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I Mongoli

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Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di<br />

storia del Medio Oriente del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I<br />

materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione XIII: I <strong>Mongoli</strong>. I Mamelucchi. La reconquista.<br />

Impero mongolo<br />

Massima estensione dell'Impero Mongolo.<br />

L'Impero mongolo (1206–1368) è stato uno degli imperi più vasti della storia, coprendo, all'apice<br />

della sua estensione, più di 24 milioni di km², con una popolazione stimata intorno ai 100 milioni di<br />

persone.<br />

L'impero mongolo fu fondato da Gengis Khan nel 1206 dopo aver unificato le tribù turco-mongole<br />

e aver compiuto numerose conquiste nell'Eurasia continentale. All'apice della sua potenza,<br />

comprendeva la maggior parte dei territori dall'Asia orientale all'Europa centrale. Nel periodo della<br />

sua esistenza, la Pax mongolica facilitò gli scambi culturali e i commerci tra Occidente, Medio<br />

Oriente ed Estremo Oriente tra il XIII ed il XIV secolo. I secoli di dominio mongolo influenzarono<br />

profondamente la demografia e la geopolitica dell'Eurasia, e diedero il via alla storia moderna di<br />

stati come Russia, Turchia, Cina, Iran e anche India.<br />

L'Impero mongolo era dominato dal Gran Khan. Dopo la morte di Gengis Khan, l'impero si divise<br />

in quattro parti (Dinastia Yuan, Il Khanato di Persia o Ilkhanato, Khanato Chagatai e Khanato<br />

dell'Orda d'Oro), ognuno dei quali aveva il proprio Khan.<br />

Recenti ricerche hanno messo in evidenza come l'estensione dell'impero mongolo abbia ricadute<br />

visibili ancora oggi nel patrimonio genetico della popolazione eurasiatica. Si è calcolato che circa<br />

l'8% delle persone che vivono nei territori un tempo sottomessi ai <strong>Mongoli</strong> hanno cromosomi Y<br />

identici: l'ipotesi più accreditata è che questo sia proprio uno dei risultati delle invasioni mongole.<br />

Gengis Khan<br />

Durante un grande kuriltai (il concilio dei capi tribù), nel 1206, ottenne il titolo di Khagan, cioè<br />

"khan dei khan" di tutti i mongoli che sotto di lui avevano trovato un'unità nazionale. Da allora<br />

iniziò ad essere chiamato Gengis Khan che significa "Sovrano Universale", "Sire di tutti gli uomini"<br />

o anche "Signore Oceanico".<br />

Gengis Khan si diede a conquistare e organizzare i popoli, secondo un'impostazione politicomilitare<br />

basata sulla mobilità e fortemente gerarchizzata: ogni tribù (ulus, che indicava anche il<br />

patrimonio collettivo) era indipendente, ma tutte erano sottomesse alla famiglia imperiale (cioè alla<br />

famiglia di Gengis Khan), il cosiddetto "casato della stirpe aurea", sacro poiché mitologicamente<br />

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derivato dal Dio del cielo, Tengri, divinità suprema dei mongoli. L'impero nel suo insieme era l'ulus<br />

della famiglia imperiale. Tutti i khan offrivano fedeltà e rispetto al Gran Khan, che li sorvegliava<br />

con un rapido ed organizzato sistema di intendenti e corrieri.<br />

Ma l'aspetto più straordinario della personalità di Gengis Khan fu il genio in campo militare, dalla<br />

formidabile tattica: le armate mongole, forti di arcieri a cavallo, attaccavano nel più completo<br />

silenzio, guidate solo da bandiere di diverso colore, compiendo manovre complesse in assoluta<br />

simmetria e coordinazione, il che incuteva una soprannaturale paura nel nemico.<br />

Le tribù unificate adottarono il sistema militare degli Unni basato sul sistema decimale. L'esercito<br />

veniva suddiviso in unità di 10 (arban), 100 (zuut), 1000 (minghan) e infine 10.000 (tumen) soldati.<br />

Durante gli spostamenti i soldati portavano con sé le famiglie e tutti i cavalli, che spesso<br />

ammontavano almeno a tre o quattro per cavaliere, avendo così sempre a disposizione animali di<br />

trasporto freschi.<br />

Un altro aspetto fondamentale dell'organizzazione militare fu l'adesione totale alla meritocrazia: gli<br />

unici criteri presi in considerazione da Gengis Khan per stabilire il grado di un ufficiale erano la sua<br />

capacità e fedeltà, mentre i tradizionali parametri di nascita e stirpe erano praticamente ignorati. Il<br />

figlio di un guardiano di bestiame, Subedei, divenne uno dei suoi comandanti più stimati.<br />

Gengis Khan curò anche la sua fama (l'"immagine") con calcolate azioni di straordinaria ferocia nel<br />

punire i nemici o di grande magnanimità verso gli alleati. La fama di inflessibile e invincibile fu<br />

un'ottima propaganda contro i suoi avversari politici, i quali sapevano che non sottomettersi<br />

equivaleva allo sterminio.<br />

Contemporaneamente al khurultai Genghis Khan si trovò coinvolto in una disputa con gli Xia<br />

Occidentali; fu la prima guerra del nuovo khan che, malgrado le difficoltà di conquistare le ben<br />

fortificate città degli Xia, ottenne una sostanziale vittoria, fino al punto che, quando nel 1209 venne<br />

stipulata la pace, questo popolo era praticamente ridotto ad un protettorato, tanto che il loro<br />

imperatore dovette accettare Gengis Khan come suo signore.<br />

Nel 1211 le genti mongole erano unificate, quindi Gengis Khan guardò alla Cina; questo obiettivo<br />

di maggior respiro fu scelto sia per vendicare antiche sconfitte, ma anche per conquistare le<br />

ricchezze dell'Impero celeste. Gengis Khan dichiarò guerra quell'anno e inizialmente le operazioni<br />

contro i Chin ebbero lo stesso andamento di quelle contro gli Xia. I <strong>Mongoli</strong> ottennero numerose<br />

vittorie in campo aperto ma fallirono nei loro tentativi di conquistare le principali città.<br />

Con la mentalità che gli era tipica, logica e determinata, Gengis Khan ed i suoi ufficiali superiori si<br />

dedicarono allora allo studio delle tecniche di assedio, aiutati da ingegneri cinesi disertori, fino a<br />

diventare specialisti in quel campo militare.<br />

Come risultato delle vittorie in campo aperto e di alcune conquiste di fortificazioni, i mongoli nel<br />

1213 si spinsero a sud della Grande Muraglia. Essi avanzarono con tre eserciti fino al cuore del<br />

territorio della Cina tra la Grande Muraglia ed il Fiume Giallo. Gengis Khan sconfisse gli eserciti<br />

cinesi, devastò il nord della Cina, conquistò numerose città ed infine, nel 1215, assediò, conquistò e<br />

saccheggiò la capitale dei Jin, Yanjing (in seguito nota come Pechino). Malgrado ciò l'imperatore<br />

Chin Xuan Zong non si arrese e spostò la capitale a Kaifeng. Qui, nel 1234 il suo successore fu<br />

definitivamente sconfitto ponendo fine alla dinastia Chin.<br />

Nel frattempo Kuchlug, deposto khan della tribù mongola dei Naiman, era fuggito verso ovest ed<br />

aveva usurpato il trono nel khanato Kara-Khitan, il più occidentale degli alleati di Gengis Khan.<br />

Il momento era poco favorevole per i mongoli, per via della stanchezza dell'esercito, esausto dopo<br />

dieci anni di guerre continue, prima contro gli Xia e poi contro gli Chin. Comunque Gengis Khan<br />

inviò contro Kuchlug un brillante generale, Jebe, accompagnato solamente da due tumen (20.000<br />

soldati). Una rivolta fomentata da agenti mongoli ridusse le forze dell'usurpatore che infine venne<br />

sconfitto, catturato e giustiziato. Il Kara-Khitan venne annesso allo Stato mongolo.<br />

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Nel 1218 le terre controllate da Gengis Khan si estendevano verso ovest fino al lago Balkhash<br />

(odierno Kazakistan) confinando con Corasmia (Khwārezm), uno Stato islamico che giungeva fino<br />

al Mar Caspio, al Golfo di Persia ed al Mar Arabico.<br />

Nel 1218 Gengis Khan inviò alcuni emissari nella provincia più orientale del Corasmia per<br />

parlamentare con il governatore di questa.<br />

Gli emissari mongoli vennero però trucidati e Genghis Khan reagì furiosamente, inviando un<br />

esercito di 200.000 soldati.<br />

La campagna che seguì fu forse una delle più sanguinose, con molte città che vennero messe a ferro<br />

e fuoco e le loro popolazioni sterminate; secondo alcune tradizioni, nella sola città di Merv vennero<br />

uccise un milione e mezzo di persone. Nel 1223 il Khwarizm viene annesso ai domini mongoli,<br />

comprese città come Samarcanda e Bukhara.<br />

Le truppe mongole si diressero poi a nord dove venne conquistato il regno della Grande Bulgaria, la<br />

cui popolazione fu deportata.<br />

Nel 1226 Gengis Khan attaccò i Tanguti, accusandoli di aiutare i suoi nemici. Nel febbraio di<br />

quell'anno conquistò le città di Heisui, Gan-zhou e Su-zhou. In autunno prese Xiliang-fu. Un<br />

generale Xia sfidò i mongoli in battaglia vicino ai monti Helanshan (Helan significa grande cavallo<br />

nel dialetto del nord) ma le sue armate vennero sconfitte. In novembre Gengis Khan pose l'assedio<br />

alla città tanguta di Ling-zhou, attraversò il Fiume Giallo e sconfisse un esercito venuto in soccorso<br />

di Xia.<br />

Nel 1227 Gengis Khan attaccò la capitale dei Tanguti ed in febbraio assunse il controllo di Lintiafu.<br />

In marzo conquistò la prefettura di Xining e la città di Xindu-fu. In aprile conquistò la prefettura<br />

di Deshun dove il generale Xia, Ma Jianlong, resisté per giorni guidando personalmente le cariche<br />

della cavalleria fuori dalle porte della città. Ma Jianlong infine cadde trafitto da una freccia e<br />

Gengis Khan, dopo aver conquistato Deshun, si mosse verso le montagne di Liupanshan per<br />

sfuggire alla calura dell'estate.<br />

Ferito gravamente in uno scontro coi Tanguti, tenta di tornare in <strong>Mongoli</strong>a, si suppone che sia<br />

morto per le fatiche sostenute in battaglia alla sua veneranda età oppure alle ferite riportate in<br />

quest'ultima, con la febbre ed indebolito allentò le rendine e cadde dal cavallo. Comunque fosse, a<br />

metà del 1227 Gengis Khan in agonia si rese conto che la sua fine si avvicinava. Dopo aver<br />

confermato Ögödei come successore (il primogenito prescelto Djuci era già morto), dettò dal suo<br />

letto di morte al figlio più giovane, Tolui, le istruzioni per completare la distruzione dell'impero<br />

Chin.<br />

Dopo la sua morte, e per un paio di anni, rimase reggente ad interim Tolui (fratello di Ogodei) in<br />

attesa del concilio del Kuriltai del 1229.<br />

Ogodei<br />

Come tutti i Gran Khan, Ögodei venne eletto ufficialmente dal Kuriltai, l'assemblea dell'aristocrazia<br />

mongola: già de facto condottiero dell'Impero come volevano le ultime volontà del padre, fu eletto<br />

nel 1229, dopo quasi due anni dalla morte di Gengis Khan con una reggenza ad interim di Tolui, e il<br />

suo potere proseguì fino al 1241, data della sua morte. Inizialmente il Kuriltai aveva deciso per il<br />

fratello Tolui ma poi venendo a conoscenza del testamento di Gengis Khan, accettò Ogodei.<br />

A lui si deve la costruzione di un primo embrionale sistema burocratico dell'impero mongolo, la<br />

creazione dell'efficientissimo servizio postale mongolo (quello che permise a frate Giovanni da Pian<br />

del Carpine di percorrere immense distanze in pochissimo tempo) e il primo grande tentativo di<br />

invasione dell'Europa. Ogodei radunò un esercito di 150.000 uomini (15 tumen, secondo l'unità di<br />

misura mongola) e con esso invase un'Europa divisa in numerosi regni e indebolita dal contrasto tra<br />

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il Papato e il Sacro Romano Impero, divisioni che rendevano l'Europa un obiettivo molto debole e<br />

appetibile.<br />

I <strong>Mongoli</strong> comunque in breve tempo riuscirono ad arrivare dai paesi Baltici scendendo per la<br />

Polonia e la Boemia fino ai confini del Friuli, in Dalmazia ed odierna Albania, ma tutto a un tratto<br />

si fermarono e con la stessa velocità con cui erano arrivati scomparirono (seguendo una strada<br />

diversa rispetto a quella percorsa all'andata per motivi di superstizione. Anche nel viaggio di ritorno<br />

attraverso la Bulgaria mostrarono grande arte nella distruzione e nello sterminio).<br />

L'improvvisa ritirata fu dovuta alla notizia della morte di Ögodei che richiese la presenza di tutti i<br />

principi mongoli per presiedere al nuovo Kuriltai che dopo un periodo ad interim della vedova<br />

Töregene Khatun (reggente dal 1241-1246) portò all'elezione di Güyük, figlio di Ögodei.<br />

Güyük<br />

Guyuk, venne eletto dal kuriltai come era d'uso tradizionalmente, ma solo grazie all'intercessione<br />

della madre. Al grande concilio intervennero regnanti, personalità e storici accorsi da tutto il mondo<br />

conosciuto.<br />

Batu, figlio di Djuci il primogenito di Gengis Khan, carismatico Khan che controllava gran parte<br />

delle forze Mongole centro asiatiche ed occidentali, rifiutava fermamente questa risoluzione<br />

reclamando il Gran Khanato.<br />

La guerra civile era alle porte; Batu stava ripiegando sulla <strong>Mongoli</strong>a con tutte le sue Orde per<br />

affrontare colui che dal suo punto di vista era un usurpatore. Guyuk però, stanziato in Cina, morì<br />

sulla via di guerra presso l'odierna Xinjiang senza mai affrontare Batu.<br />

Munke<br />

Dopo la sua elezione ufficiale a Gran Khan, nel 1251, Munke, figlio di Tolui il figlio minore di<br />

Gengis Khan, si dedicò più all'espansione ad est piuttosto che alle incursioni in Europa, andando a<br />

cercare gloria in Cina.<br />

Morì l'11 agosto 1259 durante l'assedio dell'odierna Chongqing (Cina), colpito da un proiettile<br />

sparato dall'artiglieria cinese.<br />

Kublai Khan<br />

Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, fu il primo imperatore della dinastia cinese degli Yuan.<br />

Alla morte di Munke (1259), nell’impero mongolo si creò una situazione di ostilità tra il fratello<br />

maggiore, Arig Bek, capo delle tribù nomadi orientali, deciso a mantenere e imporre le usanze<br />

tradizionali del popolo mongolo, e gli altri due, Hülegü e Khubilai, inclini al contrario a una fusione<br />

con le popolazioni sottomesse. Essi erano figli di Tolui, il figlio minore di Gengis Khan.<br />

Arig Bek era di stanza in Asia centrale, nel Karakorum, mentre Khubilai era in Cina. Due Kuriltai<br />

vennero indetti contemporaneamente e si videro eletti due Gran Khan all'unanimità ciascuno tra i<br />

propri generali. La guerra civile che conseguì si concluse nel 1264 con la vittoria di Khubilai, che<br />

impose di essere riconosciuto Gran Khan dei mongoli. Catturò e ridusse in catene il fratello che due<br />

anni dopo morì in prigionia.<br />

Divisioni<br />

L'impero tra la morte di Gengis Khan ed gli anni seguenti venne diviso in entità territoriali<br />

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Gran Khanato, dei territori Karakorum e Cina.<br />

Khanato dell'Orda d'Oro, dei territori Kipchak ovvero Asia centro-occidentale, costituito a sua volta<br />

da Khanato dell'Orda Blu e Khanato dell'Orda Bianca.<br />

Ilkhanato, dei territori sud-occidentali, compreso l'odierno medio oriente.<br />

Khanato Chagatai, dei territori nell Asia centrale.<br />

Esercito<br />

L'esercito era molto potente e organizzato. Si basava completamente sulla cavalleria, il che aveva<br />

svantaggi e vantaggi: era un esercito quasi invincibile sul campo di battaglia, ma richiedeva<br />

immense quantità di rifornimenti, cosa non sempre facile da fornire per il sistema logistico<br />

mongolo. Contava su temibili unità di arcieri a cavallo, molto temuti a causa della loro abilità di<br />

scagliare frecce con forza e precisione.<br />

Religione<br />

I <strong>Mongoli</strong> rimasero fedeli alle vecchie credenze sciamaniche e animiste, ma si dimostrarono<br />

comunque tolleranti verso le altre religioni praticate nel loro vasto impero: Buddhismo, Taoismo,<br />

Islam, Manicheismo, Giudaismo, Cristianesimo nestoriano o cattolico. Più che di "tolleranza" è<br />

comunque più pertinente parlare di visione sincretica, simile a quella degli antichi romani nella<br />

tarda antichità, con i capi mongoli, seguendo l'esempio dello stesso Gengis Khan, che avevano una<br />

visione magico-propiziatoria di ogni culto, cercando di sfruttare per ciascuno le "forze" elementari<br />

che via via avrebbero potuto aiutarli. Alla corte imperiale vi erano sacerdoti che recitavano liturgie<br />

in quasi tutti i culti conosciuti.<br />

Lo storico inglese Steven Runciman in Storia delle Crociate afferma che quasi tutti i capitribù<br />

mongoli fossero nestoriani, rivalutando dunque in un'ottica differente lo scontro fra il popolo delle<br />

steppe ed i popoli iranici nel XIIIesimo secolo.<br />

Gengis Khan, sebbene nato in una tribù cristiano-nestoriana, era personalmente attratto dal taoismo,<br />

una religione/filosofia cosmica cinese che prometteva l'immortalità.<br />

Hulagu Khan (noto anche come Hülagü o Hulegu) (1217 – 8 febbraio 1265) è stato un condottiero<br />

mongolo che conquistò gran parte dell'Asia sud-occidentale. Era nipote di Genghis Khan e fratello<br />

di Arig Bek, Munke e Kublai Khan e diventò il primo khan dell'Ilkhanato di Persia.<br />

Hulegu fu inviato nel 1255 da suo fratello Munke (che fu Gran Khan dal 1251 al 1258), a<br />

distruggere ciò che restava degli stati musulmani nell'Asia sud-occidentale. Il primo a cadere sotto i<br />

suoi colpi fu il Luristan, nel sud dell'attuale Iran; il secondo ad essere distrutto fu lo staterello<br />

costituito dalla setta ismailita degli Assassini; il terzo ad essere annientato fu lo stesso califfato<br />

abbaside. Venne poi il turno degli emirati ayyubidi in Siria e, infine, si sarebbe realizzata la<br />

sottomissione o la distruzione del Sultanato mamelucco d'Egitto.<br />

Gli Assassini e la marcia su Baghdad<br />

Hülegü marciò alla testa di quella che forse fu la più grande formazione militare mongola mai<br />

radunata (centoventimila uomini tra <strong>Mongoli</strong> e Turchi). Fra i generali ai suoi ordini vi era Kitbuga,<br />

di religione cristiana. Nel settembre del 1255 Hülegü raggiunse Samarcanda e inviò un esercito di<br />

dodicimila uomini agli ordini di Kitbuga per sottomettere la setta degli Assassini nel nord dell'Iran<br />

ma la missione non ebbe successo. A causa della grande resistenza Hülegü decise di cambiar tattica<br />

e mandò tre colonne di uomini per "tagliare" i rifornimenti di cibo alle fortezze della setta.<br />

Nonostante Rukn al-Din, successore di Mohammed III, si arrendesse quasi subito, i fedayn delle<br />

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singole fortezze continuarono a resistere. L'ultima a cadere nel 1270 fu la fortezza di Girdkuh.<br />

Hülegü probabilmente aveva intenzione di conquistare allo stesso modo Baghdad - che i <strong>Mongoli</strong><br />

avevano sperato di prendere negli ultimi dieci anni circa - e, per muovere alla sua conquista, prese a<br />

pretesto il rifiuto del califfo di concedergli truppe.<br />

Battaglia di Baghdad (1258)<br />

L'esercito mongolo, guidato da Hülegü pose l'assedio a Baghdad nel novembre del 1257. Hülegü<br />

ingiunse la resa. Il califfo Al-Musta'sim rifiutò, avvertendo i <strong>Mongoli</strong> che avrebbero subito la<br />

collera di Dio se avessero attaccato il califfo.<br />

L'assedio cominciò il 29 gennaio e fu rapido. Il 5 febbraio i <strong>Mongoli</strong> controllavano una porzione di<br />

mura. Al-Musta'sim tentò di negoziare ma ottenne un rifiuto. Sebbene la città fosse difesa da 500<br />

mila uomini, essi non riuscirono a impedire ai <strong>Mongoli</strong> di penetrare in città.<br />

Il 10 febbraio Baghdad si arrese. I <strong>Mongoli</strong> entrarono in città il 13 febbraio e la misero a sacco.<br />

Malgrado suo fratello Munke (Mongke) avesse ordinato a Hulagu di trattare dolcemente chi si fosse<br />

sottomesso e di distruggere senza pietà chi si fosse opposto alla volontà mongola, ignorò di fatto la<br />

prima parte delle disposizioni.<br />

La Grande Bayt al-Hikma di Baghdad, contenente innumerevoli preziosi documenti storici e libri su<br />

soggetti che spaziavano fra la medicina e l'astronomia, furono distrutti. I sopravvissuti dissero che<br />

le acque del Tigri scorsero nere per l'inchiostro delle enormi quantità di libri manoscritti gettati nel<br />

fiume. I cittadini tentarono di fuggire, ma furono intercettati dai soldati mongoli che li rapinarono e<br />

li uccisero sul posto.<br />

Malgrado il numero dei morti oscilli ampiamente e non possa essere sostanziato facilmente, una<br />

stima è stata pur tuttavia fatta. Martin Sicker scrive che circa 90.000 persone furono uccise. Altre<br />

valutazioni forniscono cifre considerevolmente più alte. Storici musulmani come Abdullah Wassaf<br />

affermano che le perdite umane furono di numerose centinaia di migliaia.<br />

I <strong>Mongoli</strong> saccheggiarono e poi distrussero quanto capitò loro sotto mano. Moschee, palazzi,<br />

biblioteche, ospedali — grandi edifici che erano stati l'impresa di generazioni intere furono bruciati<br />

totalmente. Il califfo fu catturato e forzato ad assistere all'assassinio dei suoi concittadini e al<br />

depredamento dei suoi tesori. La maggior parte degli storici crede ai racconti mongoli (e<br />

musulmani) secondo cui i <strong>Mongoli</strong> fecero arrotolare il corpo del califfo in un tappeto, lo fecero<br />

calpestare dai cavalli. Tutti i figli del califfo, salvo uno, furono uccisi.<br />

Baghdad solo molto lentamente poté rinascere, ma senza poter mai recuperare l'antica importanza<br />

politica.<br />

Conseguenze<br />

Fu così distrutto il califfato arabo degli Abbasidi e saccheggiato l'Iraq, mai più destinato a tornare<br />

centro importante di cultura e d'influenza politica. Gli staterelli della regione si preoccuparono di<br />

assicurare Hülegü della loro lealtà e i <strong>Mongoli</strong> presero ad occuparsi della Siria nel 1259,<br />

conquistando vari emirati ayyubidi, inviando loro pattuglie fino alla palestinese Gaza. Il successivo<br />

obiettivo fu l'Egitto ma la morte di Mongke in patria forzò Hülegü e la gran parte del suo esercito ad<br />

abbandonare il disegno, dal momento che la crisi successoria che seguì alla scomparsa di Mongke<br />

appariva di difficile superamento. Infatti, malgrado la successione infine portasse all'incarceramento<br />

di uno dei suoi fratelli e alla nomina di un altro a Gran Khan, (Kublai Khan), la verità è che dopo il<br />

1258 non esisteva più un Impero Mongolo unito, ma reami separati, incluso l'Ilkhanato di Persia<br />

istituito da Hülegü.<br />

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Nel 1260 Hülegü ordinò l'invasione della Palestina. I Mamelucchi riuscirono a a distruggere<br />

l'esercito mongolo (ridotto a un decimo delle forze mamelucche) nella battaglia di Ayn Jalut (Le<br />

fonti di Golia), in territorio palestinese. Palestina e Siria furono definitivamente perse dai <strong>Mongoli</strong>,<br />

la frontiera restò fissata sul Tigri per tutta la durata della dinastia ilkhanide di Hülegü.<br />

Hülegü tornò in <strong>Mongoli</strong>a nel 1262, ma invece di vendicare le sue disfatte coi Mamelucchi, fu<br />

assorbito dalla guerra civile col fratello di Batu Khan, Berke. Hülegü Khan morì nel 1265 e fu<br />

sepolto nell'isola di Kaboudi sul Lago di Urmia. I suoi funerali furono la sola cerimonia funebre<br />

ilkhanide a comportare sacrifici umani. A Hūlāgū succedette suo figlio Abāqā.<br />

Mamelucchi<br />

I Mamelucchi furono schiavi al servizio dei califfi abbasidi e impiegati nell'amministrazione e<br />

nell'esercito. Chiamati ghilmān in età abbaside, con il califfo al-Mu'tasim essi furono addestrati<br />

all'uso delle armi e, dopo di allora, furono usati da tutte le dinastie nate dopo la disintegrazione di<br />

fatto del potere califfale: dai Tulunidi e dagli Ikhshididi in Egitto e in Siria, fino agli Ayyubidi e<br />

agli Ottomani. I più famosi fra tutti furono quelli che s'imposero alla guida dell'Egitto e della Siria<br />

fra il XIII e il XVI secolo, succedendo pacificamente ai loro signori ayyubidi quando la loro<br />

dinastia si estinse senza eredi, e che restarono al servizio dei loro vincitori ottomani dopo il 1517,<br />

fino all'affermazione in Egitto del wālī Mehmet Ali (che li sterminò dopo averli invitati a un<br />

banchetto nella Cittadella del Cairo), e i cui discendenti diventeranno khedivè e infine re d'Egitto.<br />

Storia<br />

I primi mamelucchi operarono al servizio dei califfi abbasidi a Baghdad nel IX secolo. La corte di<br />

Sāmarrā e di Baghdad, spesso grazie ai buoni uffici dei loro sottoposti Samanidi, li faceva<br />

acquistare sui mercati di schiavi delle aree della Transoxiana (oggi corrispondenti alle nazioni<br />

asiatiche dell'Uzbekistan, del Turkmenistan e del Kazakhstan), come pure dell'Europa orientale e<br />

delle steppe euroasiatiche, attorno a Volgograd o del Caucaso.<br />

Il ricorso a soldati-schiavi non-musulmani serviva in primo luogo ad aggirare il divieto che<br />

impediva ai musulmani di combattere altri loro correligionari, senza trascurare il fatto che i califfi<br />

desideravano disporre di uomini che non avessero alcun legame con le strutture di potere, pronti ai<br />

comandi dei loro superiori e che, all'occorrenza, potessero essere soppressi senza troppe<br />

conseguenze legali.<br />

Di tutti i mamelucchi, i più famosi furono quelli che riuscirono a prendere il potere in Egitto al<br />

termine del periodo ayyubide, cioè la dinastia fondata dal Saladino nel 1174 e che terminò con la<br />

morte dell'ultimo Sultano al-Sālih Ayyūb e l'assassinio di suo figlio al-Muazzam Tūrānshāh nel<br />

1249-50 da parte dei Mamelucchi stessi del corpo dei Bahriyya. Si trattava di circa 1.250 tra turchi<br />

e, in misura minore, georgiani, circassi, alcuni russi, slavi, greci e addirittura mongoli Oirati.<br />

Essi costituirono a lungo la più efficiente forza di cavalieri del mondo islamico, in grado di<br />

infliggere l'unica sconfitta alle armate mongole di Hülegü nel corso della battaglia di Ayn Jālūt il 3<br />

settembre 1260.<br />

Dopo l'invasione mongola e la fine della dinastia abbaside, sorsero alcuni pretendenti al titolo di<br />

califfo. I sultani mamelucchi del Cairo, per affermare la propria preminenza, riconobbero come<br />

califfo un membro della famiglia abbaside fuggiasco e gli assegnarono una residenza e una corte al<br />

Cairo. Dal 1261 al 1517 si succedettero così diciassette califfi fantocci, figure di secondo piano,<br />

praticamente strumenti nelle mani dei Mamelucchi.<br />

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Questo materiale, tratto in parte da Wikipedia, è riservato agli studenti regolarmente iscritti al corso di<br />

storia del Medio Oriente del CTP Petrarca di Padova. E’ strettamente personale e non riproducibile. I<br />

materiali sono a cura del Prof. Sergio Bergami. Lezione XIII: I <strong>Mongoli</strong>. I Mamelucchi. La reconquista.<br />

La dinastia mamelucca in Egitto può essere divisa in due periodi: i Mamelucchi Bahri, che<br />

governarono dal 1250 al 1382, di origine turca prendono il nome dalla località della loro roccaforte<br />

sul Nilo (al-Bahr, letteralmente "il mare", ed i Mamelucchi Burji che governarono dal 1382 al 1517,<br />

di origine caucasica circassa, erano alloggiati nella cittadella (al-Burj, letteralmente "la torre").<br />

Nonostante spesso si creassero lotte interne e sanguinose ribellioni per la conquista del potere, i<br />

Mamelucchi garantirono un periodo di prosperità all’Egitto, favorendo il commercio sul<br />

mediterraneo e l’economia in generale. Durante il loro regno i Mamelucchi costruirono madrase<br />

(scuole islamiche), mausolei, minareti e ospedali, si specializzarono nella lavorazione del vetro e<br />

della ceramica, lavorarono il bronzo e l’ottone che veniva utilizzato nell’arredo e come decorazioni<br />

delle residenze nobiliari.<br />

Nel 1320 i Mamelucchi riuscirono a scacciare i mongoli e a riprende potere su tutta la Siria.<br />

Il 1400 caratterizzato per una serie di calamità naturali che si abbattono sull’Egitto, determinando<br />

un indebolimento dell’economia e della produzione agricola. Nel nel 1488 ci fu la<br />

circumnavigazione dell’Africa e 1492 ci fu la scoperta dell’America con la conseguente apertura di<br />

nuove rotte commerciali. L’Egitto perse quindi parte del suo ruolo centrale nei commerci con<br />

l’oriente poiché molto navigatori europei passavano dallo stretto di Gibilterra per andare in Asia e<br />

non attraversavano più il Mediterraneo. In particolar modo Alessandria d'Egitto subì gravi<br />

ripercussioni a livello economico e l’avanzamento delle repubbliche marinare italiane segnò la sua<br />

definitiva uscita dai commerci nel Mediterraneo.<br />

Tutti questi fattori causarono un indebolimento generale del regno dei Mamelucchi. Erano inoltre<br />

restii ad accettare l'uso delle armi da fuoco. Tutti questi fattori portarono il sultano Qānūh al-Ghūrī<br />

alla sconfitta nel 1516 di Marj Dābiq e nel 1517 alla clamorosa sconfitta dell'ultimo sultano al-<br />

Ashraf Tūmān Bey da parte degli Ottomani del sultano Selim I, nel corso della battaglia di<br />

Raydāniyya che provocò la morte di 50-60.000 circassi.<br />

Secondo l’organizzazione del vasto impero ottomano, però, i Mamelucchi poterono continuare ad<br />

esercitare il loro potere gestendo i territori per conto dei nuovi sovrani: gli ottomani, infatti,<br />

nominavano un pascià, assistito da 7 reggimenti di Giannizzeri e da speciali corpi di cavalleria e di<br />

guardie personali e tra queste figure spesso vi erano i Mamelucchi. Divennero così dei vassalli degli<br />

ottomani.<br />

Verso la metà del XVIII secolo i mamelucchi erano tornati al pieno e pressoché incontrollato potere<br />

nel Paese.<br />

I Mamelucchi col tempo rafforzarono sempre di più il loro potere ma con l’arrivo dell’esercito<br />

francese (1798-1801) guidato dal generale Napoleone Bonaparte che voleva conquistare l’Egitto<br />

nulla poterono. Vari Mamelucchi si spostarono in Francia arruolati nell'esercito napoleonico e il 7<br />

gennaio 1802 furono organizzati in un battaglione di 150 elementi, agli ordini di sottufficiali e<br />

ufficiali francesi. L'abbigliamento, l'armamento e la bardatura dei cavalli rimasero immutati: larghi<br />

pantaloni amaranto, camicie multicolori, corpetti scarlatti, cintura di castoro e turbante bianco.<br />

Nonostante una forte resistenza, i mamelucchi persero il loro potere e furono sterminati dal nuovo<br />

pascià d’Egitto Muhammad ‘Ali nel 1811.<br />

Formazione e disciplina<br />

Fin da piccoli costoro entravano in scuole (tibàq) dove venivano impartiti loro un puntuale<br />

addestramento alle arti belliche e alla ferrea disciplina da parte di istruttori, spesso eunuchi, ai quali<br />

i Mamelucchi restavano poi sempre legati da sentimenti di rispetto cameratesco. Al termine di<br />

lunghi anni di addestramento teorico e pratico, i Mamelucchi acquistavano la libertà ed entravano al<br />

servizio dei più potenti signori egiziani e siriani che, a loro tempo, erano stati anch'essi<br />

Mamelucchi. Costoro, grazie ai posti occupati nell'amministrazione civile e militare dell'Egitto e<br />

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della Siria, si formavano un loro privato esercito di nuovi Mamelucchi con il quale cementavano un<br />

rapporto rigidamente gerarchico ma anche di intenso cameratismo, sottolineato da ottime paghe,<br />

prebende e privilegi di ogni genere. Grazie a ciò si creava una forza militare che sarebbe servita a<br />

scalare il potere all'interno del sultanato quando il sultano, per qualsiasi motivo (anche per<br />

complotti), veniva a morire.<br />

Alla sua morte infatti, malgrado egli stesso fosse stato a suo tempo mamelucco e a capo di un<br />

personale esercito, il potere era occupato da quei suoi collaboratori mamelucchi che, di fatto,<br />

riuscivano ad imporsi grazie ai loro uomini. In tal modo le qualità e le doti militari erano sempre<br />

coltivate e considerate virtù somme e strutturalmente legittimanti.<br />

Reconquista<br />

La Reconquista (spagnolo e portoghese per riconquista) fu il periodo di 750 anni in cui avvenne la<br />

conquista dei Regni moreschi musulmani di al-Andalus della Penisola iberica (le attuali Spagna e<br />

Portogallo) da parte dei sovrani cristiani, che culminò il 2 gennaio 1492, quando Ferdinando e<br />

Isabella, Los Reyes Católicos ("I Re Cattolici"), espulsero dalla Penisola l'ultimo dei governanti<br />

musulmani, Boabdil di Granada, unendo gran parte di quella che è la Spagna odierna sotto il loro<br />

potere (la Navarra verrà incorporata solo nel 1512).<br />

La conquista musulmana da parte degli Omayyadi di al-Andalus nel 711 ai danni dei Visigoti<br />

avvenne nei primi anni dell'VIII secolo, e con la Battaglia del Guadalete, i musulmani avevano<br />

conquistato gran parte della Penisola iberica nel giro di cinque anni.<br />

Solo alcuni secoli dopo i cristiani iniziarono a vedere la Reconquista come parte di un mitico sforzo<br />

secolare per ripristinare l'unità del Regno Visigoto.<br />

Le battaglie contro i musulmani non impedirono ai regni cristiani di combattersi l'un l'altro o di<br />

allearsi con i sovrani musulmani che pure erano in guerra o inimicizia fra loro. Ad esempio, i primi<br />

re di Navarra erano familiari dei Banu Qasi di Tudela mentre Emiri e Califfi omayyadi di al-<br />

Andalus (e, successivamente, altri sovrani dei Reinos de Taifas) ebbero spesso mogli o madri nate<br />

cristiane. Ovviamente però, secondo la fede islamica, era proibito il contrario, ovvero le donne<br />

mussulmane non potevano sposare uomini cristiani. Anche campioni cristiani come El Cid vennero<br />

assunti da signori musulmani della Taifa per combattere contro i loro vicini.<br />

Negli ultimi anni di al-Andalus, la Castiglia aveva la potenza militare necessaria a conquistare i<br />

resti del Sultanato di Granada, ma i re preferirono incassare i tributi imposti ai musulmani (parias),<br />

dal momento che il commercio granadino con il Vicino Oriente islamico e il Nordafrica era ancora<br />

florido e i parias erano il principale mezzo con cui incassare il prezioso oro africano, che poi si<br />

diffondeva nell'Europa medioevale, strutturalmente a corto di tale metallo prezioso.<br />

Nell'Alto Medioevo, la lotta contro i musulmani in Spagna fu collegata alla lotta dell'intera<br />

Cristianità. Gli ordini militari come l'Ordine di Santiago, l'Ordine di Montesa e l'Ordine Militare di<br />

Calatrava, vennero fondati e chiamati a svolgere la loro attività militare nella Penisola iberica. I<br />

Papi chiamarono i cavalieri d'Europa alle crociate nella Penisola, tanto che navarresi, castigliani e<br />

aragonesi si riunirono nella colossale e vittoriosa Battaglia di Las Navas de Tolosa (1212).<br />

I grandi territori concessi in premio agli ordini militari e ai nobili furono alle origini del<br />

latifondismo nell'odierna Andalusia ed Estremadura.<br />

L'eccezionale sincretismo, anche culturale, tra cristiani, musulmani ed ebrei,seppur con notevoli<br />

eccezioni, come i massacri di Cordoba (1011) e Granada (1066) dove vennero uccisi più di seimila<br />

ebrei dai musulmani, iniziò a declinare.<br />

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Taifa<br />

I regni di Taifa nel 1031<br />

colorati di bianco, rosso e giallo sono i regni e le contee cristiane.<br />

Con il termine regni delle Taifa sono indicati i piccoli Stati musulmani sorti in Spagna a seguito<br />

della dissoluzione (iniziata con l'abdicazione del califfo di Cordova, Hishām II, nel 1009, che aprì<br />

un periodo di anarchia, con nove califfi in circa vent'anni) e la seguente abolizione del califfato<br />

della dinastia degli Omayyadi nel 1031, con la deposizione di Hishām III.<br />

Durante il periodo di anarchia si resero indipendenti dal califfato: Almería, Murcia, Alpuente,<br />

Arcos, Badajoz, Carmona, Denia, Granada, Huelva, Morón, Silves, Toledo, Tortosa, Valencia e<br />

Saragozza. Quando l'ultimo califfo, Hishām III, fu deposto e a Granada fu proclamata la repubblica,<br />

tutte le province di al-Andalus, che ancora non lo erano, si autoproclamarono indipendenti e furono<br />

rette da famiglie arabe, berbere o di origine slava.<br />

Taifa indicava la base familiare e tribale di questi regni; ogni taifa, all'inizio, si identificò con una<br />

famiglia, clan o dinastia: così si ebbe la taifa dei Giahwaridi a Cordova, degli amiridi (discendenti<br />

di Almanzor) a Valencia; degli Hudidi e dei Tugibidi a Saragozza; degli Aftasidi a Badajoz; dei<br />

Birzalidi a Carmona; degli Ziridi e poi dei Nasridi a Granada; degli Hammudidi ad Algeciras e a<br />

Málaga e degli Abbadidi a Siviglia.<br />

Con il passare degli anni i regni di taifa di Siviglia (che aveva conquistato tutta l'Andalusia<br />

occidentale e parte di quella orientale), Badajoz, Toledo e Saragozza, costituirono le potenze<br />

islamiche della penisola iberica.<br />

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Non avendo le truppe necessarie, i regni di Taifa assoldavano truppe mercenarie, inclusi guerrieri<br />

cristiani (che servendo re musulmani, combattevano anche contro i re cristiani), come el Cid<br />

Campeador, per lottare contro gli Stati vicini od i regni cristiani del nord.<br />

Questi regni arrivarono ad essere più di trenta (sino a trentanove) e il loro numero proporzionale<br />

alla loro debolezza fu uno dei fattori che favorì la Reconquista cristiana della Spagna.<br />

Di fronte all’avanzata di Alfonso VI che portò alla conquista di Toledo (1085)e all’assedio di<br />

Saragozza alcuni esponenti arabi, gli Emiri di Siviglia, Badajoz, Granada e Cordova chiesero e<br />

ottenennero l’appoggio Berbero degli Almoravidi.<br />

L'emiro Yusuf ibn Tasfin sconfisse Alfonso VI nella Battaglia di al-Zallaqa, vicino a Badajoz nel<br />

1086, ma nonostante vari tentativi non riuscì a riconquistare Toledo.<br />

Ma la venuta degli Almoravidi comportò che i regni di Taifa perdessero la loro indipendenza a<br />

favore degli Emiri di Marrakesh capitale del regno almoravide (1090-1145).<br />

Con il dissolvimento dell'impero almoravide, si ebbe un secondo periodo di regni di Taifa tra il<br />

1144 ed il 1170, quando si impose, sempre proveniente dal Nordafrica, un altro impero, quello degli<br />

Almohadi.<br />

La dinastia degli Almohadi (gli "Unitari", gli affermatori dell'unicità di Dio) detta anche dei Banū<br />

Abd al-Mumin (dal nome del primo califfo perché ne usurparono il titolo) fu una dinastia berbera<br />

che emerse in seguito a un movimento di riforma religiosa. Il movimento degli Almohadi sorse<br />

come reazione agli Almoravidi che dominavano, a partire da Marrakesh, l'attuale Marocco e la<br />

Spagna musulmana. Governò sul Maghreb dal 1147 al 1269 e sulla Spagna musulmana dal 1170<br />

dopo aver stabilito la capitale spagnola in Siviglia. Fu una dinastia che formò il più vasto impero nel<br />

Nord Africa; aveva anche il controllo delle importanti vie carovaniere che dall’Africa nera<br />

portavano schiavi ed oro verso il Mediterraneo. Gli Almohadi perseguitarono sia cristiani che ebrei.<br />

Al termine del periodo almohade, dopo la Battaglia di Las Navas de Tolosa, del 1212, si ebbe un<br />

terzo periodo di regni di Taifa, di breve durata, che terminò con la fondazione del regno nasride di<br />

Granada, che capitolerà il 2 gennaio 1492, ponendo fine alla Reconquista.<br />

Battaglia di Las Navas de Tolosa<br />

La Battaglia di Las Navas de Tolosa, ossia "Battaglia dell'Aquila", è la battaglia finale tra ispanici e<br />

l'esercito almohade (berbero-arabo, con quote non indifferenti di Turchi, Turkmeni e Curdi),<br />

sconfitto dalle forze riunite dei cristiani della Penisola iberica.<br />

Nel 1212 Navarra, Aragona e Catalogna, Castiglia e Portogallo, appoggiate da gruppi di cavalieri<br />

provenienti da tutto l'occidente, uniscono le forze vincendo la battaglia che darà una svolta decisiva<br />

alla "Reconquista". Lo scontro costituì la rivincita della clamorosa sconfitta patita dai cristiani<br />

spagnoli 17 anni prima nella battaglia di Alarcos/al-Arak del 19 luglio 1195 ad opera del terzo<br />

sovrano almohade Yaqūb al-Mansūr. Indispensabile per la vittoria fu il superamento delle<br />

endemiche contrapposizioni fra i sovrani cristiani spagnoli e fu infatti quando un accordo legò<br />

solidalmente tra loro il re di Navarra Sancho VII il Forte e Pietro II d'Aragona che le basi della<br />

vittoria si poterono dire finalmente gettate, malgrado all'accordo restasse inizialmente estraneo<br />

Alfonso IX di León. Grande importanza per l'esito della battaglia fu l'azione diplomatica condotta<br />

dall'Arcivescovo di Toledo Rodrigo Jimenez de Rada. All'alleanza garantirono la loro<br />

partecipazione anche Alfonso II del Portogallo e i cavalieri Álvaro Núñez de Lara, Diego López de<br />

Haro e Lope Díaz, mentre papa Innocenzo III garantì all'impresa lo status di Crociata. All'alleanza<br />

presero parte anche Franchi, con alcuni vescovi, e l'Ordine dei Templari.<br />

Gli Almohadi erano, dopo la morte di Yaqūb al-Mansūr il 22 gennaio 1199, in preda a una crisi<br />

dinastica, visto che nuovo Califfo divenne il diciassettenne figlio del defunto, il vanesio<br />

Muhammad al-Nasir, attorniato dai suoi zii abbastanza incompetenti.<br />

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Gli Almohadi posero l’assedio alla fortezza di Salvatierra (base dell'ordine di Calatrava),<br />

conquistandola, per poi proseguire su quello che sarebbe stato di lì a poco il teatro della battaglia.<br />

L’esito della battaglia rimase incerto fino a che Alfonso VIII insieme a Pietro II e Sancho il Forte<br />

decise di lanciare una carica con i migliori elementi della cavalleria spagnola nel fronte centrale<br />

musulmano dove si era creato un vuoto.<br />

La forza di questa carica, rimasta alla storia come la carica dei Tre Re sorprese i musulmani e<br />

spinse i cristiani fino alla tenda del califfo che fu costretto a fuggire a dorso di mulo,<br />

La vittoria cristiana fu totale e le perdite musulmane gigantesche: 60.000 morti. Di lì a poco, a<br />

Marrakesh, il califfo moriva il 13 dicembre 1213.<br />

Le conseguenze<br />

Nel Maghreb, presero il sopravvento delle dinastie locali, come gli Hafsidi in Tunisia nel 1229, gli<br />

Abdalwadidi nel Maghreb centrale nel 1239 o ancora i Merinidi che si impadronirono, nel 1244 di<br />

Meknes nel Maghreb occidentale. In al-Andalus, i Nasridi di Granada diedero vita a un regno<br />

indipendente (emirato di Granada) che sopravvisse fino al 1492. Allo stesso tempo, la Reconquista<br />

progredì a grandi passi. Cordova, la città simbolo dell'Islam spagnolo, cadde nel 1236: le campane<br />

di Santiago di Compostela usate come lampade furono riportate al ricostruito santuario; Valencia<br />

nel 1238, Siviglia nel 1248. Questi arretramenti progressivi e questo frazionamento dell'impero<br />

suonarono la fine della dinastia almohade, che terminò con Abū al-'Ulà al-Wāthiq Idrīs, dopo la<br />

presa di Marrakech a opera dei Banū Marīn (Merinidi) nel 1269.<br />

La battaglia di Las Navas di Tolosa fu un fatto eccezionale per l’epoca e senza alcun dubbio la<br />

battaglia campale più importante della Riconquista spagnola: la vittoria cristiana fu un vero sollievo<br />

per tutto l’Occidente e soprattutto per i regni cattolici di Spagna che videro svanire qualsiasi<br />

tentativo successivo dei musulmani di recuperare il terreno perso.<br />

Dopo la fine del dominio islamico nella penisola iberica, inizierà il processo di unificazione dei<br />

regni cristiani che condurrà alla unione formale di Castiglia e Aragona, attraverso il matrimonio di<br />

Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia nel 1469 (anno in cui, significativamente, gli storici<br />

spagnoli datano la fine del Medioevo, almeno per quello che riguarda la penisola iberica).<br />

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