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Soia GM - dispa - Università degli Studi di Catania

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<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Catania</strong><br />

<strong>di</strong>partimento <strong>di</strong><br />

Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari<br />

corso <strong>di</strong> laurea magistrale in<br />

Biotecnologie Agrarie<br />

<strong>di</strong>sciplina<br />

“Biotecnologie delle colture erbacee”<br />

a.a. 2012-2013<br />

LA SOIA<br />

Studentessa: Marilena Galati Tardanico<br />

Docente: Salvatore Cosentino


INDICE<br />

1- ORIGINE, DIFFUSIONE ED IMPORTANZA ECONOMICA.<br />

2- CARATTERI BOTANICI E BIOLOGIA.<br />

3- ASPETTI COLTURALI.<br />

4- CARATTERISTICHE QUALITATIVE DEL PRODOTTO ED<br />

UTILIZZAZIONE.<br />

5- MIGLIORAMENTO GENETICO.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

2


1- ORIGINE, DIFFUSIONE ED IMPORTANZA ECONOMICA.<br />

La <strong>Soia</strong> è una pianta annuale originaria dell'Asia centro-orientale.<br />

Le prime notizie certe su questa coltura si ritrovano in letteratura cinese e<br />

risalgono al 2838 a.C., anche se probabilmente era conosciuta già da<br />

5000 anni a.C. quando veniva coltivata estensivamente in Cina e nella<br />

regione della Manciuria. Sin dall’antichità rivestiva un ruolo importante<br />

per la civiltà cinese e veniva considerata uno dei loro cinque grani sacri.<br />

Per i paesi asiatici era ed è un alimento usuale insieme a riso, orzo e<br />

miglio.<br />

All’inizio dell’800 fu conosciuta e <strong>di</strong>ffusa negli USA prevalentemente per<br />

l’alimentazione animale; successivamente nel 900 il seme <strong>di</strong> soia fu<br />

introdotto in Europa, dapprima in Inghilterra come alimento privo <strong>di</strong><br />

amido per <strong>di</strong>abetici; in seguito in Germania ed Olanda ad uso alimentare<br />

e per la fabbricazione <strong>di</strong> saponi.<br />

Prima della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, gli USA importavano il 40% <strong>degli</strong><br />

oli e grassi commestibili. Con lo scoppio del conflitto bellico gli<br />

approvvigionamenti <strong>di</strong> materie prime furono tagliati e vi fu l’esigenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare autonomi nella produzione <strong>di</strong> olio <strong>di</strong> soia, allora gli agricoltori<br />

statunitensi vennero chiamati dal Governo a coltivare soia. Tutto questo<br />

portò la superficie coltivata ad estendersi sempre più fino a fare <strong>degli</strong><br />

USA i maggiori produttori a livello mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> soia con 90.605.500 t ed<br />

anche i maggiori esportatori con 42.350.556 t (fig. 1 e 2).<br />

Gli altri paesi maggiormente interessati da questa coltura sono Brasile,<br />

Argentina, Cina, In<strong>di</strong>a, Paraguay e Bolivia (fig. 1 e 2).<br />

In Italia per molto tempo si tentò <strong>di</strong> coltivare la soia però si ebbe scarso<br />

successo, ad oggi risulta coltivata su una superficie <strong>di</strong> 152.554 ha con una<br />

produzione totale <strong>di</strong> 5.400.763 t. (tab.1).La quasi totalità della produzione<br />

si registra nelle regioni del nord Italia, il Veneto in testa con 69.378 ha<br />

coltivati a soia e una produzione totale <strong>di</strong> 2.660.085 t (tab. 2).<br />

L'Europa importa annualmente 35-40.000.000 t <strong>di</strong> semi <strong>di</strong> soia; circa la<br />

metà <strong>di</strong> questi semi sono macinati grossolanamente e destinati<br />

all'alimentazione animale, infatti il comparto zootecnico <strong>di</strong>pende<br />

fortemente dall’importazione <strong>di</strong> soia e suoi derivati.<br />

3


La soia è una delle colture alimentari più importanti a livello mon<strong>di</strong>ale<br />

perché i suoi semi sono ricchi in olio (18-20%) e soprattutto in proteine<br />

(40%).<br />

fonte FAOSTAT.<br />

Fig.1- Paesi maggiori produttori <strong>di</strong> soia a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />

4


fonte FAOSTAT.<br />

Fig. 2- Paesi maggiori esportatori <strong>di</strong> soia a livello mon<strong>di</strong>ale.<br />

Tab.1- Produzione <strong>di</strong> soia in Italia, anno 2012.<br />

Superficie (ha) Produzione tot.<br />

(t)<br />

Produzione<br />

raccolta (t)<br />

Nord 151.508 5.376.678 5.373.495<br />

Centro 873 17.961 17.405<br />

Mezzogiorno 173 6.124 6.088<br />

ITALIA 152.554 5.400.763 5.396.988<br />

fonte ISTAT<br />

5


Tab. 2- Distribuzione nazionale produzione <strong>di</strong> soia, anno 2012.<br />

Superficie (ha) Produzione tot. Produzione<br />

(t)<br />

raccolta (t)<br />

Piemonte 7.886 214.736 214.733<br />

Valle d’Aosta 21.545 863.583 863.583<br />

Lombar<strong>di</strong>a - - -<br />

Liguria - - -<br />

Trentino-Alto<br />

A<strong>di</strong>ge<br />

- - -<br />

Veneto 69.378 2.660.085 2.656.905<br />

Friuli-Venezia<br />

Giulia<br />

37.569 1.356.094 1.356.094<br />

Emilia-<br />

15.130 282.180 282.180<br />

Romagna<br />

Toscana 208 5.024 4.760<br />

Umbria 120 1.800 1.800<br />

Marche 434 9.212 9.195<br />

Lazio 111 1.925 1.650<br />

Abruzzo 105 3.075 3.066<br />

Molise - - -<br />

Campania - - -<br />

Puglia 10 - -<br />

Basilicata - - -<br />

Calabria 58 3.049 3.022<br />

Sicilia - - -<br />

Sardegna - - -<br />

ITALIA 152.554 5.400.763 5.396.988<br />

fonte ISTAT<br />

6


2- CARATTERI BOTANICI E BIOLOGIA<br />

La soia, Glycine max, è una pianta erbacea annuale, che appartiene alla<br />

famiglia delle Leguminosae.<br />

Si crede che derivi da una specie selvatica la Glycine soja Sieb. e Zucc., che<br />

cresce ancora oggi spontaneamente in Cina, Taiwan, Giappone, Corea ed<br />

ex Unione Sovietica.<br />

Oltre a queste due specie, Glycine max e soja, ne esiste una terza<br />

interme<strong>di</strong>a la Glycine gracilis; tutte e tre queste specie presentano lo<br />

stesso numero <strong>di</strong> cromosomi 2n=40 e sono interfertili. Esistono inoltre<br />

altre specie appartenenti al genere Glycine.<br />

La soia è una pianta a ciclo primaverile-estivo, ricoperta da una fitta<br />

peluria argentea o bruna; si presenta: cespugliosa, eretta, piuttosto<br />

fogliosa . Ha un’altezza variabile dai 70 ai 150 cm. La maggior parte delle<br />

cultivar superano i 150 cm <strong>di</strong> altezza e ramificano dai no<strong>di</strong> più bassi; la<br />

ramificazione è influenzata da fattori genetici, ambientali ed agronomici<br />

(fertilità del terreno, densità <strong>di</strong> popolazione, fotoperiodo, ecc).<br />

Il fusto si forma dall’asse embrionale ed è rappresentato dall’ipocotile che<br />

termina inferiormente con i primor<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali e superiormente in un<br />

epicotile corto, costituito dall’apice vegetativo e dagli abbozzi della<br />

prima foglia trifogliata. Con la germinazione l’ipocotile si allunga e porta i<br />

cotiledoni ad emergere dal terreno (fig. 3).<br />

Fig. 3- Plantula <strong>di</strong> soia.<br />

7


Le piante presentano tre <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> accrescimento:<br />

- indeterminato,<br />

- semideterminato,<br />

- determinato.<br />

Le forme determinate presentano un buon adattamento ad ambienti<br />

caratterizzati da una lunga stagione vegetativa, alte temperature,<br />

elevata fertilità; ed esse arrestano il loro accrescimento quando compare<br />

all’apice un lungo racemo composto da <strong>di</strong>versi fiori.<br />

Quelle indeterminate sono adatte a con<strong>di</strong>zioni ambientali opposte, ed<br />

hanno come caratteristica <strong>di</strong>stintiva il continuo accrescimento anche<br />

dopo l’inizio della fioritura. In virtù del loro più lungo periodo <strong>di</strong> fioritura e<br />

<strong>di</strong> allegagione riescono a recuperare il decremento produttivo dovuto a<br />

con<strong>di</strong>zioni avverse come ad esempio stress idrici.<br />

Nei tipi indeterminati la fioritura avviene dal basso verso l’alto man mano<br />

che i fiori si <strong>di</strong>fferenziano lungo l’asse della pianta; nei tipi determinati si<br />

schiudono prima i fiori situati nella parte apicale e ciò comporta che l’asse<br />

della pianta non subisce più mo<strong>di</strong>ficazioni, in quest’ultimo caso il periodo<br />

<strong>di</strong> fioritura è breve.<br />

In Italia vengono coltivare cultivar ad accrescimento indeterminato,<br />

caratterizzate da un fusto unico o poco ramificato, con altezze che<br />

raggiungono i 90 o i 130 cm.<br />

Le foglie primarie, il primo paio, sono unifogliate, hanno forma ovale,<br />

pezioli <strong>di</strong> 1-2 cm, sono opposte ed inserite al primo nodo dopo i<br />

cotiledoni (fig. 4); tutte le altre presenti sul fusto e sulle ramificazioni<br />

sono trifogliate e inserite in forma <strong>di</strong>stica, con lunghezza da 4 a 20 cm.<br />

Tutti i tipi <strong>di</strong> foglie sono ricoperti da peli. Normalmente hanno colore<br />

verde e virano verso il giallo con l’avvicinarsi alla maturazione, inoltre<br />

esse cadono prima che i baccelli maturino.<br />

8


Fig. 4- Piantina <strong>di</strong> soia in cui vengono messi in evidenza i cotiledoni e le<br />

foglie unifogliate.<br />

I fiori sono <strong>di</strong> colore bianco o purpureo, piccoli, riuniti in racemi ascellari<br />

contenenti da 2 fino a 35 fiori ciascuno, posti su corti peduncoli, sono<br />

caratterizzati da fecondazione autogama (fig. 5 e 6). Generalmente si<br />

stima che ci siano dal 20 all’80% <strong>di</strong> fiori abortivi e tendono ad abortire i<br />

primi e gli ultimi fiori emessi.<br />

Il periodo <strong>di</strong> fioritura <strong>di</strong>pende dall’epoca <strong>di</strong> semina e dalla varietà<br />

impiegata e può durare da 3 a più <strong>di</strong> 5 settimane.<br />

Fig. 5 e 6- Fiori <strong>di</strong> soia.<br />

I frutti della soia sono i baccelli, questi si presentano: piccoli, dritti o<br />

leggermente curvi e anch’essi sono coperti da peluria (fig. 7 e 8). Hanno<br />

colorazione che varia da giallo paglierino a grigio, bruno, fino a nero.<br />

9


Il loro numero varia da 1-2 a più <strong>di</strong> 20 in una singola infiorescenza e può<br />

superare i 40 per pianta. La lunghezza va da 2 a 7 cm .<br />

Una volta giunti a maturazione tendono ad aprirsi (deiscenza) e possono<br />

contenere da 1 a 5 semi, le varietà commerciali hanno da 2 a 3 semi (fig. 9<br />

e 10).<br />

Fig. 7 e 8- Baccelli <strong>di</strong> soia.<br />

Fig. 9 e 10- Baccelli <strong>di</strong> soia maturi.<br />

Il seme è privo <strong>di</strong> endosperma, composto da un tegumento seminale che<br />

circonda un grande e sviluppato embrione, che presenta due cotiledoni <strong>di</strong><br />

colore giallo a maturità. La forma dei semi varia con la varietà e si va da<br />

quella sferica a quella appiattita ed allungata, nella maggior parte dei casi<br />

è rotonda o ellittica. Il colore può essere giallo paglierino, giallo-grigio,<br />

verde, bruno, nero, ecc. (fig. 11).<br />

10


Il tegumento seminale è caratterizzato dall’ilo (fig. 12), che è la zona <strong>di</strong><br />

attacco del seme al baccello, questo varia nella forma, da lineare ad<br />

ovale, e nel colore.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni dei semi sono variabili, si stima che il peso <strong>di</strong> 1.000 semi<br />

vada da 50 a 450 grammi; i semi più grossi si hanno in varietà destinate al<br />

consumo umano.<br />

Fig. 11 Semi <strong>di</strong> soia <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa colorazione. Fig. 12- Semi <strong>di</strong> soia in cui si<br />

vede l’ilo.<br />

Il seme germina in adeguate con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e temperatura (fig. 13<br />

e 14), ed è necessario che esso assorba dal 40 al 60 % del suo peso in<br />

acqua, la ra<strong>di</strong>chetta fuoriesce in pochi giorni.<br />

Fig. 13 e 14- Semi <strong>di</strong> soia germinati.<br />

11


L’apparato ra<strong>di</strong>cale è costituito da una ra<strong>di</strong>ce principale fittonante (fig.<br />

15) dalla quale si <strong>di</strong>partono le ra<strong>di</strong>ci secondarie e le ra<strong>di</strong>ci avventizie.<br />

L’apparato ra<strong>di</strong>cale può approfon<strong>di</strong>rsi anche fino a 150 cm. Inoltre esso<br />

presenta noduli o tubercoli ra<strong>di</strong>cali (fig. 16) dovuti alla penetrazione nei<br />

peli ra<strong>di</strong>cali del rizobio Bradyrhizobium japonicum.<br />

In queste strutture avviene la fissazione dell’azoto atmosferico, ed esse<br />

sono visibili dopo 7-9 giorni dall’emergenza, sulla ra<strong>di</strong>ce primaria.<br />

Generalmente questi rizobi non sono presenti in terreni che non sono mai<br />

stati coltivati a soia, perciò si rende necessario apportarli con il seme o<br />

<strong>di</strong>rettamente nel terreno tramite inoculazione liquida o granulare.<br />

Fig. 15- Ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> pianta <strong>di</strong> soia. Fig. 16- Particolare <strong>di</strong> turbecoli.<br />

Il ciclo colturale della soia si sviluppa attraverso due <strong>di</strong>verse fasi<br />

fenologiche (tab. 3), che comprendono gli:<br />

- sta<strong>di</strong>o vegetativo, che hanno inizio con l’emergenza, a cui segue lo<br />

sta<strong>di</strong>o cotiledonare e successivo sviluppo <strong>di</strong> foglie e no<strong>di</strong>;<br />

- sta<strong>di</strong>o riproduttivo, costituito da: fioritura, sviluppo dei baccelli e<br />

maturazione.<br />

12


Tab. 3- Descrizione <strong>degli</strong> sta<strong>di</strong> vegetativi e riproduttivi della <strong>Soia</strong> (Fehr<br />

e Caviness 1977).<br />

13


3- ASPETTI COLTURALI<br />

La soia è una pianta brevi<strong>di</strong>urna, sensibile al fotoperiodo. Alcune varietà<br />

hanno bisogno <strong>di</strong> 10 ore <strong>di</strong> buio giornaliero per fiorire. La sensibilità al<br />

fotoperiodo è un aspetto limitativo per questa coltura, infatti può essere<br />

coltivata solo in ristrette fasce <strong>di</strong> latitu<strong>di</strong>ne, si è ovviato a tutto ciò con la<br />

messa a punto <strong>di</strong> cultivar neutro<strong>di</strong>urne.<br />

La temperatura minima <strong>di</strong> crescita è <strong>di</strong> circa 4-6 °C, la temperatura <strong>di</strong><br />

germinazione è <strong>di</strong> 10 °C. L’optimum <strong>di</strong> crescita è tra i 24-25°C,<br />

temperature più basse fanno ritardare la fioritura.<br />

L’epoca <strong>di</strong> semina va da aprile a maggio, la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> semina per<br />

terreni pesanti è <strong>di</strong> 3 cm; 4-5 cm nei terreni leggeri e sabbiosi o<br />

grossolani.<br />

E’ molto importante la scelta dell’epoca <strong>di</strong> semina, poiché essa deve<br />

essere tale da permettere alla pianta <strong>di</strong> effettuare il massimo sviluppo<br />

vegetativo prima che il fotoperiodo <strong>di</strong>minuisca e inizi la fioritura.<br />

La semina avviene con l’ausilio <strong>di</strong> seminatrici <strong>di</strong> precisione con densità <strong>di</strong><br />

semina pari a 35-45 piantine/mq, le <strong>di</strong>stanze tra le file variano da 45 a 60<br />

cm.<br />

Nel caso in cui si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> seme con scarso vigore, germinabilità non<br />

molto elevata, o si semina in con<strong>di</strong>zioni climatiche avverse si effettua la<br />

concia dei semi con fungici<strong>di</strong>, pratica fatta almeno due settimane prima<br />

della semina.<br />

La preparazione del terreno per la semina richiede un’aratura profonda,<br />

25 cm, successiva erpicatura , per assicurare un adeguato affinamento<br />

del terreno e per garantire un ottimo contatto seme-terreno.<br />

Negli USA, Brasile e Argentina si effettua la semina su sodo (no till),<br />

pratica ormai consueta per questa coltura, a cui però è necessario<br />

accompagnare un adeguato programma <strong>di</strong> lotta alle infestanti e/o<br />

l’adozione <strong>di</strong> sementi <strong>GM</strong>.<br />

La soia è una coltura principale che normalmente prende il posto del<br />

mais, si inserisce nelle rotazioni mais-soia, può essere seminata come<br />

coltura intercalare dopo una coltura autunno-primaverile ad esempio<br />

l’orzo o <strong>di</strong>versi erbai.<br />

15


Esistono 13 varietà <strong>di</strong> soia che vengono classificate in <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong><br />

precocità, questi vengono contrassegnati con numeri romani da I a X e<br />

000, 00, 0.<br />

In Europa, gli unici gruppi utilizzabili sono I e II, poiché gli altri hanno un<br />

ciclo vegetativo troppo lungo.<br />

In Italia la scelta delle cultivar va da cultivar a semina normale<br />

appartenenti alle classi I+ o II-, semina ritardata classi I- o I+, in coltura<br />

intercalare (dopo un cereale) classi 0+ o I-.<br />

La raccolta, da settembre ad ottobre, è effettuata con mietitrebbie con<br />

testata specifica, che consente <strong>di</strong> raccogliere anche i baccelli più bassi.<br />

Avviene quando il seme ha raggiunto la maturazione fisiologica con un<br />

contenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà del 12-14% ed il baccello assume colorazione tipica<br />

della varietà. La pianta in questa fase è quasi completamente defogliata.<br />

La resa va dai 35 ai 45 q/ha e <strong>di</strong>pende dalla classe <strong>di</strong> maturazione.<br />

Il seme una volta raccolto viene stoccato e destinato ai <strong>di</strong>versi usi, in<br />

questa fase occorre fare molta attenzione all’umi<strong>di</strong>tà, poiché essa si<br />

ripercuote sul periodo <strong>di</strong> conservazione. Infatti un’umi<strong>di</strong>tà del 10%<br />

assicura una conservazione per 4 anni, umi<strong>di</strong>tà del 12% per 3 anni, 13-<br />

14% al massimo 1 anno.<br />

Per quanto riguarda la concimazione la soia non ha particolari fabbisogni.<br />

L’azoto non viene generalmente integrato perché essendo<br />

un’azotofissatrice non ha esigenze in merito, però può essere apportato<br />

in quantità <strong>di</strong> 40-50 kg/ha alla semina per espletare l’”effetto starter”,<br />

cioè per consentire lo sviluppo delle piantine nei primi sta<strong>di</strong> quando<br />

ancora i rizobi non hanno iniziato la loro attività.<br />

Il fosforo viene integrato come P2O5 e viene somministrato in quantità <strong>di</strong><br />

50-60 kg/ha in presemina, in terreni ben dotati però si evita tale<br />

concimazione.<br />

Il potassio come K2O in presemina 70 kg/ha solo in terreni carenti.<br />

Il controllo delle infestanti è molto importante si stima che le per<strong>di</strong>te a<br />

causa <strong>di</strong> queste siano del 50%.<br />

L’alternanza della soia a cereali è un mezzo <strong>di</strong> contrasto alle infestanti<br />

molto efficace rispetto alla monosuccessione della coltura.<br />

Affinché la coltura riesca a coprire l’interfila passano all’incirca 2 mesi,<br />

quin<strong>di</strong> è necessario che vi siamo tutta una serie <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />

16


preparatori alla semina presemina; preemergenza e, successivi interventi<br />

<strong>di</strong> copertura, postemergenza.<br />

La coltura risulta sensibile nei primi sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> crescita ed è meno sensibile<br />

alla competizione con le malerbe quando lo sviluppo vegetativo è più<br />

vigoroso, anche se le infestanti tar<strong>di</strong>ve rallentano l’essiccazione del<br />

seme, accentuano l’allettamento precoce e ostacolano la raccolta.<br />

La lotta alle infestanti avviene ad opera <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> ad azione selettiva,<br />

come metribuzin, trifluralin, cicloxu<strong>di</strong>m, fomesafen, ecc.<br />

Negli USA, Brasile e Argentina è consentito l’impiego <strong>di</strong> sementi <strong>di</strong> soia<br />

RR che tollerano il glifosato e il glufosinato, questi erbici<strong>di</strong> impiegati nella<br />

lotta alle infestanti non hanno un’azione selettiva, quin<strong>di</strong> offrono un<br />

efficace strumento <strong>di</strong> controllo.<br />

La soia ha un consumo me<strong>di</strong>o per ciclo produttivo <strong>di</strong> 450 mm d’acqua.<br />

Le maggiori richieste per evapotraspirazione sono nell’intervallo<br />

fioritura-formazione dei baccelli, quin<strong>di</strong> risulta sensibile alla carenza<br />

idrica per circa 50-60 giorni. Poiché ha un apparato ra<strong>di</strong>cale capace <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>rsi sino a 150 cm riesce ad utilizzare bene la riserva idrica del<br />

terreno. Di contro è una pianta suscettibile ad eccessi idrici durante le fasi<br />

<strong>di</strong> germinazione-emergenza.<br />

In caso <strong>di</strong> semina ritardata può verificarsi la necessità <strong>di</strong> intervenire con<br />

irrigazione <strong>di</strong> soccorso per far emergere la coltura.<br />

E’ una coltura che non ha particolari esigenze pedologiche infatti si<br />

adatta ad una vasta gamma <strong>di</strong> terreni ; tollera l’aci<strong>di</strong>tà ed ha come pH<br />

ottimale quello compreso tra 6 e 6.5.<br />

Sono svariate le fitopatie che colpiscono la soia le più importanti sono: la<br />

maculatura fogliare (Pseudomonas syringae), la peronospora<br />

(Peronospora manshurica), il marciume del colletto (Phytophora<br />

megasperma var. sojae), antracnosi (Glomella glyciens e Colletotrichum<br />

dematium var. truncatum), avvizzimento e cancro del fusto (Diaporthe<br />

phaseolorum var. soje e caulivora), marciume del fusto (Sclerotinia<br />

sclerotiorum), SMV Soybean Mosaic Virus.<br />

Oltre a queste risultano causa <strong>di</strong> danno anche i nemato<strong>di</strong> galligeni e<br />

cisticoli; gli insetti tra i quali i maggiori danni vengono causati dalle larve<br />

dei lepidotteri come: Anticarsia gemmatalis, Pseudoplusia includens,<br />

Epinotia aporema, Rachiplusia nu.<br />

17


La lotta a questi insetti avviene oltre che con trattamenti chimici<br />

tra<strong>di</strong>zionali anche con l’utilizzo <strong>di</strong> sementi <strong>di</strong> soia Bt.<br />

4- CARATTERISTICHE QUALITATIVE DEL PRODOTTO E<br />

UTILIZZAZIONE.<br />

La soia è una delle colture alimentari più importanti a livello mon<strong>di</strong>ale per<br />

la ricchezza dei semi in olio (18-20%) e soprattutto in proteine (40%).<br />

Altri costituenti importanti sono: l’emicellulosa e la cellulosa per il 17%, la<br />

fibra grezza per il 5%, gli zuccheri 7%, i pentosani 8% e le ceneri 6% .<br />

A livello proteico la soia è ben bilanciata, fa eccezione per gli<br />

amminoaci<strong>di</strong> metionina e cisterna in cui risulta povera, però ha un<br />

maggior contenuto <strong>di</strong> lisina e triptofano rispetto ai comuni cereali (tab.<br />

4).<br />

Tab. 4- Comparazione della composizione amminoaci<strong>di</strong> tra la soia ed<br />

altri prodotti.<br />

Le varietà <strong>di</strong> soia secondo l’uso sono <strong>di</strong>stinte in:<br />

- varietà da olio,<br />

- varietà per il consumo umano,<br />

18


- varietà da foraggio.<br />

I prodotti che derivano da queste sono molteplici (fig.17). Essi, quin<strong>di</strong>,<br />

possono essere destinali all’alimentazione umana e animale oppure usati<br />

a livello industriale per produrre: vernici, colle, detersivi, biocarburanti,<br />

ecc.<br />

Quelli destinati all’alimentazione umana vengono detti “soyfoods” e<br />

sono una vasta gamma, che comprende: l’olio <strong>di</strong> soia usato come tale o<br />

per produrre margarine vegetali, la lecitina e altri emulsionanti, il<br />

tocoferolo (vitamina E), la farina <strong>di</strong> soia, gli isolati proteici, ecc.<br />

Da essi si realizzano cibi tra<strong>di</strong>zionali per i popoli asiatici come: il tofu;<br />

salse quali: miso, shoyu, tamari; il tempeh; il natto; sostituti <strong>di</strong> carne e<br />

latte: latte <strong>di</strong> soia, bu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> soia, polpette <strong>di</strong> soia, hamburger <strong>di</strong> soia,<br />

cotolette <strong>di</strong> soia; il pane <strong>di</strong> soia; gli spaghetti <strong>di</strong> soia; il seme viene<br />

utilizzato come tale previa cottura o anche per produrre i germogli <strong>di</strong><br />

soia.<br />

Questi alimenti sono sempre più presenti sul mercato perché la loro<br />

domanda è in continua crescita, infatti sono un’eccellente alternativa per<br />

chi non vuole introdurre con la <strong>di</strong>eta proteine <strong>di</strong> origine animale (vegani)<br />

o per chi a causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse patologie non può assumere alimenti quali<br />

latte,carne,ecc.<br />

Nell’alimentazione animale la soia risulta uno dei costituenti principali<br />

nelle formulazioni mangimistiche per l’elevato apporto proteico che<br />

conferisce e viene impiegata come: granella, panello, soia schiacciata,<br />

farine, ecc.<br />

La farina intera <strong>di</strong> soia si ottiene dai semi <strong>di</strong> soia per schiacciamento, e<br />

allontanamento dei cotiledoni e tegumenti, si ha così un macinato che<br />

viene trattato a 63-74 °C (tostatura) con umi<strong>di</strong>tà del 10-11% per inattivare<br />

i fattori antinutrizionali. Questa ha un contenuto proteico del 49% e<br />

potrà essere usata nell’alimentazione umana, animale o nei concentrati<br />

<strong>di</strong> soia che conterranno circa il 70% <strong>di</strong> proteine o gli isolati proteici che<br />

contengono il 90% <strong>di</strong> proteine.<br />

La farina così ottenuta può essere sottoposta all’estrazione dell’olio<br />

residuo per ottenere la farina <strong>di</strong> soia sgrassata.<br />

La farina <strong>di</strong> soia oltre ad essere utilizzata da sola può essere miscelata<br />

con quella <strong>di</strong> cereali integrando così l’apporto <strong>di</strong> lisina ed altri<br />

19


amminoaci<strong>di</strong>, in cui i cereali scarseggiano, questo avviene nella<br />

produzione <strong>di</strong>: biscotti, salse, zuppe, sostitutivi della carne, ecc.<br />

Gli isolati risultano maggiormente versatili e possono essere utilizzati per<br />

<strong>di</strong>versi scopi, anche non alimentari, ad esempio per migliorare la<br />

lucentezza della carta, per realizzare adesivi, prodotti cosmetici, ecc.<br />

Oltre alla farina riveste molta importanza l’olio <strong>di</strong> soia, questo infatti è il<br />

prodotto maggiormente utilizzato a fini alimentari, perché entra nella<br />

composizione <strong>di</strong> prodotti quali: oli per insalate e per la cottura, grassi <strong>di</strong><br />

pasticceria e margarine. Inoltre è impiegato come biocarburante, infatti<br />

l’olio <strong>di</strong> soia insieme a quello <strong>di</strong> palma sono gli oli maggiormente prodotti<br />

a livello mon<strong>di</strong>ale e negli ultimi 10 anni la loro produzione è cresciuta non<br />

solo per la forte richiesta alimentare ma anche per una crescente<br />

richiesta finalizzata alla trasformazione in biocarburanti (tab. 5).<br />

Tab. 5- Principali oli vegetali: produzione mon<strong>di</strong>ale nell’ultimo<br />

decennio.<br />

Oli vegetali (Mt) 2000 2007 2008 2009 2010 2011<br />

Noce <strong>di</strong> cocco 3,2 3,2 3,5 3,5 3,6 3,6<br />

Cotone 3,6 5,1 5,2 4,7 4,6 4,9<br />

Oliva 2,5 2,8 2,7 2,7 3,0 2,9<br />

Palma 23,3 37,3 41,0 43,9 45,8 47,9<br />

Nocciolo <strong>di</strong><br />

palma<br />

2,7 4,4 4,8 5,1 5,5 5,6<br />

Arachide 4,2 4,5 4,9 5,0 4,6 4,9<br />

Colza 13,1 17,1 18,4 20,4 22,3 22,6<br />

<strong>Soia</strong> 26,0 36,4 37,7 35,7 38,7 41,8<br />

Girasole 8,6 10,7 10,0 11,9 11,6 11,2<br />

Totale 87,2 121,7 128,5 133,4 140,0 145,9<br />

fonte USDA<br />

L’olio destinato all’alimentazione non viene utilizzato tal quale dopo<br />

l’estrazione perché presenta sapori sgradevoli, simili a quello <strong>di</strong> fagiolino<br />

verde, grasso, vernice o pesce.<br />

20


Perciò in base alla destinazione finale viene: scolorito, liberato dalle<br />

gomme e leggermente idrogenato. Tutti questi trattamenti gli<br />

conferiscono l’assenza <strong>di</strong> colore e sapore e lo rendono accettabile al<br />

consumatore.<br />

L’olio <strong>di</strong> soia contiene circa il 12-15% <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> grassi saturi la restante<br />

frazione sono insaturi.<br />

La frazione satura è rappresentata: dall’acido palmitico 12% e stearico<br />

3%; quella insatura: da circa il 20-30% <strong>di</strong> acido oleico, il 44-56% <strong>di</strong> acido<br />

linoleico e il 5-10% <strong>di</strong> acido linolenico.<br />

Se l’olio è destinato al consumo umano viene ridotta la % <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> saturi<br />

attraverso la riduzione dell’acido palmitico.<br />

L’acido linolenico è facilmente ossidabile e questo comporta che l’olio<br />

assuma un gusto sgradevole.<br />

L’olio può essere estratto attraverso due <strong>di</strong>versi processi industriali:<br />

- estrazione per pressione idraulica o vite continua,<br />

- estrazione per mezzo <strong>di</strong> solventi.<br />

Il primo processo è quasi del tutto in <strong>di</strong>suso. L’estrazione per mezzo <strong>di</strong><br />

solventi è più efficiente <strong>di</strong> quella per pressione, infatti le farine ottenute<br />

da questo processo contengono solo lo 0,5 % <strong>di</strong> grasso, risultando<br />

sgrassate, rispetto a quelle prodotto dell’estrazione per pressione che ne<br />

contengono il 4 %. Inoltre l’estrazione con solventi risulta conveniente<br />

dal punto <strong>di</strong> vista economico.<br />

I semi <strong>di</strong> soia contengono anche sostanze antinutritive e tossiche, quali:<br />

- inibitori della proteasi: inibitori della tripsina, che porta ad ipertrofia<br />

pancreatica;<br />

- lectine: riducono l’assorbimento <strong>di</strong> nutrienti attraverso la parete<br />

intestinale;<br />

- oligosaccari<strong>di</strong>,goitrogeni: questi ultimi hanno un’azione antiroidea,<br />

poiché inibiscono l’assimilazione dello io<strong>di</strong>o;<br />

- allergeni;<br />

- fitati: sali derivanti dall’acido fitico che legano cationi metalici bi e<br />

trivalenti;<br />

- antivitamine;<br />

21


- saponine;<br />

- estrogeni;<br />

- lipossigenasi: enzima presente nei semi che al momento della<br />

trasformazione e conservazione ossida i grassi e le proteine peggiorando<br />

le qualità organolettiche del prodotto.<br />

Fig. 17- Prodotti alimentari e non ottenuti dalla soia.<br />

22


5- MIGLIORAMENTO GENETICO.<br />

Il miglioramento genetico della soia mira a:<br />

- incrementare la produzione in seme,<br />

- ottenere piante che risultano resistenti ai patogeni quali: lepidotteri,<br />

afi<strong>di</strong>, funghi, nemato<strong>di</strong>;<br />

- avere cultivar che si adattano ai <strong>di</strong>versi climi, che tollerano la siccità e la<br />

salinità;<br />

- migliorare la composizione aci<strong>di</strong>ca dei semi, con l’aumento del<br />

contenuto <strong>di</strong> acido oleico all’86%, attualmente è al 23%, e riduzione <strong>degli</strong><br />

aci<strong>di</strong> linoleico e palmitico;<br />

- arricchire dal punto <strong>di</strong> vista amminoaci<strong>di</strong>co i semi in metionina;<br />

- ridurre il contenuto <strong>di</strong> stachiosio e raffinosio, due polisaccari<strong>di</strong> non<br />

<strong>di</strong>geribili dall’uomo e dagli animali domestici. Infatti una volta ingeriti<br />

vengono fermentati nell’intestino tenue causando flatulenza, anche a<br />

fronte <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> che hanno <strong>di</strong>mostrato che mangimi con un basso<br />

contenuto <strong>di</strong> questi due polisaccari<strong>di</strong> sono più efficaci nella crescita <strong>di</strong><br />

suini e pollame;<br />

- arricchire i semi con componenti salutistici quali: steroli e stanoli che<br />

hanno un effetto ipocolesterolemizzante; vitamina E; ecc;<br />

- abbattere le sostanze antinutritive e tossiche quali gli allergeni,<br />

pericolosi soprattutto negli alimenti destinati all’infanzia; e gli inibitori<br />

della proteasi in merito è già in commercio la cultivar “Kunitz” sprovvista<br />

dell’inibitore della tripsina.<br />

Inoltre si lavora anche all’uso <strong>di</strong> geni esogeni da introdurre nella piante<br />

per ottenere semi <strong>di</strong> soia che contengono principi farmaceutici attivi.<br />

Il miglioramento genetico si può realizzare utilizzando le tecniche<br />

tra<strong>di</strong>zionali che si basano sull’incrocio e la selezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse linee; o con<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> agenti mutageni chimici e/o fisici che inducono mutazioni le<br />

quali consentono <strong>di</strong> avere delle linee che presentano caratteri utili; ed in<br />

fine nell’ultimo trentennio con l’ingegneria genetica che consente il<br />

trasferimento <strong>di</strong> geni <strong>di</strong> interesse da un organismo all’altro.<br />

Le piante erbacee Geneticamente Mo<strong>di</strong>ficate si stanno affermando e<br />

<strong>di</strong>ffondendo nel mondo (fig. 18 ). <strong>Soia</strong>, mais, cotone e colza sono le<br />

colture <strong>GM</strong> maggiormente <strong>di</strong>ffuse (fig. 19); per quanto riguarda la soia<br />

23


isulta maggiormente coltivata quella <strong>GM</strong> rispetto a quella convenzionale<br />

(fig. 20).<br />

Fig. 18- Distribuzione mon<strong>di</strong>ale delle maggiori colture <strong>GM</strong>.<br />

24


Fig. 19 - Colture <strong>GM</strong> maggiormente <strong>di</strong>ffuse.<br />

Fig. 20 – Confronto tra le colture convenzionali e biotecnologiche.<br />

25


Nel 2011 sono stati 100 milioni gli ettari coltivati a soia nel mondo, <strong>di</strong><br />

questa soia rispettivamente il 68%, <strong>di</strong> quella coltivata negli USA, ed il<br />

98% <strong>di</strong> quella coltivata in Argentina, è <strong>GM</strong>.<br />

In soia le principali applicazioni dell’ingegneria genetica comprendono<br />

l’acquisizione <strong>di</strong>:<br />

- tolleranza agli erbici<strong>di</strong>,<br />

- resistenza agli insetti,<br />

- resistenza ai nemato<strong>di</strong>,<br />

- resistenza alle malattie.<br />

- Piante RR- tolleranti agli erbici<strong>di</strong>.<br />

La tolleranza agli erbici<strong>di</strong> è rappresentata dalla tolleranza al glifosato un<br />

erbicida noto con il nome commerciale <strong>di</strong> Roundup ® (Monsanto), e<br />

all'erbicida glufosinato noto come Liberty (Bayer).<br />

Il glifosato è utilizzato in colture per il controllo delle infestanti, il<br />

glufosinato viene usato anche come marcatore <strong>di</strong> selezione per piante<br />

resistenti agli insetti.<br />

Fig.21 - Campo <strong>di</strong> soia RR Fig. 22 - Logo soia RR<br />

26


Il glifosato inibisce il 5-enolpiruvilshikimato-3-fosfato sintetasi (EPSPS),<br />

che è l'enzima chiave nella sintesi <strong>di</strong> amminoaci<strong>di</strong> aromatici: tirosina,<br />

fenilalanina e triptofano. Questi aminoaci<strong>di</strong> sono essenziali in <strong>di</strong>versi<br />

processi vegetali, come la:<br />

- sintesi delle proteine,<br />

- formazione dell'involucro delle cellule,<br />

- <strong>di</strong>fesa contro patogeni e insetti,<br />

- produzione <strong>di</strong> ormoni.<br />

L’EPSPS è localizzato nelle cellule vegetali a livello dei cloroplasti, gli<br />

organelli deputati alla fotosintesi.<br />

Il glifosato agisce legandosi con alta affinità all’ EPSPS, inibendone la sua<br />

attività sintetica, così la cellula sarà incapace <strong>di</strong> produrre amminoaci<strong>di</strong><br />

aromatici e morirà.<br />

Le colture Roundup ® contengono l’enzima EPSPS, che rende la pianta<br />

insensibile agli effetti dell’erbicida, perché ha una bassa affinità <strong>di</strong><br />

legame con il glifosato e per tanto la pianta è ancora in grado <strong>di</strong><br />

sintetizzare gli amminoaci<strong>di</strong> aromatici efficientemente.<br />

Tutte le colture attualmente commercializzate come RR, incluse soia,<br />

mais, cotone e colza, contengono un gene EPSPS tollerante.<br />

Il gene EPSPS della tolleranza al glifosato è stato isolato dal batterio del<br />

suolo Agrobacterium sp. ceppo CP4.<br />

Il glufosinato, invece, inibisce l'enzima glutammina sintetasi, che è<br />

coinvolto nelle piante nel metabolismo dell’azoto, compresa<br />

l'assimilazione e l’accumulo <strong>di</strong> ammoniaca e nitrati come risultato della<br />

fotorespirazione.<br />

L'attività erbicida del glufosinato è basata sul conseguente accumulo <strong>di</strong><br />

ammoniaca nelle cellule, la cessazione della fotorespirazione e della<br />

fotosintesi, e l'interruzione del cloroplasto.<br />

Le piante tolleranti producono fosfinotricina acetil transferasi (PAT), un<br />

enzima che inattiva l’erbicida.<br />

Il gene pat, che è stato utilizzato nella creazione <strong>di</strong> piante <strong>di</strong> soia<br />

glufosinato tolleranti è una versione mo<strong>di</strong>ficata <strong>di</strong> un gene bar del<br />

batterio del suolo Streptomyces viridochromogenes.<br />

27


Piante EPSPS tolleranti vengono ottenute con il trasferimento deI gene<br />

cp4epsps. Questo costrutto permette la traduzione del gene cp4epsps<br />

nell’enzima EPSPS.<br />

Il trasferimento nel genoma delle cellule vegetali (fig.23) del gene<br />

cp4epsps avviene con l’ausilio <strong>di</strong> Agrobacterium tumefaciens come<br />

vettore, questo inserirà il proprio DNA plasmi<strong>di</strong>co (TiDNA) all’interno<br />

delle cellule vegetali.<br />

Per trasferire la tolleranza al glufosinato, invece, si adopera il<br />

bombardamento delle cellule vegetali con una tecnica denominata<br />

biolistics (fig. 23). Le cellule batteriche vengono lisate per recuperare i<br />

plasmi<strong>di</strong> contenenti i costruiti. I plasmi<strong>di</strong> così ottenuti sono rivestiti con<br />

minuscole particelle o <strong>di</strong> tungsteno o <strong>di</strong> oro e vengono sparati sulle<br />

cellule vegetali. Queste particelle passano attraverso la parete cellulare e<br />

la membrana plasmatica, il DNA entra nel nucleo delle cellule dove viene<br />

incorporato nel genoma. Il vettore plasmi<strong>di</strong>co utilizzato è pUC19 e questo<br />

veicola il gene pat che si esprime nell'enzima PAT.<br />

Poiché, in entrambi i casi, non tutte le cellule vegetali avranno<br />

incorporato il DNA plasmi<strong>di</strong>co è necessario sottoporre ad un ciclo <strong>di</strong><br />

selezione il tessuto coltivato. Il tessuto della pianta viene esposta a<br />

<strong>di</strong>verse dosi <strong>di</strong> glifosato e glufosinato, se il trasferimento è avvenuto con<br />

successo si avrà crescita senza segni <strong>di</strong> tossicità, altrimenti si avrà la<br />

morte.<br />

Le piante risultato della trasformazione andranno a fiore, segue<br />

l’impollinazione e la produzione <strong>di</strong> semi, utilizzati per ulteriori test e<br />

infine per la commercializzazione come cultivar tolleranti.<br />

Oltre la sequenza del gene d’interesse vengono trasferite anche altre<br />

sequenze <strong>di</strong> DNA e/o geni che hanno lo scopo <strong>di</strong> favorire il corretto<br />

funzionamento del gene nelle cellule vegetali.<br />

28


Fig.23- Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> trasformazione delle piante<br />

Queste sono: i geni per una piccola proteina allegata chiamata<br />

cloroplasto trasportatore peptide (ctp2). Questo peptide aiuta a portare<br />

l’EPSPS dal sito <strong>di</strong> sintesi, nel citoplasma, al cloroplasto. La sequenza<br />

promotore, per soia e cotone è, il gene del virus del mosaico del cavolfiore<br />

FMV/Tsf1. La sequenza terminatore 3E9 , che segnala la fine del<br />

messaggio, è stata fornita da un gene del pisello.<br />

P-e35S e 3' 35S rispettivamente promotore e terminatore del gene 35S <strong>di</strong><br />

CaMV,virus del mosaico del cavolfiore.<br />

Inoltre si inseriscono le sequenze dei marcatori <strong>di</strong> selezione per<br />

selezionare le cellule batteriche trasformate, questi sono geni <strong>di</strong><br />

resistenza agli antibiotici, come la neomicina. Un altro marcatore <strong>di</strong><br />

29


selezione è il gene bla co<strong>di</strong>ficante per l'enzima beta-lattamasi che rompe<br />

gli antibiotici beta-lattamici. Quando i batteri sono esposti a neomicina o<br />

l'antibiotico beta-lattamico, ampicillina, e conteranno i plasmi<strong>di</strong> senza il<br />

costrutto EPSPS o gene pal moriranno. Le cellule batteriche vive<br />

rimanenti saranno coltivate per costruire gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> vettori<br />

plasmi<strong>di</strong>ci.<br />

Costrutto soia RR-glifosato tollerante.<br />

*** RB P- L-Tsf1 I-Tsf1 ctp2 cp4epsps 3’E9 LB ***<br />

FMV/Tsf1<br />

RB= Sequenza Right Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium<br />

tumefaciens. Funzione: Integrazione DNA.<br />

P-FMV/Tsf1= Promotore costitutivo chimerico del gene Tsf1 <strong>di</strong> A.<br />

thaliana fuso all'enhancer del promotore del FMV. Funzione: Promotore<br />

costitutivo.<br />

L-Tsf1= Sequenza leader 5' non tradotta del gene Tsf-1 <strong>di</strong> Arabidopsis<br />

thaliana. Funzione: Aumento trascrizione.<br />

I-Tsf1= Introne del gene Tsf1 <strong>di</strong> Arabidopsis thaliana. Funzione: introne.<br />

ctp2= Sequenza leader co<strong>di</strong>ficante un peptide <strong>di</strong> transito per i cloroplasti<br />

<strong>di</strong> Arabidopsis thaliana. Funzione: Peptide <strong>di</strong> transito per il cloroplasto.<br />

cp4epsps= Sequenza co<strong>di</strong>ficante l'enzima EPSPS (5-enolpiruvilshikimato<br />

3-fosfato sintetasi) <strong>di</strong> Agrobacterium sp. ceppo CP4. Funzione:<br />

Tolleranza al glifosato.<br />

3' E9= Sequenza terminatrice del gene rbcS E9 <strong>di</strong> pisello (Pisum sativum).<br />

Funzione: Terminatore.<br />

LB= Sequenza Left Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium tumefaciens.<br />

Funzione: Integrazione DNA.<br />

30


Costrutto soia RR-glufosinato tollerante.<br />

*** RB P-e35S pat 3’35S LB ***<br />

RB= Sequenza Right Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium<br />

tumefaciens. Funzione: Integrazione DNA.<br />

P-e35S= Promotore costituivo del gene 35S <strong>di</strong> CaMV. Funzione:<br />

Promotore costitutivo.<br />

pat= Sequenza co<strong>di</strong>ficante per l'enzima PAT (phosphino-thricin acetyl<br />

transferase) <strong>di</strong> Streptomyces viridochromogenes. Funzione: Tolleranza al<br />

glufosinato.<br />

3' 35S= Sequenza terminatrice 3' del gene 35S <strong>di</strong> CaMV. Funzione: Sito <strong>di</strong><br />

poliadenilazione.<br />

LB= Sequenza Left Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium tumefaciens.<br />

Funzione: Integrazione DNA.<br />

- Piante <strong>di</strong> soia Bt - resistenti agli insetti.<br />

Sfruttando i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> trasformazione offerti dall’ingegneria genetica è<br />

stato possibile realizzare piante resistenti agli insetti, queste vengono<br />

dette piante Bt; perché hanno i geni per l’espressione delle proteine Cry<br />

del batterio Bacillus thuringiensis (Bt).<br />

Questo è un batterio terricolo che in con<strong>di</strong>zioni vitali sfavorevoli produce<br />

una spora, questa germina solo quando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>vengono<br />

nuovamente favorevoli.<br />

Al momento della sporulazione Bt produce anche un cristallo proteinaceo<br />

chiamato corpo parasporale.<br />

Se insetti, per lo più lepidotteri, ingeriscono le cellule sporigene <strong>di</strong> Bt con<br />

il loro corpi parasporali muoiono.<br />

31


Questo avviene perché il pH alcalino del tratto <strong>di</strong>gestivo dell’insetto<br />

solubilizza il corpo cristallino parasporale rilasciando tossine proteiche<br />

conosciute come delta-endotossine.<br />

Le endotossine sono protossine che vengono scisse dalla proteasi<br />

gastrica in molecole che uccidono l'insetto. I frammento delle tossine si<br />

legano ai recettori sulle cellule intestinali dell’insetto, provocando per<strong>di</strong>ta<br />

dell’integrità della membrana, <strong>di</strong>sfacimento interno, setticemia<br />

batterica. L’insetto non si alimenta più ed infine muore. Successivamente<br />

le spore e le proteine si <strong>di</strong>sperdono nell'ambiente dove possono essere<br />

ingerite da altri insetti.<br />

I vari ceppi <strong>di</strong> Bt contengono endotossine <strong>di</strong>verse che sono designate<br />

dall’ acronimo Cry (proteina cristallina) seguito da un numero e una<br />

lettera (tab. 6).<br />

Queste endotossine sono specifiche per i <strong>di</strong>versi insetti, dai lepidotteri, ai<br />

<strong>di</strong>tteri, ecc, e ciò consente una specificità d’ospite e quin<strong>di</strong> nessun rischio<br />

per organismi non bersaglio.<br />

Tab.6 - Tossine insetticida da B. thuringiensis<br />

L'informazione genetica che co<strong>di</strong>fica per la produzione della proteina<br />

cristallina è contenuta nei plasmi<strong>di</strong>, questi posso essere scambiati da una<br />

cellula batterica all’altra me<strong>di</strong>ante coniugazione.<br />

Queste tossine però mancano <strong>di</strong> persistenza nell’ambiente e perciò<br />

perdono efficacia nel tempo, allora si è pensato <strong>di</strong> trasferire i geni<br />

<strong>di</strong>rettamente nelle piante e <strong>di</strong>fenderle dall’interno.<br />

32


E’ E. coli che viene utilizzato come organismo ospite per costruire e<br />

clonare copie multiple dei geni cry.<br />

Successivamente il plasmide verrà trasferito ad Agrobacterium<br />

tumefaciens, e questo a sua volta lo trasferirà alle cellule vegetali (fig.23).<br />

Oltre al gene per la proteina Cry vengono anche inseriti nel plasmide geni<br />

per la resistenza agli antibiotici che consentono la selezione solo <strong>di</strong><br />

cellule batteriche contenenti il corretto costrutto genetico.<br />

Vi sono anche altre sequenze come RbcS4 un peptide <strong>di</strong> transito dei<br />

cloroplasti, sequenza co<strong>di</strong>ficante <strong>di</strong> Arabidopsis thaliana posta<br />

all’estremità 5 'del gene (N-terminale), che consente l’accumulo <strong>di</strong>retto<br />

della proteina insetticida nel cloroplasto.<br />

La soia Bt esprime la proteina insetticida Cry1Ac che deriva Bacillus<br />

thuringiensis subsp. kurstaki.<br />

Cry1Ac fornisce protezione dai danni causati dalle larve dei lepidotteri:<br />

Anticarsia gemmatalis, Pseudoplusia includens, Epinotia aporema,<br />

Rachiplusia nu.<br />

Costrutto soia Bt<br />

*** RB P-RbcS4 L-RbcS4 ctp1 Cry1Ac T-7Sα' LB ***<br />

RB= Sequenza Right Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium<br />

tumefaciens. Funzione: Integrazione DNA.<br />

P-RbcS4= Promotore costitutivo del gene RbcS4 <strong>di</strong> A. thaliana.<br />

Funzione: Promotore costitutivo.<br />

L-RbcS4= sequenza leader. Funzioni: Non specificata.<br />

ctp1= Sequenza co<strong>di</strong>ficante un peptide <strong>di</strong> transito per i cloroplasti <strong>di</strong><br />

Arabidopsis thaliana. Funzione: Peptide <strong>di</strong> transito per il cloroplasto.<br />

Cry1Ac= Sequenza co<strong>di</strong>ficante per l'endotossina Bt <strong>di</strong> Bacillus<br />

thuringiensis var. kurstaki. Funzione: Resistenza ai lepidotteri.<br />

33


T-7S α'= Sequenza terminatrice del gene Sphas1 <strong>di</strong> Glycine max.<br />

Funzione: Terminatore.<br />

LB= Sequenza Left Border <strong>di</strong> trasposone <strong>di</strong> Agrobacterium tumefaciens.<br />

Funzione: Integrazione DNA.<br />

Inoltre dall’incrocio <strong>di</strong> linee parentali geneticamente mo<strong>di</strong>ficate <strong>di</strong> soia<br />

RR e Bt è stata creata una cultivar che ere<strong>di</strong>ta i transgeni cp4 EPSPS per<br />

la tolleranza al glifosato e Cry1Ac per la resistenza ai lepidotteri.<br />

- Altre biotecnologie applicate alla soia.<br />

La ricerca ha anche portato allo sviluppo <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> soia come "Pickett,"<br />

"Franklin," "Centennial" e "Govan", resistenti ai nemato<strong>di</strong> galligeni e<br />

cisticoli della soia. E’ stato anche identificato il gene CystX che conferisce<br />

resistenza a più <strong>di</strong> 150 popolazioni <strong>di</strong> soia nei confronti <strong>di</strong> nemato<strong>di</strong><br />

cisticoli.<br />

Un'altra malattia significativa è il virus del mosaico della soia (SMV), per<br />

farvi fronte sono state messe a punto cultivar resistenti attraverso la<br />

trasformazione me<strong>di</strong>ata da Agrobacterium tumefaciens e l’introduzione<br />

del gene SMV.<br />

I vantaggi dovuti all’impiego <strong>di</strong> colture <strong>di</strong> soia <strong>GM</strong> vanno da ricercare<br />

nelle ripercussioni che l’uso <strong>di</strong> queste ha sia a livello economico che<br />

ambientale.<br />

La soia RR ha riscosso molto successo tra gli agricoltori perché ha<br />

comportato:<br />

- abbassamenti dei costi <strong>di</strong> produzione,<br />

- danni ridotti alle colture,<br />

- semplicità e flessibilità nella gestione delle infestanti.<br />

Il controllo delle infestanti è importante perché esse comportano per<strong>di</strong>te<br />

anche <strong>di</strong> più del 50% del raccolto. Usando piante RR gli agricoltori sono<br />

passati da programmi tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> gestione delle infestanti che<br />

prevedevano: un trattamento presemina e/o un trattamento<br />

preemergenza, seguito da uno o più trattamenti postemergenza, con<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> multipli; a programmi innovativi e semplici usando<br />

34


così solo un erbicida, il glifosato, per il controllo <strong>di</strong> un ampio spettro <strong>di</strong><br />

infestanti con conseguente abbattimento delle per<strong>di</strong>te.<br />

Il glifosato ha il vantaggio <strong>di</strong> non avere restrizioni nelle rotazioni delle<br />

colture perché non da riporto venendo degradato rapidamente nel<br />

terreno e perciò permette <strong>di</strong> piantare qualsiasi coltura in rotazione con<br />

soia senza alcun rischio; può anche, essere utilizzato per controllare le<br />

infestanti che hanno sviluppato resistenza ad altri erbici<strong>di</strong>, essendo<br />

altamente efficace perché non selettivo e ad ampio spettro.<br />

Questo fa si che non si debbano combinare tra loro <strong>di</strong>versi erbici<strong>di</strong> con<br />

altrettanti spettri d’azione e costi che si sommerebbero tra loro.<br />

L’uso del glifosato permette, inoltre, <strong>di</strong> avere una maggiore flessibilità<br />

nei tempi <strong>di</strong> trattamento, approfittando <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni ideali all’uso, ad<br />

esempio evitando giornate molto ventose, ecc.<br />

Infine un altro aspetto legato al miglioramento del controllo delle<br />

infestanti è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire il livello <strong>di</strong> contaminazione da semi<br />

infestanti, aspetto importante perché qualora presenti fanno <strong>di</strong>minuire il<br />

prezzo.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista ambientale l’impiego delle soia RR ha avuto <strong>degli</strong> ecobenefici<br />

dovuti al "no-till" (semina su sodo).<br />

Infatti l’uso del "no-till" nella produzione <strong>di</strong> soia ha portato a:<br />

- riduzioni <strong>di</strong> erosione del suolo,<br />

- mantenimento dell’umi<strong>di</strong>tà del suolo,<br />

- miglioramento della qualità dell'aria e dell'acqua,<br />

- conservazione <strong>di</strong> sostanze nutritive e della sostanza organica,<br />

- minore usura dei macchinari,<br />

- minor compattazione del suolo,<br />

- aumento delle popolazioni <strong>di</strong> insetti terricoli e <strong>di</strong> conseguenza <strong>degli</strong><br />

uccelli.<br />

Per l’uomo il glifosato risulta innocuo perché l’EPSPS si trova solo in<br />

piante, funghi e batteri ed è assente negli animali. Questo enzima è un<br />

importante catalizzatore nella sintesi <strong>di</strong> amminoaci<strong>di</strong> aromatici che<br />

risultano per i mammiferi amminoaci<strong>di</strong> essenziali e possono essere<br />

introdotti solo con la <strong>di</strong>eta.<br />

Per quanto riguarda la soia Bt questa è molto importante nella lotta<br />

contro le larve dei lepidotteri, insetti defogliatori, in grado <strong>di</strong> decimare in<br />

poco tempo un intero campo.<br />

35


L’introduzione dei geni co<strong>di</strong>ficanti per le proteine Cry è sicura per l’uomo<br />

e anche per l’ambiente avendo predefinite specie bersaglio e solo tra gli<br />

insetti. Ciò a cui occorre fare attenzione nell’impiego <strong>di</strong> queste sementi è<br />

l’insorgenza <strong>di</strong> insetti resistenti, per questo è necessario lasciare delle<br />

aree rifugio che devono essere commisurate a quelle seminate a soia Bt,<br />

ed esistono in merito nelle zone <strong>di</strong> coltivazione delle in<strong>di</strong>cazioni<br />

ministeriali ben precise.<br />

Tra gli aspetti negative delle biotecnologie applicate alla coltivazione<br />

della soia RR si è registrata la comparsa <strong>di</strong> piante resistenti al glifosato e<br />

al glufosinato questo ha fatto nascere l’esigenza <strong>di</strong> mettere appunto<br />

“nuove” varietà <strong>di</strong> soia che riesco ad ovviare l’insorgenza della resistenza<br />

e che risultano tolleranti ai nuovi erbici<strong>di</strong>.<br />

Inoltre nella rotazione ad esempio con mais i semi <strong>di</strong> soia RR che<br />

rimangono sul terreno, detti volontari, germinano ed essendo resistenti<br />

al glifosato risultano essi stessi delle infestanti.<br />

Un altro aspetto negativo è il costo elevato delle sementi. Queste sono<br />

commercializzate da un limitato numero <strong>di</strong> aziende solo su licenza. La<br />

commercializzazione prevede un accordo per la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> questi semi,<br />

che richiede agli agricoltori <strong>di</strong> pagare una considerevole "tassa <strong>di</strong><br />

tecnologia", che incide per il 40% sul prezzo rispetto ai semi <strong>di</strong> soia<br />

convenzionale. Questo ha comportato una forte crescita del 130% del<br />

costo delle sementi <strong>GM</strong> nell’ultimo decennio a fronte <strong>di</strong> una crescita nella<br />

resa del 17% (fig. 24).<br />

Inoltre gli agricoltori devono accettare con<strong>di</strong>zioni contrattuali restrittive,<br />

infatti il seme acquistato è utilizzabile solo per la semina, non può essere<br />

rivenduto. Non si può utilizzare il seme raccolto come seme per la semina<br />

dell’annata successiva, per evitare questo le industrie sementiere hanno<br />

brevettato i semi suici<strong>di</strong>, i quali contengono geni che non consente al<br />

seme <strong>di</strong> germinare.<br />

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Fig. 24- Andamento della resa e del prezzo della soia.<br />

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- www.istat.it;<br />

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