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S. ALFONSO M. DE' LIGUORI DEL GRAN MEZZO DELLA ...

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nel nome mio, ve la concederà (Gv 16,23). Come dicesse: Orsù peccatori, non vi<br />

disanimate, non fate che i vostri peccati vi trattengano di ricorrere al mio Padre, e di<br />

sperare da esso la vostra salute, se la desiderate. Voi non avete già i meriti di ottenere le<br />

grazie che chiedete, ma solo avete demeriti per ricevere castighi; fate così, andate al Padre<br />

in nome mio, per i meriti miei chiedete le grazie che volete, ed io vi prometto e vi giuro, in<br />

verità, in verità vi dico (dice sant’Agostino esser questa una specie di giuramento), che<br />

quanto domanderete, il mio Padre vi concederà. O Dio! e qual maggior consolazione può<br />

avere un peccatore dopo le sue rovine, che sapere con certezza che quanto chiederà a Dio<br />

in nome di Gesù Cristo, tutto riceverà?<br />

Dico, tutto, circa la salute eterna, perché intorno ai beni temporali già abbiamo detto di<br />

sopra che il Signore, anche pregato, alle volte non ce li concede, vedendo che tali beni ci<br />

nuocerebbero all’anima. Ma in quanto ai beni spirituali la sua promessa di esaudirci non è<br />

condizionata, ma assoluta; e perciò esorta S. Agostino che quelle cose che Dio<br />

assolutamente promette, noi dobbiamo domandarle con sicurezza di riceverle (Serm. 354,<br />

E. B.). E come mai, scrive il Santo, può negarci qualcosa il Signore, allorché noi lo<br />

preghiamo con confidenza, quando desidera più esso di dispensarci le sue grazie, che noi di<br />

averle? (Serm. 105).<br />

Dice il Crisostomo che il Signore si adira con noi solo quando noi trascuriamo di cercargli i<br />

suoi doni (In Matth., Hom. 23). E come mai può succedere che Iddio non voglia esaudire<br />

un’anima, che gli cerca cose tutte di suo gusto? Quando l’anima gli dice: Signore, io non vi<br />

cerco beni di questa terra, ricchezze, piaceri, onori; ma solo vi domando la grazia vostra,<br />

liberatemi dal peccato, datemi una buona morte, datemi il Paradiso, datemi il Santo amor<br />

vostro (ch’è quella grazia, come dice san Francesco di Sales, che deve chiedersi a Dio sopra<br />

tutte le altre), datemi rassegnazione nella vostra volontà; com’è possibile che Dio non<br />

voglia esaudirla? E quali domande mai, dice sant’Agostino, esaudirete voi, mio Dio, se non<br />

esaudirete queste che sono tutte secondo il vostro cuore? (De Civ. Dei, LXXII. c. 8). Ma<br />

sopra tutto deve ravvivarsi la nostra confidenza, allorché chiediamo a Dio le grazie<br />

spirituali, ciò che disse Gesù Cristo. Se voi, dice il Redentore (Lc 11,13), che siete così<br />

cattivi, così attaccati ai vostri interessi, perché pieni d’amor proprio, non sapete negare<br />

ai vostri figli ciò che vi domandano; quanto più il vostro Padre celeste, che vi ama più<br />

d’ogni padre terreno, vi concederà i beni spirituali, allorché voi lo pregherete?<br />

V. - PREGARE CON PERSEVERANZA<br />

Necessità della perseveranza<br />

E’ necessario dunque che le nostre preghiere siano umili e confidenti; ma ciò non basta per<br />

conseguire la perseveranza finale e con quella la salute eterna. Le preghiere particolari<br />

otterranno bensì le particolari grazie che a Dio si chiederanno, ma se non sono<br />

perseveranti, non otterranno la perseveranza finale, la quale, perché contiene il cumulo di<br />

molte grazie insieme, richiede moltiplicate preghiere, e continuate sino alla morte. La<br />

grazia della salute non è una sola grazia, ma una catena di grazie, le quali tutte poi si<br />

uniscono con la grazia della perseveranza finale. Ora a questa catena di grazie deve<br />

corrispondere un’altra catena, per così dire, delle nostre preghiere. Se noi trascurando di<br />

pregare spezziamo la catena delle nostre preghiere, si spezzerà ancora la catena delle grazie<br />

che ci devono ottenere la salute e non ci salveremo.<br />

E’ vero che la perseveranza finale non si può da noi meritare, come insegna il Concilio di<br />

Trento, dicendo: Non può ottenersi da nessun altro, se non da Colui che ha la potenza di<br />

rendere stabile quello che sta, acciocché perseverantemente stia (Sess. VI. c. 13).<br />

Nulladimeno, dice S. Agostino, che questo gran dono della perseveranza in qualche modo<br />

ben può meritarsi con le preghiere, cioè pregando impetrarsi (De dono persev. e. 6). E<br />

soggiunge il P. Suarez, che chi prega infallibilmente l’ottiene. Ma per ottenerlo e salvarsi,

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