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<strong>in</strong> cui <strong>da</strong> due decenni si pratica la prospettiva degli studies, gli studenti si aspettano<br />

ormai solo letture di testi che riflettano <strong>in</strong> modo semplicistico e immediato situazioni<br />

di repressione etnica o sessuale. Ne deriva <strong>da</strong> un lato <strong>una</strong> tentazione liqui<strong>da</strong>toria, non<br />

diversa <strong>da</strong> quella che circolava nel nostro ‘68 a proposito della letteratura, rifiutata<br />

<strong>da</strong>gli operaisti <strong>in</strong> nome della saggistica politica e della prassi. Dall’altro canto, il multiculturalismo,<br />

con il conseguente meticciato, è visto euforicamente come grande occasione<br />

di libertà comunicativa. Tale opzione ideologica presuppone che il crogiolo, il<br />

mescolamento siano agenti di liberazione <strong>da</strong>l fardello del Logos occidentale, fenomeni<br />

di fuoriuscita <strong>da</strong>lle ipoteche delle funebri ideologie novecentesche. Il mercato globale,<br />

spostando <strong>in</strong>teri popoli e ridisegnandone l’identità, implicitamente eguaglierebbe, democratizzerebbe,<br />

distruggendo v<strong>in</strong>coli tribali oppressivi, fanatismi e totalitarismi.<br />

II. Il fatto è che il mercato non un’alternativa all’ideologia: è a sua volta un’ideologia,<br />

e <strong>da</strong>tata quasi trecento anni. Presuppone <strong>in</strong>fatti che l’universale umano non sia<br />

altro che il solipsismo mercantile. L’uomo sarebbe, a ogni latitud<strong>in</strong>e, un animale squisitamente<br />

azien<strong>da</strong>le, naturalmente disposto alla competizione e allo scambio, alla lotta<br />

<strong>da</strong>rw<strong>in</strong>iana e hobbesiana di tutti contro tutti. Inutile proporre degli <strong>in</strong>naturali v<strong>in</strong>coli<br />

soli<strong>da</strong>li: si arriva sempre e comunque al Gulag.<br />

In questa condizione, la funzione critica e complessiva dell’<strong>in</strong>tellettuale, e dell’<strong>in</strong>segnante,<br />

ridotti a “operatori culturali” o <strong>in</strong>trattenitori, non più <strong>in</strong> grado di parlare a<br />

<strong>una</strong> qualche comunità, sembra del tutto desueta.<br />

La letteratura, caparbiamente ambigua, ha tuttavia <strong>una</strong> sua specificità: trattata <strong>da</strong>i<br />

postcolonial studies come uno dei discorsi del dom<strong>in</strong>io, è <strong>in</strong>vece uno dei pochi “discorsi”<br />

capaci di svelare il volto tendenzioso dell’ odierno “pensiero unico”.<br />

Credo occorra <strong>in</strong>somma evitare la tentazione di far uscire la letteratura <strong>da</strong>l ghetto<br />

<strong>in</strong> cui si trova spacciandola di<strong>da</strong>tticamente per <strong>una</strong> forma di pacificazione dell’immag<strong>in</strong>ario<br />

col mondo, di educazione e allenamento al gioco della complessità multiculturale,<br />

estirpandone la radice <strong>in</strong>docile, tragica, aporetica, irriducibile. E’ proprio il<br />

riconoscimento della sua paradossale specificità che può oggi riattivare <strong>una</strong> funzione<br />

m<strong>in</strong>ima ma vitale della letteratura e del lavoro <strong>in</strong>telettuale.<br />

E’ un <strong>in</strong>tellettuale critico come Bourdieu che ha opposto alla tuttologia culturalista<br />

un paradossale corporativismo dell’universale. L’<strong>in</strong>tellettuale capace di smascherare<br />

la natura ideologica dell’attuale pensiero unico non co<strong>in</strong>cide con il tuttologo culturalista<br />

ma con uno “specialista paradossale”, <strong>in</strong> grado di salvaguar<strong>da</strong>re criticamente – nel<br />

frullatore del market<strong>in</strong>g - la specificità dei propri saperi.<br />

III. Ipotizziamo ora la costruzione di un percorso di<strong>da</strong>ttico, a<strong>da</strong>tto al penultimo<br />

o all’ultimo anno dei licei, sul tema dell’Altro. Occorre partire <strong>da</strong>lla necessità di<br />

evitare le banalizzazioni: l’alterità oggi di mo<strong>da</strong> spesso ipostatizza la situazione dello<br />

straniero, dell’esule, del migrante.<br />

L’imperartivo dell’educazione <strong>in</strong>terculturale spesso porta a eguagliare situazioni<br />

contestuali lontanissime. Occorre <strong>in</strong>vece <strong>in</strong>nanzitutto storicizzare. L’<strong>in</strong>dividuazione<br />

di cesure è un momento-chiave nell’opera dell’<strong>in</strong>terprete-storiografo e anche del docente:<br />

<strong>una</strong> storia che dia conto dell’Alterità, potrà partire a esempio <strong>da</strong>l C<strong>in</strong>que-Seicento<br />

come esordio della modernità, all’<strong>in</strong>segna del relativismo e della differenza<br />

<strong>da</strong>vanti al problema di assimilare altri popoli e altri spazi entro la filosofia della storia<br />

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