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70<br />

GIANNI TURCHETTA<br />

Università degli Studi di <strong>Milano</strong><br />

Il poeta, il vagabondo, l’emigrante:<br />

i viaggi di D<strong>in</strong>o Campana<br />

Il mito Campana: <strong>una</strong> biografia tormentata e (f<strong>in</strong> troppo) esemplare<br />

Dal punto di vista privilegiato <strong>in</strong> questo <strong>in</strong>contro, se parliamo di D<strong>in</strong>o Campana,<br />

straord<strong>in</strong>ario caso di poeta vagabondo e viaggiatore, <strong>in</strong>contriamo certo l’Altro, <strong>in</strong>teso<br />

come altri luoghi, altre persone, altre culture. Ma, a ben vedere, l’Altro che più ci <strong>in</strong>teressa<br />

con ogni probabilità non è tanto quello che si <strong>in</strong>carna nelle genti e nei luoghi<br />

visitati <strong>da</strong> Campana, quanto Campana stesso. Non è questa la sede per ripercorrere<br />

analiticamente il “mito Campana”. È necessario però sottol<strong>in</strong>eare come, nella storia<br />

della ricezione e dell’<strong>in</strong>terpretazione di questo poeta, la sua relativa eterogeneità, la<br />

difficoltà enigmatica dei suoi testi, la sua sostanziale irriducibilità a ogni scuola poetica<br />

(che poeta è Campana? un espressionista vociano? un carducciano attar<strong>da</strong>to? un<br />

post-simbolista fuori casa e fuori stagione? un quasi <strong>in</strong>credibile proto-ermetico? un<br />

fiancheggiatore delle avanguardie?), sia stata <strong>in</strong>terpretata e trasformata <strong>in</strong> diversità<br />

assoluta, cioè non solo <strong>in</strong> <strong>una</strong> solitud<strong>in</strong>e tragica sul piano della realtà esistenziale,<br />

dolorosamente concreta, ma proiettata addirittura <strong>in</strong> <strong>una</strong> dimensione teologica o ontologica,<br />

come assoluta necessità, solitud<strong>in</strong>e metafisica, mistero <strong>in</strong>dicibile. In questa vicen<strong>da</strong><br />

<strong>in</strong>terpretativa un ruolo decisivo è stato chiaramente giocato <strong>da</strong>i testi, e non solo<br />

<strong>da</strong>lla biografia. Infatti l’enigmaticità e l’<strong>in</strong>tensità emotiva dei Canti Orfici, la loro stessa<br />

<strong>in</strong>compiutezza, così come la correlativa frammentarietà, quelli che erano <strong>in</strong>somma<br />

dei <strong>da</strong>ti filologici, <strong>da</strong> maneggiare con la prudenza e la cautela del rigore scientifico,<br />

sono stati trasformati <strong>in</strong> <strong>una</strong> specie di assoluto, volta a volta esaltante o penalizzante:<br />

a secon<strong>da</strong> che la tesi fosse quella del folle div<strong>in</strong>o, o del demente naïf.<br />

È accaduto così che la storia di Campana, la sua tormentosa vicen<strong>da</strong> biografica, che<br />

raramente si è cercato di ricostruire con <strong>una</strong> qualche pretesa di sistematicità, sia stata<br />

trasformata <strong>in</strong> un racconto esemplare proprio per il suo carattere estremo e s<strong>in</strong>golare.<br />

Così che i (non moltissimi) fatti conosciuti, o creduti tali, sono stati mescolati senza<br />

soluzione di cont<strong>in</strong>uità con la leggen<strong>da</strong>, appunto con quel “mito Campana” al quale<br />

molta critica ha <strong>da</strong>to spesso avallo, e che alla comprensione di Campana, e, quel che<br />

più conta, della sua poesia, ha spesso nuociuto non meno della diffidenza, o dell’aperto<br />

disprezzo, di chi lo riteneva “un pazzo e basta”. Non è del resto difficile capire come<br />

questo sia potuto avvenire. Colpito a qu<strong>in</strong>dici anni <strong>da</strong> un profondo squilibrio psichico,<br />

che lo sp<strong>in</strong>ge a vagabon<strong>da</strong>re cont<strong>in</strong>uamente e che gli procura accessi d’<strong>in</strong>controllabile<br />

furore, più volte r<strong>in</strong>chiuso <strong>in</strong> carcere e <strong>in</strong> ospe<strong>da</strong>li psichiatrici, per anni Campana non

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