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niana, il terremoto della primavera 1906: grazie alla sorvegliata altezza dello stile, la<br />
descrizione si trasforma <strong>in</strong> un breve volger di frasi <strong>in</strong> memorabile narrazione, con un<br />
passo e un pathos quasi manzoniani:<br />
La notte del giorno successivo io giungevo, dopo <strong>una</strong> marcia forzata di<br />
52 miglia, sui colli che fiancheggiano i giard<strong>in</strong>i pubblici del Golden Gate…<br />
D’improvviso, malgrado l’ansietà per i miei cari che agiva <strong>da</strong> pungolo, mi<br />
fermai sui due piedi e stetti a lungo immobile, coll’animo compreso d’alta<br />
meraviglia e spaventato ad un tempo.<br />
La valle sottoposta era valle di fuoco, valle d’<strong>in</strong>ferno. L’occhio non poteva<br />
misurarne l’estensione; ma ovunque giungeva, erano eruzioni repent<strong>in</strong>e,<br />
quà azzurognole, là rossastre, bianchissime ed abbarbaglianti altrove; eran<br />
fiamme che procedevano serrate, a schiere, quasi a distruzione premeditata<br />
e sapiente. E, nereggianti tra i bagliori, scheletri di edifici ritti, <strong>da</strong>lle cui f<strong>in</strong>estre,<br />
ridotte a semplici aperture, traguar<strong>da</strong>va l’<strong>in</strong>cendio. Ammassi vorticosi<br />
di fumo denso salivano lentamente al cielo, si espandevano, lo coprivano<br />
tutto; sotto, un turb<strong>in</strong>io di sc<strong>in</strong>tille, di carboni, di cenere piovente e un calore<br />
s<strong>in</strong>istro che <strong>in</strong>aridiva gli occhi e la gola. Ad ora ad ora, come se quelle furie<br />
avessero voce, correva per l’aria ed echeggiava, via pei colli, il rombo della<br />
d<strong>in</strong>amite. Succedeva, <strong>in</strong> questo o quel punto, l’illusoria oscurità prodotta <strong>da</strong>lla<br />
concussione, il subito slancio delle fiamme sulle nuove rov<strong>in</strong>e, il raddoppiare<br />
della rabbia divoratrice. Anche quel mezzo disperato si mostrava impotente a<br />
circoscrivere la catastrofe . 5<br />
Qui c’è <strong>da</strong> un lato addirittura un’<strong>in</strong>tera città, un’<strong>in</strong>tera società fissata nel tempo e<br />
nello spazio <strong>da</strong>lla catastrofe; <strong>da</strong>ll’altro <strong>una</strong> l<strong>in</strong>gua che punta tutto sulla conservazione,<br />
sull’elegante mantenimento delle proprie caratteristiche orig<strong>in</strong>arie: il che ci mostra sia<br />
il peso e il credito che la tradizione l<strong>in</strong>guistico-letteraria ha sempre avuto nella cultura<br />
italiana (compresa, qu<strong>in</strong>di, la cultura dei nostri emigrati), sia, anche, nello specifico,<br />
l’<strong>in</strong>sularità nella quale alle “colonie” era consentito vivere all’<strong>in</strong>terno del cosiddetto<br />
melt<strong>in</strong>g pot americano. Nulla è rimasto com’era, né il presente né il passato: tutto è an<strong>da</strong>to<br />
distrutto, eppure la l<strong>in</strong>gua dell’emigrazione, quasi per ipercompensazione, mette<br />
<strong>in</strong> mostra <strong>una</strong> sua solenne eleganza.<br />
È un caso eccessivo, se si vuole. Ma il fatto è che la dimensione l<strong>in</strong>guistica, essendo<br />
condivisa <strong>da</strong> tutti gli emigrati - analfabeti o meno, parlanti o scriventi - non solo è<br />
<strong>una</strong> di quelle più dense e ricche di senso <strong>in</strong> sé e per sé, ma è anche comprensibilmente<br />
uno degli ambiti più sensibili e delicati della grande trasformazione che si viene lentamente<br />
a creare. Così come la pronuncia resta sempre <strong>una</strong> delle nostre più <strong>in</strong>fallibili<br />
carte d’identità, allo stesso modo, dietro la scelta di semplici parole possiamo <strong>leggere</strong>,<br />
<strong>in</strong> filigrana, un <strong>in</strong>tero mondo diviso <strong>in</strong> due, al tempo stesso elementare e complesso,<br />
universale e particolare.<br />
Proviamo ora ad effettuare un paio di son<strong>da</strong>ggi microscopici su particelle elemen-<br />
5. Cesare Crespi, San Francisco e la Sua Catastrofe, San Francisco, Tipografia Internazionale<br />
1906, pp. 18-19.<br />
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