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EMILIA PERASSI<br />

Università degli Studi di <strong>Milano</strong><br />

Carlo Emilio Gad<strong>da</strong><br />

tra Spagna e America Lat<strong>in</strong>a<br />

1. Erede della tradizione più illustre del pluril<strong>in</strong>guismo, con Dante e Rabelais<br />

come suggeritori canonici, la prosa di Carlo Emilio Gad<strong>da</strong> porta il marchio <strong>in</strong>confondibile<br />

di uno stile che si espone <strong>in</strong> varietà impensate di registri, <strong>da</strong>ll’italiano colto agli<br />

arcaismi, <strong>da</strong>lle l<strong>in</strong>gue speciali e tecniche alle l<strong>in</strong>gue straniere e ai dialetti. Specie per<br />

quanto riguar<strong>da</strong> quest’ultimo caso, la scrittura del gran lombardo viene a <strong>da</strong>re energia<br />

nuova ad un aspetto essenziale della letteratura italiana: l’unica, sostanzialmente, annota<br />

Cont<strong>in</strong>i, la cui produzione dialettale faccia corpo, <strong>in</strong> modo viscerale, col restante<br />

patrimonio, fondendo gli idioletti regionali-gergali con la l<strong>in</strong>gua nazionale: <strong>in</strong>torno a<br />

Gad<strong>da</strong> si disegna l’Italia l<strong>in</strong>guistica contemporanea, quella dei Pavese, dei Fenoglio,<br />

dei Mastronardi, senza dimenticare la lezione del c<strong>in</strong>ema neorealista, il romagnolo di<br />

Fell<strong>in</strong>i, il romanesco di Roma città aperta, le comunità lombarde di Olmi 1 .<br />

La stilistica ha ampiamente lavorato sui dialetti così come li adopera l’autore. Intenzioni<br />

specifiche tendono ad articolarne l’uso, secondo Lurati: risulta prevalente<br />

l’impiego del milanese e del romanesco; il fiorent<strong>in</strong>o di norma sostiene l’esposizione<br />

autobiografica; il molisano e il napoletano rafforzano la fioritura del personaggio (si<br />

ve<strong>da</strong> l’Ingravallo del Pasticciaccio); il veneziano funziona <strong>da</strong> colorazione pura 2 .<br />

Mi pare di contro che m<strong>in</strong>ore attenzione sia stata rivolta ad un’altra – sebbene imponente-<br />

opzione formale: il ricorso alle l<strong>in</strong>gue straniere, tra le quali risulta prediletto lo<br />

spagnolo. Il suo uso <strong>in</strong>sistito, commenta Stellardi, rivela non solo le competenze di un<br />

traduttore <strong>in</strong>coercibile e magnifico, ma anche più complessi meccanismi di mascheramento<br />

e estraniazione dell’io che scrive dietro la forma lontana della l<strong>in</strong>gua d’altri. 3<br />

Nonostante Gad<strong>da</strong> conosca bene il tedesco, l’<strong>in</strong>glese e il francese, è di fatto per il<br />

castigliano che mostra passione smo<strong>da</strong>ta, la “meravigliosa l<strong>in</strong>gua di Cervantes”, come<br />

la def<strong>in</strong>isce <strong>in</strong> un racconto <strong>da</strong>l titolo e <strong>da</strong>ll’ampio fraseggio <strong>in</strong> spagnolo, “Dom<strong>in</strong>go del<br />

1. G. Cont<strong>in</strong>i, “Introduzione”, <strong>in</strong> C. E. Gad<strong>da</strong>, La cognizione del dolore, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1963, p.18ss.<br />

2. O. Lurati, “Gad<strong>da</strong> testimone di l<strong>in</strong>gua condivisa”, Letteratura italiana contemporanea,<br />

n.9, maggio-agosto 1983, pp.245-246<br />

3. G. Stellari, “Gad<strong>da</strong> tradotto”, Letteratura italiana contemporanea, n.9, maggio-agosto<br />

1983, p. 353<br />

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