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sono essere usati per tratteggiare i caratteri di uom<strong>in</strong>i contemporanei, soprattutto <strong>in</strong><br />

situazioni <strong>in</strong> cui non è facile farne <strong>una</strong> critica diretta, come fa, per esempio, uno scrittore<br />

egiziano come Gamal Ghitani, che nel dip<strong>in</strong>gere il protagonista di Zayni Barakat,<br />

ambientato nel Cairo del XVI secolo, gli conferisce i tratti dell’ultimo Nasser. Tuttavia,<br />

se si considerano i rapporti tra il mondo occidentale e quello islamico, l’analogia<br />

tra Medioevo ed epoca contemporanea risulta particolarmente appropriata. Leggere il<br />

Medioevo ha qu<strong>in</strong>di il valore di “<strong>leggere</strong> l’altro”, per citare il felice titolo del convegno<br />

organizzato quest’anno <strong>da</strong>ll’Associazione degli Italianisti, o piuttosto di <strong>leggere</strong> <strong>una</strong><br />

realtà analoga <strong>da</strong> un differente punto di vista.<br />

Il Medioevo cristiano, così come l’epoca classica islamica, sono cresciuti sulle ceneri<br />

dei grandi imperi del passato: rispettivamente l’Impero romano e quello persiano.<br />

Parallelamente, nella nostra epoca si assiste all’agonia di quello che è stata la grande<br />

costruzione moderna, il grande Impero: lo Stato centralizzato. Nell’epoca immediatamente<br />

precedente la nostra, il vero Impero sono state le nazioni coloniali, la cui storia<br />

ha segnato il volto del pianeta per quasi c<strong>in</strong>que secoli, <strong>da</strong>lla scoperta dell’America al<br />

XX secolo. Durante questo periodo, quasi l’<strong>in</strong>tera superficie terrestre è stata conquistata<br />

<strong>da</strong> un gruppo di nazioni che hanno messo a punto un immenso Impero coloniale.<br />

Dopo un lungo periodo, tra la conquista delle Americhe e la secon<strong>da</strong> Guerra Mondiale,<br />

questo l’Impero che è entrato <strong>in</strong> crisi e la sua f<strong>in</strong>e ha segnato l’<strong>in</strong>izio di un’epoca<br />

diversa: la nostra.<br />

Nel Medioevo si è venuto a del<strong>in</strong>eare un mondo <strong>in</strong> cui non vi era più un unico<br />

centro, politico, religioso, culturale, ma un <strong>in</strong>sieme di centri di vario tipo, <strong>una</strong> pluralità<br />

di punti di riferimenti. Se si pensa solo all’ambito del diritto, la legge romana<br />

cadde quasi <strong>in</strong> disuso, affiancata e sostituita <strong>da</strong> <strong>una</strong> molteplicità di diritti barbarici e<br />

di consuetud<strong>in</strong>i locali. Pur con le dovute differenze, anche oggi ci troviamo di fronte<br />

allo stesso problema di <strong>una</strong> società globalizzata, dove gli Stati nazionali sono <strong>in</strong> crisi,<br />

dove mancano punti di riferimento e la stessa centralità e unicità dell’ord<strong>in</strong>amento<br />

giuridico viene messa <strong>in</strong> discussione. Lobby economiche, gruppi politici e s<strong>in</strong><strong>da</strong>cali,<br />

comunità confessionali, quando non le stesse organizzazioni crim<strong>in</strong>ali, si muovono<br />

con sempre maggiore dis<strong>in</strong>voltura all’<strong>in</strong>terno di uno Stato che non riesce o non vuole<br />

più avere quel carattere unitario espresso <strong>da</strong> Hegel e <strong>da</strong>i teorici dello Stato nazione. Il<br />

mondo contemporaneo deve fare i conti con <strong>una</strong> pluralità e <strong>una</strong> complessità di soggetti,<br />

di <strong>in</strong>terlocutori, di centri di produzione politica e culturale, come non accadeva <strong>da</strong><br />

molto tempo. Le conseguenze sono notevole e, a volte, <strong>in</strong>quietanti. Non vi è più <strong>una</strong><br />

sola fonte di diritto, ma non vi è nemmeno <strong>una</strong> sola tradizione educativa, culturale,<br />

religiosa. Per molti, <strong>una</strong> situazione difficile di gestire e nella quale è facile scivolare<br />

nella barbarie.<br />

Da un punto di vista religioso, <strong>in</strong>vece, la f<strong>in</strong>e del nazionalismo corrisponde all’apertura<br />

dell’Europa alle altre religioni e, particolarmente all’Islam. La scoperta dell’America<br />

e l’<strong>in</strong>izio del colonialismo corrispondono, <strong>in</strong>fatti, alla cacciata degli ebrei <strong>da</strong>lla<br />

Spagna, nel 1492, <strong>in</strong>sieme a quella dei musulmani. Con essi l’Europa perdeva l’apertura<br />

sull’Oriente, la facilità di relazione e di mediazione con gli altri popoli, rispetto<br />

ai quali si procedeva piuttosto alla occupazione coloniale, basata sullo sfruttamento<br />

economico e sulla sostanziale <strong>in</strong>comprensione religiosa e culturale. Solo <strong>in</strong> epoca<br />

contemporanea, quella barriera <strong>in</strong>visibile ha com<strong>in</strong>ciato a vacillare, sia pure sotto la<br />

sp<strong>in</strong>ta di flussi migratori <strong>in</strong>arrestabili. La globalizzazione, apparentemente scoperta<br />

solo di recente, <strong>in</strong> realtà sembra essere la riproposizione <strong>in</strong> chiave contemporanea del<br />

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