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SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA<br />
Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico<br />
QUARTE<br />
GIORNATE INTERNAZIONALI DI<br />
STUDI SULL’AREA ELIMA<br />
(Erice, 1-4 <strong>di</strong>cembre 2000)<br />
ATTI<br />
III<br />
Pisa 2003
Il presente volume è stato curato da Alessandro Corretti.<br />
ISBN 88-7642-122-X
NOTE DI TOPOGRAFIA NELLA SICILIA MEDIEVALE:<br />
UNA RILETTURA DELLA JARI–DA DI MONREALE<br />
(DIVISE BATTALLARII, DIVISA FANTASINE)<br />
MARIA ADELAIDE VAGGIOLI<br />
Premessa<br />
Il Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia del Mondo<br />
antico della <strong>Scuola</strong> Normale ha elaborato, sulla base <strong>di</strong> una<br />
convenzione con l’Assessorato ai BB.CC.AA. della Regione<br />
<strong>Sicilia</strong>na, un modello <strong>di</strong> carta archeologica a scala provinciale, e<br />
ne ha verificato la vali<strong>di</strong>tà realizzando un campione <strong>di</strong> carta<br />
archeologica a scala comunale 1 . La scelta del comune campione<br />
per testare il prototipo è caduta su Contessa Entellina, dove da oltre<br />
15 anni l’équipe della <strong>Scuola</strong> Normale è impegnata negli scavi <strong>di</strong><br />
Rocca d’Entella 2 , e dove anche la chora della città era già stata<br />
oggetto in precedenza <strong>di</strong> puntuali, anche se limitate, indagini 3 .<br />
Il lavoro per la carta archeologica <strong>di</strong> Contessa Entellina è<br />
iniziato con una capillare schedatura <strong>di</strong> tutte le fonti <strong>di</strong>sponibili,<br />
e tra esse non poteva non suscitare un particolare interesse un<br />
documento <strong>di</strong> eccezionale importanza come la Jari–da <strong>di</strong> Monreale<br />
del 1182, cioè il ben noto registro dei confini delle terre <strong>di</strong> Iato,<br />
Corleone, Battellaro e Calatrasi donate da Guglielmo II all’Abbazia<br />
<strong>di</strong> S. Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale, redatto in arabo e in latino<br />
ed oggi conservato, con tutto il corpus del Tabulario <strong>di</strong> Monreale,<br />
presso la Biblioteca Centrale Regionale <strong>di</strong> Palermo 4 .<br />
Si tratta <strong>di</strong> un documento che appartiene ad un genere <strong>di</strong><br />
fonti, relative alle delimitazioni territoriali e alle problematiche<br />
ad esse correlate, ben noto agli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>topografia</strong> anche per<br />
epoche assai precedenti, in particolare con testi <strong>di</strong> natura epigrafica:<br />
basti ricordare, per il mondo greco e per quello romano, le<br />
Tabulae Halaesinae, la Sententia Minuciorum e numerosi docu-
1248<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
menti relativi a contenziosi a carattere confinario risolti me<strong>di</strong>ante<br />
arbitrati 5 .<br />
La Jari–da del 1182, come è noto, si articola in quattro parti,<br />
comprendendo le descrizioni dei confini <strong>di</strong> Iato, Corleone,<br />
Battellaro e Calatrasi. Mentre le prime due sono definite rispettivamente<br />
Magna Divisa Iati e Magna Divisa Corilionis, e alla<br />
descrizione generale dei loro confini segue quella dei singoli<br />
casali e relativi territori che le compongono (41 <strong>di</strong>visae per Iato,<br />
4 per Corleone), i <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Battellaro e Calatrasi sono chiamati<br />
Divise Battallarii e Divise Kalatatrasi, e comprendono la sola<br />
descrizione generale dei rispettivi confini esterni. È probabile che<br />
questa <strong>di</strong>fferenza rispecchi il <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> documentazione<br />
reperibile negli archivi reali per questi territori, <strong>di</strong> cui i primi due<br />
erano sempre stati <strong>di</strong> proprietà demaniale, mentre gli altri erano<br />
stati fino a pochi anni prima della donazione <strong>di</strong> proprietà feudale 6 .<br />
All’interno del documento, in particolare la nostra attenzione<br />
si è rivolta soprattutto alla sezione relativa al territorio oggi in<br />
gran parte pertinente al comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, vale a <strong>di</strong>re<br />
alla Divise Battallarii, che registra i possessi già <strong>di</strong> Goffredo,<br />
signore <strong>di</strong> Battellaro, poi tornati al regio demanio e quin<strong>di</strong> donati<br />
all’erigenda Abbazia 7 . Ci si è occupati inoltre della limitrofa<br />
Divisa Fantasine, appartenente nel 1182 al territorio <strong>di</strong> Corleone,<br />
ma oggi compresa invece nei confini <strong>di</strong> Contessa Entellina.<br />
Nell’impossibilità <strong>di</strong> esporre in questa sede l’insieme dei<br />
risultati <strong>di</strong> questa rilettura, mi limiterò a descrivere brevemente le<br />
linee metodologiche adottate nell’analisi del documento, per poi<br />
proporre alcuni dei molti spunti <strong>di</strong> riflessione emersi dall’esame<br />
del testo e dal loro riscontro effettuato sul terreno.<br />
Metodologia <strong>di</strong> analisi del testo<br />
Il primo approccio con la Divise Battellarii si è rivelato, per<br />
la verità, alquanto problematico, a causa della scarsa corrispondenza<br />
tra la toponomastica moderna e quella citata dal documento<br />
8 : infatti il riconoscimento imme<strong>di</strong>ato, nel territorio attuale, dei<br />
toponimi presenti <strong>nella</strong> Jari–da si è limitato, in sostanza, alla sola<br />
Rocca <strong>di</strong> Entella, mentre la menzione <strong>di</strong> alcune località non<br />
appartenenti a Battellaro, ma confinanti col suo territorio (nel-
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1249<br />
l’or<strong>di</strong>ne, Bisacquino, Corleone, Calatrasi, Cautalì, Manzil Sin<strong>di</strong>–<br />
– cioè il nucleo più antico dell’attuale S. Margherita Belice – e poi<br />
Calatamauro, Comicchio e Giuliana) poteva suggerire soltanto<br />
un generico andamento della descrizione del confine in senso<br />
antiorario (tav. CCLII).<br />
Il testo è stato allora scomposto in sequenze, comprendenti<br />
ciascuna singoli toponimi, e ogni sequenza è stata analizzata<br />
me<strong>di</strong>ante una scheda appositamente elaborata, che <strong>nella</strong> sua<br />
articolazione scan<strong>di</strong>sce le fasi della ricerca: essa comprende<br />
infatti una sezione relativa al testo 9 , una sezione relativa alle<br />
fonti 10 , ed una sezione interpretativa 11 .<br />
Ponendo a <strong>di</strong>retto confronto le sequenze del testo arabo con<br />
quelle corrispondenti del testo latino è stato possibile effettuare<br />
una lettura speculare che ha evidenziato imme<strong>di</strong>atamente alcune<br />
lievi <strong>di</strong>fformità tra i due testi, <strong>di</strong>fformità che richiedono opportune<br />
verifiche e pongono alcuni interrogativi sui mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> composizione<br />
del documento e sul rapporto tra il testo arabo e quello<br />
latino 12 . Si tratta, in generale, sia <strong>di</strong> letture dubbie 13 , sia <strong>di</strong><br />
alternanze singolare/plurale o maschile/femminile 14 , sia <strong>di</strong> non<br />
corrispondenze tra arabo e latino, causate verosimilmente dal<br />
frainten<strong>di</strong>mento e dunque dalla deformazione <strong>di</strong> toponimi <strong>nella</strong><br />
traslitterazione da una lingua all’altra 15 : in sostanza, <strong>di</strong>fformità<br />
che richiedono riletture accurate e pongono con sempre maggiore<br />
urgenza la necessità <strong>di</strong> una nuova e<strong>di</strong>zione critica del documento,<br />
in sostituzione <strong>di</strong> quella, purtroppo incompleta, <strong>di</strong> S. Cusa 16 .<br />
Successivamente è stata analizzata tutta la documentazione<br />
<strong>di</strong>sponibile relativa ad ogni sequenza: la bibliografia 17 , la<br />
cartografia sia attuale, a <strong>di</strong>versa scala, sia storica 18 , la documentazione<br />
archivistica e toponomastica, la copertura aerofotografica<br />
19 , le fonti orali. Ne sono emerse in<strong>di</strong>cazioni preziose, che<br />
hanno consentito <strong>di</strong> localizzare con certezza alcuni toponimi<br />
situati in punti <strong>di</strong>versi del percorso del confine. Ciò ha permesso<br />
<strong>di</strong> spezzare la lunga linea del confine in un certo numero <strong>di</strong><br />
segmenti minori, compresi tra due estremi noti 20 . L’ulteriore<br />
approfon<strong>di</strong>mento dell’indagine, focalizzando la ricerca <strong>di</strong> ogni<br />
toponimo da identificare in un’area più ridotta, perché delimitata<br />
dagli estremi noti <strong>di</strong> ogni segmento, ha permesso, ad ogni
1250<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
successiva identificazione, <strong>di</strong> delimitare segmenti sempre più<br />
brevi, e <strong>di</strong> conseguenza <strong>di</strong> cercare i toponimi ancora ignoti in aree<br />
via via più limitate. In questo modo è stato possibile procedere<br />
con un grado sempre maggiore <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità, giungendo progressivamente<br />
a proporre identificazioni per la quasi totalità dei<br />
toponimi, o a definire aree comunque molto ristrette in cui cercare<br />
quelli ancora ignoti.<br />
Infine, è stata fondamentale la verifica sul terreno dei dati<br />
desunti dalle fonti documentarie <strong>di</strong> ogni genere, terreno che, nel<br />
corso della realizzazione della carta archeologica del Comune <strong>di</strong><br />
Contessa, è stato percorso con prospezioni sistematiche <strong>nella</strong> sua<br />
quasi totalità 21 . La conoscenza <strong>di</strong>retta del territorio si è rivelata,<br />
infatti, l’unico strumento per comprendere un documento che,<br />
prima <strong>di</strong> essere scritto <strong>nella</strong> forma che ci è giunta, è stato definito<br />
e verificato sul campo, essendo composto da una sequenza <strong>di</strong><br />
toponimi che costituiscono una catena <strong>di</strong> capisal<strong>di</strong> legati l’uno<br />
all’altro da collegamenti ottici 22 . Ed è stato, infatti, ripercorrendo<br />
il terreno con il testo alla mano che è stato possibile ricostruire,<br />
l’una dopo l’altra, le stesse sequenze <strong>di</strong> emergenze paesaggistiche<br />
fatte <strong>di</strong> colline, corsi d’acqua, vallate, sorgenti, casali, strade, rocce,<br />
alberi, mulini, quasi ricomponendo, tessera dopo tessera, il mosaico<br />
del paesaggio <strong>di</strong> questo angolo <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> del XII secolo.<br />
Il paesaggio<br />
Il quadro generale che ne risulta è quello <strong>di</strong> un territorio in<br />
cui gli elementi <strong>di</strong> continuità tra passato e presente si alternano a<br />
numerose cesure. Relativamente alla sua estensione, esso risulta<br />
in alcuni settori conforme all’attuale comune <strong>di</strong> Contessa Entellina,<br />
soprattutto là dove il confine ha un andamento piuttosto lineare<br />
ed è costituito da elementi naturali quali corsi d’acqua o spartiacque<br />
montani (per esempio il torrente Realbate dopo la confluenza con<br />
il Liotta, il Belice Sinistro, il corso inferiore del torrente Senore,<br />
il crinale del massiccio del monte Genuardo), mentre in altri<br />
settori la linea del confine ha un andamento piuttosto contorto e<br />
si <strong>di</strong>scosta dalla delimitazione attuale o perché non compaiono<br />
<strong>nella</strong> donazione del 1182 alcuni territori oggi invece amministrativamente<br />
pertinenti a Contessa Entellina (per esempio i territori
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1251<br />
dei casali <strong>di</strong> al-H≥amma–m e <strong>di</strong> Senuri e del castello <strong>di</strong><br />
Calatamauro 23 ), o perché appartenevano a Battellaro terre<br />
scorporate successivamente (come l’ex feudo <strong>di</strong> Bruca, oggi<br />
frazione del Comune <strong>di</strong> Bisacquino, ed altre aree ad E e S-E <strong>di</strong><br />
Contessa, oggi nei Comuni <strong>di</strong> Bisacquino e Giuliana), tra cui lo<br />
stesso casale <strong>di</strong> Battellaro 24 .<br />
All’interno <strong>di</strong> questo territorio, continuità e cesura, come si<br />
è detto, sono i due estremi tra cui si collocano gli elementi del<br />
paesaggio, naturale o antropizzato, che la Jari–da cita. Nel tentativo<br />
<strong>di</strong> ricostruzione <strong>di</strong> tale paesaggio, alcune tessere del mosaico<br />
inevitabilmente sono risultate mancanti, a causa delle trasformazioni<br />
che il territorio ha subito dal XII secolo ad oggi 25 . Si tratta<br />
<strong>di</strong> mutamenti che rivelano fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere, ma tutti<br />
con pesante incidenza sul territorio.<br />
Così la ridotta portata <strong>di</strong> alcuni dei principali corsi d’acqua<br />
ci rende <strong>di</strong>fficile riconoscere oggi nel torrente Realbate il Grande<br />
Fiume (al-Wa–<strong>di</strong>– al-Kabi–r/Fluvium Magnum, tav. CCLIV, 15) 26 ,<br />
mentre il grande invaso artificiale della Diga Garcia ha cancellato<br />
per sempre il Wa–<strong>di</strong>– Ant≥alla/Flumen Hentella, cioè l’o<strong>di</strong>erno<br />
Belice Sinistro nel tratto che lambisce la Rocca <strong>di</strong> Entella (tav.<br />
CCLIV, 21) 27 , con il suo Guado del Bagno (maja–z al-H≥amma–m<br />
/ Vadum Balnei), punto <strong>di</strong> incontro dei confini <strong>di</strong> Calatrasi, <strong>di</strong><br />
Cautalì e <strong>di</strong> al-H≥amma–m 28 .<br />
Allo stesso modo, il mutato regime idrico è rivelato dalla<br />
scomparsa, temporanea o definitiva, <strong>di</strong> alcune sorgenti, come la<br />
ÔAyn al-Jala–q.n / Fons Elgelakan nell’area <strong>di</strong> Gurgo, il cui sito è<br />
ancora ben riconoscibile (tav. CCLIV, 79) 29 , e le acque termali dei<br />
Bagni <strong>di</strong> Entella ricordate ancora nel XVI secolo dal Fazello per le<br />
loro proprietà curative 30 . Sono scomparsi inoltre il pozzo Bu–-H≥ajar<br />
/puteus Bahagar (tav. CCLIV, 59) e alcuni piccoli specchi d’acqua,<br />
come il Gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong>– / Lacus Zagan<strong>di</strong> in contrada Pizzillo<br />
(tav. CCLIV, 60) 31 e il piccolo lago <strong>nella</strong> conca occidentale <strong>di</strong><br />
Entella (tav. CCXX, 2 e tav. CCLIV, 30) 32 , che le violente piogge<br />
dell’ottobre 2000 hanno per qualche tempo ricreato, otturando il<br />
fondo della dolina che lo ospita e dandoci modo, per la prima volta<br />
da quando saliamo sulla Rocca, <strong>di</strong> ammirarlo, oltre che <strong>di</strong> chiederci,<br />
tra l’altro, se tale specchio d’acqua non potesse esistere anche in
1252<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
epoche precedenti, fungendo eventualmente anche da riserva<br />
idrica per una città che non ha sorgenti nell’area intramurana, e che<br />
in buona parte del suo vallone occidentale non ha mai rivelato<br />
tracce evidenti <strong>di</strong> urbanizzazione 33 .<br />
E così un altro fenomeno, quello della drastica riduzione<br />
delle aree boschive, è in<strong>di</strong>ziato dalla scomparsa <strong>di</strong> molti degli<br />
elementi botanici citati nel documento, che tuttavia a volte hanno<br />
lasciato traccia <strong>nella</strong> toponomastica, come i frassini nel Piano <strong>di</strong><br />
Frascine presso Bisacquino (tav. CCLIV, 10 e 91) 34 , a volte<br />
invece non l’hanno lasciata, come i tamarischi ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Rocca<br />
d’Entella (tav. CCLIV, 53) 35 , o i fichi e i caprifichi presso Cozzo<br />
Tondo (tav. CCLIV, 73) 36 e gli albereti nell’area <strong>di</strong> Cozzo Serra<br />
(tav. CCLIV, 71) 37 , e forse i gelsi (ma qui la lettura del documento<br />
è dubbia) lungo il corso inferiore del Belice Sinistro (= Wa–<strong>di</strong>– T≥u–<br />
t≥; tav. CCLIV, 39) 38 .<br />
A fenomeni <strong>di</strong> assestamento naturale, soprattutto in aree<br />
geologicamente instabili come la Rocca <strong>di</strong> Entella, deve imputarsi,<br />
credo, l’impossibilità <strong>di</strong> rintracciare oggi la Grotta degli<br />
Scu<strong>di</strong>eri (Gha–r al-S.ka–t.ra / Spelunca Scutiferorum), che ritengo<br />
si trovasse in contrada Vaccara (tav. CCLIV, 36), ma non è da<br />
escludere <strong>nella</strong> sua scomparsa una concomitante azione dell’uomo,<br />
che con ra<strong>di</strong>cali lavori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento e spietramento del<br />
terreno attuati con mezzi meccanici, o con l’attività <strong>di</strong> recupero<br />
<strong>di</strong> pietre per ottenere calcina, può aver cancellato definitivamente,<br />
in un’area oggi intensamente arata e coltivata, emergenze ottiche<br />
quali rocce affioranti, che certamente potevano aver costituito in<br />
precedenza punti <strong>di</strong> riferimento <strong>nella</strong> percezione del paesaggio 39 .<br />
Ed un caso simile può essere quello delle Lapides Masculi,<br />
in arabo H≥ija–r al-Ra–jil, da identificare verosimilmente con l’area<br />
a N del Cozzo Le Grottazze in contrada Arcera (ma qui probabilmente<br />
abbiamo comunque una continuità toponomastica 40 ):<br />
un’emergenza paesistica che certamente doveva interrompere il<br />
lineare andamento del confine nel suo inerpicarsi sul crinale delle<br />
Costiere 41 (tav. CCLIV, 45), ma che oggi si coglie a stento,<br />
essendo sventrata dall’attività <strong>di</strong> una cava <strong>di</strong> inerti per e<strong>di</strong>lizia.<br />
Ma tuttavia in questo territorio non mancano gli elementi <strong>di</strong><br />
continuità, sia a livello paesistico che toponomastico, quali per
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1253<br />
esempio la Fonte Morella, che perpetua nel nome la ‘ayn al-<br />
‘Ullayka / fons Rubbet del documento (tav. CCLIV, 5) 42 , o il Pizzo<br />
Lungo, in cui è da riconoscere, come già proponeva G. Canza<strong>nella</strong>,<br />
«l’alta (o lunga) pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong><br />
Ant≥alla / petra(m) erecta(m) que est in fine <strong>di</strong>rroiti de Hantalla»<br />
(tav. CCLIV, 25) 43 ; così esistono ancora, risalendo dal Pizzo<br />
Lungo verso la sommità della Rocca <strong>di</strong> Entella, la «grande montagna<br />
rossa / monte(m) magnu(m) rubeu(m)» (tav. CCLIV, 26) 44 e,<br />
all’estremità orientale della fortificazione che <strong>di</strong>fende il settore<br />
centro-settentrionale della città, i resti della «torre che è alla fine del<br />
muro / t(ur)rim que est in extremo muraliu(m)» (tav. CCLIV, 27) 45 ,<br />
così come il passaggio tra le rocce identificabile con la «porta tra<br />
le due rupi, dove fichi sono piantati in una delle due rupi / porta(m)<br />
que est int(er) duas rupes ubi sunt arbores ficulnee que s(un)t in<br />
altera duar(um) rupiu(m)», tutt’oggi mantiene intatta la sua vegetazione<br />
(tav. CCXXI, 2 e tav. CCLIV, 28) 46 . E, sempre sulla Rocca,<br />
esiste ancora quella che credo sia la «Grotta del Figlio della<br />
Vecchia (Gha–r Ibn al-‘Aju–z) \ spelunca(m) Filii Vet(er)ane» (tav.<br />
CCLIV, 31), così come <strong>nella</strong> sottostante valle del Vaccarizzo si<br />
riconosce la «pietra sotto alle due colline all’inizio della pianura /<br />
petra subtus duas alteras in capite plani» (tav. CCLIV, 35) 47 .<br />
E ancora, spostandoci nell’area a S <strong>di</strong> Contessa Entellina, la<br />
«via della Serra che viene da Calatamauro / viam Serre que ducit<br />
de Kalatamauru» (tav. CCLIV, 72), che ancora conserva un tratto<br />
del suo basolato presso l’antico mulino Bagnitelle Soprane ai pie<strong>di</strong><br />
del Castello (tav. CCXXII), attraversa la contrada tuttora detta «La<br />
Serra» 48 per giungere in prossimità del Cozzo Tondo, senza dubbio<br />
la «Kudyat al Mudawwar / alteram que vocatur Helmu Daugar» del<br />
testo (tav. CCLIV, 73) 49 . Qui, incrociata un’altra strada che sale<br />
dalla portella ad E del Colle Tondo, che ritengo corrisponda alla ba–<br />
b al-Dhukka–ra / porta Caprificus della Jari–da (tav. CCLIV, 75), la<br />
via segna il confine <strong>di</strong>rigendosi verso S, lasciandosi ad O le terre<br />
<strong>di</strong> Calatamauro e ad E quelle <strong>di</strong> Battellaro 50 . E la memoria <strong>di</strong> questo<br />
antico confine, che oggi non ha più alcun significato, essendo tutta<br />
l'area in questione <strong>di</strong> pertinenza del Comune <strong>di</strong> Comune Entellina,<br />
è tuttavia ancora così viva tra la gente del luogo, che tuttora viene<br />
chiamata «<strong>di</strong>gardhet», cioè «due confini» in siciliano, e «dy
1254<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
xhaje», con lo stesso significato in albanese 51 , la contrada ad E <strong>di</strong><br />
tale strada, verosimilmente ricalcando l’oscura espressione «finem<br />
Girrayde» del testo latino (e forse anche quella del testo arabo:<br />
«Dimna jurrayda») sia nel <strong>di</strong>aletto attuale, sia <strong>nella</strong> lingua dell’etnia,<br />
quella albanese, che, dopo la tragica fine dei musulmani<br />
entellini, verso la metà del XV secolo si è inse<strong>di</strong>ata nel territorio<br />
spopolato, fondandovi (o rifondandovi) l’abitato <strong>di</strong> Contessa e<br />
abitandolo tuttora 52 .<br />
La viabilità (tav. CCLIII)<br />
E veniamo alle strade: sono numerose quelle che la Divise<br />
Battallarii cita, sia a breve che a lunga percorrenza, anche se, data<br />
la natura del testo, che, come si è detto, descrive una linea <strong>di</strong><br />
confine e non la globalità <strong>di</strong> un territorio, il quadro fornito, per la<br />
viabilità come per ogni altro aspetto del paesaggio, non è necessariamente<br />
esaustivo.<br />
Come è già stato notato, il sistema viario siciliano del XII<br />
secolo appare “polistellare” 53 , in quanto costituito da strade che<br />
si irra<strong>di</strong>ano da centri <strong>di</strong>versi, talora ancora esistenti, talora oggi<br />
abbandonati: nel nostro territorio, Bisacquino, Battellaro,<br />
Corleone, Entella, Cautalì, Calatamauro, Senuri, Manzil Sin<strong>di</strong>–; le<br />
<strong>di</strong>rettrici a scala regionale che interessano quest’area fanno capo,<br />
invece, a Palermo, Sciacca e Mazara. Mentre per alcuni <strong>di</strong> questi<br />
percorsi i dati forniti dal testo consentono al momento solo<br />
ricostruzioni sommarie, altri invece sono ben ricostruibili, soprattutto<br />
quelli minori <strong>di</strong> cui sono noti i punti <strong>di</strong> partenza e <strong>di</strong><br />
arrivo, e <strong>di</strong> cui spesso sono ancora visibili, sulla cartografia o in<br />
fotografia aerea, segmenti non inglobati in tracciati successivi, e<br />
talora sul terreno tratti <strong>di</strong> basolato pertinenti ad antiche trazzere.<br />
Da Bisacquino ve<strong>di</strong>amo irra<strong>di</strong>arsi la via per Corleone (tav.<br />
CCLIII, 1) 54 , <strong>di</strong> cui l’attuale Strada Statale nr.188 Centro-Occidentale<br />
Sicula ricalca in buona parte il percorso, già <strong>di</strong> un’antica<br />
trazzera 55 , e la via per al-Qas≥aba / Casba (uno dei casali citati nel<br />
documento) 56 , che credo corrisponda al percorso attuale<br />
Bisacquino - Bivio Giancavallo - Masseria Balatazza (tav. CCLIII,<br />
2) 57 , e che il confine incrocia nel suo tratto settentrionale, poco a<br />
N della sorgente Morella (tav. CCLIV, 4).
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1255<br />
Bisacquino, inoltre, è collegata con Calatamauro da una<br />
strada il cui percorso si mantiene in parte oggi <strong>nella</strong> Strada<br />
Provinciale nr. 35 Bisacquino - S. Maria del Bosco - Bivio<br />
Miccina (tav. CCLIII, 3) 58 , ma che rispetto all’attuale aveva un<br />
tracciato più rettilineo, denunziato da tratti oggi <strong>di</strong>smessi (come<br />
accade per esempio tra Piano <strong>di</strong> Frascine e Rocche Valvino), il cui<br />
uso tuttavia è ancora vivo <strong>nella</strong> memoria degli anziani del luogo,<br />
per esempio nell’area <strong>di</strong> Gurgo 59 .<br />
Non è ancora chiaro, invece, il percorso della «strada pubblica<br />
che porta da Bisacquino a al-R.dayni–/viam publicam que ducit<br />
a Busackino, Rudeinu» (tav. CCLIII, 4), che il confine segue fino<br />
all’incrocio tra le vie <strong>di</strong> Bisacquino, Battellaro e al-R.dayni–/<br />
Rudeinu (tav. CCLIII, 5), non essendo per il momento identificata<br />
al-R.dayni–/Rudeinu, località tuttavia da ricercarsi, credo, nell’area<br />
a SO <strong>di</strong> Bisacquino 60 .<br />
Da Battellaro, oltre al già citato percorso <strong>di</strong> collegamento<br />
con Bisacquino e al-R.dayni–/Rudeinu, si snodava la «strada che<br />
porta da Bat≥ala–ru– ad Ant≥alla / via que ducit de Battallaro ad<br />
Antella» (tav. CCLIII, 6) 61 : essa, dopo aver seguito il percorso <strong>di</strong><br />
una vecchia trazzera, ancora percorribile, sul crinale tra Contessa<br />
e Battellaro, attraversava la valle del Vaccarizzo (dove è ripresa<br />
in buona parte dalla strada attuale attraverso le contrade<br />
Vaccarizzotto e Pizzillo) e saliva alla Rocca dal lato orientale 62 .<br />
Ad E della precedente correva la «strada che porta da Bat≥ala–-ru<br />
a Qal‘a ‘Ali– / viam que ducit de Battallaro ad Kalatahalì» (tav.<br />
CCLIII, 7), che dopo aver seguito un percorso ancora in parte<br />
segnato da vecchie trazzere ed in parte ripreso dalla viabilità più<br />
recente, attraverso le contrade Alvano, Tarucco, Mole, Garretta,<br />
Pizzillo, transitava poi nel Vallone <strong>di</strong> Petraro, dove il confine la<br />
incrociava in prossimità del Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 24).<br />
Successivamente, la strada doveva superare il Belice Sinistro, ed<br />
è assai verosimile che ciò avvenisse al guado del Bagno, per salire<br />
infine al Monte Cautalì 63 .<br />
Altro polo attrattivo della viabilità era il castello <strong>di</strong><br />
Calatamauro 64 , del quale si sono già citati i collegamenti con<br />
Bisacquino (attraverso la zona <strong>di</strong> Gurgo-S. Maria del Bosco: tav.<br />
CCLIII, 3) 65 e con l’area a S <strong>di</strong> Contessa, me<strong>di</strong>ante la «strada
1256<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
[della Serra] che viene da QalÔa Mawru– / viam Serre que ducit de<br />
Kalatamauru», cioè la strada che attraversa la contrada Serra (tav.<br />
CCLIII, 8) 66 .<br />
Restando sempre nell’area a S <strong>di</strong> Contessa, è già stata<br />
ricordata la strada che, salendo attraverso la «Portella del<br />
Caprifico» ad E del Cozzo Tondo, raggiunge l’area <strong>di</strong> Casa Gurgo<br />
(tav. CCLIII, 9) 67 : il testo non ne specifica gli estremi, ma<br />
consente <strong>di</strong> ricostruirne con sicurezza il percorso almeno dall’area<br />
<strong>di</strong> Contessa fino al collegamento con la via per Bisacquino 68 .<br />
Rimane in parte da definire il percorso della «strada che<br />
porta da QalÔa ÔAli a S.nu–ri–/ via que ducit de Kalatahalì ad<br />
Senurium» (tav. CCLIII, 10): partendo dal Monte Cautalì, essa<br />
passava il Belice probabilmente al guado del Bagno e si snodava<br />
poi <strong>nella</strong> valle del Vaccarizzo, attraverso le contrade Vaccara,<br />
Badessa, Buscioletto e Scilocco, dove il confine la incrociava<br />
verosimilmente non lontano dal Poggio Carruba (q. 564,7 s.l.m.),<br />
forse il Ra’s al Kami–n / Caput Elchemin (o Cheminum, o Ghemi)<br />
del testo (tav. CCLIV, 51). In questa zona se ne conservano<br />
alcune tracce sia in foto aerea, sia sulla cartografia 69 , ma il suo<br />
tratto terminale resta da definire con precisione, e non è improbabile<br />
che la via raggiungesse la sua destinazione dopo essersi<br />
raccordata ad O <strong>di</strong> Piano Cavaliere con la grande strada pubblica<br />
che scendeva <strong>nella</strong> me<strong>di</strong>a valle del Senore 70 . Successivamente, il<br />
testo menziona una «strada che viene da S.nu–ri–\via que ducit de<br />
Senurio», <strong>di</strong> cui non si specifica la destinazione. Dato il contesto<br />
della citazione, tale percorso sembrerebbe localizzabile <strong>nella</strong><br />
zona <strong>di</strong> Arcera - Le Costiere, ma non sono attualmente in grado<br />
<strong>di</strong> comprendere se si tratti della Calatalì - Senuri citata in<br />
precedenza, o <strong>di</strong> un’altra strada relativa al casale <strong>di</strong> Senuri 71 .<br />
Per quanto riguarda la viabilità a lunga percorrenza, il<br />
territorio appare attraversato da <strong>di</strong>rettrici che lo mettono in<br />
contatto con le coste N, S ed O dell’Isola.<br />
Le menzioni <strong>di</strong> collegamenti Palermo-Sciacca sono numerose<br />
e <strong>di</strong> vario genere: il confine incrocia dapprima la «strada<br />
pubblica che porta da al-Ma<strong>di</strong>–na e Qurulu–n a al-Sha–qqa / via(m)<br />
publica(m) que ducit a Panormo et Corilione ad Sciacca(m)» 72 ,<br />
successivamente incontra «la strada che porta da al-Sha–qqa a al-
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1257<br />
Ma<strong>di</strong>–na e rimane su <strong>di</strong> essa fino alla biforcazione delle strade /<br />
via(m) que ducit de Sciacca Panorm(um) et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m)<br />
usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um)» 73 , poi «gira insieme alla<br />
grande strada pubblica che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na e<br />
rimane su <strong>di</strong> essa finché arriva al ruscello che scende da Ra’s al-<br />
Kami–n / vertunt(ur) p(er) via(m) publica(m) magna(m) quousq(ue)<br />
iungunt(ur) ad rivu(m) qui descen<strong>di</strong>t a Capite Ghemi» 74 e infine<br />
«arriva alla strada per al-Sha–qqa vicino alla vallata al-Ghula–m.<br />
Traversa la vallata e continua lungo la strada, verso S. E da qui<br />
lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya,<br />
e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla / iungunt(ur) ad<br />
viam Sciacce p(ro)pe Vallonem S(er)vi. Et transeunt vallone(m),<br />
et vadunt p(er) via(m) vers(us) meri<strong>di</strong>e(m) <strong>di</strong>recte. Et hic<br />
<strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt<br />
via(m) que ducit de Battallaro ad Antella» 75 .<br />
La <strong>di</strong>versità delle citazioni («strada pubblica, via, grande via<br />
pubblica»), e soprattutto il fatto che queste menzioni avvengano<br />
in punti <strong>di</strong>versi del confine, inducono ad ipotizzare, nel territorio<br />
descritto dalla Divise Battallarii, l’esistenza <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong>versi:<br />
seppure in maniera approssimativa e parziale, sembra possibile<br />
delinearne almeno tre.<br />
Il primo <strong>di</strong> essi, che incrocia il confine poco prima della<br />
confluenza tra il Realbate e il torrente Liotta (tav. CCLIV, 14),<br />
collegava Palermo a Sciacca attraverso Corleone (tav. CCLIII,<br />
12): nel tratto relativo al territorio che ci interessa, il suo tracciato<br />
è ancora perfettamente leggibile in una regia trazzera che corre in<br />
<strong>di</strong>rezione NE/SO attraverso le contrade Mole, Guglino,<br />
Vaccarizzotto, Cretazzi e, dopo Piano Cavaliere, scende lungo il<br />
me<strong>di</strong>o corso del Senore 76 , lungo il quale si trova anche il significativo<br />
toponimo «Fondacazzo 77 ».<br />
Un secondo percorso (tav. CCLIII, 13) veniva raggiunto dal<br />
confine in un tratto della valle inferiore del Senore (tav. CCLIV,<br />
42), forse lungo una <strong>di</strong>rettrice ora ripresa dalla Strada <strong>di</strong> Bonifica<br />
nr. 7 del Senore, che ancora gli abitanti del luogo chiamano «via<br />
Regia» e che la recente ricognizione ha rivelato affiancata da<br />
numerosi siti <strong>di</strong> età imperiale, tardoantica e me<strong>di</strong>evale. Tale<br />
percorso proseguiva verso S, segnando per un tratto ancora oggi
1258<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
il confine comunale e provinciale, in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Sambuca, da<br />
dove raggiungeva Sciacca, mentre verso N si <strong>di</strong>rigeva a Palermo<br />
dopo aver risalito la valle del Belice 78 .<br />
Un terzo percorso, infine (tav. CCLIII, 14), che il confine<br />
intersecava a N <strong>di</strong> Contessa, verosimilmente ad E <strong>di</strong> Cozzo<br />
Guglino (tav. CCLIV, 63), si <strong>di</strong>rigeva poi verso N, transitando<br />
nell’area <strong>di</strong> Torrazza, e raggiungeva Palermo attraverso il territorio<br />
<strong>di</strong> Piana degli Albanesi 79 .<br />
Probabilmente questi percorsi, <strong>di</strong> cui ancora resta testimonianza<br />
<strong>nella</strong> viabilità ottocentesca, all’uscita da Palermo avevano<br />
un tratto iniziale in comune, per poi <strong>di</strong>fferenziarsi e, successivamente,<br />
riunirsi a S del nostro territorio e proseguire nuovamente<br />
unificati fino a Sciacca 80 .<br />
È probabile che, almeno per i primi due tracciati ipotizzati,<br />
la riunificazione avvenisse in un punto, definito nel testo «la<br />
biforcazione delle strade / separationem viarum», che doveva<br />
costituire un punto nevralgico del sistema stradale <strong>di</strong> quest’area,<br />
e che credo sia da cercare nell’area dell’attuale Bivio<br />
Piangipane (tav. CCLIV, 43), in prossimità <strong>di</strong> una collina (forse<br />
il Poggio del Giu<strong>di</strong>ce?) che una fonte ottocentesca ricordava<br />
come «Poggio della Croce... dove si congiungono i territori <strong>di</strong><br />
Contessa e <strong>di</strong> Santa Margherita Belice» 81 . In quest’area, che la<br />
recente ricognizione ha rivelato particolarmente ricca <strong>di</strong> siti <strong>di</strong><br />
età tardoromana e me<strong>di</strong>evale, la <strong>di</strong>rettrice per le coste N e S<br />
dell’Isola si incontrava con quella per la costa O proveniente da<br />
Mazara, segnata dalla «strada per Ma–zar / via Mazarie» (tav.<br />
CCLIII, 15), passante probabilmente da Manzil Sin<strong>di</strong>–, cioè S.<br />
Margherita Belice 82 . Quest’ultimo centro risulta a sua volta<br />
collegato a Corleone, secondo il testo relativo alla Divisa<br />
Fantasine della Magna Divisa Corilionis, da una «strada pubblica<br />
/ via publica» (tav. CCLIII, 16), ben ricostruibile, in alcuni<br />
tratti probabilmente coincidente con la Palermo - Corleone -<br />
Sciacca ricordata dalla Divise Battellarii. Il tratto della via da<br />
Manzil Sin<strong>di</strong>– a Corleone che viene citato dalla Jari–da è probabilmente<br />
da localizzare <strong>nella</strong> parte S dell’attuale Contrada Mole<br />
(tav. CCLIV, 94) 83 .
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1259<br />
Il popolamento (tav. CCLV)<br />
Più complessa è la valutazione del popolamento, costituito<br />
principalmente dai casali cui fa cenno il documento. Bisogna<br />
precisare che il testo della Jari–da del 1182 definisce esplicitamente<br />
come casale appartenente a Battellaro soltanto Rah≥l al-Bu–r /<br />
Casale Helbur, oltre a Fantasine che è citato come casale <strong>nella</strong><br />
<strong>di</strong>visa omonima. Senuri, invece, che nel 1182 viene nominato<br />
soltanto per motivi <strong>di</strong> confine o <strong>di</strong> viabilità, senza alcuna specificazione<br />
sulla sua natura, è tuttavia in<strong>di</strong>cato come casale nell’atto<br />
<strong>di</strong> donazione a Monreale del 1185 84 . Tutti gli altri toponimi qui<br />
considerati (Qannash\Cannes, Z.ku–shi– o R.ku–shi–\Rucusi, al-<br />
Qas≥aba\Casba e al-H≥amma–m\Balneum) non sono invece mai<br />
definiti esplicitamente come casali, ma dal contesto risulta evidente<br />
che si tratta <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti rurali che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> un<br />
proprio territorio all’interno <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Battellaro, dal quale<br />
<strong>di</strong>pendono, o presso i suoi confini. Mi sembra dunque indubbio<br />
che tutti i casi citati rientrino a pieno titolo in quella categoria <strong>di</strong><br />
inse<strong>di</strong>amenti, costituenti la cellula compositiva alla base dell’organizzazione<br />
territoriale normanna, che <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> del XII<br />
secolo veniva definita con il termine latino <strong>di</strong> casale o con quelli<br />
arabi <strong>di</strong> rah≥l o manzil, o con il greco cwrivon 85 .<br />
Se per tutti i toponimi considerati è stato possibile in<strong>di</strong>care<br />
un’area <strong>di</strong> verosimile ubicazione piuttosto ristretta, la verifica sul<br />
terreno <strong>di</strong> tali proposte risulta tuttavia più complessa, sia perché<br />
attende il completamento definitivo delle indagini sul campo e<br />
l’elaborazione dei dati raccolti, sia perché in alcuni casi richiede<br />
una complessa lettura stratigrafica degli alzati ancora conservati,<br />
sia perché talora sussistono alcuni problemi toponomastici, relativi<br />
a dubbie letture testuali o alle trasformazioni linguistiche<br />
verificatesi dal XII secolo ad oggi. Tuttavia, pur nell’attesa <strong>di</strong><br />
questi approfon<strong>di</strong>menti e <strong>di</strong> queste verifiche, vorrei tentare <strong>di</strong><br />
proporre per tutti i casali citati nel documento alcune ipotesi <strong>di</strong><br />
ubicazione, tenendo presente che dobbiamo immaginare il territorio<br />
<strong>di</strong> Battellaro composto dalla somma dei territori <strong>di</strong> più casali<br />
<strong>di</strong>versi, così come suggerisce il testo, che per Battellaro (come<br />
per Calatrasi) parla <strong>di</strong> Divise al plurale 86 . È inoltre necessario<br />
riba<strong>di</strong>re ancora una volta che, come per gli altri elementi ricordati
1260<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
nel documento (aspetti del paesaggio, strade), anche i casali <strong>di</strong> cui<br />
viene fatta menzione sono citati soltanto in quanto interessati in<br />
qualche modo dal percorso del confine, e dunque ci forniscono<br />
dati comunque parziali e dettati da un’ottica specifica, assolutamente<br />
non sufficienti per ricostruire un quadro completo del<br />
popolamento e dell’organizzazione territoriale della Divise<br />
Battallarii nel XII secolo.<br />
Alcuni dei casali citati sono certamente ubicati all’interno<br />
del territorio <strong>di</strong> Battellaro, come Qannash/Cannes, al-Z.ku–shi– o<br />
al-R.ku–shi–/Rucusi e Rah≥l al-Bu–r/casale Helbur.<br />
Per il primo <strong>di</strong> essi il testo ci fornisce un’unica in<strong>di</strong>cazione:<br />
affermando infatti che «[il confine] scende lungo il fiume Rabi–‘<br />
finché raggiunge il fiume T≥u–t.≥ E qui il confine <strong>di</strong> al-H≥amma–m si<br />
<strong>di</strong>parte dal confine <strong>di</strong> Qannash / [<strong>di</strong>vise] descendunt p(er) Flum(en)<br />
Rahabi, usq(ue) ad flum(en) Thut et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise<br />
Hamem a <strong>di</strong>visis Cannes» 87 , permette <strong>di</strong> collocare il casale ad O<br />
della confluenza Belice-Vaccarizzo, e dunque verosimilmente<br />
nelle contrade Buscioletto o Carruba, senza poter escludere tuttavia,<br />
nel caso <strong>di</strong> un casale con un territorio più vasto, una ubicazione<br />
anche più occidentale. Tuttavia l’assenza <strong>di</strong> informazioni più<br />
puntuali sulla localizzazione e la totale mancanza <strong>di</strong> sopravvivenze<br />
toponomastiche impe<strong>di</strong>scono, allo stato attuale delle ricerche, <strong>di</strong><br />
proporre corrispondenze precise tra il casale citato dalla Jari–da e le<br />
evidenze archeologiche restituite dalle indagini sul campo 88 .<br />
Il casale che il testo arabo definisce al-Z.ku–shi–, ma che<br />
Jeremy Johns, sulla base del corrispondente nome latino (Rucusi<br />
o Herricusi) ritiene, assai convincentemente, si dovesse chiamare<br />
al-R.ku–shi–89 , doveva trovarsi verosimilmente in contrada Bruca.<br />
Il testo, che ne in<strong>di</strong>ca chiaramente l’ubicazione ad E del Vallone<br />
Petraro, fornisce anche ulteriori elementi per in<strong>di</strong>viduarne con<br />
maggior precisione il sito, e sarebbero auspicabili indagini sul<br />
terreno in quella zona (che non è stata mai sistematicamente<br />
indagata) alla ricerca <strong>di</strong> eventuali riscontri archeologici per<br />
quella che, al momento, può restare soltanto un’ipotesi da verificare<br />
90 . Restano inoltre da valutare anche alcuni aspetti linguistici,<br />
che possano eventualmente giustificare il passaggio dalla<br />
toponomastica testimoniata dalla Jari–da a quella attuale 91 .
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1261<br />
Anche per il casale al-Bu–r/Helbur, che si trova in prossimità<br />
del confine con il territorio <strong>di</strong> Corleone, abbiamo in<strong>di</strong>cazioni<br />
relativamente precise, in questo caso confermate dalla possibilità<br />
<strong>di</strong> confronto con il testo corrispondente della Magna Divisa<br />
Corilionis, che descrive, procedendo in senso opposto rispetto a<br />
quello della Divise Battallarii, lo stesso tratto <strong>di</strong> confine 92 .<br />
Preziosi sono, bisogna sottolinearlo, i confronti tra identiche<br />
sequenze <strong>di</strong> toponimi <strong>di</strong> Divisae confinanti, poiché, oltre a<br />
confermare certi dati, rivelano anche altri fenomeni su cui riflettere:<br />
da una parte, per esempio, il problema dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
trasmissione e <strong>di</strong> deformazione dei toponimi nelle <strong>di</strong>verse Divisae<br />
della Jari–da 93 , dall’altra la coerenza generale del documento,<br />
che, proprio per la sua natura <strong>di</strong> testo amministrativo, si rivela (e<br />
questi casi <strong>di</strong> confronto ne permettono la verifica) <strong>di</strong> estrema<br />
sinteticità ma, in generale, <strong>di</strong> notevole precisione.<br />
Nel caso <strong>di</strong> Rah≥l al-Bu–r/CasaleHelbur, proprio la strana<br />
insistenza del testo della Divise Battellari nello specificare che<br />
«il casale sta dentro i confini <strong>di</strong> Battellaro» mi aveva inizialmente<br />
indotta ad ipotizzare una ubicazione del casale ad E del Torrente<br />
Realbate, e dunque in contrada Realbate, in prossimità <strong>di</strong> un corso<br />
d’acqua tributario del Realbate e non lontano dal torrente stesso<br />
94 . Ma una rilettura del testo, effettuata contestualmente a<br />
quella del confine <strong>di</strong> un altro casale che, come vedremo, si<br />
trovava poco lontano, cioè Fantasine 95 , mi ha successivamente<br />
convinta che Rah≥l al-Bu–r/CasaleHelbur doveva trovarsi invece<br />
ad O del Realbate: dunque il confine <strong>di</strong>scendeva linearmente<br />
lungo il fiume, esattamente come recita il testo, la cui insistenza<br />
nel precisare la pertinenza del casale a Battellaro credo si possa<br />
spiegare proprio con la presenza <strong>nella</strong> zona del territorio <strong>di</strong><br />
Fantasine, che, almeno nel momento in cui venne redatto il testo<br />
della Divise Battellarii, non doveva verosimilmente appartenere<br />
a Battellaro. Ad O del Realbate, la recente ricognizione ha<br />
effettivamente in<strong>di</strong>viduato, in località l'Aparia, un inse<strong>di</strong>amento<br />
cronologicamente compatibile con il casale del documento (tav.<br />
CCLIV, 18): tale sito, ubicato in prossimità del corso d'acqua del<br />
Vallone Mole, che doveva costituire anche il confine della Divisa<br />
Fantasine e che poco più a valle si getta nel Realbate (tav.
1262<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
CCLIV, 17), potrebbe forse conservare anche nel nome una<br />
traccia del toponimo testimoniato dalla Jari–da 96 .<br />
Esistono poi alcuni casali che non appartengono al territorio<br />
<strong>di</strong> Battellaro, ma sono citati in quanto con esso confinanti.<br />
Interessante è il caso <strong>di</strong> al-Qas≥aba/Casba, che, come recita il<br />
testo, «con tutti i suoi confini sta dentro il confine <strong>di</strong> Qurulu–n, ma<br />
è proprietà del signore <strong>di</strong> Bat≥t≥ala–ru– / c(um) o(mn)ib(us) <strong>di</strong>visis suis<br />
inclu<strong>di</strong>t(ur) infra <strong>di</strong>visas Corilionis. Et est in d(omi)nio d(omi)ni<br />
Battallarii» 97 . Tale affermazione, che da un lato fornisce un elemento<br />
importante per datare la composizione almeno <strong>di</strong> questa<br />
parte della Jari–da 98 , dall’altro rivela uno <strong>di</strong> quei casi in cui non c’è<br />
corrispondenza tra i dati ufficiali registrati dal documento e l’effettivo<br />
controllo del territorio, controllo che va al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> <strong>di</strong>visioni<br />
amministrative forse non aggiornate, o che rivela forse veri e propri<br />
episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ôusurpazione’, ripetutamente testimoniati anche in altre<br />
<strong>di</strong>visae, per esempio nelle Magnae Divisae Iati e Corilionis e <strong>nella</strong><br />
Divisa Malviti 99 . In effetti, dal punto <strong>di</strong> vista topografico, il<br />
territorio <strong>di</strong> Casba, che si può delineare con una certa precisione in<br />
quanto ripetutamente citato dalla Divise Battallarii e confrontabile<br />
con le menzioni della Magna Divisa Corilionis, si incunea profondamente<br />
in quello <strong>di</strong> Battellaro tra il Piano <strong>di</strong> Frascine presso<br />
Bisacquino (tav. CCLIV, 10) e i due mulini <strong>di</strong> sua pertinenza<br />
ubicati probabilmente lungo la riva destra del torrente Realbate<br />
poco dopo la confluenza con il Liotta (tav. CCLIV,16) 100 . È<br />
dunque possibile che il casale preposto a gestire tale area sorgesse<br />
nel territorio dell’attuale Campofiorito, ma in mancanza sia <strong>di</strong><br />
continuità toponomastica, sia <strong>di</strong> indagini sistematiche in quella<br />
zona, non posso che segnalare genericamente due emergenze forse<br />
utili per l’identificazione <strong>di</strong> al-Qas≥aba/Casba: la prima nell’area<br />
della Masseria Balatazza (<strong>di</strong> cui credo vadano valutati con attenzione<br />
sia l’interessante toponimo, sia le strutture conservate, sia quelle<br />
emergenti dal terreno circostante), la seconda poco più a N, nel sito<br />
oggi detto ‘Castellaccio’ 101 .<br />
Non lontano da al-Qas≥aba/Casba doveva trovarsi un altro<br />
casale, che la Jari–da del 1182 non ricorda tra quelli appartenenti a<br />
Battellaro, bensì a Corleone: si tratta <strong>di</strong> Fantasine, che viene citato,<br />
insieme alle Divisae Haiarzeneti, terrarum Ialcii e terrarum
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1263<br />
hospitalis Sancte Agnes, tra i 4 casali appartenenti alla Magna<br />
Divisa Corilionis i cui territori vengono descritti singolarmente 102 .<br />
Anche un documento più antico, del maggio 1151, conferma la<br />
pertinenza <strong>di</strong> questo casale al <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Corleone 103 , mentre altri<br />
sembrano in<strong>di</strong>carne l’appartenenza a Battellaro (nel 1183 104 ),<br />
oppure l’autonomia da entrambi (nel 1184 105 ): ci troviamo, probabilmente,<br />
in presenza <strong>di</strong> una <strong>di</strong> quelle situazioni <strong>di</strong> incongruenza<br />
che hanno sollevato spesso dubbi e interrogativi sulla natura,<br />
sull’esatta cronologia e sui reciproci rapporti dei documenti che ci<br />
sono pervenuti, e verosimilmente in questo caso bisognerebbe<br />
davvero ipotizzare cambiamenti amministrativi intervenuti prima<br />
o dopo la redazione dei <strong>di</strong>versi testi, o forse pensare a Fantasine<br />
come ad una enclave corleonese all’interno dei confini <strong>di</strong><br />
Battellaro 106 . Nell’impossibilità <strong>di</strong> spiegare tale incongruenza<br />
documentaria, mi limito a osservare che, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
topografico, i dati in nostro possesso sembrerebbero in<strong>di</strong>care una<br />
ubicazione del territorio <strong>di</strong> Fantasine ad O del torrente Realbate,<br />
che per lungo tratto costituisce il confine tra i territori <strong>di</strong> Battellaro<br />
e <strong>di</strong> Corleone. Dunque la Divisa Fantasine sembrerebbe trovarsi<br />
all’interno del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Battellaro, anche se questo potrebbe<br />
risultare in contrasto con i dati della Divise Battallarii. Infatti,<br />
benché il toponimo non sia sopravvissuto, un documento del 1448<br />
ci permette <strong>di</strong> localizzarlo nell’attuale contrada Mole 107 , ed effettivamente<br />
alcuni elementi topografici citati dal documento sembrano<br />
trovare preciso riscontro in tale territorio, anche se, al<br />
momento, l’esatta identificazione <strong>di</strong> altri necessita ancora <strong>di</strong> alcune<br />
verifiche specifiche. In ogni caso, se questa rilettura del documento<br />
è corretta, è possibile calcolare la superficie totale del territorio <strong>di</strong><br />
Fantasine, che risulta <strong>di</strong> circa 2,5 kmq 108 .<br />
Credo poi che sia da ritenere sicura l’ubicazione del casale<br />
<strong>di</strong> al-H≥amma–m / Balneum, il casale dei Bagni <strong>di</strong> Entella,<br />
ripetutamente menzionato sia <strong>nella</strong> Divise Battallarii che <strong>nella</strong><br />
Divise Kalatatrasi 109 .<br />
Ritengo non sia un casale appartenente a Battellaro 110 ,<br />
poiché la linea <strong>di</strong> confine deducibile da questa rilettura mostra<br />
chiaramente che si tratta <strong>di</strong> una piccola enclave compresa tra i<br />
territori <strong>di</strong> Battellaro, Calatrasi e Cautalì. Essa sembra restare
1264<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
esclusa dalla donazione del 1182: casi analoghi sono attestati<br />
anche in altri settori del territorio donato a Monreale, se è vero,<br />
come è stato <strong>di</strong>mostrato per il territorio <strong>di</strong> Iato, che la superficie<br />
totale della Magna Divisa Iati risulta maggiore <strong>di</strong> quella delle<br />
singole <strong>di</strong>visae che la compongono 111 .<br />
Della Divisa <strong>di</strong> al-H≥amma–m possiamo tracciare con estrema<br />
precisione l’esatta estensione, compresa tra il Belice Sinistro, il<br />
Vallone <strong>di</strong> Petraro, una linea che attraversa la Rocca <strong>di</strong> Entella (e<br />
ora vedremo come), la contrada Vaccara fino alla confluenza<br />
Belice-Vaccarizzo, per una superficie complessiva <strong>di</strong> circa 5<br />
kmq 112 . All’interno <strong>di</strong> questo territorio, credo possa ritenersi certa,<br />
sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni del Fazello 113 , l’identificazione del<br />
casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m nell’area a<strong>di</strong>acente le Case Vaccara 114 , in<br />
prossimità del guado del Belice e in una zona caratterizzata dal<br />
convergere <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rettrice viarie 115 . È possibile che la struttura<br />
me<strong>di</strong>evale si sia impostata su quella della villa romana ivi<br />
in<strong>di</strong>viduata, che doveva essere fornita <strong>di</strong> impianto termale con<br />
suspensurae e tubuli in terracotta. La ricognizione effettuata al<br />
momento della scoperta della villa, in occasione <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong><br />
rimboschimento effettuati dalla Forestale nel 1992, aveva permesso<br />
<strong>di</strong> recuperare anche ceramica me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> XII sec. 116 , e le<br />
prospezioni successive, fino alle più recenti, hanno confermato tale<br />
presenza, anche se <strong>di</strong>fficilmente valutabile a causa delle pessime<br />
con<strong>di</strong>zioni attuali <strong>di</strong> lettura del terreno 117 . E ciò deve farci riflettere,<br />
credo, sul significato del <strong>di</strong>fficile riscontro che, anche in altri casi,<br />
si verifica tra i dati del documento e la labilità delle testimonianze<br />
materiali fornite oggi dalla ricognizione sul campo. Se in particolare,<br />
nel caso <strong>di</strong> Vaccara, per comprendere l’evanescenza delle<br />
strutture me<strong>di</strong>evali credo sia da considerare anche la possibilità <strong>di</strong><br />
reimpieghi <strong>di</strong> materiali e<strong>di</strong>lizi <strong>di</strong> epoche precedenti, più in generale<br />
è necessario che la ricerca topografica sui siti rurali aperti <strong>di</strong> epoca<br />
me<strong>di</strong>evale tenga conto delle caratteristiche architettoniche dei<br />
casali stessi, sulla cui struttura in realtà non sappiamo molto, a<br />
causa dell’arretratezza dell’indagine archeologica, che ha in genere<br />
privilegiato rispetto ad essi i siti incastellati. I dati emersi dai<br />
pochi scavi sistematici condotti in <strong>Sicilia</strong> in abitati rurali aperti<br />
evidenziano comunque la scarsa consistenza architettonica <strong>di</strong>
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1265<br />
queste strutture, che in genere mancano <strong>di</strong> uno schema planimetrico<br />
organico e sono realizzate senza vere e proprie fondazioni, e<br />
dunque presumibilmente con alzati in materiali deperibili, poco<br />
evidenti, quin<strong>di</strong>, ad una ricognizione <strong>di</strong> superficie; anche le fonti<br />
documentarie <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo concordano nel confermare la<br />
scarsa consistenza <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> strutture 118 .<br />
Mi soffermo ancora un momento sul casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m<br />
per sottolineare come la linea del confine tra quest’ultimo e<br />
Battellaro tagli a metà la Rocca <strong>di</strong> Entella. È un dato indubbiamente<br />
importante per la storia del popolamento <strong>di</strong> Entella me<strong>di</strong>evale,<br />
dato che si completa se osserviamo più nel dettaglio la<br />
descrizione che della Rocca dà la Jari–da del 1182, in cui il<br />
confine, provenendo dal versante settentrionale e prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendere<br />
da quello occidentale, attraversa il pianoro sommitale<br />
passando attraverso «H≥ara–t al-Ghafla / e<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret<br />
Elgafle», verosimilmente un quartiere abbandonato (tav. CCLIV,<br />
29) 119 . Dobbiamo chiederci se questo quartiere, del quale ancora<br />
oggi in alcuni momenti, prima che il frumento imbion<strong>di</strong>sca, sul<br />
terreno si delineano quasi il perimetro degli isolati e le strade (tav.<br />
CCXX, 1), sia un quartiere antico le cui rovine ancora emergevano<br />
nel XII secolo, oppure un quartiere me<strong>di</strong>evale, magari <strong>di</strong><br />
quell’Entella <strong>di</strong> XI secolo <strong>di</strong> cui probabilmente ci dà notizia<br />
Goffredo Malaterra, ma <strong>di</strong> cui ci sfugge ancora l’evidenza<br />
archeologica, se non per alcuni frammenti ceramici recuperati in<br />
saggi <strong>di</strong> scavo (SAS 1/2, 16, 17, 22) 120 . Successivamente, però,<br />
il testo menziona Ruqqat Ant≥alla/Castellum Hantelle, cioè il<br />
castello eretto sulla sommità del Pizzo della Regina, e non è da<br />
escludere che esso potesse invece essere vitale: anche su questo<br />
aspetto atten<strong>di</strong>amo risposte dagli scavi recentemente ripresi 121 .<br />
In ogni caso, mi sembra da sottolineare il fatto che la strana<br />
spartizione della Rocca (che, lo ricordo, è <strong>di</strong>visa tra Battellaro a<br />
SE e al-H≥amma–m a NO e lambita alle pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali,<br />
nell’area della necropoli A, dal territorio <strong>di</strong> Calatamauro), è<br />
comunque strutturata in modo da lasciare a Battellaro il controllo<br />
<strong>di</strong> tutte le aree <strong>di</strong> maggior interesse strategico, quali il castello <strong>di</strong><br />
Pizzo della Regina, l’area del palazzo fortificato del SAS 1/2, la<br />
sommità <strong>di</strong> Cozzo Petraro, dove è stato identificato un terzo
1266<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
caposaldo del sistema <strong>di</strong>fensivo me<strong>di</strong>evale 122 .<br />
L’ultimo casale menzionato, quello <strong>di</strong> Senuri, non appartiene<br />
a Battellaro, e verrà donato a Monreale pochi anni dopo, nel<br />
1185 123 . Rispetto alle varie e contrastanti proposte <strong>di</strong> identificazione<br />
<strong>di</strong> cui è ricca la bibliografia sull’argomento 124 , credo <strong>di</strong><br />
poter affermare che il casale doveva trovarsi nel settore SO del<br />
Comune <strong>di</strong> Contessa, ed O dei possessi <strong>di</strong> Calatamauro, e il suo<br />
territorio era delimitato a N dal confine che correva sullo<br />
spartiacque delle Costiere, per poi scendere alla «grande via<br />
pubblica da Sciacca a Palermo /via(m) publica(m) magna(m)»,<br />
che correva nel fondovalle del Senore (tav. CCLIV, 48) 125 . E a<br />
proposito del fiume, non mi pare sussistano dubbi sul fatto che<br />
l’idronimo derivi dal nome del casale e non viceversa, con un<br />
processo analogo a quello che dal casale al-Bali /Beli–ch ha dato<br />
il nome al fiume Belice 126 , dal momento che <strong>nella</strong> Jari–da il<br />
Senore non compare mai con questo nome, ma credo sia da<br />
identificare, almeno per un tratto, nel Wa–<strong>di</strong>– Q.b.r.sh/Flumen<br />
Capres (tav. CCLIV, 47) 127 . Vorrei notare, per inciso, come <strong>nella</strong><br />
Divise Battellarii siano detti flumen o fluvius, oltre al Senore,<br />
soltanto il Realbate, il Vaccarizzo e il Belice Sinistro: corso<br />
d’acqua, quest’ultimo, che, con una consuetu<strong>di</strong>ne che è tipica<br />
<strong>nella</strong> Jari–da per i fiumi, viene denominato nei suoi <strong>di</strong>versi tratti<br />
in maniera <strong>di</strong>fferente. Nel documento del 1182 il Belice Sinistro<br />
è detto infatti fiume <strong>di</strong> Santagano, <strong>di</strong> Magagi, <strong>di</strong> Corleone, <strong>di</strong><br />
Entella e wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥, mentre il Belice Destro si chiama fiume<br />
Benmuksen, <strong>di</strong> Maganoce, <strong>di</strong> Malvito e Garsuhaibe, e poi <strong>di</strong><br />
Calatrasi, e anche lo Jato assume denominazioni <strong>di</strong>verse (fiume<br />
Uzen, <strong>di</strong> Jatina, <strong>di</strong> al-Wazza–n) 128 .<br />
Tornando al problema della localizzazione <strong>di</strong> Senuri, suggerirei,<br />
tra le possibili ipotesi, il casale <strong>di</strong> Sommacco, che conserva<br />
antiche strutture e si trova in un’area in cui la recente ricognizione<br />
ha in<strong>di</strong>viduato significative presenze me<strong>di</strong>evali, ma soprattutto mi<br />
sembra interessante il sito <strong>di</strong> Fondacazzo, già in<strong>di</strong>cato dal Fazello<br />
come «<strong>di</strong>lapsum Sinurim Sarracenorum olim casale» e ancora<br />
ricordato nel XIX secolo come «Casalinazzo Sinore»; esso, inoltre,<br />
a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Sommacco, è situato in prossimità del fiume e<br />
dell’importante percorso stradale che corre nel fondovalle del
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1267<br />
torrente Senore 129 . Il casale <strong>di</strong> Fondacazzo non pare conservare<br />
<strong>nella</strong> sua struttura attuale significativi elementi architettonici riconducibili,<br />
almeno ad un’analisi preliminare, ad età me<strong>di</strong>evale,<br />
ma la ricognizione ha consentito <strong>di</strong> raccogliere nell’area circostante<br />
numerosi materiali ceramici databili all’XI e XII secolo.<br />
Conclusioni<br />
In conclusione, è evidente come questa rilettura della Divise<br />
Battellarii abbia riscontrato in primo luogo la coerenza interna<br />
del documento, comprovata, nei tratti dove è possibile il confronto,<br />
dalle descrizioni, in genere perfettamente corrispondenti,<br />
delle confinanti Divisae <strong>di</strong> Corleone e Calatrasi. Questa coerenza,<br />
e dunque perfetta atten<strong>di</strong>bilità, emerge pienamente se si valuta<br />
il documento <strong>nella</strong> sua globalità, sfuggendo alla tentazione, che<br />
è stata <strong>di</strong> alcuni degli stu<strong>di</strong>osi che in tempi più o meno recenti se<br />
ne sono occupati, <strong>di</strong> estrapolarne solo toponimi isolati o brevi<br />
sequenze.<br />
E, soprattutto, emerge chiaramente l’enorme ricchezza <strong>di</strong><br />
dati, <strong>di</strong> suggerimenti, <strong>di</strong> problematiche che questo testo offre.<br />
Questa carrellata ha voluto proporre solo una rapida esemplificazione<br />
della varietà <strong>di</strong> spunti che l’analisi del testo può suggerire,<br />
varietà e ricchezza che, come aveva chiaramente colto il prof.<br />
Nenci, anch’egli affascinato dalle potenzialità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o offerte da<br />
questa indagine, richiedono l’analisi comparata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse, dagli specialisti del testo arabo e <strong>di</strong> quello<br />
latino ai linguisti, agli esperti <strong>di</strong> onomastica, <strong>di</strong> toponomastica, <strong>di</strong><br />
numismatica, <strong>di</strong> geologia, agli storici, ai topografi, agli archeologi<br />
dei paesaggi, delle strutture, dei materiali: stu<strong>di</strong>osi che, insieme,<br />
confrontino le rispettive competenze per giungere ad una<br />
ricostruzione globale <strong>di</strong> una parte della storia siciliana del XII<br />
secolo 130 . Questo ambizioso progetto del Prof. Nenci si è purtroppo<br />
fermato per la sua immatura scomparsa, ma io spero che, pur<br />
<strong>nella</strong> coscienza del vuoto incolmabile che tale scomparsa ha<br />
lasciato, venga raccolto il suo testimone per giungere davvero a<br />
dare anche a questo suo ultimo progetto realizzazione piena.
1268<br />
NOTE<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
Vorrei esprimere la mia gratitu<strong>di</strong>ne a tutti coloro che, anche dopo la<br />
scomparsa del prof. Nenci, mi hanno incoraggiata a continuare questo lavoro,<br />
a cominciare dai proff. U. Fantasia e C. Ampolo e da tutti gli amici e colleghi<br />
del Laboratorio che nel corso <strong>di</strong> alcuni seminari e <strong>di</strong> numerosi scambi <strong>di</strong> idee<br />
sono stati sempre pro<strong>di</strong>ghi <strong>di</strong> suggerimenti, rivelatisi spesso fondamentali per<br />
la prosecuzione <strong>di</strong> questa ricerca. Un ringraziamento particolare è rivolto al<br />
dott. A. Arnese, per la costante ed insostituibile assistenza <strong>nella</strong><br />
georeferenziazione dei dati e nell’elaborazione del materiale cartografico, e<br />
alla dott.ssa R. Equizzi, che nel corso della sua indagine presso l’Archivio <strong>di</strong><br />
Stato <strong>di</strong> Palermo e presso l’Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa Entellina,<br />
svolta nell’ambito del lavoro per la Carta Archeologica, mi ha ripetutamente<br />
segnalato documenti utili alla mia ricerca. Infine, sono molto grata al prof. M.<br />
Paoletti, alla prof. A. De Simone e ai dott. M. I. Gulletta e A. Facella, che con<br />
pazienza e attenzione hanno revisionato questo testo prima della stampa.<br />
1 Per questo progetto cf. M. C. PARRA, Modelli <strong>di</strong> carte archeologiche<br />
per un GIS <strong>di</strong> pianificazione paesistica (un caso siciliano), Archeologia e<br />
Calcolatori, X, 1999, 159-163; LABORATORIO DI TOPOGRAFIA STORICO-<br />
ARCHEOLOGICA DEL MONDO ANTICO, Modello <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> carte<br />
archeologiche in scala provinciale e comunale. Comune Campione: Contessa<br />
Entellina, Bollettino <strong>di</strong> Informazioni del CESDAE, IV, 2000, 24-26; A.<br />
ARNESE, Un SIT per Entella (Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina (PA), Archeologia<br />
e Calcolatori, XI, 2000, 339-346.; ID., Il Sistema Informativo Territoriale<br />
<strong>di</strong> Entella, in questo volume; M. A. VAGGIOLI, Il territorio <strong>di</strong> Entella nell’età<br />
dell’epicrazia punica: dati preliminari, SicA, XXXIV, 2001, 51-66.<br />
2 Nell’ambito dell’ormai vasta bibliografia relativa agli scavi <strong>di</strong><br />
Rocca d’Entella, si ricordano le <strong>di</strong>verse relazioni preliminari apparse a partire<br />
dal 1986 sugli Annali della <strong>Scuola</strong> Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, i numerosi<br />
contributi presentati nel 1991, 1994 e 1997 nel corso delle precedenti<br />
«Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’<strong>Area</strong> Elima», e i saggi contenuti nel<br />
volume Entella I, a cura <strong>di</strong> G. Nenci, Pisa 1995.<br />
3 Per le ricerche nel territorio entellino, cf. M. G. CANZANELLA,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella dall’età arcaica al VII sec.<br />
d.C., tesi <strong>di</strong> perfezionamento, <strong>Scuola</strong> Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, a. a.1991-<br />
1992; EAD., Ricognizioni <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella, 1986-1987. Rapporto<br />
preliminare, ASNP, S. III, XVIII, 1988, 1479-1491; EAD., L’inse<strong>di</strong>amento<br />
rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella, in «Atti delle Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 151-172; EAD.,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>nella</strong> regione <strong>di</strong> Entella dall’età arcaica al VII sec.<br />
d.C. Materiali e contributi, in G. NENCI ( cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa<br />
1993, 197-338. Per le ricerche più recenti, i cui dati sono ancora in corso <strong>di</strong><br />
elaborazione, cf. le sintesi preliminari redatte a nome <strong>di</strong> tutto il gruppo <strong>di</strong>
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1269<br />
ricerca da M. A. VAGGIOLI, Per una carta archeologica del Comune <strong>di</strong><br />
Contessa Entellina. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> ricognizione<br />
1998, in AA. VV., Entella. Relazioni preliminari delle campagne <strong>di</strong> scavo<br />
1992, 1995, 1997 e delle ricognizioni 1998, ASNP, S. IV, IV, 1999,177-188;<br />
EAD., Il territorio <strong>di</strong> Entella... cit.; A. CORRETTI - M.A. VAGGIOLI, Entella: il<br />
territorio, in AA. VV., Da un’antica città <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. I decreti <strong>di</strong> Entella e<br />
Nakone, Catalogo della Mostra, Pisa 2001, 187-195.<br />
4 Biblioteca Centrale della Regione <strong>Sicilia</strong>na, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria<br />
la Nuova <strong>di</strong> Monreale, nr. 31, e<strong>di</strong>to da S. CUSA, I <strong>di</strong>plomi greci ed arabi <strong>di</strong><br />
<strong>Sicilia</strong>, Palermo 1868-1882, I, 179-244, 730-731, n. 137. In generale, sul<br />
Tabulario <strong>di</strong> Monreale, cf. G. L. LELLO, Historia della Chiesa <strong>di</strong> Monreale,<br />
Roma 1596 [Bologna 1975], ripubblicato, con aggiunte e molti documenti, da<br />
M. DEL GIUDICE, Descrizione del Real Tempio e Monastero <strong>di</strong> S. Maria Nuova<br />
<strong>di</strong> Monreale, Palermo 1702; C. A. GARUFI, Catalogo illustrato del Tabulario<br />
<strong>di</strong> S. Maria Nuova in Monreale, in Documenti per servire alla storia <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>,<br />
S. I, XVIII, Palermo 1902. Tra i documenti conservati nel Tabulario, oltre al<br />
privilegio <strong>di</strong> fondazione dell’Abbazia (15 agosto 1176, e<strong>di</strong>to da R. PIRRI,<br />
<strong>Sicilia</strong> Sacra, Panhormi 1733, 453-455 e poi da GARUFI, o. c., 10-11, n. 15),<br />
sono da ricordare i due registri <strong>di</strong> villani (Jara–’ id al- rija–l) del 1178 (nr. 22,<br />
pubblicato in CUSA, o. c., 134-179, 729, nr. 132), e del 1183 (nr. 45, e<strong>di</strong>to in<br />
CUSA, o. c., 245-286, 732-733, nr.143).<br />
5 Per le Tabulae Halaesinae cf. L. DUBOIS, Inscriptions <strong>di</strong>alectales<br />
de Sicile, Rome 1989, 234-246, nr. 196; per la Sententia Minuciorum CIL I 2<br />
584 = V 7749 = ILS 5946 = ILLRP 517; per i testi relativi ad arbitrati A.<br />
MAGNETTO (a cura <strong>di</strong>), Gli arbitrati interstatali greci, II, Pisa 1997, nrr. 2, 13,<br />
15, 30, 32, 33, 36, 39, 54, 55, 64, 68.<br />
6 Per Battellaro cf. infra, n. 7; per Calatrasi, già baronia dei<br />
Malcovenant, e da essi restituita alla corona nel 1161 in cambio <strong>di</strong> territori più<br />
piccoli, cf. PIRRI, o. c., 453-455; DEL GIUDICE, o. c., VI, nr. 12; V. AMICO,<br />
Dizionario topografico della <strong>Sicilia</strong>, tradotto dal latino e annotato da G. Di<br />
Marzo, Palermo 1855-1856 [Bologna 1975], I, 168; I. PERI, Città e campagna<br />
in <strong>Sicilia</strong>. Parte I. Dominazione normanna, I, AAPal, S. IV, XIII, 1, 1952-1953,<br />
211-212; F. MAURICI, Castelli me<strong>di</strong>evali in <strong>Sicilia</strong>. Dai Bizantini ai Normanni,<br />
Palermo 1992, 105, 268. Su questi problemi cf. V. DI GIOVANNI, I casali esistenti<br />
nel sec. XII nel territorio della chiesa <strong>di</strong> Monreale, ASS, N. S. XVII, 1892, 438-<br />
496, 441; G. LA CORTE, Appunti <strong>di</strong> toponomastica sul territorio della Chiesa <strong>di</strong><br />
Monreale, ASS, N. S. XXVII, 1902, 336-345, 337; J. JOHNS, Entella nelle fonti<br />
arabe, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 61-97, 68, 71;<br />
ID., La Monreale Survey. Inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale in <strong>Sicilia</strong> occidentale:<br />
premesse, meto<strong>di</strong>, problemi e alcuni risultati preliminari, in «Structures de<br />
l’habitat et occupation du sol dans les pays mé<strong>di</strong>terranéens: les méthodes et<br />
l’apport de l’archéologie extensive. Actes de la rencontre, Paris 1984», Rome<br />
- Madrid 1988, 73-84, 75-76. Sul significato del termine <strong>di</strong>visa cf. D. DU CANGE,
1270<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
Glossarium me<strong>di</strong>ae et infimae Latinitatis, E<strong>di</strong>tio nova aucta pluribus verbis<br />
aliorum scriptorum a L. Favre, Niort 1883, III, 450.<br />
7 CUSA, o. c., 198-200, 236-241; JOHNS, Entella... cit., 61-67. Poco<br />
conosciamo <strong>di</strong> Goffredo, che secondo alcuni <strong>di</strong>ede il nome al casale ed al suo<br />
territorio; tuttavia, essendo Battellaro un vocabolo certamente pre-arabo<br />
(presumibilmente derivato dal latino secondo JOHNS, Entella... cit., 76; prearabo<br />
secondo A. De Simone), mi sembra evidente che in realtà da essi lo<br />
assunse. Per questo problema cf., tra gli altri, LELLO, o. c., 37; PIRRI, o. c., 702<br />
(«<strong>di</strong>citur Battalarum, quia eius dominus <strong>di</strong>cebatur Goffridus Battalarius»); DI<br />
GIOVANNI, I casali... cit., 487 («nome né greco né arabo, ma più siciliano che<br />
altro»); A. SCHIRÒ, Il monastero <strong>di</strong> Santa Maria del Bosco <strong>di</strong> Calatamauro in<br />
<strong>Sicilia</strong>, Palermo 1894, 17, n. 1 («castello... il quale anticamente aveva preso<br />
il nome da un Goffredo <strong>di</strong> Battellario... »); PERI, art. c., 212-213 («Battellaro<br />
fu feudo <strong>di</strong> Goffredo che ne prese il nome, o glielo <strong>di</strong>ede»); MAURICI,<br />
Castelli... cit., 343 («cognomen toponomastico»). Sappiamo poi che lo stesso<br />
Goffredo aveva proprietà anche <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> Orientale, poiché viene citato in<br />
un documento del 5 febbraio 1183, con il quale il Papa Lucio III conferma<br />
all’Arcivescovado <strong>di</strong> Monreale la donazione dei castelli <strong>di</strong> Iato, Corleone,<br />
Battellaro e Calatrasi e <strong>di</strong> altri beni, tra i quali la chiesa del S. Sepolcro in<br />
Messina «che appartenne a Goffredo <strong>di</strong> Battellaro» (GARUFI, o. c., 23, nr. 41).<br />
Tuttavia Goffredo doveva essere già morto nel 1178, quando Guglielmo II<br />
donò a S. Maria <strong>di</strong> Monreale «totam terram que fuit olim Goffri<strong>di</strong> de<br />
Battellario» (DEL GIUDICE, o. c., 19, nr. XVIII; GARUFI, o. c., 16, n. 24; 181,<br />
nr.11); secondo alcuni, invece, il feudo gli fu tolto per defezione o indegnità:<br />
cf. per es. PERI, Città... cit., 213; AMICO, o. c., I, 132. Ritornato comunque al<br />
demanio regio, il castello con il suo territorio fu concesso nel 1178 a S. Maria<br />
<strong>di</strong> Monreale (DEL GIUDICE, o. c., 19, nr. XVIII); nello stesso anno, Bartolomeo<br />
vescovo <strong>di</strong> Agrigento, alla cui <strong>di</strong>ocesi il territorio <strong>di</strong> Battellaro apparteneva,<br />
cedette al Monastero le decime e le ren<strong>di</strong>te relative (DEL GIUDICE, o. c., 19-20,<br />
nr. XIX). Sulle vicende storiche e costruttive del castello <strong>di</strong> Battellaro (o<br />
Patellaro), che Edrisi definì «h≥isn primitivo [che unisce] all’antichità della<br />
costruzione bellezza e vali<strong>di</strong>tà alla <strong>di</strong>fesa» (EDRISI, in M. AMARI, Biblioteca<br />
Arabo-Sicula, Torino-Roma 1880-1881 [Sala Bolognese 1981], I, 90), e che<br />
le fonti documentarie non ricordano più oltre il XV secolo (per una raccolta<br />
della documentazione d’archivio cf., da ultimo, E. LESNES, Battalari o<br />
Patellaro, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari<br />
castellani dell’isola, Palermo 2001, 290), cf., tra gli altri, LELLO, o. c., 23;<br />
PERI, Città... cit., 212-213; DI GIOVANNI, I casali... cit., 487, 491; MAURICI,<br />
Castelli... cit., 343 e LESNES, Battalari... cit., con altra bibliografia.<br />
8 Per il problema della scomparsa o della deformazione dei toponimi<br />
dal XII sec. ad oggi cf. DI GIOVANNI, I casali... cit., 466; LA CORTE, art. c., 344-<br />
345; G. NANIA, Toponomastica e <strong>topografia</strong> storica delle valli del Belice e<br />
dello Jato, Palermo 1995, 33-34.
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1271<br />
9 Questa sezione comprende il testo arabo in traduzione, il testo<br />
latino, le note toponomastiche al testo arabo <strong>di</strong> JOHNS, Entella... cit., 75-82,<br />
e osservazioni relative ad ogni sequenza. Per il testo arabo ci si è basati sulla<br />
traduzione elaborata da JOHNS, Entella... cit., 63-64, che è stata confrontata<br />
con quella <strong>di</strong> NANIA, o. c., 158-162; ringrazio inoltre la dott.ssa V. Alliata, con<br />
la quale nell’ottobre 1999 ho potuto effettuare una lettura comparata del testo<br />
arabo e <strong>di</strong> quello latino, lettura che si è rivelata <strong>di</strong> estrema utilità. Altri<br />
problemi relativi al testo arabo e ai suoi toponimi mi sono stati chiariti inoltre<br />
dalla prof.ssa D. Amal<strong>di</strong> dell’Università <strong>di</strong> Pisa e soprattutto dalla prof.ssa A.<br />
De Simone dell’Università <strong>di</strong> Palermo, che entrambe vivamente ringrazio per<br />
la <strong>di</strong>sponibilità e la cortesia <strong>di</strong>mostratemi. Sono molto grata, infine, al prof.<br />
J. Johns dell’Oriental Institute, Oxford, che è stato un insostituibile punto <strong>di</strong><br />
riferimento, e al dott. A. Metcalfe dell’Università <strong>di</strong> Leeds, per i preziosi<br />
scambi <strong>di</strong> idee e le puntualizzazioni su alcuni problemi testuali.<br />
10 Essa comprende tutte le fonti bibliografiche, cartografiche,<br />
archivistiche, aerofotografiche, toponomastiche, orali pertinenti alla sequenza<br />
in oggetto, nonché osservazioni ad esse relative.<br />
11 Questa sezione comprende una proposta <strong>di</strong> identificazione del<br />
toponimo ed i risultati della relativa verifica sul terreno con la documentazione<br />
fotografica ed il posizionamento sulla cartografia in scala 1:50.000.<br />
12 Le modalità <strong>di</strong> composizione del documento sono descritte <strong>nella</strong><br />
parte finale del testo latino della Jari–da stessa, dove si <strong>di</strong>chiara che «has autem<br />
pre<strong>di</strong>ctas <strong>di</strong>visas a deptariis nostris de saracenico in latinum transferri,<br />
ipsumque saracenicum, secundum quod in eisdem deptariis continetur, sub<br />
latino scribi precepimus... » (CUSA, o. c., 202). Cf. anche A. NOTH, Alcune<br />
osservazioni a proposito dell’e<strong>di</strong>zione dei documenti arabi dei re normanni<br />
<strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, AAPal, S. V, I, 1981-1982, 123-129, 125; G. CARACAUSI, L’elemento<br />
bizantino ed arabo, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica della <strong>Sicilia</strong>. Atti<br />
del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo 1983», Pisa<br />
1984, 55-103, 86-87, e soprattutto A. METCALFE, De Saracenico in Latinum<br />
transferri: causes and effects of translation in the fiscal administration of<br />
Norman Sicily, in Al-Masa–q. Islam and the Me<strong>di</strong>eval Me<strong>di</strong>terranean, vol. 13,<br />
Turnhout 2001, 43-86. Per le lievi varianti esistenti tra il testo arabo e quello<br />
latino e per la possibilità che nel testo latino siano confluite informazioni che<br />
non compaiono <strong>nella</strong> versione araba cf. JOHNS, Entella... cit., 71-72; anche A.<br />
Metcalfe mi comunica la sua impressione che il testo latino mostri troppe<br />
varianti rispetto a quello arabo per esserne la semplice traduzione.<br />
13 Per esempio, il toponimo arabo al-Z.ku––shi–, che, come nota JOHNS<br />
(Entella... cit., 82), comparendo nel testo latino come Rucusi o come<br />
Herricusi (con agglutinazione dell’articolo: per questo fenomeno cf. G.<br />
CARACAUSI, Arabismi me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, BCFS, Suppl. 5, Palermo 1983, 45-<br />
46), sembrerebbe suggerire che il traduttore leggesse la lettera iniziale non<br />
come una za–y, ma come un ra–’, e dunque il toponimo poteva essere in origine
1272<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
al-R.ku–≥shi – , anche se A. Metcalfe mi comunica che sul manoscritto si legge<br />
chiaramente al-Z.ku––shi – . Inoltre, alla l. 342, il toponimo che Cusa (o. c., 237),<br />
così come A. De Simone e A. Metcalfe, legge ‘ayn al-Ba–t≥t≥a–n, mentre JOHNS<br />
(Entella... cit., 61, 63, 75), legge, emendando, ‘ayn al- At≥ya–n (sul quale cf.<br />
anche G.B. PELLEGRINI, Terminologia geografica araba in <strong>Sicilia</strong>, AION(ling),<br />
III, 1961, 109-201, 158; CARACAUSI, Arabismi... cit., 118-121). Dubbia è<br />
anche la lettura del toponimo Rah≥l al-Bu–r, forse in realtà Rah≥l al-Thawr : cf.<br />
infra, === e nn. 94 e 96.<br />
14 Per es. Kudyat al-Salla–ba / altera latronum (per JOHNS, Entella...<br />
cit., 79 femminile singolare: «collina della rapinatrice», ma per A. De Simone<br />
plurale); ‘Ayn al-At≥ya–n (o al-Ba–t≥t≥a–n: cf. n. precedente) / Fons Luti (che JOHNS,<br />
Entella... cit., 75, traduce al plurale: «fonte delle argille»); ‘ayn ‘Abba–s /<br />
fontes Albesi (ma PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158 legge ‘uyu–n = fonti);<br />
H≥ija–r al-Rija–l / lapides masculi (così JOHNS, Entella... cit., 78: «pietre degli<br />
uomini», ma A. De Simone, così come A. Metcalfe, legge al-Ra–jil, singolare).<br />
15 In generale, per i proce<strong>di</strong>menti della traduzione e/o traslitterazione<br />
<strong>nella</strong> Jari – da cf. METCALFE, art. c., 48, 73, 74. In particolare, <strong>nella</strong> Divise<br />
Battallarii, nel caso <strong>di</strong> alcuni toponimi che non vengono tradotti da una lingua<br />
all’altra, ma traslitterati, sembra <strong>di</strong> poter cogliere alcune lievi <strong>di</strong>vergenze, che<br />
potrebbero essere in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti da parte dei traduttori. Lascia<br />
perplessi, per esempio, il toponimo Monte Qa–lbu– / Mons Calvus (che ritengo<br />
sia da identificare senza alcun dubbio con il Monte Triona <strong>di</strong> Bisacquino: tav.<br />
CCLIV, 1): secondo PELLEGRINI (Terminologia... cit., 165), la forma araba<br />
sarebbe presumibilmente «un adattamento della voce romanza: “monte<br />
pelato”», e alla possibile derivazione dal latino accennano anche CARACAUSI<br />
(L’elemento bizantino... cit., 89) e JOHNS (Entella... cit., 81), ma lo stesso<br />
Johns non esclude, sulla base <strong>di</strong> CARACAUSI (Arabismi... cit., 232-234), un<br />
possibile legame con il siciliano galbu, a sua volta derivata dall’arabo qali–b<br />
= stampo, forma, ecc. È certamente suggestivo, per quanto ancora tutto da<br />
verificare, il legame che V. Alliata mi suggerisce tra tale termine, che può<br />
in<strong>di</strong>care anche un recipiente <strong>di</strong> forma conica tuttora usato in alcune regioni<br />
del mondo arabo per misurare lo zucchero, e la morfologia del monte, che ha<br />
per l’appunto una peculiare forma conica. Se questo collegamento fosse<br />
valido, bisognerebbe pensare dunque ad un oronimo arabo <strong>di</strong> tipo morfologico<br />
che viene traslitterato in latino trasformandosi invece in un termine, per altro<br />
<strong>di</strong>ffusissimo <strong>nella</strong> toponomastica <strong>di</strong> molte regioni d’Italia, <strong>di</strong> tipo fitomorfo.<br />
Assai varia e complessa è la toponomastica relativa al Monte Triona: alla fine<br />
del XVI secolo, <strong>nella</strong> carta dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO,<br />
o. c. (tav. CCXXIII), esso compare come «Montagna de’ Cervi», con una<br />
evidente estensione a tutta la montagna <strong>di</strong> un toponimo <strong>di</strong> tipo faunistico<br />
successivamente ristretto ad un feudo ed oggi ad una contrada <strong>nella</strong> sua parte<br />
settentrionale (cf. anche infra, n. 34). Il toponimo attuale, deformato in<br />
«Monte Irione», compare in A. HOLM, Storia della <strong>Sicilia</strong> nell’antichità, trad.
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1273<br />
it., Torino 1896, 564, e in IGM 1:50.000, F 258 II (levata 1852-1862-1863,<br />
agg. Rotabili 1885; per il fenomeno della deformazione <strong>di</strong> molti toponimi<br />
compiuta dai cartografi dopo l’unità d’Italia cf., tra gli altri, LA CORTE, art. c.,<br />
344-345; G.CARACAUSI, Stratificazione della toponomastica siciliana, in «La<br />
toponomastica come fonte <strong>di</strong> conoscenza storica e linguistica. Atti del<br />
Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Belluno 1980», Pisa 1981,<br />
107-142, 139; JOHNS, La Monreale Survey... cit., 81; NANIA, o. c., 152). Il<br />
toponimo si trova poi <strong>nella</strong> sua forma corretta a partire dalla versione della<br />
stessa carta redatta nel 1895, ma circa il suo significato non è chiaro se esso<br />
riprenda una denominazione <strong>di</strong> derivazione greca (classica o bizantina: per la<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione tra questi due strati linguistici in <strong>Sicilia</strong> cf. CARACAUSI,<br />
Stratificazione... cit., 112) relativa alla morfologia del monte (ad una<br />
derivazione dal greco trivgwnon accenna G. CARACAUSI, Dizionario onomastico<br />
della <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1993, 1653, e in tal caso il toponimo arabo<br />
testimoniato dalla Jari – da ne potrebbe essere la traduzione), o se eventualmente<br />
esso possa essere invece un termine <strong>di</strong> derivazione tardo-latina, forse<br />
connesso ad un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto (per questa ipotesi cf. C. AVOLIO, Saggio <strong>di</strong><br />
toponomastica siciliana, Archivio Glottologico Italiano, Suppl. VI, 1898,<br />
71-118, 98, che cita alcuni esempi <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> sud-orientale, ai quali si<br />
aggiunga il toponimo testimoniato da L. ARCIFA, Per una geografia amministrativa<br />
dell’Alto Me<strong>di</strong>oevo in <strong>Sicilia</strong>. Nuove ipotesi <strong>di</strong> ricerca per un sito<br />
«bizantino»: Cittadella <strong>di</strong> Vin<strong>di</strong>cari (SR), in «Atti del II Congresso Nazionale<br />
<strong>di</strong> Archeologia me<strong>di</strong>evale, Brescia 2000», Firenze 2000, a cura <strong>di</strong> G. P.<br />
Brogiolo, 234-241, 237 e figg. 5-6). Il santuario oggi esistente sulle pen<strong>di</strong>ci<br />
sud-occidentali del Monte Triona, de<strong>di</strong>cato alla Madonna del Balzo («Madonna<br />
del Vauso» nel 1720-1721 <strong>nella</strong> Carta <strong>di</strong> S. von Schmettau, pubblicata<br />
a cura <strong>di</strong> L. DUFOUR in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata, Palermo 1995; per il fenomeno<br />
della velarizzazione della –l preconsonantica in –u, tipico del siciliano a<br />
partire dalla fine del XIV sec., cf. E. DE FELICE, Stratificazione linguistica<br />
dell’onomastica personale siciliana, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica<br />
della <strong>Sicilia</strong>. Atti del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo<br />
1983», Pisa 1984, 225-241, 233, n. 12), venne eretto tra il 1664 e il 1679, ma<br />
non pare vi siano preesistenze (su questo culto cf. DEL GIUDICE, o. c., 22;<br />
AMICO, o. c., I, 169).<br />
Un altro caso <strong>di</strong> possibile frainten<strong>di</strong>mento è forse quello della Ôayn<br />
‘Abba–s (CUSA, o. c., 237) / fontes [sic!] Albesi, dove il toponimo arabo si<br />
presenta come un antroponimo (JOHNS, Entella... cit., 75; cf. anche PELLEGRI-<br />
NI, Terminologia... cit., 158, che avanza tuttavia perplessità sulla lettura in<br />
senso antroponimico: «Ôabba–s, onomastica?», e dubbi in tal senso avanza<br />
anche A. De Simone), mentre quello latino, che apparentemente ne può essere<br />
la traslitterazione, con <strong>di</strong>ssimilazione della doppia –b, potrebbe avere, a mio<br />
parere, una <strong>di</strong>versa origine. Verificando infatti sul terreno l’ubicazione della<br />
sorgente, che credo possa localizzarsi in contrada Alvano, e probabilmente
1274<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
identificarsi con la stessa sorgente Alvano (tav. CCLIV, 11) (sito che<br />
mostrerebbe anche una possibile continuità toponomastica), colpisce il<br />
colore delle rocce affioranti dal suolo. Tale fonte scaturisce infatti in un’area<br />
<strong>di</strong> copiosi affioramenti <strong>di</strong> breccia calcarea che conferisce a tutto il terreno<br />
circostante un tipico colore bianco: mi chiedo allora se il toponimo latino non<br />
debba essere collegato proprio al colore del suolo (in una forma del tipo «ad<br />
fontes Albas» o simile), e dunque il termine arabo non ne sia in realtà la<br />
traslitterazione, se non la traduzione (ma su una possibile derivazione<br />
dall’arabo abyad≥, f. baida– = bianco (PELLEGRINI, Terminologia... cit., 157) sia<br />
D. Amal<strong>di</strong> che A. De Simone si mostrano dubbiose). Facilmente comprensibile<br />
sarebbe poi il passaggio all’antroponimo ‘Abba–s, forse per un fenomeno<br />
<strong>di</strong> lectio facilior, o forse per la suggestione del toponimo Ôuyu–n ÔAbba–s = fonti<br />
<strong>di</strong> ÔAbba–s, l’attuale Tre Fontane, citato da Edrisi (PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 157; CARACAUSI, Dizionario... cit., 1646; JOHNS, Entella... cit., 75, Edrisi<br />
in AMARI, Biblioteca... cit., I, 125). Per il possibile rapporto del toponimo con<br />
il colore del terreno cf. G. B. PELLEGRINI, Metodologia dell’indagine<br />
antroponimico-toponomastica, in «Tre millenni <strong>di</strong> storia linguistica della<br />
<strong>Sicilia</strong>. Atti del Convegno della Società Italiana <strong>di</strong> Glottologia, Palermo<br />
1983», Pisa 1984, 9-28, 15, che ricorda una possibile derivazione «... da albus<br />
= bianchiccio, in rapporto al terreno argilloso e cretaceo». La stessa sorgente<br />
della Divise Battallarii è citata nel corrispondente tratto del confine della<br />
Magna Divisa Corilionis come «Ôuyu–n ÔAyya–sh \ fontes Hayes» (NANIA, o. c.,<br />
137; CUSA, o. c., 194); cf. PELLEGRINI, Terminologia... cit., 157, che traduce<br />
«fonti del ven<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> pane», mentre A. De Simone propende per una lettura<br />
in senso antroponimico, sulla base <strong>di</strong> alcune citazioni onomastiche (cf. CUSA,<br />
o. c., 582, 266, 280, 178, 269). Non si può tuttavia escludere una possibile<br />
derivazione dell’attuale toponimo Alvano dal siciliano albaru (cf. A. LEONE<br />
(a cura <strong>di</strong>), Il vocabolario siciliano-latino <strong>di</strong> L.C. Scobar, Palermo 1990, 14)<br />
o arvanu (G. PICCITTO, Vocabolario siciliano, Catania - Palermo 1977, I, 287),<br />
che può significare Ôpioppo bianco’ (da un latino albarus: cf. A. VARVARO,<br />
Vocabolario etimologico siciliano, I, Palermo 1986, 63-64), anche se, attualmente,<br />
<strong>nella</strong> zona non sembra si conservi alcuna traccia <strong>di</strong> tale vegetazione.<br />
16 Necessità, questa, già segnalata da altri stu<strong>di</strong>osi, e in particolare da<br />
J. Johns (per esempio in Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri musulmani nel<br />
territorio <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Monreale nel do<strong>di</strong>cesimo secolo, in «La <strong>Sicilia</strong><br />
rupestre nel contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno<br />
internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno<br />
d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 227-234, 228, n. 11;<br />
ID., La Monreale Survey... cit.,77) che, nell’ambito del progetto ÔMonreale<br />
Survey’, con la sua équipe sta da tempo lavorando ad una nuova e<strong>di</strong>zione<br />
critica <strong>di</strong> tutte le Jara–’ id normanne <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Come è noto, il lavoro <strong>di</strong> Cusa<br />
doveva essere completato da un secondo volume, con note e apparato critico,<br />
che non vide mai la luce: cf. PERI, Città... cit., 25-26; L. T. WHITE, Il
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1275<br />
monachesimo latino <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> normanna, Catania 1984, 17; JOHNS, Nota<br />
sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri... cit., 228 n. 11; NOTH, art. c., 123; A. DE SIMONE,<br />
Spoglio antroponimico delle giaride ( ara–’id) arabo-greche dei Diplomi<br />
e<strong>di</strong>ti da Salvatore Cusa, I, Roma 1979, 2-3; sui limiti dell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cusa<br />
cf. anche C. A. NALLINO, in M. AMARI, Storia dei Musulmani <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, Firenze<br />
1854-1868 (II e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> C. A. Nallino, Catania 1933-1939, I-III),<br />
XXXVII, e CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 78 n. 48.<br />
17 Per quanto riguarda la bibliografia specifica, cioè i <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong><br />
che, dopo le opere <strong>di</strong> LELLO e DEL GIUDICE, o. c., soprattutto a partire dagli anni<br />
successivi all’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cusa, e poi nuovamente dagli anni Settanta, hanno<br />
affrontato aspetti specifici del documento (relativi in particolare ad alcuni<br />
problemi inse<strong>di</strong>ativi e alle <strong>di</strong>namiche del popolamento del territorio, oltre ad<br />
alcuni aspetti toponomastici, linguistici e onomastici) cf. gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> V. Di<br />
Giovanni (Vestigi antichi in Salaparuta, ASS, III, 1875, 1-45; I casali... cit.,<br />
438-496), <strong>di</strong> G. La Corte (art. c.), e, più recentemente, alcuni lavori <strong>di</strong> F.<br />
D’Angelo (Sopravvivenze classiche nell’ubicazione dei casali me<strong>di</strong>evali del<br />
territorio della Chiesa <strong>di</strong> Monreale, SicA, IV, 13, 1971, 54-62; I casali <strong>di</strong><br />
Santa Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale nei secoli XII-XV, BCFS, XII, 1973, 333-<br />
339; Terre e uomini <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale (secoli XI-XIII), Quaderni<br />
Me<strong>di</strong>evali, VI, 1978, 51-94; Corleone dai Musulmani del XII ai Lombar<strong>di</strong> del<br />
XIII secolo, ASS, S. IV, XX, 1994, 17-26; Inse<strong>di</strong>amenti e abbandoni nel<br />
territorio del monastero <strong>di</strong> Monreale, in «I Congresso nazionale <strong>di</strong> archeologia<br />
me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997», Firenze 1997, a cura <strong>di</strong> S. Gelichi, 206-210;<br />
Ulteriore rilettura dei documenti del territorio dell’Abbazia <strong>di</strong> Monreale, in<br />
«Festschrift für H. P. Isler zum 60 Geburstag», Bonn 2001, 91-99); <strong>di</strong> J. Johns<br />
(Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti rupestri... cit.; La Monreale Survey... cit.; The<br />
Monreale Survey: In<strong>di</strong>genes and Invaders in Me<strong>di</strong>eval West Sicily, in «Papers<br />
in Italian Archaeology IV, The Cambridge Conference» (C. Malone – S.<br />
Stoddart eds.), BAR, International Series 246, Oxford 1985, IV, 215-233;<br />
Entella... cit.; Sulla con<strong>di</strong>zione dei musulmani <strong>di</strong> Corleone sotto il dominio<br />
normanno nel XII secolo, in «Byzantino - Sicula IV: Atti del I Congresso<br />
Internazionale <strong>di</strong> Archeologia della <strong>Sicilia</strong> Bizantina, Corleone 1998» Palermo<br />
2002, 275-294), <strong>di</strong> G. Canza<strong>nella</strong> (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />
cit.), <strong>di</strong> A. De Simone (Spoglio antroponimico... cit.; Su alcune<br />
corrispondenze lessicali in <strong>di</strong>plomi arabo-latini dalla <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale, in<br />
«Gli interscambi culturali e socio-economici fra l’Africa settentrionale e<br />
l’Europa me<strong>di</strong>terranea. Atti del Congresso Internazionale, Amalfi 1983»,<br />
Napoli 1986, 469-484), <strong>di</strong> A. Nef (Anthroponymie et Jarâ’id de Sicile: une<br />
approche renouvelée de la structure sociale des communautés arabomusulmanes<br />
de l’île sous les Normands, in «L’anthroponymie. Document de<br />
l’histoire sociale des mondes mé<strong>di</strong>terranéens mé<strong>di</strong>évaux. Actes du Colloque<br />
International, Rome 1994», Rome 1996, 123-142), oltre al recente contributo<br />
<strong>di</strong> NANIA, o. c., e infine ai lavori <strong>di</strong> I. BOVER FONTS, L’iqlim <strong>di</strong> Corleone: stu<strong>di</strong>o
1276<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
del territorio e della sua popolazione durante l’epoca musulmana, AION,<br />
LVI, 1996, 255-264, e <strong>di</strong> METCALFE, art. c.<br />
A questi stu<strong>di</strong> specifici si aggiunga poi la bibliografia in<strong>di</strong>retta, cioè<br />
tutte le opere <strong>di</strong> carattere storico, topografico, antiquario, linguistico,<br />
toponomastico ecc. che a partire da T. FAZELLO, De rebus Siculis Decades<br />
Duae, Panhormi 1568, e passando per AMARI, Storia dei Musulmani... cit., e<br />
le opere <strong>di</strong> eru<strong>di</strong>ti locali quali A. Schirò (Il Monastero <strong>di</strong> S. Maria del Bosco<br />
<strong>di</strong> Calatamauro, Palermo 1894; L’antico castello <strong>di</strong> Calatamauro, ASS, N.S.<br />
XII, 1887, 5-19) e S. Lojacono (Memoria sull’origine e fondazione della<br />
Comune <strong>di</strong> Contessa colonia greco-albanese <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1880),<br />
forniscono informazioni <strong>di</strong> ogni genere su uno o più toponimi del documento.<br />
18 Oltre alla cartografia I.G.M., sia attuale che storica, a <strong>di</strong>versa scala<br />
(dalle levate al 50.000 del 1864-1865 e al 100.000 del 1879-1880 a quelle<br />
degli anni 1930-1932, successivamente aggiornate fino alla fine degli anni<br />
Sessanta), sono state utilizzate la carta del territorio comunale <strong>di</strong> Contessa<br />
Entellina in scala 1:10.000 e soprattutto la Carta Tecnica dell’Italia Meri<strong>di</strong>onale<br />
in scala 1:5.000 (in seguito citata C.T.I.M.), che comprende anche le utili<br />
carte litologica e della potenzialità idrica; per l’area <strong>di</strong> Rocca d’Entella, anche<br />
il rilievo aerofotogrammetrico in scala 1:2000 e 1:500 eseguito nel 1990 dalla<br />
Regione <strong>Sicilia</strong>na, Soprintendenza ai BB.CC.AA., Sezione Archeologica,<br />
Palermo. Tra la cartografia storica, <strong>di</strong> particolare interesse si sono rivelate la<br />
carta tardo cinquecentesca del territorio dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale<br />
allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII), la carta del 1720-1721 <strong>di</strong> S. von<br />
Schmettau (pubblicata in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit.), e il Catasto Borbonico,<br />
ora e<strong>di</strong>to in Le mappe del Catasto Borbonico <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Territori comunali e<br />
centri urbani nell’Archivio Cartografico Mortillaro <strong>di</strong> Villarena (1837-<br />
1853), a cura <strong>di</strong> E. Caruso e A. Nobili, Palermo 2001.<br />
19 Sono stati esaminati i voli I.G.M., giugno 1955, fotogrammi 9688-<br />
9693; I.G.M., luglio1955, fotogrammi 11010-11014 e 11120-11124; I.G.M.,<br />
maggio 1975, strisciate XXII-XXIX; Regione <strong>Sicilia</strong>na A.T.A., volo giugno<br />
1987, strisciate 38F e 39E; strisciate 1A, 1B, 2VB.<br />
20 Le identificazioni iniziali, che hanno permesso <strong>di</strong> spezzare la linea<br />
del confine in 6 segmenti, sono state quella del Monte Triona <strong>di</strong> Bisacquino<br />
(tav. CCLIV, 1), l’incrocio del confine con la via Palermo - Corleone -<br />
Sciacca (tav. CCLIV, 14), il Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 25), la confluenza tra<br />
il Belice e il Senore (tav. CCLIV, 40), il Pizzo della Regina <strong>di</strong> Rocca d’Entella<br />
(tav. CCLIV, 56), il Cozzo Tondo (tav. CCLIV, 73).<br />
21 Per il progetto della carta archeologica <strong>di</strong> Contessa Entellina cf. bibl.<br />
cit. alla n. 1, a cui si aggiunga VAGGIOLI, Per una carta archeologica... cit.<br />
22 Per il processo <strong>di</strong> compilazione della Jari– da del 1182 cf. JOHNS,<br />
Entella... cit., 72; METCALFE, art. c., 45-48.<br />
23 Il casale <strong>di</strong> Senuri venne donato a Monreale nel 1185 (LELLO, o. c.,<br />
37; DEL GIUDICE, o. c., 30-31, LI; GARUFI, o. c., 28-29, nr. 53; XII; AMICO, o.
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1277<br />
c., I, 353), mentre delle vicende <strong>di</strong> al-H≥amma–m non abbiamo notizie, così<br />
come <strong>di</strong> Calatamauro, che probabilmente non fu mai donato all’Abbazia, ma<br />
restò a far parte del demanio regio, dal momento che nel 1282, durante la<br />
rivolta del Vespro, era presi<strong>di</strong>o angioino del quale i Corleonesi chiesero la<br />
<strong>di</strong>struzione: cf. Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Palermo (in seguito citato ASP), Tabulario<br />
dell’Università <strong>di</strong> Corleone, 1, e<strong>di</strong>to in L. TIRRITO, Assise <strong>di</strong> Corleone, in<br />
Documenti per la storia della <strong>Sicilia</strong>, S. II, II, Palermo 1918, 129; M. AMARI,<br />
La guerra del Vespro siciliano, Firenze 1866, I, 137-141. Sul castello <strong>di</strong><br />
Calatamauro, menzionato da Edrisi (in AMARI, Biblioteca... cit., I, 93) e poi<br />
ricordato come <strong>di</strong>sabitato da FAZELLO, o. c., I, 10,3, 622, cf. anche AMICO, o.<br />
c., I, 192-193; AMARI, Storia dei Musulmani... cit., III, 845; SCHIRÒ, L’antico<br />
castello... cit.; V. GIUSTOLISI, Nakone ed Entella, Palermo 1975, 174-177;<br />
MAURICI, Castelli... cit., 174-175, 264; E. LESNES, I castelli feudali trecenteschi<br />
della <strong>Sicilia</strong> occidentale e il loro territorio, in «I Congresso Nazionale <strong>di</strong><br />
Archeologia Me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997» Firenze 1997, 109-115,112, e da ultimo<br />
E. LESNES, Calatamauro, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli<br />
itinerari castellani dell’isola, Palermo 2001, 298-299, con altra bibl. cit. In<br />
generale, sulle persistenze <strong>di</strong> confini <strong>di</strong> casali del XII-XIII secolo che ancora<br />
fino ai nostri giorni delimitano territori comunali o ex feu<strong>di</strong>, cf. M. AYMARD<br />
- H. BRESC, Problemi <strong>di</strong> storia dell’inse<strong>di</strong>amento <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale e<br />
moderna, Quaderni Storici, XXIV, 1973, 945-976, 951-952 (con esempi dal<br />
territorio <strong>di</strong> Cefalù); cf. inoltre NANIA, o. c., 14. Risalendo più in<strong>di</strong>etro nel<br />
tempo, per i problemi legati al concetto <strong>di</strong> frontiera e <strong>di</strong> confine nel mondo<br />
greco, e in particolare alla formazione e alla persistenza dei limiti territoriali,<br />
soprattutto quando sono segnati da elementi naturali, resta fondamentele il<br />
lavoro <strong>di</strong> G. DAVERIO ROCCHI, Frontiera e confini <strong>nella</strong> Grecia antica, Roma<br />
1988, passim, e in part. 23, 49-53; cf. inoltre MAGNETTO, o. c., XIX e bibl. cit.<br />
24 Su Bruca (erroneamente identificata da DI GIOVANNI, I casali...<br />
cit., 492, con il toponimo Briace della Magna Divisa Corilionis: ma vd.<br />
contra già LA CORTE, art. c., 343), cf. DEL GIUDICE, o. c., 42; sull’area ad E <strong>di</strong><br />
Contessa Entellina: AMICO, o. c., I, 228-229 per Campofiorito, fondata nel<br />
1660. Per il casale <strong>di</strong> Battellaro cf. supra, n. 7.<br />
25 In generale, per un quadro del paesaggio siciliano me<strong>di</strong>evale cf. V.<br />
D’ALESSANDRO, Paesaggio agrario, regime della terra e società rurale<br />
(secoli XI-XV), in AA. VV., Storia della <strong>Sicilia</strong>, III, Napoli 1980, 409-447. Per<br />
uno stu<strong>di</strong>o del paesaggio <strong>di</strong> XII sec. nel limitrofo territorio <strong>di</strong> Corleone cf. BOVER<br />
FONTS, art. c.<br />
26 «[Il confine] scende al Grande Fiume (al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r) / descendunt<br />
ipse <strong>di</strong>vise ad fluvium magnum» (JOHNS, Entella... cit., 63, 65; CUSA, o. c., 198).<br />
L’interpretazione <strong>di</strong> J. Johns, che afferma: «Vi è un solo can<strong>di</strong>dato plausibile<br />
per il Grande Fiume: il Belice Sinistro o Fiume <strong>di</strong> Frattina» (JOHNS, Entella...<br />
cit., 72) e più avanti: «al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r: il Belice Sinistro (JOHNS, Entella... cit.,<br />
82; per il toponimo: cf. anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 195), pone
1278<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
alcuni problemi insolubili nell’identificazione dei corsi d’acqua citati successivamente,<br />
come rileva lo stesso Johns, che non trovando una soluzione certa<br />
a questa <strong>di</strong>fficoltà si trova costretto a postulare un’inversione dell’or<strong>di</strong>ne dei<br />
corsi d’acqua <strong>nella</strong> descrizione dei confini. Persuaso che il «grande fiume»<br />
fosse il Belice era anche DI GIOVANNI, I casali... cit., 452. Più convincente<br />
sembra invece la proposta <strong>di</strong> NANIA, o. c., 159, per il quale «il grande fiume<br />
sembrerebbe corrispondere al torrente Realbate dopo la confluenza col torrente<br />
Liotta». Anche la rilettura <strong>di</strong> un’altra <strong>di</strong>visa della Jari– da del 1182, quella <strong>di</strong><br />
Fantasine (CUSA, o. c., 234-235, 197), sembra confermare la pertinenza <strong>di</strong><br />
questo idronimo al torrente Realbate: infatti l’identificazione della Divisa<br />
Fantasine con l’o<strong>di</strong>erna Contrada Mole (cf. infra, 1263 e n. 107) permette <strong>di</strong><br />
riconoscere, per motivi topografici, proprio nel Realbate un wa–<strong>di</strong>– / flumen non<br />
altrimenti determinato nel testo pervenutoci, che tuttavia si può ipotizzare<br />
dovesse essere proprio «al-wa–<strong>di</strong>– al-kabi–r / flumen magnum»: per questo<br />
problema testuale cf. infra, n. 102. In effetti, per quanto più piccolo del Belice<br />
Sinistro, il Realbate è ancora oggi il maggiore tra i corsi d’acqua della zona per<br />
lunghezza e portata, e quin<strong>di</strong> la definizione <strong>di</strong> «grande fiume» sembra perfettamente<br />
giustificabile in rapporto ai corsi d’acqua minori. Inoltre è l’unico<br />
fiume che permette <strong>di</strong> definire un lungo tratto del confine senza bisogno <strong>di</strong> altre<br />
in<strong>di</strong>cazioni, e in tutta la parte inferiore del suo corso costituisce tuttora una<br />
delimitazione comunale (tra il comune <strong>di</strong> Roccamena e quello <strong>di</strong> Bisacquino).<br />
Per l’importanza dei confini comunali come testimonianza <strong>di</strong> continuità da<br />
epoche precedenti cf. NANIA, o. c., 14 e supra, n. 23. È interessante ricordare<br />
che, <strong>nella</strong> documentazione archivistica e bibliografica, il Realbate è ricordato<br />
anche come fiume <strong>di</strong> Patellaro (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nrr. 572<br />
e 584, anno 1416), <strong>di</strong> Errigoabate (Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa<br />
Entellina (in seguito citato ASCCE), Busta 763, Inventari comunali. Elenchi<br />
delle strade comunali, 1866-1921, nr. 3) e <strong>di</strong> Bruca (AMICO, o. c., I, 162, 168).<br />
Per la segnalazione <strong>di</strong> questi documenti d’archivio sono grata alla dr.ssa R.<br />
Equizzi. Per il toponimo Realbate cf. infra, n. 94.<br />
Il problema della riduzione della portata dei corsi d’acqua per la<br />
<strong>di</strong>minuzione delle aree boschive e per l’intensa captazione effettuata a scopi<br />
agricoli o per l’alimentazione <strong>di</strong> invasi artificiali riguarda, nel territorio <strong>di</strong><br />
Contessa Entellina, anche un altro dei principali affluenti del Belice, cioè il<br />
Senore, ancora ricordato dagli abitanti della zona per la pericolosità delle sue<br />
esondazioni, ma oggi gravemente depauperato. In generale, sul fenomeno<br />
della riduzione delle acque dei fiumi siciliani cf. D’ALESSANDRO, art. c., 417-<br />
418; G. UGGERI, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della <strong>Sicilia</strong> tardoantica,<br />
Kokalos, XLIII-XLIV, 1997-1998, 299-364, 333.<br />
27 «[Il confine] scende lungo il fiume finché raggiunge il fiume<br />
Qurulu–n. E torna in<strong>di</strong>etro insieme ad esso (oppure: scende con esso verso<br />
occidente: NANIA, o. c., 159) finché raggiunge il fiume Ant≥alla / [Divise]<br />
descendunt p(er) flum(en) quousq(ue) iungunt(ur) Flumini Corilionis et
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1279<br />
descendunt p(er) eu(m) vers(us) occidente(m) quaten(us) iungunt(ur) flumini<br />
Hentella» (JOHNS, Entella... cit., 64, 65; CUSA, o. c., 198). Secondo J. Johns,<br />
«l’identificazione più plausibile per il Fiume Entella è il corso d’acqua del<br />
Vallone <strong>di</strong> Petraro» (JOHNS, Entella... cit., 72; anche 75: «Wa–<strong>di</strong>– Ant≥alla =<br />
Flumen Hentella, probabilmente il corso d’acqua nel Vallone <strong>di</strong> Petraro»),<br />
mentre per NANIA, o. c., 53 «il fiume <strong>di</strong> Corleone e il fiume <strong>di</strong> Entella sono lo<br />
stesso fiume, il Belice sinistro, nel senso che lo stesso fiume si chiama fiume<br />
<strong>di</strong> Corleone nei pressi <strong>di</strong> Corleone, e fiume <strong>di</strong> Entella nei pressi <strong>di</strong> Entella».<br />
Dello stesso parere riguardo al Flumen Corilionis è anche CANZANELLA,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216. L’analisi del testo della<br />
Divise Battallarii e <strong>di</strong> quello della Divise Kalatatrasi nel tratto corrispondente<br />
(che, procedendo in <strong>di</strong>rezione opposta rispetto alla Divise Battallarii, risale<br />
prima il fiume <strong>di</strong> Entella e poi il fiume <strong>di</strong> Corleone: CUSA, o. c., 202, 243;<br />
JOHNS, Entella... cit., 65, 67) non lascia dubbi, a mio parere, sull’identificazione<br />
del Belice Sinistro con il Fiume <strong>di</strong> Corleone fino alla confluenza col<br />
corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 19-20), e con il Fiume <strong>di</strong><br />
Entella da quel punto fino alla confluenza col torrente Vaccarizzo (tav.<br />
CCLIV, 21).<br />
28 Il guado, come testimoniano quanti ancora ricordano il Belice<br />
prima della costruzione della <strong>di</strong>ga, iniziata negli anni Settanta, si trovava poco<br />
a SO delle Case Vaccara, e consentiva <strong>di</strong> attraversare il fiume anche nelle<br />
stagioni in cui le acque erano più abbondanti (per questa, come per altre<br />
preziose notizie, ringrazio in particolare Giuseppe Lala, ottimo conoscitore<br />
della zona e appassionato custode <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> grande interesse).<br />
Ancora oggi in quest’area, che secondo la Divise Kalatatrasi costituiva il<br />
punto <strong>di</strong> confine tra i territori <strong>di</strong> Calatrasi, Cautalì e al-H≥amma–m (CUSA, o. c.,<br />
202, 243; JOHNS, Entella... cit., 65, 67), si incontrano i confini comunali <strong>di</strong><br />
Poggioreale, Monreale e Contessa Entellina (cf. I.G.M. 1:25.000, F.258 III<br />
NE; C.T.I.M, F. 619024). Per il toponimo al-H≥amma–m cf. JOHNS, Entella...<br />
cit., 78; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 170. Per l’ubicazione del casale <strong>di</strong> al-<br />
H≥amma–m cf. infra, 1263-1265 e nn. 109-118.<br />
29 «[Il confine] continua lungo la strada e sale finchè lascia sulla<br />
destra la Sorgente al-Jala–q.n\ [Divise] vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo<br />
quousq(ue) remanet fons, que <strong>di</strong>cit(ur) Ayn Elgelakan, a dextris» (CUSA, o. c.,<br />
200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />
75; anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158; A. Metcalfe mi esprime un<br />
possibile dubbio sull’esatta forma <strong>di</strong> questo toponimo, poiché sul manoscritto<br />
un segno al termine della parola potrebbe forse in<strong>di</strong>care che una o più lettere<br />
sono perdute. Ritengo che la fonte debba identificarsi con quella che ancora<br />
compare in C.T.I.M., F. 619073, a S <strong>di</strong> Contessa Entellina, in contrada Gurgo,<br />
imme<strong>di</strong>atamente ad O della Strada Provinciale nr.35 Bisacquino - S. Maria<br />
del Bosco - Bivio Miccina. Il sopralluogo sul terreno effettuato nell’ottobre<br />
2000 ha permesso <strong>di</strong> riconoscere il sito in cui si trovava la sorgente, al
1280<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
momento asciutta, ma che i conta<strong>di</strong>ni del luogo ricordano fino a pochi anni<br />
fa ancora attiva. Ricognizioni effettuate in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> maggiore abbondanza<br />
delle falde idriche hanno successivamente consentito <strong>di</strong> osservare la fonte<br />
nuovamente in funzione, anche se con una portata assai ridotta.<br />
30 FAZELLO, o. c., 233: «ad ra<strong>di</strong>cem montis [Entellae] qua Calatrasim<br />
respicit, lapi<strong>di</strong>s alabastri minera est probatissima: ubi & balnea sunt ad<br />
<strong>di</strong>versas aegritu<strong>di</strong>nes accomodatissimae». I Bagni <strong>di</strong> Entella, con le loro<br />
acque minerali, sono ricordati ancora successivamente (cf., per una rassegna<br />
delle citazioni, CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit.,<br />
27), seppure talora in maniera non corretta (per questo problema cf. infra, n.<br />
113), mentre non compaiono più a partire dall’opera <strong>di</strong> A. LEANTI, Lo stato<br />
presente della <strong>Sicilia</strong> o sia breve e <strong>di</strong>stinta descrizione <strong>di</strong> essa, Palermo 1761,<br />
163-164, 213; questa mancata citazione potrebbe significare, secondo<br />
Canza<strong>nella</strong> (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 328, n. 212) «... che<br />
il balneum non è più frequentato, ma questo non è che un labile in<strong>di</strong>zio <strong>nella</strong><br />
storia così lacunosa <strong>di</strong> questa struttura». La notizia dell’esistenza <strong>di</strong> acque<br />
termali alle pen<strong>di</strong>ci N della Rocca <strong>di</strong> Entella non trova più oggi riscontro sul<br />
terreno, anche se potrebbe essere supportata dall’analisi della carta della<br />
potenzialità idrica (allegata a C.T.I.M., F. 619024), che in un’area caratterizzata<br />
da terreni a bassa permeabilità, con potenzialità idrica nulla, evidenzia<br />
nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze delle Case Vaccara alcune zone a permeabilità<br />
variabile, con una modesta potenzialità idrica. Ritengo dunque verosimile<br />
che la sorgente descritta dal Fazello sia scomparsa in epoca successiva al XVI<br />
secolo, forse prima del XVIII, se è lecito interpretare in tal senso il silenzio<br />
<strong>di</strong> Leanti. Del resto, la scomparsa <strong>di</strong> sorgenti non deve meravigliare in una<br />
regione, come quella del Belice, caratterizzata da una elevata sismicità: basti<br />
citare il caso delle acque calde <strong>di</strong> S. Lorenzo presso il ponte <strong>di</strong> Calatrasi, a<br />
lungo scambiate proprio per gli scomparsi Bagni <strong>di</strong> Entella (cf. infra, n. 113):<br />
esse sono a loro volta sparite dopo il terremoto del 1968, per quanto siano<br />
ancora presenti alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 225 m (cf. NANIA, o. c., 9, 205-207). Per<br />
questo fenomeno cf. anche JOHNS, La Monreale Survey... cit., 81. Episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
questo genere sono testimoniati, d’altra parte, già per l’epoca normanna: cf.,<br />
per esempio, S. TRAMONTANA, Cronache e cronisti <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> normanna,<br />
AAPal, S. V, I, 1981-1982, 141-153, 151-152, per la notizia della comparsa<br />
<strong>di</strong> nuove sorgenti e dell’inari<strong>di</strong>rsi <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong> quelle esistenti, riferita da U.<br />
Falcando in seguito al terrremoto del 1168.<br />
31 «[Il confine] rimane lungo la strada fino al [pozzo Bahagar, fino al]<br />
gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong> – / [Divise] vadunt p(er) via(m) usq(ue) ad Puteu(m) Bahagar,<br />
et vadunt p(e)r via(m) usq(ue) ad Lac(um) Zagan<strong>di</strong>» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />
Entella... cit., 64, 66; NANIA, o. c., 160). Per il toponimo Z.gh.n<strong>di</strong> – cf. JOHNS,<br />
Entella... cit., 78 («non id. ... presumibilmente un top. pre-ar. e non un nome<br />
pers. ar.»; anche A. De Simone penserebbe ad un toponimo pre-arabo;<br />
PELLEGRINI, Terminologia... cit., 161-162). Il termine arabo gha<strong>di</strong>–r, reso in
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1281<br />
latino con lacus, in<strong>di</strong>cherebbe uno «stagno, palude» (PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 167); NANIA (o. c., 50) lo rende in italiano con il termine gorgo<br />
«perché in tal modo viene in<strong>di</strong>cato in <strong>di</strong>aletto (urgu o gurgu) un piccolo<br />
laghetto naturale»; cf. anche F. GIUFFRIDA, I termini geografici <strong>di</strong>alettali della<br />
<strong>Sicilia</strong>, ASSO, S. IV, X, 1957, 5-107, 69 e AVOLIO, art. c., 86. Credo si tratti<br />
<strong>di</strong> uno specchio d’acqua, probabilmente temporaneo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni ridotte,<br />
da localizzare in contrada Pizzillo, verosimilmente poco a NE della omonima<br />
masseria, in un settore in cui ancora oggi il terreno appare più scuro <strong>di</strong> quello<br />
circostante, anche se attualmente è piuttosto <strong>di</strong>fficile riconoscere in quell’area<br />
una depressione particolarmente adatta ad ospitare uno specchio d’acqua (cf.<br />
C.T.I.M., F. 619022). Bisogna tuttavia tenere presente che tutta la zona in<br />
questione è stata interessata da lavori agricoli attuati con mezzi pesanti, mirati<br />
a spianare e livellare la superficie del terreno, e che dunque sembra verosimile<br />
ritenere che le altimetrie attuali risultino notevolmente mutate rispetto al XII<br />
secolo (per questa informazione, come per molte altre, ringrazio vivamente il<br />
dott. Ignazio Gennusa). Anche del pozzo Bu–-H≥ajar / puteus Bahagar (per il<br />
toponimo cf. JOHNS, Entella.... cit., 76; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 162)<br />
non trovo traccia sulla cartografia né sul terreno, ma credo dovesse trovarsi in<br />
contrada Pizzillo, poco a NO del Gha<strong>di</strong>–r al-Z.gh.n<strong>di</strong>– / Lacus Zagan<strong>di</strong>, lungo<br />
il percorso della via da Battellaro ad Entella (per la quale cf. infra, 1255 e n.<br />
62). 32 «[Il confine] passa <strong>di</strong>ritto fra il quartiere abbandonato (H≥a–rat al-<br />
Ghafla) e prosegue fino al lago\[Divise] <strong>di</strong>vidunt Haret Helgafle <strong>di</strong>recte, et<br />
vadunt ad lacu(m)» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella....cit., 64, 66). Sulla<br />
cartografia, per esempio a scala 1.5.000 (C.T.I.M., F. 619024) e a scala 1: 500<br />
(Regione <strong>Sicilia</strong>na, Rilievo Aerofotogrammetrico... cit., foglio 4) è ben<br />
evidente la dolina che occupa parte del vallone occidentale della Rocca <strong>di</strong><br />
Entella, e che saltuariamente dà luogo alla formazione <strong>di</strong> un laghetto effimero.<br />
Tale area non va confusa con quella, situata invece nel vallone orientale,<br />
che nel 1995 è stata indagata con un saggio <strong>di</strong> scavo (SAS 22), e <strong>nella</strong> quale<br />
si è pensato <strong>di</strong> poter identificare il ‘laghetto’ notato da Sabatier nel 1858 (A.<br />
CORRETTI, Un nuovo sondaggio nel vallone orientale (SAS 22), in AA.VV.,<br />
Entella. Relazioni preliminari delle campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995, 1997...<br />
cit., 133-140, 133 e bibl. cit.). Anche nelle tra<strong>di</strong>zioni popolari relative ad<br />
Entella è presente il ricordo <strong>di</strong> un lago sulla Rocca: cf. M. CARCASIO, La<br />
leggenda della «Regina» <strong>di</strong> Entella <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione popolare <strong>di</strong> Contessa<br />
Entellina, in Entella ultima luna, Palermo s.d. [ma 1988], 23-30, 29.<br />
33 Oltre all’analisi aerofotografica, che in buona parte del vallone<br />
occidentale non ha mai rivelato tracce <strong>di</strong> strutture, se non nelle imme<strong>di</strong>ate<br />
vicinanze del palazzo fortificato <strong>di</strong> q. 540 s.l.m., anche le ricognizioni<br />
effettuate nell’area occupata dal laghetto hanno confermato la totale assenza<br />
<strong>di</strong> materiale ceramico e laterizio affiorante, ad eccezione <strong>di</strong> pochi frammenti<br />
scivolati dall’alto.
1282<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
34 «[Il confine] sale sulla collina della sabbia, scende da essa verso S<br />
fino al prato con gli olmi, da qui il confine <strong>di</strong> al-Qas≥aba si <strong>di</strong>vide da quello <strong>di</strong><br />
Bu– Za–ki – , e Bu– Za–ki – rimane sulla sinistra\[Divisae] postea ascendunt ad<br />
altera(m) Arene et descendunt ab ea v(er)s(us) meri<strong>di</strong>em q(uo)usq(u)e<br />
p(er)veniunt ad planu(m) aquosu(m) ubi sunt frasceta, et h(i)nc sep(ar)ant(ur)<br />
<strong>di</strong>vise Casbe de <strong>di</strong>visis Busackini, et remanet Busachinu(m) a sinistris»<br />
(CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Il toponimo Frascini compare<br />
ancora <strong>nella</strong> cartografia attuale (I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO; C.T.I.M., F.<br />
619072: Piano <strong>di</strong> Frascine, Bivio Frascini) nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino. Lo<br />
stesso toponimo fah≥s≥ al- darda–r compare anche <strong>nella</strong> Magna Divisa Corilionis<br />
(«Si va verso Sud lungo il fiume sino al monticello Sellebe, sino alle sorgenti<br />
Hayes, al campo dei frassini / Va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et<br />
exten<strong>di</strong>tur usque ad monticulum Sellebe, usque ad fontes Hayes, ad campum<br />
Frascineti»: NANIA, o. c., 136-137; CUSA, o. c., 194) in un tratto <strong>di</strong> confine che<br />
ricalca esattamente, in senso opposto, il confine <strong>di</strong> Battellaro, e dunque con<br />
buona probabilità che si tratti dello stesso sito. Nella Divise Battallarii, il<br />
toponimo ritorna poi alla conclusione della descrizione del confine: «[Il<br />
confine] scende al ruscello creato dalla confluenza <strong>di</strong> tre corsi d’acqua. E<br />
scende lungo il ruscello fino al prato, al Fah≥s≥ al-Darda–r. Ed il confine termina<br />
/ Et descendunt [<strong>di</strong>vise] ad aqeductu(m) ubi tres rivuli iu(n)gunt(ur), et<br />
descendunt cu(m) eo ad margi, ad Ca(m)pu(m) fraxineti. Et concluduntur<br />
<strong>di</strong>vise» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 67). Ci troviamo, in questo<br />
secondo caso, nuovamente nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino, dove il confine<br />
ritorna al termine del suo lungo percorso, ed è possibile che l’area citata sia<br />
limitrofa a quella raggiunta in precedenza; tuttavia, poiché non è verosimile<br />
che il confine si sovrapponga al tratto precedente, bisogna postulare che il<br />
punto in cui esso termina si trovi più a S <strong>di</strong> quello raggiunto in precedenza.<br />
Per l’ipotesi che il territorio <strong>di</strong> Battellaro finisca <strong>nella</strong> o<strong>di</strong>erna località<br />
Quaranta, a SO <strong>di</strong> Bisacquino, dove ancora oggi si incontrano tre confini<br />
comunali (<strong>di</strong> Bisacquino, <strong>di</strong> Giuliana e <strong>di</strong> Chiusa Sclafani), cf. NANIA, o. c.,<br />
162, n. 2. Non credo inverosimile che il toponimo in questione avesse in<br />
passato un’estensione più ampia, comprendendo anche la località Quaranta,<br />
e che il confine <strong>di</strong> Battellaro lo raggiungesse una prima volta alla sua<br />
estremità settentrionale (tav. CCLIV, 10), e una seconda <strong>nella</strong> sua parte<br />
meri<strong>di</strong>onale (tav. CCLIV, 91; cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO). Per la<br />
<strong>di</strong>fferente estensione dei toponimi in epoche <strong>di</strong>verse cf. NANIA, o. c., 12, 71;<br />
interessante a questo proposito, in un’area molto vicina a quella in questione,<br />
è il caso del toponimo ÔMontagna dei Cervi’, che alla fine del XVI sec., <strong>nella</strong><br />
carta dell’Arcivescovado <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII),<br />
designa l’intero Monte Triona, mentre successivamente definisce soltanto un<br />
ex feudo ed oggi una contrada alle sue pen<strong>di</strong>ci settentrionali: ex feudo <strong>di</strong><br />
Montagna de’ Cervi: DEL GIUDICE, o. c., 33-34, nr. XVII; ASP, Direzione<br />
Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693, Stato delle antiche trazzere e
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1283<br />
delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828; I.G.M. 1:25.000, F.<br />
258 II SO: contrada «ai Cervi». Per la toponimastica relativa al Monte Triona<br />
cf. supra, n. 15. Sui termini arabi fah≥s≥, darda–r e mar cf. PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 133,139,164; AVOLIO, art. c., 86; GIUFFRIDA, art. c., 71;<br />
CARACAUSI, Arabismi... cit., 281; DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit.,<br />
478. Per l’importanza dei fitonimi nelle creazioni toponimiche cf. PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 119; per la loro longevità, legata talvolta anche all’obbligo<br />
<strong>di</strong> coltivare in certi luoghi determinate specie cerealicole o essenze<br />
arboree, AVOLIO, art. c., 74-75. In generale, sulla maggiore <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> aree<br />
boschive in età normanna e sveva cf. S. TRAMONTANA, Città e campagna <strong>nella</strong><br />
<strong>Sicilia</strong> normanna e sveva, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel contesto delle civiltà<br />
me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà<br />
rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981»,<br />
Galatina 1986, 175-197, 179-180 e bibl. ivi cit. Per il territorio <strong>di</strong> Contessa<br />
Entellina, notizia <strong>di</strong> altri boschi, oggi non più esistenti, ma documentati fino<br />
al XVII-XIX sec., in SCHIRÒ, Il Monastero... cit., 8; SCHIRÒ, L’antico<br />
castello... cit., 17; ASP, Intendenza <strong>di</strong> Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità<br />
dei Comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo (1819-1860), Busta 16: Comune <strong>di</strong><br />
Contessa (ringrazio per questa segnalazione la dott.ssa R. Equizzi).<br />
35 «[Il confine] traversa il predetto fiume [= wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘] fino alla<br />
pianura in cui stanno i tamarischi\ [Divisae] transeunt flum(en) p(re)<strong>di</strong>ctu(m)<br />
[= flumen Rahabi] usq(ue) ad planu(m) ubi sunt tamarisces» (CUSA, o. c., 199;<br />
JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Credo che l’area in questione debba essere<br />
localizzata alle pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali <strong>di</strong> Rocca d’Entella, verosimilmente in<br />
Contrada Roccella, in destra idrografica del Vallone Vaccarizzo: cf. C.T.I.M.,<br />
F. 619023).<br />
36 «Poi [il confine] scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />
che è sotto la predetta collina e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />
[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />
dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />
strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal‘a Mawru– \ Postea descendunt<br />
[<strong>di</strong>visae] de altera [Helmu Daugar] usq(ue)ad via(m) que est subt(us) altera<br />
p(re)<strong>di</strong>cta ascendendo ad porta(m) Cap(ri)fic(us). Et ibi est fic(us) et<br />
cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est in sinistro vie, et est in <strong>di</strong>visis Battallarii,<br />
et alia arbor est in dextra parte vie in <strong>di</strong>visis Kalata Mauri» (CUSA, o. c., 200;<br />
JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Kudyat al-Mudawwar (= collina<br />
del Rotondo) e Ba–b al-Dhukka–ra (= porta del caprifico) cf. JOHNS, Entella...<br />
cit., 76, 79, che non li identifica; per il termine dukka–r cf. PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 134; CARACAUSI, Arabismi... cit., 216). Credo che la<br />
collina in oggetto debba riconoscersi nel Cozzo Tondo (tav. CCLIV, 73), che<br />
si eleva imme<strong>di</strong>atamente a S <strong>di</strong> Contessa Entellina (C.T.I.M., F. 619074), e<br />
che la Portella del Caprifico corrisponda alla sella tra il Cozzo Tondo e la<br />
collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 75). In tutta quest’area non esiste oggi
1284<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
alcuna traccia <strong>di</strong> vegetazione arborea (né se ne conserva il ricordo), ad<br />
eccezione dei rimboschimenti effettuati verso la fine degli anni Sessanta sul<br />
versante settentrionale delle due alture, a protezione dell’abitato <strong>di</strong> Contessa.<br />
37 «[Il confine] sale ... agli albereti, alla strada <strong>di</strong> cresta [ma credo si<br />
debba tradurre: della Serra] che viene da Qal‘a Mawru–. E sale lungo la strada<br />
dritto lungo la cresta [ma credo piuttosto: attraverso la Serra] fino alla fine<br />
degli albereti, alla collina con pietre bianche piantate tra gli albereti\ [Divise]<br />
ascendunt ... ad arbusta usq(ue) ad viam serre que ducit de Kalatamauru.<br />
Ascendunt p(er) via(m) per serra(m) serra(m) usq(ue) ad fines arbustor(um),<br />
usq(ue) ad altera(m) ubi sunt petre albe plantate in ip(s)is arbustis... » (CUSA,<br />
o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Ci troviamo, a mio parere, a SO <strong>di</strong><br />
Contessa Entellina, nell’area che si estende alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali del<br />
Cozzo Serra (C.T.I.M., F. 619074) e che viene in<strong>di</strong>cata <strong>nella</strong> cartografia<br />
I.G.M. come «R. La Serra» (quadrante 1:50.000, F. 258 III, levata del 1862-<br />
1863, agg. a giugno 1896), o «Contr.a La Serra» (tavoletta 1:25:000, F. 258<br />
III SE, levata 1:50.000 del 1862-1866, ri<strong>di</strong>segnata nel 1937) e «La Serra» <strong>nella</strong><br />
cartografia attuale (I.G.M. 1.25.000, F. 258 III SE, rilievo 1969). Quest’area<br />
oggi non presenta alcuna copertura arborea, ad eccezione <strong>di</strong> alcuni arbusti e<br />
poche piante d’alto fusto che si conservano in un limitato settore, attualmente<br />
incolto, a S <strong>di</strong> Casa Montalbano (C.T.I.M., F. 619074), ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un<br />
affioramento <strong>di</strong> rocce bianche che potrebbe identificarsi con la «collina con<br />
pietre bianche piantate tra gli albereti\ altera(m) ubi sunt petre albe plantate in<br />
ip(s)is arbustis» (tav. CCLIV, 71). Per i termini altera e serra cf. GIUFFRIDA,<br />
art. c., 55; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171; DE SIMONE, Su alcune<br />
corrispondenze... cit., 474-475; METCALFE, art. c., 45-46. Per l’identificazione<br />
e la denominazione della strada citata nel documento cf. infra, n. 48.<br />
38 «[Il confine] scende lungo il wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘ finché raggiunge il wa–<strong>di</strong> –<br />
T≥u–t≥ \ et descendunt [<strong>di</strong>vise] p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en)Thut»<br />
(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Su questi due idronimi cf.<br />
JOHNS, Entella...cit., 82, che considera probabile per il primo l’identificazione<br />
con il corso d’acqua nel Vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo, mentre non identifica il<br />
secondo, ritenendolo comunque un confluente del wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘. Concordo con<br />
l’identificazione del primo, il cui nome, che può significare «fiume <strong>di</strong><br />
primavera» (JOHNS, Entella... cit., 82), ma anche, come suggerisce A. De<br />
Simone, «fiume della pioggia invernale», e dunque «che si gonfia in inverno»,<br />
potrebbe in ogni caso ben riferirsi al regime torrentizio <strong>di</strong> questo corso<br />
d’acqua, evidentemente più abbondante in primavera o in inverno e più scarso<br />
nelle altre stagioni. Per quanto riguarda invece il fiume T≥u–t≥ (su questo termine,<br />
che JOHNS, Entella... cit., 82 traduce «gelso», A. De Simone avanza alcune<br />
perplessità, poiché il vocabolo può avere anche numerosi altri significati), dal<br />
punto <strong>di</strong> vista topografico non mi sembra sostenibile l’identificazione con un<br />
confluente del wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘: mi sembra invece assai probabile che si tratti del<br />
Belice Sinistro nel tratto tra la confluenza con il Vaccarizzo e quella con il
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1285<br />
Senore (tav. CCLIV, 39). Per la consuetu<strong>di</strong>ne, comunissima <strong>nella</strong> Jari– da, <strong>di</strong><br />
denominare un fiume con nomi <strong>di</strong>versi nei suoi <strong>di</strong>fferenti tratti, cf. infra, 1266<br />
e n. 128.<br />
39 «[Il confine] lascia la pietra sulla destra e gira intorno ai pie<strong>di</strong> della<br />
collinetta verso N finché arriva alle pietre gran<strong>di</strong> che sono sulla cima della<br />
collinetta chiamata Gha–r al-S.ka–t.ra. E scende da essa al fiume Rabi – ‘\ Et remanet<br />
petra a dextris. Et vadunt [<strong>di</strong>vise] p(er) pedes mo(n)tis a sinistris, quousq(ue)<br />
iungit(ur) ad pet(ra)s magnas que sunt in capite terteri, et ibi vocat(ur)<br />
Spelunca Scutiferor(um), et descendunt ad fluviu(m) quod vocat(ur) Rahabi»<br />
(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Gha–r al-S.ka–<br />
t.ra, che rende un vocabolo non arabo, cf. JOHNS, Entella... cit., 78; PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 118, 168; per il termine terterum (dal francese tertre), cf.<br />
PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171 e DE SIMONE, Su alcune corrispondenze...<br />
cit., 473, con bibl. cit.; METCALFE, art. c., 45-46. Sulla base del contesto,<br />
credo che questa grotta, che JOHNS (Entella... cit., 78) non identifica, dovesse<br />
trovarsi alle pen<strong>di</strong>ci sud-occidentali della Rocca <strong>di</strong> Entella, non lontana dal<br />
vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo (= wa–<strong>di</strong>– Rabi – ‘ / flumen Rahabi), in un’area in cui oggi<br />
non sembrano riscontrabili tracce <strong>di</strong> grotte e delle quali neppure si conserva<br />
il ricordo <strong>nella</strong> memoria dei conoscitori della zona. Ritengo perciò che questo<br />
toponimo, che già nel testo appare alquanto strano per definire una grotta (si<br />
tratterebbe, secondo la descrizione, <strong>di</strong> pietre alla sommità <strong>di</strong> una collina)<br />
rispetto ai numerosi anfratti che si aprono invece sulle pareti della Rocca <strong>di</strong><br />
Entella, possa forse riferirsi ad un affioramento roccioso, probabile residuo<br />
<strong>di</strong> una delle frequenti frane dalle pareti della Rocca, che in una determinata<br />
epoca poteva essere stato adattato a riparo, forse me<strong>di</strong>ante la sistemazione <strong>di</strong><br />
altro materiale litico o elementi deperibili (frasche ecc.). Successivamente, è<br />
possibile che tali emergenze siano scomparse in seguito a fenomeni sismici,<br />
all’uso <strong>di</strong> mezzi meccanici pesanti per scopi agricoli, o all’attività, ben<br />
documentata <strong>nella</strong> zona, <strong>di</strong> recupero delle pietre gessose cadute dalla Rocca<br />
allo scopo <strong>di</strong> farne calcina (cf. per esempio ASP, Intendenza <strong>di</strong> Palermo.<br />
Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo (1819-<br />
1860), busta 16; Comune <strong>di</strong> Contessa: documento segnalatomi dalla dott.ssa<br />
R. Equizzi).<br />
È piuttosto frequente, <strong>nella</strong> Jari– da, la citazione <strong>di</strong> grotte: <strong>nella</strong> Divise<br />
Battallarii è ricordata anche la «Gha–r Ibn al- ‘Aju–z = Grotta del Figlio della<br />
Vecchia / Spelunca Filii Veterane», (per la quale cf. infra, 1253 e n. 47),<br />
mentre in altri territori compresi <strong>nella</strong> donazione del 1182, oltre a numerose<br />
caverne (per le quali cf. M. SCARLATA, La civiltà rupestre del Val <strong>di</strong> Mazara<br />
tra habitat rupestre e inse<strong>di</strong>amento urbano, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel<br />
contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee. Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale nel mezzogiorno d’Italia, Catania-<br />
Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 283-294, 287), sono definiti da<br />
toponimi in<strong>di</strong>canti grotte anche un casale (rah≥l Gar-S≥arfi: CUSA, o. c., 246) e
1286<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
due <strong>di</strong>visae (<strong>nella</strong> Magna Divisa Iati, le Divisae Gar e Gar-Suayb: CUSA, o.<br />
c., 192, 193; NANIA, o. c., 129, 121). Sul termine arabo gha–r cf. PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 167-168; NANIA, o. c., 20-21. Tali menzioni sono<br />
interessanti, perché in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un sistema inse<strong>di</strong>ativo <strong>di</strong> tipo rupestre che si<br />
rivela piuttosto <strong>di</strong>ffuso nei territori <strong>di</strong> Monreale, sistema sul quale cf.<br />
SCARLATA, o. c.; JOHNS, Nota sugli inse<strong>di</strong>amenti... cit.; H. BRESC, La casa<br />
rurale <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale. Massaria, casale e «terra», Arch Med, VII,<br />
1980, 375-381, 377. Se per alcune <strong>di</strong> tali località abbiamo dati sicuri circa<br />
l’utilizzo delle grotte a scopo abitativo, talora fino ad epoca recente (cf. per<br />
esempio F. D’ANGELO, Curbici <strong>di</strong> Camporeale: un problema d’inse<strong>di</strong>amento,<br />
Arch Med, II, 1975, 455-461), per altre, come le due grotte citate <strong>nella</strong> Divise<br />
Battallarii, non abbiamo al momento alcun in<strong>di</strong>zio in tal senso.<br />
40 «[Il confine] prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri.<br />
E rimane su <strong>di</strong> essa finché arriva alle pietre al-Rija–l. E la predette pietre<br />
rimangono a sinistra della strada dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru– / [Divise]<br />
adsumunt via(m) qua est a sinistris que ducit de Senurio, et vadunt p(er) ea(m)<br />
quousq(ue) p(er)veniunt ad lapides masculi, et remanent p(re)<strong>di</strong>cti lapides<br />
sinistrorsu(m) vie in <strong>di</strong>visis Battallarii» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit.,<br />
64, 66). Per il toponimo H≥ija–r al-Rija–l (ma sia A. De Simone che A. Metcalfe<br />
leggono al-Ra–jil, singolare) cf. JOHNS, Entella... cit., 78; PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 169. A. Metcalfe mi segnala che in <strong>Sicilia</strong> questo termine<br />
normalmente significa Ôvillano’, e non semplicemente Ôuomo’. Ci troviamo,<br />
in base alle in<strong>di</strong>cazioni del testo, nel settore più occidentale del territorio oggi<br />
amministrativamente pertinente al Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, e credo<br />
verosimile l’identificazione <strong>di</strong> questo toponimo nell’area a N dell’o<strong>di</strong>erno<br />
Cozzo Le Grottazze (C.T.I.M., F. 619052), significativa emergenza <strong>di</strong> rocce<br />
calcaree in una zona <strong>di</strong> marne e calcari marnosi (cf. Carta litologica in<br />
C.T.I.M, F. 619052). È possibile che il termine arabo h≥ija–r abbia in siciliano<br />
un esito del tipo ‘Arcera’ (NANIA, o. c., 19, n. 2; anche A. De Simone mi<br />
conferma tale possibilità), e in questo caso l’ubicazione dell’area a N del<br />
Cozzo Le Grottazze, proprio in Contrada Arcera, potrebbe essere un elemento<br />
significativo a conferma della proposta <strong>di</strong> identificazione. Per una <strong>di</strong>versa<br />
interpretazione del toponimo: CARACAUSI, Stratificazione... cit., 114.<br />
41 Dopo aver lambito le Pietre al-Rija–l (o al-Ra–jil) \ lapides Masculi,<br />
il confine «rimane sulla predetta strada fino alla Ra’s ÔAqabat al-T≥afl \<br />
[Divise] vadunt p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) usq(ue) ad Caput Mo(n)tane<br />
Crete» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Ra’s<br />
‘Aqabat al-T≥afl cf. JOHNS, Entella... cit., 81-82. Ritengo che si tratti del crinale<br />
delle Costiere (tav. CCLIV, 46), la cui costituzione litologica sembra trovare<br />
corrispondenza nel toponimo testimoniato dalla Divise Battallarii, trattandosi<br />
<strong>di</strong> un’ area <strong>di</strong> marne argillose e argille marnose grigio-azzurre della<br />
formazione marne <strong>di</strong> S. Cipirello e della formazione Cozzo <strong>di</strong> Terravecchia,<br />
con affioramenti <strong>di</strong> gessi cristallini della formazione gessoso-solfifera (cf.
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1287<br />
Carta litologica in C.T.I.M., F. 619052, 619051, 619063); su quest’area, che<br />
nel corso delle ricognizioni effettuate dal Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia<br />
e Topografia della <strong>Scuola</strong> Normale si è rivelata particolarmente sfavorevole<br />
per l’inse<strong>di</strong>amento umano, evidentemente a causa della sua costituzione<br />
geomorfologica, <strong>di</strong> cui il toponimo testimoniato dalla Jari–da sembra conservare<br />
testimonianza, cf. anche VAGGIOLI, Il territorio <strong>di</strong> Entella... cit., 59 e<br />
CORRETTI - VAGGIOLI, art. c., 191.<br />
42 «[Il confine] attraversa la predetta strada [da Qurulu–n a Bu– Za–ki–], e<br />
prosegue fino alla fine degli albereti (?) verso S, dritto sulla cresta finché arriva<br />
alla strada che porta da al-Qas≥aba a Bu–-Za–ki–, e scende alla strada, e alla<br />
sorgente chiamata ‘Ayn al-‘Ullayqa / [Divise] transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m)<br />
[de Corilione ad Busackinu(m)] usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us)<br />
meri<strong>di</strong>em p(er) serra(m) serra(m) quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de<br />
Casba ad Busackinu(m) et descendunt ad via(m) usq(ue) ad Fonte(m) Rubbet»<br />
(CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Sorgenti con questo stesso<br />
nome, ma ovviamente ubicate in luoghi <strong>di</strong>versi, sono citate anche <strong>nella</strong> Magna<br />
Divisa Corilionis (ÔAyn al-‘Ullayqa / fons Ullica: CUSA, o. c., 232, 195, ll. 321,<br />
152) e <strong>nella</strong> Magna Divisa Iati, Divisa Rahalbukal (ÔAyn al-‘Ullayqa / fons<br />
Rubeti: CUSA, o. c., 219, 189, ll. 280, 94), a testimonianza della <strong>di</strong>ffusione dei<br />
toponimi <strong>di</strong> tipo fitomorfo (sui quali cf. METCALFE, art. c., 49-74). La fonte<br />
citata <strong>nella</strong> Divise Battallarii corrisponde, a mio parere, all’attuale Fonte<br />
Morella (C.T.I.M., F. 619071), verosimilmente la Morella Bassa, che è situata,<br />
insieme alla sua omonima Alta, in un’area <strong>di</strong> particolare abbondanza idrica,<br />
confermata oggi dall’esistenza <strong>di</strong> un importante acquedotto.<br />
43 Per il testo: CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Cf. inoltre<br />
CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi, cit., 216. Ci troviamo<br />
nell’area a N <strong>di</strong> Rocca d’Entella, in Contrada Petraro, dove il Pizzo Lungo<br />
costituisce senza dubbio l’emergenza più significativa, al limite settentrionale<br />
dell’enorme frana che caratterizza il versante N della Rocca. Cf. C.T.I.M.,<br />
F. 619021. Sul termine zala–zil / <strong>di</strong>rroitum (erroneamente inteso da D’ANGELO,<br />
Sopravvivenze... cit., 61-62 in senso toponomastico) cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />
73; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 87; METCALFE, art. c., 45-46.<br />
44 Per il testo: CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Seguendo<br />
sul terreno l’andamento del confine, dopo il Pizzo Lungo l’emergenza<br />
paesistica che più colpisce chi sale in <strong>di</strong>rezione della Rocca d’Entella è senza<br />
alcun dubbio lo sperone roccioso <strong>di</strong> q. 448,6 s. l. m. che si protende in<br />
<strong>di</strong>rezione delle Case Petraro (cf. C.T.I.M., F. 619024). Per quanto non<br />
particolarmente elevato, esso domina con la sua mole caratteristica e con il<br />
colore rossastro dei suoi fianchi scoscesi l’accesso alla Rocca dal versante<br />
NE. Cf. anche JOHNS, Entella... cit., 73 e GIUSTOLISI, o. c., figg. 144, 148. Per<br />
il toponimo: PELLEGRINI, Terminologia... cit., 165.<br />
45 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Cf. anche JOHNS,<br />
Entella... cit., 73 e S. GELICHI, Entella e il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina: un
1288<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
avvio della ricerca, in «Atti delle Terze Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
sull’area elima, Gibellina - Erice - Contessa Entellina 1997», Pisa - Gibellina<br />
2000, 635-653, 643-644.<br />
46 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Per l’uso dei termini<br />
burj e ba–b per in<strong>di</strong>care elementi naturali o antropici cf. JOHNS, Entella... cit.,<br />
73, e inoltre PELLEGRINI, Terminologia... cit., 160 -161 e AVOLIO, art. c., 89<br />
e 99. Cf. anche GELICHI, art. c., 643-644, che tuttavia, anziché ad una portella<br />
naturale tra le rocce, penserebbe ad una porta delle mura dell’antica Entella.<br />
47 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Credo che la grotta<br />
sia da riconoscere <strong>nella</strong> cavità situata sulla Rocca alle spalle della grande<br />
stalla <strong>di</strong> q. 493,2 s.l.m. (C.T.I.M., F. 619024), alle pen<strong>di</strong>ci SE del Cozzo<br />
Petraro: cf. anche GIUSTOLISI, o. c., 141; A. WOTSCHITZKY, Escursione a<br />
Entella, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 115-124,<br />
118 e JOHNS, Entella... cit.,73-74 (che identifica correttamente la cima della<br />
montagna con il Cozzo Petraro, ma in<strong>di</strong>ca piuttosto una delle grotte sul suo<br />
fianco O). Per il toponimo: PELLEGRINI, Terminologia... cit., 168. La «pietra<br />
sotto alle due colline», invece, potrebbe essere in<strong>di</strong>viduabile <strong>nella</strong> significativa<br />
emergenza rocciosa che ancora oggi si trova poco a valle della Strada<br />
Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo, in prossimità del corso del torrente, poco<br />
prima della confluenza col Badessa (cf. C.T.I.M., F. 619023).<br />
48 Cf. supra, n. 36. Per una precedente ipotesi <strong>di</strong> identificazione del<br />
percorso cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 214<br />
e tav. I, F. A mio parere, da Calatamauro la strada, che ai pie<strong>di</strong> del Castello<br />
lambisce il Mulino Bagnitelle Soprane, si <strong>di</strong>rige verso NE, passando a N del<br />
Cozzo Serra, attraverso la contrada omonima (cf. C.T.I.M., F. 619062,<br />
619061, 619074). Credo sia in questo tratto, oggi in parte asfaltato, che il<br />
confine la raggiunge, in un punto al momento non meglio definibile (tav.<br />
CCLIV,70). Ritengo che il percorso testimoniato dalla Jari– da si separi poi da<br />
quello moderno (che scende a N verso Casa Montalbano), seguendo un<br />
vecchio sentiero che sale verso SE e si <strong>di</strong>rige in prossimità del Cozzo Tondo,<br />
fino a raggiungere la via proveniente da Contessa attraverso la portella tra il<br />
Cozzo Tondo e la collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 76; cf. C.T.I.M., F.<br />
619074, 619073); per tale strada cf. infra, n. 50.<br />
49 Cf. JOHNS, Entella... cit., 79; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 176.<br />
50 «[Il confine] poi scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />
che è sotto la predetta collina, e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />
[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />
dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />
strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal‘a Mawru–. E sale lungo la predetta<br />
strada al crocevia che porta a Qal‘a Mawru–. E traversa il crocevia e sale lungo<br />
la strada predetta finché arriva alla Dimna Jurrayda \ [Divise] postea descendunt<br />
de altera usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera p(re)<strong>di</strong>cta. Ascendendo ad<br />
Porta(m) Cap(ri)fic(us). Et ibi est fic(us) et cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1289<br />
in sinistro vie, et est in <strong>di</strong>visis Battallarii, et alia arbor est in dextra parte vie<br />
in <strong>di</strong>visis Kalata Mauru, et ascendunt p(er) via(m) pre<strong>di</strong>cta(m), usq(ue) ubi<br />
via ip(s)a int(er)secat alia(m) via(m) que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauru. Divi<strong>di</strong>t<br />
via(m) illa(m) et ascendunt p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m), quousq(ue) p(er)venit<br />
ad Fine(m) Girrayde» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il<br />
toponimo Ba–b al-Dhukka–ra cf. JOHNS, Entella... cit., 76; PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 160; CARACAUSI, Arabismi... cit., 216. La strada, ancora<br />
perfettamente riconoscibile <strong>nella</strong> cartografia sia ottocentesca che attuale<br />
(I.G.M 1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamenti 1896; I.G.M.<br />
1:25.000, F.258 III SE, rilievo 1862-1866, aggiornamenti 1937; C.T.I.M., F.<br />
619074, 619073), sale da Contessa (tav. CCLIV, 74) attraverso la portella tra<br />
il Cozzo Tondo e la collina ad E <strong>di</strong> esso (tav. CCLIV, 75), raggiunge poco<br />
dopo la «via della Serra che viene da Calatamauro / viam Serre que ducit de<br />
Kalatamauru»(cf. supra, n. 48) e sale verso S (tav. CCLIV, 77),<br />
ricongiungendosi a SE <strong>di</strong> Monte Gurgo con la via da Bisacquino a Calatamauro,<br />
più o meno corrispondente all’attuale Strada Provinciale nr. 35 <strong>di</strong> Bisacquino<br />
- S. Maria del Bosco - Bivio Miccina (tav. CCXXIII, 3 e tav. CCLIV, 82). In<br />
questo tratto, prima <strong>di</strong> raggiungere la fonte Elgelakan (cf. supra, n. 29; tav.<br />
CCLIV, 79), dovrebbe collocarsi il toponimo Dimna Jurrayde / Finis Girrayde<br />
(tav. CCLIV, 78), il cui significato, piuttosto controverso, varia tra quello <strong>di</strong><br />
«rovina» attribuitogli da PELLEGRINI, Terminologia... cit., 163 e JOHNS,<br />
Entella... cit., 77, e quello <strong>di</strong> «terreno, campo», affine al latino finis (cf. DU<br />
CANGE o. c., II, 503) per cui propende DE SIMONE, Su alcune corrispondenze...<br />
cit., 478.<br />
51 La voce siciliana deriva dall’arabo h≥add = confine (cf. DE SIMONE,<br />
Su alcune corrispondenze... cit., 477, G. B. PELLEGRINI, Ricerche sugli<br />
arabismi italiani con particolare riguardo alla <strong>Sicilia</strong>, Palermo 1989, 44;<br />
NANIA, o. c., 11), e quella albanese ne è la traslitterazione. In generale, per la<br />
scarsa incidenza dell’albanese sul patrimonio lessicale relativo alla<br />
toponomastica siciliana (<strong>nella</strong> maggior parte dei casi, i toponimi albanesi<br />
sono semplicemente la traduzione <strong>di</strong> termini geografici: GIUFFRIDA, art. c.,<br />
52), cf. CARACAUSI, Stratificazione... cit., 140-141. Oggi tale area appartiene<br />
tutta al Comune <strong>di</strong> Contessa Entellina, ma la strada che ricalca il percorso del<br />
confine della Jari– da separa la contrada in questione, che si trova ad E, da<br />
quella detta Itria, ad O (così chiamata dalla Cappella <strong>di</strong> S. Maria O<strong>di</strong>gitria –<br />
per la quale cf. A. SCHIRÒ, Memorie storiche intorno alle origini e vicende <strong>di</strong><br />
Contessa Entellina, Palermo 1902, 60; LOJACONO, o. c., 28 – ubicata poco più<br />
a N, tra Cozzo Serra e Cozzo Tondo: cf. C.T.I.M., F. 619074). Queste<br />
denominazioni non compaiono sulla cartografia attuale, ma sono ben note a<br />
tutti gli abitanti della zona e sono presenti in alcune fonti bibliografiche (per<br />
esempio SCHIRÒ, Guida illustrata... cit., 17), oltre che in alcuni documenti<br />
conservati presso l’Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Contessa Entellina, che mi<br />
sono stati segnalati dalla dott.ssa R. Equizzi (per esempio Busta 127 (anno
1290<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
1859), fasc. 14: Vie vicinali e trazzere: «vie vicinali delle Due Xhaje e della<br />
Madonna dell’Itria»; Busta 763 (anno 1866): Elenco delle strade comunali,<br />
nr. 5: «strada comunale e vicinale... sino al vignale delle Due Xaje... ».<br />
52 Sull’inse<strong>di</strong>amento a Contessa della comunità albanese cf., tra gli<br />
altri, SCHIRÒ, Memorie... cit., 19-24; LOJACONO, o. c., 14. I feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Contessa<br />
e Serradamo, cioè proprio le aree in questione, furono i primi concessi alla<br />
comunità albanese che si stanziò a Contessa nel XV secolo (AMICO, o. c., I,<br />
352; SCHIRÒ, Guida illustrata... cit., 16-17 e Documento I, 12-12-1520;<br />
SCHIRÒ, Memorie storiche... cit., Documento IV, 2-12-1520).<br />
53 G. UGGERI, Il sistema viario romano in <strong>Sicilia</strong> e le sopravvivenze<br />
me<strong>di</strong>oevali, in «La <strong>Sicilia</strong> rupestre nel contesto delle civiltà me<strong>di</strong>terranee.<br />
Atti del VI Convegno internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla civiltà rupestre me<strong>di</strong>evale<br />
nel mezzogiorno d’Italia, Catania-Pantalica-Ispica 1981», Galatina 1986, 85-<br />
112, 107. In generale, per la viabilità in <strong>Sicilia</strong> in età tardoantica e me<strong>di</strong>evale<br />
cf. inoltre C. TRASSELLI, Les routes Siciliennes du Moyen Age au XIX e siècle,<br />
Revue Historique, XCVIII, 1974, 27-44; G. UGGERI, La viabilità romana in<br />
<strong>Sicilia</strong> con particolare riguardo al III e al IV secolo, Kokalos, XXVIII-<br />
XXIX, 1982-1983, 424-460; ID:, Itinerari e strade, rotte, porti e scali della<br />
<strong>Sicilia</strong> tardoantica, Kokalos, XLIII-XLIV, 1997-1998, 299-364 e bibl. cit.;<br />
L. ARCIFA, Viabilità e politica stradale in <strong>Sicilia</strong> (sec. XI-XIII), in Federico<br />
e la <strong>Sicilia</strong> dalla terra alla corona. Archeologia e Architettura, a cura <strong>di</strong> C.A.<br />
Di Stefano - A. Cadei, Palermo 1995, 27-33; EAD., Vie <strong>di</strong> comunicazione e<br />
potere in <strong>Sicilia</strong> (sec. XI-XIII). Inse<strong>di</strong>amenti monastici e controllo del<br />
territorio, in «I Congresso Nazionale <strong>di</strong> Archeologia Me<strong>di</strong>evale, Pisa 1997»,<br />
Firenze 1997, 181-186. Per la viabilità <strong>nella</strong> valle del Belice cf. G. BEJOR,<br />
Tuci<strong>di</strong>de 7, 32 e la via DIA SIKELWN nel settentrione della <strong>Sicilia</strong>, ASNP,<br />
S. III, III, 1973, 741-765,754; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e<br />
contributi... cit., 205-218; NANIA, o. c., 171-199.<br />
54 «Il confine <strong>di</strong> Bat≥t≥alla–ru–...scende....fino alla strada che porta da<br />
Qurulu–n a Bu– Za–ki–. Attraversa la predetta strada...\ Divise Battallarii...<br />
descendunt... usq(ue) ad via(m) que ducit de Corilione ad Busackinu(m),<br />
transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m)... » (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63,<br />
65; tav. CCLIV, 3).<br />
55 La via da Corleone a Bisacquino è identificata da D’ANGELO<br />
(Sopravvivenze... cit., 55, 60) con una vecchia trazzera che da Corleone si<br />
<strong>di</strong>rige prima verso SO, passando ad O dell’attuale Campofiorito, e poi verso<br />
S, lasciando Bisacquino ad E. Cf. anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento...<br />
Materiali e contributi... cit., 214 e tav. I, C. Sulla base <strong>di</strong> una più approfon<strong>di</strong>ta<br />
analisi del testo, e quin<strong>di</strong> della coerenza interna delle in<strong>di</strong>cazioni da esso<br />
fornite, credo invece che il percorso si svolgesse più ad E, lungo una <strong>di</strong>rettrice<br />
che è in parte ripresa dalla attuale Strada Statale nr. 188 Centro-Occidentale<br />
Sicula. Il percorso antico, tuttavia, doveva essere più rettilineo <strong>di</strong> quello<br />
moderno, come testimoniano numerosi tratti ancora conservati, lungo alcuni
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1291<br />
dei quali corre ancora, significativamente, il confine comunale. Cf. I.G.M.<br />
1:50.000, F. 258 II, rilievo 1852-1862-1863, aggiornamenti 1895; I.G.M.<br />
1:25.000, F. 258 II NO e 258 II SO (rilievo 1930, e aggiornamento 1969) e<br />
C.T.I.M., F. 619083, 619084, dove è ancora riportata l’in<strong>di</strong>cazione «trazzera<br />
per Bisacquino». Cf. anche ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi,<br />
Busta 1693, Fascicolo: Corleone, Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone,<br />
10 luglio 1828, nr. 19, 20, 21; ASCCE, Categoria IV. Sanità e Igiene, Busta<br />
257, Regolamenti Municipali: regie trazzere e strade (1858-1935), nr. 1:<br />
trazzera per Corleone, che risulta «in gran parte occupata dalla strada<br />
provinciale» (ringrazio anche per questa segnalazione la dott.ssa R. Equizzi).<br />
56 Per il casale <strong>di</strong> al-Qas≥aba /Casba cf. infra, 1262 e nn.100-101.<br />
57 «Il confine <strong>di</strong> Bat≥t≥alla–ru–... attraversa la preddetta strada [da Qurulu–n a<br />
Bu– Za–ki – ], e prosegue fino alla fine degli albereti (?) [oppure: fino al margine<br />
degli arbusti] verso S <strong>di</strong>ritto sulla cresta finché arriva alla strada che porta da<br />
al-Qas≥aba a Bu– Za–ki – , e scende alla strada, e alla sorgente chiamata Ôayn al-<br />
‘Ullayqa/ Divise Battallarii... transeunt via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) [de Corilione ad<br />
Busackinu(m)] usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us) meri<strong>di</strong>em p(er)<br />
serra(m) serra(m) quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de Casba ad<br />
Busackinu(m) et descendunt ad via(m) usq(ue) ad Fonte(m) Rubbet» (CUSA,<br />
o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65).<br />
La strada da Casba a Bisacquino, non identificabile secondo CANZANELLA,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 214, a mio parere è ricalcata<br />
nelle sue linee generali dall’attuale percorso Masseria Balatazza - Giancavallo<br />
- Bisacquino (corrispondentte alla Strada Provinciale nr. 12 Campofiorito -<br />
Contessa Entellina - Bivio Piangipane e alla Strada Consorziale nr. 24<br />
Bisacquino - Giancavallo <strong>di</strong> Morella: cf. C.T.I.M., F. 619071, 619072,<br />
619083; I.G.M., F. 258, II SO).<br />
58 «[Il confine] continua lungo la strada e sale finché lascia sulla<br />
destra la sorgente al-Jala–q.n... finché arriva alla strada che porta da Bu– Za–ki –<br />
a Qal‘a Mawru–, e al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – . Poi sale verso E lungo la strada<br />
pubblica ... / [Divise] vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo quousq(ue) remanet<br />
fons, qui <strong>di</strong>cit(ur) Ayn Elgelakan, a dextris et vad(un)t p(er) via(m)<br />
p(re)<strong>di</strong>cta(m) quous(ue) p(er)veniunt ad via(m) Busackini, que ducit ad<br />
Kalatamauru ad locu(m) Cassarii. Postea ascendu(n)t p(er) via(m) publica(m)<br />
vers(us) orientem ... » (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per la<br />
sorgente al-Jala–q.n \ Elgelakan cf. supra, n. 29; per il toponimo al-Qasa–ri – /<br />
Cassarii cf. JOHNS, Entella... cit., 81 (ritenuto pre-arabo); CARACAUSI, L’elemento<br />
bizantino... cit., 90, e PELLEGRINI, Terminologia... cit., 185 (considerato<br />
probabilmente un adattamento del latino casearia; ma cf. anche DE<br />
SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 484). Le in<strong>di</strong>cazioni della Divise<br />
Battallarii, assai precise e ben riscontrabili, per il tratto in oggetto, nel<br />
paesaggio attuale, consentono <strong>di</strong> collocare con una certa sicurezza questo<br />
toponimo nell’area dell’attuale Casa Gurgo (tav. CCLIV, 81), anche se la
1292<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
ricognizione effettuatavi non ha permesso <strong>di</strong> rilevare sopravvivenze significative<br />
né nell’e<strong>di</strong>ficio (un antico casale recentemente ristrutturato), né nel<br />
terrreno circostante. Su questo toponimo cf. anche DI GIOVANNI, I casali...<br />
cit., 452. Sul percorso <strong>di</strong> questa strada, in precedenza non in<strong>di</strong>viduato, cf.<br />
CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 215.<br />
59 Il percorso testimoniato dalla Jari– da, che doveva essere <strong>di</strong> una certa<br />
importanza in quanto definito «via publica», era verosimilmente più rettilineo<br />
dell’attuale Strada Provinciale: è possibile che da Bisacquino seguisse la<br />
trazzera <strong>di</strong> Gilia (ancora in<strong>di</strong>cata con questo nome su C.T.I.M., F. 619072) e<br />
poi passasse o a N <strong>di</strong> Rocche Valvino, come la strada attuale che lambisce S.<br />
Maria del Bosco, oppure, più probabilmente, a S, lungo l’antico sentiero che<br />
attraversa Portella Balata, per poi ricongiungersi al percorso moderno ad E <strong>di</strong><br />
Casa Gurgo, e proseguire verso O, con un andamento più rettilineo <strong>di</strong> quello<br />
attuale, fino al moderno abbeveratoio a NO <strong>di</strong> Casa Gurgo e da lì ancora verso<br />
O, passando a S <strong>di</strong> Monte Gurgo, lungo il sentiero che gli abitanti del luogo<br />
in<strong>di</strong>cano ancora come <strong>di</strong>retto a Calatamauro (C.T.I.M., F. 619073; I.G.M., F.<br />
258 III SE, rilievo 1862-1869). Cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />
e contributi... cit., 215). Il confine, che in questo tratto procede da O ad E, segue<br />
questa strada per un breve tratto dopo essere giunto al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – / locum<br />
Cassarii (per il quale cf. la n. precedente): «Poi sale verso E lungo la strada<br />
pubblica fino alla cima della montagna [ad Murram] ed è chiamata H≥a–rik al-<br />
Ri–h≥. E continua lungo la montagna verso E. E le acque che corrono verso S<br />
appartengono a Q.m.h≥a e J.niya–na, e le acque che corrono verso N appartengono<br />
a Bat≥ala–ru– / Postea ascendu(n)t p(er) via(m) publica(m) vers(us) orientem<br />
ad caput montis ad Murra(m) que est in capite montis, qui nominat(ur) Mo(n)s<br />
Venti. Vadunt p(er) mo(n)te(m) orientalit(er), ita q(uo)d sic(ut) fluit aqua<br />
vers(us) meri<strong>di</strong>e(m) p(er)tinet ad Comiziia(m) et Cinianam. Et sic(ut) fluit<br />
aqua v(er)s(us) septemt(ri)one(m), p(er)tinet ad Battallar(um)» (CUSA, o. c.,<br />
200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66; NANIA, o. c., 161). Per i toponimi al-M.rra<br />
/ ad Murram, H≥a–rik al- Ri–h≥ / Mons Venti, Q.m.h≥a / Comiziiam e J.niya–na /<br />
Cinianam cf. JOHNS, Entella... cit., 78, 79, 80; CARACAUSI, Stratificazione... cit.,<br />
111; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 89, 91; i primi due, <strong>di</strong> incerta<br />
identificazione, devono comunque corrispondere ad una della cime del<br />
massiccio del Monte Genuardo, comprese nell’area tra Casa Gurgo e Cozzo<br />
<strong>di</strong> Mangia (tav. CCLIV, 83), mentre negli altri due, che il testo in<strong>di</strong>ca a S dello<br />
spartiacque del Monte Genuardo (tav. CCLIV, 84), bisogna riconoscere,<br />
rispettivamente, S. Giacomo <strong>di</strong> Comicchio e Giuliana (tav. CCLII), casali che<br />
vennero donati a Monreale nel 1185 (DEL GIUDICE, o. c., 29-30; GARUFI, o. c.,<br />
28-29, LI). Per queste località cf. anche G. FILOTEO DEGLI OMODEI, Descrizione<br />
della <strong>Sicilia</strong> raccolta da Messer Giulio Filoteo Omodei ed altra <strong>di</strong> Camillo<br />
Camiliano, dai manoscritti della Biblioteca Comunale <strong>di</strong> Palermo, I-II,<br />
Palermo 1879, a cura <strong>di</strong> G. Di Marzo, I, 254; DI GIOVANNI, I casali... cit., 469,<br />
483-484, 488. Per l’uso del termine arabo h≥a–rik come corrispondente del
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1293<br />
latino mons cf. DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 473. Per l’area in<br />
questione cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO e III SE; C.T.I.M., F. 619073.<br />
60 «[Il confine] scende <strong>di</strong>ritto lungo la vallata fino alla strada pubblica<br />
che porta da Bu– Za–ki – a al-R.dayni – . E la segue finchè arriva al bivio con la<br />
strada che collega Bu– Za–ki – e Bat≥ala–ru– e al-R.dayni – , fino alle pietre bianche<br />
piantate in mezzo alla strada / [Divise] descendunt p(er) vallonem vallone(m)<br />
usq(ue) ad via(m) publica(m) que ducit a Busackino, Rudeinu. Et vadunt<br />
cu(m) ea quousq(ue) p(er)veniunt ad eu(m) locu(m) ubi iungunt(ur) vie<br />
iuncte, de Busackino, et Battallario, et Rudeynu usq(ue) ad lapides albos, qui<br />
sunt plantati i(n) via» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66-67). Per<br />
il toponimo al-R.dayni – (o forse al-Rudayni – , come preferisce leggere A.<br />
Metcalfe) cf. JOHNS, Entella... cit., 81 (che suppone si tratti <strong>di</strong> un toponimo<br />
pre-arabo, ma forse affine all’arabo rudayni– = lancia) e NANIA, o. c., 162, n.<br />
1 (che richiama, per assonanza, il frouvrion Ruvbdo" <strong>di</strong> Stefano Bizantino, <strong>di</strong><br />
ignota ubicazione). Non sono in grado, al momento, <strong>di</strong> avanzare ipotesi<br />
precise sul percorso delle due strade citate dal documento; ci troviamo<br />
comunque nell’area a SO <strong>di</strong> Bisacquino, ed è probabile che il bivio citato sia<br />
quello a NE <strong>di</strong> Giuliana (tav. CCLIV, 88), in cui la strada che viene da<br />
Bisacquino incrocia quella proveniente da Battellaro (percorso, quest’ultimo,<br />
corrispondente a quello dell’attuale Strada Interpoderale Serro - Battellaro<br />
- Cascia, e poi dell’antica trazzera Giancavallo - Frascine: cf. C.T.I.M., F.<br />
619072 e ASCCE, Categoria IV. Sanità e Igiene, Busta 257, Regolamenti<br />
Municipali: regie trazzere e strade (1858-1935), strade nrr. 2 e 5). Non<br />
avendo elementi per l’identificazione <strong>di</strong> al-R.dayni– / Rudeynu, non posso<br />
ricostruire il percorso della Bisacquino-Rudeynu (che, oltre tutto, doveva<br />
essere una strada <strong>di</strong> una certa importanza, essendo definita «via publica»), ma<br />
il fatto che il confine, provenendo da O e procedendo in senso antiorario, la<br />
incroci prima del bivio per Battellaro, induce a ritenere che la strada da<br />
Bisacquino si <strong>di</strong>rigesse verso SO (tav. CCLIV, 87).<br />
61 «[Il confine] da qui lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong> – nat<br />
al-Mah≥miyya e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla. E prosegue <strong>di</strong>ritto<br />
sulla strada finché arriva al ruscello della sorgente al-Sama–r \ [Divise] hic<br />
<strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt via(m) que ducit<br />
de Battallaro ad Antella, et vadunt p(er) via(m) via(m), quousq(ue) p(er)veniunt<br />
ad rivu(m) Fontis Simar» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per<br />
il toponimo al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya (= la città protetta), epiteto augurale<br />
in<strong>di</strong>cante Palermo, cf. JOHNS, Entella... cit., 79; PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 177; per il toponimo ‘ayn al-Sama–r cf. JOHNS, Entella... cit., 75-76;<br />
CARACAUSI, Arabismi... cit., 68, n. 113; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 158.<br />
Credo che questo corso d’acqua possa essere cercato nell’area tra Cozzo<br />
Contissi e Cozzo Muricchio: cf. C.T.I.M., F. 619074 (tav. CCLIV, 66, 67).<br />
62 Il percorso della via da Battallaro ad Entella si snoda nel Vallone<br />
Vaccarizzo (ma, a mio parere, con andamento <strong>di</strong>verso da quello in<strong>di</strong>cato da
1294<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216), ed è ancora<br />
chiaramente leggibile sul terreno e sulla cartografia: I.G.M. 1:50.000, F. 258<br />
III, rilievo 1862 -1863, aggiornamenti 1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE,<br />
NE (rilievi 1862 - 1866, aggiornamento 1937), F. 258 II SO (rilievo 1930).<br />
Da Battellaro, <strong>di</strong>rigendosi verso NO, la via coincide con un antico sentiero,<br />
ripreso dall’attuale Strada Interpoderale Serro - Battellaro - Cascia, e poi<br />
prosegue ancora verso NO fino a superare il Torrente Chiarello, oltre il quale<br />
procede fino a Quattrocase (probabilmente con un percorso simile a quello<br />
dell’attuale Strada Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo, e in questo tratto verosimilmente<br />
il confine della Divise Battallarii la segue: tav. CCLIV, 65). Da tale<br />
area percorre il tracciato che si conserva nell’attuale Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 17<br />
<strong>di</strong> Petraro, attraverso la contrada Pizzillo, fino alla Rocca <strong>di</strong> Entella, alla quale<br />
è probabile che accedesse da NE, dall’area <strong>di</strong> Case Petraro (o forse da poco<br />
a SE <strong>di</strong> esse). Se il percorso è quello in<strong>di</strong>cato, è verosimile che il confine della<br />
Divise Battallarii incontri questa strada un’altra volta, nelle imme<strong>di</strong>ate<br />
vicinanze <strong>di</strong> Rocca d’Entella, in un punto in cui, lambite le pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali<br />
della Rocca, il confine si <strong>di</strong>rige «verso E, dritto per la cresta, fino alla<br />
strada che è sotto la collina al-Raml / [Divise] descendunt ab ip(s)is v(er)s(us)<br />
oriente(m) p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera<br />
altera [sic!]» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). In questo caso,<br />
non è specificato quale sia la strada che transita sotto la Collina al-Raml (=<br />
della Sabbia: tav. CCLIV, 57), ma, essendo le in<strong>di</strong>cazioni del testo molto<br />
precise in questo tratto, è assai verosimile che la via in questione sia proprio<br />
la Battallaro - Entella nel tratto alle pen<strong>di</strong>ci sud-orientali della Rocca (tav.<br />
CCLIV, 58). Per il toponimo Kudyat al-Raml cf. JOHNS, Entella... cit., 79.<br />
Tale toponimo si ripete due volte <strong>nella</strong> Divise Battallarii (alle linee 341 e 351<br />
del testo arabo, alle linee 177 e 191 <strong>di</strong> quello latino), ma dal contesto risulta<br />
evidente che si tratta <strong>di</strong> due luoghi <strong>di</strong>versi con lo stesso nome, il primo dei<br />
quale credo corrisponda invece all’altura <strong>di</strong> q. 592,8 che si trova poco a N <strong>di</strong><br />
Bisacquino, ad E del Cozzo Serro (cf. C.T.I.M., F.619072; tav. CCLIV, 9).<br />
Per la ripetizione in passi <strong>di</strong>versi della Jari– da <strong>di</strong> toponimi uguali, legati<br />
principalmente alla flora, alla fauna o alle caratteristiche geomorfologiche<br />
del terreno (su tali toponimi cf. METCALFE, art. c., 49-74), cf., sempre <strong>nella</strong><br />
Divise Battallarii, anche il caso <strong>di</strong> al-M.rr / Murrum e al-M.rra / Murra (CUSA,<br />
o. c., 198, 200, 236, 241; JOHNS, Entella... cit., 61, 62, 63), <strong>di</strong> analoga<br />
derivazione (JOHNS, Entella... cit., 79; CARACAUSI, Arabismi... cit., 192;<br />
GIUFFRIDA, art. c., 46), ma situati, credo, il primo alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali del<br />
Monte Triona (tav. CCLIV, 2), il secondo sul Monte Genuardo (cf. supra, n.<br />
59). Cf. inoltre supra, n. 42. Significativo è anche il toponimo ‘ayn al-Tuffa–<br />
h≥a / Fons Pomerii (per il quale cf. JOHNS, Entella... cit., 76; PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 158; cf. anche DU CANGE, o. c., s.v. pomerium, 401),<br />
identico a quello della ben nota sorgente del Pomo ancora esistente in<br />
Contrada Chiappetta (I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE), ma, sulla base del
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1295<br />
contesto, da ricercarsi invece in prossimità del limite sud-orientale del<br />
Comune <strong>di</strong> Contessa (tav. CCLIV, 85), dove il confine, che per un tratto ha<br />
seguito in <strong>di</strong>rezione E lo spartiacque del Genuardo, «scende alla sorgente Ôayn<br />
al-Tuffa–h≥a, al ruscello, alla vallata al-Ti–n / descendunt [<strong>di</strong>vise] ad fonte(m)<br />
Pomerii. Et descendunt de ip(s)o fonte, usq(ue) ad rivu(m) et ad vallone(m)<br />
Ficus» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Non so identificare con<br />
certezza la sorgente, tra le numerose <strong>di</strong> questa zona, ma ritengo dovesse<br />
trovarsi imme<strong>di</strong>atamente a N dell’area in cui ancora <strong>nella</strong> cartografia<br />
ottocentesca e attuale si conservano i toponimi «R. la Fico» (I.G.M. 1:50.000,<br />
F. 258 II, levata 1852-1862-1863, agg. 1895) e «Abb.io Fico» (I.G.M.<br />
1:25.000, F. 258 II SO, rilievo 1930): tav. CCLIV, 86. Per i numerosi casi <strong>di</strong><br />
ripetizioni <strong>di</strong> toponimi che si verificano in altre <strong>di</strong>visae della Jari– da cf. per<br />
esempio NANIA, o. c., 128.<br />
63 «[Il confine] sale... alla strada che porta da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali – ,<br />
all’alta pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong> Ant≥alla \ [Divise]<br />
ascendunt ...usq(ue) ad via(m) que ducit de Battallaro ad Kalathali, usq(ue) ad<br />
petra(m) erecta(m) que est in fine <strong>di</strong>rroiti de Hantalla» (CUSA, o. c., 198; JOHNS,<br />
Entella... cit., 64, 65-66). E più oltre: «[Il confine] scende alla strada che porta<br />
da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ÔAli – . E gira da essa verso S finché arriva alla strada per al-<br />
Sha–qqa vicino alla Vallata al-Ghula–m / [Divise] descendunt ad via(m)que ducit<br />
de Batalaro ad Kalathali et vertunt(ur) p(er) ip(s)am ad meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue)<br />
iungunt(ur) ad viam Sciacce prope Vallonem S(er)vi» (CUSA, o. c., 199-200;<br />
JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Qal‘a ÔAli – , al-Sha–qqa, Khandaq al-<br />
Ghula–m cf. JOHNS, Entella... cit., 80, 82,79. Per l’identificazione <strong>di</strong> quest’ultimo<br />
cf. infra, n. 79; per l’identificazione dell’«alta pietra eretta» con il Pizzo Lungo<br />
cf. supra, 1253 e n. 43. Per l’ipotesi del passaggio della strada nel Vallone <strong>di</strong><br />
Petraro cf. JOHNS, Entella... cit., 73; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />
e contributi... cit., 216, tav. I,D. La via, che il confine raggiunge in due <strong>di</strong>versi<br />
tratti (tav. CCLIV, 24 e 62), da Battellaro doveva probabilmente <strong>di</strong>rigersi verso<br />
N e poi verso NO seguendo antichi percorsi ancora conservati in trazzere che<br />
talora mantengono tratti <strong>di</strong> basolato, fino ad attraversare il corso d’acqua del<br />
Vallone Chiarello e proseguire nell’attuale Strada Consorziale nr. 4 <strong>di</strong> Bruca<br />
(che per lungo tratto costituisce ancora confine comunale) e poi lungo l’antico<br />
sentiero che risale il Vallone <strong>di</strong> Petraro, fino a lambire le pen<strong>di</strong>ci del Pizzo<br />
Lungo. Da questo punto, dove il confine la incrociava, la strada poteva<br />
attraversare il Belice e poi <strong>di</strong>rigersi verso il Monte Cautalì, oppure, più<br />
probabilmente, si <strong>di</strong>rigeva verso Vaccara e attraversava il Belice al Guado del<br />
Bagno (per il quale cf. supra, n. 28) e da lì raggiungeva il Monte Cautalì. Per<br />
questi percorsi cf. C.T.I.M., F. 619071, 619074, 619033, 619022, 619021,<br />
619024; I.G.M. 1:25.000, F. 258 II SO (rilievo 1930), III SE (rilievo 1862-1866,<br />
aggiornamento 1937), III NE (rilievo 1862-1866, aggiornamento 1937; rilievo<br />
1969); I.G.M. 1:50.000, F. 258 II (rilievo 1852-1862-1863, aggiornamento<br />
1895), 258 III (rilievo 1862-1863, aggiornamento 1896).
1296<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
64 Sul castello <strong>di</strong> Calatamauro cf. bibl. cit. supra, n. 23.<br />
65 Cf. supra, 1255 e nn. 58 e 59.<br />
66 Cf. supra, 1252-1253 e nn. 37, 48, 50.<br />
67 Cf. supra, n. 50.<br />
68 «[Il confine] poi scende dalla collina [al-Mudawwar] alla strada<br />
che è sotto la predetta collina, e sale alla portella al-Dhukka–ra. E ci sono alberi<br />
[<strong>di</strong> fico] e caprifichi. Ed i caprifichi stanno sulla sinistra della strada, e stanno<br />
dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E gli alberi [<strong>di</strong> fico] stanno sulla destra della<br />
strada, e stanno dentro il confine <strong>di</strong> Qal’a Mawru–. E sale lungo la predetta<br />
strada al crocevia che porta a Qal‘a Mawru–. E traversa il crocevia e sale lungo<br />
la strada predetta finché arriva alla Dimna Jurrayda. E continua lungo la<br />
strada e sale finché lascia sulla destra la sorgente al-Jala–q.n. E prosegue lungo<br />
la predetta strada finché arriva alla strada che porta da Bu– Za–ki – a Qal‘a Mawru–<br />
e al luogo <strong>di</strong> al-Qasa–ri – / [Divise] postea descendunt de altera usq(ue) ad via(m)<br />
que est subt(us) altera p(re)<strong>di</strong>cta. Ascendendo ad Porta(m) Cap(ri)fic(us). Et<br />
ibi est fic(us) et cap(ri)fic(us), et cap(ri)fic(us) est in sinistro vie, et est in<br />
<strong>di</strong>visis Battallarii, et alia arbor est in dextra parte vie in <strong>di</strong>visis Kalata Mauru,<br />
et ascendunt p(er) via(m) pre<strong>di</strong>cta(m), usq(ue) ubi via ip(s)a int(er)secat<br />
alia(m) via(m) que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauru. Divi<strong>di</strong>t via(m) illa(m) et ascendunt<br />
p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m), quousq(ue) p(er)venit ad Fine(m) Girrayde. Et<br />
vadu(n)t p(er) via(m) ascendendo quousq(ue) remanet fons qui <strong>di</strong>cit(ur) Ayn<br />
Elgelakan a dextris et vad(un)t p(er) via(m) p(re)<strong>di</strong>cta(m) quousq(ue)<br />
p(er)veniunt ad via(m) Busackini, que ducit ad Kalatamauru ad locu(m)<br />
Cassarii» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64). Questo percorso è<br />
ancora ben riconoscibile sul terreno, come sulla cartografia sia attuale che<br />
storica (cf. I.G.M. 1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamento<br />
1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SE, rilievo 1862-1866, aggiornamento 1937<br />
e rilievo 1969; C.T.I.M., F. 619073, 619074), oltre che sulla fotografia aerea<br />
(cf. I.G.M., volo del 9-5-1975, strisciata XXVII, fotogramma 558).<br />
69 «[Il confine] sale dritto lungo il ruscello alla cima della predetta<br />
collina che è sotto la Ra’s al-Kami–n. E da lì scendendo lungo il ruscello torna<br />
in<strong>di</strong>etro finché raggiunge la strada che porta da Qal‘a ÔAli – a S.nu–ri – . Traversa<br />
la strada e scende lungo la vallata finché arriva al Fiume Rabi – ‘/ [Divise]<br />
ascendunt p(er) aqueductu(m) aqueductu(m) usq(ue) ad caput altere p(re)<strong>di</strong>cte,<br />
que est subt(us) caput Elchemin; et descen<strong>di</strong>t ab ea p(er) aque ductu(m)<br />
vers(us) septemt(ri)one(m), quousq(ue) iungit(ur) cu(m) via que ducit de<br />
Kalatahali ad Senuriu(m). Incidunt via(m) et descendunt p(er) vallone(m)<br />
vallone(m) quousq(ue) iungunt(ur) ad Flum(en) Rahabi» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />
Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Ra’s al-Kami – n, Qal‘a ÔAli – e S.nu–ri – cf. JOHNS,<br />
Entella... cit., 79, 80, 82; CARACAUSI, Arabismi... cit., 192-193; PELLEGRINI,<br />
Terminologia... cit., 189. Per le tracce <strong>di</strong> questo percorso leggibili sulla<br />
cartografia e sulla fotografia aerea cf. C.T.I.M., F. 619024, 619023 e volo<br />
I.G.M. del 10-7-1955, fotogramma 11121.
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1297<br />
70 Cf. infra, 1257-1258, nn. 76 e 83, tav. CCLIII, 12 e 16. Per<br />
l’ubicazione del casale <strong>di</strong> Senuri cf. infra, 1266-1267 e nn. 124-126, 129.<br />
71 «[Il confine] lascia una strada sulla destra, e quella è la strada per<br />
Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – . E rimane<br />
su <strong>di</strong> essa finché arriva alle Pietre al-Rija–l [o al-Ra–jil]. E le predette pietre<br />
rimangono a sinistra della strada dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru–. E rimane sulla<br />
predetta strada fino alla cima della Ra’s ‘Aqabat al-T≥afl, e scende da lì al<br />
Fiume Q.b.r.sh / [Divise] relinquunt via(m) que est a dextris, scilic(et) via(m)<br />
Mazarie, et adsumunt via(m) que est a sinistris que ducit de Senurio, et vadunt<br />
p(er) ea(m) quousq(ue) p(er)veniunt ad Lapides Masculi, et remanent p(re)<strong>di</strong>cti<br />
lapides sinistrorsu(m) vie in <strong>di</strong>visis Battallarii. Et vadunt p(er) via(m)<br />
p(re)<strong>di</strong>cta(m) usq(ue) ad Caput Mo(n)tane Crete, et descendunt ab ea, usq(ue)<br />
ad Flum(en) Capres» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per i<br />
toponimi citati, cf. rispettivamente: supra, 1252 e n. 40 per le Pietre al-Rija–<br />
l / Lapides Masculi; supra, n. 41 per Ra’s ÔAqabat al-T≥afl / Caput Mo(n)tane<br />
Crete; infra, 1266 e n. 127 per il Fiume Q.b.r.sh / Flum(en) Capres. La strada<br />
sembrerebbe localizzabile nell’area <strong>di</strong> Arcera - Le Costiere, probabilmente<br />
con un percorso simile a quello dell’attuale Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 37 <strong>di</strong> Arcera<br />
(cf. C.T.I.M., F. 619064, 619051, 619052), che riprende almeno parzialmente<br />
una viabilità precedente (cf. I.G.M. 1.50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863,<br />
aggiornamento 1896; I.G.M. 1: 25.000, F. 258 III SO, rilievo 1932). Nel caso<br />
si trattasse della stessa strada da Calatalì a Senuri citata in precedenza,<br />
bisognerebbe ritenere dunque che dal vallone Vaccarizzo essa si <strong>di</strong>rigesse a<br />
SO verso Le Costiere, ma al momento non sono in grado <strong>di</strong> avanzare proposte<br />
atten<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> identificazione.<br />
72 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65.<br />
73 CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />
74 CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />
75 CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella... cit., 64, 66.<br />
76 Da Corleone al territorio <strong>di</strong> Contessa il percorso è testimoniato da<br />
una regia trazzera (ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi, Busta1693,<br />
Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828, nr. 3) che<br />
«principia da detta Corleone e conduce al Comune <strong>di</strong> Contessa e Sciacca»<br />
attraverso «Piano S. Marco - S. Oliva - Cappuccini Vecchia - S. Calogero -<br />
Raviolo Fontana degli Olmi - Rinuso - Rasello e Batticano sino al fiume, in<strong>di</strong><br />
negli ex feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pizzillo <strong>di</strong> S. Giovanni, finaita <strong>di</strong> Conte Raineri». Entrata nel<br />
Comune <strong>di</strong> Contessa, la strada doveva seguire la parte inferiore della valle dal<br />
Liotta, fino al suo sbocco nel Realbate, ed in questo tratto il confine la<br />
incrociava (tav. CCLIV, 14), provenendo dalla vallata del torrente Balatazza,<br />
che credo sia da identificare con la Khandaq al-Shaykh / Vallonem Veterani<br />
del testo (tav. CCLIV, 13; per questo toponimo cf. JOHNS, Entella... cit., 79).<br />
Successivamente, superata la Contrada Mole transitando verosimilmente a N<br />
<strong>di</strong> Cozzo Mole, si <strong>di</strong>rigeva verso SO, fino a Quattrocase. Da tale località
1298<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
raggiungeva Piano Cavaliere e poi la me<strong>di</strong>a valle del Senore, con un percorso<br />
che in alcuni tratti si <strong>di</strong>scosta da quello della strada attuale, ed è ben<br />
in<strong>di</strong>viduabile sia sulla cartografia che in foto aerea, fino nell’area del Bivio<br />
Piangipane, da cui proseguiva verso Sambuca. Nel tratto tra Piano Cavaliere<br />
e Fondacazzo, probabilmente, il confine intersecava per la seconda volta<br />
questa stessa strada, definendola però «grande strada pubblica che porta da al-<br />
Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na» (tav. CCLIV, 48). Per questo percorso, che in alcuni<br />
tratti costituisce ancora confine comunale, e che parzialmente coincide con<br />
quello della via da Manzil Sin<strong>di</strong>– a Corleone (per il quale cf. infra, 1258 e n.<br />
83), cf. I.G.M. 1:50.000, F. 258 II (rilievo 1852, 1862, 1863, aggiornamento<br />
1895 e rotabili 1885) e F. 258 III (rilievo1862-1863, aggiornamento 1896 e<br />
rotabili 1885); I.G.M. 1:25.000, F. 258 II NO (rilievo 1930), III NE (rilievo<br />
1862-1866, aggiornamenti 1937), III SE (rilievo 1862-1866, aggiornamenti<br />
1937); C.T.I.M., F. 619032, 619033, 619022, 619061, 619064, 619052,<br />
619091; aerofotografie: volo I.G.M. del 10.7.1955, fotogrammi 11011-<br />
11013, 11121-11124. Questo percorso è parzialmente riconoscibile anche nel<br />
Catasto Borbonico, Schizzo della Comune <strong>di</strong> Contessa, in Le mappe del<br />
Catasto Borbonico... cit., 124. Il collegamento da Corleone a Palermo, poi,<br />
è testimoniato da un’altra regia trazzera (ASP, Direzione Generale Rami e<br />
Diritti Diversi, Busta 1693, Antiche trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno<br />
1828, nr. 24), il cui tracciato, nel documento del 1828 ora citato, risulta «in<br />
parte occupato dalla strada rotabile». Sul percorso della via da Corleone a<br />
Palermo cf. anche NANIA, o. c., 190-191.<br />
77 C.T.I.M., F. 619033; I.G.M., F.258 III SE. Il toponimo non<br />
compare sul Catasto Borbonico, ma è presente <strong>nella</strong> cartografia I.G.M. postunitaria.<br />
Per l’importanza <strong>di</strong> fondaci e osterie come testimonianze <strong>di</strong> antichi<br />
percorsi stradali cf. G. BRESC - H. BRESC, «Fondaco» et taverna de la Sicile<br />
mé<strong>di</strong>évale, in «Hommage à G. Chevrier et A. Gerslan», Paris 1975, 95-98, Cf.<br />
anche UGGERI, Il sistema viario... cit., 110; NANIA, o. c., 189. Lungo il<br />
percorso Palermo-Sciacca, un altro ‘Fondacazzo’ si trova a S del territorio <strong>di</strong><br />
Contessa, lungo l’antica trazzera da Sambuca a Sciacca (per la quale cf. P.<br />
TIRNETTA, Sciacca. Inse<strong>di</strong>amenti rurali <strong>di</strong> età greca e romana nel territorio,<br />
Kokalos, XXIV, 1978, 156-174, 159; G. BEJOR, Ricerche <strong>di</strong> <strong>topografia</strong> e <strong>di</strong><br />
archeologia romana <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> sud-occidentale, ASNP, S. III, V, 1975,<br />
1275-1303, 1298-1299 e tav. XC; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />
e contributi... cit., 211) mentre a N, lungo la trazzera per Palermo, si trovano<br />
in epoche <strong>di</strong>verse l’osteria <strong>di</strong> Torrazza e i fondaci <strong>di</strong> Scala della Femina, <strong>di</strong><br />
Piana degli Albanesi e <strong>di</strong> Valle della Fico (cf. OMODEI, o. c., 255; NANIA, o.<br />
c., 189). Per la problematica relativa a Fondacazzo cf. infra, 1266-1267 e n.<br />
129. Per il toponimo: CARACAUSI, Arabismi... cit., 229-231.<br />
78 «[Il confine] scende dritto lungo il fiume [T≥u–t≥] finché raggiunge il<br />
corso d’acqua che scende dalla vallata al-Sila–h≥. E qui il confine <strong>di</strong> Bat≥ala–ru–<br />
si <strong>di</strong>parte dal confine <strong>di</strong> Manzil-Sin<strong>di</strong> – . E sale per la predetta vallata verso S
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1299<br />
finché incontra la strada che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na. E rimane su <strong>di</strong><br />
essa fino alla biforcazione delle strade. E lascia una strada a destra, e quella è la<br />
strada per Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – . \ Et<br />
[<strong>di</strong>vise] descendunt p(er) flum(en) [Thut] quousq(ue) iu(n)git(ur) ad aqua(m)<br />
que descen<strong>di</strong>t de Vallone Sellha et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Battallarii a<br />
<strong>di</strong>visis Meselen<strong>di</strong>ni. Et ascendunt p(er) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) vallone(m) versu(s)<br />
meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue) iu(n)git(ur) ad via(m) que ducit de Sciacca<br />
Panorm(um). Et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m) usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um), et<br />
relinquunt via(m) que est a dextris, scilic(et) via(m) Mazarie, et adsumunt<br />
via(m) que est a sinistris que ducit de Senurio» (CUSA, o. c., 199; JOHNS,<br />
Entella... cit., 64, 66). Per i toponimi Manzil-Sin<strong>di</strong> – e Khandaq al- Sila–h≥ cf.<br />
JOHNS, Entella... cit., 80 e 79; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 178-179.<br />
Il confine, <strong>di</strong>sceso lungo il Belice Sinistro, giunge alla confluenza con<br />
il Senore (tav. CCLIV, 40), tra<strong>di</strong>zionale punto <strong>di</strong> separazione tra i territori <strong>di</strong><br />
Contessa e S. Margherita Belice (cf. per esempio Schizzo della Comune <strong>di</strong><br />
Contessa, in Le mappe del Catasto Borbonico... cit., 124). Da questo punto,<br />
risale verso S lungo una vallata fluviale, che la toponomastica attuale<br />
indurrebbe ad identificare con quella <strong>di</strong> un affluente <strong>di</strong> sinistra del Senore, il<br />
quale scorre ad E del Poggio Sella ed ancora conserva il toponimo <strong>di</strong> «Vallone<br />
Poggio Sella» (C.T.I.M., F. 619052). Non credo che il toponimo si riferisca<br />
invece a «Salah, oggi Salaparuta», come riteneva DI GIOVANNI, I casali... cit.,<br />
452. Nel caso del Vallone Poggio Sella, tuttavia, la descrizione tacerebbe un<br />
lungo tratto <strong>di</strong> confine tra la confluenza Belice - Senore e quella Senore-corso<br />
d’acqua del Vallone Poggio Sella: in alternativa, si potrebbe ipotizzare che il<br />
toponimo citato si riferisca invece al corso inferiore del Senore stesso (che<br />
<strong>nella</strong> Jari– da non compare mai con questo nome: cf. infra, 1266 e n. 127), e<br />
che oggi si sia conservato spostandosi in una vallecola laterale (per lo<br />
spostamento e il restringimento <strong>di</strong> toponimi cf. NANIA, o. c., 12 e supra, nn.<br />
15 e 34 con bibl. cit.). In ogni caso, il confine sembra scendere verso S per un<br />
buon tratto, per poi incontrare la via Sciacca-Palermo (tav. CCLIV, 42) e<br />
seguirla fino ad un incrocio (per il quale cf. infra, 1258 e n. 81; tav. CCLIV,<br />
43). In questo tratto, data l’incertezza nell’identificazione del toponimo<br />
Khandaq al-Sila–h≥, anche le ipotesi relative alla viabilità devono essere<br />
avanzate con prudenza; tuttavia, se vogliamo provare a considerare il toponimo<br />
relativo al Senore, possiamo notare che il confine avrebbe potuto seguirlo<br />
fino alla zona in cui il fiume compie una significativa deviazione verso NO,<br />
e in quell’area avrebbe potuto incrociare, e quin<strong>di</strong> seguire in <strong>di</strong>rezione S, un<br />
percorso viario attualmente rappresentato dalla Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 7, che,<br />
seppure con qualche lieve mo<strong>di</strong>fica, mantiene un tracciato ancora noto <strong>nella</strong><br />
zona come «via Regia» e la cui antichità è confermata dal recente rinvenimento<br />
lungo il suo percorso <strong>di</strong> numerosi inse<strong>di</strong>amenti. Tale percorso è ancora<br />
chiaramente leggibile <strong>nella</strong> cartografia sia attuale che ottocentesca (C.T.I.M.,<br />
F. 619091, 619052, 619051, 619012; I.G.M. 1:50.000, F. 258 III, rilievo
1300<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
1862-1863, aggiornamenti 1885 e 1896; I.G.M. 1:25.000, F. 258 III SO, NO,<br />
rilievo 1932 e successivi aggiornamenti). Per il percorso Sambuca-Sciacca<br />
cf. anche la carta dello Schmettau (La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16) e BEJOR,<br />
Ricerche... cit., 1298-1299 e tav. XC). Per il percorso verso Palermo, invece,<br />
non è chiaro se la strada passasse il fiume Belice in prossimità <strong>di</strong> Poggioreale<br />
Nuova (al «Passo della Cucca» della cartografia ottocentesca, forse corrispondente<br />
al «passo <strong>di</strong> Sciacca», oggi non più rintracciabile sulla cartografia,<br />
citato da DI GIOVANNI, Vestigi... cit., 35), per seguire la valle del Belice Destro<br />
(per questo percorso cf., per esempio, la carta dello Schmettau, in La <strong>Sicilia</strong><br />
<strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16; NANIA, o. c., 191-192; tav. CCLIII, 13a), oppure se<br />
transitasse lungo la valle del Belice Sinistro, per ricongiungersi alla trazzera<br />
che attraverso Torrazza e Muranna si <strong>di</strong>rigeva verso Piana degli Albanesi e<br />
<strong>di</strong> lì a Palermo (tav. CCLIII, 13b): cf. infra, n. 79; per queste due possibilità<br />
cf. anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., tav.<br />
I,3).<br />
79 «[Il confine] scende alla strada che porta da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ÔAli –<br />
e gira da essa verso S finché arriva alla strada per al-Sha–qqa vicino alla Vallata<br />
al-Ghula–m. Traversa la vallata e continua lungo la strada, verso S. E da qui<br />
lascia sulla sinistra la strada che porta a al-Ma<strong>di</strong> – nat al-Mah≥miyya [= Palermo]<br />
e prende la strada che porta da Bat≥ala–ru a Ant≥alla / [Divise] descendunt ad<br />
via(m) que ducit de Batallaro ad Kalatahali et vertunt(ur) p(er) ip(s)am ad<br />
meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue) iungunt(ur) ad viam Sciacce p(ro)pe Vallonem<br />
S(er)vi. Et transeunt vallone(m) et vadunt p(er) via(m) vers(us) meri<strong>di</strong>e(m)<br />
<strong>di</strong>recte. Et hic <strong>di</strong>mittit(ur) via a sinistris que ducit Panorm(um). Et adsumunt<br />
via(m) que ducit de Battallaro ad Antella» (CUSA, o. c., 200; JOHNS, Entella...<br />
cit., 64, 66). Per il toponimo Khandaq al-Ghula–m cf. JOHNS, Entella... cit., 79;<br />
cf. inoltre supra, n. 63. I dati forniti dal documento (secondo cui il confine,<br />
dopo aver seguito per un tratto la via da Calatalì a Battellaro, la lascia<br />
imboccando la via Palermo-Sciacca in prossimità <strong>di</strong> un vallone detto Khandaq<br />
al-Ghula–m / vallonem Servi (tav. CCLIV, 63 e 64), fino a raggiungere la<br />
Battellaro-Entella), sembrano in<strong>di</strong>care con una certa sicurezza la zona ad E<br />
<strong>di</strong> Cozzo Guglino, toponimo che, come mi conferma A. De Simone, potrebbe<br />
essere derivato dal termine al-ghula–m citato nel testo arabo del documento.<br />
In contrada Guglino transita un’antica trazzera che unisce l’area <strong>di</strong> Contessa<br />
con il territorio <strong>di</strong> Torrazza e Muranna, probabilmente corrispondente alla<br />
strada citata in ASP, Direzione Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693,<br />
Stato delle antiche trazzere e delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone,<br />
anno 1828, nr. 6. Dall’area <strong>di</strong> Torrazza e Muranna, poi, è ampiamente<br />
documentato il passaggio <strong>di</strong> una regia trazzera per Palermo (ASP, Direzione<br />
Generale Rami e Diritti Diversi, Busta1693, Stato delle antiche trazzere e<br />
delle vie pubbliche del Comune <strong>di</strong> Corleone, anno 1828, nr. 2).<br />
80 Per questa ipotesi mi sembra interessante la proposta <strong>di</strong> NANIA, o.<br />
c., 188 e carta allegata al volume. Per la testimonianza <strong>di</strong> questi percorsi nel
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1301<br />
territorio <strong>di</strong> Contessa, nel XIX secolo, cf. ASP, Direzione Generale Rami e<br />
Diritti Diversi, Busta 1693, Stato delle antiche trazzere, e delle vie pubbliche<br />
del Comune <strong>di</strong> Contessa, 27 marzo 1828, dove tra le «Regie trazzere, che<br />
traversano il territorio del proprio Comune» vengono citate «quella che da<br />
Sambuca conduce a Palermo, da detta che conduce a Corleone, ed altrove,<br />
quella che da Contessa porta a Palermo»<br />
81 «[Il confine] sale per la predetta vallata verso S finché incontra la<br />
strada che porta da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong> – na. E rimane su <strong>di</strong> essa fino alla<br />
biforcazione delle strade. E lascia una strada a destra, e quella è la strada per<br />
Ma–zar. E prende la strada che è sulla sinistra, che viene da S.nu–ri – / [Divise]<br />
ascendunt p(er) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) vallone(m) versu(s) meri<strong>di</strong>e(m), quousq(ue)<br />
iu(n)git(ur) ad via(m) que ducit de Sciacca Panorm(um). Et va<strong>di</strong>t p(er) ea(m)<br />
usq(ue) ad sep(ar)atione(m) viar(um), et relinquunt via(m) que est a dextris,<br />
scilic(et) via(m) Mazarie, et adsumunt via(m) que est a sinistris que ducit de<br />
Senurio» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Cf. supra, n. 73. Cf.<br />
C.T.I.M., F. 619091. Un incrocio, in questa zona, tra un’importante <strong>di</strong>rettrice<br />
E-O ed una N-S, è ricordato anche in un documento (segnalatomi da R.<br />
Equizzi) relativo alla viabilità ottocentesca: ASCCE, Busta 763: Inventari<br />
comunali. Elenchi delle strade comunali (1866-1921), nr. 9. Il toponimo<br />
«Poggio della Croce», ricordato da SCHIRÒ, L’antico castello... cit., 171, n.<br />
3 e non reperibile sulla cartografia post-unitaria e successiva, si riferisce<br />
evidentemente ad un incrocio stradale (cf. GIUFFRIDA, art. c., 88; AVOLIO, art.<br />
c., 95), che costituiva anche un confine territoriale; per un toponimo analogo<br />
cf. per esempio NANIA, o. c., 174: «Croce <strong>di</strong> Fratacchia».<br />
82 Cf. testo alla n. precedente. Un percorso dall’area del bivio Piangipane<br />
verso S. Margherita Belice, da cui si inoltra in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Mazara, è ben<br />
riconoscibile sia <strong>nella</strong> cartografia post-unitaria che in quella attuale (I.G.M.<br />
1:50.000, F. 258 III, rilievo 1862-1863, aggiornamento 1896; I.G.M. 1: 25.000,<br />
F. 258 III SO, rilievo 1932 e successivi aggiornamenti; C.T.I.M., F. 619091).<br />
Per il toponimo cf. PELLEGRINI, Terminologia... cit., 178-179; JOHNS, Entella...<br />
cit., 80; sulla «via Mazarie» cf. anche NANIA, o. c., 187.<br />
83 «[Il confine] ritorna con la via pubblica che conduce da Manzil Sin<strong>di</strong> –<br />
a Corleone, va lungo la via pubblica sino al pozzo Zucaki / [Divisa] vertitur cum<br />
via que ducit a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem, va<strong>di</strong>t per publicam publicam [sic!]<br />
usque ad puteum Zucaki» (Magna Divisa Corilionis, Divisa Fantasine: NANIA,<br />
o. c., 154; CUSA, o. c., 197). Per l’in<strong>di</strong>viduazione della zona in cui si trovava la<br />
Divisa Fantasine cf. infra, 1263 e n. 107. La <strong>di</strong>rettrice da S. Margherita Belice<br />
a Corleone lambisce la contrada Mole, dove il confine la incrocia. Il percorso<br />
probabilmente coincideva in buona parte con la Palermo-Corleone-Sciacca (cf.<br />
supra, 1257 e n. 76), dalla quale si <strong>di</strong>videva all’«incrocio delle strade» per<br />
<strong>di</strong>rigersi ad O e salire a Santa Margherita. Per il percorso <strong>di</strong> questa strada cf.<br />
anche CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., tav. I, F. Per<br />
l’uso del termine mah≥a ah, che in <strong>Sicilia</strong> quasi sempre in<strong>di</strong>ca una ‘via
1302<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
pubblica’, cf. DE SIMONE, Su alcune corrispondenze... cit., 483.<br />
84<br />
LELLO, o. c., 37, LI; DEL GIUDICE, o. c., 29-30, LI; GARUFI, o. c., 28-<br />
29, nr. 53.<br />
85 Il termine latino casale (s. v., in DU CANGE, o. c., 198-199),<br />
corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 178-179 e 187-188; JOHNS, Entella... cit., 79, 81; in generale, per il lessico<br />
dell’inse<strong>di</strong>amento rurale <strong>di</strong> età normanna, cf. MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.),<br />
compare nell’XI sec., ma è intorno al 1120 che si impone <strong>nella</strong> terminologia<br />
ufficiale latina, ancora in alternanza con vicum, per poi <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> uso<br />
esclusivo verso il 1150, e almeno fino alla fine del XIII sec. designa in <strong>Sicilia</strong><br />
un villaggio rurale aperto, privo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese, appartenente al territorio <strong>di</strong> un<br />
castrum (cioè <strong>di</strong> un abitato fortificato e munito <strong>di</strong> castello: quello che verrà<br />
definito terra <strong>nella</strong> terminologia ufficiale del regno normanno-svevo). Il casale<br />
è caratterizzato, con rare eccezioni, da un rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza giuri<strong>di</strong>ca,<br />
amministrativa e militare, e i suoi abitanti, che generalmente appartengono alle<br />
etnie sottomesse (greca e musulmana), sono <strong>di</strong> norma donati insieme al casale<br />
stesso e alle relative terre. Riguardo alle <strong>di</strong>mensioni, il termine casale può<br />
in<strong>di</strong>care realtà molto <strong>di</strong>verse, estendendosi dal villaggio <strong>di</strong> una certa grandezza<br />
e articolazione, talora anche con e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto (chiesa o moschea) e con<br />
strutture produttive (per esempio fornaci <strong>di</strong> ceramica e vetro) alla semplice<br />
azienda agricola a carattere familiare. Con un processo che intorno al 1350 può<br />
<strong>di</strong>rsi ormai concluso, e i cui caratteri costituiscono uno dei gran<strong>di</strong> problemi<br />
aperti dell’archeologia me<strong>di</strong>evale siciliana (nell’ambito della vastissima letteratura<br />
sull’argomento, si cita qui soltanto la sintesi <strong>di</strong> F. MAURICI, L’inse<strong>di</strong>amento<br />
me<strong>di</strong>evale in <strong>Sicilia</strong>: problemi e prospettive <strong>di</strong> ricerca, Arch Med, XXII,<br />
1995, 487-500, 497 sgg., con bibl. cit), il popolamento rurale per casali tende<br />
a rarefarsi, e nel corso del XIV sec. può <strong>di</strong>rsi completamente scomparso: la<br />
popolazione vive ormai tutta raggruppata nelle terrae fortificate, e anche se il<br />
termine casale compare ancora in documenti del XIV sec., non corrisponde più<br />
ad un abitato, ma ad un tenimentum terrarum o feudo, cioè ad un territorio<br />
spopolato. Sul casale <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> arabo-normanna e sulle <strong>di</strong>namiche inse<strong>di</strong>ative<br />
tra tardoantico e me<strong>di</strong>oevo cf. soprattutto M. AYMARD - H. BRESC, Problemi <strong>di</strong><br />
storia dell’inse<strong>di</strong>amento <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> me<strong>di</strong>evale e moderna, Quaderni Storici,<br />
XXIV, 1973, 945-976; H. BRESC, La casa rurale ... cit. e, da ultimi, A.<br />
MOLINARI, Il popolamento rurale in <strong>Sicilia</strong> tra V e XIII secolo: alcuni spunti <strong>di</strong><br />
riflessione, in «La Storia dell’Alto Me<strong>di</strong>oevo italiano (VI-X secolo) alla luce<br />
dell’archeologia, Atti del Convegno Internazionale, Siena 1992», Firenze<br />
1994, a cura <strong>di</strong> R. Francovich e G. Noyé, 361-377, e MAURICI, Castelli... cit.,<br />
119 sgg.; ID., L’inse<strong>di</strong>amento... cit., tutti con ampia bibliografia.<br />
86 Per l’articolazione interna della Jari– da del 1182 cf. supra, 1248 e<br />
n. 6.<br />
87<br />
CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66. Per il toponimo<br />
Qannash cf. JOHNS, Entella... cit., 81; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit.,
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1303<br />
89. È possibile che si riferisca allo stesso casale (definito Kivnnh") una<br />
citazione, separata da quella degli uomini <strong>di</strong> Battellaro, <strong>nella</strong> Jari– da dei<br />
villani del 1183 (per la quale cf. supra, n. 4), relativa a quattro famiglie <strong>di</strong><br />
villani non legati alla terra (CUSA, o. c., 284).<br />
88 Nelle contrade Buscioletto e Carruba la recente ricognizione ha<br />
in<strong>di</strong>viduato due inse<strong>di</strong>amenti rurali che hanno restituito materiali <strong>di</strong> cronologia<br />
compatibile con quella del casale citato dalla Jari–da. È tuttavia evidente<br />
che, al momento, ogni precisa proposta <strong>di</strong> identificazione è prematura.<br />
89 JOHNS, Entella... cit., 82; cf. supra, n. 13.<br />
90 «[Il confine]... raggiunge il fiume Ant≥alla. E da qui il confine <strong>di</strong><br />
Qurulu–n si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong> Batala–ru–. Ed arriva alla vallata che scende da<br />
al-Z.ku–shi – . E sale per essa alla piccola valle che è sotto la collina <strong>di</strong> fronte alla<br />
collinetta che è accanto a al-Z.ku–shi – . E la predetta vallata separa il confine <strong>di</strong><br />
al-Z.ku–shi – da (quello) <strong>di</strong> al-H≥amma–m / [Divise]...iungunt(ur) flumini Hentella.<br />
Et hinc sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Corilionis de Battellaro et co(n)tinuant(ur) ad<br />
vallone(m) qui descen<strong>di</strong>t de Rucusi. Et ascendunt cu(m) ip(s)o vallone usq(ue)<br />
ad vallone(m) parvu(m) qui est subtu(s) altera que est opposita monticello<br />
quod est vers(us) Herricusi. Et p(re)<strong>di</strong>ct(us) vallo sep(ar)at int(er) <strong>di</strong>visas<br />
Herricusi et Hamem» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 64, 65). Secondo<br />
le in<strong>di</strong>cazioni del testo, molto precise in questo tratto, ci troviamo nel Vallone<br />
<strong>di</strong> Petraro, che segna ancora oggi un confine comunale, e che <strong>nella</strong> Jari–da<br />
costituisce la delimitazione tra il territorio del casale <strong>di</strong> al-H≥amma–m (per il<br />
quale cf. infra, 1263-1264 e nn. 109-117) e quello <strong>di</strong> al-Z.ku–shi – . Quest’ultimo<br />
quin<strong>di</strong> si trova ad E del Vallone <strong>di</strong> Petraro, e cioè in contrada Bruca. Ulteriori<br />
precisazioni del documento, che parla <strong>di</strong> un’altura accanto ad una collinetta <strong>di</strong><br />
fronte ad una vallecola alle pen<strong>di</strong>ci N <strong>di</strong> Rocca d’Entella, consentirebbero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduare un’area piuttosto ristretta, ben circoscrivibile sulla cartografia in<br />
scala 1:5.000 (C.T.I.M., F. 619021) alla sommità <strong>di</strong> Monte Bruca e alle sue<br />
pen<strong>di</strong>ci, area che sarebbe consigliabile indagare con attenzione.<br />
91 Per il toponimo al-Z.ku–shi– o al-R.ku–shi– (per questo problema<br />
testuale cf. supra, n. 13) non è chiaro come si sia giunti alla forma attuale, cioè<br />
Bruca, testimoniata già <strong>nella</strong> carta del LELLO (o. c.; tav. CCXXIII) ed in<br />
documenti del XVII secolo e successivi (per esempio ASP, Magione, Busta<br />
2614, anno 1637, e Archivio Arcivescovile <strong>di</strong> Monreale (in seguito citato<br />
AAM), F.M. vol. 623, anno 1658); il termine «Bruca», per altro assai <strong>di</strong>ffuso<br />
<strong>nella</strong> toponomastica siciliana (cf. per esempio AVOLIO, art. c., 85, che cita<br />
anche altri casi <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> orientale; anche AMICO, o. c., I, 162), secondo<br />
Giulio Filoteo degli OMODEI (o. c., 255) deriva dagli «alberi <strong>di</strong> questo nome<br />
che vi sono» e, come chiarisce per esempio PICCITTO, o. c., I, 452, si riferisce<br />
alla pianta della tamerice: la voce siciliana deriverebbe infatti dal greco<br />
murivkh (CARACAUSI, Dizionario... cit., 199). La corrispondenza tra tale pianta,<br />
detta in arabo tarfa–‘, ed il termine «bruca», è peraltro già attestata nel XII e<br />
XIII secolo: cf. per esempio i documenti citati in CARACAUSI, Dizionario...
1304<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
cit., 1602. Non mi è chiaro se esistano rapporti tra il termine greco, il<br />
toponimo testimoniato dalla Jari– da, che sembrerebbe pre-arabo (JOHNS,<br />
Entella... cit., 82; anche A. De Simone è <strong>di</strong> questo parere) e quello attuale:<br />
mi chiedo perciò se non ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad uno <strong>di</strong> quei casi <strong>di</strong> paronimia,<br />
particolarmente <strong>di</strong>ffusi in <strong>Sicilia</strong> relativamente ai termini arabi (CARACAUSI,<br />
Stratificazione... cit., 119) in cui, essendosi persa coscienza del significato<br />
<strong>di</strong> un toponimo, lo si è ribattezzato richiamandolo, per assonanza, ad un<br />
termine noto, secondo un processo che è ben sintetizzato da AVOLIO, art. c.,<br />
72-73: «L’ignoranza del significato [<strong>di</strong> alcuni] nomi locali ha dato luogo<br />
qualche volta a false etimologie, con le quali s’è creduto <strong>di</strong> ricostruire, o per<br />
lo meno raddrizzare, un nome locale non più inteso, rifoggiandolo, sotto<br />
l’influsso d’un vocabolo più o meno omofono, per guisa che <strong>di</strong>venti significativo,<br />
quasi che il volgo lo avesse prima storpiato». Per questo fenomeno cf.<br />
anche DI GIOVANNI, I casali... cit., 466; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 117.<br />
Per lo stesso processo, riscontrabile in altre Divisae della Jari– da, cf. per<br />
esempio NANIA, o. c., 67, n. 4; 71, n. 2; 89; 135; 145, n. 1.<br />
92 «[Il confine] scende dritto lungo il fiume finché raggiunge il corso<br />
d’acqua che scende da Rah≥l al-Bu–r, e quello sta dentro il confine <strong>di</strong> Bat≥alla–ru–. E<br />
scende lungo il fiume finché raggiunge il Fiume Qurulu–n / Descendunt <strong>di</strong>vise<br />
p(er) flum(en) flum(en) quousq(ue) iu(n)gunt(ur) ad aqua(m) que descen<strong>di</strong>t<br />
de Casali Helbur quod est infra <strong>di</strong>visas Batellarii et descendunt p(er) flum(en)<br />
flum(en) quousq(ue) iu(n)gunt(ur) Flumini Corilionis» (CUSA, o. c., 198;<br />
JOHNS, Entella... cit., 63-64, 65); «Si scende lungo il fiume sino al punto in<br />
cui ci si unisce all’acqua proveniente da Rahaltor, si sale lungo il fiume <strong>di</strong><br />
Rahaltor sino al predetto casale, si va verso australe lungo il fiume sino al<br />
monticello Sellebe / Descen<strong>di</strong>t <strong>di</strong>visa per flumen usque ad eum locum ubi<br />
evacuatur aqua descendens a Rahaltor, et ascen<strong>di</strong>t cum flumine Rahaltauri<br />
usque ad casale pre<strong>di</strong>ctum; va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et exten<strong>di</strong>tur<br />
usque ad monticulum Sellebe» (Magna Divisa Corilionis: NANIA, o. c., 136-<br />
137; CUSA, o. c., 194).<br />
93 Il casale che <strong>nella</strong> Divise Battallarii viene chiamato Rah≥l al-Bu–r /<br />
Helbur (ma la lettura nel manoscritto, come mi confermano sia A. De Simone<br />
che A. Metcalfe, è dubbia: cf. anche JOHNS, Entella...cit., 81), <strong>nella</strong> Magna<br />
Divisa Corilionis viene definito invece Rah≥l al-Tawr / Rahaltor e Rahaltauri<br />
(CUSA, o. c., 230, 194, cf. JOHNS, Entella... cit., 81; PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 188). Per altri casi <strong>di</strong> toponimi uguali definiti in <strong>di</strong>visae <strong>di</strong>verse in<br />
modo <strong>di</strong>fferente cf. per esempio Ôayn ÔAbba–s / fontes Albesi, che <strong>nella</strong> Magna<br />
Divisa Corilionis compare come ÔUyu–n ÔAyya–sh / fontes Hayes (NANIA, o. c.,<br />
137; CUSA, o. c., 194: cf. supra, note 14 e 15).<br />
94 Il confine <strong>di</strong> Battellaro, dopo aver incrociato la via Palermo-<br />
Corleone-Sciacca (tav. CCLIV, 14), scende lungo il Realbate (tav. CCLIV,<br />
15), fino al suo sbocco nel Belice Sinistro (tav. CCLIV, 19). Ma, in questo<br />
tratto, in prossimità dell’incontro con un affluente del Realbate, cioè il corso
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1305<br />
d’acqua che scende da Rah≥l al-Bu–r, la precisazione che «quello [= il casale]<br />
sta dentro il confine <strong>di</strong> Battellaro» mi aveva indotta a pensare che il territorio<br />
<strong>di</strong> Battellaro si estendesse in questa zona anche ad E del fiume, cioè in<br />
Contrada Realbate; avevo dunque pensato che il casale potesse corrispondere<br />
con il sito occupato attualmente dalle Case Nuove <strong>di</strong> Realbate, e il corso<br />
d’acqua con il Fosso Realbate, che scorre poco a N del casale stesso (cf.<br />
C.T.I.M., F. 619032, 619033). Il sito <strong>di</strong> Case Nuove <strong>di</strong> Realbate era già noto<br />
a G. Canza<strong>nella</strong>, che, pur senza poi pubblicarla dettagliatamente, accennava<br />
tuttavia alla presenza <strong>di</strong> ceramica me<strong>di</strong>evale (CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento...<br />
Materiali e contributi... cit., 281-288; EAD., Ricognizioni... cit., 1488; EAD.,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento... cit., 160), e nel corso delle recenti ricognizioni ne sono stati<br />
ritrovati altri frammenti, se pure in quantità limitata, tanto da suggerirmi<br />
l’ipotesi che l’inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale fosse poco riconoscibile perché forse<br />
ubicato proprio nell’area occupata dal casale attuale e dalle sue pertinenze.<br />
Per quanto riguarda il toponimo Realbate, a prima vista analogo ad una vasta<br />
categoria, ampiamente documentata in <strong>Sicilia</strong>, <strong>di</strong> formazioni dall’arabo rah≥l,<br />
la documentazione archivistica ne attesta invece la derivazione da un<br />
antroponimo, un Harigu Abati, miles et nobilis, trapanese, che nel XIV secolo<br />
possiede terre in quest’area (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nn. 239<br />
e 246, anni 1338 e 1340) e i cui ere<strong>di</strong>, successivamente, vendono al Monastero<br />
<strong>di</strong> S. Maria del Bosco il territorio «vocatum Harigu Abati/Arrigu Abati/<br />
Henricu Abati» (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nrr. 572, 582, 583,<br />
584, 585, anno 1416; cf. anche nr. 572. Per queste segnalazioni, come per altre<br />
citate <strong>di</strong> seguito, ringrazio la dott.ssa R. Equizzi). Successivamente, il<br />
toponimo è testimoniato come Ragabati (per esempio <strong>nella</strong> carta<br />
dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale allegata a LELLO, o. c. (tav. CCXXIII), in un<br />
documento del 1658 citato da NANIA, o. c., 158, n. 4: AAM, F.M., vol. 623, e<br />
<strong>nella</strong> carta del territorio <strong>di</strong> Monreale, anonima e s. d., ora e<strong>di</strong>ta in Le mappe<br />
del Catasto Borbonico... cit., 135) o Regalbate/Rigalbate (ASP, Intendenza<br />
<strong>di</strong> Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo.<br />
Busta 16, Contessa, atti dell’11-1-1836 e 8-10-1841), ora come Roccabate<br />
(ASP, Magione, Busta 2614, anno 1644) o Reccabati (carta <strong>di</strong> S. von<br />
Schmettau, 1720-1721, in La <strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16), ora come<br />
Realabate (Catasto Borbonico: Schizzo della Comune <strong>di</strong> Contessa, in Le<br />
mappe del Catasto Borbonico... cit., 124) o Realbate (ASP, Intendenza <strong>di</strong><br />
Palermo. Scioglimento <strong>di</strong> promiscuità dei comuni in provincia <strong>di</strong> Palermo.<br />
Busta 16, Contessa: atto del 30-11-1796), o Errigoabate (ASP, Direzione<br />
Generale Rami e Diritti Diversi, Busta 1693, fascicolo: Corleone. Antiche<br />
trazzere del Comune <strong>di</strong> Corleone, 10 luglio 1828), con un’incertezza<br />
toponomastica che perdura fino al pieno XIX secolo, quando, in uno stesso<br />
documento, compaiono sia la forma Regalbate che la forma Errigoabate<br />
(ASCCE, Busta 125, fasc. 12, Statistica, anno 1855).<br />
95 Per il casale Fantasine cf. infra, 1262-1263 e nn. 102-108.
1306<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
96 Il toponimo Aparia, che in siciliano significa «alveare», forse dal<br />
latino apia–rium (PICCITTO, o. c., 208; CARACAUSI, Dizionario... cit., 61),<br />
potrebbe forse derivare dall’aspetto del sito, caratterizzato da affioramenti <strong>di</strong><br />
marne argillose e argille marnose facilmente ero<strong>di</strong>bili (cf. carta litologica, in<br />
C.T.I.M., F. 619033). Non è chiaro, al momento, se tale toponimo, che<br />
compare, <strong>nella</strong> forma «Apparia», nel XVII secolo a designare un mulino ed<br />
un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> proprietà del monastero <strong>di</strong> S. Maria del Bosco (SCHIRÒ, Il<br />
monastero... cit., 39), avesse un rapporto con il toponimo testimoniato dalla<br />
Jari– da, per altro a parere <strong>di</strong> tutti gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> dubbia lettura (cf. già JOHNS,<br />
Entella... cit., 81). Da una parte, infatti, A. De Simone, che ringrazio<br />
vivamente, mi informa dell’esistenza, dalla stessa ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> al-bu–r, <strong>di</strong> una<br />
forma alternativa al-ba–’irah, con lo stesso significato <strong>di</strong> «terra non consita,<br />
non<strong>di</strong>m sationi apta, vervactum, terra quae per annum inculta iacet, ut postea<br />
conseratur» (G. W. FREYTAG, Lexicon arabico-latinum, Halix Saxorum 1830,<br />
I, 171), che potrebbe giustificare il passaggio alla forma attuale per un<br />
semplice fenomeno <strong>di</strong> paronimia,per il quale cf. supra, n. 91 (o forse essere<br />
essa stessa un frainten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una precedente forma latina?). D’altra parte,<br />
non posso tuttavia <strong>di</strong>menticare la prudenza <strong>di</strong> A. Metcalfe, che mi conferma<br />
come la lettura del manoscritto sia in questo punto assolutamente incerta,<br />
lasciando aperta sia la possibilità <strong>di</strong> una forma riconducibile alla ra<strong>di</strong>ce che<br />
significa «incolto, maggese», sia anche, e a suo parere forse con maggiore<br />
probabilità, <strong>di</strong> una forma ricollegabile ad una ra<strong>di</strong>ce che significa «toro»,<br />
come <strong>nella</strong> forma testimoniata, in quel caso senza alcuna incertezza, <strong>nella</strong><br />
Magna Divisa Corilionis.<br />
97 CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65.<br />
98 Come nota JOHNS, Entella... cit., 71, la menzione dell’esistenza <strong>di</strong><br />
un signore <strong>di</strong> Battellaro induce a ritenere che il documento sia stato composto<br />
prima che il territorio <strong>di</strong> Battellaro tornasse al demanio reale, cioè prima del<br />
1178 (per questa vicenda cf. supra, n. 7). Su questa base, potremmo dunque<br />
ipotizzare che la Divise Battellarii sia precedente alla Magna Divisa Corilionis,<br />
o, quanto meno, che utilizzi documenti più antichi.<br />
99 Per altri casi <strong>nella</strong> Jari– da: Magna Divisa Iati: «... sino alla chiesa<br />
che si trova all’interno del confini <strong>di</strong> Iato ma che è in possesso del signore <strong>di</strong><br />
Corleone / ...usque ad kinisiam que est inter <strong>di</strong>visas Iati, habet tamen eam<br />
dominus Corilionis» (NANIA, o. c., 65; CUSA, o. c., 180-181); «... si va sino al<br />
casale Bahari che appartiene al territorio <strong>di</strong> Jato e tuttavia è in possesso del<br />
signore <strong>di</strong> Corleone / ... et va<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] usque ad Rahalbahari quod est de<br />
tenimento Iati; habet tamen ipsum dominus Corilionis» (NANIA, o. c., 64-65;<br />
CUSA, o. c., 180); Divisa Malviti: «... il signore <strong>di</strong> Malvito aveva fatto<br />
un’invasione <strong>di</strong> terre confinanti pari a 200 salme, costruendovi un mulino /<br />
dominus Malviti invasit eis terram ad seminaturam ducentarum salmarum et<br />
fecit ibidem molen<strong>di</strong>num» (NANIA, o. c., 86; CUSA, o. c., 185); Magna Divisa<br />
Corilionis: «... si va a Rahalbahari che si trova nelle pertinenze <strong>di</strong> Jato ma è
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1307<br />
in possesso <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> Corleone / va<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] ad Rahalbahari quod est in<br />
pertinentiis Jati tenetur autem ab hominibus Corilionis» (NANIA, o. c., 136;<br />
CUSA, o. c., 194). Su questo problema cf. JOHNS, Entella... cit., 70-71.<br />
100 «[Il confine] prosegue fino alla fine degli albereti (?) verso S dritto<br />
sulla cresta finché arriva alla strada che porta da al-Qas≥aba a Bu –Za–ki – , e scende<br />
alla strada e alla sorgente chiamata ‘Ayn al-‘Ullayka / [Divise] transeunt<br />
usq(ue) ad fine(m) arbustor(um) vers(us) meri<strong>di</strong>em p(er) serra(m) serra(m)<br />
quousq(ue) p(er)venit ad via(m) que va<strong>di</strong>t de Casba ad Busackinu(m) et<br />
descendunt ad via(m) usq(ue) ad fonte(m) Rubbet» (CUSA, o. c., 198; JOHNS,<br />
Entella... cit., 63, 65); «[Il confine] sale sulla collina al-Raml e scende da essa<br />
verso S finché arriva al prato in cui vi sono gli olmi. E da qui il confine <strong>di</strong> al-<br />
Qas≥aba si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong> Bu– Za–ki, e Bu– Za–ki rimane sulla sinistra /<br />
[Divise] ascendunt ad altera(m) Arene et descendunt ab ea v(er)s(us) meri<strong>di</strong>em<br />
q(uo)sq(ue) p(er)veniunt ad planu(m) aquosu(m) ubi sunt frasceta. Et h(i)nc<br />
sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Casbe de <strong>di</strong>visis Busackini et remanet Busachinu(m) a<br />
sinistris» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65); «[Il confine] scende<br />
al Grande Fiume (e) al paio <strong>di</strong> mulini che sono in al-Qas≥aba. E al-Qas≥aba<br />
insieme a tutti i suoi confini sta dentro il confine <strong>di</strong> Qurulu–n ma è la proprietà<br />
del signore <strong>di</strong> Bat≥t≥ala–ru– / Descendunt ip(s)e <strong>di</strong>vise ad fluviu(m) magnu(m)<br />
usq(ue) ad duo molen<strong>di</strong>na que sunt de Casba et h(ec) Casba cu(m) o(mn)ib(us)<br />
<strong>di</strong>visis suis inclu<strong>di</strong>t(ur) infra <strong>di</strong>visas Corilionis. Et est in d(omi)nio d(omi)ni<br />
Battallarii» (CUSA, o. c., 198; JOHNS, Entella... cit., 63, 65). Nella descrizione<br />
del territorio <strong>di</strong> Corleone, Casba non è compresa tra le 4 <strong>di</strong>vise <strong>di</strong> cui si citano<br />
dettagliatamente i confini: se ne deve dedurre quin<strong>di</strong> che il suo territorio<br />
rientrava all’interno <strong>di</strong> quello definito genericamente Magna Divisa Corilionis,<br />
<strong>di</strong> cui occupava il settore sud-occidentale. Infatti in tale testo la sequenza «Si<br />
sale lungo il fiume <strong>di</strong> Rahaltor sino al predetto casale, si va verso australe<br />
lungo il fiume sino al monticello Sellebe, sino alle sorgenti Hayes, al campo<br />
dei frassini / Ascen<strong>di</strong>t [<strong>di</strong>visa] cum flumine Rahaltauri usque ad casale<br />
pre<strong>di</strong>ctum; va<strong>di</strong>t australiter cum flumine flumine et exten<strong>di</strong>tur usque ad<br />
monticulum Sellebe, usque ad fontes Hayes, ad campum Frascineti» (NANIA,<br />
o. c., 136-137; CUSA, o. c., 194) corrisponde, in <strong>di</strong>rezione inversa, a quella<br />
della Divise Battallarii nel tratto tra il Realbate e il Piano <strong>di</strong> Frascine. È tra<br />
questi estremi che presumibilmente si estendeva il territorio <strong>di</strong> Casba. I due<br />
mulini a cui accenna il testo dovevano trovarsi lungo il torrente Realbate, nel<br />
tratto compreso tra la confluenza con il Liotta e quella con il corso d’acqua<br />
che scende da Rah≥l al-Bu–r / casale Helbur (per il quale cf. supra, 1261 e nn.<br />
92-94): un’area <strong>nella</strong> quale, nel corso dei secoli, la presenza <strong>di</strong> mulini è<br />
ripetutamente testimoniata. Per l’identificazione del Monticulum Sellebe<br />
della Magna Divisa Corilionis, senza dubbio la kudyat al-Salla–ba / altera<br />
latronum della Divisae Battallarii, credo si possa pensare all’altura <strong>di</strong> q.<br />
476,80 s.l.m. su cui sorge la Casa Tarucco (tav. CCLIV, 12; cf. C.T.I.M., F.<br />
619071).
1308<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
101 Campofiorito, nel cui territorio comunale rientra oggi la parte<br />
centrale del territorio in oggetto, è fondazione recente, del 1660 (AMICO, o. c.,<br />
I, 228). Il territorio del Comune, per quanto mi risulta, non è mai stato<br />
sistematicamente indagato. Nell’area circostante Campofiorito, <strong>nella</strong> quale<br />
non si conserva attualmente alcuna attestazione del toponimo al-Qas≥aba/<br />
Casba, potrebbe rivelarsi interessante il sito <strong>di</strong> Masseria Balatazza, costituito<br />
da un complesso <strong>di</strong> strutture probabilmente piuttosto antiche, anche se <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficile datazione ad un’analisi preliminare. Inoltre, il terreno circostante la<br />
masseria risulta cosparso <strong>di</strong> pietre calcaree <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni, talora<br />
sommariamente regolarizzate, che danno ragione del toponimo Balatazza,<br />
significativo perché legato alla presenza <strong>di</strong> pietre lavorate per lastricare strade<br />
o pavimentare e<strong>di</strong>fici (AMARI, Storia dei Musulmani... cit., I, 396, n. 2;<br />
AVOLIO, art. c., 88; GIUFFRIDA, art. c., 42; PELLEGRINI, Terminologia... cit.,<br />
124; CARACAUSI, Arabismi... cit., 116-118; NANIA, o. c., 10). Tuttavia, l’analisi<br />
toponomastica lascia qualche dubbio su questa proposta <strong>di</strong> identificazione,<br />
poiché il termine al-Qas≥aba / Casba, per altro rarissimo <strong>nella</strong> toponomastica<br />
siciliana (MAURICI, Castelli... cit., 69 ricorda soltanto un altro caso, quello <strong>di</strong><br />
un feudo presso Enna, su cui cf. anche AMICO, o. c., I, 250), in<strong>di</strong>ca generalmente<br />
un castello o una cittadella (PELLEGRINI, Gli arabismi nelle lingue<br />
neolatine, Brescia 1972, I, 318; CARACAUSI, Arabismi... cit., 34), cioè un<br />
e<strong>di</strong>ficio o un intero quartiere fortificato posto <strong>nella</strong> parte alta <strong>di</strong> una città, o<br />
anche la costruzione centrale <strong>di</strong> un complesso fortificato. Ora, se fosse<br />
veramente questa l’origine del toponimo (ma JOHNS, Entella... cit., 81 non<br />
esclude la derivazione da «canna», e anche A. De Simone la ritiene possibile;<br />
cf. anche PELLEGRINI, Terminologia... cit., 185), esso sembrerebbe adattarsi<br />
con <strong>di</strong>fficoltà al sito <strong>di</strong> Masseria Balatazza, ubicato in pianura, in una<br />
posizione assolutamente non dominante. Nel caso il toponimo in<strong>di</strong>casse<br />
realmente un luogo arroccato, mi chiedo allora se non sia invece da prendere<br />
in considerazione un sito posto circa 1 km a N <strong>di</strong> Masseria Balatazza, su una<br />
piccola altura (m 607 s.l.m.: cf. I.G.M. 1:25.000, F. 258 II NO, dove compare<br />
il toponimo Castellaccio), sulla quale si conservano i ruderi <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio che<br />
un documento del 1452 definisce castello «<strong>di</strong> lu conti Rayneri», allora<br />
ricordato come <strong>di</strong>ruto (ASP, Real Cancelleria, Registro 89, C. 395 sgg., anno<br />
1452: Alfonso d’Aragona concede a Jacobo de Playa <strong>di</strong> rie<strong>di</strong>ficare il castello).<br />
In precedenza, il castello era citato in documenti del XIV sec. (raccolti in E.<br />
LESNES, Batticani o Castello del Conte Ranieri, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali<br />
<strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari castellani dell’isola, Palermo 2001, 291,<br />
a cui si aggiunga ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nr. 470, 29 <strong>di</strong>cembre<br />
1385). Non sappiamo però se fosse già esistente nel XII secolo: cf. LESNES, I<br />
castelli feudali... cit.,112. Su questo e<strong>di</strong>ficio: MAURICI, Castelli... cit., 253;<br />
LESNES, Batticani... cit., 291, entrambi con bibl. Tuttavia, sia in questo caso,<br />
sia in quello <strong>di</strong> Masseria Balatazza, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> documentazione<br />
archivistica relativa alla costruzione degli e<strong>di</strong>fici, né, al momento, <strong>di</strong> dati
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1309<br />
archeologici sul loro impianto iniziale, non possiamo avanzare per il casale<br />
citato dalla Jari– da alcuna ipotesi <strong>di</strong> identificazione più precisa.<br />
102 «Si inizia dalla grande sorgente del fiume vicino al casale, si sale<br />
lungo il fiume verso australe sino al posto dei maiali, si ritorna con la via<br />
pubblica che conduce da Misilin<strong>di</strong>no a Corleone, si va lungo la via pubblica<br />
sino al pozzo Zucaki, si ritorna verso settentrione, si scende lungo il corso<br />
d’acqua sino al fiume del casale, si sale australmente sino al casale. Chiusura<br />
dei confini / Divisa Fantasine incipit a flumine qui est prope casale, ascen<strong>di</strong>t<br />
per flumen flumen versus austrum usque ad densitu<strong>di</strong>nem porcorum, vertitur<br />
cum via que ducit a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem, va<strong>di</strong>t per publicam publicam<br />
[sic!] usque ad puteum Zucaki; vertitur versus septemtrionem et va<strong>di</strong>t per<br />
aquam aquam quousque ten<strong>di</strong>t ad occidentem, descen<strong>di</strong>t per aquam aquam<br />
usque ad flumen ipsius casalis, et ascen<strong>di</strong>t australiter usque ad casale, et<br />
clau<strong>di</strong>tur <strong>di</strong>visa» (Divisa Fantasine: NANIA, o. c., 154; CUSA, o. c., 197). Per<br />
quanto riguarda il testo arabo, sono necessarie due correzioni alla traduzione<br />
fornita da Nania: A. De Simone mi comunica infatti che sul manoscritto la<br />
parola Ôayn (= sorgente) è stata dapprima scritta, e poi cancellata con una riga,<br />
insieme all’aggettivo al-kabi–rah (= grande), in forma femminile, ad essa<br />
riferito. In questo modo il testo in realtà non <strong>di</strong>fferisce da quello latino, che<br />
fa cominciare il confine <strong>di</strong> Fantasine da un fiume vicino al casale, e non da<br />
una sorgente. E così più avanti, dopo il bi’r al-Zuqa–q / puteum Zucaki, A. De<br />
Simone mi conferma che il confine ritorna verso settentrione «fino a girare<br />
verso occidente», esattamente come nel testo latino. Per quanto riguarda il<br />
nome del fiume, la presenza, nel manoscritto, dell’aggettivo ‘grande’, lo<br />
stesso che <strong>nella</strong> Divise Battallarii designa proprio il torrente Realbate,<br />
indurrebbe a sospettare, come mi suggerisce A. De Simone, una confusione<br />
dello scriba, che potrebbe aver scritto «‘ayn al-kabi – rah» anziché «wa–<strong>di</strong> – alkabi<br />
– r» e, accortosi dell’errore, avrebbe cancellato con un tratto <strong>di</strong> penna sia<br />
il sostantivo che l’aggettivo declinato al femminile, <strong>di</strong>menticando poi <strong>di</strong><br />
scriverlo nuovamente <strong>nella</strong> corretta forma maschile riferita al sostantivo wa–<br />
<strong>di</strong>– .<br />
103 Nel maggio 1151 Re Ruggero conferma al Monastero <strong>di</strong> S. Maria<br />
Maddalena <strong>di</strong> Corleone alcune proprietà, tra cui 20 villani del tenimento <strong>di</strong><br />
ÔFuttasini’ nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Corleone: Biblioteca Centrale della Regione<br />
<strong>Sicilia</strong>na, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria la Nuova <strong>di</strong> Monreale, nr. 5, e<strong>di</strong>to in CUSA,<br />
o. c., 130-134, 720, nr. 91.<br />
104 La Jari– da dei villani del 1183 (per la quale cf. supra, n. 4) ricorda<br />
un villano «in Rah≥l Fettasine che è in Battellaro» (CUSA, o. c., 263, 733). Mi<br />
sembra tuttavia che questa formula possa forse stare ad in<strong>di</strong>care non l’appartenenza<br />
del casale a Battellaro, ma semplicemente la sua ubicazione all’interno<br />
del territorio <strong>di</strong> Battellaro.<br />
105 Nel marzo 1184 Guglielmo II dona all’Abbazia <strong>di</strong> Monreale i<br />
casali <strong>di</strong> Terrusio e Fantasina, <strong>di</strong> cui si descrivono i confini: GARUFI, o. c., 29,
1310<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
nr. XLIX. I confini descritti ripetono esattamente quelli della Jari– da del 1182.<br />
106 Per questo problema cf. JOHNS, Entella... cit., 71; BOVER FONTS, art.<br />
c., 258.<br />
107 Secondo un documento del 17 giugno 1448, citato da SCHIRÒ, Il<br />
Monastero... cit., 38, fra’ Placido Boncivinni, Abate <strong>di</strong> S. Maria del Bosco,<br />
compra per onze cento da Gaspare Perollo <strong>di</strong> Sciacca il territorio «<strong>di</strong><br />
Tontasina o delle Mole», per atto del notaio Pietro La Liotta. Su questa base,<br />
Nania (o. c., 154) propone <strong>di</strong> identificare Fantasine con la o<strong>di</strong>erna contrada<br />
Mole. Tale identificazione trova conferma in un documento del 1416,<br />
segnalatomi da R. Equizzi (ASP, Tabulario <strong>di</strong> S. Maria del Bosco, nr. 585),<br />
che ricorda, tra i confini del territorio <strong>di</strong> Hariguabati (cioè Realbate: cf.<br />
supra, n. 94), le terre dette «de Funtasina». Per altre opinioni relative<br />
all’ubicazione <strong>di</strong> Fantasine cf. anche M. SCARLATA, In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> due<br />
toponimi: Li Glubellini e Lu Misilen<strong>di</strong>nu, BCFS, XIII, 1977, 412-416, 415;<br />
BOVER FONTS, art. c., 258. Per il toponimo Mole: AVOLIO, art. c., 94. Riguardo<br />
all’origine del casale, A. H. Dufour - M. Amari (Carte comparée de la Sicile<br />
au XIIe siècle, Paris 1859, 35) la consideravano araba, mentre Di Giovanni (I<br />
casali... cit., 491) riteneva Fantasine «casale non arabo, ma cristiano e abitato<br />
da Greci, che lo chiamavano Fantasin, come nel <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> re Ruggero del<br />
1151».<br />
108 Per l’area <strong>di</strong> contrada Mole cf. C.T.I.M., F. 619032 e 619033. La<br />
descrizione del confine inizia da un wa–<strong>di</strong>– / flumen, evidentemente <strong>di</strong> una certa<br />
importanza (per l’uso, <strong>nella</strong> Divise Battallarii, del termine flumen o fluvius cf.<br />
infra, 1266 e n. 128) che potrebbe essere il Torrente Realbate (cf. supra, note<br />
26 e 102; tav. CCLIV, 92), vicino al quale doveva essere ubicato il casale.<br />
Risalito tale corso d’acqua verso S fino ad un luogo (il posto dei maiali / ad<br />
densitu<strong>di</strong>nem porcorum) che non mi è possibile al momento identificare con<br />
precisione, ma che dovrebbe comunque trovarsi alle pen<strong>di</strong>ci sud-orientali <strong>di</strong><br />
Cozzo Mole (tav. CCLIV, 93), il confine sembra <strong>di</strong>rigersi ad O lungo la via<br />
pubblica da S. Margherita Belice a Corleone (per la quale cf. supra, n. 83; tav.<br />
CCLIV, 94) fino ad un pozzo, che potrebbe trovarsi nell’area tra Serra <strong>di</strong> Celi<br />
e Cozzo Mole (tav. CCLIV, 95; per la potenzialità idrica <strong>di</strong> tale area cf. la carta<br />
allegata a C.T.I.M., F. 619033). Per il toponimo bi’r al-Zuqa–q / puteum<br />
Zucaki, che significherebbe «pozzo del viottolo», cf. PELLEGRINI, Terminologia...<br />
cit., 161-162. Dal pozzo, il confine gira verso N seguendo un corso<br />
d’acqua tributario del Realbate, che potrebbe essere il torrente del Vallone <strong>di</strong><br />
Celi - Vallone Mole (tav. CCLIV, 96). Ritornato così al Realbate, il confine<br />
risale ancora verso S, concludendosi nel luogo iniziale della descrizione (tav.<br />
CCLIV, 97), in prossimità del casale: quest’ultimo, dunque, dovrebbe trovarsi<br />
nell’area <strong>di</strong> Cozzo Mole, verosimilmente sul suo versante orientale. La<br />
ricognizione recentemente condotta in Contrada Mole ha permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
alcuni inse<strong>di</strong>amenti rurali attivi in età me<strong>di</strong>evale, ed in particolare un<br />
sito la cui ubicazione sembra coincidere con quella del casale citato dalla Jari–
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1311<br />
da, ed i cui materiali, tuttora in corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte dell’équipe del<br />
Laboratorio <strong>di</strong> Storia, Archeologia e Topografia della <strong>Scuola</strong> Normale, ad<br />
una schedatura preliminare risultano comunque <strong>di</strong> cronologia compatibile<br />
con quella del casale citato dalla Jari– da. Mi sembra significativo, per<br />
confermare l’antichità del confine territoriale sopra descritto, che tutto il<br />
limite meri<strong>di</strong>onale e buona parte <strong>di</strong> quello orientale della Divisa Fantasine<br />
coincidano tutt’oggi con un confine comunale (per la persistenza nel tempo<br />
dei confini territoriali cf. supra, n. 23).<br />
109 «[Il confine] arriva alla vallata che scende da al-Z.Ku–shi – . E sale per<br />
essa alla piccola valle che è sotto la collina <strong>di</strong> fronte alla collinetta che è<br />
accanto a al-Z.Ku–shi – . E la predetta vallata separa il confine <strong>di</strong> al-Z.Ku–shi – da<br />
quello <strong>di</strong> al-H≥amma–m / Et ascendunt [<strong>di</strong>vise] cu(m) ip(s)o vallone usq(ue) ad<br />
vallone(m) parvu(m) qui est subt(us) altera que est opposita monticello quod<br />
est vers(us) Herricusi. Et p(re)<strong>di</strong>ct(us) vallo sep(ar)at int(er) <strong>di</strong>visas Herricusi<br />
et Hamem»; «E la predetta grotta [= gha–r Ibn al-‘Aju–z] sta alla destra sul lato<br />
<strong>di</strong> al-H≥amma–m / Et remanet p(re)<strong>di</strong>cta spelu(n)ca [= Spelunca Filii Vet(er)ane]<br />
a dextris versus Balneu(m)»; «[Il confine] scende lungo il fiume Rabi – ‘ finché<br />
raggiunge il fiume T≥u–t≥. E qui il confine <strong>di</strong> al-H≥amma–m si <strong>di</strong>parte da quello <strong>di</strong><br />
Qannash / Et descendunt [<strong>di</strong>vise] p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en)<br />
Thut, et hi(n)c sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Hamem a <strong>di</strong>visis Cannes» (CUSA, o. c.,<br />
198-199; JOHNS, Entella... cit., 64, 65-66); «[Il confine] prosegue per la strada<br />
che sovrasta i Bagni <strong>di</strong> Entella / [Divise] va<strong>di</strong>t ad via(m) que respicit sup(ra)<br />
Balneu(m) Hantella»; «[Il confine] scende lungo il ruscello fino al fiume<br />
chiamato Wa–<strong>di</strong> – Ant≥alla e questo è il guado <strong>di</strong> H≥amma–m. E là il confine <strong>di</strong><br />
Qal‘a T≥razi – e <strong>di</strong> Qal‘a ‘Ali – si <strong>di</strong>parte da [quello <strong>di</strong>] al-H≥amma–m / [Divise]<br />
descendu(n)t p(er) rivu(m) ad flum(en) quod vocat(ur) Hantalla. Ubi est<br />
Vadum Balnei. Et ibi sep(ar)ant(ur) <strong>di</strong>vise Kalatahali et Kalatat(ra)si a<br />
Balneo» (Divise Kalatatrasi: CUSA, o. c., 202; JOHNS, Entella... cit., 65, 67).<br />
110 Di <strong>di</strong>versa opinione JOHNS, Entella... cit., 73.<br />
111<br />
NANIA, o. c., 51.<br />
112 Cf. C.T.I.M., F. 619021, 619023, 619024. Il territorio <strong>di</strong> al-<br />
H≥amma–m è delimitato a N e NO dal Belice Sinistro (per il testo della Divise<br />
Kalatatrasi cf. supra, n. 109), ad E dal Vallone <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 22),<br />
dal Pizzo Lungo (tav. CCLIV, 25), dalla «grande montagna rossa / monte(m)<br />
magnu(m) rubeu(m)» (tav. CCLIV, 26) e, sulla Rocca <strong>di</strong> Entella, dalla «torre<br />
che è alla fine del muro / t(ur)rim que est in extremo muraliu(m)» (tav.<br />
CCLIV, 27), dalla «porta tra le due rupi / porta(m) que est int(er) duas rupes»<br />
(tav. CCLIV, 28), dalle «rovine del quartiere abbandonato / he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta<br />
Haret Elgafle» (tav. CCLIV, 29), dal «lago / lacu(m)» (tav. CCLIV, 30), dalla<br />
«cima della montagna vicino alla Grotta del Figlio della Vecchia / caput<br />
mo(n)tis p(ro)pe spelunca(m) Filii Vet(er)ane» (tav. CCLIV, 31 e 32). Per i<br />
passi relativi agli elementi citati e per la loro identificazione nel paesaggio<br />
attuale cf. supra, 1253 e nn. 43-47; infra, 1265 e n. 119.
1312<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
Disceso dalla Rocca «ai fichi piantati tra le pietre che sono ai pie<strong>di</strong> della<br />
montagna / ad arbores ficulneas que sunt in lapi<strong>di</strong>b(us) in pede montis» (tav.<br />
CCLIV, 33; piante <strong>di</strong> fico selvatico si trovano ancora ai pie<strong>di</strong> della parete O<br />
della Rocca, e in particolare proprio in corrispondenza della cima <strong>di</strong> Cozzo<br />
Petraro), il confine «scende da essi al ruscello che è fra le due colline /<br />
descendunt ab ip(s)o ad rivu(m) qui est int(er) duas alteras» (CUSA, o. c., 199;<br />
JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Non so identificare con precisione tale ruscello,<br />
ma potrebbe probabilmente trattarsi del corso d’acqua a S della strada che<br />
dalla Consorziale nr. 8 <strong>di</strong> Vaccarizzo sale alla Casa Colletti (cf. C.T.I.M., F.<br />
619023, 619024; tav. CCLIV, 34). Esso infatti si trova in prossimità <strong>di</strong> quella<br />
che potrebbe essere la «pietra sotto le due colline all’inizio della piana / petra<br />
subt(us) duas alteras in capite plani» (CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit.,<br />
64, 66), per la quale cf. supra, 1253 e n. 47; tav. CCLIV, 35. Da tale pietra,<br />
il confine si conclude <strong>di</strong>rigendosi verso N, fino alla Grotta degli Scu<strong>di</strong>eri /<br />
Spelunca Scutiferorum (per la quale cf. supra, 1252 e n. 39; tav. CCLIV, 36),<br />
dalla quale «scende fino al fiume Rabi – ‘, e scende lungo il fiume Rabi – ‘, finché<br />
raggiunge il fiume T≥u–t≥ / descendunt ad fluviu(m) quod vocat(ur) Rahabi, et<br />
descendunt p(er) flum(en) Rahabi, usq(ue) ad flum(en) Thut» (CUSA, o. c.,<br />
199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66; tav. CCLIV, 37 e 38), cioè il Belice Sinistro<br />
(cf. supra, 1252 e n. 38).<br />
113 Per la menzione <strong>di</strong> Fazello, che si riferisce senza alcun dubbio al<br />
versante N della Rocca <strong>di</strong> Entella, cf. supra, n. 30. Tuttavia, <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />
letteraria successiva si è spesso fraintesa questa testimonianza, interpretandola<br />
come relativa alle acque calde <strong>di</strong> S. Lorenzo che scaturivano pochi<br />
chilometri a N <strong>di</strong> Entella, presso il ponte <strong>di</strong> Calatrasi (per questa opinione cf.,<br />
tra gli altri, DI GIOVANNI, I casali... cit., 453 e 478, mentre al versante N <strong>di</strong><br />
Rocca d’Entella pensava, per esempio, LO JACONO, o. c., 52). G. Canza<strong>nella</strong><br />
(L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216-217) ha ricostruito in<br />
maniera assai convincente la genesi <strong>di</strong> questo errore, chiarendo una volta per<br />
tutte che i Bagni <strong>di</strong> Entella si trovavano alle pen<strong>di</strong>ci settentrionali della Rocca<br />
omonima. Su questo problema cf. anche NANIA, o. c., 205-209.<br />
114 Al versante N della Rocca, ma in prossimità del Vallone <strong>di</strong> Petraro,<br />
pensava J. Johns, spinto a tale proposta <strong>di</strong> identificazione dalla sua convinzione<br />
che il «fiume <strong>di</strong> Entella» fosse il corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Petraro<br />
(JOHNS, Entella... cit., 72, 75). A mio parere, invece, sulla base degli elementi<br />
forniti sia dalla Divise Battallarii che dalla Divise Kalatatrasi, il casale <strong>di</strong> al-<br />
H≥amma–m doveva trovarsi in Contrada Vaccara, non lontano dal guado<br />
omonimo (per il quale cf. supra, 1251 e n. 28).<br />
115 Dalla Contrada Vaccara aveva inizio la strada cosiddetta<br />
«Carrozzata» (per il toponimo: AVOLIO, art. c., 96), fino agli anni Cinquanta<br />
principale via d’accesso a Rocca d’Entella (sulla Carrozzata e sulla viabilità<br />
antica che saliva ad Entella cf. G. VIVIANI, Fondate speranze <strong>di</strong> una scoverta<br />
archeologica, S&L, I, 4, 1858, 81-84; LO JACONO, o. c., 48-49; SCHIRÒ, Guida
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1313<br />
illustrata... cit., 33; F. CHISESI, Entella, il Crimiso e la battaglia <strong>di</strong> Timoleonte,<br />
RAL, S. VI, V, 1929, 255-284, 260; F. ALOISIO, Rocca d’Entella 2 , Mazara<br />
1940, 18; A. FICI, Contributo alla <strong>topografia</strong> <strong>di</strong> Entella, Tesi <strong>di</strong> Laurea,<br />
Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia, Università <strong>di</strong> Palermo, a. a. 1941-42, 42-43;<br />
GIUSTOLISI, o. c., 145; CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />
cit., tav. I,G; S. STORTI - M.A. VAGGIOLI, Le mura (SAS 14), in AA. VV.,<br />
Entella. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991, ASNP,<br />
S. III, XXIV, 1994, 193-234, 194, 196-197; G. NENCI, L’impianto urbanistico<br />
<strong>di</strong> Entella, in «Wohnbauforschung in Zentral-und Westsizilien. <strong>Sicilia</strong> Occidentale<br />
e Centro Meri<strong>di</strong>onale. Ricerche archeologiche nell’abitato. Akten<br />
Zürich 1996», hrsg. H. P. Isler - D. Kach, Zürich 1997, 125-131, 127. Inoltre,<br />
per restare alle strade citate dalla Jari– da, in questa zona dovevano transitare<br />
la Calatalì-Senuri e la Calatalì-Battellaro (cf. supra, 1256 e nn. 69-71, 1255<br />
e n. 63). Per la viabilità della zona cf. anche la carta <strong>di</strong> S. von Schmettau (La<br />
<strong>Sicilia</strong> <strong>di</strong>segnata... cit., tav. 16). Per il rapporto tra impianti termali e viabilità,<br />
cf. in generale UGGERI, Itinerari... cit., 323 e passim e ID:, Il sistema viario...<br />
cit., 95 e n. 35.<br />
116 Presso le Case Vaccara (cf. C.T.I.M., F. 619024) è nota dal 1992<br />
una villa romana, che ha restituito numerosi materiali sia ceramici che<br />
architettonici, databili tra il I sec. a. C. ed il VI d. C. Tra i reperti, sono da<br />
segnalare «spora<strong>di</strong>che ma certe presenze <strong>di</strong> epoca me<strong>di</strong>evale, consistenti in<br />
frammenti ceramici con invetriatura verde e gialla» (M. C. PARRA, Villa<br />
romana in loc. Vaccara, in AA.VV., Entella. Relazione preliminare delle<br />
campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991... cit., 298-300).<br />
117 Le ricognizioni successive hanno restituito altri frammenti ceramici<br />
riferibili ad età me<strong>di</strong>evale, per quanto in quantità limitata. È tuttavia necessario<br />
riba<strong>di</strong>re che le indagini si sono sempre svolte su terreno incolto, con folta<br />
vegetazione e scarsissima leggibilità del suolo.<br />
118 Per il problema, riscontrabile anche in altri territori, della non<br />
corrispondenza tra dati archivistici e archeologici: AYMARD-BRESC, art. c., 946;<br />
JOHNS, The Monreale Survey... cit., 219-221; F. MAURICI, Inse<strong>di</strong>amenti me<strong>di</strong>evali<br />
nel territorio <strong>di</strong> Erice, in «Atti delle Seconde Giornate Internaz. <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina 1994», Pisa - Gibellina 1997, 1121-1138, 1127. Per<br />
l’arretratezza dell’indagine archeologica sui siti rurali aperti cf., tra gli altri,<br />
BRESC, La casa rurale... cit., 376-379; A. MOLINARI, in S. BERNARDINI - F. CAMBI<br />
- A. MOLINARI - I. NERI, Il territorio <strong>di</strong> Segesta fra l’età arcaica e il Me<strong>di</strong>oevo.<br />
Nuovi dati dalla carta archeologica <strong>di</strong> Calatafimi, in «Atti delle Terze Giornate<br />
Internaz. <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’<strong>Area</strong> Elima, Gibellina - Erice - Contessa Entellina 1997»,<br />
Pisa - Gibellina 2000, 91-133, 124; MOLINARI, Il popolamento rurale... cit., 362;<br />
MAURICI, Castelli... cit., 121; ID., L’inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale... cit., 499-500.<br />
Per i dati emersi dallo scavo <strong>di</strong> alcuni casali <strong>nella</strong> <strong>Sicilia</strong> centro-occidentale cf.<br />
per esempio G. CASTELLANA - B.E. MC CONNELL, A Rural Settlement of Imperial<br />
Rome and Byzantine Date in Contrada Saraceno near Agrigento, AJA, XCIV,
1314<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
1990, 25-44; G. CASTELLANA, Il casale <strong>di</strong> Caliata presso Montevago, in «Dagli<br />
scavi <strong>di</strong> Montevago e <strong>di</strong> Rocca <strong>di</strong> Entella un contributo <strong>di</strong> conoscenze per la<br />
Storia dei Musulmani della Valle del Belice dal X al XIII secolo. Atti del<br />
Convegno Nazionale, Montevago 1990», Agrigento 1992, 35-49; A. MOLINARI<br />
- I. VALENTE, La ceramica me<strong>di</strong>evale proveniente dall’area <strong>di</strong> Casale Nuovo<br />
(Mazara del Vallo) (seconda metà X - XI secolo), in «Actes du 5ème Colloque<br />
sur la Céramique Mé<strong>di</strong>évale, Rabat 1991», Rabat 1995, 416-420; D’ANGELO,<br />
Curbici... cit., e G. DI STEFANO - S. FIORILLA, S. Croce Camerina (RG). Saggi<br />
<strong>di</strong> scavo nel casale me<strong>di</strong>evale. Relazione preliminare, in «Atti del II Congresso<br />
Nazionale <strong>di</strong> Archeologia me<strong>di</strong>evale, Brescia 2000», Firenze 2000, a cura <strong>di</strong> G.<br />
P. Brogiolo, 242-248, 245-247. In generale, per un’ampia ed accurata analisi<br />
dei materiali e delle tecniche e<strong>di</strong>lizie <strong>di</strong> epoca islamica cf. A. BAZZANA, Maisons<br />
d’al-Andalus. Habitat mé<strong>di</strong>éval et structures du peuplement dans l’Espagne<br />
Orientale, Madrid 1992, 65-88. Per le fonti documentarie relative alla scarsa<br />
consistenza delle strutture dei casali cf. per esempio D’ANGELO, Terre e<br />
uomini... cit., 68-69, che cita il caso <strong>di</strong> Milocca (oggi Milena), casale composto<br />
nel 1278 da semplici pagliai e da una sola costruzione in muratura; da poche<br />
costruzioni in pietrame, legno e paglia erano costituiti anche i casali del<br />
territorio <strong>di</strong> Chasum (F. MAURICI, Chifala e Chasum. Approccio storicotopografico<br />
ad una campagna me<strong>di</strong>evale siciliana, AAPal, S. V, II, 1981-1982,<br />
7-62, 26), mentre abbiamo notizia che già nel 1188 una ricognizione condotta<br />
nel territorio del casale Garcia non trovò più alcuna traccia del casale Sankegi<br />
ivi in precedenza esistente (cf. BRESC, La casa rurale... cit., 376 e bibl. ivi cit.).<br />
119 JOHNS, Entella... cit., 73, 78; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 171.<br />
120 G. MALATERRA, De rebus gestis Rogerii Calabriae et <strong>Sicilia</strong>e<br />
comitis et Roberti Guiscar<strong>di</strong> ducis, fratris eius, a cura <strong>di</strong> E. Pontieri, Bologna<br />
1928 (R. I. S., N. S., V), 36. Su questo passo, e sul problema del ripopolamento<br />
<strong>di</strong> Entella forse dopo l’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> al-Muizz nel 967 e del suo successivo<br />
abbandono prima del 1182, cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... cit., 161;<br />
EAD., Entella nelle fonti latine me<strong>di</strong>evali, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca<br />
<strong>di</strong> Entella, Pisa 1993, 51-59, 51; EAD., L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e<br />
contributi... cit., 212; JOHNS, Entella... cit., 74-75; A. CORRETTI, Il palazzo<br />
fortificato <strong>di</strong> Entella, in «Calabre et Sicile normandes. Actes du séminaire,<br />
Rome 1996», Rome 1998, 591-606, 603-604; GELICHI, art. c., 640-645 (che<br />
propende per l’ipotesi che i resti del «quartiere abbandonato» siano ruderi<br />
antichi ancora a vista). Per i materiali rinvenuti nel SAS 1/2 cf. CORRETTI, Il<br />
palazzo fortificato... cit., 597, 603; per i SAS 16, 17 e 22 cf., rispettivamente,<br />
C. MICHELINI, Gli ambienti del SAS 16 tra età ellenistica e Me<strong>di</strong>oevo.<br />
Campagna <strong>di</strong> scavo 1992, in AA. VV., Entella. Relazioni preliminari delle<br />
campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995, 1997... cit., 97-106, 101, 106; S. GELICHI - A.<br />
ALBERTI - M.C. FAVILLA, Indagini sul “Pizzo della Regina” (SAS 17), ibid.,<br />
107-109, 108 e A. CORRETTI, Un nuovo sondaggio... cit., 136-137, 140.<br />
121 Il confine, dopo aver attraversato la Rocca ed esserne <strong>di</strong>sceso dal
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1315<br />
versante occidentale (cf. supra, 1264 e n. 112), si allontana da Entella, ma vi fa<br />
ritorno successivamente, provenendo dall’area <strong>di</strong> Roccella e lambendo le<br />
pen<strong>di</strong>ci sud-orientali, sotto il Pizzo della Regina: «[Il confine] scende lungo la<br />
vallata finché arriva al fiume Rabi – ’. Traversa il predetto fiume fino alla pianura<br />
in cui stanno i tamarischi. E sale da lì alla vallata stretta, e sale per essa alle pietre<br />
piantate <strong>nella</strong> cavità [della montagna]. E lascia le pietre sulla sinistra, e sale<br />
dritto per la cresta alle rovine che sono sotto Ruqqat Ant≥alla. E scende da lì verso<br />
E dritto per la cresta fino alla strada che è sotto la collina al-Raml / [Divise]<br />
descendunt p(er) vallone(m) vallone(m) quousq(ue) iungunt(ur) ad flum(en)<br />
Rahabi. Transeunt flum(en) p(re)<strong>di</strong>ctu(m) usq(ue) ad planu(m) ubi sunt<br />
tamarisces, et ascendunt in(de) usq(ue) ad vallone(m) subtilem, et ascendunt<br />
cu(m) eo usq(ue) ad petras plantatas in sinu mo(n)tis et ip(s)e petre relinquunt(ur)<br />
a sinistris et ascendunt p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta. Que<br />
s(un)t subt(us) Castellum Hantella, et descendunt ab ip(s)is v(er)s(us) oriente(m)<br />
p(er) serra(m) serra(m) usq(ue) ad via(m) que est subt(us) altera altera [sic!]»<br />
(CUSA, o. c., 199; JOHNS, Entella... cit., 64, 66). Per il toponimo Ant≥alla cf. JOHNS,<br />
Entella... cit., 75; per il fiume Rabi – ‘/ Rahabi e per la collina al-Raml cf. supra,<br />
nn. 38 e 62. Sul termine ruqqat, ritenuto <strong>di</strong> origine latina o romanza e poi<br />
arabizzato, cf. MAURICI, Castelli... cit., 130; ID., L’inse<strong>di</strong>amento nel territorio...<br />
cit., 13; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 190; prelatino, invece, potrebbe essere<br />
per CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 91; ID., Arabismi... cit., 192. Per<br />
un’analisi <strong>di</strong> questo passo e per l’ipotesi che il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina non<br />
sia <strong>di</strong>sabitato o <strong>di</strong>strutto <strong>nella</strong> seconda metà del XII secolo cf. CANZANELLA,<br />
L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi... cit., 216; JOHNS, Entella... cit., 74-<br />
75; cf. anche A. CORRETTI, Entella, in C. A. DI STEFANO - A. CADEI (a cura <strong>di</strong>),<br />
Federico II e la <strong>Sicilia</strong>. Dalla terra alla corona. Archeologia-Architettura, I,<br />
Siracusa-Palermo 1995, 93.<br />
Il confine, attraversato il corso d’acqua del Vallone <strong>di</strong> Vaccarizzo (tav.<br />
CCLIV, 52) e raggiunta probabilmente l’area <strong>di</strong> Roccella (tav. CCLIV, 53; per<br />
la pianura con tamerici cf. supra, 1252 e n. 35), sale in <strong>di</strong>rezione della Rocca<br />
<strong>di</strong> Entella, verosimilmente lungo la valle del Fosso Roccella (tav. CCLIV, 54),<br />
fino ad un’emergenza rocciosa che potrebbe corrispondere a quella tuttora<br />
visibile poco a S della Necropoli A (tav. CCLIV, 55), per giungere alle «rovine<br />
/ he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta» sotto al Pizzo della Regina (tav. CCLIV, 56). Non sono in<br />
grado <strong>di</strong> definire con esattezza <strong>di</strong> quali rovine si tratti, ma è evidente che si parla,<br />
come ben chiarisce il testo, <strong>di</strong> costruzioni in rovina e non, come potrebbe<br />
suggerire il paesaggio attuale, <strong>di</strong> rocce franate. In secondo luogo, è chiaro che<br />
il confine passa sotto il Pizzo della Regina, ma non sale sulla Rocca: ci troviamo<br />
quin<strong>di</strong> certamente <strong>nella</strong> zona della necropoli A, o nelle sue imme<strong>di</strong>ate a<strong>di</strong>acenze.<br />
È dunque nell’ambito <strong>di</strong> tale area che dobbiamo cercare <strong>di</strong> riconoscere le<br />
«rovine \ he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta», tenendo presente che tale identificazione può<br />
risultare assai <strong>di</strong>fficile, essendo il paesaggio attuale profondamente alterato<br />
dalle imponenti frane staccatesi nel corso dei secoli dal soprastante Pizzo della
1316<br />
M. A. VAGGIOLI<br />
Regina: per questo problema cf. da ultimo R. GUGLIELMINO, La Necropoli A, in<br />
AA. VV., Entella. Relazione preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1992, 1995,<br />
1997... cit., 147-154, 147-148.<br />
Dopo questo punto il confine, senza salire sulla sommità della Rocca,<br />
gira verso E e, seguendo il crinale delle colline che si trovano tra la Rocca<br />
stessa e la Strada <strong>di</strong> Bonifica nr. 17 <strong>di</strong> Petraro (tav. CCLIV, 57), si allontana<br />
definitivamente dalla zona <strong>di</strong> Entella. Per tutta l’area in questione cf.<br />
C.T.I.M., F. 619023 e 619022. Del castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina, senza<br />
dubbio la Ruqqat Ant≥alla del testo, abbiamo una accurata descrizione in una<br />
lettera del 1858 inviata da F. Sabatier a M. Amari: cf. G. NENCI, Entella nel<br />
1858 in una lettera ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> François Sabatier a Michele Amari, ASNP, S.<br />
III, XX, 1990, 785-790, 788-789 e tav. CCXVIII; ID., Alla ricerca <strong>di</strong> Entella<br />
da Fazello ai nostri giorni, in G. NENCI (a cura <strong>di</strong>), Alla ricerca <strong>di</strong> Entella, Pisa<br />
1993, 101-114, 106 e fig. 2. Sugli scavi recentemente intrapresi sul Pizzo<br />
della Regina cf. P. GHIZOLFI, SAS 17, in AA. VV., Entella. Relazione<br />
preliminare delle campagne <strong>di</strong> scavo 1990-1991... cit., 286-298; GELICHI, art.<br />
c., 635-639; ID., Entella, e<strong>di</strong>ficio fortificato <strong>di</strong> Pizzo della Regina, in AA.<br />
VV., Castelli me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>. Guida agli itinerari castellani dell’isola,<br />
Palermo 2001, 321-322.; GELICHI - ALBERTI - FAVILLA, art. c.<br />
122 Per il castello <strong>di</strong> Pizzo della Regina cf. n. precedente; per il palazzo<br />
fortificato del SAS 1/2 cf. i numerosi contributi <strong>di</strong> A. Corretti nell’ambito<br />
delle relazioni preliminari sugli scavi <strong>di</strong> Entella perio<strong>di</strong>camente pubblicate<br />
sugli Annali della <strong>Scuola</strong> Normale <strong>di</strong> Pisa, a cui si aggiungano: ID., Il palazzo<br />
fortificato <strong>di</strong> Entella, in «Atti delle Giornate Internazionali <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> sull’area<br />
elima, Gibellina 1991», Pisa-Gibellina 1992, 203-212; ID., Resti me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong><br />
Entella, in «Dagli scavi <strong>di</strong> Montevago... cit.», 51-66; ID., Una <strong>di</strong>mora<br />
me<strong>di</strong>evale da Entella e il suo hamma–m, in «Tunisia <strong>Sicilia</strong>. Incontro <strong>di</strong> due<br />
culture», a cura <strong>di</strong> G. D’Agostino, Palermo 1995, 33-45; ID., Entella, in<br />
Federico e la <strong>Sicilia</strong> ... cit., 92-109; ID., Il palazzo fortificato... cit., 591-606;<br />
ID, Entella, palazzo fortificato, in AA. VV., Castelli me<strong>di</strong>evali... cit., 320. Per<br />
i resti in<strong>di</strong>viduati sulla sommità del Cozzo Petraro cf. CORRETTI, Una <strong>di</strong>mora<br />
me<strong>di</strong>evale... cit., 33; ID., Entella, in Federico e la <strong>Sicilia</strong> ... cit., 94 e JOHNS,<br />
Entella... cit., 91.<br />
123 Cf. supra, n. 23.<br />
124 Dopo la donazione a Monreale, il casale <strong>di</strong> Senuri è ancora<br />
menzionato in due documenti del 1282 (citati in SCHIRÒ, L’antico castello...<br />
cit., 16-17), mentre nel XVI sec. Fazello (o. c., 146, 234), Omodei (o. c., I,<br />
257) e Lello (o. c., 37) lo descrivono come ormai in rovina: luogo <strong>di</strong> osteria,<br />
situato in prossimità <strong>di</strong> un fiume, lungo un percorso stradale. Fazello (o. c.,<br />
234) ne precisa l’ubicazione: 4 miglia ad O <strong>di</strong> Adragna e 6 miglia a N <strong>di</strong> S.<br />
Margherita Belice, mentre Schirò (L’antico castello... cit., 171, n. 3) lo pone<br />
al «Poggio della Croce, dove si congiungono i territori <strong>di</strong> Contessa e S.<br />
Margherita Belice» (cf. supra, 1258 e n. 81). Altri stu<strong>di</strong>osi, poi, hanno voluto
UNA RILETTURA DELLA JARI – DA DI MONREALE<br />
1317<br />
localizzare il casale presso S. Margherita Belice (LA CORTE, art. c., 344) o al<br />
Qasr ibn-Mankud <strong>di</strong> Edrisi (I. SCATURRO, Storia della città <strong>di</strong> Sciacca e dei<br />
comuni della contrada saccense fra il Belice e il Platani, Napoli 1924, I, 173;<br />
tale località è stata successivamente identificata con Castelvetrano: G. BRESC<br />
- H. BRESC, Ségestes mé<strong>di</strong>évales: Calathamet, Calatabarbaro, Calatafimi,<br />
MEFR(M), LXXXIX, 1977, 341-370, 348); LO JACONO (o. c., 53) ricorda un<br />
casale denominato Simerio nel territorio <strong>di</strong> Calatamauro; più recentemente,<br />
D’ANGELO (I casali... cit., carta; cf. CANZANELLA, L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali<br />
e contributi... cit., 215) ha proposto una ubicazione presso l’attuale Borgo<br />
Cavaliere, mentre CANZANELLA (L’inse<strong>di</strong>amento... Materiali e contributi...<br />
cit., 215) segnala due interessanti emergenze: la posizione e le strutture del<br />
casale Sommacco (ex Molino Bagnitelle Sottane) e il toponimo Fondacazzo<br />
(per il quale cf. supra, 1257 e n. 77).<br />
125 Per questo tratto del confine e per la strada Sciacca-Palermo cf.<br />
supra, 1252 e 1257 e nn. 40, 41 e 76.<br />
126<br />
DI GIOVANNI, I casali... cit., 477; ID., Vestigi... cit., 25-26 e 30-33;<br />
NANIA, o. c., 66; CARACAUSI, L’elemento bizantino... cit., 89; PELLEGRINI,<br />
Terminologia ... cit., 188.<br />
127 Per il testo relativo a questo tratto del confine cf. supra, n. 41. Per<br />
l’idronimo: JOHNS, Entella... cit., 82; PELLEGRINI, Terminologia... cit., 118,<br />
195. Per l’eventualità che al tratto inferiore del Senore si possa riferire anche<br />
il toponimo «khandaq al-Sila–h≥ / vallone Sellha» cf. supra, n. 78.<br />
128<br />
NANIA, o. c., 68, n. 5, 85, 86, 87, 98, 117, 120-121, 124, 126, 128,<br />
135, 136, 156, 168.<br />
129 Cf. C.T.I.M., F. 619063 e 619004. Per la menzione <strong>di</strong> Fazello cf.<br />
supra, n. 124. Per la documentazione ottocentesca cf., per esempio, un<br />
documento per la cui segnalazione ringrazio R. Equizzi: ASCCE, Busta 763,<br />
Inventari comunali. Elenchi delle strade comunali, 1866-1921: anno 1866,<br />
elenco delle vie comunali e vicinali del Comune <strong>di</strong> Contessa, nr. 8. Per la<br />
<strong>di</strong>rettrice viaria che corre lungo la valle del Senore cf. supra, n. 76.<br />
130 Per la percezione <strong>di</strong> questa problematica, legata alla complessità<br />
della situazione siciliana, che richiede la stretta collaborazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse, cf. già le riflessioni <strong>di</strong> PELLEGRINI, Terminologia... cit.,<br />
120; ID., Ricerche sugli arabismi... cit., 51.
TAV. CCXX<br />
1. Rocca d’Entella. Tracce <strong>di</strong> strutture sepolte identificabili con «H≥a–rat al-Ghafla /<br />
e<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret Elgafle».<br />
2. Laghetto effimero sulla Rocca d’Entella (foto <strong>di</strong> V. Messana).
TAV. CCXXI<br />
1. Il Cozzo Tondo, che si eleva a S <strong>di</strong> Contessa Entellina. Al centro, la «Portella del<br />
Caprifico».<br />
2. «Porta tra le due rupi» sulla Rocca d’Entella.
TAV. CCXXII<br />
«Via della Serra che viene da Calatamauro» nei pressi del mulino Bagnitelle Soprane.
TAV. CCXXIII<br />
Carta dell’Arcivescovato <strong>di</strong> Monreale, da G. L. LELLO, Historia della Chiesa <strong>di</strong> Monreale, Roma 1596 (per gentile concessione della biblioteca<br />
Comunale <strong>di</strong> Palermo).
TAV. CCLII
La viabilità.<br />
TAV. CCLIII<br />
1 - via Bisacquino - Corleone<br />
2 - via Bisacquino - Casba<br />
3 - via Bisacquino - Calatamauro<br />
4 - via Bisacquino - al-R.dayni–<br />
5 - via Battellaro - incrocio con Bisacquino - al-R.dayni–<br />
6 - via Battellaro - Entella<br />
7 - via Battellaro - Cautalì<br />
8 - via della Serra da Calatamauro<br />
9 - via da Portella del Caprifico a incrocio con Bisacquino - Calatamauro<br />
10 - via da Cautalì a Senuri<br />
11 - via che viene da Senuri<br />
12 - via Palermo - Corleone - Sciacca<br />
13 - via Palermo - Sciacca (attraverso ‘incrocio delle strade’)<br />
14 - via Palermo - Sciacca (attraverso ‘khandaq al-Ghula–m’)<br />
15 - via Mazarie<br />
16 - via Manzil Sin<strong>di</strong>– - Corleone
TAV. CCLIV
l = toponimi localizzabili con precisione<br />
s = toponimi localizzabili in un’area ristretta<br />
n = toponimi <strong>di</strong> localizzazione incerta<br />
TAV. CCLV<br />
s - 47. wa–<strong>di</strong>– Q.b.r.sh /flumen Capres<br />
l - 48. grande strada pubblica da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na / viam publicam magnam<br />
s - 49. ruscello che scende da Ra’s al-kami–n /rivum qui descen<strong>di</strong>t a Capite Ghemi<br />
l - 50. cima della collina che è sotto Ra’s al-kami–n / caput altere que est subtus Caput Elchemin<br />
s - 51. incrocio con strada da Qal‘a ‘Ali– a S.nu–ri– /via que ducit de Kalatahali ad Senurium<br />
s - 52. incrocio con wa–<strong>di</strong> Rabi–‘/ flumen Rahabi<br />
s - 53. pianura con tamarischi / planum ubi sunt tamarisces<br />
l - 54. vallata stretta / vallonem subtilem<br />
l - 55. pietre piantate <strong>nella</strong> cavità della montagna / petras plantatas in sinu montis<br />
l - 56. rovine sotto Ruqqat Ant≥alla / he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta que sunt subtus Castellum Hantella<br />
l - 57. kudyat al-Raml / altera altera [sic!]<br />
l - 58. incrocio con strada sotto kudyat al-Raml / via que est subtus altera altera [sic!]<br />
s - 59. pozzo Bu-H≥ajar / puteum Bahagar<br />
s - 60. gha<strong>di</strong>r al-Z.gh.n.<strong>di</strong>– / lacus Zagan<strong>di</strong><br />
s - 61. pianura / planum<br />
s - 62. incrocio con strada da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali– / via que ducit de Batallaro ad Kalatahali<br />
l - 63. incrocio con strada per al-Sha–qqa vicino a khandaq al-Ghula–m /via Sciacce prope vallonem Servi<br />
l - 64. khandaq al-Ghula–m / vallonem Servi<br />
l - 65. incrocio tra strada per al-Ma<strong>di</strong>–nat al-Mah≥miyya e strada da Bat≥ala–ru– a Ant≥alla /via que ducit<br />
Panormum -via que ducit de Battallaro ad Antella<br />
s - 66. incrocio con ruscello della ‘ayn al-Sama–r /rivum fontis Simar<br />
s - 67. ‘ayn al-Sama–r / ad fontem Simar<br />
s - 68. terreno coltivato dove sono le more / ad terrram laboratoriam ubi est rubus<br />
s - 69. albereti / arbusta<br />
s - 70. incrocio con strada della Serra che viene da Qal‘a Mawru– / viam Serre que ducit de Kalatamauru<br />
l - 71. collina con pietre bianche piantate tra gli albereti / altera ubi sunt petre albe plantate in ipsis arbustis<br />
l - 72. strada della Serra che viene da Qal‘a Mawru– / viam Serre que ducit de Kalatamauru<br />
l - 73. kudyat al-Mudawwar / altera que vocatur Helmu Daugar<br />
s - 74. strada sotto kudyat al-Mudawwar / via que est subtus Helmu Daugar<br />
l - 75. ba–b al-Dhukka–ra / Portam Caprificus<br />
l - 76. crocevia che porta a Qal‘a Mawru– / ubi via ipsa intersecat aliam viam que va<strong>di</strong>t ad Kalatamauri<br />
l - 77. strada predetta / via pre<strong>di</strong>cta<br />
s - 78. Dimna Jurrayda / finem Girrayde<br />
l - 79. ‘ayn al-Jala–q.n /fons Elgelakan<br />
l - 80. incrocio con strada da Bu– Za–ki– a Qal‘a Mawru– / via Busackini, que ducit ad Kalatamauru<br />
l - 81. al-Qasa–ri– / locum Cassarii<br />
l - 82. strada pubblica [da Bu– Za–ki– a Qal‘a Mawru–] / via publica [Busackini, que ducit ad Kalatamauru]<br />
n - 83. cima della montagna al-M.rra sulla cima <strong>di</strong> una montagna detta h≥a–rik al-Rih≥ / ad caput montis ad<br />
Murram in capite montis qui nominatur Mons Venti<br />
s - 84. spartiacque<br />
n - 85. ‘ayn al-Tuffa–h≥a / fons Pomerii<br />
s - 86. ruscello e khandaq al-Ti–n / ad rivum et ad vallonem Ficus<br />
s - 87. incrocio con strada pubblica da Bu– Za–ki– a al-R.dayni– / via publica que ducit a Busackino, Rudeinu<br />
s - 88. bivio con strada che collega Bu– Za–ki– e Bat≥ala–ru– e al-R.dayni– / ad eum locum ubi iunguntur vie<br />
iuncte de Busackino, et Battallario, et Rudeynu<br />
n - 89. pietre bianche piantate in mezzo alla strada / ad lapides albos qui sunt plantati in via<br />
n - 90. ruscello creato dalla confluenza <strong>di</strong> tre corsi d’acqua / aqueductum ubi tres rivuli iunguntur<br />
s - 91. Fah≥s≥ al-Darda–r / ad campum Fraxineti<br />
Divisa Fantasine<br />
l - 92. fiume vicino al casale / flumen qui est prope casale<br />
s - 93. posto dei maiali / ad densitu<strong>di</strong>nem porcorum<br />
l - 94. via pubblica da Misilin<strong>di</strong>no a Corleone / via [publica a Meselen<strong>di</strong>no ad Corilionem]<br />
s - 95. pozzo Zucaki / puteum Zucaki<br />
l - 96. corso d’acqua fino al fiume del casale / aquam usque ad flumen ipsius casalis<br />
l - 97. fiume del casale / flumen ipsius casalis<br />
Divise Battallarii<br />
l - 1 – Monte Qa–lbu– / Mons Calvus<br />
s - 2 – al-M.rr /ad Murrum<br />
s - 3 – incrocio con strada da Qurulu–n a Bu– Za–ki– / via de Corilione ad Busackinum<br />
l - 4 – incrocio con strada da al-Qas≥aba a Bu– Za–ki / via de Casba ad Busackinum<br />
l - 5. ‘ayn al-‘Ullayqa /fons Rubbet<br />
l - 6 – ruscello della sorgente / rivum ipsius fontis<br />
l - 7 – vallata che scende da Bu– Za–ki / vallonem qui descen<strong>di</strong>t da Busackino<br />
s - 8. ‘ayn al-At≥ya–n (o al- Ba–t≥a–n) / fons Luti<br />
l - 9 – kudyat al-Raml /altera Arene<br />
s - 10 – prato con gli olmi / planum aquosum ubi sunt frasceta<br />
l - 11. ‘ayn ‘Abba–s / fontes Albesi<br />
l - 12 – kudyat al-Salla–ba /altera Latronum<br />
l - 13. khandaq al-Shaykh / vallonem Veterani<br />
l - 14 -incrocio con strada pubblica da al-Ma<strong>di</strong>–na e Qurulu–n a al-Sha–qqa /viam publicam a Panormo et<br />
Corilione ad Sciaccam<br />
l - 15. al-wa–<strong>di</strong>– al kabi–r / fluvium magnum<br />
s - 16. paio <strong>di</strong> mulini che sono in al-Qas≥aba / duo molen<strong>di</strong>na que sunt de Casba<br />
l - 17. corso d’acqua che scende da rah≥l al -Bu–r /casale Helbur<br />
l - 18. rah≥l al -Bu–r /casale Helbur<br />
l - 19. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– al kabi–r e wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n /<br />
l - 20. wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n /flumen Corilionis<br />
l - 21. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– Qurulu–n e wa–<strong>di</strong> Ant≥alla / flumen Hentella<br />
l - 22. vallata che scende da al-Z.ku–shi– /vallonem qui descen<strong>di</strong>t de Rucusi<br />
s - 23. piccola valle sotto alla collina <strong>di</strong> fronte alla collinetta accanto a al-Z.ku–shi– /vallonem parvum qui est<br />
subtus altera que est opposita monticello quod est versus Herricusi<br />
l - 24. incrocio con strada da Bat≥ala–ru– a Qal‘a ‘Ali– / via que ducit de Battallaro ad Kalatahali<br />
l - 25. alta pietra eretta che sta alla fine del terremoto <strong>di</strong> Ant≥alla /petram erectam que est in fine <strong>di</strong>rroiti de<br />
Hantalla<br />
l - 26. grande montagna rossa / montem magnum rubeum<br />
l - 27. torre che è alla fine del muro /turrim que est in extremo muralium<br />
l - 28. porta tra le due rupi /portam que est inter duas rupes<br />
s - 29. rovine <strong>di</strong> H≥a–rat al-Ghafla /he<strong>di</strong>ficia <strong>di</strong>ruta Haret Helgafle<br />
l - 30. lago /lacum<br />
l - 31. gha–r Ibn al-‘Aju–z / speluncam filii veterane<br />
l - 32. cima della montagna / caput montis<br />
s - 33. fichi piantati tra le pietre che sono ai pie<strong>di</strong> della montagna / arbores ficulneas que sunt in lapi<strong>di</strong>bus<br />
in pede montis<br />
s - 34. ruscello che è tra le due colline / rivum qui est inter duas alteras<br />
l - 35. pietra sotto alle due colline all’inizio della piana / petra subtus duas alteras in capite plani<br />
s - 36. gha–r al-S.ka–t.ra / spelunca scutiferorum<br />
s - 37. incrocio con wa–<strong>di</strong>– Rabi–‘/ fluvium quod vocatur Rahabi<br />
l - 38. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– Rabi–‘ e wa–<strong>di</strong> T≥u–t≥ / flumen Rahabi - flumen Thut<br />
l - 39. wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥ /flumen Thut<br />
l - 40. confluenza tra wa–<strong>di</strong>– T≥u–t≥ – e corso d’acqua che scende da khandaq al-Sila–h≥ /aquam que descen<strong>di</strong>t de<br />
vallone Sellha<br />
s - 41. corso d’acqua che scende da khandaq al-Sila–h≥ /flumen Thut - aquam que descen<strong>di</strong>t de vallone Sellha<br />
l - 42. incontro con strada da al-Sha–qqa a al-Ma<strong>di</strong>–na / via que ducit de Sciacca Panormum<br />
l - 43. biforcazione dellle strade / separationem viarum<br />
s - 44. strada che viene da S.nu–ri–/ via que ducit de Senurio<br />
l - 45. h≥ija–r al-Ra–jil / lapides masculi<br />
l - 46. Ra’s ‘Aqabat al-t≥afl / Caput Montane Crete
TAV. CCLVI<br />
TAV. CCLV