva al ruscello che scende da Ra’s al-<br />

Kami–n / vertunt(ur) p(er) via(m) publica(m) magna(m) quousq(ue)<br />

iungunt(ur) ad rivu(m) qui descen<strong>di</strong>t a Capite Ghemi» 74 e infine<br />

«arriva alla strada per al-Sha–qqa vicino alla vallata al-Ghula–m.<br />

Traversa la vallata e continua lungo la strada, verso S. E da qui<br />

lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya,<br />

e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla / iungunt(ur) ad<br />

viam Sciacce p(ro)pe Vallonem S(er)vi. Et transeunt vallone(m),<br />

et vadunt p(er) via(m) vers(us) meri<strong>di</strong>e(m) <strong>di</strong>recte. Et hic<br />

<strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt<br />

via(m) que ducit de Battallaro ad Antella» 75 .<br />

La <strong>di</strong>versità delle citazioni («strada pubblica, via, grande via<br />

pubblica»), e soprattutto il fatto che queste menzioni avvengano<br />

in punti <strong>di</strong>versi del confine, inducono ad ipotizzare, nel territorio<br />

descritto dalla Divise Battallarii, l’esistenza <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong>versi:<br />

seppure in maniera approssimativa e parziale, sembra possibile<br />

delinearne almeno tre.<br />

Il primo <strong>di</strong> essi, che incrocia il confine poco prima della<br />

confluenza tra il Realbate e il torrente Liotta (tav. CCLIV, 14),<br />

collegava Palermo a Sciacca attraverso Corleone (tav. CCLIII,<br />

12): nel tratto relativo al territorio che ci interessa, il suo tracciato<br />

è ancora perfettamente leggibile in una regia trazzera che corre in<br />

<strong>di</strong>rezione NE/SO attraverso le contrade Mole, Guglino,<br />

Vaccarizzotto, Cretazzi e, dopo Piano Cavaliere, scende lungo il<br />

me<strong>di</strong>o corso del Senore 76 , lungo il quale si trova anche il significativo<br />

toponimo «Fondacazzo 77 ».<br />

Un secondo percorso (tav. CCLIII, 13) veniva raggiunto dal<br />

confine in un tratto della valle inferiore del Senore (tav. CCLIV,<br />

42), forse lungo una <strong>di</strong>rettrice ora ripresa dalla Strada <strong>di</strong> Bonifica<br />

nr. 7 del Senore, che ancora gli abitanti del luogo chiamano «via<br />

Regia» e che la recente ricognizione ha rivelato affiancata da<br />

numerosi siti <strong>di</strong> età imperiale, tardoantica e me<strong>di</strong>evale. Tale<br />

percorso proseguiva verso S, segnando per un tratto ancora oggi


1258<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

il confine comunale e provinciale, in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Sambuca, da<br />

dove raggiungeva Sciacca, mentre verso N si <strong>di</strong>rigeva a Palermo<br />

dopo aver risalito la valle del Belice 78 .<br />

Un terzo percorso, infine (tav. CCLIII, 14), che il confine<br />

intersecava a N <strong>di</strong> Contessa, verosimilmente ad E <strong>di</strong> Cozzo<br />

Guglino (tav. CCLIV, 63), si <strong>di</strong>rigeva poi verso N, transitando<br />

nell’area <strong>di</strong> Torrazza, e raggiungeva Palermo attraverso il territorio<br />

<strong>di</strong> Piana degli Albanesi 79 .<br />

Probabilmente questi percorsi, <strong>di</strong> cui ancora resta testimonianza<br />

<strong>nella</strong> viabilità ottocentesca, all’uscita da Palermo avevano<br />

un tratto iniziale in comune, per poi <strong>di</strong>fferenziarsi e, successivamente,<br />

riunirsi a S del nostro territorio e proseguire nuovamente<br />

unificati fino a Sciacca 80 .<br />

È probabile che, almeno per i primi due tracciati ipotizzati,<br />

la riunificazione avvenisse in un punto, definito nel testo «la<br />

biforcazione delle strade / separationem viarum», che doveva<br />

costituire un punto nevralgico del sistema stradale <strong>di</strong> quest’area,<br />

e che credo sia da cercare nell’area dell’attuale Bivio<br />

Piangipane (tav. CCLIV, 43), in prossimità <strong>di</strong> una collina (forse<br />

il Poggio del Giu<strong>di</strong>ce?) che una fonte ottocentesca ricordava<br />

come «Poggio della Croce... dove si congiungono i territori <strong>di</strong><br />

Contessa e <strong>di</strong> Santa Margherita Belice» 81 . In quest’area, che la<br />

recente ricognizione ha rivelato particolarmente ricca <strong>di</strong> siti <strong>di</strong><br />

età tardoromana e me<strong>di</strong>evale, la <strong>di</strong>rettrice per le coste N e S<br />

dell’Isola si incontrava con quella per la costa O proveniente da<br />

Mazara, segnata dalla «strada per Ma–zar / via Mazarie» (tav.<br />

CCLIII, 15), passante probabilmente da Manzil Sin<strong>di</strong>–, cioè S.<br />

Margherita Belice 82 . Quest’ultimo centro risulta a sua volta<br />

collegato a Corleone, secondo il testo relativo alla Divisa<br />

Fantasine della Magna Divisa Corilionis, da una «strada pubblica<br />

/ via publica» (tav. CCLIII, 16), ben ricostruibile, in alcuni<br />

tratti probabilmente coincidente con la Palermo - Corleone -<br />

Sciacca ricordata dalla Divise Battellarii. Il tratto della via da<br />

Manzil Sin<strong>di</strong>– a Corleone che viene citato dalla Jari–da è probabilmente<br />

da localizzare <strong>nella</strong> parte S dell’attuale Contrada Mole<br />

(tav. CCLIV, 94) 83 .


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1259<br />

Il popolamento (tav. CCLV)<br />

Più complessa è la valutazione del popolamento, costituito<br />

principalmente dai casali cui fa cenno il documento. Bisogna<br />

precisare che il testo della Jari–da del 1182 definisce esplicitamente<br />

come casale appartenente a Battellaro soltanto Rah≥l al-Bu–r /<br />

Casale Helbur, oltre a Fantasine che è citato come casale <strong>nella</strong><br />

<strong>di</strong>visa omonima. Senuri, invece, che nel 1182 viene nominato<br />

soltanto per motivi <strong>di</strong> confine o <strong>di</strong> viabilità, senza alcuna specificazione<br />

sulla sua natura, è tuttavia in<strong>di</strong>cato come casale nell’atto<br />

<strong>di</strong> donazione a Monreale del 1185 84 . Tutti gli altri toponimi qui<br />

considerati (Qannash\Cannes, Z.ku–shi– o R.ku–shi–\Rucusi, al-<br />

Qas≥aba\Casba e al-H≥amma–m\Balneum) non sono invece mai<br />

definiti esplicitamente come casali, ma dal contesto risulta evidente<br />

che si tratta <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti rurali che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> un<br />

proprio territorio all’interno <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Battellaro, dal quale<br />

<strong>di</strong>pendono, o presso i suoi confini. Mi sembra dunque indubbio<br />

che tutti i casi citati rientrino a pieno titolo in quella categoria <strong>di</strong><br />

inse<strong>di</strong>amenti, costituenti la cellula compositiva alla base dell’organizzazione<br />

territoriale normanna, che <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> del XII<br />

secolo veniva definita con il termine latino <strong>di</strong> casale o con quelli<br />

arabi <strong>di</strong> rah≥l o manzil, o con il greco cwrivon 85 .<br />

Se per tutti i toponimi considerati è stato possibile in<strong>di</strong>care<br />

un’area <strong>di</strong> verosimile ubicazione piuttosto ristretta, la verifica sul<br />

terreno <strong>di</strong> tali proposte risulta tuttavia più complessa, sia perché<br />

attende il completamento definitivo delle indagini sul campo e<br />

l’elaborazione dei dati raccolti, sia perché in alcuni casi richiede<br />

una complessa lettura stratigrafica degli alzati ancora conservati,<br />

sia perché talora sussistono alcuni problemi toponomastici, relativi<br />

a dubbie letture testuali o alle trasformazioni linguistiche<br />

verificatesi dal XII secolo ad oggi. Tuttavia, pur nell’attesa <strong>di</strong><br />

questi approfon<strong>di</strong>menti e <strong>di</strong> queste verifiche, vorrei tentare <strong>di</strong><br />

proporre per tutti i casali citati nel documento alcune ipotesi <strong>di</strong><br />

ubicazione, tenendo presente che dobbiamo immaginare il territorio<br />

<strong>di</strong> Battellaro composto dalla somma dei territori <strong>di</strong> più casali<br />

<strong>di</strong>versi, così come suggerisce il testo, che per Battellaro (come<br />

per Calatrasi) parla <strong>di</strong> Divise al plurale 86 . È inoltre necessario<br />

riba<strong>di</strong>re ancora una volta che, come per gli altri elementi ricordati


1260<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

nel documento (aspetti del paesaggio, strade), anche i casali <strong>di</strong> cui<br />

viene fatta menzione sono citati soltanto in quanto interessati in<br />

qualche modo dal percorso del confine, e dunque ci forniscono<br />

dati comunque parziali e dettati da un’ottica specifica, assolutamente<br />

non sufficienti per ricostruire un quadro completo del<br />

popolamento e dell’organizzazione territoriale della Divise<br />

Battallarii nel XII secolo.<br />

Alcuni dei casali citati sono certamente ubicati all’interno<br />

del territorio <strong>di</strong> Battellaro, come Qannash/Cannes, al-Z.ku–shi– o<br />

al-R.ku–shi–/Rucusi e Rah≥l al-Bu–r/casale Helbur.<br />

Per il primo <strong>di</strong> essi il testo ci fornisce un’unica in<strong>di</strong>cazione:<br />

affermando infatti che «[il confine] scende lungo il fiume Rabi–‘<br />

finché raggiunge il fiume T≥u–t.≥ E qui il confine <strong>di</strong> al-H≥amma–m si<br />

<strong>di</strong>parte dal confine <strong>di</strong> Qannash / [<strong>di</strong>vise] descendunt p(er) Flum(en)<br />

Rahabi, usq(ue) ad flum(en) Thut et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise<br />

Hamem a <strong>di</strong>visis Cannes» 87 , permette <strong>di</strong> collocare il casale ad O<br />

della confluenza Belice-Vaccarizzo, e dunque verosimilmente<br />

nelle contrade Buscioletto o Carruba, senza poter escludere tuttavia,<br />

nel caso <strong>di</strong> un casale con un territorio più vasto, una ubicazione<br />

anche più occidentale. Tuttavia l’assenza <strong>di</strong> informazioni più<br />

puntuali sulla localizzazione e la totale mancanza <strong>di</strong> sopravvivenze<br />

toponomastiche impe<strong>di</strong>scono, allo stato attuale delle ricerche, <strong>di</strong><br />

proporre corrispondenze precise tra il casale citato dalla Jari–da e le<br />

evidenze archeologiche restituite dalle indagini sul campo 88 .<br />

Il casale che il testo arabo definisce al-Z.ku–shi–, ma che<br />

Jeremy Johns, sulla base del corrispondente nome latino (Rucusi<br />

o Herricusi) ritiene, assai convincentemente, si dovesse chiamare<br />

al-R.ku–shi–89 , doveva trovarsi verosimilmente in contrada Bruca.<br />

Il testo, che ne in<strong>di</strong>ca chiaramente l’ubicazione ad E del Vallone<br />

Petraro, fornisce anche ulteriori elementi per in<strong>di</strong>viduarne con<br />

maggior precisione il sito, e sarebbero auspicabili indagini sul<br />

terreno in quella zona (che non è stata mai sistematicamente<br />

indagata) alla ricerca <strong>di</strong> eventuali riscontri archeologici per<br />

quella che, al momento, può restare soltanto un’ipotesi da verificare<br />

90 . Restano inoltre da valutare anche alcuni aspetti linguistici,<br />

che possano eventualmente giustificare il passaggio dalla<br />

toponomastica testimoniata dalla Jari–da a quella attuale 91 .


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1261<br />

Anche per il casale al-Bu–r/Helbur, che si trova in prossimità<br />

del confine con il territorio <strong>di</strong> Corleone, abbiamo in<strong>di</strong>cazioni<br />

relativamente precise, in questo caso confermate dalla possibilità<br />

<strong>di</strong> confronto con il testo corrispondente della Magna Divisa<br />

Corilionis, che descrive, procedendo in senso opposto rispetto a<br />

quello della Divise Battallarii, lo stesso tratto <strong>di</strong> confine 92 .<br />

Preziosi sono, bisogna sottolinearlo, i confronti tra identiche<br />

sequenze <strong>di</strong> toponimi <strong>di</strong> Divisae confinanti, poiché, oltre a<br />

confermare certi dati, rivelano anche altri fenomeni su cui riflettere:<br />

da una parte, per esempio, il problema dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

trasmissione e <strong>di</strong> deformazione dei toponimi nelle <strong>di</strong>verse Divisae<br />

della Jari–da 93 , dall’altra la coerenza generale del documento,<br />

che, proprio per la sua natura <strong>di</strong> testo amministrativo, si rivela (e<br />

questi casi <strong>di</strong> confronto ne permettono la verifica) <strong>di</strong> estrema<br />

sinteticità ma, in generale, <strong>di</strong> notevole precisione.<br />

Nel caso <strong>di</strong> Rah≥l al-Bu–r/CasaleHelbur, proprio la strana<br />

insistenza del testo della Divise Battellari nello specificare che<br />

«il casale sta dentro i confini <strong>di</strong> Battellaro» mi aveva inizialmente<br />

indotta ad ipotizzare una ubicazione del casale ad E del Torrente<br />

Realbate, e dunque in contrada Realbate, in prossimità <strong>di</strong> un corso<br />

d’acqua tributario del Realbate e non lontano dal torrente stesso<br />

94 . Ma una rilettura del testo, effettuata contestualmente a<br />

quella del confine <strong>di</strong> un altro casale che, come vedremo, si<br />

trovava poco lontano, cioè Fantasine 95 , mi ha successivamente<br />

convinta che Rah≥l al-Bu–r/CasaleHelbur doveva trovarsi invece<br />

ad O del Realbate: dunque il confine <strong>di</strong>scendeva linearmente<br />

lungo il fiume, esattamente come recita il testo, la cui insistenza<br />

nel precisare la pertinenza del casale a Battellaro credo si possa<br />

spiegare proprio con la presenza <strong>nella</strong> zona del territorio <strong>di</strong><br />

Fantasine, che, almeno nel momento in cui venne redatto il testo<br />

della Divise Battellarii, non doveva verosimilmente appartenere<br />

a Battellaro. Ad O del Realbate, la recente ricognizione ha<br />

effettivamente in<strong>di</strong>viduato, in località l'Aparia, un inse<strong>di</strong>amento<br />

cronologicamente compatibile con il casale del documento (tav.<br />

CCLIV, 18): tale sito, ubicato in prossimità del corso d'acqua del<br />

Vallone Mole, che doveva costituire anche il confine della Divisa<br />

Fantasine e che poco più a valle si getta nel Realbate (tav.


1262<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

CCLIV, 17), potrebbe forse conservare anche nel nome una<br />

traccia del toponimo testimoniato dalla Jari–da 96 .<br />

Esistono poi alcuni casali che non appartengono al territorio<br />

<strong>di</strong> Battellaro, ma sono citati in quanto con esso confinanti.<br />

Interessante è il caso <strong>di</strong> al-Qas≥aba/Casba, che, come recita il<br />

testo, «con tutti i suoi confini sta dentro il confine <strong>di</strong> Qurulu–n, ma<br />

è proprietà del signore <strong>di</strong> Bat≥t≥ala–ru– / c(um) o(mn)ib(us) <strong>di</strong>visis suis<br />

inclu<strong>di</strong>t(ur) infra <strong>di</strong>visas Corilionis. Et est in d(omi)nio d(omi)ni<br />

Battallarii» 97 . Tale affermazione, che da un lato fornisce un elemento<br />

importante per datare la composizione almeno <strong>di</strong> questa<br />

parte della Jari–da 98 , dall’altro rivela uno <strong>di</strong> quei casi in cui non c’è<br />

corrispondenza tra i dati ufficiali registrati dal documento e l’effettivo<br />

controllo del territorio, controllo che va al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> <strong>di</strong>visioni<br />

amministrative forse non aggiornate, o che rivela forse veri e propri<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ôusurpazione’, ripetutamente testimoniati anche in altre<br />

<strong>di</strong>visae, per esempio nelle Magnae Divisae Iati e Corilionis e <strong>nella</strong><br />

Divisa Malviti 99 . In effetti, dal punto <strong>di</strong> vista topografico, il<br />

territorio <strong>di</strong> Casba, che si può delineare con una certa precisione in<br />

quanto ripetutamente citato dalla Divise Battallarii e confrontabile<br />

con le menzioni della Magna Divisa Corilionis, si incunea profondamente<br />

in quello <strong>di</strong> Battellaro tra il Piano <strong>di</strong> Frascine presso<br />

Bisacquino (tav. CCLIV, 10) e i due mulini <strong>di</strong> sua pertinenza<br />

ubicati probabilmente lungo la riva destra del torrente Realbate<br />

poco dopo la confluenza con il Liotta (tav. CCLIV,16) 100 . È<br />

dunque possibile che il casale preposto a gestire tale area sorgesse<br />

nel territorio dell’attuale Campofiorito, ma in mancanza sia <strong>di</strong><br />

continuità toponomastica, sia <strong>di</strong> indagini sistematiche in quella<br />

zona, non posso che segnalare genericamente due emergenze forse<br />

utili per l’identificazione <strong>di</strong> al-Qas≥aba/Casba: la prima nell’area<br />

della Masseria Balatazza (<strong>di</strong> cui credo vadano valutati con attenzione<br />

sia l’interessante toponimo, sia le strutture conservate, sia quelle<br />

emergenti dal terreno circostante), la seconda poco più a N, nel sito<br />

oggi detto ‘Castellaccio’ 101 .<br />

Non lontano da al-Qas≥aba/Casba doveva trovarsi un altro<br />

casale, che la Jari–da del 1182 non ricorda tra quelli appartenenti a<br />

Battellaro, bensì a Corleone: si tratta <strong>di</strong> Fantasine, che viene citato,<br />

insieme alle Divisae Haiarzeneti, terrarum Ialcii e terrarum


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1263<br />

hospitalis Sancte Agnes, tra i 4 casali appartenenti alla Magna<br />

Divisa Corilionis i cui territori vengono descritti singolarmente 102 .<br />

Anche un documento più antico, del maggio 1151, conferma la<br />

pertinenza <strong>di</strong> questo casale al <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Corleone 103 , mentre altri<br />

sembrano in<strong>di</strong>carne l’appartenenza a Battellaro (nel 1183 104 ),<br />

oppure l’autonomia da entrambi (nel 1184 105 ): ci troviamo, probabilmente,<br />

in presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong> quelle situazioni <strong>di</strong> incongruenza<br />

che hanno sollevato spesso dubbi e interrogativi sulla natura,<br />

sull’esatta cronologia e sui reciproci rapporti dei documenti che ci<br />

sono pervenuti, e verosimilmente in questo caso bisognerebbe<br />

davvero ipotizzare cambiamenti amministrativi intervenuti prima<br />

o dopo la redazione dei <strong>di</strong>versi testi, o forse pensare a Fantasine<br />

come ad una enclave corleonese all’interno dei confini <strong>di</strong><br />

Battellaro 106 . Nell’impossibilità <strong>di</strong> spiegare tale incongruenza<br />

documentaria, mi limito a osservare che, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

topografico, i dati in nostro possesso sembrerebbero in<strong>di</strong>care una<br />

ubicazione del territorio <strong>di</strong> Fantasine ad O del torrente Realbate,<br />

che per lungo tratto costituisce il confine tra i territori <strong>di</strong> Battellaro<br />

e <strong>di</strong> Corleone. Dunque la Divisa Fantasine sembrerebbe trovarsi<br />

all’interno del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Battellaro, anche se questo potrebbe<br />

risultare in contrasto con i dati della Divise Battallarii. Infatti,<br />

benché il toponimo non sia sopravvissuto, un documento del 1448<br />

ci permette <strong>di</strong> localizzarlo nell’attuale contrada Mole 107 , ed effettivamente<br />

alcuni elementi topografici citati dal documento sembrano<br />

trovare preciso riscontro in tale territorio, anche se, al<br />

momento, l’esatta identificazione <strong>di</strong> altri necessita ancora <strong>di</strong> alcune<br />

verifiche specifiche. In ogni caso, se questa rilettura del documento<br />

è corretta, è possibile calcolare la superficie totale del territorio <strong>di</strong><br />

Fantasine, che risulta <strong>di</strong> circa 2,5 kmq 108 .<br />

Credo poi che sia da ritenere sicura l’ubicazione del casale<br />

<strong>di</strong> al-H≥amma–m / Balneum, il casale dei Bagni <strong>di</strong> Entella,<br />

ripetutamente menzionato sia <strong>nella</strong> Divise Battallarii che <strong>nella</strong><br />

Divise Kalatatrasi 109 .<br />

Ritengo non sia un casale appartenente a Battellaro 110 ,<br />

poiché la linea <strong>di</strong> confine deducibile da questa rilettura mostra<br />

chiaramente che si tratta <strong>di</strong> una piccola enclave compresa tra i<br />

territori <strong>di</strong> Battellaro, Calatrasi e Cautalì. Essa sembra restare


1264<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

esclusa dalla donazione del 1182: casi analoghi sono attestati<br />

anche in altri settori del territorio donato a Monreale, se è vero,<br />

come è stato <strong>di</strong>mostrato per il territorio <strong>di</strong> Iato, che la superficie<br />

totale della Magna Divisa Iati risulta maggiore <strong>di</strong> quella delle<br />

singole <strong>di</strong>visae che la compongono 111 .<br />

Della Divisa <strong>di</strong> al-H≥amma–m possiamo tracciare con estrema<br />

precisione l’esatta estensione, compresa tra il Belice Sinistro, il<br />

Vallone <strong>di</strong> Petraro, una linea che attraversa la Rocca <strong>di</strong> Entella (e<br />

ora vedremo come), la contrada Vaccara fino alla confluenza<br />

Belice-Vaccarizzo, per una superficie complessiva <strong>di</strong> circa 5<br />

kmq 112 . All’interno <strong>di</strong> questo territorio, credo possa ritenersi certa,<br />

sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni del Fazello 113 , l’identificazione del<br />

casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m nell’area a<strong>di</strong>acente le Case Vaccara 114 , in<br />

prossimità del guado del Belice e in una zona caratterizzata dal<br />

convergere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rettrice viarie 115 . È possibile che la struttura<br />

me<strong>di</strong>evale si sia impostata su quella della villa romana ivi<br />

in<strong>di</strong>viduata, che doveva essere fornita <strong>di</strong> impianto termale con<br />

suspensurae e tubuli in terracotta. La ricognizione effettuata al<br />

momento della scoperta della villa, in occasione <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong><br />

rimboschimento effettuati dalla Forestale nel 1992, aveva permesso<br />

<strong>di</strong> recuperare anche ceramica me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> XII sec. 116 , e le<br />

prospezioni successive, fino alle più recenti, hanno confermato tale<br />

presenza, anche se <strong>di</strong>fficilmente valutabile a causa delle pessime<br />

con<strong>di</strong>zioni attuali <strong>di</strong> lettura del terreno 117 . E ciò deve farci riflettere,<br />

credo, sul significato del <strong>di</strong>fficile riscontro che, anche in altri casi,<br />

si verifica tra i dati del documento e la labilità delle testimonianze<br />

materiali fornite oggi dalla ricognizione sul campo. Se in particolare,<br />

nel caso <strong>di</strong> Vaccara, per comprendere l’evanescenza delle<br />

strutture me<strong>di</strong>evali credo sia da considerare anche la possibilità <strong>di</strong><br />

reimpieghi <strong>di</strong> materiali e<strong>di</strong>lizi <strong>di</strong> epoche precedenti, più in generale<br />

è necessario che la ricerca topografica sui siti rurali aperti <strong>di</strong> epoca<br />

me<strong>di</strong>evale tenga conto delle caratteristiche architettoniche dei<br />

casali stessi, sulla cui struttura in realtà non sappiamo molto, a<br />

causa dell’arretratezza dell’indagine archeologica, che ha in genere<br />

privilegiato rispetto ad essi i siti incastellati. I dati emersi dai<br />

pochi scavi sistematici condotti in <strong>Sicilia</strong> in abitati rurali aperti<br />

evidenziano comunque la scarsa consistenza architettonica <strong>di</strong>


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1265<br />

queste strutture, che in genere mancano <strong>di</strong> uno schema planimetrico<br />

organico e sono realizzate senza vere e proprie fondazioni, e<br />

dunque presumibilmente con alzati in materiali deperibili, poco<br />

evidenti, quin<strong>di</strong>, ad una ricognizione <strong>di</strong> superficie; anche le fonti<br />

documentarie <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo concordano nel confermare la<br />

scarsa consistenza <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> strutture 118 .<br />

Mi soffermo ancora un momento sul casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m<br />

per sottolineare come la linea del confine tra quest’ultimo e<br />

Battellaro tagli a metà la Rocca <strong>di</strong> Entella. È un dato indubbiamente<br />

importante per la storia del popolamento <strong>di</strong> Entella me<strong>di</strong>evale,<br />

dato che si completa se osserviamo più nel dettaglio la<br />

descrizione che della Rocca dà la Jari–da del 1182, in cui il<br />

confine, provenendo dal versante settentrionale e prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendere<br />

da quello occidentale, attraversa il pianoro sommitale<br />

passando attraverso «H≥ara–t al-Ghafla / e<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret<br />

Elgafle», verosimilmente un quartiere abbandonato (tav. CCLIV,<br />

29) 119 . Dobbiamo chiederci se questo quartiere, del quale ancora<br />

oggi in alcuni momenti, prima che il frumento imbion<strong>di</strong>sca, sul<br />

terreno si delineano quasi il perimetro degli isolati e le strade (tav.<br />

CCXX, 1), sia un quartiere antico le cui rovine ancora emergevano<br />

nel XII secolo, oppure un quartiere me<strong>di</strong>evale, magari <strong>di</strong><br />

quell’Entella <strong>di</strong> XI secolo <strong>di</strong> cui probabilmente ci dà notizia<br />

Goffredo Malaterra, ma <strong>di</strong> cui ci sfugge ancora l’evidenza<br />

archeologica, se non per alcuni frammenti ceramici recuperati in<br />

saggi <strong>di</strong> scavo (SAS 1/2, 16, 17, 22) 120 . Successivamente, però,<br />

il testo menziona Ruqqat Ant≥alla/Castellum Hantelle, cioè il<br />

castello eretto sulla sommità del Pizzo della Regina, e non è da<br />

escludere che esso potesse invece essere vitale: anche su questo<br />

aspetto atten<strong>di</strong>amo risposte dagli scavi recentemente ripresi 121 .<br />

In ogni caso, mi sembra da sottolineare il fatto che la strana<br />

spartizione della Rocca (che, lo ricordo, è <strong>di</strong>visa tra Battellaro a<br />

SE e al-H≥amma–m a NO e lambita alle pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali,<br />

nell’area della necropoli A, dal territorio <strong>di</strong> Calatamauro), è<br />

comunque strutturata in modo da lasciare a Battellaro il controllo<br />

<strong>di</strong> tutte le aree <strong>di</strong> maggior interesse strategico, quali il castello <strong>di</strong><br />

Pizzo della Regina, l’area del palazzo fortificato del SAS 1/2, la<br />

sommità <strong>di</strong> Cozzo Petraro, dove è stato identificato un terzo


1266<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

caposaldo del sistema <strong>di</strong>fensivo me<strong>di</strong>evale 122 .<br />

L’ultimo casale menzionato, quello <strong>di</strong> Senuri, non appartiene<br />

a Battellaro, e verrà donato a Monreale pochi anni dopo, nel<br />

1185 123 . Rispetto alle varie e contrastanti proposte <strong>di</strong> identificazione<br />

<strong>di</strong> cui è ricca la bibliografia sull’argomento 124 , credo <strong>di</strong><br />

poter affermare che il casale doveva trovarsi nel settore SO del<br />

Comune <strong>di</strong> Contessa, ed O dei possessi <strong>di</strong> Calatamauro, e il suo<br />

territorio era delimitato a N dal confine che correva sullo<br />

spartiacque delle Costiere, per poi scendere alla «grande via<br />

pubblica da Sciacca a Palermo /via(m) publica(m) magna(m)»,<br />

che correva nel fondovalle del Senore (tav. CCLIV, 48) 125 . E a<br />

proposito del fiume, non mi pare sussistano dubbi sul fatto che<br />

l’idronimo derivi dal nome del casale e non viceversa, con un<br />

processo analogo a quello che dal casale al-Bali /Beli–ch ha dato<br />

il nome al fiume Belice 126 , dal momento che <strong>nella</strong> Jari–da il<br />

Senore non compare mai con questo nome, ma credo sia da<br />

identificare, almeno per un tratto, nel Wa–<strong>di</strong>– Q.b.r.sh/Flumen<br />

Capres (tav. CCLIV, 47) 127 . Vorrei notare, per inciso, come <strong>nella</strong><br />

Divise Battellarii siano detti flumen o fluvius, oltre al Senore,<br />

soltanto il Realbate, il Vaccarizzo e il Belice Sinistro: corso<br />

d’acqua, quest’ultimo, che, con una consuetu<strong>di</strong>ne che è tipica<br />

<strong>nella</strong> Jari–da per i fiumi, viene denominato nei suoi <strong>di</strong>versi tratti<br />

in maniera <strong>di</strong>fferente. Nel documento del 1182 il Belice Sinistro<br />

è detto infatti fiume <strong>di</strong> Santagano, <strong>di</strong> Magagi, <strong>di</strong> Corleone, <strong>di</strong><br />

Entella e wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥, mentre il Belice Destro si chiama fiume<br />

Benmuksen, <strong>di</strong> Maganoce, <strong>di</strong> Malvito e Garsuhaibe, e poi <strong>di</strong><br />

Calatrasi, e anche lo Jato assume denominazioni <strong>di</strong>verse (fiume<br />

Uzen, <strong>di</strong> Jatina, <strong>di</strong> al-Wazza–n) 128 .<br />

Tornando al problema della localizzazione <strong>di</strong> Senuri, suggerirei,<br />

tra le possibili ipotesi, il casale <strong>di</strong> Sommacco, che conserva<br />

antiche strutture e si trova in un’area in cui la recente ricognizione<br />

ha in<strong>di</strong>viduato significative presenze me<strong>di</strong>evali, ma soprattutto mi<br />

sembra interessante il sito <strong>di</strong> Fondacazzo, già in<strong>di</strong>cato dal Fazello<br />

come «<strong>di</strong>lapsum Sinurim Sarracenorum olim casale» e ancora<br />

ricordato nel XIX secolo come «Casalinazzo Sinore»; esso, inoltre,<br />

a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Sommacco, è situato in prossimità del fiume e<br />

dell’importante percorso stradale che corre nel fondovalle del


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1267<br />

torrente Senore 129 . Il casale <strong>di</strong> Fondacazzo non pare conservare<br />

<strong>nella</strong> sua struttura attuale significativi elementi architettonici riconducibili,<br />

almeno ad un’analisi preliminare, ad età me<strong>di</strong>evale,<br />

ma la ricognizione ha consentito <strong>di</strong> raccogliere nell’area circostante<br />

numerosi materiali ceramici databili all’XI e XII secolo.<br />

Conclusioni<br />

In conclusione, è evidente come questa rilettura della Divise<br />

Battellarii abbia riscontrato in primo luogo la coerenza interna<br />

del documento, comprovata, nei tratti dove è possibile il confronto,<br />

dalle descrizioni, in genere perfettamente corrispondenti,<br />

delle confinanti Divisae <strong>di</strong> Corleone e Calatrasi. Questa coerenza,<br />

e dunque perfetta atten<strong>di</strong>bilità, emerge pienamente se si valuta<br />

il documento <strong>nella</strong> sua globalità, sfuggendo alla tentazione, che<br />

è stata <strong>di</strong> alcuni degli stu<strong>di</strong>osi che in tempi più o meno recenti se<br />

ne sono occupati, <strong>di</strong> estrapolarne solo toponimi isolati o brevi<br />

sequenze.<br />

E, soprattutto, emerge chiaramente l’enorme ricchezza <strong>di</strong><br />

dati, <strong>di</strong> suggerimenti, <strong>di</strong> problematiche che questo testo offre.<br />

Questa carrellata ha voluto proporre solo una rapida esemplificazione<br />

della varietà <strong>di</strong> spunti che l’analisi del testo può suggerire,<br />

varietà e ricchezza che, come aveva chiaramente colto il prof.<br />

Nenci, anch’egli affascinato dalle potenzialità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o offerte da<br />

questa indagine, richiedono l’analisi comparata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse, dagli specialisti del testo arabo e <strong>di</strong> quello<br />

latino ai linguisti, agli esperti <strong>di</strong> onomastica, <strong>di</strong> toponomastica, <strong>di</strong><br />

numismatica, <strong>di</strong> geologia, agli storici, ai topografi, agli archeologi<br />

dei paesaggi, delle strutture, dei materiali: stu<strong>di</strong>osi che, insieme,<br />

confrontino le rispettive competenze per giungere ad una<br />

ricostruzione globale <strong>di</strong> una parte della storia siciliana del XII<br />

secolo 130 . Questo ambizioso progetto del Prof. Nenci si è purtroppo<br />

fermato per la sua immatura scomparsa, ma io spero che, pur<br />

<strong>nella</strong> coscienza del vuoto incolmabile che tale scomparsa ha<br />

lasciato, venga raccolto il suo testimone per giungere davvero a<br />

dare anche a questo suo ultimo progetto realizzazione piena.


1268<br />

NOTE<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

Vorrei esprimere la mia gratitu<strong>di</strong>ne a tutti coloro che, anche dopo la<br />

scomparsa del prof. Nenci, mi hanno incoraggiata a continuare questo lavoro,<br />

a cominciare dai proff. U. Fantasia e C. Ampolo e da tutti gli amici e colleghi<br />

del Laboratorio che nel corso <strong>di</strong> alcuni seminari e <strong>di</strong> numerosi scambi <strong>di</strong> idee<br />

sono stati sempre pro<strong>di</strong>ghi <strong>di</strong> suggerimenti, rivelatisi spesso fondamentali per<br />

la prosecuzione <strong>di</strong> questa ricerca. Un ringraziamento particolare è rivolto al<br />

dott. A. Arnese, per la costante ed insostituibile assistenza <strong>nella</strong><br />

georeferenziazione dei dati e nell’elaborazione del materiale cartografico, e<br />

alla dott.ssa R. Equizzi, che nel corso della sua indagine presso l’Archivio <strong>di</strong><br />

Stato <strong>di</strong> Palermo e presso l’Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa Entellina,<br />

svolta nell’ambito del lavoro per la Carta Archeologica, mi ha ripetutamente<br />

segnalato documenti utili alla mia ricerca. Infine, sono molto grata al prof. M.<br />

Paoletti, alla prof. A. De Simone e ai dott. M. I. Gulletta e A. Facella, che con<br />

pazienza e attenzione hanno revisionato questo testo prima della stampa.<br />

1 Per questo progetto cf. M. C. PARRA, Modelli <strong>di</strong> carte archeologiche<br />

per un GIS <strong>di</strong> pianificazione paesistica (un caso siciliano), Archeologia e<br />

Calcolatori, X, 1999, 159-163; LABORATORIO DI TOPOGRAFIA STORICO-<br />

ARCHEOLOGICA DEL MONDO ANTICO, Modello <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> carte<br />

archeologiche in scala provinciale e comunale. Comune Campione: Contessa<br />

Entellina, Bollettino <strong>di</strong> Informazioni del CESDAE, IV, 2000, 24-26; A.<br />

ARNESE, Un SIT per Entella (Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina (PA), Archeologia<br />

e Calcolatori, XI, 2000, 339-346.; ID., Il Sistema Informativo Territoriale<br />

<strong>di</strong> Entella, in questo volume; M. A. VAGGIOLI, Il territorio <strong>di</strong> Entella nell’età<br />

dell’epicrazia punica: dati preliminari, SicA, XXXIV, 2001, 51-66.<br />

2 Nell’ambito dell’ormai vasta bibliografia relativa agli scavi <strong>di</strong><br />

Rocca d’Entella, si ricordano le <strong>di</strong>verse relazioni preliminari apparse a partire<br />

dal 1986 sugli Annali della <strong>Scuola</strong> Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, i numerosi<br />

contributi presentati nel 1991, 1994 e 1997 nel corso delle precedenti<br />

«Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’<strong>Area</strong> Elima», e i saggi contenuti nel<br />

volume Entella I, a cura <strong>di</strong> G. Nenci, Pisa 1995.<br />

3 Per le ricerche nel territorio entellino, cf. M. G. CANZANELLA,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella dall’età arcaica al VII sec.<br />

d.C., tesi <strong>di</strong> perfezionamento, <strong>Scuola</strong> Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, a. a.1991-<br />

1992; EAD., Ricognizioni <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella, 1986-1987. Rapporto<br />

preliminare, ASNP, S. III, XVIII, 1988, 1479-1491; EAD., L’inse<strong>di</strong>amento<br />

rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella, in «Atti delle Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 151-172; EAD.,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella dall’età arcaica al VII sec.<br />

d.C. Materiali e contributi, in G. NENCI ( cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa<br />

1993, 197-338. Per le ricerche più recenti, i cui dati sono ancora in corso <strong>di</strong><br />

elaborazione, cf. le sintesi preliminari redatte a nome <strong>di</strong> tutto il gruppo <strong>di</strong>


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1269<br />

ricerca da M. A. VAGGIOLI, Per una carta archeologica del Comune <strong>di</strong><br />

Contessa Entellina. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> ricognizione<br />

1998, in AA. VV., Entella. Relazioni preliminari delle campagne <strong>di</strong> scavo<br />

1992, 1995, 1997 e delle ricognizioni 1998, ASNP, S. IV, IV, 1999,177-188;<br />

EAD., Il territorio <strong>di</strong> Entella... cit.; A. CORRETTI - M.A. VAGGIOLI, Entella: il<br />

territorio, in AA. VV., Da un’antica città <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. I decreti <strong>di</strong> Entella e<br />

Nakone, Catalogo della Mostra, Pisa 2001, 187-195.<br />

4 Biblioteca Centrale della Regione <strong>Sicilia</strong>na, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria<br />

la Nuova <strong>di</strong> Monreale, nr. 31, e<strong>di</strong>to da S. CUSA, I <strong>di</strong>plomi greci ed arabi <strong>di</strong><br />

<strong>Sicilia</strong>, Palermo 1868-1882, I, 179-244, 730-731, n. 137. In generale, sul<br />

Tabulario <strong>di</strong> Monreale, cf. G. L. LELLO, Historia della Chiesa <strong>di</strong> Monreale,<br />

Roma 1596 [Bologna 1975], ripubblicato, con aggiunte e molti documenti, da<br />

M. DEL GIUDICE, Descrizione del Real Tempio e Monastero <strong>di</strong> S. Maria Nuova<br />

<strong>di</strong> Monreale, Palermo 1702; C. A. GARUFI, Catalogo illustrato del Tabulario<br />

<strong>di</strong> S. Maria Nuova in Monreale, in Documenti per servire alla storia <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>,<br />

S. I, XVIII, Palermo 1902. Tra i documenti conservati nel Tabulario, oltre al<br />

privilegio <strong>di</strong> fondazione dell’Abbazia (15 agosto 1176, e<strong>di</strong>to da R. PIRRI,<br />

<strong>Sicilia</strong> Sacra, Panhormi 1733, 453-455 e poi da GARUFI, o. c., 10-11, n. 15),<br />

sono da ricordare i due registri <strong>di</strong> villani (Jara–’ id al- rija–l) del 1178 (nr. 22,<br />

pubblicato in CUSA, o. c., 134-179, 729, nr. 132), e del 1183 (nr. 45, e<strong>di</strong>to in<br />

CUSA, o. c., 245-286, 732-733, nr.143).<br />

5 Per le Tabulae Halaesinae cf. L. DUBOIS, Inscriptions <strong>di</strong>alectales<br />

de Sicile, Rome 1989, 234-246, nr. 196; per la Sententia Minuciorum CIL I 2<br />

584 = V 7749 = ILS 5946 = ILLRP 517; per i testi relativi ad arbitrati A.<br />

MAGNETTO (a cura <strong>di</strong>), Gli arbitrati interstatali greci, II, Pisa 1997, nrr. 2, 13,<br />

15, 30, 32, 33, 36, 39, 54, 55, 64, 68.<br />

6 Per Battellaro cf. infra, n. 7; per Calatrasi, già baronia dei<br />

Malcovenant, e da essi restituita alla corona nel 1161 in cambio <strong>di</strong> territori più<br />

piccoli, cf. PIRRI, o. c., 453-455; DEL GIUDICE, o. c., VI, nr. 12; V. AMICO,<br />

Dizionario topografico della <strong>Sicilia</strong>, tradotto dal latino e annotato da G. Di<br />

Marzo, Palermo 1855-1856 [Bologna 1975], I, 168; I. PERI, Città e campagna<br />

in <strong>Sicilia</strong>. Parte I. Dominazione normanna, I, AAPal, S. IV, XIII, 1, 1952-1953,<br />

211-212; F. MAURICI, Castelli me<strong>di</strong>evali in <strong>Sicilia</strong>. Dai Bizantini ai Normanni,<br />

Palermo 1992, 105, 268. Su questi problemi cf. V. DI GIOVANNI, I casali esistenti<br />

nel sec. XII nel territorio della chiesa <strong>di</strong> Monreale, ASS, N. S. XVII, 1892, 438-<br />

496, 441; G. LA CORTE, Appunti <strong>di</strong> toponomastica sul territorio della Chiesa <strong>di</strong><br />

Monreale, ASS, N. S. XXVII, 1902, 336-345, 337; J. JOHNS, Entella nelle fonti<br />

arabe, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 61-97, 68, 71;<br />

ID., La Monreale Survey. Inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale in <strong>Sicilia</strong> occidentale:<br />

premesse, meto<strong>di</strong>, problemi e alcuni risultati preliminari, in «Structures de<br />

l’habitat et occupation du sol dans les pays mé<strong>di</strong>terranéens: les méthodes et<br />

l’apport de l’archéologie extensive. Actes de la rencontre, Paris 1984», Rome<br />

- Madrid 1988, 73-84, 75-76. Sul significato del termine <strong>di</strong>visa cf. D. DU CANGE,


1270<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

Glossarium me<strong>di</strong>ae et infimae Latinitatis, E<strong>di</strong>tio nova aucta pluribus verbis<br />

aliorum scriptorum a L. Favre, Niort 1883, III, 450.<br />

7 CUSA, o. c., 198-200, 236-241; JOHNS, Entella... cit., 61-67. Poco<br />

conosciamo <strong>di</strong> Goffredo, che secondo alcuni <strong>di</strong>ede il nome al casale ed al suo<br />

territorio; tuttavia, essendo Battellaro un vocabolo certamente pre-arabo<br />

(presumibilmente derivato dal latino secondo JOHNS, Entella... cit., 76; prearabo<br />

secondo A. De Simone), mi sembra evidente che in realtà da essi lo<br />

assunse. Per questo problema cf., tra gli altri, LELLO, o. c., 37; PIRRI, o. c., 702<br />

(«<strong>di</strong>citur Battalarum, quia eius dominus <strong>di</strong>cebatur Goffridus Battalarius»); DI<br />

GIOVANNI, I casali... cit., 487 («nome né greco né arabo, ma più siciliano che<br />

altro»); A. SCHIRÒ, Il monastero <strong>di</strong> Santa Maria del Bosco <strong>di</strong> Calatamauro in<br />

<strong>Sicilia</strong>, Palermo 1894, 17, n. 1 («castello... il quale anticamente aveva preso<br />

il nome da un Goffredo <strong>di</strong> Battellario... »); PERI, art. c., 212-213 («Battellaro<br />

fu feudo <strong>di</strong> Goffredo che ne prese il nome, o glielo <strong>di</strong>ede»); MAURICI,<br />

Castelli... cit., 343 («cognomen toponomastico»). Sappiamo poi che lo stesso<br />

Goffredo aveva proprietà anche <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> Orientale, poiché viene citato in<br />

un documento del 5 febbraio 1183, con il quale il Papa Lucio III conferma<br />

all’Arcivescovado <strong>di</strong> Monreale la donazione dei castelli <strong>di</strong> Iato, Corleone,<br />

Battellaro e Calatrasi e <strong>di</strong> altri beni, tra i quali la chiesa del S. Sepolcro in<br />

Messina «che appartenne a Goffredo <strong>di</strong> Battellaro» (GARUFI, o. c., 23, nr. 41).<br />

Tuttavia Goffredo doveva essere già morto nel 1178, quando Guglielmo II<br />

donò a S. Maria <strong>di</strong> Monreale «totam terram que fuit olim Goffri<strong>di</strong> de<br />

Battellario» (DEL GIUDICE, o. c., 19, nr. XVIII; GARUFI, o. c., 16, n. 24; 181,<br />

nr.11); secondo alcuni, invece, il feudo gli fu tolto per defezione o indegnità:<br />

cf. per es. PERI, Città... cit., 213; AMICO, o. c., I, 132. Ritornato comunque al<br />

demanio regio, il castello con il suo territorio fu concesso nel 1178 a S. Maria<br />

<strong>di</strong> Monreale (DEL GIUDICE, o. c., 19, nr. XVIII); nello stesso anno, Bartolomeo<br />

vescovo <strong>di</strong> Agrigento, alla cui <strong>di</strong>ocesi il territorio <strong>di</strong> Battellaro apparteneva,<br />

cedette al Monastero le decime e le ren<strong>di</strong>te relative (DEL GIUDICE, o. c., 19-20,<br />

nr. XIX). Sulle vicende storiche e costruttive del castello <strong>di</strong> Battellaro (o<br />

Patellaro), che Edrisi definì «h≥isn primitivo [che unisce] all’antichità della<br />

costruzione bellezza e vali<strong>di</strong>tà alla <strong>di</strong>fesa» (EDRISI, in M. AMARI, Biblioteca<br />

Arabo-Sicula, Torino-Roma 1880-1881 [Sala Bolognese 1981], I, 90), e che<br />

le fonti documentarie non ricordano più oltre il XV secolo (per una raccolta<br />

della documentazione d’archivio cf., da ultimo, E. LESNES, Battalari o<br />

Patellaro, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari<br />

castellani dell’isola, Palermo 2001, 290), cf., tra gli altri, LELLO, o. c., 23;<br />

PERI, Città... cit., 212-213; DI GIOVANNI, I casali... cit., 487, 491; MAURICI,<br />

Castelli... cit., 343 e LESNES, Battalari... cit., con altra bibliografia.<br />

8 Per il problema della scomparsa o della deformazione dei toponimi<br />

dal XII sec. ad oggi cf. DI GIOVANNI, I casali... cit., 466; LA CORTE, art. c., 344-<br />

345; G. NANIA, Toponomastica e <strong>topografia</strong> storica delle valli del Belice e<br />

dello Jato, Palermo 1995, 33-34.


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1271<br />

9 Questa sezione comprende il testo arabo in traduzione, il testo<br />

latino, le note toponomastiche al testo arabo <strong>di</strong> JOHNS, Entella... cit., 75-82,<br />

e osservazioni relative ad ogni sequenza. Per il testo arabo ci si è basati sulla<br />

traduzione elaborata da JOHNS, Entella... cit., 63-64, che è stata confrontata<br />

con quella <strong>di</strong> NANIA, o. c., 158-162; ringrazio inoltre la dott.ssa V. Alliata, con<br />

la quale nell’ottobre 1999 ho potuto effettuare una lettura comparata del testo<br />

arabo e <strong>di</strong> quello latino, lettura che si è rivelata <strong>di</strong> estrema utilità. Altri<br />

problemi relativi al testo arabo e ai suoi toponimi mi sono stati chiariti inoltre<br />

dalla prof.ssa D. Amal<strong>di</strong> dell’Università <strong>di</strong> Pisa e soprattutto dalla prof.ssa A.<br />

De Simone dell’Università <strong>di</strong> Palermo, che entrambe vivamente ringrazio per<br />

la <strong>di</strong>sponibilità e la cortesia <strong>di</strong>mostratemi. Sono molto grata, infine, al prof.<br />

J. Johns dell’Oriental Institute, Oxford, che è stato un insostituibile punto <strong>di</strong><br />

riferimento, e al dott. A. Metcalfe dell’Università <strong>di</strong> Leeds, per i preziosi<br />

scambi <strong>di</strong> idee e le puntualizzazioni su alcuni problemi testuali.<br />

10 Essa comprende tutte le fonti bibliografiche, cartografiche,<br />

archivistiche, aerofotografiche, toponomastiche, orali pertinenti alla sequenza<br />

in oggetto, nonché osservazioni ad esse relative.<br />

11 Questa sezione comprende una proposta <strong>di</strong> identificazione del<br />

toponimo ed i risultati della relativa verifica sul terreno con la documentazione<br />

fotografica ed il posizionamento sulla cartografia in scala 1:50.000.<br />

12 Le modalità <strong>di</strong> composizione del documento sono descritte <strong>nella</strong><br />

parte finale del testo latino della Jari–da stessa, dove si <strong>di</strong>chiara che «has autem<br />

pre<strong>di</strong>ctas <strong>di</strong>visas a deptariis nostris de saracenico in latinum transferri,<br />

ipsumque saracenicum, secundum quod in eisdem deptariis continetur, sub<br />

latino scribi precepimus... » (CUSA, o. c., 202). Cf. anche A. NOTH, Alcune<br />

osservazioni a proposito dell’e<strong>di</strong>zione dei documenti arabi dei re normanni<br />

<strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, AAPal, S. V, I, 1981-1982, 123-129, 125; G. CARACAUSI, L’elemento<br />

bizantino ed arabo, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica della <strong>Sicilia</strong>. Atti<br />

del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo 1983», Pisa<br />

1984, 55-103, 86-87, e soprattutto A. METCALFE, De Saracenico in Latinum<br />

transferri: causes and effects of translation in the fiscal administration of<br />

Norman Sicily, in Al-Masa–q. Islam and the Me<strong>di</strong>eval Me<strong>di</strong>terranean, vol. 13,<br />

Turnhout 2001, 43-86. Per le lievi varianti esistenti tra il testo arabo e quello<br />

latino e per la possibilità che nel testo latino siano confluite informazioni che<br />

non compaiono <strong>nella</strong> versione araba cf. JOHNS, Entella... cit., 71-72; anche A.<br />

Metcalfe mi comunica la sua impressione che il testo latino mostri troppe<br />

varianti rispetto a quello arabo per esserne la semplice traduzione.<br />

13 Per esempio, il toponimo arabo al-Z.ku––shi–, che, come nota JOHNS<br />

(Entella... cit., 82), comparendo nel testo latino come Rucusi o come<br />

Herricusi (con agglutinazione dell’articolo: per questo fenomeno cf. G.<br />

CARACAUSI, Arabismi me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, BCFS, Suppl. 5, Palermo 1983, 45-<br />

46), sembrerebbe suggerire che il traduttore leggesse la lettera iniziale non<br />

come una za–y, ma come un ra–’, e dunque il toponimo poteva essere in origine


1272<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

al-R.ku–≥shi – , anche se A. Metcalfe mi comunica che sul manoscritto si legge<br />

chiaramente al-Z.ku––shi – . Inoltre, alla l. 342, il toponimo che Cusa (o. c., 237),<br />

così come A. De Simone e A. Metcalfe, legge ‘ayn al-Ba–t≥t≥a–n, mentre JOHNS<br />

(Entella... cit., 61, 63, 75), legge, emendando, ‘ayn al- At≥ya–n (sul quale cf.<br />

anche G.B. PELLEGRINI, Terminologia geografica araba in <strong>Sicilia</strong>, AION(ling),<br />

III, 1961, 109-201, 158; CARACAUSI, Arabismi... cit., 118-121). Dubbia è<br />

anche la lettura del toponimo Rah≥l al-Bu–r, forse in realtà Rah≥l al-Thawr : cf.<br />

infra, === e nn. 94 e 96.<br />

14 Per es. Kudyat al-Salla–ba / altera latronum (per JOHNS, Entella...<br />

cit., 79 femminile singolare: «collina della rapinatrice», ma per A. De Simone<br />

plurale); ‘Ayn al-At≥ya–n (o al-Ba–t≥t≥a–n: cf. n. precedente) / Fons Luti (che JOHNS,<br />

Entella... cit., 75, traduce al plurale: «fonte delle argille»); ‘ayn ‘Abba–s /<br />

fontes Albesi (ma PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158 legge ‘uyu–n = fonti);<br />

H≥ija–r al-Rija–l / lapides masculi (così JOHNS, Entella... cit., 78: «pietre degli<br />

uomini», ma A. De Simone, così come A. Metcalfe, legge al-Ra–jil, singolare).<br />

15 In generale, per i proce<strong>di</strong>menti della traduzione e/o traslitterazione<br />

<strong>nella</strong> Jari – da cf. METCALFE, art. c., 48, 73, 74. In particolare, <strong>nella</strong> Divise<br />

Battallarii, nel caso <strong>di</strong> alcuni toponimi che non vengono tradotti da una lingua<br />

all’altra, ma traslitterati, sembra <strong>di</strong> poter cogliere alcune lievi <strong>di</strong>vergenze, che<br />

potrebbero essere in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti da parte dei traduttori. Lascia<br />

perplessi, per esempio, il toponimo Monte Qa–lbu– / Mons Calvus (che ritengo<br />

sia da identificare senza alcun dubbio con il Monte Triona <strong>di</strong> Bisacquino: tav.<br />

CCLIV, 1): secondo PELLEGRINI (Terminologia... cit., 165), la forma araba<br />

sarebbe presumibilmente «un adattamento della voce romanza: “monte<br />

pelato”», e alla possibile derivazione dal latino accennano anche CARACAUSI<br />

(L’elemento bizantino... cit., 89) e JOHNS (Entella... cit., 81), ma lo stesso<br />

Johns non esclude, sulla base <strong>di</strong> CARACAUSI (Arabismi... cit., 232-234), un<br />

possibile legame con il siciliano galbu, a sua volta derivata dall’arabo qali–b<br />

= stampo, forma, ecc. È certamente suggestivo, per quanto ancora tutto da<br />

verificare, il legame che V. Alliata mi suggerisce tra tale termine, che può<br />

in<strong>di</strong>care anche un recipiente <strong>di</strong> forma conica tuttora usato in alcune regioni<br />

del mondo arabo per misurare lo zucchero, e la morfologia del monte, che ha<br />

per l’appunto una peculiare forma conica. Se questo collegamento fosse<br />

valido, bisognerebbe pensare dunque ad un oronimo arabo <strong>di</strong> tipo morfologico<br />

che viene traslitterato in latino trasformandosi invece in un termine, per altro<br />

<strong>di</strong>ffusissimo <strong>nella</strong> toponomastica <strong>di</strong> molte regioni d’Italia, <strong>di</strong> tipo fitomorfo.<br />

Assai varia e complessa è la toponomastica relativa al Monte Triona: alla fine<br />

del XVI secolo, <strong>nella</strong> carta dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO,<br />

o. c. (tav. CCXXIII), esso compare come «Montagna de’ Cervi», con una<br />

evidente estensione a tutta la montagna <strong>di</strong> un toponimo <strong>di</strong> tipo faunistico<br />

successivamente ristretto ad un feudo ed oggi ad una contrada <strong>nella</strong> sua parte<br />

settentrionale (cf. anche infra, n. 34). Il toponimo attuale, deformato in<br />

«Monte Irione», compare in A. HOLM, Storia della <strong>Sicilia</strong> nell’antichità, trad.


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1273<br />

it., Torino 1896, 564, e in IGM 1:50.000, F 258 II (levata 1852-1862-1863,<br />

agg. Rotabili 1885; per il fenomeno della deformazione <strong>di</strong> molti toponimi<br />

compiuta dai cartografi dopo l’unità d’Italia cf., tra gli altri, LA CORTE, art. c.,<br />

344-345; G.CARACAUSI, Stratificazione della toponomastica siciliana, in «La<br />

toponomastica come fonte <strong>di</strong> conoscenza storica e linguistica. Atti del<br />

Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Belluno 1980», Pisa 1981,<br />

107-142, 139; JOHNS, La Monreale Survey... cit., 81; NANIA, o. c., 152). Il<br />

toponimo si trova poi <strong>nella</strong> sua forma corretta a partire dalla versione della<br />

stessa carta redatta nel 1895, ma circa il suo significato non è chiaro se esso<br />

riprenda una denominazione <strong>di</strong> derivazione greca (classica o bizantina: per la<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione tra questi due strati linguistici in <strong>Sicilia</strong> cf. CARACAUSI,<br />

Stratificazione... cit., 112) relativa alla morfologia del monte (ad una<br />

derivazione dal greco trivgwnon accenna G. CARACAUSI, Dizionario onomastico<br />

della <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1993, 1653, e in tal caso il toponimo arabo<br />

testimoniato dalla Jari – da ne potrebbe essere la traduzione), o se eventualmente<br />

esso possa essere invece un termine <strong>di</strong> derivazione tardo-latina, forse<br />

connesso ad un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto (per questa ipotesi cf. C. AVOLIO, Saggio <strong>di</strong><br />

toponomastica siciliana, Archivio Glottologico Italiano, Suppl. VI, 1898,<br />

71-118, 98, che cita alcuni esempi <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> sud-orientale, ai quali si<br />

aggiunga il toponimo testimoniato da L. ARCIFA, Per una geografia amministrativa<br />

dell’Alto Me<strong>di</strong>oevo in <strong>Sicilia</strong>. Nuove ipotesi <strong>di</strong> ricerca per un sito<br />

«bizantino»: Cittadella <strong>di</strong> Vin<strong>di</strong>cari (SR), in «Atti del II Congresso Nazionale<br />

<strong>di</strong> Archeologia me<strong>di</strong>evale, Brescia 2000», Firenze 2000, a cura <strong>di</strong> G. P.<br />

Brogiolo, 234-241, 237 e figg. 5-6). Il santuario oggi esistente sulle pen<strong>di</strong>ci<br />

sud-occidentali del Monte Triona, de<strong>di</strong>cato alla Madonna del Balzo («Madonna<br />

del Vauso» nel 1720-1721 <strong>nella</strong> Carta <strong>di</strong> S. von Schmettau, pubblicata<br />

a cura <strong>di</strong> L. DUFOUR in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata, Palermo 1995; per il fenomeno<br />

della velarizzazione della –l preconsonantica in –u, tipico del siciliano a<br />

partire dalla fine del XIV sec., cf. E. DE FELICE, Stratificazione linguistica<br />

dell’onomastica personale siciliana, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica<br />

della <strong>Sicilia</strong>. Atti del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo<br />

1983», Pisa 1984, 225-241, 233, n. 12), venne eretto tra il 1664 e il 1679, ma<br />

non pare vi siano preesistenze (su questo culto cf. DEL GIUDICE, o. c., 22;<br />

AMICO, o. c., I, 169).<br />

Un altro caso <strong>di</strong> possibile frainten<strong>di</strong>mento è forse quello della Ôayn<br />

‘Abba–s (CUSA, o. c., 237) / fontes [sic!] Albesi, dove il toponimo arabo si<br />

presenta come un antroponimo (JOHNS, Entella... cit., 75; cf. anche PELLEGRI-<br />

NI, Terminologia... cit., 158, che avanza tuttavia perplessità sulla lettura in<br />

senso antroponimico: «Ôabba–s, onomastica?», e dubbi in tal senso avanza<br />

anche A. De Simone), mentre quello latino, che apparentemente ne può essere<br />

la traslitterazione, con <strong>di</strong>ssimilazione della doppia –b, potrebbe avere, a mio<br />

parere, una <strong>di</strong>versa origine. Verificando infatti sul terreno l’ubicazione della<br />

sorgente, che credo possa localizzarsi in contrada Alvano, e probabilmente


1274<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

identificarsi con la stessa sorgente Alvano (tav. CCLIV, 11) (sito che<br />

mostrerebbe anche una possibile continuità toponomastica), colpisce il<br />

colore delle rocce affioranti dal suolo. Tale fonte scaturisce infatti in un’area<br />

<strong>di</strong> copiosi affioramenti <strong>di</strong> breccia calcarea che conferisce a tutto il terreno<br />

circostante un tipico colore bianco: mi chiedo allora se il toponimo latino non<br />

debba essere collegato proprio al colore del suolo (in una forma del tipo «ad<br />

fontes Albas» o simile), e dunque il termine arabo non ne sia in realtà la<br />

traslitterazione, se non la traduzione (ma su una possibile derivazione<br />

dall’arabo abyad≥, f. baida– = bianco (PELLEGRINI, Terminologia... cit., 157) sia<br />

D. Amal<strong>di</strong> che A. De Simone si mostrano dubbiose). Facilmente comprensibile<br />

sarebbe poi il passaggio all’antroponimo ‘Abba–s, forse per un fenomeno<br />

<strong>di</strong> lectio facilior, o forse per la suggestione del toponimo Ôuyu–n ÔAbba–s = fonti<br />

<strong>di</strong> ÔAbba–s, l’attuale Tre Fontane, citato da Edrisi (PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 157; CARACAUSI, Dizionario... cit., 1646; JOHNS, Entella... cit., 75, Edrisi<br />

in AMARI, Biblioteca... cit., I, 125). Per il possibile rapporto del toponimo con<br />

il colore del terreno cf. G. B. PELLEGRINI, Metodologia dell’indagine<br />

antroponimico-toponomastica, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica della<br />

<strong>Sicilia</strong>. Atti del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo<br />

1983», Pisa 1984, 9-28, 15, che ricorda una possibile derivazione «... da albus<br />

= bianchiccio, in rapporto al terreno argilloso e cretaceo». La stessa sorgente<br />

della Divise Battallarii è citata nel corrispondente tratto del confine della<br />

Magna Divisa Corilionis come «Ôuyu–n ÔAyya–sh \ fontes Hayes» (NANIA, o. c.,<br />

137; CUSA, o. c., 194); cf. PELLEGRINI, Terminologia... cit., 157, che traduce<br />

«fonti del ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> pane», mentre A. De Simone propende per una lettura<br />

in senso antroponimico, sulla base <strong>di</strong> alcune citazioni onomastiche (cf. CUSA,<br />

o. c., 582, 266, 280, 178, 269). Non si può tuttavia escludere una possibile<br />

derivazione dell’attuale toponimo Alvano dal siciliano albaru (cf. A. LEONE<br />

(a cura <strong>di</strong>), Il vocabolario siciliano-latino <strong>di</strong> L.C. Scobar, Palermo 1990, 14)<br />

o arvanu (G. PICCITTO, Vocabolario siciliano, Catania - Palermo 1977, I, 287),<br />

che può significare Ôpioppo bianco’ (da un latino albarus: cf. A. VARVARO,<br />

Vocabolario etimologico siciliano, I, Palermo 1986, 63-64), anche se, attualmente,<br />

<strong>nella</strong> zona non sembra si conservi alcuna traccia <strong>di</strong> tale vegetazione.<br />

16 Necessità, questa, già segnalata da altri stu<strong>di</strong>osi, e in particolare da<br />

J. Johns (per esempio in Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri musulmani nel<br />

territorio <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Monreale nel do<strong>di</strong>cesimo secolo, in «La <strong>Sicilia</strong><br />

rupestre nel contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno<br />

internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno<br />

d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 227-234, 228, n. 11;<br />

ID., La Monreale Survey... cit.,77) che, nell’ambito del progetto ÔMonreale<br />

Survey’, con la sua équipe sta da tempo lavorando ad una nuova e<strong>di</strong>zione<br />

critica <strong>di</strong> tutte le Jara–’ id normanne <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Come è noto, il lavoro <strong>di</strong> Cusa<br />

doveva essere completato da un secondo volume, con note e apparato critico,<br />

che non vide mai la luce: cf. PERI, Città... cit., 25-26; L. T. WHITE, Il


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1275<br />

monachesimo latino <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> normanna, Catania 1984, 17; JOHNS, Nota<br />

sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri... cit., 228 n. 11; NOTH, art. c., 123; A. DE SIMONE,<br />

Spoglio antroponimico delle giaride ( ara–’id) arabo-greche dei Diplomi<br />

e<strong>di</strong>ti da Salvatore Cusa, I, Roma 1979, 2-3; sui limiti dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cusa<br />

cf. anche C. A. NALLINO, in M. AMARI, Storia dei Musulmani <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, Firenze<br />

1854-1868 (II e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> C. A. Nallino, Catania 1933-1939, I-III),<br />

XXXVII, e CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 78 n. 48.<br />

17 Per quanto riguarda la bibliografia specifica, cioè i <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong><br />

che, dopo le opere <strong>di</strong> LELLO e DEL GIUDICE, o. c., soprattutto a partire dagli anni<br />

successivi all’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cusa, e poi nuovamente dagli anni Settanta, hanno<br />

affrontato aspetti specifici del documento (relativi in particolare ad alcuni<br />

problemi inse<strong>di</strong>ativi e alle <strong>di</strong>namiche del popolamento del territorio, oltre ad<br />

alcuni aspetti toponomastici, linguistici e onomastici) cf. gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> V. Di<br />

Giovanni (Vestigi antichi in Salaparuta, ASS, III, 1875, 1-45; I casali... cit.,<br />

438-496), <strong>di</strong> G. La Corte (art. c.), e, più recentemente, alcuni lavori <strong>di</strong> F.<br />

D’Angelo (Sopravvivenze classiche nell’ubicazione dei casali me<strong>di</strong>evali del<br />

territorio della Chiesa <strong>di</strong> Monreale, SicA, IV, 13, 1971, 54-62; I casali <strong>di</strong><br />

Santa Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale nei secoli XII-XV, BCFS, XII, 1973, 333-<br />

339; Terre e uomini <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale (secoli XI-XIII), Quaderni<br />

Me<strong>di</strong>evali, VI, 1978, 51-94; Corleone dai Musulmani del XII ai Lombar<strong>di</strong> del<br />

XIII secolo, ASS, S. IV, XX, 1994, 17-26; Inse<strong>di</strong>amenti e abbandoni nel<br />

territorio del monastero <strong>di</strong> Monreale, in «I Congresso nazionale <strong>di</strong> archeologia<br />

me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997», Firenze 1997, a cura <strong>di</strong> S. Gelichi, 206-210;<br />

Ulteriore rilettura dei documenti del territorio dell’Abbazia <strong>di</strong> Monreale, in<br />

«Festschrift für H. P. Isler zum 60 Geburstag», Bonn 2001, 91-99); <strong>di</strong> J. Johns<br />

(Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri... cit.; La Monreale Survey... cit.; The<br />

Monreale Survey: In<strong>di</strong>genes and Invaders in Me<strong>di</strong>eval West Sicily, in «Papers<br />

in Italian Archaeology IV, The Cambridge Conference» (C. Malone – S.<br />

Stoddart eds.), BAR, International Series 246, Oxford 1985, IV, 215-233;<br />

Entella... cit.; Sulla con<strong>di</strong>zione dei musulmani <strong>di</strong> Corleone sotto il dominio<br />

normanno nel XII secolo, in «Byzantino - Sicula IV: Atti del I Congresso<br />

Internazionale <strong>di</strong> Archeologia della <strong>Sicilia</strong> Bizantina, Corleone 1998» Palermo<br />

2002, 275-294), <strong>di</strong> G. Canza<strong>nella</strong> (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />

cit.), <strong>di</strong> A. De Simone (Spoglio antroponimico... cit.; Su alcune<br />

corrispondenze lessicali in <strong>di</strong>plomi arabo-latini dalla <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale, in<br />

«Gli interscambi culturali e socio-economici fra l’Africa settentrionale e<br />

l’Europa me<strong>di</strong>terranea. Atti del Congresso Internazionale, Amalfi 1983»,<br />

Napoli 1986, 469-484), <strong>di</strong> A. Nef (Anthroponymie et Jarâ’id de Sicile: une<br />

approche renouvelée de la structure sociale des communautés arabomusulmanes<br />

de l’île sous les Normands, in «L’anthroponymie. Document de<br />

l’histoire sociale des mondes mé<strong>di</strong>terranéens mé<strong>di</strong>évaux. Actes du Colloque<br />

International, Rome 1994», Rome 1996, 123-142), oltre al recente contributo<br />

<strong>di</strong> NANIA, o. c., e infine ai lavori <strong>di</strong> I. BOVER FONTS, L’iqlim <strong>di</strong> Corleone: stu<strong>di</strong>o


1276<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

del territorio e della sua popolazione durante l’epoca musulmana, AION,<br />

LVI, 1996, 255-264, e <strong>di</strong> METCALFE, art. c.<br />

A questi stu<strong>di</strong> specifici si aggiunga poi la bibliografia in<strong>di</strong>retta, cioè<br />

tutte le opere <strong>di</strong> carattere storico, topografico, antiquario, linguistico,<br />

toponomastico ecc. che a partire da T. FAZELLO, De rebus Siculis Decades<br />

Duae, Panhormi 1568, e passando per AMARI, Storia dei Musulmani... cit., e<br />

le opere <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>ti locali quali A. Schirò (Il Monastero <strong>di</strong> S. Maria del Bosco<br />

<strong>di</strong> Calatamauro, Palermo 1894; L’antico castello <strong>di</strong> Calatamauro, ASS, N.S.<br />

XII, 1887, 5-19) e S. Lojacono (Memoria sull’origine e fondazione della<br />

Comune <strong>di</strong> Contessa colonia greco-albanese <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1880),<br />

forniscono informazioni <strong>di</strong> ogni genere su uno o più toponimi del documento.<br />

18 Oltre alla cartografia I.G.M., sia attuale che storica, a <strong>di</strong>versa scala<br />

(dalle levate al 50.000 del 1864-1865 e al 100.000 del 1879-1880 a quelle<br />

degli anni 1930-1932, successivamente aggiornate fino alla fine degli anni<br />

Sessanta), sono state utilizzate la carta del territorio comunale <strong>di</strong> Contessa<br />

Entellina in scala 1:10.000 e soprattutto la Carta Tecnica dell’Italia Meri<strong>di</strong>onale<br />

in scala 1:5.000 (in seguito citata C.T.I.M.), che comprende anche le utili<br />

carte litologica e della potenzialità idrica; per l’area <strong>di</strong> Rocca d’Entella, anche<br />

il rilievo aerofotogrammetrico in scala 1:2000 e 1:500 eseguito nel 1990 dalla<br />

Regione <strong>Sicilia</strong>na, Soprintendenza ai BB.CC.AA., Sezione Archeologica,<br />

Palermo. Tra la cartografia storica, <strong>di</strong> particolare interesse si sono rivelate la<br />

carta tardo cinquecentesca del territorio dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale<br />

allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII), la carta del 1720-1721 <strong>di</strong> S. von<br />

Schmettau (pubblicata in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit.), e il Catasto Borbonico,<br />

ora e<strong>di</strong>to in Le mappe del Catasto Borbonico <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Territori comunali e<br />

centri urbani nell’Archivio Cartografico Mortillaro <strong>di</strong> Villarena (1837-<br />

1853), a cura <strong>di</strong> E. Caruso e A. Nobili, Palermo 2001.<br />

19 Sono stati esaminati i voli I.G.M., giugno 1955, fotogrammi 9688-<br />

9693; I.G.M., luglio1955, fotogrammi 11010-11014 e 11120-11124; I.G.M.,<br />

maggio 1975, strisciate XXII-XXIX; Regione <strong>Sicilia</strong>na A.T.A., volo giugno<br />

1987, strisciate 38F e 39E; strisciate 1A, 1B, 2VB.<br />

20 Le identificazioni iniziali, che hanno permesso <strong>di</strong> spezzare la linea<br />

del confine in 6 segmenti, sono state quella del Monte Triona <strong>di</strong> Bisacquino<br />

(tav. CCLIV, 1), l’incrocio del confine con la via Palermo - Corleone -<br />

Sciacca (tav. CCLIV, 14), il Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 25), la confluenza tra<br />

il Belice e il Senore (tav. CCLIV, 40), il Pizzo della Regina <strong>di</strong> Rocca d’Entella<br />

(tav. CCLIV, 56), il Cozzo Tondo (tav. CCLIV, 73).<br />

21 Per il progetto della carta archeologica <strong>di</strong> Contessa Entellina cf. bibl.<br />

cit. alla n. 1, a cui si aggiunga VAGGIOLI, Per una carta archeologica... cit.<br />

22 Per il processo <strong>di</strong> compilazione della Jari– da del 1182 cf. JOHNS,<br />

Entella... cit., 72; METCALFE, art. c., 45-48.<br />

23 Il casale <strong>di</strong> Senuri venne donato a Monreale nel 1185 (LELLO, o. c.,<br />

37; DEL GIUDICE, o. c., 30-31, LI; GARUFI, o. c., 28-29, nr. 53; XII; AMICO, o.


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1277<br />

c., I, 353), mentre delle vicende <strong>di</strong> al-H≥amma–m non abbiamo notizie, così<br />

come <strong>di</strong> Calatamauro, che probabilmente non fu mai donato all’Abbazia, ma<br />

restò a far parte del demanio regio, dal momento che nel 1282, durante la<br />

rivolta del Vespro, era presi<strong>di</strong>o angioino del quale i Corleonesi chiesero la<br />

<strong>di</strong>struzione: cf. Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Palermo (in seguito citato ASP), Tabulario<br />

dell’Università <strong>di</strong> Corleone, 1, e<strong>di</strong>to in L. TIRRITO, Assise <strong>di</strong> Corleone, in<br />

Documenti per la storia della <strong>Sicilia</strong>, S. II, II, Palermo 1918, 129; M. AMARI,<br />

La guerra del Vespro siciliano, Firenze 1866, I, 137-141. Sul castello <strong>di</strong><br />

Calatamauro, menzionato da Edrisi (in AMARI, Biblioteca... cit., I, 93) e poi<br />

ricordato come <strong>di</strong>sabitato da FAZELLO, o. c., I, 10,3, 622, cf. anche AMICO, o.<br />

c., I, 192-193; AMARI, Storia dei Musulmani... cit., III, 845; SCHIRÒ, L’antico<br />

castello... cit.; V. GIUSTOLISI, Nakone ed Entella, Palermo 1975, 174-177;<br />

MAURICI, Castelli... cit., 174-175, 264; E. LESNES, I castelli feudali trecenteschi<br />

della <strong>Sicilia</strong> occidentale e il loro territorio, in «I Congresso Nazionale <strong>di</strong><br />

Archeologia Me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997» Firenze 1997, 109-115,112, e da ultimo<br />

E. LESNES, Calatamauro, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli<br />

itinerari castellani dell’isola, Palermo 2001, 298-299, con altra bibl. cit. In<br />

generale, sulle persistenze <strong>di</strong> confini <strong>di</strong> casali del XII-XIII secolo che ancora<br />

fino ai nostri giorni delimitano territori comunali o ex feu<strong>di</strong>, cf. M. AYMARD<br />

- H. BRESC, Problemi <strong>di</strong> storia dell’inse<strong>di</strong>amento <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale e<br />

moderna, Quaderni Storici, XXIV, 1973, 945-976, 951-952 (con esempi dal<br />

territorio <strong>di</strong> Cefalù); cf. inoltre NANIA, o. c., 14. Risalendo più in<strong>di</strong>etro nel<br />

tempo, per i problemi legati al concetto <strong>di</strong> frontiera e <strong>di</strong> confine nel mondo<br />

greco, e in particolare alla formazione e alla persistenza dei limiti territoriali,<br />

soprattutto quando sono segnati da elementi naturali, resta fondamentele il<br />

lavoro <strong>di</strong> G. DAVERIO ROCCHI, Frontiera e confini <strong>nella</strong> Grecia antica, Roma<br />

1988, passim, e in part. 23, 49-53; cf. inoltre MAGNETTO, o. c., XIX e bibl. cit.<br />

24 Su Bruca (erroneamente identificata da DI GIOVANNI, I casali...<br />

cit., 492, con il toponimo Briace della Magna Divisa Corilionis: ma vd.<br />

contra già LA CORTE, art. c., 343), cf. DEL GIUDICE, o. c., 42; sull’area ad E <strong>di</strong><br />

Contessa Entellina: AMICO, o. c., I, 228-229 per Campofiorito, fondata nel<br />

1660. Per il casale <strong>di</strong> Battellaro cf. supra, n. 7.<br />

25 In generale, per un quadro del paesaggio siciliano me<strong>di</strong>evale cf. V.<br />

D’ALESSANDRO, Paesaggio agrario, regime della terra e società rurale<br />

(secoli XI-XV), in AA. VV., Storia della <strong>Sicilia</strong>, III, Napoli 1980, 409-447. Per<br />

uno stu<strong>di</strong>o del paesaggio <strong>di</strong> XII sec. nel limitrofo territorio <strong>di</strong> Corleone cf. BOVER<br />

FONTS, art. c.<br />

26 «[Il confine] scende al Grande Fiume (al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r) / descendunt<br />

ipse <strong>di</strong>vise ad fluvium magnum» (JOHNS, Entella... cit., 63, 65; CUSA, o. c., 198).<br />

L’interpretazione <strong>di</strong> J. Johns, che afferma: «Vi è un solo can<strong>di</strong>dato plausibile<br />

per il Grande Fiume: il Belice Sinistro o Fiume <strong>di</strong> Frattina» (JOHNS, Entella...<br />

cit., 72) e più avanti: «al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r: il Belice Sinistro (JOHNS, Entella... cit.,<br />

82; per il toponimo: cf. anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 195), pone


1278<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

alcuni problemi insolubili nell’identificazione dei corsi d’acqua citati successivamente,<br />

come rileva lo stesso Johns, che non trovando una soluzione certa<br />

a questa <strong>di</strong>fficoltà si trova costretto a postulare un’inversione dell’or<strong>di</strong>ne dei<br />

corsi d’acqua <strong>nella</strong> descrizione dei confini. Persuaso che il «grande fiume»<br />

fosse il Belice era anche DI GIOVANNI, I casali... cit., 452. Più convincente<br />

sembra invece la proposta <strong>di</strong> NANIA, o. c., 159, per il quale «il grande fiume<br />

sembrerebbe corrispondere al torrente Realbate dopo la confluenza col torrente<br />

Liotta». Anche la rilettura <strong>di</strong> un’altra <strong>di</strong>visa della Jari– da del 1182, quella <strong>di</strong><br />

Fantasine (CUSA, o. c., 234-235, 197), sembra confermare la pertinenza <strong>di</strong><br />

questo idronimo al torrente Realbate: infatti l’identificazione della Divisa<br />

Fantasine con l’o<strong>di</strong>erna Contrada Mole (cf. infra, 1263 e n. 107) permette <strong>di</strong><br />

riconoscere, per motivi topografici, proprio nel Realbate un wa–<strong>di</strong>– / flumen non<br />

altrimenti determinato nel testo pervenutoci, che tuttavia si può ipotizzare<br />

dovesse essere proprio «al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r / flumen magnum»: per questo<br />

problema testuale cf. infra, n. 102. In effetti, per quanto più piccolo del Belice<br />

Sinistro, il Realbate è ancora oggi il maggiore tra i corsi d’acqua della zona per<br />

lunghezza e portata, e quin<strong>di</strong> la definizione <strong>di</strong> «grande fiume» sembra perfettamente<br />

giustificabile in rapporto ai corsi d’acqua minori. Inoltre è l’unico<br />

fiume che permette <strong>di</strong> definire un lungo tratto del confine senza bisogno <strong>di</strong> altre<br />

in<strong>di</strong>cazioni, e in tutta la parte inferiore del suo corso costituisce tuttora una<br />

delimitazione comunale (tra il comune <strong>di</strong> Roccamena e quello <strong>di</strong> Bisacquino).<br />

Per l’importanza dei confini comunali come testimonianza <strong>di</strong> continuità da<br />

epoche precedenti cf. NANIA, o. c., 14 e supra, n. 23. È interessante ricordare<br />

che, <strong>nella</strong> documentazione archivistica e bibliografica, il Realbate è ricordato<br />

anche come fiume <strong>di</strong> Patellaro (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nrr. 572<br />

e 584, anno 1416), <strong>di</strong> Errigoabate (Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa<br />

Entellina (in seguito citato ASCCE), Busta 763, Inventari comunali. Elenchi<br />

delle strade comunali, 1866-1921, nr. 3) e <strong>di</strong> Bruca (AMICO, o. c., I, 162, 168).<br />

Per la segnalazione <strong>di</strong> questi documenti d’archivio sono grata alla dr.ssa R.<br />

Equizzi. Per il toponimo Realbate cf. infra, n. 94.<br />

Il problema della riduzione della portata dei corsi d’acqua per la<br />

<strong>di</strong>minuzione delle aree boschive e per l’intensa captazione effettuata a scopi<br />

agricoli o per l’alimentazione <strong>di</strong> invasi artificiali riguarda, nel territorio <strong>di</strong><br />

Contessa Entellina, anche un altro dei principali affluenti del Belice, cioè il<br />

Senore, ancora ricordato dagli abitanti della zona per la pericolosità delle sue<br />

esondazioni, ma oggi gravemente depauperato. In generale, sul fenomeno<br />

della riduzione delle acque dei fiumi siciliani cf. D’ALESSANDRO, art. c., 417-<br />

418; G. UGGERI, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della <strong>Sicilia</strong> tardoantica,<br />

Kokalos, XLIII-XLIV, 1997-1998, 299-364, 333.<br />

27 «[Il confine] scende lungo il fiume finché raggiunge il fiume<br />

Qurulu–n. E torna in<strong>di</strong>etro insieme ad esso (oppure: scende con esso verso<br />

occidente: NANIA, o. c., 159) finché raggiunge il fiume Ant≥alla / [Divise]<br />

descendunt p(er) flum(en) quousq(ue) iungunt(ur) Flumini Corilionis et


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1279<br />

descendunt p(er) eu(m) vers(us) occidente(m) quaten(us) iungunt(ur) flumini<br />

Hentella» (JOHNS, Entella... cit., 64, 65; CUSA, o. c., 198). Secondo J. Johns,<br />

«l’identificazione più plausibile per il Fiume Entella è il corso d’acqua del<br />

Vallone <strong>di</strong> Petraro» (JOHNS, Entella... cit., 72; anche 75: «Wa–<strong>di</strong>– Ant≥alla =<br />

Flumen Hentella, probabilmente il corso d’acqua nel Vallone <strong>di</strong> Petraro»),<br />

mentre per NANIA, o. c., 53 «il fiume <strong>di</strong> Corleone e il fiume <strong>di</strong> Entella sono lo<br />

stesso fiume, il Belice sinistro, nel senso che lo stesso fiume si chiama fiume<br />

<strong>di</strong> Corleone nei pressi <strong>di</strong> Corleone, e fiume <strong>di</strong> Entella nei pressi <strong>di</strong> Entella».<br />

Dello stesso parere riguardo al Flumen Corilionis è anche CANZANELLA,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216. L’analisi del testo della<br />

Divise Battallarii e <strong>di</strong> quello della Divise Kalatatrasi nel tratto corrispondente<br />

(che, procedendo in <strong>di</strong>rezione opposta rispetto alla Divise Battallarii, risale<br />

prima il fiume <strong>di</strong> Entella e poi il fiume <strong>di</strong> Corleone: CUSA, o. c., 202, 243;<br />

JOHNS, Entella... cit., 65, 67) non lascia dubbi, a mio parere, sull’identificazione<br />

del Belice Sinistro con il Fiume <strong>di</strong> Corleone fino alla confluenza col<br />

corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 19-20), e con il Fiume <strong>di</strong><br />

Entella da quel punto fino alla confluenza col torrente Vaccarizzo (tav.<br />

CCLIV, 21).<br />

28 Il guado, come testimoniano quanti ancora ricordano il Belice<br />

prima della costruzione della <strong>di</strong>ga, iniziata negli anni Settanta, si trovava poco<br />

a SO delle Case Vaccara, e consentiva <strong>di</strong> attraversare il fiume anche nelle<br />

stagioni in cui le acque erano più abbondanti (per questa, come per altre<br />

preziose notizie, ringrazio in particolare Giuseppe Lala, ottimo conoscitore<br />

della zona e appassionato custode <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> grande interesse).<br />

Ancora oggi in quest’area, che secondo la Divise Kalatatrasi costituiva il<br />

punto <strong>di</strong> confine tra i territori <strong>di</strong> Calatrasi, Cautalì e al-H≥amma–m (CUSA, o. c.,<br />

202, 243; JOHNS, Entella... cit., 65, 67), si incontrano i confini comunali <strong>di</strong><br />

Poggioreale, Monreale e Contessa Entellina (cf. I.G.M. 1:25.000, F.258 III<br />

NE; C.T.I.M, F. 619024). Per il toponimo al-H≥amma–m cf. JOHNS, Entella...<br />

cit., 78; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 170. Per l’ubicazione del casale <strong>di</strong> al-<br />

H≥amma–m cf. infra, 1263-1265 e nn. 109-118.<br />

29 «[Il confine] continua lungo la strada e sale finchè lascia sulla<br />

destra la Sorgente al-Jala–q.n\ [Divise] vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo<br />

quousq(ue) remanet fons, que <strong>di</strong>cit(ur) Ayn Elgelakan, a dextris» (CUSA, o. c.,<br />

200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />

75; anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158; A. Metcalfe mi esprime un<br />

possibile dubbio sull’esatta forma <strong>di</strong> questo toponimo, poiché sul manoscritto<br />

un segno al termine della parola potrebbe forse in<strong>di</strong>care che una o più lettere<br />

sono perdute. Ritengo che la fonte debba identificarsi con quella che ancora<br />

compare in C.T.I.M., F. 619073, a S <strong>di</strong> Contessa Entellina, in contrada Gurgo,<br />

imme<strong>di</strong>atamente ad O della Strada Provinciale nr.35 Bisacquino - S. Maria<br />

del Bosco - Bivio Miccina. Il sopralluogo sul terreno effettuato nell’ottobre<br />

2000 ha permesso <strong>di</strong> riconoscere il sito in cui si trovava la sorgente, al


1280<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

momento asciutta, ma che i conta<strong>di</strong>ni del luogo ricordano fino a pochi anni<br />

fa ancora attiva. Ricognizioni effettuate in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggiore abbondanza<br />

delle falde idriche hanno successivamente consentito <strong>di</strong> osservare la fonte<br />

nuovamente in funzione, anche se con una portata assai ridotta.<br />

30 FAZELLO, o. c., 233: «ad ra<strong>di</strong>cem montis [Entellae] qua Calatrasim<br />

respicit, lapi<strong>di</strong>s alabastri minera est probatissima: ubi & balnea sunt ad<br />

<strong>di</strong>versas aegritu<strong>di</strong>nes accomodatissimae». I Bagni <strong>di</strong> Entella, con le loro<br />

acque minerali, sono ricordati ancora successivamente (cf., per una rassegna<br />

delle citazioni, CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit.,<br />

27), seppure talora in maniera non corretta (per questo problema cf. infra, n.<br />

113), mentre non compaiono più a partire dall’opera <strong>di</strong> A. LEANTI, Lo stato<br />

presente della <strong>Sicilia</strong> o sia breve e <strong>di</strong>stinta descrizione <strong>di</strong> essa, Palermo 1761,<br />

163-164, 213; questa mancata citazione potrebbe significare, secondo<br />

Canza<strong>nella</strong> (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 328, n. 212) «... che<br />

il balneum non è più frequentato, ma questo non è che un labile in<strong>di</strong>zio <strong>nella</strong><br />

storia così lacunosa <strong>di</strong> questa struttura». La notizia dell’esistenza <strong>di</strong> acque<br />

termali alle pen<strong>di</strong>ci N della Rocca <strong>di</strong> Entella non trova più oggi riscontro sul<br />

terreno, anche se potrebbe essere supportata dall’analisi della carta della<br />

potenzialità idrica (allegata a C.T.I.M., F. 619024), che in un’area caratterizzata<br />

da terreni a bassa permeabilità, con potenzialità idrica nulla, evidenzia<br />

nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze delle Case Vaccara alcune zone a permeabilità<br />

variabile, con una modesta potenzialità idrica. Ritengo dunque verosimile<br />

che la sorgente descritta dal Fazello sia scomparsa in epoca successiva al XVI<br />

secolo, forse prima del XVIII, se è lecito interpretare in tal senso il silenzio<br />

<strong>di</strong> Leanti. Del resto, la scomparsa <strong>di</strong> sorgenti non deve meravigliare in una<br />

regione, come quella del Belice, caratterizzata da una elevata sismicità: basti<br />

citare il caso delle acque calde <strong>di</strong> S. Lorenzo presso il ponte <strong>di</strong> Calatrasi, a<br />

lungo scambiate proprio per gli scomparsi Bagni <strong>di</strong> Entella (cf. infra, n. 113):<br />

esse sono a loro volta sparite dopo il terremoto del 1968, per quanto siano<br />

ancora presenti alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 225 m (cf. NANIA, o. c., 9, 205-207). Per<br />

questo fenomeno cf. anche JOHNS, La Monreale Survey... cit., 81. Episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

questo genere sono testimoniati, d’altra parte, già per l’epoca normanna: cf.,<br />

per esempio, S. TRAMONTANA, Cronache e cronisti <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> normanna,<br />

AAPal, S. V, I, 1981-1982, 141-153, 151-152, per la notizia della comparsa<br />

<strong>di</strong> nuove sorgenti e dell’inari<strong>di</strong>rsi <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> quelle esistenti, riferita da U.<br />

Falcando in seguito al terrremoto del 1168.<br />

31 «[Il confine] rimane lungo la strada fino al [pozzo Bahagar, fino al]<br />

gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong> – / [Divise] vadunt p(er) via(m) usq(ue) ad Puteu(m) Bahagar,<br />

et vadunt p(e)r via(m) usq(ue) ad Lac(um) Zagan<strong>di</strong>» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />

Entella... cit., 64, 66; NANIA, o. c., 160). Per il toponimo Z.gh.n<strong>di</strong> – cf. JOHNS,<br />

Entella... cit., 78 («non id. ... presumibilmente un top. pre-ar. e non un nome<br />

pers. ar.»; anche A. De Simone penserebbe ad un toponimo pre-arabo;<br />

PELLEGRINI, Terminologia... cit., 161-162). Il termine arabo gha<strong>di</strong>–r, reso in


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1281<br />

latino con lacus, in<strong>di</strong>cherebbe uno «stagno, palude» (PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 167); NANIA (o. c., 50) lo rende in italiano con il termine gorgo<br />

«perché in tal modo viene in<strong>di</strong>cato in <strong>di</strong>aletto (urgu o gurgu) un piccolo<br />

laghetto naturale»; cf. anche F. GIUFFRIDA, I termini geografici <strong>di</strong>alettali della<br />

<strong>Sicilia</strong>, ASSO, S. IV, X, 1957, 5-107, 69 e AVOLIO, art. c., 86. Credo si tratti<br />

<strong>di</strong> uno specchio d’acqua, probabilmente temporaneo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />

da localizzare in contrada Pizzillo, verosimilmente poco a NE della omonima<br />

masseria, in un settore in cui ancora oggi il terreno appare più scuro <strong>di</strong> quello<br />

circostante, anche se attualmente è piuttosto <strong>di</strong>fficile riconoscere in quell’area<br />

una depressione particolarmente adatta ad ospitare uno specchio d’acqua (cf.<br />

C.T.I.M., F. 619022). Bisogna tuttavia tenere presente che tutta la zona in<br />

questione è stata interessata da lavori agricoli attuati con mezzi pesanti, mirati<br />

a spianare e livellare la superficie del terreno, e che dunque sembra verosimile<br />

ritenere che le altimetrie attuali risultino notevolmente mutate rispetto al XII<br />

secolo (per questa informazione, come per molte altre, ringrazio vivamente il<br />

dott. Ignazio Gennusa). Anche del pozzo Bu–-H≥ajar / puteus Bahagar (per il<br />

toponimo cf. JOHNS, Entella.... cit., 76; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 162)<br />

non trovo traccia sulla cartografia né sul terreno, ma credo dovesse trovarsi in<br />

contrada Pizzillo, poco a NO del Gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong>– / Lacus Zagan<strong>di</strong>, lungo<br />

il percorso della via da Battellaro ad Entella (per la quale cf. infra, 1255 e n.<br />

62). 32 «[Il confine] passa <strong>di</strong>ritto fra il quartiere abbandonato (H≥a–rat al-<br />

Ghafla) e prosegue fino al lago\[Divise] <strong>di</strong>vidunt Haret Helgafle <strong>di</strong>recte, et<br />

vadunt ad lacu(m)» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella....cit., 64, 66). Sulla<br />

cartografia, per esempio a scala 1.5.000 (C.T.I.M., F. 619024) e a scala 1: 500<br />

(Regione <strong>Sicilia</strong>na, Rilievo Aerofotogrammetrico... cit., foglio 4) è ben<br />

evidente la dolina che occupa parte del vallone occidentale della Rocca <strong>di</strong><br />

Entella, e che saltuariamente dà luogo alla formazione <strong>di</strong> un laghetto effimero.<br />

Tale area non va confusa con quella, situata invece nel vallone orientale,<br />

che nel 1995 è stata indagata con un saggio <strong>di</strong> scavo (SAS 22), e <strong>nella</strong> quale<br />

si è pensato <strong>di</strong> poter identificare il ‘laghetto’ notato da Sabatier nel 1858 (A.<br />

CORRETTI, Un nuovo sondaggio nel vallone orientale (SAS 22), in AA.VV.,<br />

Entella. Relazioni preliminari delle campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995, 1997...<br />

cit., 133-140, 133 e bibl. cit.). Anche nelle tra<strong>di</strong>zioni popolari relative ad<br />

Entella è presente il ricordo <strong>di</strong> un lago sulla Rocca: cf. M. CARCASIO, La<br />

leggenda della «Regina» <strong>di</strong> Entella <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione popolare <strong>di</strong> Contessa<br />

Entellina, in Entella ultima luna, Palermo s.d. [ma 1988], 23-30, 29.<br />

33 Oltre all’analisi aerofotografica, che in buona parte del vallone<br />

occidentale non ha mai rivelato tracce <strong>di</strong> strutture, se non nelle imme<strong>di</strong>ate<br />

vicinanze del palazzo fortificato <strong>di</strong> q. 540 s.l.m., anche le ricognizioni<br />

effettuate nell’area occupata dal laghetto hanno confermato la totale assenza<br />

<strong>di</strong> materiale ceramico e laterizio affiorante, ad eccezione <strong>di</strong> pochi frammenti<br />

scivolati dall’alto.


1282<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

34 «[Il confine] sale sulla collina della sabbia, scende da essa verso S<br />

fino al prato con gli olmi, da qui il confine <strong>di</strong> al-Qas≥aba si <strong>di</strong>vide da quello <strong>di</strong><br />

Bu– Za–ki – , e Bu– Za–ki – rimane sulla sinistra\[Divisae] postea ascendunt ad<br />

altera(m) Arene et descendunt ab ea v(er)s(us) meri<strong>di</strong>em q(uo)usq(u)e<br />

p(er)veniunt ad planu(m) aquosu(m) ubi sunt frasceta, et h(i)nc sep(ar)ant(ur)<br />

<strong>di</strong>vise Casbe de <strong>di</strong>visis Busackini, et remanet Busachinu(m) a sinistris»<br />

(CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Il toponimo Frascini compare<br />

ancora <strong>nella</strong> cartografia attuale (I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO; C.T.I.M., F.<br />

619072: Piano <strong>di</strong> Frascine, Bivio Frascini) nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino. Lo<br />

stesso toponimo fah≥s≥ al- darda–r compare anche <strong>nella</strong> Magna Divisa Corilionis<br />

(«Si va verso Sud lungo il fiume sino al monticello Sellebe, sino alle sorgenti<br />

Hayes, al campo dei frassini / Va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et<br />

exten<strong>di</strong>tur usque ad monticulum Sellebe, usque ad fontes Hayes, ad campum<br />

Frascineti»: NANIA, o. c., 136-137; CUSA, o. c., 194) in un tratto <strong>di</strong> confine che<br />

ricalca esattamente, in senso opposto, il confine <strong>di</strong> Battellaro, e dunque con<br />

buona probabilità che si tratti dello stesso sito. Nella Divise Battallarii, il<br />

toponimo ritorna poi alla conclusione della descrizione del confine: «[Il<br />

confine] scende al ruscello creato dalla confluenza <strong>di</strong> tre corsi d’acqua. E<br />

scende lungo il ruscello fino al prato, al Fah≥s≥ al-Darda–r. Ed il confine termina<br />

/ Et descendunt [<strong>di</strong>vise] ad aqeductu(m) ubi tres rivuli iu(n)gunt(ur), et<br />

descendunt cu(m) eo ad margi, ad Ca(m)pu(m) fraxineti. Et concluduntur<br />

<strong>di</strong>vise» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 67). Ci troviamo, in questo<br />

secondo caso, nuovamente nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino, dove il confine<br />

ritorna al termine del suo lungo percorso, ed è possibile che l’area citata sia<br />

limitrofa a quella raggiunta in precedenza; tuttavia, poiché non è verosimile<br />

che il confine si sovrapponga al tratto precedente, bisogna postulare che il<br />

punto in cui esso termina si trovi più a S <strong>di</strong> quello raggiunto in precedenza.<br />

Per l’ipotesi che il territorio <strong>di</strong> Battellaro finisca <strong>nella</strong> o<strong>di</strong>erna località<br />

Quaranta, a SO <strong>di</strong> Bisacquino, dove ancora oggi si incontrano tre confini<br />

comunali (<strong>di</strong> Bisacquino, <strong>di</strong> Giuliana e <strong>di</strong> Chiusa Sclafani), cf. NANIA, o. c.,<br />

162, n. 2. Non credo inverosimile che il toponimo in questione avesse in<br />

passato un’estensione più ampia, comprendendo anche la località Quaranta,<br />

e che il confine <strong>di</strong> Battellaro lo raggiungesse una prima volta alla sua<br />

estremità settentrionale (tav. CCLIV, 10), e una seconda <strong>nella</strong> sua parte<br />

meri<strong>di</strong>onale (tav. CCLIV, 91; cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO). Per la<br />

<strong>di</strong>fferente estensione dei toponimi in epoche <strong>di</strong>verse cf. NANIA, o. c., 12, 71;<br />

interessante a questo proposito, in un’area molto vicina a quella in questione,<br />

è il caso del toponimo ÔMontagna dei Cervi’, che alla fine del XVI sec., <strong>nella</strong><br />

carta dell’Arcivescovado <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII),<br />

designa l’intero Monte Triona, mentre successivamente definisce soltanto un<br />

ex feudo ed oggi una contrada alle sue pen<strong>di</strong>ci settentrionali: ex feudo <strong>di</strong><br />

Montagna de’ Cervi: DEL GIUDICE, o. c., 33-34, nr. XVII; ASP, Direzione<br />

Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693, Stato delle antiche trazzere e


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1283<br />

delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828; I.G.M. 1:25.000, F.<br />

258 II SO: contrada «ai Cervi». Per la toponimastica relativa al Monte Triona<br />

cf. supra, n. 15. Sui termini arabi fah≥s≥, darda–r e mar cf. PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 133,139,164; AVOLIO, art. c., 86; GIUFFRIDA, art. c., 71;<br />

CARACAUSI, Arabismi... cit., 281; DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit.,<br />

478. Per l’importanza dei fitonimi nelle creazioni toponimiche cf. PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 119; per la loro longevità, legata talvolta anche all’obbligo<br />

<strong>di</strong> coltivare in certi luoghi determinate specie cerealicole o essenze<br />

arboree, AVOLIO, art. c., 74-75. In generale, sulla maggiore <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> aree<br />

boschive in età normanna e sveva cf. S. TRAMONTANA, Città e campagna <strong>nella</strong><br />

<strong>Sicilia</strong> normanna e sveva, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel contesto delle civiltà<br />

me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà<br />

rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981»,<br />

Galatina 1986, 175-197, 179-180 e bibl. ivi cit. Per il territorio <strong>di</strong> Contessa<br />

Entellina, notizia <strong>di</strong> altri boschi, oggi non più esistenti, ma documentati fino<br />

al XVII-XIX sec., in SCHIRÒ, Il Monastero... cit., 8; SCHIRÒ, L’antico<br />

castello... cit., 17; ASP, Intendenza <strong>di</strong> Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità<br />

dei Comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo (1819-1860), Busta 16: Comune <strong>di</strong><br />

Contessa (ringrazio per questa segnalazione la dott.ssa R. Equizzi).<br />

35 «[Il confine] traversa il predetto fiume [= wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘] fino alla<br />

pianura in cui stanno i tamarischi\ [Divisae] transeunt flum(en) p(re)<strong>di</strong>ctu(m)<br />

[= flumen Rahabi] usq(ue) ad planu(m) ubi sunt tamarisces» (CUSA, o. c., 199;<br />

JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Credo che l’area in questione debba essere<br />

localizzata alle pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali <strong>di</strong> Rocca d’Entella, verosimilmente in<br />

Contrada Roccella, in destra idrografica del Vallone Vaccarizzo: cf. C.T.I.M.,<br />

F. 619023).<br />

36 «Poi [il confine] scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />

che è sotto la predetta collina e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />

[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />

dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />

strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal‘a Mawru– \ Postea descendunt<br />

[<strong>di</strong>visae] de altera [Helmu Daugar] usq(ue)ad via(m) que est subt(us) altera<br />

p(re)<strong>di</strong>cta ascendendo ad porta(m) Cap(ri)fic(us). Et ibi est fic(us) et<br />

cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est in sinistro vie, et est in <strong>di</strong>visis Battallarii,<br />

et alia arbor est in dextra parte vie in <strong>di</strong>visis Kalata Mauri» (CUSA, o. c., 200;<br />

JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Kudyat al-Mudawwar (= collina<br />

del Rotondo) e Ba–b al-Dhukka–ra (= porta del caprifico) cf. JOHNS, Entella...<br />

cit., 76, 79, che non li identifica; per il termine dukka–r cf. PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 134; CARACAUSI, Arabismi... cit., 216). Credo che la<br />

collina in oggetto debba riconoscersi nel Cozzo Tondo (tav. CCLIV, 73), che<br />

si eleva imme<strong>di</strong>atamente a S <strong>di</strong> Contessa Entellina (C.T.I.M., F. 619074), e<br />

che la Portella del Caprifico corrisponda alla sella tra il Cozzo Tondo e la<br />

collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 75). In tutta quest’area non esiste oggi


1284<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

alcuna traccia <strong>di</strong> vegetazione arborea (né se ne conserva il ricordo), ad<br />

eccezione dei rimboschimenti effettuati verso la fine degli anni Sessanta sul<br />

versante settentrionale delle due alture, a protezione dell’abitato <strong>di</strong> Contessa.<br />

37 «[Il confine] sale ... agli albereti, alla strada <strong>di</strong> cresta [ma credo si<br />

debba tradurre: della Serra] che viene da Qal‘a Mawru–. E sale lungo la strada<br />

dritto lungo la cresta [ma credo piuttosto: attraverso la Serra] fino alla fine<br />

degli albereti, alla collina con pietre bianche piantate tra gli albereti\ [Divise]<br />

ascendunt ... ad arbusta usq(ue) ad viam serre que ducit de Kalatamauru.<br />

Ascendunt p(er) via(m) per serra(m) serra(m) usq(ue) ad fines arbustor(um),<br />

usq(ue) ad altera(m) ubi sunt petre albe plantate in ip(s)is arbustis... » (CUSA,<br />

o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Ci troviamo, a mio parere, a SO <strong>di</strong><br />

Contessa Entellina, nell’area che si estende alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali del<br />

Cozzo Serra (C.T.I.M., F. 619074) e che viene in<strong>di</strong>cata <strong>nella</strong> cartografia<br />

I.G.M. come «R. La Serra» (quadrante 1:50.000, F. 258 III, levata del 1862-<br />

1863, agg. a giugno 1896), o «Contr.a La Serra» (tavoletta 1:25:000, F. 258<br />

III SE, levata 1:50.000 del 1862-1866, ri<strong>di</strong>segnata nel 1937) e «La Serra» <strong>nella</strong><br />

cartografia attuale (I.G.M. 1.25.000, F. 258 III SE, rilievo 1969). Quest’area<br />

oggi non presenta alcuna copertura arborea, ad eccezione <strong>di</strong> alcuni arbusti e<br />

poche piante d’alto fusto che si conservano in un limitato settore, attualmente<br />

incolto, a S <strong>di</strong> Casa Montalbano (C.T.I.M., F. 619074), ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un<br />

affioramento <strong>di</strong> rocce bianche che potrebbe identificarsi con la «collina con<br />

pietre bianche piantate tra gli albereti\ altera(m) ubi sunt petre albe plantate in<br />

ip(s)is arbustis» (tav. CCLIV, 71). Per i termini altera e serra cf. GIUFFRIDA,<br />

art. c., 55; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171; DE SIMONE, Su alcune<br />

corrispondenze... cit., 474-475; METCALFE, art. c., 45-46. Per l’identificazione<br />

e la denominazione della strada citata nel documento cf. infra, n. 48.<br />

38 «[Il confine] scende lungo il wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘ finché raggiunge il wa–<strong>di</strong> –<br />

T≥u–t≥ \ et descendunt [<strong>di</strong>vise] p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en)Thut»<br />

(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Su questi due idronimi cf.<br />

JOHNS, Entella...cit., 82, che considera probabile per il primo l’identificazione<br />

con il corso d’acqua nel Vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo, mentre non identifica il<br />

secondo, ritenendolo comunque un confluente del wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘. Concordo con<br />

l’identificazione del primo, il cui nome, che può significare «fiume <strong>di</strong><br />

primavera» (JOHNS, Entella... cit., 82), ma anche, come suggerisce A. De<br />

Simone, «fiume della pioggia invernale», e dunque «che si gonfia in inverno»,<br />

potrebbe in ogni caso ben riferirsi al regime torrentizio <strong>di</strong> questo corso<br />

d’acqua, evidentemente più abbondante in primavera o in inverno e più scarso<br />

nelle altre stagioni. Per quanto riguarda invece il fiume T≥u–t≥ (su questo termine,<br />

che JOHNS, Entella... cit., 82 traduce «gelso», A. De Simone avanza alcune<br />

perplessità, poiché il vocabolo può avere anche numerosi altri significati), dal<br />

punto <strong>di</strong> vista topografico non mi sembra sostenibile l’identificazione con un<br />

confluente del wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘: mi sembra invece assai probabile che si tratti del<br />

Belice Sinistro nel tratto tra la confluenza con il Vaccarizzo e quella con il


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1285<br />

Senore (tav. CCLIV, 39). Per la consuetu<strong>di</strong>ne, comunissima <strong>nella</strong> Jari– da, <strong>di</strong><br />

denominare un fiume con nomi <strong>di</strong>versi nei suoi <strong>di</strong>fferenti tratti, cf. infra, 1266<br />

e n. 128.<br />

39 «[Il confine] lascia la pietra sulla destra e gira intorno ai pie<strong>di</strong> della<br />

collinetta verso N finché arriva alle pietre gran<strong>di</strong> che sono sulla cima della<br />

collinetta chiamata Gha–r al-S.ka–t.ra. E scende da essa al fiume Rabi – ‘\ Et remanet<br />

petra a dextris. Et vadunt [<strong>di</strong>vise] p(er) pedes mo(n)tis a sinistris, quousq(ue)<br />

iungit(ur) ad pet(ra)s magnas que sunt in capite terteri, et ibi vocat(ur)<br />

Spelunca Scutiferor(um), et descendunt ad fluviu(m) quod vocat(ur) Rahabi»<br />

(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Gha–r al-S.ka–<br />

t.ra, che rende un vocabolo non arabo, cf. JOHNS, Entella... cit., 78; PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 118, 168; per il termine terterum (dal francese tertre), cf.<br />

PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171 e DE SIMONE, Su alcune corrispondenze...<br />

cit., 473, con bibl. cit.; METCALFE, art. c., 45-46. Sulla base del contesto,<br />

credo che questa grotta, che JOHNS (Entella... cit., 78) non identifica, dovesse<br />

trovarsi alle pen<strong>di</strong>ci sud-occidentali della Rocca <strong>di</strong> Entella, non lontana dal<br />

vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo (= wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘ / flumen Rahabi), in un’area in cui oggi<br />

non sembrano riscontrabili tracce <strong>di</strong> grotte e delle quali neppure si conserva<br />

il ricordo <strong>nella</strong> memoria dei conoscitori della zona. Ritengo perciò che questo<br />

toponimo, che già nel testo appare alquanto strano per definire una grotta (si<br />

tratterebbe, secondo la descrizione, <strong>di</strong> pietre alla sommità <strong>di</strong> una collina)<br />

rispetto ai numerosi anfratti che si aprono invece sulle pareti della Rocca <strong>di</strong><br />

Entella, possa forse riferirsi ad un affioramento roccioso, probabile residuo<br />

<strong>di</strong> una delle frequenti frane dalle pareti della Rocca, che in una determinata<br />

epoca poteva essere stato adattato a riparo, forse me<strong>di</strong>ante la sistemazione <strong>di</strong><br />

altro materiale litico o elementi deperibili (frasche ecc.). Successivamente, è<br />

possibile che tali emergenze siano scomparse in seguito a fenomeni sismici,<br />

all’uso <strong>di</strong> mezzi meccanici pesanti per scopi agricoli, o all’attività, ben<br />

documentata <strong>nella</strong> zona, <strong>di</strong> recupero delle pietre gessose cadute dalla Rocca<br />

allo scopo <strong>di</strong> farne calcina (cf. per esempio ASP, Intendenza <strong>di</strong> Palermo.<br />

Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo (1819-<br />

1860), busta 16; Comune <strong>di</strong> Contessa: documento segnalatomi dalla dott.ssa<br />

R. Equizzi).<br />

È piuttosto frequente, <strong>nella</strong> Jari– da, la citazione <strong>di</strong> grotte: <strong>nella</strong> Divise<br />

Battallarii è ricordata anche la «Gha–r Ibn al- ‘Aju–z = Grotta del Figlio della<br />

Vecchia / Spelunca Filii Veterane», (per la quale cf. infra, 1253 e n. 47),<br />

mentre in altri territori compresi <strong>nella</strong> donazione del 1182, oltre a numerose<br />

caverne (per le quali cf. M. SCARLATA, La civiltà rupestre del Val <strong>di</strong> Mazara<br />

tra habitat rupestre e inse<strong>di</strong>amento urbano, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel<br />

contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno d’Italia, Catania-<br />

Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 283-294, 287), sono definiti da<br />

toponimi in<strong>di</strong>canti grotte anche un casale (rah≥l Gar-S≥arfi: CUSA, o. c., 246) e


1286<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

due <strong>di</strong>visae (<strong>nella</strong> Magna Divisa Iati, le Divisae Gar e Gar-Suayb: CUSA, o.<br />

c., 192, 193; NANIA, o. c., 129, 121). Sul termine arabo gha–r cf. PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 167-168; NANIA, o. c., 20-21. Tali menzioni sono<br />

interessanti, perché in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un sistema inse<strong>di</strong>ativo <strong>di</strong> tipo rupestre che si<br />

rivela piuttosto <strong>di</strong>ffuso nei territori <strong>di</strong> Monreale, sistema sul quale cf.<br />

SCARLATA, o. c.; JOHNS, Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti... cit.; H. BRESC, La casa<br />

rurale <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale. Massaria, casale e «terra», Arch Med, VII,<br />

1980, 375-381, 377. Se per alcune <strong>di</strong> tali località abbiamo dati sicuri circa<br />

l’utilizzo delle grotte a scopo abitativo, talora fino ad epoca recente (cf. per<br />

esempio F. D’ANGELO, Curbici <strong>di</strong> Camporeale: un problema d’inse<strong>di</strong>amento,<br />

Arch Med, II, 1975, 455-461), per altre, come le due grotte citate <strong>nella</strong> Divise<br />

Battallarii, non abbiamo al momento alcun in<strong>di</strong>zio in tal senso.<br />

40 «[Il confine] prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri.<br />

E rimane su <strong>di</strong> essa finché arriva alle pietre al-Rija–l. E la predette pietre<br />

rimangono a sinistra della strada dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru– / [Divise]<br />

adsumunt via(m) qua est a sinistris que ducit de Senurio, et vadunt p(er) ea(m)<br />

quousq(ue) p(er)veniunt ad lapides masculi, et remanent p(re)<strong>di</strong>cti lapides<br />

sinistrorsu(m) vie in <strong>di</strong>visis Battallarii» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit.,<br />

64, 66). Per il toponimo H≥ija–r al-Rija–l (ma sia A. De Simone che A. Metcalfe<br />

leggono al-Ra–jil, singolare) cf. JOHNS, Entella... cit., 78; PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 169. A. Metcalfe mi segnala che in <strong>Sicilia</strong> questo termine<br />

normalmente significa Ôvillano’, e non semplicemente Ôuomo’. Ci troviamo,<br />

in base alle in<strong>di</strong>cazioni del testo, nel settore più occidentale del territorio oggi<br />

amministrativamente pertinente al Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, e credo<br />

verosimile l’identificazione <strong>di</strong> questo toponimo nell’area a N dell’o<strong>di</strong>erno<br />

Cozzo Le Grottazze (C.T.I.M., F. 619052), significativa emergenza <strong>di</strong> rocce<br />

calcaree in una zona <strong>di</strong> marne e calcari marnosi (cf. Carta litologica in<br />

C.T.I.M, F. 619052). È possibile che il termine arabo h≥ija–r abbia in siciliano<br />

un esito del tipo ‘Arcera’ (NANIA, o. c., 19, n. 2; anche A. De Simone mi<br />

conferma tale possibilità), e in questo caso l’ubicazione dell’area a N del<br />

Cozzo Le Grottazze, proprio in Contrada Arcera, potrebbe essere un elemento<br />

significativo a conferma della proposta <strong>di</strong> identificazione. Per una <strong>di</strong>versa<br />

interpretazione del toponimo: CARACAUSI, Stratificazione... cit., 114.<br />

41 Dopo aver lambito le Pietre al-Rija–l (o al-Ra–jil) \ lapides Masculi,<br />

il confine «rimane sulla predetta strada fino alla Ra’s ÔAqabat al-T≥afl \<br />

[Divise] vadunt p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) usq(ue) ad Caput Mo(n)tane<br />

Crete» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Ra’s<br />

‘Aqabat al-T≥afl cf. JOHNS, Entella... cit., 81-82. Ritengo che si tratti del crinale<br />

delle Costiere (tav. CCLIV, 46), la cui costituzione litologica sembra trovare<br />

corrispondenza nel toponimo testimoniato dalla Divise Battallarii, trattandosi<br />

<strong>di</strong> un’ area <strong>di</strong> marne argillose e argille marnose grigio-azzurre della<br />

formazione marne <strong>di</strong> S. Cipirello e della formazione Cozzo <strong>di</strong> Terravecchia,<br />

con affioramenti <strong>di</strong> gessi cristallini della formazione gessoso-solfifera (cf.


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1287<br />

Carta litologica in C.T.I.M., F. 619052, 619051, 619063); su quest’area, che<br />

nel corso delle ricognizioni effettuate dal Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia<br />

e Topografia della <strong>Scuola</strong> Normale si è rivelata particolarmente sfavorevole<br />

per l’inse<strong>di</strong>amento umano, evidentemente a causa della sua costituzione<br />

geomorfologica, <strong>di</strong> cui il toponimo testimoniato dalla Jari–da sembra conservare<br />

testimonianza, cf. anche VAGGIOLI, Il territorio <strong>di</strong> Entella... cit., 59 e<br />

CORRETTI - VAGGIOLI, art. c., 191.<br />

42 «[Il confine] attraversa la predetta strada [da Qurulu–n a Bu– Za–ki–], e<br />

prosegue fino alla fine degli albereti (?) verso S, dritto sulla cresta finché arriva<br />

alla strada che porta da al-Qas≥aba a Bu–-Za–ki–, e scende alla strada, e alla<br />

sorgente chiamata ‘Ayn al-‘Ullayqa / [Divise] transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m)<br />

[de Corilione ad Busackinu(m)] usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us)<br />

meri<strong>di</strong>em p(er) serra(m) serra(m) quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de<br />

Casba ad Busackinu(m) et descendunt ad via(m) usq(ue) ad Fonte(m) Rubbet»<br />

(CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Sorgenti con questo stesso<br />

nome, ma ovviamente ubicate in luoghi <strong>di</strong>versi, sono citate anche <strong>nella</strong> Magna<br />

Divisa Corilionis (ÔAyn al-‘Ullayqa / fons Ullica: CUSA, o. c., 232, 195, ll. 321,<br />

152) e <strong>nella</strong> Magna Divisa Iati, Divisa Rahalbukal (ÔAyn al-‘Ullayqa / fons<br />

Rubeti: CUSA, o. c., 219, 189, ll. 280, 94), a testimonianza della <strong>di</strong>ffusione dei<br />

toponimi <strong>di</strong> tipo fitomorfo (sui quali cf. METCALFE, art. c., 49-74). La fonte<br />

citata <strong>nella</strong> Divise Battallarii corrisponde, a mio parere, all’attuale Fonte<br />

Morella (C.T.I.M., F. 619071), verosimilmente la Morella Bassa, che è situata,<br />

insieme alla sua omonima Alta, in un’area <strong>di</strong> particolare abbondanza idrica,<br />

confermata oggi dall’esistenza <strong>di</strong> un importante acquedotto.<br />

43 Per il testo: CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Cf. inoltre<br />

CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi, cit., 216. Ci troviamo<br />

nell’area a N <strong>di</strong> Rocca d’Entella, in Contrada Petraro, dove il Pizzo Lungo<br />

costituisce senza dubbio l’emergenza più significativa, al limite settentrionale<br />

dell’enorme frana che caratterizza il versante N della Rocca. Cf. C.T.I.M.,<br />

F. 619021. Sul termine zala–zil / <strong>di</strong>rroitum (erroneamente inteso da D’ANGELO,<br />

Sopravvivenze... cit., 61-62 in senso toponomastico) cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />

73; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 87; METCALFE, art. c., 45-46.<br />

44 Per il testo: CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Seguendo<br />

sul terreno l’andamento del confine, dopo il Pizzo Lungo l’emergenza<br />

paesistica che più colpisce chi sale in <strong>di</strong>rezione della Rocca d’Entella è senza<br />

alcun dubbio lo sperone roccioso <strong>di</strong> q. 448,6 s. l. m. che si protende in<br />

<strong>di</strong>rezione delle Case Petraro (cf. C.T.I.M., F. 619024). Per quanto non<br />

particolarmente elevato, esso domina con la sua mole caratteristica e con il<br />

colore rossastro dei suoi fianchi scoscesi l’accesso alla Rocca dal versante<br />

NE. Cf. anche JOHNS, Entella... cit., 73 e GIUSTOLISI, o. c., figg. 144, 148. Per<br />

il toponimo: PELLEGRINI, Terminologia... cit., 165.<br />

45 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Cf. anche JOHNS,<br />

Entella... cit., 73 e S. GELICHI, Entella e il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina: un


1288<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

avvio della ricerca, in «Atti delle Terze Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

sull’area elima, Gibellina - Erice - Contessa Entellina 1997», Pisa - Gibellina<br />

2000, 635-653, 643-644.<br />

46 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Per l’uso dei termini<br />

burj e ba–b per in<strong>di</strong>care elementi naturali o antropici cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />

73, e inoltre PELLEGRINI, Terminologia... cit., 160 -161 e AVOLIO, art. c., 89<br />

e 99. Cf. anche GELICHI, art. c., 643-644, che tuttavia, anziché ad una portella<br />

naturale tra le rocce, penserebbe ad una porta delle mura dell’antica Entella.<br />

47 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Credo che la grotta<br />

sia da riconoscere <strong>nella</strong> cavità situata sulla Rocca alle spalle della grande<br />

stalla <strong>di</strong> q. 493,2 s.l.m. (C.T.I.M., F. 619024), alle pen<strong>di</strong>ci SE del Cozzo<br />

Petraro: cf. anche GIUSTOLISI, o. c., 141; A. WOTSCHITZKY, Escursione a<br />

Entella, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 115-124,<br />

118 e JOHNS, Entella... cit.,73-74 (che identifica correttamente la cima della<br />

montagna con il Cozzo Petraro, ma in<strong>di</strong>ca piuttosto una delle grotte sul suo<br />

fianco O). Per il toponimo: PELLEGRINI, Terminologia... cit., 168. La «pietra<br />

sotto alle due colline», invece, potrebbe essere in<strong>di</strong>viduabile <strong>nella</strong> significativa<br />

emergenza rocciosa che ancora oggi si trova poco a valle della Strada<br />

Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo, in prossimità del corso del torrente, poco<br />

prima della confluenza col Badessa (cf. C.T.I.M., F. 619023).<br />

48 Cf. supra, n. 36. Per una precedente ipotesi <strong>di</strong> identificazione del<br />

percorso cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 214<br />

e tav. I, F. A mio parere, da Calatamauro la strada, che ai pie<strong>di</strong> del Castello<br />

lambisce il Mulino Bagnitelle Soprane, si <strong>di</strong>rige verso NE, passando a N del<br />

Cozzo Serra, attraverso la contrada omonima (cf. C.T.I.M., F. 619062,<br />

619061, 619074). Credo sia in questo tratto, oggi in parte asfaltato, che il<br />

confine la raggiunge, in un punto al momento non meglio definibile (tav.<br />

CCLIV,70). Ritengo che il percorso testimoniato dalla Jari– da si separi poi da<br />

quello moderno (che scende a N verso Casa Montalbano), seguendo un<br />

vecchio sentiero che sale verso SE e si <strong>di</strong>rige in prossimità del Cozzo Tondo,<br />

fino a raggiungere la via proveniente da Contessa attraverso la portella tra il<br />

Cozzo Tondo e la collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 76; cf. C.T.I.M., F.<br />

619074, 619073); per tale strada cf. infra, n. 50.<br />

49 Cf. JOHNS, Entella... cit., 79; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 176.<br />

50 «[Il confine] poi scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />

che è sotto la predetta collina, e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />

[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />

dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />

strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal‘a Mawru–. E sale lungo la predetta<br />

strada al crocevia che porta a Qal‘a Mawru–. E traversa il crocevia e sale lungo<br />

la strada predetta finché arriva alla Dimna Jurrayda \ [Divise] postea descendunt<br />

de altera usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera p(re)<strong>di</strong>cta. Ascendendo ad<br />

Porta(m) Cap(ri)fic(us). Et ibi est fic(us) et cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1289<br />

in sinistro vie, et est in <strong>di</strong>visis Battallarii, et alia arbor est in dextra parte vie<br />

in <strong>di</strong>visis Kalata Mauru, et ascendunt p(er) via(m) pre<strong>di</strong>cta(m), usq(ue) ubi<br />

via ip(s)a int(er)secat alia(m) via(m) que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauru. Divi<strong>di</strong>t<br />

via(m) illa(m) et ascendunt p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m), quousq(ue) p(er)venit<br />

ad Fine(m) Girrayde» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il<br />

toponimo Ba–b al-Dhukka–ra cf. JOHNS, Entella... cit., 76; PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 160; CARACAUSI, Arabismi... cit., 216. La strada, ancora<br />

perfettamente riconoscibile <strong>nella</strong> cartografia sia ottocentesca che attuale<br />

(I.G.M 1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamenti 1896; I.G.M.<br />

1:25.000, F.258 III SE, rilievo 1862-1866, aggiornamenti 1937; C.T.I.M., F.<br />

619074, 619073), sale da Contessa (tav. CCLIV, 74) attraverso la portella tra<br />

il Cozzo Tondo e la collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 75), raggiunge poco<br />

dopo la «via della Serra che viene da Calatamauro / viam Serre que ducit de<br />

Kalatamauru»(cf. supra, n. 48) e sale verso S (tav. CCLIV, 77),<br />

ricongiungendosi a SE <strong>di</strong> Monte Gurgo con la via da Bisacquino a Calatamauro,<br />

più o meno corrispondente all’attuale Strada Provinciale nr. 35 <strong>di</strong> Bisacquino<br />

- S. Maria del Bosco - Bivio Miccina (tav. CCXXIII, 3 e tav. CCLIV, 82). In<br />

questo tratto, prima <strong>di</strong> raggiungere la fonte Elgelakan (cf. supra, n. 29; tav.<br />

CCLIV, 79), dovrebbe collocarsi il toponimo Dimna Jurrayde / Finis Girrayde<br />

(tav. CCLIV, 78), il cui significato, piuttosto controverso, varia tra quello <strong>di</strong><br />

«rovina» attribuitogli da PELLEGRINI, Terminologia... cit., 163 e JOHNS,<br />

Entella... cit., 77, e quello <strong>di</strong> «terreno, campo», affine al latino finis (cf. DU<br />

CANGE o. c., II, 503) per cui propende DE SIMONE, Su alcune corrispondenze...<br />

cit., 478.<br />

51 La voce siciliana deriva dall’arabo h≥add = confine (cf. DE SIMONE,<br />

Su alcune corrispondenze... cit., 477, G. B. PELLEGRINI, Ricerche sugli<br />

arabismi italiani con particolare riguardo alla <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1989, 44;<br />

NANIA, o. c., 11), e quella albanese ne è la traslitterazione. In generale, per la<br />

scarsa incidenza dell’albanese sul patrimonio lessicale relativo alla<br />

toponomastica siciliana (<strong>nella</strong> maggior parte dei casi, i toponimi albanesi<br />

sono semplicemente la traduzione <strong>di</strong> termini geografici: GIUFFRIDA, art. c.,<br />

52), cf. CARACAUSI, Stratificazione... cit., 140-141. Oggi tale area appartiene<br />

tutta al Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, ma la strada che ricalca il percorso del<br />

confine della Jari– da separa la contrada in questione, che si trova ad E, da<br />

quella detta Itria, ad O (così chiamata dalla Cappella <strong>di</strong> S. Maria O<strong>di</strong>gitria –<br />

per la quale cf. A. SCHIRÒ, Memorie storiche intorno alle origini e vicende <strong>di</strong><br />

Contessa Entellina, Palermo 1902, 60; LOJACONO, o. c., 28 – ubicata poco più<br />

a N, tra Cozzo Serra e Cozzo Tondo: cf. C.T.I.M., F. 619074). Queste<br />

denominazioni non compaiono sulla cartografia attuale, ma sono ben note a<br />

tutti gli abitanti della zona e sono presenti in alcune fonti bibliografiche (per<br />

esempio SCHIRÒ, Guida illustrata... cit., 17), oltre che in alcuni documenti<br />

conservati presso l’Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa Entellina, che mi<br />

sono stati segnalati dalla dott.ssa R. Equizzi (per esempio Busta 127 (anno


1290<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

1859), fasc. 14: Vie vicinali e trazzere: «vie vicinali delle Due Xhaje e della<br />

Madonna dell’Itria»; Busta 763 (anno 1866): Elenco delle strade comunali,<br />

nr. 5: «strada comunale e vicinale... sino al vignale delle Due Xaje... ».<br />

52 Sull’inse<strong>di</strong>amento a Contessa della comunità albanese cf., tra gli<br />

altri, SCHIRÒ, Memorie... cit., 19-24; LOJACONO, o. c., 14. I feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Contessa<br />

e Serradamo, cioè proprio le aree in questione, furono i primi concessi alla<br />

comunità albanese che si stanziò a Contessa nel XV secolo (AMICO, o. c., I,<br />

352; SCHIRÒ, Guida illustrata... cit., 16-17 e Documento I, 12-12-1520;<br />

SCHIRÒ, Memorie storiche... cit., Documento IV, 2-12-1520).<br />

53 G. UGGERI, Il sistema viario romano in <strong>Sicilia</strong> e le sopravvivenze<br />

me<strong>di</strong>oevali, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee.<br />

Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale<br />

nel mezzogiorno d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 85-<br />

112, 107. In generale, per la viabilità in <strong>Sicilia</strong> in età tardoantica e me<strong>di</strong>evale<br />

cf. inoltre C. TRASSELLI, Les routes Siciliennes du Moyen Age au XIX e siècle,<br />

Revue Historique, XCVIII, 1974, 27-44; G. UGGERI, La viabilità romana in<br />

<strong>Sicilia</strong> con particolare riguardo al III e al IV secolo, Kokalos, XXVIII-<br />

XXIX, 1982-1983, 424-460; ID:, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della<br />

<strong>Sicilia</strong> tardoantica, Kokalos, XLIII-XLIV, 1997-1998, 299-364 e bibl. cit.;<br />

L. ARCIFA, Viabilità e politica stradale in <strong>Sicilia</strong> (sec. XI-XIII), in Federico<br />

e la <strong>Sicilia</strong> dalla terra alla corona. Archeologia e Architettura, a cura <strong>di</strong> C.A.<br />

Di Stefano - A. Cadei, Palermo 1995, 27-33; EAD., Vie <strong>di</strong> comunicazione e<br />

potere in <strong>Sicilia</strong> (sec. XI-XIII). Inse<strong>di</strong>amenti monastici e controllo del<br />

territorio, in «I Congresso Nazionale <strong>di</strong> Archeologia Me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997»,<br />

Firenze 1997, 181-186. Per la viabilità <strong>nella</strong> valle del Belice cf. G. BEJOR,<br />

Tuci<strong>di</strong>de 7, 32 e la via DIA SIKELWN nel settentrione della <strong>Sicilia</strong>, ASNP,<br />

S. III, III, 1973, 741-765,754; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e<br />

contributi... cit., 205-218; NANIA, o. c., 171-199.<br />

54 «Il confine <strong>di</strong> Bat≥t≥alla–ru–...scende....fino alla strada che porta da<br />

Qurulu–n a Bu– Za–ki–. Attraversa la predetta strada...\ Divise Battallarii...<br />

descendunt... usq(ue) ad via(m) que ducit de Corilione ad Busackinu(m),<br />

transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m)... » (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63,<br />

65; tav. CCLIV, 3).<br />

55 La via da Corleone a Bisacquino è identificata da D’ANGELO<br />

(Sopravvivenze... cit., 55, 60) con una vecchia trazzera che da Corleone si<br />

<strong>di</strong>rige prima verso SO, passando ad O dell’attuale Campofiorito, e poi verso<br />

S, lasciando Bisacquino ad E. Cf. anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento...<br />

Materiali e contributi... cit., 214 e tav. I, C. Sulla base <strong>di</strong> una più approfon<strong>di</strong>ta<br />

analisi del testo, e quin<strong>di</strong> della coerenza interna delle in<strong>di</strong>cazioni da esso<br />

fornite, credo invece che il percorso si svolgesse più ad E, lungo una <strong>di</strong>rettrice<br />

che è in parte ripresa dalla attuale Strada Statale nr. 188 Centro-Occidentale<br />

Sicula. Il percorso antico, tuttavia, doveva essere più rettilineo <strong>di</strong> quello<br />

moderno, come testimoniano numerosi tratti ancora conservati, lungo alcuni


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1291<br />

dei quali corre ancora, significativamente, il confine comunale. Cf. I.G.M.<br />

1:50.000, F. 258 II, rilievo 1852-1862-1863, aggiornamenti 1895; I.G.M.<br />

1:25.000, F. 258 II NO e 258 II SO (rilievo 1930, e aggiornamento 1969) e<br />

C.T.I.M., F. 619083, 619084, dove è ancora riportata l’in<strong>di</strong>cazione «trazzera<br />

per Bisacquino». Cf. anche ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi,<br />

Busta 1693, Fascicolo: Corleone, Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone,<br />

10 luglio 1828, nr. 19, 20, 21; ASCCE, Categoria IV. Sanità e Igiene, Busta<br />

257, Regolamenti Municipali: regie trazzere e strade (1858-1935), nr. 1:<br />

trazzera per Corleone, che risulta «in gran parte occupata dalla strada<br />

provinciale» (ringrazio anche per questa segnalazione la dott.ssa R. Equizzi).<br />

56 Per il casale <strong>di</strong> al-Qas≥aba /Casba cf. infra, 1262 e nn.100-101.<br />

57 «Il confine <strong>di</strong> Bat≥t≥alla–ru–... attraversa la preddetta strada [da Qurulu–n a<br />

Bu– Za–ki – ], e prosegue fino alla fine degli albereti (?) [oppure: fino al margine<br />

degli arbusti] verso S <strong>di</strong>ritto sulla cresta finché arriva alla strada che porta da<br />

al-Qas≥aba a Bu– Za–ki – , e scende alla strada, e alla sorgente chiamata Ôayn al-<br />

‘Ullayqa/ Divise Battallarii... transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) [de Corilione ad<br />

Busackinu(m)] usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us) meri<strong>di</strong>em p(er)<br />

serra(m) serra(m) quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de Casba ad<br />

Busackinu(m) et descendunt ad via(m) usq(ue) ad Fonte(m) Rubbet» (CUSA,<br />

o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65).<br />

La strada da Casba a Bisacquino, non identificabile secondo CANZANELLA,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 214, a mio parere è ricalcata<br />

nelle sue linee generali dall’attuale percorso Masseria Balatazza - Giancavallo<br />

- Bisacquino (corrispondentte alla Strada Provinciale nr. 12 Campofiorito -<br />

Contessa Entellina - Bivio Piangipane e alla Strada Consorziale nr. 24<br />

Bisacquino - Giancavallo <strong>di</strong> Morella: cf. C.T.I.M., F. 619071, 619072,<br />

619083; I.G.M., F. 258, II SO).<br />

58 «[Il confine] continua lungo la strada e sale finché lascia sulla<br />

destra la sorgente al-Jala–q.n... finché arriva alla strada che porta da Bu– Za–ki –<br />

a Qal‘a Mawru–, e al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – . Poi sale verso E lungo la strada<br />

pubblica ... / [Divise] vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo quousq(ue) remanet<br />

fons, qui <strong>di</strong>cit(ur) Ayn Elgelakan, a dextris et vad(un)t p(er) via(m)<br />

p(re)<strong>di</strong>cta(m) quous(ue) p(er)veniunt ad via(m) Busackini, que ducit ad<br />

Kalatamauru ad locu(m) Cassarii. Postea ascendu(n)t p(er) via(m) publica(m)<br />

vers(us) orientem ... » (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per la<br />

sorgente al-Jala–q.n \ Elgelakan cf. supra, n. 29; per il toponimo al-Qasa–ri – /<br />

Cassarii cf. JOHNS, Entella... cit., 81 (ritenuto pre-arabo); CARACAUSI, L’elemento<br />

bizantino... cit., 90, e PELLEGRINI, Terminologia... cit., 185 (considerato<br />

probabilmente un adattamento del latino casearia; ma cf. anche DE<br />

SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 484). Le in<strong>di</strong>cazioni della Divise<br />

Battallarii, assai precise e ben riscontrabili, per il tratto in oggetto, nel<br />

paesaggio attuale, consentono <strong>di</strong> collocare con una certa sicurezza questo<br />

toponimo nell’area dell’attuale Casa Gurgo (tav. CCLIV, 81), anche se la


1292<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

ricognizione effettuatavi non ha permesso <strong>di</strong> rilevare sopravvivenze significative<br />

né nell’e<strong>di</strong>ficio (un antico casale recentemente ristrutturato), né nel<br />

terrreno circostante. Su questo toponimo cf. anche DI GIOVANNI, I casali...<br />

cit., 452. Sul percorso <strong>di</strong> questa strada, in precedenza non in<strong>di</strong>viduato, cf.<br />

CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 215.<br />

59 Il percorso testimoniato dalla Jari– da, che doveva essere <strong>di</strong> una certa<br />

importanza in quanto definito «via publica», era verosimilmente più rettilineo<br />

dell’attuale Strada Provinciale: è possibile che da Bisacquino seguisse la<br />

trazzera <strong>di</strong> Gilia (ancora in<strong>di</strong>cata con questo nome su C.T.I.M., F. 619072) e<br />

poi passasse o a N <strong>di</strong> Rocche Valvino, come la strada attuale che lambisce S.<br />

Maria del Bosco, oppure, più probabilmente, a S, lungo l’antico sentiero che<br />

attraversa Portella Balata, per poi ricongiungersi al percorso moderno ad E <strong>di</strong><br />

Casa Gurgo, e proseguire verso O, con un andamento più rettilineo <strong>di</strong> quello<br />

attuale, fino al moderno abbeveratoio a NO <strong>di</strong> Casa Gurgo e da lì ancora verso<br />

O, passando a S <strong>di</strong> Monte Gurgo, lungo il sentiero che gli abitanti del luogo<br />

in<strong>di</strong>cano ancora come <strong>di</strong>retto a Calatamauro (C.T.I.M., F. 619073; I.G.M., F.<br />

258 III SE, rilievo 1862-1869). Cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />

e contributi... cit., 215). Il confine, che in questo tratto procede da O ad E, segue<br />

questa strada per un breve tratto dopo essere giunto al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – / locum<br />

Cassarii (per il quale cf. la n. precedente): «Poi sale verso E lungo la strada<br />

pubblica fino alla cima della montagna [ad Murram] ed è chiamata H≥a–rik al-<br />

Ri–h≥. E continua lungo la montagna verso E. E le acque che corrono verso S<br />

appartengono a Q.m.h≥a e J.niya–na, e le acque che corrono verso N appartengono<br />

a Bat≥ala–ru– / Postea ascendu(n)t p(er) via(m) publica(m) vers(us) orientem<br />

ad caput montis ad Murra(m) que est in capite montis, qui nominat(ur) Mo(n)s<br />

Venti. Vadunt p(er) mo(n)te(m) orientalit(er), ita q(uo)d sic(ut) fluit aqua<br />

vers(us) meri<strong>di</strong>e(m) p(er)tinet ad Comiziia(m) et Cinianam. Et sic(ut) fluit<br />

aqua v(er)s(us) septemt(ri)one(m), p(er)tinet ad Battallar(um)» (CUSA, o. c.,<br />

200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66; NANIA, o. c., 161). Per i toponimi al-M.rra<br />

/ ad Murram, H≥a–rik al- Ri–h≥ / Mons Venti, Q.m.h≥a / Comiziiam e J.niya–na /<br />

Cinianam cf. JOHNS, Entella... cit., 78, 79, 80; CARACAUSI, Stratificazione... cit.,<br />

111; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 89, 91; i primi due, <strong>di</strong> incerta<br />

identificazione, devono comunque corrispondere ad una della cime del<br />

massiccio del Monte Genuardo, comprese nell’area tra Casa Gurgo e Cozzo<br />

<strong>di</strong> Mangia (tav. CCLIV, 83), mentre negli altri due, che il testo in<strong>di</strong>ca a S dello<br />

spartiacque del Monte Genuardo (tav. CCLIV, 84), bisogna riconoscere,<br />

rispettivamente, S. Giacomo <strong>di</strong> Comicchio e Giuliana (tav. CCLII), casali che<br />

vennero donati a Monreale nel 1185 (DEL GIUDICE, o. c., 29-30; GARUFI, o. c.,<br />

28-29, LI). Per queste località cf. anche G. FILOTEO DEGLI OMODEI, Descrizione<br />

della <strong>Sicilia</strong> raccolta da Messer Giulio Filoteo Omodei ed altra <strong>di</strong> Camillo<br />

Camiliano, dai manoscritti della Biblioteca Comunale <strong>di</strong> Palermo, I-II,<br />

Palermo 1879, a cura <strong>di</strong> G. Di Marzo, I, 254; DI GIOVANNI, I casali... cit., 469,<br />

483-484, 488. Per l’uso del termine arabo h≥a–rik come corrispondente del


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1293<br />

latino mons cf. DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 473. Per l’area in<br />

questione cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO e III SE; C.T.I.M., F. 619073.<br />

60 «[Il confine] scende <strong>di</strong>ritto lungo la vallata fino alla strada pubblica<br />

che porta da Bu– Za–ki – a al-R.dayni – . E la segue finchè arriva al bivio con la<br />

strada che collega Bu– Za–ki – e Bat≥ala–ru– e al-R.dayni – , fino alle pietre bianche<br />

piantate in mezzo alla strada / [Divise] descendunt p(er) vallonem vallone(m)<br />

usq(ue) ad via(m) publica(m) que ducit a Busackino, Rudeinu. Et vadunt<br />

cu(m) ea quousq(ue) p(er)veniunt ad eu(m) locu(m) ubi iungunt(ur) vie<br />

iuncte, de Busackino, et Battallario, et Rudeynu usq(ue) ad lapides albos, qui<br />

sunt plantati i(n) via» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66-67). Per<br />

il toponimo al-R.dayni – (o forse al-Rudayni – , come preferisce leggere A.<br />

Metcalfe) cf. JOHNS, Entella... cit., 81 (che suppone si tratti <strong>di</strong> un toponimo<br />

pre-arabo, ma forse affine all’arabo rudayni– = lancia) e NANIA, o. c., 162, n.<br />

1 (che richiama, per assonanza, il frouvrion Ruvbdo" <strong>di</strong> Stefano Bizantino, <strong>di</strong><br />

ignota ubicazione). Non sono in grado, al momento, <strong>di</strong> avanzare ipotesi<br />

precise sul percorso delle due strade citate dal documento; ci troviamo<br />

comunque nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino, ed è probabile che il bivio citato sia<br />

quello a NE <strong>di</strong> Giuliana (tav. CCLIV, 88), in cui la strada che viene da<br />

Bisacquino incrocia quella proveniente da Battellaro (percorso, quest’ultimo,<br />

corrispondente a quello dell’attuale Strada Interpoderale Serro - Battellaro<br />

- Cascia, e poi dell’antica trazzera Giancavallo - Frascine: cf. C.T.I.M., F.<br />

619072 e ASCCE, Categoria IV. Sanità e Igiene, Busta 257, Regolamenti<br />

Municipali: regie trazzere e strade (1858-1935), strade nrr. 2 e 5). Non<br />

avendo elementi per l’identificazione <strong>di</strong> al-R.dayni– / Rudeynu, non posso<br />

ricostruire il percorso della Bisacquino-Rudeynu (che, oltre tutto, doveva<br />

essere una strada <strong>di</strong> una certa importanza, essendo definita «via publica»), ma<br />

il fatto che il confine, provenendo da O e procedendo in senso antiorario, la<br />

incroci prima del bivio per Battellaro, induce a ritenere che la strada da<br />

Bisacquino si <strong>di</strong>rigesse verso SO (tav. CCLIV, 87).<br />

61 «[Il confine] da qui lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong> – nat<br />

al-Mah≥miyya e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla. E prosegue <strong>di</strong>ritto<br />

sulla strada finché arriva al ruscello della sorgente al-Sama–r \ [Divise] hic<br />

<strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt via(m) que ducit<br />

de Battallaro ad Antella, et vadunt p(er) via(m) via(m), quousq(ue) p(er)veniunt<br />

ad rivu(m) Fontis Simar» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per<br />

il toponimo al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya (= la città protetta), epiteto augurale<br />

in<strong>di</strong>cante Palermo, cf. JOHNS, Entella... cit., 79; PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 177; per il toponimo ‘ayn al-Sama–r cf. JOHNS, Entella... cit., 75-76;<br />

CARACAUSI, Arabismi... cit., 68, n. 113; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158.<br />

Credo che questo corso d’acqua possa essere cercato nell’area tra Cozzo<br />

Contissi e Cozzo Muricchio: cf. C.T.I.M., F. 619074 (tav. CCLIV, 66, 67).<br />

62 Il percorso della via da Battallaro ad Entella si snoda nel Vallone<br />

Vaccarizzo (ma, a mio parere, con andamento <strong>di</strong>verso da quello in<strong>di</strong>cato da


1294<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216), ed è ancora<br />

chiaramente leggibile sul terreno e sulla cartografia: I.G.M. 1:50.000, F. 258<br />

III, rilievo 1862 -1863, aggiornamenti 1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE,<br />

NE (rilievi 1862 - 1866, aggiornamento 1937), F. 258 II SO (rilievo 1930).<br />

Da Battellaro, <strong>di</strong>rigendosi verso NO, la via coincide con un antico sentiero,<br />

ripreso dall’attuale Strada Interpoderale Serro - Battellaro - Cascia, e poi<br />

prosegue ancora verso NO fino a superare il Torrente Chiarello, oltre il quale<br />

procede fino a Quattrocase (probabilmente con un percorso simile a quello<br />

dell’attuale Strada Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo, e in questo tratto verosimilmente<br />

il confine della Divise Battallarii la segue: tav. CCLIV, 65). Da tale<br />

area percorre il tracciato che si conserva nell’attuale Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 17<br />

<strong>di</strong> Petraro, attraverso la contrada Pizzillo, fino alla Rocca <strong>di</strong> Entella, alla quale<br />

è probabile che accedesse da NE, dall’area <strong>di</strong> Case Petraro (o forse da poco<br />

a SE <strong>di</strong> esse). Se il percorso è quello in<strong>di</strong>cato, è verosimile che il confine della<br />

Divise Battallarii incontri questa strada un’altra volta, nelle imme<strong>di</strong>ate<br />

vicinanze <strong>di</strong> Rocca d’Entella, in un punto in cui, lambite le pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali<br />

della Rocca, il confine si <strong>di</strong>rige «verso E, dritto per la cresta, fino alla<br />

strada che è sotto la collina al-Raml / [Divise] descendunt ab ip(s)is v(er)s(us)<br />

oriente(m) p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera<br />

altera [sic!]» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). In questo caso,<br />

non è specificato quale sia la strada che transita sotto la Collina al-Raml (=<br />

della Sabbia: tav. CCLIV, 57), ma, essendo le in<strong>di</strong>cazioni del testo molto<br />

precise in questo tratto, è assai verosimile che la via in questione sia proprio<br />

la Battallaro - Entella nel tratto alle pen<strong>di</strong>ci sud-orientali della Rocca (tav.<br />

CCLIV, 58). Per il toponimo Kudyat al-Raml cf. JOHNS, Entella... cit., 79.<br />

Tale toponimo si ripete due volte <strong>nella</strong> Divise Battallarii (alle linee 341 e 351<br />

del testo arabo, alle linee 177 e 191 <strong>di</strong> quello latino), ma dal contesto risulta<br />

evidente che si tratta <strong>di</strong> due luoghi <strong>di</strong>versi con lo stesso nome, il primo dei<br />

quale credo corrisponda invece all’altura <strong>di</strong> q. 592,8 che si trova poco a N <strong>di</strong><br />

Bisacquino, ad E del Cozzo Serro (cf. C.T.I.M., F.619072; tav. CCLIV, 9).<br />

Per la ripetizione in passi <strong>di</strong>versi della Jari– da <strong>di</strong> toponimi uguali, legati<br />

principalmente alla flora, alla fauna o alle caratteristiche geomorfologiche<br />

del terreno (su tali toponimi cf. METCALFE, art. c., 49-74), cf., sempre <strong>nella</strong><br />

Divise Battallarii, anche il caso <strong>di</strong> al-M.rr / Murrum e al-M.rra / Murra (CUSA,<br />

o. c., 198, 200, 236, 241; JOHNS, Entella... cit., 61, 62, 63), <strong>di</strong> analoga<br />

derivazione (JOHNS, Entella... cit., 79; CARACAUSI, Arabismi... cit., 192;<br />

GIUFFRIDA, art. c., 46), ma situati, credo, il primo alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali del<br />

Monte Triona (tav. CCLIV, 2), il secondo sul Monte Genuardo (cf. supra, n.<br />

59). Cf. inoltre supra, n. 42. Significativo è anche il toponimo ‘ayn al-Tuffa–<br />

h≥a / Fons Pomerii (per il quale cf. JOHNS, Entella... cit., 76; PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 158; cf. anche DU CANGE, o. c., s.v. pomerium, 401),<br />

identico a quello della ben nota sorgente del Pomo ancora esistente in<br />

Contrada Chiappetta (I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE), ma, sulla base del


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1295<br />

contesto, da ricercarsi invece in prossimità del limite sud-orientale del<br />

Comune <strong>di</strong> Contessa (tav. CCLIV, 85), dove il confine, che per un tratto ha<br />

seguito in <strong>di</strong>rezione E lo spartiacque del Genuardo, «scende alla sorgente Ôayn<br />

al-Tuffa–h≥a, al ruscello, alla vallata al-Ti–n / descendunt [<strong>di</strong>vise] ad fonte(m)<br />

Pomerii. Et descendunt de ip(s)o fonte, usq(ue) ad rivu(m) et ad vallone(m)<br />

Ficus» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Non so identificare con<br />

certezza la sorgente, tra le numerose <strong>di</strong> questa zona, ma ritengo dovesse<br />

trovarsi imme<strong>di</strong>atamente a N dell’area in cui ancora <strong>nella</strong> cartografia<br />

ottocentesca e attuale si conservano i toponimi «R. la Fico» (I.G.M. 1:50.000,<br />

F. 258 II, levata 1852-1862-1863, agg. 1895) e «Abb.io Fico» (I.G.M.<br />

1:25.000, F. 258 II SO, rilievo 1930): tav. CCLIV, 86. Per i numerosi casi <strong>di</strong><br />

ripetizioni <strong>di</strong> toponimi che si verificano in altre <strong>di</strong>visae della Jari– da cf. per<br />

esempio NANIA, o. c., 128.<br />

63 «[Il confine] sale... alla strada che porta da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali – ,<br />

all’alta pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong> Ant≥alla \ [Divise]<br />

ascendunt ...usq(ue) ad via(m) que ducit de Battallaro ad Kalathali, usq(ue) ad<br />

petra(m) erecta(m) que est in fine <strong>di</strong>rroiti de Hantalla» (CUSA, o. c., 198; JOHNS,<br />

Entella... cit., 64, 65-66). E più oltre: «[Il confine] scende alla strada che porta<br />

da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ÔAli – . E gira da essa verso S finché arriva alla strada per al-<br />

Sha–qqa vicino alla Vallata al-Ghula–m / [Divise] descendunt ad via(m)que ducit<br />

de Batalaro ad Kalathali et vertunt(ur) p(er) ip(s)am ad meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue)<br />

iungunt(ur) ad viam Sciacce prope Vallonem S(er)vi» (CUSA, o. c., 199-200;<br />

JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Qal‘a ÔAli – , al-Sha–qqa, Khandaq al-<br />

Ghula–m cf. JOHNS, Entella... cit., 80, 82,79. Per l’identificazione <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

cf. infra, n. 79; per l’identificazione dell’«alta pietra eretta» con il Pizzo Lungo<br />

cf. supra, 1253 e n. 43. Per l’ipotesi del passaggio della strada nel Vallone <strong>di</strong><br />

Petraro cf. JOHNS, Entella... cit., 73; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />

e contributi... cit., 216, tav. I,D. La via, che il confine raggiunge in due <strong>di</strong>versi<br />

tratti (tav. CCLIV, 24 e 62), da Battellaro doveva probabilmente <strong>di</strong>rigersi verso<br />

N e poi verso NO seguendo antichi percorsi ancora conservati in trazzere che<br />

talora mantengono tratti <strong>di</strong> basolato, fino ad attraversare il corso d’acqua del<br />

Vallone Chiarello e proseguire nell’attuale Strada Consorziale nr. 4 <strong>di</strong> Bruca<br />

(che per lungo tratto costituisce ancora confine comunale) e poi lungo l’antico<br />

sentiero che risale il Vallone <strong>di</strong> Petraro, fino a lambire le pen<strong>di</strong>ci del Pizzo<br />

Lungo. Da questo punto, dove il confine la incrociava, la strada poteva<br />

attraversare il Belice e poi <strong>di</strong>rigersi verso il Monte Cautalì, oppure, più<br />

probabilmente, si <strong>di</strong>rigeva verso Vaccara e attraversava il Belice al Guado del<br />

Bagno (per il quale cf. supra, n. 28) e da lì raggiungeva il Monte Cautalì. Per<br />

questi percorsi cf. C.T.I.M., F. 619071, 619074, 619033, 619022, 619021,<br />

619024; I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO (rilievo 1930), III SE (rilievo 1862-1866,<br />

aggiornamento 1937), III NE (rilievo 1862-1866, aggiornamento 1937; rilievo<br />

1969); I.G.M. 1:50.000, F. 258 II (rilievo 1852-1862-1863, aggiornamento<br />

1895), 258 III (rilievo 1862-1863, aggiornamento 1896).


1296<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

64 Sul castello <strong>di</strong> Calatamauro cf. bibl. cit. supra, n. 23.<br />

65 Cf. supra, 1255 e nn. 58 e 59.<br />

66 Cf. supra, 1252-1253 e nn. 37, 48, 50.<br />

67 Cf. supra, n. 50.<br />

68 «[Il confine] poi scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />

che è sotto la predetta collina, e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />

[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />

dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />

strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal’a Mawru–. E sale lungo la predetta<br />

strada al crocevia che porta a Qal‘a Mawru–. E traversa il crocevia e sale lungo<br />

la strada predetta finché arriva alla Dimna Jurrayda. E continua lungo la<br />

strada e sale finché lascia sulla destra la sorgente al-Jala–q.n. E prosegue lungo<br />

la predetta strada finché arriva alla strada che porta da Bu– Za–ki – a Qal‘a Mawru–<br />

e al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – / [Divise] postea descendunt de altera usq(ue) ad via(m)<br />

que est subt(us) altera p(re)<strong>di</strong>cta. Ascendendo ad Porta(m) Cap(ri)fic(us). Et<br />

ibi est fic(us) et cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est in sinistro vie, et est in<br />

<strong>di</strong>visis Battallarii, et alia arbor est in dextra parte vie in <strong>di</strong>visis Kalata Mauru,<br />

et ascendunt p(er) via(m) pre<strong>di</strong>cta(m), usq(ue) ubi via ip(s)a int(er)secat<br />

alia(m) via(m) que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauru. Divi<strong>di</strong>t via(m) illa(m) et ascendunt<br />

p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m), quousq(ue) p(er)venit ad Fine(m) Girrayde. Et<br />

vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo quousq(ue) remanet fons qui <strong>di</strong>cit(ur) Ayn<br />

Elgelakan a dextris et vad(un)t p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) quousq(ue)<br />

p(er)veniunt ad via(m) Busackini, que ducit ad Kalatamauru ad locu(m)<br />

Cassarii» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64). Questo percorso è<br />

ancora ben riconoscibile sul terreno, come sulla cartografia sia attuale che<br />

storica (cf. I.G.M. 1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamento<br />

1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE, rilievo 1862-1866, aggiornamento 1937<br />

e rilievo 1969; C.T.I.M., F. 619073, 619074), oltre che sulla fotografia aerea<br />

(cf. I.G.M., volo del 9-5-1975, strisciata XXVII, fotogramma 558).<br />

69 «[Il confine] sale dritto lungo il ruscello alla cima della predetta<br />

collina che è sotto la Ra’s al-Kami–n. E da lì scendendo lungo il ruscello torna<br />

in<strong>di</strong>etro finché raggiunge la strada che porta da Qal‘a ÔAli – a S.nu–ri – . Traversa<br />

la strada e scende lungo la vallata finché arriva al Fiume Rabi – ‘/ [Divise]<br />

ascendunt p(er) aqueductu(m) aqueductu(m) usq(ue) ad caput altere p(re)<strong>di</strong>cte,<br />

que est subt(us) caput Elchemin; et descen<strong>di</strong>t ab ea p(er) aque ductu(m)<br />

vers(us) septemt(ri)one(m), quousq(ue) iungit(ur) cu(m) via que ducit de<br />

Kalatahali ad Senuriu(m). Incidunt via(m) et descendunt p(er) vallone(m)<br />

vallone(m) quousq(ue) iungunt(ur) ad Flum(en) Rahabi» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />

Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Ra’s al-Kami – n, Qal‘a ÔAli – e S.nu–ri – cf. JOHNS,<br />

Entella... cit., 79, 80, 82; CARACAUSI, Arabismi... cit., 192-193; PELLEGRINI,<br />

Terminologia... cit., 189. Per le tracce <strong>di</strong> questo percorso leggibili sulla<br />

cartografia e sulla fotografia aerea cf. C.T.I.M., F. 619024, 619023 e volo<br />

I.G.M. del 10-7-1955, fotogramma 11121.


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1297<br />

70 Cf. infra, 1257-1258, nn. 76 e 83, tav. CCLIII, 12 e 16. Per<br />

l’ubicazione del casale <strong>di</strong> Senuri cf. infra, 1266-1267 e nn. 124-126, 129.<br />

71 «[Il confine] lascia una strada sulla destra, e quella è la strada per<br />

Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – . E rimane<br />

su <strong>di</strong> essa finché arriva alle Pietre al-Rija–l [o al-Ra–jil]. E le predette pietre<br />

rimangono a sinistra della strada dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru–. E rimane sulla<br />

predetta strada fino alla cima della Ra’s ‘Aqabat al-T≥afl, e scende da lì al<br />

Fiume Q.b.r.sh / [Divise] relinquunt via(m) que est a dextris, scilic(et) via(m)<br />

Mazarie, et adsumunt via(m) que est a sinistris que ducit de Senurio, et vadunt<br />

p(er) ea(m) quousq(ue) p(er)veniunt ad Lapides Masculi, et remanent p(re)<strong>di</strong>cti<br />

lapides sinistrorsu(m) vie in <strong>di</strong>visis Battallarii. Et vadunt p(er) via(m)<br />

p(re)<strong>di</strong>cta(m) usq(ue) ad Caput Mo(n)tane Crete, et descendunt ab ea, usq(ue)<br />

ad Flum(en) Capres» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i<br />

toponimi citati, cf. rispettivamente: supra, 1252 e n. 40 per le Pietre al-Rija–<br />

l / Lapides Masculi; supra, n. 41 per Ra’s ÔAqabat al-T≥afl / Caput Mo(n)tane<br />

Crete; infra, 1266 e n. 127 per il Fiume Q.b.r.sh / Flum(en) Capres. La strada<br />

sembrerebbe localizzabile nell’area <strong>di</strong> Arcera - Le Costiere, probabilmente<br />

con un percorso simile a quello dell’attuale Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 37 <strong>di</strong> Arcera<br />

(cf. C.T.I.M., F. 619064, 619051, 619052), che riprende almeno parzialmente<br />

una viabilità precedente (cf. I.G.M. 1.50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863,<br />

aggiornamento 1896; I.G.M. 1: 25.000, F. 258 III SO, rilievo 1932). Nel caso<br />

si trattasse della stessa strada da Calatalì a Senuri citata in precedenza,<br />

bisognerebbe ritenere dunque che dal vallone Vaccarizzo essa si <strong>di</strong>rigesse a<br />

SO verso Le Costiere, ma al momento non sono in grado <strong>di</strong> avanzare proposte<br />

atten<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> identificazione.<br />

72 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65.<br />

73 CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />

74 CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />

75 CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />

76 Da Corleone al territorio <strong>di</strong> Contessa il percorso è testimoniato da<br />

una regia trazzera (ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi, Busta1693,<br />

Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828, nr. 3) che<br />

«principia da detta Corleone e conduce al Comune <strong>di</strong> Contessa e Sciacca»<br />

attraverso «Piano S. Marco - S. Oliva - Cappuccini Vecchia - S. Calogero -<br />

Raviolo Fontana degli Olmi - Rinuso - Rasello e Batticano sino al fiume, in<strong>di</strong><br />

negli ex feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pizzillo <strong>di</strong> S. Giovanni, finaita <strong>di</strong> Conte Raineri». Entrata nel<br />

Comune <strong>di</strong> Contessa, la strada doveva seguire la parte inferiore della valle dal<br />

Liotta, fino al suo sbocco nel Realbate, ed in questo tratto il confine la<br />

incrociava (tav. CCLIV, 14), provenendo dalla vallata del torrente Balatazza,<br />

che credo sia da identificare con la Khandaq al-Shaykh / Vallonem Veterani<br />

del testo (tav. CCLIV, 13; per questo toponimo cf. JOHNS, Entella... cit., 79).<br />

Successivamente, superata la Contrada Mole transitando verosimilmente a N<br />

<strong>di</strong> Cozzo Mole, si <strong>di</strong>rigeva verso SO, fino a Quattrocase. Da tale località


1298<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

raggiungeva Piano Cavaliere e poi la me<strong>di</strong>a valle del Senore, con un percorso<br />

che in alcuni tratti si <strong>di</strong>scosta da quello della strada attuale, ed è ben<br />

in<strong>di</strong>viduabile sia sulla cartografia che in foto aerea, fino nell’area del Bivio<br />

Piangipane, da cui proseguiva verso Sambuca. Nel tratto tra Piano Cavaliere<br />

e Fondacazzo, probabilmente, il confine intersecava per la seconda volta<br />

questa stessa strada, definendola però «grande strada pubblica che porta da al-<br />

Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na» (tav. CCLIV, 48). Per questo percorso, che in alcuni<br />

tratti costituisce ancora confine comunale, e che parzialmente coincide con<br />

quello della via da Manzil Sin<strong>di</strong>– a Corleone (per il quale cf. infra, 1258 e n.<br />

83), cf. I.G.M. 1:50.000, F. 258 II (rilievo 1852, 1862, 1863, aggiornamento<br />

1895 e rotabili 1885) e F. 258 III (rilievo1862-1863, aggiornamento 1896 e<br />

rotabili 1885); I.G.M. 1:25.000, F. 258 II NO (rilievo 1930), III NE (rilievo<br />

1862-1866, aggiornamenti 1937), III SE (rilievo 1862-1866, aggiornamenti<br />

1937); C.T.I.M., F. 619032, 619033, 619022, 619061, 619064, 619052,<br />

619091; aerofotografie: volo I.G.M. del 10.7.1955, fotogrammi 11011-<br />

11013, 11121-11124. Questo percorso è parzialmente riconoscibile anche nel<br />

Catasto Borbonico, Schizzo della Comune <strong>di</strong> Contessa, in Le mappe del<br />

Catasto Borbonico... cit., 124. Il collegamento da Corleone a Palermo, poi,<br />

è testimoniato da un’altra regia trazzera (ASP, Direzione Generale Rami e<br />

Diritti Diversi, Busta 1693, Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno<br />

1828, nr. 24), il cui tracciato, nel documento del 1828 ora citato, risulta «in<br />

parte occupato dalla strada rotabile». Sul percorso della via da Corleone a<br />

Palermo cf. anche NANIA, o. c., 190-191.<br />

77 C.T.I.M., F. 619033; I.G.M., F.258 III SE. Il toponimo non<br />

compare sul Catasto Borbonico, ma è presente <strong>nella</strong> cartografia I.G.M. postunitaria.<br />

Per l’importanza <strong>di</strong> fondaci e osterie come testimonianze <strong>di</strong> antichi<br />

percorsi stradali cf. G. BRESC - H. BRESC, «Fondaco» et taverna de la Sicile<br />

mé<strong>di</strong>évale, in «Hommage à G. Chevrier et A. Gerslan», Paris 1975, 95-98, Cf.<br />

anche UGGERI, Il sistema viario... cit., 110; NANIA, o. c., 189. Lungo il<br />

percorso Palermo-Sciacca, un altro ‘Fondacazzo’ si trova a S del territorio <strong>di</strong><br />

Contessa, lungo l’antica trazzera da Sambuca a Sciacca (per la quale cf. P.<br />

TIRNETTA, Sciacca. Inse<strong>di</strong>amenti rurali <strong>di</strong> età greca e romana nel territorio,<br />

Kokalos, XXIV, 1978, 156-174, 159; G. BEJOR, Ricerche <strong>di</strong> <strong>topografia</strong> e <strong>di</strong><br />

archeologia romana <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> sud-occidentale, ASNP, S. III, V, 1975,<br />

1275-1303, 1298-1299 e tav. XC; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />

e contributi... cit., 211) mentre a N, lungo la trazzera per Palermo, si trovano<br />

in epoche <strong>di</strong>verse l’osteria <strong>di</strong> Torrazza e i fondaci <strong>di</strong> Scala della Femina, <strong>di</strong><br />

Piana degli Albanesi e <strong>di</strong> Valle della Fico (cf. OMODEI, o. c., 255; NANIA, o.<br />

c., 189). Per la problematica relativa a Fondacazzo cf. infra, 1266-1267 e n.<br />

129. Per il toponimo: CARACAUSI, Arabismi... cit., 229-231.<br />

78 «[Il confine] scende dritto lungo il fiume [T≥u–t≥] finché raggiunge il<br />

corso d’acqua che scende dalla vallata al-Sila–h≥. E qui il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru–<br />

si <strong>di</strong>parte dal confine <strong>di</strong> Manzil-Sin<strong>di</strong> – . E sale per la predetta vallata verso S


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1299<br />

finché incontra la strada che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na. E rimane su <strong>di</strong><br />

essa fino alla biforcazione delle strade. E lascia una strada a destra, e quella è la<br />

strada per Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – . \ Et<br />

[<strong>di</strong>vise] descendunt p(er) flum(en) [Thut] quousq(ue) iu(n)git(ur) ad aqua(m)<br />

que descen<strong>di</strong>t de Vallone Sellha et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Battallarii a<br />

<strong>di</strong>visis Meselen<strong>di</strong>ni. Et ascendunt p(er) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) vallone(m) versu(s)<br />

meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue) iu(n)git(ur) ad via(m) que ducit de Sciacca<br />

Panorm(um). Et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m) usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um), et<br />

relinquunt via(m) que est a dextris, scilic(et) via(m) Mazarie, et adsumunt<br />

via(m) que est a sinistris que ducit de Senurio» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />

Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Manzil-Sin<strong>di</strong> – e Khandaq al- Sila–h≥ cf.<br />

JOHNS, Entella... cit., 80 e 79; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 178-179.<br />

Il confine, <strong>di</strong>sceso lungo il Belice Sinistro, giunge alla confluenza con<br />

il Senore (tav. CCLIV, 40), tra<strong>di</strong>zionale punto <strong>di</strong> separazione tra i territori <strong>di</strong><br />

Contessa e S. Margherita Belice (cf. per esempio Schizzo della Comune <strong>di</strong><br />

Contessa, in Le mappe del Catasto Borbonico... cit., 124). Da questo punto,<br />

risale verso S lungo una vallata fluviale, che la toponomastica attuale<br />

indurrebbe ad identificare con quella <strong>di</strong> un affluente <strong>di</strong> sinistra del Senore, il<br />

quale scorre ad E del Poggio Sella ed ancora conserva il toponimo <strong>di</strong> «Vallone<br />

Poggio Sella» (C.T.I.M., F. 619052). Non credo che il toponimo si riferisca<br />

invece a «Salah, oggi Salaparuta», come riteneva DI GIOVANNI, I casali... cit.,<br />

452. Nel caso del Vallone Poggio Sella, tuttavia, la descrizione tacerebbe un<br />

lungo tratto <strong>di</strong> confine tra la confluenza Belice - Senore e quella Senore-corso<br />

d’acqua del Vallone Poggio Sella: in alternativa, si potrebbe ipotizzare che il<br />

toponimo citato si riferisca invece al corso inferiore del Senore stesso (che<br />

<strong>nella</strong> Jari– da non compare mai con questo nome: cf. infra, 1266 e n. 127), e<br />

che oggi si sia conservato spostandosi in una vallecola laterale (per lo<br />

spostamento e il restringimento <strong>di</strong> toponimi cf. NANIA, o. c., 12 e supra, nn.<br />

15 e 34 con bibl. cit.). In ogni caso, il confine sembra scendere verso S per un<br />

buon tratto, per poi incontrare la via Sciacca-Palermo (tav. CCLIV, 42) e<br />

seguirla fino ad un incrocio (per il quale cf. infra, 1258 e n. 81; tav. CCLIV,<br />

43). In questo tratto, data l’incertezza nell’identificazione del toponimo<br />

Khandaq al-Sila–h≥, anche le ipotesi relative alla viabilità devono essere<br />

avanzate con prudenza; tuttavia, se vogliamo provare a considerare il toponimo<br />

relativo al Senore, possiamo notare che il confine avrebbe potuto seguirlo<br />

fino alla zona in cui il fiume compie una significativa deviazione verso NO,<br />

e in quell’area avrebbe potuto incrociare, e quin<strong>di</strong> seguire in <strong>di</strong>rezione S, un<br />

percorso viario attualmente rappresentato dalla Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 7, che,<br />

seppure con qualche lieve mo<strong>di</strong>fica, mantiene un tracciato ancora noto <strong>nella</strong><br />

zona come «via Regia» e la cui antichità è confermata dal recente rinvenimento<br />

lungo il suo percorso <strong>di</strong> numerosi inse<strong>di</strong>amenti. Tale percorso è ancora<br />

chiaramente leggibile <strong>nella</strong> cartografia sia attuale che ottocentesca (C.T.I.M.,<br />

F. 619091, 619052, 619051, 619012; I.G.M. 1:50.000, F. 258 III, rilievo


1300<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

1862-1863, aggiornamenti 1885 e 1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SO, NO,<br />

rilievo 1932 e successivi aggiornamenti). Per il percorso Sambuca-Sciacca<br />

cf. anche la carta dello Schmettau (La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16) e BEJOR,<br />

Ricerche... cit., 1298-1299 e tav. XC). Per il percorso verso Palermo, invece,<br />

non è chiaro se la strada passasse il fiume Belice in prossimità <strong>di</strong> Poggioreale<br />

Nuova (al «Passo della Cucca» della cartografia ottocentesca, forse corrispondente<br />

al «passo <strong>di</strong> Sciacca», oggi non più rintracciabile sulla cartografia,<br />

citato da DI GIOVANNI, Vestigi... cit., 35), per seguire la valle del Belice Destro<br />

(per questo percorso cf., per esempio, la carta dello Schmettau, in La <strong>Sicilia</strong><br />

<strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16; NANIA, o. c., 191-192; tav. CCLIII, 13a), oppure se<br />

transitasse lungo la valle del Belice Sinistro, per ricongiungersi alla trazzera<br />

che attraverso Torrazza e Muranna si <strong>di</strong>rigeva verso Piana degli Albanesi e<br />

<strong>di</strong> lì a Palermo (tav. CCLIII, 13b): cf. infra, n. 79; per queste due possibilità<br />

cf. anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., tav.<br />

I,3).<br />

79 «[Il confine] scende alla strada che porta da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ÔAli –<br />

e gira da essa verso S finché arriva alla strada per al-Sha–qqa vicino alla Vallata<br />

al-Ghula–m. Traversa la vallata e continua lungo la strada, verso S. E da qui<br />

lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong> – nat al-Mah≥miyya [= Palermo]<br />

e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru a Ant≥alla / [Divise] descendunt ad<br />

via(m) que ducit de Batallaro ad Kalatahali et vertunt(ur) p(er) ip(s)am ad<br />

meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue) iungunt(ur) ad viam Sciacce p(ro)pe Vallonem<br />

S(er)vi. Et transeunt vallone(m) et vadunt p(er) via(m) vers(us) meri<strong>di</strong>e(m)<br />

<strong>di</strong>recte. Et hic <strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt<br />

via(m) que ducit de Battallaro ad Antella» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella...<br />

cit., 64, 66). Per il toponimo Khandaq al-Ghula–m cf. JOHNS, Entella... cit., 79;<br />

cf. inoltre supra, n. 63. I dati forniti dal documento (secondo cui il confine,<br />

dopo aver seguito per un tratto la via da Calatalì a Battellaro, la lascia<br />

imboccando la via Palermo-Sciacca in prossimità <strong>di</strong> un vallone detto Khandaq<br />

al-Ghula–m / vallonem Servi (tav. CCLIV, 63 e 64), fino a raggiungere la<br />

Battellaro-Entella), sembrano in<strong>di</strong>care con una certa sicurezza la zona ad E<br />

<strong>di</strong> Cozzo Guglino, toponimo che, come mi conferma A. De Simone, potrebbe<br />

essere derivato dal termine al-ghula–m citato nel testo arabo del documento.<br />

In contrada Guglino transita un’antica trazzera che unisce l’area <strong>di</strong> Contessa<br />

con il territorio <strong>di</strong> Torrazza e Muranna, probabilmente corrispondente alla<br />

strada citata in ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693,<br />

Stato delle antiche trazzere e delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone,<br />

anno 1828, nr. 6. Dall’area <strong>di</strong> Torrazza e Muranna, poi, è ampiamente<br />

documentato il passaggio <strong>di</strong> una regia trazzera per Palermo (ASP, Direzione<br />

Generale Rami e Diritti Diversi, Busta1693, Stato delle antiche trazzere e<br />

delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828, nr. 2).<br />

80 Per questa ipotesi mi sembra interessante la proposta <strong>di</strong> NANIA, o.<br />

c., 188 e carta allegata al volume. Per la testimonianza <strong>di</strong> questi percorsi nel


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1301<br />

territorio <strong>di</strong> Contessa, nel XIX secolo, cf. ASP, Direzione Generale Rami e<br />

Diritti Diversi, Busta 1693, Stato delle antiche trazzere, e delle vie pubbliche<br />

del Comune <strong>di</strong> Contessa, 27 marzo 1828, dove tra le «Regie trazzere, che<br />

traversano il territorio del proprio Comune» vengono citate «quella che da<br />

Sambuca conduce a Palermo, da detta che conduce a Corleone, ed altrove,<br />

quella che da Contessa porta a Palermo»<br />

81 «[Il confine] sale per la predetta vallata verso S finché incontra la<br />

strada che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong> – na. E rimane su <strong>di</strong> essa fino alla<br />

biforcazione delle strade. E lascia una strada a destra, e quella è la strada per<br />

Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – / [Divise]<br />

ascendunt p(er) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) vallone(m) versu(s) meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue)<br />

iu(n)git(ur) ad via(m) que ducit de Sciacca Panorm(um). Et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m)<br />

usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um), et relinquunt via(m) que est a dextris,<br />

scilic(et) via(m) Mazarie, et adsumunt via(m) que est a sinistris que ducit de<br />

Senurio» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Cf. supra, n. 73. Cf.<br />

C.T.I.M., F. 619091. Un incrocio, in questa zona, tra un’importante <strong>di</strong>rettrice<br />

E-O ed una N-S, è ricordato anche in un documento (segnalatomi da R.<br />

Equizzi) relativo alla viabilità ottocentesca: ASCCE, Busta 763: Inventari<br />

comunali. Elenchi delle strade comunali (1866-1921), nr. 9. Il toponimo<br />

«Poggio della Croce», ricordato da SCHIRÒ, L’antico castello... cit., 171, n.<br />

3 e non reperibile sulla cartografia post-unitaria e successiva, si riferisce<br />

evidentemente ad un incrocio stradale (cf. GIUFFRIDA, art. c., 88; AVOLIO, art.<br />

c., 95), che costituiva anche un confine territoriale; per un toponimo analogo<br />

cf. per esempio NANIA, o. c., 174: «Croce <strong>di</strong> Fratacchia».<br />

82 Cf. testo alla n. precedente. Un percorso dall’area del bivio Piangipane<br />

verso S. Margherita Belice, da cui si inoltra in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Mazara, è ben<br />

riconoscibile sia <strong>nella</strong> cartografia post-unitaria che in quella attuale (I.G.M.<br />

1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamento 1896; I.G.M. 1: 25.000,<br />

F. 258 III SO, rilievo 1932 e successivi aggiornamenti; C.T.I.M., F. 619091).<br />

Per il toponimo cf. PELLEGRINI, Terminologia... cit., 178-179; JOHNS, Entella...<br />

cit., 80; sulla «via Mazarie» cf. anche NANIA, o. c., 187.<br />

83 «[Il confine] ritorna con la via pubblica che conduce da Manzil Sin<strong>di</strong> –<br />

a Corleone, va lungo la via pubblica sino al pozzo Zucaki / [Divisa] vertitur cum<br />

via que ducit a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem, va<strong>di</strong>t per publicam publicam [sic!]<br />

usque ad puteum Zucaki» (Magna Divisa Corilionis, Divisa Fantasine: NANIA,<br />

o. c., 154; CUSA, o. c., 197). Per l’in<strong>di</strong>viduazione della zona in cui si trovava la<br />

Divisa Fantasine cf. infra, 1263 e n. 107. La <strong>di</strong>rettrice da S. Margherita Belice<br />

a Corleone lambisce la contrada Mole, dove il confine la incrocia. Il percorso<br />

probabilmente coincideva in buona parte con la Palermo-Corleone-Sciacca (cf.<br />

supra, 1257 e n. 76), dalla quale si <strong>di</strong>videva all’«incrocio delle strade» per<br />

<strong>di</strong>rigersi ad O e salire a Santa Margherita. Per il percorso <strong>di</strong> questa strada cf.<br />

anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., tav. I, F. Per<br />

l’uso del termine mah≥a ah, che in <strong>Sicilia</strong> quasi sempre in<strong>di</strong>ca una ‘via


1302<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

pubblica’, cf. DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 483.<br />

84<br />

LELLO, o. c., 37, LI; DEL GIUDICE, o. c., 29-30, LI; GARUFI, o. c., 28-<br />

29, nr. 53.<br />

85 Il termine latino casale (s. v., in DU CANGE, o. c., 198-199),<br />

corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 178-179 e 187-188; JOHNS, Entella... cit., 79, 81; in generale, per il lessico<br />

dell’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>di</strong> età normanna, cf. MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.),<br />

compare nell’XI sec., ma è intorno al 1120 che si impone <strong>nella</strong> terminologia<br />

ufficiale latina, ancora in alternanza con vicum, per poi <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> uso<br />

esclusivo verso il 1150, e almeno fino alla fine del XIII sec. designa in <strong>Sicilia</strong><br />

un villaggio rurale aperto, privo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese, appartenente al territorio <strong>di</strong> un<br />

castrum (cioè <strong>di</strong> un abitato fortificato e munito <strong>di</strong> castello: quello che verrà<br />

definito terra <strong>nella</strong> terminologia ufficiale del regno normanno-svevo). Il casale<br />

è caratterizzato, con rare eccezioni, da un rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza giuri<strong>di</strong>ca,<br />

amministrativa e militare, e i suoi abitanti, che generalmente appartengono alle<br />

etnie sottomesse (greca e musulmana), sono <strong>di</strong> norma donati insieme al casale<br />

stesso e alle relative terre. Riguardo alle <strong>di</strong>mensioni, il termine casale può<br />

in<strong>di</strong>care realtà molto <strong>di</strong>verse, estendendosi dal villaggio <strong>di</strong> una certa grandezza<br />

e articolazione, talora anche con e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto (chiesa o moschea) e con<br />

strutture produttive (per esempio fornaci <strong>di</strong> ceramica e vetro) alla semplice<br />

azienda agricola a carattere familiare. Con un processo che intorno al 1350 può<br />

<strong>di</strong>rsi ormai concluso, e i cui caratteri costituiscono uno dei gran<strong>di</strong> problemi<br />

aperti dell’archeologia me<strong>di</strong>evale siciliana (nell’ambito della vastissima letteratura<br />

sull’argomento, si cita qui soltanto la sintesi <strong>di</strong> F. MAURICI, L’inse<strong>di</strong>amento<br />

me<strong>di</strong>evale in <strong>Sicilia</strong>: problemi e prospettive <strong>di</strong> ricerca, Arch Med, XXII,<br />

1995, 487-500, 497 sgg., con bibl. cit), il popolamento rurale per casali tende<br />

a rarefarsi, e nel corso del XIV sec. può <strong>di</strong>rsi completamente scomparso: la<br />

popolazione vive ormai tutta raggruppata nelle terrae fortificate, e anche se il<br />

termine casale compare ancora in documenti del XIV sec., non corrisponde più<br />

ad un abitato, ma ad un tenimentum terrarum o feudo, cioè ad un territorio<br />

spopolato. Sul casale <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> arabo-normanna e sulle <strong>di</strong>namiche inse<strong>di</strong>ative<br />

tra tardoantico e me<strong>di</strong>oevo cf. soprattutto M. AYMARD - H. BRESC, Problemi <strong>di</strong><br />

storia dell’inse<strong>di</strong>amento <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale e moderna, Quaderni Storici,<br />

XXIV, 1973, 945-976; H. BRESC, La casa rurale ... cit. e, da ultimi, A.<br />

MOLINARI, Il popolamento rurale in <strong>Sicilia</strong> tra V e XIII secolo: alcuni spunti <strong>di</strong><br />

riflessione, in «La Storia dell’Alto Me<strong>di</strong>oevo italiano (VI-X secolo) alla luce<br />

dell’archeologia, Atti del Convegno Internazionale, Siena 1992», Firenze<br />

1994, a cura <strong>di</strong> R. Francovich e G. Noyé, 361-377, e MAURICI, Castelli... cit.,<br />

119 sgg.; ID., L’inse<strong>di</strong>amento... cit., tutti con ampia bibliografia.<br />

86 Per l’articolazione interna della Jari– da del 1182 cf. supra, 1248 e<br />

n. 6.<br />

87<br />

CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Per il toponimo<br />

Qannash cf. JOHNS, Entella... cit., 81; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit.,


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1303<br />

89. È possibile che si riferisca allo stesso casale (definito Kivnnh") una<br />

citazione, separata da quella degli uomini <strong>di</strong> Battellaro, <strong>nella</strong> Jari– da dei<br />

villani del 1183 (per la quale cf. supra, n. 4), relativa a quattro famiglie <strong>di</strong><br />

villani non legati alla terra (CUSA, o. c., 284).<br />

88 Nelle contrade Buscioletto e Carruba la recente ricognizione ha<br />

in<strong>di</strong>viduato due inse<strong>di</strong>amenti rurali che hanno restituito materiali <strong>di</strong> cronologia<br />

compatibile con quella del casale citato dalla Jari–da. È tuttavia evidente<br />

che, al momento, ogni precisa proposta <strong>di</strong> identificazione è prematura.<br />

89 JOHNS, Entella... cit., 82; cf. supra, n. 13.<br />

90 «[Il confine]... raggiunge il fiume Ant≥alla. E da qui il confine <strong>di</strong><br />

Qurulu–n si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong> Batala–ru–. Ed arriva alla vallata che scende da<br />

al-Z.ku–shi – . E sale per essa alla piccola valle che è sotto la collina <strong>di</strong> fronte alla<br />

collinetta che è accanto a al-Z.ku–shi – . E la predetta vallata separa il confine <strong>di</strong><br />

al-Z.ku–shi – da (quello) <strong>di</strong> al-H≥amma–m / [Divise]...iungunt(ur) flumini Hentella.<br />

Et hinc sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Corilionis de Battellaro et co(n)tinuant(ur) ad<br />

vallone(m) qui descen<strong>di</strong>t de Rucusi. Et ascendunt cu(m) ip(s)o vallone usq(ue)<br />

ad vallone(m) parvu(m) qui est subtu(s) altera que est opposita monticello<br />

quod est vers(us) Herricusi. Et p(re)<strong>di</strong>ct(us) vallo sep(ar)at int(er) <strong>di</strong>visas<br />

Herricusi et Hamem» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 65). Secondo<br />

le in<strong>di</strong>cazioni del testo, molto precise in questo tratto, ci troviamo nel Vallone<br />

<strong>di</strong> Petraro, che segna ancora oggi un confine comunale, e che <strong>nella</strong> Jari–da<br />

costituisce la delimitazione tra il territorio del casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m (per il<br />

quale cf. infra, 1263-1264 e nn. 109-117) e quello <strong>di</strong> al-Z.ku–shi – . Quest’ultimo<br />

quin<strong>di</strong> si trova ad E del Vallone <strong>di</strong> Petraro, e cioè in contrada Bruca. Ulteriori<br />

precisazioni del documento, che parla <strong>di</strong> un’altura accanto ad una collinetta <strong>di</strong><br />

fronte ad una vallecola alle pen<strong>di</strong>ci N <strong>di</strong> Rocca d’Entella, consentirebbero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare un’area piuttosto ristretta, ben circoscrivibile sulla cartografia in<br />

scala 1:5.000 (C.T.I.M., F. 619021) alla sommità <strong>di</strong> Monte Bruca e alle sue<br />

pen<strong>di</strong>ci, area che sarebbe consigliabile indagare con attenzione.<br />

91 Per il toponimo al-Z.ku–shi– o al-R.ku–shi– (per questo problema<br />

testuale cf. supra, n. 13) non è chiaro come si sia giunti alla forma attuale, cioè<br />

Bruca, testimoniata già <strong>nella</strong> carta del LELLO (o. c.; tav. CCXXIII) ed in<br />

documenti del XVII secolo e successivi (per esempio ASP, Magione, Busta<br />

2614, anno 1637, e Archivio Arcivescovile <strong>di</strong> Monreale (in seguito citato<br />

AAM), F.M. vol. 623, anno 1658); il termine «Bruca», per altro assai <strong>di</strong>ffuso<br />

<strong>nella</strong> toponomastica siciliana (cf. per esempio AVOLIO, art. c., 85, che cita<br />

anche altri casi <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> orientale; anche AMICO, o. c., I, 162), secondo<br />

Giulio Filoteo degli OMODEI (o. c., 255) deriva dagli «alberi <strong>di</strong> questo nome<br />

che vi sono» e, come chiarisce per esempio PICCITTO, o. c., I, 452, si riferisce<br />

alla pianta della tamerice: la voce siciliana deriverebbe infatti dal greco<br />

murivkh (CARACAUSI, Dizionario... cit., 199). La corrispondenza tra tale pianta,<br />

detta in arabo tarfa–‘, ed il termine «bruca», è peraltro già attestata nel XII e<br />

XIII secolo: cf. per esempio i documenti citati in CARACAUSI, Dizionario...


1304<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

cit., 1602. Non mi è chiaro se esistano rapporti tra il termine greco, il<br />

toponimo testimoniato dalla Jari– da, che sembrerebbe pre-arabo (JOHNS,<br />

Entella... cit., 82; anche A. De Simone è <strong>di</strong> questo parere) e quello attuale:<br />

mi chiedo perciò se non ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad uno <strong>di</strong> quei casi <strong>di</strong> paronimia,<br />

particolarmente <strong>di</strong>ffusi in <strong>Sicilia</strong> relativamente ai termini arabi (CARACAUSI,<br />

Stratificazione... cit., 119) in cui, essendosi persa coscienza del significato<br />

<strong>di</strong> un toponimo, lo si è ribattezzato richiamandolo, per assonanza, ad un<br />

termine noto, secondo un processo che è ben sintetizzato da AVOLIO, art. c.,<br />

72-73: «L’ignoranza del significato [<strong>di</strong> alcuni] nomi locali ha dato luogo<br />

qualche volta a false etimologie, con le quali s’è creduto <strong>di</strong> ricostruire, o per<br />

lo meno raddrizzare, un nome locale non più inteso, rifoggiandolo, sotto<br />

l’influsso d’un vocabolo più o meno omofono, per guisa che <strong>di</strong>venti significativo,<br />

quasi che il volgo lo avesse prima storpiato». Per questo fenomeno cf.<br />

anche DI GIOVANNI, I casali... cit., 466; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 117.<br />

Per lo stesso processo, riscontrabile in altre Divisae della Jari– da, cf. per<br />

esempio NANIA, o. c., 67, n. 4; 71, n. 2; 89; 135; 145, n. 1.<br />

92 «[Il confine] scende dritto lungo il fiume finché raggiunge il corso<br />

d’acqua che scende da Rah≥l al-Bu–r, e quello sta dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E<br />

scende lungo il fiume finché raggiunge il Fiume Qurulu–n / Descendunt <strong>di</strong>vise<br />

p(er) flum(en) flum(en) quousq(ue) iu(n)gunt(ur) ad aqua(m) que descen<strong>di</strong>t<br />

de Casali Helbur quod est infra <strong>di</strong>visas Batellarii et descendunt p(er) flum(en)<br />

flum(en) quousq(ue) iu(n)gunt(ur) Flumini Corilionis» (CUSA, o. c., 198;<br />

JOHNS, Entella... cit., 63-64, 65); «Si scende lungo il fiume sino al punto in<br />

cui ci si unisce all’acqua proveniente da Rahaltor, si sale lungo il fiume <strong>di</strong><br />

Rahaltor sino al predetto casale, si va verso australe lungo il fiume sino al<br />

monticello Sellebe / Descen<strong>di</strong>t <strong>di</strong>visa per flumen usque ad eum locum ubi<br />

evacuatur aqua descendens a Rahaltor, et ascen<strong>di</strong>t cum flumine Rahaltauri<br />

usque ad casale pre<strong>di</strong>ctum; va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et exten<strong>di</strong>tur<br />

usque ad monticulum Sellebe» (Magna Divisa Corilionis: NANIA, o. c., 136-<br />

137; CUSA, o. c., 194).<br />

93 Il casale che <strong>nella</strong> Divise Battallarii viene chiamato Rah≥l al-Bu–r /<br />

Helbur (ma la lettura nel manoscritto, come mi confermano sia A. De Simone<br />

che A. Metcalfe, è dubbia: cf. anche JOHNS, Entella...cit., 81), <strong>nella</strong> Magna<br />

Divisa Corilionis viene definito invece Rah≥l al-Tawr / Rahaltor e Rahaltauri<br />

(CUSA, o. c., 230, 194, cf. JOHNS, Entella... cit., 81; PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 188). Per altri casi <strong>di</strong> toponimi uguali definiti in <strong>di</strong>visae <strong>di</strong>verse in<br />

modo <strong>di</strong>fferente cf. per esempio Ôayn ÔAbba–s / fontes Albesi, che <strong>nella</strong> Magna<br />

Divisa Corilionis compare come ÔUyu–n ÔAyya–sh / fontes Hayes (NANIA, o. c.,<br />

137; CUSA, o. c., 194: cf. supra, note 14 e 15).<br />

94 Il confine <strong>di</strong> Battellaro, dopo aver incrociato la via Palermo-<br />

Corleone-Sciacca (tav. CCLIV, 14), scende lungo il Realbate (tav. CCLIV,<br />

15), fino al suo sbocco nel Belice Sinistro (tav. CCLIV, 19). Ma, in questo<br />

tratto, in prossimità dell’incontro con un affluente del Realbate, cioè il corso


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1305<br />

d’acqua che scende da Rah≥l al-Bu–r, la precisazione che «quello [= il casale]<br />

sta dentro il confine <strong>di</strong> Battellaro» mi aveva indotta a pensare che il territorio<br />

<strong>di</strong> Battellaro si estendesse in questa zona anche ad E del fiume, cioè in<br />

Contrada Realbate; avevo dunque pensato che il casale potesse corrispondere<br />

con il sito occupato attualmente dalle Case Nuove <strong>di</strong> Realbate, e il corso<br />

d’acqua con il Fosso Realbate, che scorre poco a N del casale stesso (cf.<br />

C.T.I.M., F. 619032, 619033). Il sito <strong>di</strong> Case Nuove <strong>di</strong> Realbate era già noto<br />

a G. Canza<strong>nella</strong>, che, pur senza poi pubblicarla dettagliatamente, accennava<br />

tuttavia alla presenza <strong>di</strong> ceramica me<strong>di</strong>evale (CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento...<br />

Materiali e contributi... cit., 281-288; EAD., Ricognizioni... cit., 1488; EAD.,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento... cit., 160), e nel corso delle recenti ricognizioni ne sono stati<br />

ritrovati altri frammenti, se pure in quantità limitata, tanto da suggerirmi<br />

l’ipotesi che l’inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale fosse poco riconoscibile perché forse<br />

ubicato proprio nell’area occupata dal casale attuale e dalle sue pertinenze.<br />

Per quanto riguarda il toponimo Realbate, a prima vista analogo ad una vasta<br />

categoria, ampiamente documentata in <strong>Sicilia</strong>, <strong>di</strong> formazioni dall’arabo rah≥l,<br />

la documentazione archivistica ne attesta invece la derivazione da un<br />

antroponimo, un Harigu Abati, miles et nobilis, trapanese, che nel XIV secolo<br />

possiede terre in quest’area (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nn. 239<br />

e 246, anni 1338 e 1340) e i cui ere<strong>di</strong>, successivamente, vendono al Monastero<br />

<strong>di</strong> S. Maria del Bosco il territorio «vocatum Harigu Abati/Arrigu Abati/<br />

Henricu Abati» (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nrr. 572, 582, 583,<br />

584, 585, anno 1416; cf. anche nr. 572. Per queste segnalazioni, come per altre<br />

citate <strong>di</strong> seguito, ringrazio la dott.ssa R. Equizzi). Successivamente, il<br />

toponimo è testimoniato come Ragabati (per esempio <strong>nella</strong> carta<br />

dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII), in un<br />

documento del 1658 citato da NANIA, o. c., 158, n. 4: AAM, F.M., vol. 623, e<br />

<strong>nella</strong> carta del territorio <strong>di</strong> Monreale, anonima e s. d., ora e<strong>di</strong>ta in Le mappe<br />

del Catasto Borbonico... cit., 135) o Regalbate/Rigalbate (ASP, Intendenza<br />

<strong>di</strong> Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo.<br />

Busta 16, Contessa, atti dell’11-1-1836 e 8-10-1841), ora come Roccabate<br />

(ASP, Magione, Busta 2614, anno 1644) o Reccabati (carta <strong>di</strong> S. von<br />

Schmettau, 1720-1721, in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16), ora come<br />

Realabate (Catasto Borbonico: Schizzo della Comune <strong>di</strong> Contessa, in Le<br />

mappe del Catasto Borbonico... cit., 124) o Realbate (ASP, Intendenza <strong>di</strong><br />

Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo.<br />

Busta 16, Contessa: atto del 30-11-1796), o Errigoabate (ASP, Direzione<br />

Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693, fascicolo: Corleone. Antiche<br />

trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, 10 luglio 1828), con un’incertezza<br />

toponomastica che perdura fino al pieno XIX secolo, quando, in uno stesso<br />

documento, compaiono sia la forma Regalbate che la forma Errigoabate<br />

(ASCCE, Busta 125, fasc. 12, Statistica, anno 1855).<br />

95 Per il casale Fantasine cf. infra, 1262-1263 e nn. 102-108.


1306<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

96 Il toponimo Aparia, che in siciliano significa «alveare», forse dal<br />

latino apia–rium (PICCITTO, o. c., 208; CARACAUSI, Dizionario... cit., 61),<br />

potrebbe forse derivare dall’aspetto del sito, caratterizzato da affioramenti <strong>di</strong><br />

marne argillose e argille marnose facilmente ero<strong>di</strong>bili (cf. carta litologica, in<br />

C.T.I.M., F. 619033). Non è chiaro, al momento, se tale toponimo, che<br />

compare, <strong>nella</strong> forma «Apparia», nel XVII secolo a designare un mulino ed<br />

un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> proprietà del monastero <strong>di</strong> S. Maria del Bosco (SCHIRÒ, Il<br />

monastero... cit., 39), avesse un rapporto con il toponimo testimoniato dalla<br />

Jari– da, per altro a parere <strong>di</strong> tutti gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> dubbia lettura (cf. già JOHNS,<br />

Entella... cit., 81). Da una parte, infatti, A. De Simone, che ringrazio<br />

vivamente, mi informa dell’esistenza, dalla stessa ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> al-bu–r, <strong>di</strong> una<br />

forma alternativa al-ba–’irah, con lo stesso significato <strong>di</strong> «terra non consita,<br />

non<strong>di</strong>m sationi apta, vervactum, terra quae per annum inculta iacet, ut postea<br />

conseratur» (G. W. FREYTAG, Lexicon arabico-latinum, Halix Saxorum 1830,<br />

I, 171), che potrebbe giustificare il passaggio alla forma attuale per un<br />

semplice fenomeno <strong>di</strong> paronimia,per il quale cf. supra, n. 91 (o forse essere<br />

essa stessa un frainten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una precedente forma latina?). D’altra parte,<br />

non posso tuttavia <strong>di</strong>menticare la prudenza <strong>di</strong> A. Metcalfe, che mi conferma<br />

come la lettura del manoscritto sia in questo punto assolutamente incerta,<br />

lasciando aperta sia la possibilità <strong>di</strong> una forma riconducibile alla ra<strong>di</strong>ce che<br />

significa «incolto, maggese», sia anche, e a suo parere forse con maggiore<br />

probabilità, <strong>di</strong> una forma ricollegabile ad una ra<strong>di</strong>ce che significa «toro»,<br />

come <strong>nella</strong> forma testimoniata, in quel caso senza alcuna incertezza, <strong>nella</strong><br />

Magna Divisa Corilionis.<br />

97 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65.<br />

98 Come nota JOHNS, Entella... cit., 71, la menzione dell’esistenza <strong>di</strong><br />

un signore <strong>di</strong> Battellaro induce a ritenere che il documento sia stato composto<br />

prima che il territorio <strong>di</strong> Battellaro tornasse al demanio reale, cioè prima del<br />

1178 (per questa vicenda cf. supra, n. 7). Su questa base, potremmo dunque<br />

ipotizzare che la Divise Battellarii sia precedente alla Magna Divisa Corilionis,<br />

o, quanto meno, che utilizzi documenti più antichi.<br />

99 Per altri casi <strong>nella</strong> Jari– da: Magna Divisa Iati: «... sino alla chiesa<br />

che si trova all’interno del confini <strong>di</strong> Iato ma che è in possesso del signore <strong>di</strong><br />

Corleone / ...usque ad kinisiam que est inter <strong>di</strong>visas Iati, habet tamen eam<br />

dominus Corilionis» (NANIA, o. c., 65; CUSA, o. c., 180-181); «... si va sino al<br />

casale Bahari che appartiene al territorio <strong>di</strong> Jato e tuttavia è in possesso del<br />

signore <strong>di</strong> Corleone / ... et va<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] usque ad Rahalbahari quod est de<br />

tenimento Iati; habet tamen ipsum dominus Corilionis» (NANIA, o. c., 64-65;<br />

CUSA, o. c., 180); Divisa Malviti: «... il signore <strong>di</strong> Malvito aveva fatto<br />

un’invasione <strong>di</strong> terre confinanti pari a 200 salme, costruendovi un mulino /<br />

dominus Malviti invasit eis terram ad seminaturam ducentarum salmarum et<br />

fecit ibidem molen<strong>di</strong>num» (NANIA, o. c., 86; CUSA, o. c., 185); Magna Divisa<br />

Corilionis: «... si va a Rahalbahari che si trova nelle pertinenze <strong>di</strong> Jato ma è


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1307<br />

in possesso <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> Corleone / va<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] ad Rahalbahari quod est in<br />

pertinentiis Jati tenetur autem ab hominibus Corilionis» (NANIA, o. c., 136;<br />

CUSA, o. c., 194). Su questo problema cf. JOHNS, Entella... cit., 70-71.<br />

100 «[Il confine] prosegue fino alla fine degli albereti (?) verso S dritto<br />

sulla cresta finché arriva alla strada che porta da al-Qas≥aba a Bu –Za–ki – , e scende<br />

alla strada e alla sorgente chiamata ‘Ayn al-‘Ullayka / [Divise] transeunt<br />

usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us) meri<strong>di</strong>em p(er) serra(m) serra(m)<br />

quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de Casba ad Busackinu(m) et<br />

descendunt ad via(m) usq(ue) ad fonte(m) Rubbet» (CUSA, o. c., 198; JOHNS,<br />

Entella... cit., 63, 65); «[Il confine] sale sulla collina al-Raml e scende da essa<br />

verso S finché arriva al prato in cui vi sono gli olmi. E da qui il confine <strong>di</strong> al-<br />

Qas≥aba si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong> Bu– Za–ki, e Bu– Za–ki rimane sulla sinistra /<br />

[Divise] ascendunt ad altera(m) Arene et descendunt ab ea v(er)s(us) meri<strong>di</strong>em<br />

q(uo)sq(ue) p(er)veniunt ad planu(m) aquosu(m) ubi sunt frasceta. Et h(i)nc<br />

sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Casbe de <strong>di</strong>visis Busackini et remanet Busachinu(m) a<br />

sinistris» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65); «[Il confine] scende<br />

al Grande Fiume (e) al paio <strong>di</strong> mulini che sono in al-Qas≥aba. E al-Qas≥aba<br />

insieme a tutti i suoi confini sta dentro il confine <strong>di</strong> Qurulu–n ma è la proprietà<br />

del signore <strong>di</strong> Bat≥t≥ala–ru– / Descendunt ip(s)e <strong>di</strong>vise ad fluviu(m) magnu(m)<br />

usq(ue) ad duo molen<strong>di</strong>na que sunt de Casba et h(ec) Casba cu(m) o(mn)ib(us)<br />

<strong>di</strong>visis suis inclu<strong>di</strong>t(ur) infra <strong>di</strong>visas Corilionis. Et est in d(omi)nio d(omi)ni<br />

Battallarii» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Nella descrizione<br />

del territorio <strong>di</strong> Corleone, Casba non è compresa tra le 4 <strong>di</strong>vise <strong>di</strong> cui si citano<br />

dettagliatamente i confini: se ne deve dedurre quin<strong>di</strong> che il suo territorio<br />

rientrava all’interno <strong>di</strong> quello definito genericamente Magna Divisa Corilionis,<br />

<strong>di</strong> cui occupava il settore sud-occidentale. Infatti in tale testo la sequenza «Si<br />

sale lungo il fiume <strong>di</strong> Rahaltor sino al predetto casale, si va verso australe<br />

lungo il fiume sino al monticello Sellebe, sino alle sorgenti Hayes, al campo<br />

dei frassini / Ascen<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] cum flumine Rahaltauri usque ad casale<br />

pre<strong>di</strong>ctum; va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et exten<strong>di</strong>tur usque ad<br />

monticulum Sellebe, usque ad fontes Hayes, ad campum Frascineti» (NANIA,<br />

o. c., 136-137; CUSA, o. c., 194) corrisponde, in <strong>di</strong>rezione inversa, a quella<br />

della Divise Battallarii nel tratto tra il Realbate e il Piano <strong>di</strong> Frascine. È tra<br />

questi estremi che presumibilmente si estendeva il territorio <strong>di</strong> Casba. I due<br />

mulini a cui accenna il testo dovevano trovarsi lungo il torrente Realbate, nel<br />

tratto compreso tra la confluenza con il Liotta e quella con il corso d’acqua<br />

che scende da Rah≥l al-Bu–r / casale Helbur (per il quale cf. supra, 1261 e nn.<br />

92-94): un’area <strong>nella</strong> quale, nel corso dei secoli, la presenza <strong>di</strong> mulini è<br />

ripetutamente testimoniata. Per l’identificazione del Monticulum Sellebe<br />

della Magna Divisa Corilionis, senza dubbio la kudyat al-Salla–ba / altera<br />

latronum della Divisae Battallarii, credo si possa pensare all’altura <strong>di</strong> q.<br />

476,80 s.l.m. su cui sorge la Casa Tarucco (tav. CCLIV, 12; cf. C.T.I.M., F.<br />

619071).


1308<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

101 Campofiorito, nel cui territorio comunale rientra oggi la parte<br />

centrale del territorio in oggetto, è fondazione recente, del 1660 (AMICO, o. c.,<br />

I, 228). Il territorio del Comune, per quanto mi risulta, non è mai stato<br />

sistematicamente indagato. Nell’area circostante Campofiorito, <strong>nella</strong> quale<br />

non si conserva attualmente alcuna attestazione del toponimo al-Qas≥aba/<br />

Casba, potrebbe rivelarsi interessante il sito <strong>di</strong> Masseria Balatazza, costituito<br />

da un complesso <strong>di</strong> strutture probabilmente piuttosto antiche, anche se <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile datazione ad un’analisi preliminare. Inoltre, il terreno circostante la<br />

masseria risulta cosparso <strong>di</strong> pietre calcaree <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni, talora<br />

sommariamente regolarizzate, che danno ragione del toponimo Balatazza,<br />

significativo perché legato alla presenza <strong>di</strong> pietre lavorate per lastricare strade<br />

o pavimentare e<strong>di</strong>fici (AMARI, Storia dei Musulmani... cit., I, 396, n. 2;<br />

AVOLIO, art. c., 88; GIUFFRIDA, art. c., 42; PELLEGRINI, Terminologia... cit.,<br />

124; CARACAUSI, Arabismi... cit., 116-118; NANIA, o. c., 10). Tuttavia, l’analisi<br />

toponomastica lascia qualche dubbio su questa proposta <strong>di</strong> identificazione,<br />

poiché il termine al-Qas≥aba / Casba, per altro rarissimo <strong>nella</strong> toponomastica<br />

siciliana (MAURICI, Castelli... cit., 69 ricorda soltanto un altro caso, quello <strong>di</strong><br />

un feudo presso Enna, su cui cf. anche AMICO, o. c., I, 250), in<strong>di</strong>ca generalmente<br />

un castello o una cittadella (PELLEGRINI, Gli arabismi nelle lingue<br />

neolatine, Brescia 1972, I, 318; CARACAUSI, Arabismi... cit., 34), cioè un<br />

e<strong>di</strong>ficio o un intero quartiere fortificato posto <strong>nella</strong> parte alta <strong>di</strong> una città, o<br />

anche la costruzione centrale <strong>di</strong> un complesso fortificato. Ora, se fosse<br />

veramente questa l’origine del toponimo (ma JOHNS, Entella... cit., 81 non<br />

esclude la derivazione da «canna», e anche A. De Simone la ritiene possibile;<br />

cf. anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 185), esso sembrerebbe adattarsi<br />

con <strong>di</strong>fficoltà al sito <strong>di</strong> Masseria Balatazza, ubicato in pianura, in una<br />

posizione assolutamente non dominante. Nel caso il toponimo in<strong>di</strong>casse<br />

realmente un luogo arroccato, mi chiedo allora se non sia invece da prendere<br />

in considerazione un sito posto circa 1 km a N <strong>di</strong> Masseria Balatazza, su una<br />

piccola altura (m 607 s.l.m.: cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II NO, dove compare<br />

il toponimo Castellaccio), sulla quale si conservano i ruderi <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio che<br />

un documento del 1452 definisce castello «<strong>di</strong> lu conti Rayneri», allora<br />

ricordato come <strong>di</strong>ruto (ASP, Real Cancelleria, Registro 89, C. 395 sgg., anno<br />

1452: Alfonso d’Aragona concede a Jacobo de Playa <strong>di</strong> rie<strong>di</strong>ficare il castello).<br />

In precedenza, il castello era citato in documenti del XIV sec. (raccolti in E.<br />

LESNES, Batticani o Castello del Conte Ranieri, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali<br />

<strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari castellani dell’isola, Palermo 2001, 291,<br />

a cui si aggiunga ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nr. 470, 29 <strong>di</strong>cembre<br />

1385). Non sappiamo però se fosse già esistente nel XII secolo: cf. LESNES, I<br />

castelli feudali... cit.,112. Su questo e<strong>di</strong>ficio: MAURICI, Castelli... cit., 253;<br />

LESNES, Batticani... cit., 291, entrambi con bibl. Tuttavia, sia in questo caso,<br />

sia in quello <strong>di</strong> Masseria Balatazza, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> documentazione<br />

archivistica relativa alla costruzione degli e<strong>di</strong>fici, né, al momento, <strong>di</strong> dati


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1309<br />

archeologici sul loro impianto iniziale, non possiamo avanzare per il casale<br />

citato dalla Jari– da alcuna ipotesi <strong>di</strong> identificazione più precisa.<br />

102 «Si inizia dalla grande sorgente del fiume vicino al casale, si sale<br />

lungo il fiume verso australe sino al posto dei maiali, si ritorna con la via<br />

pubblica che conduce da Misilin<strong>di</strong>no a Corleone, si va lungo la via pubblica<br />

sino al pozzo Zucaki, si ritorna verso settentrione, si scende lungo il corso<br />

d’acqua sino al fiume del casale, si sale australmente sino al casale. Chiusura<br />

dei confini / Divisa Fantasine incipit a flumine qui est prope casale, ascen<strong>di</strong>t<br />

per flumen flumen versus austrum usque ad densitu<strong>di</strong>nem porcorum, vertitur<br />

cum via que ducit a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem, va<strong>di</strong>t per publicam publicam<br />

[sic!] usque ad puteum Zucaki; vertitur versus septemtrionem et va<strong>di</strong>t per<br />

aquam aquam quousque ten<strong>di</strong>t ad occidentem, descen<strong>di</strong>t per aquam aquam<br />

usque ad flumen ipsius casalis, et ascen<strong>di</strong>t australiter usque ad casale, et<br />

clau<strong>di</strong>tur <strong>di</strong>visa» (Divisa Fantasine: NANIA, o. c., 154; CUSA, o. c., 197). Per<br />

quanto riguarda il testo arabo, sono necessarie due correzioni alla traduzione<br />

fornita da Nania: A. De Simone mi comunica infatti che sul manoscritto la<br />

parola Ôayn (= sorgente) è stata dapprima scritta, e poi cancellata con una riga,<br />

insieme all’aggettivo al-kabi–rah (= grande), in forma femminile, ad essa<br />

riferito. In questo modo il testo in realtà non <strong>di</strong>fferisce da quello latino, che<br />

fa cominciare il confine <strong>di</strong> Fantasine da un fiume vicino al casale, e non da<br />

una sorgente. E così più avanti, dopo il bi’r al-Zuqa–q / puteum Zucaki, A. De<br />

Simone mi conferma che il confine ritorna verso settentrione «fino a girare<br />

verso occidente», esattamente come nel testo latino. Per quanto riguarda il<br />

nome del fiume, la presenza, nel manoscritto, dell’aggettivo ‘grande’, lo<br />

stesso che <strong>nella</strong> Divise Battallarii designa proprio il torrente Realbate,<br />

indurrebbe a sospettare, come mi suggerisce A. De Simone, una confusione<br />

dello scriba, che potrebbe aver scritto «‘ayn al-kabi – rah» anziché «wa–<strong>di</strong> – alkabi<br />

– r» e, accortosi dell’errore, avrebbe cancellato con un tratto <strong>di</strong> penna sia<br />

il sostantivo che l’aggettivo declinato al femminile, <strong>di</strong>menticando poi <strong>di</strong><br />

scriverlo nuovamente <strong>nella</strong> corretta forma maschile riferita al sostantivo wa–<br />

<strong>di</strong>– .<br />

103 Nel maggio 1151 Re Ruggero conferma al Monastero <strong>di</strong> S. Maria<br />

Maddalena <strong>di</strong> Corleone alcune proprietà, tra cui 20 villani del tenimento <strong>di</strong><br />

ÔFuttasini’ nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Corleone: Biblioteca Centrale della Regione<br />

<strong>Sicilia</strong>na, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale, nr. 5, e<strong>di</strong>to in CUSA,<br />

o. c., 130-134, 720, nr. 91.<br />

104 La Jari– da dei villani del 1183 (per la quale cf. supra, n. 4) ricorda<br />

un villano «in Rah≥l Fettasine che è in Battellaro» (CUSA, o. c., 263, 733). Mi<br />

sembra tuttavia che questa formula possa forse stare ad in<strong>di</strong>care non l’appartenenza<br />

del casale a Battellaro, ma semplicemente la sua ubicazione all’interno<br />

del territorio <strong>di</strong> Battellaro.<br />

105 Nel marzo 1184 Guglielmo II dona all’Abbazia <strong>di</strong> Monreale i<br />

casali <strong>di</strong> Terrusio e Fantasina, <strong>di</strong> cui si descrivono i confini: GARUFI, o. c., 29,


1310<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

nr. XLIX. I confini descritti ripetono esattamente quelli della Jari– da del 1182.<br />

106 Per questo problema cf. JOHNS, Entella... cit., 71; BOVER FONTS, art.<br />

c., 258.<br />

107 Secondo un documento del 17 giugno 1448, citato da SCHIRÒ, Il<br />

Monastero... cit., 38, fra’ Placido Boncivinni, Abate <strong>di</strong> S. Maria del Bosco,<br />

compra per onze cento da Gaspare Perollo <strong>di</strong> Sciacca il territorio «<strong>di</strong><br />

Tontasina o delle Mole», per atto del notaio Pietro La Liotta. Su questa base,<br />

Nania (o. c., 154) propone <strong>di</strong> identificare Fantasine con la o<strong>di</strong>erna contrada<br />

Mole. Tale identificazione trova conferma in un documento del 1416,<br />

segnalatomi da R. Equizzi (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nr. 585),<br />

che ricorda, tra i confini del territorio <strong>di</strong> Hariguabati (cioè Realbate: cf.<br />

supra, n. 94), le terre dette «de Funtasina». Per altre opinioni relative<br />

all’ubicazione <strong>di</strong> Fantasine cf. anche M. SCARLATA, In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> due<br />

toponimi: Li Glubellini e Lu Misilen<strong>di</strong>nu, BCFS, XIII, 1977, 412-416, 415;<br />

BOVER FONTS, art. c., 258. Per il toponimo Mole: AVOLIO, art. c., 94. Riguardo<br />

all’origine del casale, A. H. Dufour - M. Amari (Carte comparée de la Sicile<br />

au XIIe siècle, Paris 1859, 35) la consideravano araba, mentre Di Giovanni (I<br />

casali... cit., 491) riteneva Fantasine «casale non arabo, ma cristiano e abitato<br />

da Greci, che lo chiamavano Fantasin, come nel <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> re Ruggero del<br />

1151».<br />

108 Per l’area <strong>di</strong> contrada Mole cf. C.T.I.M., F. 619032 e 619033. La<br />

descrizione del confine inizia da un wa–<strong>di</strong>– / flumen, evidentemente <strong>di</strong> una certa<br />

importanza (per l’uso, <strong>nella</strong> Divise Battallarii, del termine flumen o fluvius cf.<br />

infra, 1266 e n. 128) che potrebbe essere il Torrente Realbate (cf. supra, note<br />

26 e 102; tav. CCLIV, 92), vicino al quale doveva essere ubicato il casale.<br />

Risalito tale corso d’acqua verso S fino ad un luogo (il posto dei maiali / ad<br />

densitu<strong>di</strong>nem porcorum) che non mi è possibile al momento identificare con<br />

precisione, ma che dovrebbe comunque trovarsi alle pen<strong>di</strong>ci sud-orientali <strong>di</strong><br />

Cozzo Mole (tav. CCLIV, 93), il confine sembra <strong>di</strong>rigersi ad O lungo la via<br />

pubblica da S. Margherita Belice a Corleone (per la quale cf. supra, n. 83; tav.<br />

CCLIV, 94) fino ad un pozzo, che potrebbe trovarsi nell’area tra Serra <strong>di</strong> Celi<br />

e Cozzo Mole (tav. CCLIV, 95; per la potenzialità idrica <strong>di</strong> tale area cf. la carta<br />

allegata a C.T.I.M., F. 619033). Per il toponimo bi’r al-Zuqa–q / puteum<br />

Zucaki, che significherebbe «pozzo del viottolo», cf. PELLEGRINI, Terminologia...<br />

cit., 161-162. Dal pozzo, il confine gira verso N seguendo un corso<br />

d’acqua tributario del Realbate, che potrebbe essere il torrente del Vallone <strong>di</strong><br />

Celi - Vallone Mole (tav. CCLIV, 96). Ritornato così al Realbate, il confine<br />

risale ancora verso S, concludendosi nel luogo iniziale della descrizione (tav.<br />

CCLIV, 97), in prossimità del casale: quest’ultimo, dunque, dovrebbe trovarsi<br />

nell’area <strong>di</strong> Cozzo Mole, verosimilmente sul suo versante orientale. La<br />

ricognizione recentemente condotta in Contrada Mole ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

alcuni inse<strong>di</strong>amenti rurali attivi in età me<strong>di</strong>evale, ed in particolare un<br />

sito la cui ubicazione sembra coincidere con quella del casale citato dalla Jari–


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1311<br />

da, ed i cui materiali, tuttora in corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte dell’équipe del<br />

Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia della <strong>Scuola</strong> Normale, ad<br />

una schedatura preliminare risultano comunque <strong>di</strong> cronologia compatibile<br />

con quella del casale citato dalla Jari– da. Mi sembra significativo, per<br />

confermare l’antichità del confine territoriale sopra descritto, che tutto il<br />

limite meri<strong>di</strong>onale e buona parte <strong>di</strong> quello orientale della Divisa Fantasine<br />

coincidano tutt’oggi con un confine comunale (per la persistenza nel tempo<br />

dei confini territoriali cf. supra, n. 23).<br />

109 «[Il confine] arriva alla vallata che scende da al-Z.Ku–shi – . E sale per<br />

essa alla piccola valle che è sotto la collina <strong>di</strong> fronte alla collinetta che è<br />

accanto a al-Z.Ku–shi – . E la predetta vallata separa il confine <strong>di</strong> al-Z.Ku–shi – da<br />

quello <strong>di</strong> al-H≥amma–m / Et ascendunt [<strong>di</strong>vise] cu(m) ip(s)o vallone usq(ue) ad<br />

vallone(m) parvu(m) qui est subt(us) altera que est opposita monticello quod<br />

est vers(us) Herricusi. Et p(re)<strong>di</strong>ct(us) vallo sep(ar)at int(er) <strong>di</strong>visas Herricusi<br />

et Hamem»; «E la predetta grotta [= gha–r Ibn al-‘Aju–z] sta alla destra sul lato<br />

<strong>di</strong> al-H≥amma–m / Et remanet p(re)<strong>di</strong>cta spelu(n)ca [= Spelunca Filii Vet(er)ane]<br />

a dextris versus Balneu(m)»; «[Il confine] scende lungo il fiume Rabi – ‘ finché<br />

raggiunge il fiume T≥u–t≥. E qui il confine <strong>di</strong> al-H≥amma–m si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong><br />

Qannash / Et descendunt [<strong>di</strong>vise] p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en)<br />

Thut, et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Hamem a <strong>di</strong>visis Cannes» (CUSA, o. c.,<br />

198-199; JOHNS, Entella... cit., 64, 65-66); «[Il confine] prosegue per la strada<br />

che sovrasta i Bagni <strong>di</strong> Entella / [Divise] va<strong>di</strong>t ad via(m) que respicit sup(ra)<br />

Balneu(m) Hantella»; «[Il confine] scende lungo il ruscello fino al fiume<br />

chiamato Wa–<strong>di</strong> – Ant≥alla e questo è il guado <strong>di</strong> H≥amma–m. E là il confine <strong>di</strong><br />

Qal‘a T≥razi – e <strong>di</strong> Qal‘a ‘Ali – si <strong>di</strong>parte da [quello <strong>di</strong>] al-H≥amma–m / [Divise]<br />

descendu(n)t p(er) rivu(m) ad flum(en) quod vocat(ur) Hantalla. Ubi est<br />

Vadum Balnei. Et ibi sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Kalatahali et Kalatat(ra)si a<br />

Balneo» (Divise Kalatatrasi: CUSA, o. c., 202; JOHNS, Entella... cit., 65, 67).<br />

110 Di <strong>di</strong>versa opinione JOHNS, Entella... cit., 73.<br />

111<br />

NANIA, o. c., 51.<br />

112 Cf. C.T.I.M., F. 619021, 619023, 619024. Il territorio <strong>di</strong> al-<br />

H≥amma–m è delimitato a N e NO dal Belice Sinistro (per il testo della Divise<br />

Kalatatrasi cf. supra, n. 109), ad E dal Vallone <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 22),<br />

dal Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 25), dalla «grande montagna rossa / monte(m)<br />

magnu(m) rubeu(m)» (tav. CCLIV, 26) e, sulla Rocca <strong>di</strong> Entella, dalla «torre<br />

che è alla fine del muro / t(ur)rim que est in extremo muraliu(m)» (tav.<br />

CCLIV, 27), dalla «porta tra le due rupi / porta(m) que est int(er) duas rupes»<br />

(tav. CCLIV, 28), dalle «rovine del quartiere abbandonato / he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta<br />

Haret Elgafle» (tav. CCLIV, 29), dal «lago / lacu(m)» (tav. CCLIV, 30), dalla<br />

«cima della montagna vicino alla Grotta del Figlio della Vecchia / caput<br />

mo(n)tis p(ro)pe spelunca(m) Filii Vet(er)ane» (tav. CCLIV, 31 e 32). Per i<br />

passi relativi agli elementi citati e per la loro identificazione nel paesaggio<br />

attuale cf. supra, 1253 e nn. 43-47; infra, 1265 e n. 119.


1312<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

Disceso dalla Rocca «ai fichi piantati tra le pietre che sono ai pie<strong>di</strong> della<br />

montagna / ad arbores ficulneas que sunt in lapi<strong>di</strong>b(us) in pede montis» (tav.<br />

CCLIV, 33; piante <strong>di</strong> fico selvatico si trovano ancora ai pie<strong>di</strong> della parete O<br />

della Rocca, e in particolare proprio in corrispondenza della cima <strong>di</strong> Cozzo<br />

Petraro), il confine «scende da essi al ruscello che è fra le due colline /<br />

descendunt ab ip(s)o ad rivu(m) qui est int(er) duas alteras» (CUSA, o. c., 199;<br />

JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Non so identificare con precisione tale ruscello,<br />

ma potrebbe probabilmente trattarsi del corso d’acqua a S della strada che<br />

dalla Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo sale alla Casa Colletti (cf. C.T.I.M., F.<br />

619023, 619024; tav. CCLIV, 34). Esso infatti si trova in prossimità <strong>di</strong> quella<br />

che potrebbe essere la «pietra sotto le due colline all’inizio della piana / petra<br />

subt(us) duas alteras in capite plani» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit.,<br />

64, 66), per la quale cf. supra, 1253 e n. 47; tav. CCLIV, 35. Da tale pietra,<br />

il confine si conclude <strong>di</strong>rigendosi verso N, fino alla Grotta degli Scu<strong>di</strong>eri /<br />

Spelunca Scutiferorum (per la quale cf. supra, 1252 e n. 39; tav. CCLIV, 36),<br />

dalla quale «scende fino al fiume Rabi – ‘, e scende lungo il fiume Rabi – ‘, finché<br />

raggiunge il fiume T≥u–t≥ / descendunt ad fluviu(m) quod vocat(ur) Rahabi, et<br />

descendunt p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en) Thut» (CUSA, o. c.,<br />

199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66; tav. CCLIV, 37 e 38), cioè il Belice Sinistro<br />

(cf. supra, 1252 e n. 38).<br />

113 Per la menzione <strong>di</strong> Fazello, che si riferisce senza alcun dubbio al<br />

versante N della Rocca <strong>di</strong> Entella, cf. supra, n. 30. Tuttavia, <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

letteraria successiva si è spesso fraintesa questa testimonianza, interpretandola<br />

come relativa alle acque calde <strong>di</strong> S. Lorenzo che scaturivano pochi<br />

chilometri a N <strong>di</strong> Entella, presso il ponte <strong>di</strong> Calatrasi (per questa opinione cf.,<br />

tra gli altri, DI GIOVANNI, I casali... cit., 453 e 478, mentre al versante N <strong>di</strong><br />

Rocca d’Entella pensava, per esempio, LO JACONO, o. c., 52). G. Canza<strong>nella</strong><br />

(L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216-217) ha ricostruito in<br />

maniera assai convincente la genesi <strong>di</strong> questo errore, chiarendo una volta per<br />

tutte che i Bagni <strong>di</strong> Entella si trovavano alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali della Rocca<br />

omonima. Su questo problema cf. anche NANIA, o. c., 205-209.<br />

114 Al versante N della Rocca, ma in prossimità del Vallone <strong>di</strong> Petraro,<br />

pensava J. Johns, spinto a tale proposta <strong>di</strong> identificazione dalla sua convinzione<br />

che il «fiume <strong>di</strong> Entella» fosse il corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Petraro<br />

(JOHNS, Entella... cit., 72, 75). A mio parere, invece, sulla base degli elementi<br />

forniti sia dalla Divise Battallarii che dalla Divise Kalatatrasi, il casale <strong>di</strong> al-<br />

H≥amma–m doveva trovarsi in Contrada Vaccara, non lontano dal guado<br />

omonimo (per il quale cf. supra, 1251 e n. 28).<br />

115 Dalla Contrada Vaccara aveva inizio la strada cosiddetta<br />

«Carrozzata» (per il toponimo: AVOLIO, art. c., 96), fino agli anni Cinquanta<br />

principale via d’accesso a Rocca d’Entella (sulla Carrozzata e sulla viabilità<br />

antica che saliva ad Entella cf. G. VIVIANI, Fondate speranze <strong>di</strong> una scoverta<br />

archeologica, S&L, I, 4, 1858, 81-84; LO JACONO, o. c., 48-49; SCHIRÒ, Guida


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1313<br />

illustrata... cit., 33; F. CHISESI, Entella, il Crimiso e la battaglia <strong>di</strong> Timoleonte,<br />

RAL, S. VI, V, 1929, 255-284, 260; F. ALOISIO, Rocca d’Entella 2 , Mazara<br />

1940, 18; A. FICI, Contributo alla <strong>topografia</strong> <strong>di</strong> Entella, Tesi <strong>di</strong> Laurea,<br />

Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia, Università <strong>di</strong> Palermo, a. a. 1941-42, 42-43;<br />

GIUSTOLISI, o. c., 145; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />

cit., tav. I,G; S. STORTI - M.A. VAGGIOLI, Le mura (SAS 14), in AA. VV.,<br />

Entella. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991, ASNP,<br />

S. III, XXIV, 1994, 193-234, 194, 196-197; G. NENCI, L’impianto urbanistico<br />

<strong>di</strong> Entella, in «Wohnbauforschung in Zentral-und Westsizilien. <strong>Sicilia</strong> Occidentale<br />

e Centro Meri<strong>di</strong>onale. Ricerche archeologiche nell’abitato. Akten<br />

Zürich 1996», hrsg. H. P. Isler - D. Kach, Zürich 1997, 125-131, 127. Inoltre,<br />

per restare alle strade citate dalla Jari– da, in questa zona dovevano transitare<br />

la Calatalì-Senuri e la Calatalì-Battellaro (cf. supra, 1256 e nn. 69-71, 1255<br />

e n. 63). Per la viabilità della zona cf. anche la carta <strong>di</strong> S. von Schmettau (La<br />

<strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16). Per il rapporto tra impianti termali e viabilità,<br />

cf. in generale UGGERI, Itinerari... cit., 323 e passim e ID:, Il sistema viario...<br />

cit., 95 e n. 35.<br />

116 Presso le Case Vaccara (cf. C.T.I.M., F. 619024) è nota dal 1992<br />

una villa romana, che ha restituito numerosi materiali sia ceramici che<br />

architettonici, databili tra il I sec. a. C. ed il VI d. C. Tra i reperti, sono da<br />

segnalare «spora<strong>di</strong>che ma certe presenze <strong>di</strong> epoca me<strong>di</strong>evale, consistenti in<br />

frammenti ceramici con invetriatura verde e gialla» (M. C. PARRA, Villa<br />

romana in loc. Vaccara, in AA.VV., Entella. Relazione preliminare delle<br />

campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991... cit., 298-300).<br />

117 Le ricognizioni successive hanno restituito altri frammenti ceramici<br />

riferibili ad età me<strong>di</strong>evale, per quanto in quantità limitata. È tuttavia necessario<br />

riba<strong>di</strong>re che le indagini si sono sempre svolte su terreno incolto, con folta<br />

vegetazione e scarsissima leggibilità del suolo.<br />

118 Per il problema, riscontrabile anche in altri territori, della non<br />

corrispondenza tra dati archivistici e archeologici: AYMARD-BRESC, art. c., 946;<br />

JOHNS, The Monreale Survey... cit., 219-221; F. MAURICI, Inse<strong>di</strong>amenti me<strong>di</strong>evali<br />

nel territorio <strong>di</strong> Erice, in «Atti delle Seconde Giornate Internaz. <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina 1994», Pisa - Gibellina 1997, 1121-1138, 1127. Per<br />

l’arretratezza dell’indagine archeologica sui siti rurali aperti cf., tra gli altri,<br />

BRESC, La casa rurale... cit., 376-379; A. MOLINARI, in S. BERNARDINI - F. CAMBI<br />

- A. MOLINARI - I. NERI, Il territorio <strong>di</strong> Segesta fra l’età arcaica e il Me<strong>di</strong>oevo.<br />

Nuovi dati dalla carta archeologica <strong>di</strong> Calatafimi, in «Atti delle Terze Giornate<br />

Internaz. <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina - Erice - Contessa Entellina 1997»,<br />

Pisa - Gibellina 2000, 91-133, 124; MOLINARI, Il popolamento rurale... cit., 362;<br />

MAURICI, Castelli... cit., 121; ID., L’inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale... cit., 499-500.<br />

Per i dati emersi dallo scavo <strong>di</strong> alcuni casali <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> centro-occidentale cf.<br />

per esempio G. CASTELLANA - B.E. MC CONNELL, A Rural Settlement of Imperial<br />

Rome and Byzantine Date in Contrada Saraceno near Agrigento, AJA, XCIV,


1314<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

1990, 25-44; G. CASTELLANA, Il casale <strong>di</strong> Caliata presso Montevago, in «Dagli<br />

scavi <strong>di</strong> Montevago e <strong>di</strong> Rocca <strong>di</strong> Entella un contributo <strong>di</strong> conoscenze per la<br />

Storia dei Musulmani della Valle del Belice dal X al XIII secolo. Atti del<br />

Convegno Nazionale, Montevago 1990», Agrigento 1992, 35-49; A. MOLINARI<br />

- I. VALENTE, La ceramica me<strong>di</strong>evale proveniente dall’area <strong>di</strong> Casale Nuovo<br />

(Mazara del Vallo) (seconda metà X - XI secolo), in «Actes du 5ème Colloque<br />

sur la Céramique Mé<strong>di</strong>évale, Rabat 1991», Rabat 1995, 416-420; D’ANGELO,<br />

Curbici... cit., e G. DI STEFANO - S. FIORILLA, S. Croce Camerina (RG). Saggi<br />

<strong>di</strong> scavo nel casale me<strong>di</strong>evale. Relazione preliminare, in «Atti del II Congresso<br />

Nazionale <strong>di</strong> Archeologia me<strong>di</strong>evale, Brescia 2000», Firenze 2000, a cura <strong>di</strong> G.<br />

P. Brogiolo, 242-248, 245-247. In generale, per un’ampia ed accurata analisi<br />

dei materiali e delle tecniche e<strong>di</strong>lizie <strong>di</strong> epoca islamica cf. A. BAZZANA, Maisons<br />

d’al-Andalus. Habitat mé<strong>di</strong>éval et structures du peuplement dans l’Espagne<br />

Orientale, Madrid 1992, 65-88. Per le fonti documentarie relative alla scarsa<br />

consistenza delle strutture dei casali cf. per esempio D’ANGELO, Terre e<br />

uomini... cit., 68-69, che cita il caso <strong>di</strong> Milocca (oggi Milena), casale composto<br />

nel 1278 da semplici pagliai e da una sola costruzione in muratura; da poche<br />

costruzioni in pietrame, legno e paglia erano costituiti anche i casali del<br />

territorio <strong>di</strong> Chasum (F. MAURICI, Chifala e Chasum. Approccio storicotopografico<br />

ad una campagna me<strong>di</strong>evale siciliana, AAPal, S. V, II, 1981-1982,<br />

7-62, 26), mentre abbiamo notizia che già nel 1188 una ricognizione condotta<br />

nel territorio del casale Garcia non trovò più alcuna traccia del casale Sankegi<br />

ivi in precedenza esistente (cf. BRESC, La casa rurale... cit., 376 e bibl. ivi cit.).<br />

119 JOHNS, Entella... cit., 73, 78; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171.<br />

120 G. MALATERRA, De rebus gestis Rogerii Calabriae et <strong>Sicilia</strong>e<br />

comitis et Roberti Guiscar<strong>di</strong> ducis, fratris eius, a cura <strong>di</strong> E. Pontieri, Bologna<br />

1928 (R. I. S., N. S., V), 36. Su questo passo, e sul problema del ripopolamento<br />

<strong>di</strong> Entella forse dopo l’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> al-Muizz nel 967 e del suo successivo<br />

abbandono prima del 1182, cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... cit., 161;<br />

EAD., Entella nelle fonti latine me<strong>di</strong>evali, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca<br />

<strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 51-59, 51; EAD., L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e<br />

contributi... cit., 212; JOHNS, Entella... cit., 74-75; A. CORRETTI, Il palazzo<br />

fortificato <strong>di</strong> Entella, in «Calabre et Sicile normandes. Actes du séminaire,<br />

Rome 1996», Rome 1998, 591-606, 603-604; GELICHI, art. c., 640-645 (che<br />

propende per l’ipotesi che i resti del «quartiere abbandonato» siano ruderi<br />

antichi ancora a vista). Per i materiali rinvenuti nel SAS 1/2 cf. CORRETTI, Il<br />

palazzo fortificato... cit., 597, 603; per i SAS 16, 17 e 22 cf., rispettivamente,<br />

C. MICHELINI, Gli ambienti del SAS 16 tra età ellenistica e Me<strong>di</strong>oevo.<br />

Campagna <strong>di</strong> scavo 1992, in AA. VV., Entella. Relazioni preliminari delle<br />

campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995, 1997... cit., 97-106, 101, 106; S. GELICHI - A.<br />

ALBERTI - M.C. FAVILLA, Indagini sul “Pizzo della Regina” (SAS 17), ibid.,<br />

107-109, 108 e A. CORRETTI, Un nuovo sondaggio... cit., 136-137, 140.<br />

121 Il confine, dopo aver attraversato la Rocca ed esserne <strong>di</strong>sceso dal


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1315<br />

versante occidentale (cf. supra, 1264 e n. 112), si allontana da Entella, ma vi fa<br />

ritorno successivamente, provenendo dall’area <strong>di</strong> Roccella e lambendo le<br />

pen<strong>di</strong>ci sud-orientali, sotto il Pizzo della Regina: «[Il confine] scende lungo la<br />

vallata finché arriva al fiume Rabi – ’. Traversa il predetto fiume fino alla pianura<br />

in cui stanno i tamarischi. E sale da lì alla vallata stretta, e sale per essa alle pietre<br />

piantate <strong>nella</strong> cavità [della montagna]. E lascia le pietre sulla sinistra, e sale<br />

dritto per la cresta alle rovine che sono sotto Ruqqat Ant≥alla. E scende da lì verso<br />

E dritto per la cresta fino alla strada che è sotto la collina al-Raml / [Divise]<br />

descendunt p(er) vallone(m) vallone(m) quousq(ue) iungunt(ur) ad flum(en)<br />

Rahabi. Transeunt flum(en) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) usq(ue) ad planu(m) ubi sunt<br />

tamarisces, et ascendunt in(de) usq(ue) ad vallone(m) subtilem, et ascendunt<br />

cu(m) eo usq(ue) ad petras plantatas in sinu mo(n)tis et ip(s)e petre relinquunt(ur)<br />

a sinistris et ascendunt p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta. Que<br />

s(un)t subt(us) Castellum Hantella, et descendunt ab ip(s)is v(er)s(us) oriente(m)<br />

p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera altera [sic!]»<br />

(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Ant≥alla cf. JOHNS,<br />

Entella... cit., 75; per il fiume Rabi – ‘/ Rahabi e per la collina al-Raml cf. supra,<br />

nn. 38 e 62. Sul termine ruqqat, ritenuto <strong>di</strong> origine latina o romanza e poi<br />

arabizzato, cf. MAURICI, Castelli... cit., 130; ID., L’inse<strong>di</strong>amento nel territorio...<br />

cit., 13; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 190; prelatino, invece, potrebbe essere<br />

per CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 91; ID., Arabismi... cit., 192. Per<br />

un’analisi <strong>di</strong> questo passo e per l’ipotesi che il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina non<br />

sia <strong>di</strong>sabitato o <strong>di</strong>strutto <strong>nella</strong> seconda metà del XII secolo cf. CANZANELLA,<br />

L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216; JOHNS, Entella... cit., 74-<br />

75; cf. anche A. CORRETTI, Entella, in C. A. DI STEFANO - A. CADEI (a cura <strong>di</strong>),<br />

Federico II e la <strong>Sicilia</strong>. Dalla terra alla corona. Archeologia-Architettura, I,<br />

Siracusa-Palermo 1995, 93.<br />

Il confine, attraversato il corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo (tav.<br />

CCLIV, 52) e raggiunta probabilmente l’area <strong>di</strong> Roccella (tav. CCLIV, 53; per<br />

la pianura con tamerici cf. supra, 1252 e n. 35), sale in <strong>di</strong>rezione della Rocca<br />

<strong>di</strong> Entella, verosimilmente lungo la valle del Fosso Roccella (tav. CCLIV, 54),<br />

fino ad un’emergenza rocciosa che potrebbe corrispondere a quella tuttora<br />

visibile poco a S della Necropoli A (tav. CCLIV, 55), per giungere alle «rovine<br />

/ he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta» sotto al Pizzo della Regina (tav. CCLIV, 56). Non sono in<br />

grado <strong>di</strong> definire con esattezza <strong>di</strong> quali rovine si tratti, ma è evidente che si parla,<br />

come ben chiarisce il testo, <strong>di</strong> costruzioni in rovina e non, come potrebbe<br />

suggerire il paesaggio attuale, <strong>di</strong> rocce franate. In secondo luogo, è chiaro che<br />

il confine passa sotto il Pizzo della Regina, ma non sale sulla Rocca: ci troviamo<br />

quin<strong>di</strong> certamente <strong>nella</strong> zona della necropoli A, o nelle sue imme<strong>di</strong>ate a<strong>di</strong>acenze.<br />

È dunque nell’ambito <strong>di</strong> tale area che dobbiamo cercare <strong>di</strong> riconoscere le<br />

«rovine \ he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta», tenendo presente che tale identificazione può<br />

risultare assai <strong>di</strong>fficile, essendo il paesaggio attuale profondamente alterato<br />

dalle imponenti frane staccatesi nel corso dei secoli dal soprastante Pizzo della


1316<br />

M. A. VAGGIOLI<br />

Regina: per questo problema cf. da ultimo R. GUGLIELMINO, La Necropoli A, in<br />

AA. VV., Entella. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995,<br />

1997... cit., 147-154, 147-148.<br />

Dopo questo punto il confine, senza salire sulla sommità della Rocca,<br />

gira verso E e, seguendo il crinale delle colline che si trovano tra la Rocca<br />

stessa e la Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 17 <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 57), si allontana<br />

definitivamente dalla zona <strong>di</strong> Entella. Per tutta l’area in questione cf.<br />

C.T.I.M., F. 619023 e 619022. Del castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina, senza<br />

dubbio la Ruqqat Ant≥alla del testo, abbiamo una accurata descrizione in una<br />

lettera del 1858 inviata da F. Sabatier a M. Amari: cf. G. NENCI, Entella nel<br />

1858 in una lettera ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> François Sabatier a Michele Amari, ASNP, S.<br />

III, XX, 1990, 785-790, 788-789 e tav. CCXVIII; ID., Alla ricerca <strong>di</strong> Entella<br />

da Fazello ai nostri giorni, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa<br />

1993, 101-114, 106 e fig. 2. Sugli scavi recentemente intrapresi sul Pizzo<br />

della Regina cf. P. GHIZOLFI, SAS 17, in AA. VV., Entella. Relazione<br />

preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991... cit., 286-298; GELICHI, art.<br />

c., 635-639; ID., Entella, e<strong>di</strong>ficio fortificato <strong>di</strong> Pizzo della Regina, in AA.<br />

VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari castellani dell’isola,<br />

Palermo 2001, 321-322.; GELICHI - ALBERTI - FAVILLA, art. c.<br />

122 Per il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina cf. n. precedente; per il palazzo<br />

fortificato del SAS 1/2 cf. i numerosi contributi <strong>di</strong> A. Corretti nell’ambito<br />

delle relazioni preliminari sugli scavi <strong>di</strong> Entella perio<strong>di</strong>camente pubblicate<br />

sugli Annali della <strong>Scuola</strong> Normale <strong>di</strong> Pisa, a cui si aggiungano: ID., Il palazzo<br />

fortificato <strong>di</strong> Entella, in «Atti delle Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’area<br />

elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 203-212; ID., Resti me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong><br />

Entella, in «Dagli scavi <strong>di</strong> Montevago... cit.», 51-66; ID., Una <strong>di</strong>mora<br />

me<strong>di</strong>evale da Entella e il suo hamma–m, in «Tunisia <strong>Sicilia</strong>. Incontro <strong>di</strong> due<br />

culture», a cura <strong>di</strong> G. D’Agostino, Palermo 1995, 33-45; ID., Entella, in<br />

Federico e la <strong>Sicilia</strong> ... cit., 92-109; ID., Il palazzo fortificato... cit., 591-606;<br />

ID, Entella, palazzo fortificato, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali... cit., 320. Per<br />

i resti in<strong>di</strong>viduati sulla sommità del Cozzo Petraro cf. CORRETTI, Una <strong>di</strong>mora<br />

me<strong>di</strong>evale... cit., 33; ID., Entella, in Federico e la <strong>Sicilia</strong> ... cit., 94 e JOHNS,<br />

Entella... cit., 91.<br />

123 Cf. supra, n. 23.<br />

124 Dopo la donazione a Monreale, il casale <strong>di</strong> Senuri è ancora<br />

menzionato in due documenti del 1282 (citati in SCHIRÒ, L’antico castello...<br />

cit., 16-17), mentre nel XVI sec. Fazello (o. c., 146, 234), Omodei (o. c., I,<br />

257) e Lello (o. c., 37) lo descrivono come ormai in rovina: luogo <strong>di</strong> osteria,<br />

situato in prossimità <strong>di</strong> un fiume, lungo un percorso stradale. Fazello (o. c.,<br />

234) ne precisa l’ubicazione: 4 miglia ad O <strong>di</strong> Adragna e 6 miglia a N <strong>di</strong> S.<br />

Margherita Belice, mentre Schirò (L’antico castello... cit., 171, n. 3) lo pone<br />

al «Poggio della Croce, dove si congiungono i territori <strong>di</strong> Contessa e S.<br />

Margherita Belice» (cf. supra, 1258 e n. 81). Altri stu<strong>di</strong>osi, poi, hanno voluto


UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />

1317<br />

localizzare il casale presso S. Margherita Belice (LA CORTE, art. c., 344) o al<br />

Qasr ibn-Mankud <strong>di</strong> Edrisi (I. SCATURRO, Storia della città <strong>di</strong> Sciacca e dei<br />

comuni della contrada saccense fra il Belice e il Platani, Napoli 1924, I, 173;<br />

tale località è stata successivamente identificata con Castelvetrano: G. BRESC<br />

- H. BRESC, Ségestes mé<strong>di</strong>évales: Calathamet, Calatabarbaro, Calatafimi,<br />

MEFR(M), LXXXIX, 1977, 341-370, 348); LO JACONO (o. c., 53) ricorda un<br />

casale denominato Simerio nel territorio <strong>di</strong> Calatamauro; più recentemente,<br />

D’ANGELO (I casali... cit., carta; cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />

e contributi... cit., 215) ha proposto una ubicazione presso l’attuale Borgo<br />

Cavaliere, mentre CANZANELLA (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />

cit., 215) segnala due interessanti emergenze: la posizione e le strutture del<br />

casale Sommacco (ex Molino Bagnitelle Sottane) e il toponimo Fondacazzo<br />

(per il quale cf. supra, 1257 e n. 77).<br />

125 Per questo tratto del confine e per la strada Sciacca-Palermo cf.<br />

supra, 1252 e 1257 e nn. 40, 41 e 76.<br />

126<br />

DI GIOVANNI, I casali... cit., 477; ID., Vestigi... cit., 25-26 e 30-33;<br />

NANIA, o. c., 66; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 89; PELLEGRINI,<br />

Terminologia ... cit., 188.<br />

127 Per il testo relativo a questo tratto del confine cf. supra, n. 41. Per<br />

l’idronimo: JOHNS, Entella... cit., 82; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 118,<br />

195. Per l’eventualità che al tratto inferiore del Senore si possa riferire anche<br />

il toponimo «khandaq al-Sila–h≥ / vallone Sellha» cf. supra, n. 78.<br />

128<br />

NANIA, o. c., 68, n. 5, 85, 86, 87, 98, 117, 120-121, 124, 126, 128,<br />

135, 136, 156, 168.<br />

129 Cf. C.T.I.M., F. 619063 e 619004. Per la menzione <strong>di</strong> Fazello cf.<br />

supra, n. 124. Per la documentazione ottocentesca cf., per esempio, un<br />

documento per la cui segnalazione ringrazio R. Equizzi: ASCCE, Busta 763,<br />

Inventari comunali. Elenchi delle strade comunali, 1866-1921: anno 1866,<br />

elenco delle vie comunali e vicinali del Comune <strong>di</strong> Contessa, nr. 8. Per la<br />

<strong>di</strong>rettrice viaria che corre lungo la valle del Senore cf. supra, n. 76.<br />

130 Per la percezione <strong>di</strong> questa problematica, legata alla complessità<br />

della situazione siciliana, che richiede la stretta collaborazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse, cf. già le riflessioni <strong>di</strong> PELLEGRINI, Terminologia... cit.,<br />

120; ID., Ricerche sugli arabismi... cit., 51.


TAV. CCXX<br />

1. Rocca d’Entella. Tracce <strong>di</strong> strutture sepolte identificabili con «H≥a–rat al-Ghafla /<br />

e<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret Elgafle».<br />

2. Laghetto effimero sulla Rocca d’Entella (foto <strong>di</strong> V. Messana).


TAV. CCXXI<br />

1. Il Cozzo Tondo, che si eleva a S <strong>di</strong> Contessa Entellina. Al centro, la «Portella del<br />

Caprifico».<br />

2. «Porta tra le due rupi» sulla Rocca d’Entella.


TAV. CCXXII<br />

«Via della Serra che viene da Calatamauro» nei pressi del mulino Bagnitelle Soprane.


TAV. CCXXIII<br />

Carta dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale, da G. L. LELLO, Historia della Chiesa <strong>di</strong> Monreale, Roma 1596 (per gentile concessione della biblioteca<br />

Comunale <strong>di</strong> Palermo).


TAV. CCLII


La viabilità.<br />

TAV. CCLIII<br />

1 - via Bisacquino - Corleone<br />

2 - via Bisacquino - Casba<br />

3 - via Bisacquino - Calatamauro<br />

4 - via Bisacquino - al-R.dayni–<br />

5 - via Battellaro - incrocio con Bisacquino - al-R.dayni–<br />

6 - via Battellaro - Entella<br />

7 - via Battellaro - Cautalì<br />

8 - via della Serra da Calatamauro<br />

9 - via da Portella del Caprifico a incrocio con Bisacquino - Calatamauro<br />

10 - via da Cautalì a Senuri<br />

11 - via che viene da Senuri<br />

12 - via Palermo - Corleone - Sciacca<br />

13 - via Palermo - Sciacca (attraverso ‘incrocio delle strade’)<br />

14 - via Palermo - Sciacca (attraverso ‘khandaq al-Ghula–m’)<br />

15 - via Mazarie<br />

16 - via Manzil Sin<strong>di</strong>– - Corleone


TAV. CCLIV


l = toponimi localizzabili con precisione<br />

s = toponimi localizzabili in un’area ristretta<br />

n = toponimi <strong>di</strong> localizzazione incerta<br />

TAV. CCLV<br />

s - 47. wa–<strong>di</strong>– Q.b.r.sh /flumen Capres<br />

l - 48. grande strada pubblica da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na / viam publicam magnam<br />

s - 49. ruscello che scende da Ra’s al-kami–n /rivum qui descen<strong>di</strong>t a Capite Ghemi<br />

l - 50. cima della collina che è sotto Ra’s al-kami–n / caput altere que est subtus Caput Elchemin<br />

s - 51. incrocio con strada da Qal‘a ‘Ali– a S.nu–ri– /via que ducit de Kalatahali ad Senurium<br />

s - 52. incrocio con wa–<strong>di</strong> Rabi–‘/ flumen Rahabi<br />

s - 53. pianura con tamarischi / planum ubi sunt tamarisces<br />

l - 54. vallata stretta / vallonem subtilem<br />

l - 55. pietre piantate <strong>nella</strong> cavità della montagna / petras plantatas in sinu montis<br />

l - 56. rovine sotto Ruqqat Ant≥alla / he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta que sunt subtus Castellum Hantella<br />

l - 57. kudyat al-Raml / altera altera [sic!]<br />

l - 58. incrocio con strada sotto kudyat al-Raml / via que est subtus altera altera [sic!]<br />

s - 59. pozzo Bu-H≥ajar / puteum Bahagar<br />

s - 60. gha<strong>di</strong>r al-Z.gh.n.<strong>di</strong>– / lacus Zagan<strong>di</strong><br />

s - 61. pianura / planum<br />

s - 62. incrocio con strada da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali– / via que ducit de Batallaro ad Kalatahali<br />

l - 63. incrocio con strada per al-Sha–qqa vicino a khandaq al-Ghula–m /via Sciacce prope vallonem Servi<br />

l - 64. khandaq al-Ghula–m / vallonem Servi<br />

l - 65. incrocio tra strada per al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya e strada da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla /via que ducit<br />

Panormum -via que ducit de Battallaro ad Antella<br />

s - 66. incrocio con ruscello della ‘ayn al-Sama–r /rivum fontis Simar<br />

s - 67. ‘ayn al-Sama–r / ad fontem Simar<br />

s - 68. terreno coltivato dove sono le more / ad terrram laboratoriam ubi est rubus<br />

s - 69. albereti / arbusta<br />

s - 70. incrocio con strada della Serra che viene da Qal‘a Mawru– / viam Serre que ducit de Kalatamauru<br />

l - 71. collina con pietre bianche piantate tra gli albereti / altera ubi sunt petre albe plantate in ipsis arbustis<br />

l - 72. strada della Serra che viene da Qal‘a Mawru– / viam Serre que ducit de Kalatamauru<br />

l - 73. kudyat al-Mudawwar / altera que vocatur Helmu Daugar<br />

s - 74. strada sotto kudyat al-Mudawwar / via que est subtus Helmu Daugar<br />

l - 75. ba–b al-Dhukka–ra / Portam Caprificus<br />

l - 76. crocevia che porta a Qal‘a Mawru– / ubi via ipsa intersecat aliam viam que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauri<br />

l - 77. strada predetta / via pre<strong>di</strong>cta<br />

s - 78. Dimna Jurrayda / finem Girrayde<br />

l - 79. ‘ayn al-Jala–q.n /fons Elgelakan<br />

l - 80. incrocio con strada da Bu– Za–ki– a Qal‘a Mawru– / via Busackini, que ducit ad Kalatamauru<br />

l - 81. al-Qasa–ri– / locum Cassarii<br />

l - 82. strada pubblica [da Bu– Za–ki– a Qal‘a Mawru–] / via publica [Busackini, que ducit ad Kalatamauru]<br />

n - 83. cima della montagna al-M.rra sulla cima <strong>di</strong> una montagna detta h≥a–rik al-Rih≥ / ad caput montis ad<br />

Murram in capite montis qui nominatur Mons Venti<br />

s - 84. spartiacque<br />

n - 85. ‘ayn al-Tuffa–h≥a / fons Pomerii<br />

s - 86. ruscello e khandaq al-Ti–n / ad rivum et ad vallonem Ficus<br />

s - 87. incrocio con strada pubblica da Bu– Za–ki– a al-R.dayni– / via publica que ducit a Busackino, Rudeinu<br />

s - 88. bivio con strada che collega Bu– Za–ki– e Bat≥ala–ru– e al-R.dayni– / ad eum locum ubi iunguntur vie<br />

iuncte de Busackino, et Battallario, et Rudeynu<br />

n - 89. pietre bianche piantate in mezzo alla strada / ad lapides albos qui sunt plantati in via<br />

n - 90. ruscello creato dalla confluenza <strong>di</strong> tre corsi d’acqua / aqueductum ubi tres rivuli iunguntur<br />

s - 91. Fah≥s≥ al-Darda–r / ad campum Fraxineti<br />

Divisa Fantasine<br />

l - 92. fiume vicino al casale / flumen qui est prope casale<br />

s - 93. posto dei maiali / ad densitu<strong>di</strong>nem porcorum<br />

l - 94. via pubblica da Misilin<strong>di</strong>no a Corleone / via [publica a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem]<br />

s - 95. pozzo Zucaki / puteum Zucaki<br />

l - 96. corso d’acqua fino al fiume del casale / aquam usque ad flumen ipsius casalis<br />

l - 97. fiume del casale / flumen ipsius casalis<br />

Divise Battallarii<br />

l - 1 – Monte Qa–lbu– / Mons Calvus<br />

s - 2 – al-M.rr /ad Murrum<br />

s - 3 – incrocio con strada da Qurulu–n a Bu– Za–ki– / via de Corilione ad Busackinum<br />

l - 4 – incrocio con strada da al-Qas≥aba a Bu– Za–ki / via de Casba ad Busackinum<br />

l - 5. ‘ayn al-‘Ullayqa /fons Rubbet<br />

l - 6 – ruscello della sorgente / rivum ipsius fontis<br />

l - 7 – vallata che scende da Bu– Za–ki / vallonem qui descen<strong>di</strong>t da Busackino<br />

s - 8. ‘ayn al-At≥ya–n (o al- Ba–t≥a–n) / fons Luti<br />

l - 9 – kudyat al-Raml /altera Arene<br />

s - 10 – prato con gli olmi / planum aquosum ubi sunt frasceta<br />

l - 11. ‘ayn ‘Abba–s / fontes Albesi<br />

l - 12 – kudyat al-Salla–ba /altera Latronum<br />

l - 13. khandaq al-Shaykh / vallonem Veterani<br />

l - 14 -incrocio con strada pubblica da al-Ma<strong>di</strong>–na e Qurulu–n a al-Sha–qqa /viam publicam a Panormo et<br />

Corilione ad Sciaccam<br />

l - 15. al-wa–<strong>di</strong>– al kabi–r / fluvium magnum<br />

s - 16. paio <strong>di</strong> mulini che sono in al-Qas≥aba / duo molen<strong>di</strong>na que sunt de Casba<br />

l - 17. corso d’acqua che scende da rah≥l al -Bu–r /casale Helbur<br />

l - 18. rah≥l al -Bu–r /casale Helbur<br />

l - 19. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– al kabi–r e wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n /<br />

l - 20. wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n /flumen Corilionis<br />

l - 21. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n e wa–<strong>di</strong> Ant≥alla / flumen Hentella<br />

l - 22. vallata che scende da al-Z.ku–shi– /vallonem qui descen<strong>di</strong>t de Rucusi<br />

s - 23. piccola valle sotto alla collina <strong>di</strong> fronte alla collinetta accanto a al-Z.ku–shi– /vallonem parvum qui est<br />

subtus altera que est opposita monticello quod est versus Herricusi<br />

l - 24. incrocio con strada da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali– / via que ducit de Battallaro ad Kalatahali<br />

l - 25. alta pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong> Ant≥alla /petram erectam que est in fine <strong>di</strong>rroiti de<br />

Hantalla<br />

l - 26. grande montagna rossa / montem magnum rubeum<br />

l - 27. torre che è alla fine del muro /turrim que est in extremo muralium<br />

l - 28. porta tra le due rupi /portam que est inter duas rupes<br />

s - 29. rovine <strong>di</strong> H≥a–rat al-Ghafla /he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret Helgafle<br />

l - 30. lago /lacum<br />

l - 31. gha–r Ibn al-‘Aju–z / speluncam filii veterane<br />

l - 32. cima della montagna / caput montis<br />

s - 33. fichi piantati tra le pietre che sono ai pie<strong>di</strong> della montagna / arbores ficulneas que sunt in lapi<strong>di</strong>bus<br />

in pede montis<br />

s - 34. ruscello che è tra le due colline / rivum qui est inter duas alteras<br />

l - 35. pietra sotto alle due colline all’inizio della piana / petra subtus duas alteras in capite plani<br />

s - 36. gha–r al-S.ka–t.ra / spelunca scutiferorum<br />

s - 37. incrocio con wa–<strong>di</strong>– Rabi–‘/ fluvium quod vocatur Rahabi<br />

l - 38. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– Rabi–‘ e wa–<strong>di</strong> T≥u–t≥ / flumen Rahabi - flumen Thut<br />

l - 39. wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥ /flumen Thut<br />

l - 40. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥ – e corso d’acqua che scende da khandaq al-Sila–h≥ /aquam que descen<strong>di</strong>t de<br />

vallone Sellha<br />

s - 41. corso d’acqua che scende da khandaq al-Sila–h≥ /flumen Thut - aquam que descen<strong>di</strong>t de vallone Sellha<br />

l - 42. incontro con strada da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na / via que ducit de Sciacca Panormum<br />

l - 43. biforcazione dellle strade / separationem viarum<br />

s - 44. strada che viene da S.nu–ri–/ via que ducit de Senurio<br />

l - 45. h≥ija–r al-Ra–jil / lapides masculi<br />

l - 46. Ra’s ‘Aqabat al-t≥afl / Caput Montane Crete


TAV. CCLVI<br />

TAV. CCLV

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