visualizza una anteprima in PDF 4 Mb - Milano da leggere

che mi son trovato costretto, ad interrompere il filo di una corrispondenza, la
quale mi sarebbe riuscita oltremodo gradita. Giorni sono trovandomi a Philadelphia,
seppi dal mio amico Emanuele Perotta, della vostra visita, nella città
dei quaccheri, durante l’esposizione di Chicago, ed invero, soffrii al pensiero,
che il fato non volle ch’io mi trovassi colà, negandomi così il piacere di fare
la vostra conoscenza personale. Avrei amato, grandemente, d’incontrarvi: di
sentire quali fossero le vostre opinioni sugli Stati Uniti, osservati, non attraverso
le lenti più o meno illusorie, dello storiografo, ma sebbene di persona;
avrei desiderato sentire se gli antichi giudizii miei, nel ‘Cuore e Critica’ sulle
colonie italiane d’America, ebbero una conferma od una smentita, dalle vostre
osservazioni personali. Forse avrete pubblicato qualche lavoro sull’argomento,
ed in tal caso, potreste inviarmene copia. Dal 1892 in poi, vivo qui nella Virginia,
al contatto di due razze antagoniste, l’anglo-sassone e l’afro-americana;
vivo solo isolato, vegetando direi quasi, e non mi arriva mai nè un giornale, nè
un libbro [sic], che mi parli, della mia terra natale, di quella terra abbandonata
da lunghissimi anni, ma pur sempre cara, pur sempre amata. Quasi, quasi
sento di dimenticarne perfino la lingua. Se non vi è di troppo disturbo, vi pregherei,
inviarmi una lista, di periodici, politico-sociali-letterari, che cercherei
abbonarmi, e forse, mi sentirei spinto nelle ore di ozio, a scrivere qualcosa, il
che mi sarebbe di grande giovamento, nel mantenermi al corrente della favella
della mia infanzia. Oh! quanto è dura la vita dell’esiliato pari mio! Quante
volte mi sento spinto ad abbandonare la probabilità di un brillante avvenire,
per far ritorno alla terra natale, ove forse la vita sarebbe meno attristata dai
disinganni. E voi, buono e caro amico, come ve la passate? Pubblicate tuttora
la vostra Geografia per Tutti? La “Critica Sociale” del Turati è ancora in vita?
Scrivetemi appena lo potrete, e se avete qualche libro, da inviarmi, mandatemelo,
che forse varrà a ridarmi, la forza a combattere, questa struggle for
life, varrà a farmi rivivere nell’ideale del passato, salvandomi, dall’incruente
scetticismo, che mi spinge nella voragine dell’inazione.
Indirizzo:
P.O. Box 87 Norfolk Va
Vostro per sempre
Louis Casabona
In questa lettera del 1895 2 , ad esempio, si può probabilmente individuare, tra tante
altre cose, uno dei primissimi usi nella lingua italiana dell’aggettivo afro-americano
3 .
Come mai quel vocabolo facesse la sua comparsa, alla fine dell’Ottocento, nel Sud
degli Stati Uniti, è abbastanza ovvio, sia linguisticamente che sociologicamente. Quello
che a noi oggi suona quasi come un lapsus del codice politicamente corretto trova
2. Lettera di Louis Casabona ad Arcangelo Ghisleri del 21 gennaio 1895, in Civiche Raccolte
Storiche di Milano, Epistolario Ghisleri, Cartella 6, busta 1895, n. 8. Conservo naturalmente
grafia e punteggiatura dell’originale.
3. Ne parlo più approfonditamente in Preistoria e storia di afro-americano, «Studi di lessicografia
italiana», in corso di stampa.
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