TESI Sara Eco Conti - Scuola Normale Superiore
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ijdouv, fhsivn, h[dh parelqouvsh~ th'~ pravxew~, h[goun th'~ nivkh~, eu[cetai levgwn<br />
ããnenikhvkoiÃÃ parakeimevnou kai; uJpersuntelivkou, o{per h[dh ejpravcqh. Tou'to de;<br />
piqanovn ejstin, ajllΔ∆ ouj katanagkastikovn: e[stin ou\n eijpei'n, o{ti eij kai; hJ nivkh<br />
parh'lqen, ajllΔ∆ ou\n wJ~ peri; mevllonto~ poiei'tai th;n eujchvn, hjgnovei ga;r ·o{ti<br />
h\n‚ nikhvsa~ oJ uiJo;~ aujtou'. Tau'ta me;n ejn touvtoi~.<br />
“Bisogna sapere che alcuni dicono che gli ottativi non devono avere i passati, nessuno<br />
infatti prega per le cose passate, ma per quelle che esistono, perché durino, o per<br />
quelle future perché accadano; chi mai prega per le cose una volta che sono passate?<br />
Dice Apollonio, argomentando in modo persuasivo, che esiste anche il desiderio<br />
riguardo alle cose passate, illustrando in questo modo: poniamo che uno che è ad<br />
Atene abbia un figlio, costui ha mandato suo figlio che deve gareggiare in Elide,<br />
mentre si compiono i giochi olimpici; essendo partito e avendo gareggiato ha vinto, e<br />
dopo che ha gareggiato e ha vinto, il padre, ignorando la vittoria, prega dicendo<br />
nenikhvkoi oJ ejmo;~ pai'~ [Ott. Pf ‘avesse mio figlio vinto’], come ei[qe ajkouvsaimi<br />
o{ti uJpavrcei nenikhkw;~ oJ pai'~ mou [Ott. AO ‘o se udissi che mio figlio è<br />
vincitore’]; e dunque, afferma che, essendo già trascorsa l’azione, cioè la vittoria,<br />
prega dicendo nenikhvkoi [Ott. Pf ‘avesse vinto’] al perfetto e piuccheperfetto, poiché<br />
già si è svolta. Ciò è persuasivo ma non cogente; bisogna dire, che se anche la vittoria<br />
c’è stata [il padre] esprime il desiderio riguardo al futuro, ignorava infatti che suo<br />
figlio avesse vinto.”<br />
Cherobosco non sembra, dunque, convinto della spiegazione data da Apollonio, in<br />
quanto ritiene che l’Ottativo in questione non è in realtà riferito al passato, perché,<br />
dal momento che l’esito non è conosciuto dal locutore, il risultato di quell’evento per<br />
lui deve ancora concretizzarsi.<br />
La questione dei Tempi passati dell’Ottativo, discussa da Apollonio, si ritrova in<br />
Prisciano e Macrobio, i quali la affrontano in riferimento alla lingua latina. Gli<br />
autori, rifacendosi molto probabilmente ad Apollonio, concordano con lui<br />
nell’opinione sul passato dell’Ottativo, applicandolo al Congiuntivo latino. Prisciano<br />
nel libro VIII (GL 2: 407, 10-22) afferma:<br />
|optatiuus autem, quamuis ipse quoque uideatur ad futurum pertinere |(ea enim<br />
optamus, quae uolumus nobis uel in praesens uel in futurum |dari), tamen habet etiam<br />
praeteritum tempus, quia euenit saepe de |absentibus et ignotis rebus precari, ut facta<br />
esse ante nobis poterint in notitiam |uenire, ut si, filio meo Romae in praesenti<br />
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